Piergiorgio Odifreddi, Perché non possiamo essere cristiani
(e meno che mai cattolici) (Longanesi, 2007).
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(Categorie:
Descrizione, Prefazione, Recensione, Studio critico, Testimonianza)
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1. Rosanna Cerutti:
Ci stupisce che un valente matematico cattedratico s’impegni a confutare la
Bibbia emettendo giudizi lapidari sui suoi concetti di fede e su coloro che
credono in essa — tant’è che ci voleva la sua mente ammantata dello splendore
del suo razionalismo a dire che in fondo, cristiani e cretini non si discostano
etimologicamente, ricordando che cretino
deriva dal latino cristianus nel
senso commiserativo di «povero cristo». Parliamo del libro di Piergiorgio Odifreddi «Perché non
possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)», edito da Longanesi nel
2007 e che ha avuto ben quattro edizioni nel marzo 2007. Dal sottotitolo si
comprende che il libro è diretto ai cattolici, a cui non risparmia di
«mandargliene a dire», ma precisa anche che fa una separazione tra cattolici e
denominazioni cristiane. Una separazione che cambia poco il senso, perché il
cristianesimo, di cui sono formate le varie denominazioni e molte d’esse basate
sul cristianesimo biblico, secondo il suo giudizio, è indegno dell’intelligenza
dell’uomo. Su quello che pensa il matematico Odifreddi del
cristianesimo a noi poco importa, rispettiamo la sua libertà d’espressione e di
pensiero. Invece ciò che prende l’attenzione è il suo rendere ridicola la Bibbia
nei confronti d’una logica incompatibile tra fede e ragione, anche se non
disprezza un panteismo cosmico razionale così caro ai moderni deisti. Odifreddi vuole dare un bel colpo di mazza alla Bibbia
per demolire ciò che la fede (cosa da ingenui) ha inventato sulla Bibbia, non
altro che miti che la ragione può facilmente smascherare. Per non prendere in esame tutto il libro accenniamo
soltanto alcuni punti. Partendo da Genesi fa un esame del nome ebraico di Dio:
Elohim; e non gli va giù che un sostantivo al plurale sia retto dal verbo
singolare (creò). Così va in confusione e conclude che Elohim non è altro che
una pluralità di dèi presi dal politeismo cananeo. Ma non vuole ammettere che le
cose non stanno così. Per usare una spiegazione semplice e nei tempi consentiti,
Elohim deriva da Eloach «tremendo, autorità» (cfr. anche El «potente,
potenza»), usato nelle lingue semitiche per indicare ogni divinità; nel caso di
Genesi 1,1 Elohim senza articolo e proseguito dal verbo al singolare designa Dio
di per sé quale autorità suprema. Si potrebbe tradurre: «In principio l’unico
vero Dio creò il cielo e la terra». È un plurale intensivo con attributi di
grandezza e maestà o «tremendo» nel senso di somma potenza e autorità; si veda
Genesi 28,17 come Giacobbe si esprime al risveglio dal sogno fatto a Bethel. Poi passa a Jahwè che egli vede come un altro
degli innumerevoli dèi; tale nome impronunciabile verrà poi chiamato Adonaj «mio
Signore». Ma per assicurarci che la Bibbia è colma di politeismi presi a
prestito, ci ricorda che
Adonaj deriverebbe dall’Aton egizio e dal greco Adonis (Adone), divinità
della vegetazione. Insomma come sbrigare questa matassa di dèi, che i cristiani
fondamentalisti lo credono un unico Dio, salmodiando le sue promesse, che il
nostro autore definisce dei mantra, termine induista per designare una
ripetizione di formule magiche a disprezzo delle lodi che si fanno a nostro
Signore…?
Meno originale quando passa al Nuovo Testamento.
Benché parti in quarta per la forza della polemica su questioni teologiche, non
fa che riproporre il formulario detto e stradetto da quella critica polverosa
che ritiene gli Evangeli inattendibili: altro non sarebbero che un mito creato
dalle esigenze della comunità primitiva, che avrebbe costruito, sulle profezie
dell’Antico Testamento... (inserite a posteriori) la mitica figura del Messia,
d’un Gesù di cui, all’infuori degli Evangeli, ci sarebbero ben poche
testimonianze della sua esistenza. Soprannaturale, beatitudini, resurrezione e
promesse d’un mondo riscattato dal peccato, apparterrebbero alla visione mitica
del mondo, ormai dissolta, facile da scomporre con un ragionamento logico, per
questo l’intelligenza limitata dei «poveri cristi», di cui è pieno il mondo,
ancora vi crede. Continuare sarebbe davvero di cattivo gusto in quanto egli
elenca i difetti, per usare un termine discreto della chiesa cattolica che certo
non spetta a noi di giudicare.
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2. Nicola Martella:
Piergiorgio Odifreddi fa ragione al proverbio che recita: «Si batte il
sacco per colpire il gatto». Qui il sacco è la Bibbia e il gatto la chiesa
romana. A tale matematico che si cimenta a fare lo storico e il
teologo, ci viene da dirgli con un proverbio: «Ciabattino, resta alle tue
suola». In tal modo, per di più, si risparmierebbe molte brutte figure, visto
che ogni conoscitore di storia, antichità, teologia e linguistica può smentire
molte delle sue confuse macedonie di falsità e mezze verità. I fuochi d’artificio fanno un gran bell’effetto, ma alla fine
non rimane che fumo: così sono le ideologie. E questo specialmente quando si
bara sui dati.
L'apostolo Paolo distingueva fra «l'uomo psichico» e «l'uomo pneumatico»:
il primo si basa sul proprio ragionamento, il secondo è guidato dal Pneuma, lo
Spirito di Dio. A tal proposito afferma senza fraintendimenti: «Ora un
uomo psichico non riceve ciò che è
dello Spirito di Dio, perché gli è pazzia; e non lo può riconoscere, perché lo
si distingue spiritualmente» (1 Corinzi 2,14). C'è quindi un accesso
psichico alla realtà, basato sul proprio raziocinio, e c'è una accesso
pneumatico (o spirituale) alla realtà, che solo lo Spirito di Dio permette a chi
da Lui è stato rigenerato per grazia mediante la fede. Appena prima, l'apostolo
sentenziò: «Ora noi abbiamo ricevuto non lo
spirito del mondo, ma lo Spirito
che viene da Dio, affinché conosciamo le cose che ci sono state donate da Dio; e
noi ne parliamo non con parole insegnate dalla
sapienza umana, ma insegnate dallo
Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali» (vv. 12s). Secondo
lui, per giudicare le cose in senso pneumatico (o spirituale), bisogna avere un
discernimento che viene assumendo la «mente di Cristo» (vv. 15s), ossia
il punto di vista di Dio, mostrato nella sua Scrittura, riguardo a Gesù quale
Messia-Re. Essa viene data al credente quando, sulla base della Scrittura,
accetta Gesù quale Messia, ossia come personale Signore e Salvatore. È per questo motivo che l'autore dell'epistola agli Ebrei
mostrò la via della fede che trascende l'accesso psichico alla realtà (Eb
11). In una parte d'esso affermò: «Ora la fede è certezza di cose che si
aspettano, dimostrazione di cose che non si vedono. Infatti, per essa fu resa
buona testimonianza agli antichi. Per fede intendiamo che i mondi sono stati
formati dalla parola di Dio; cosicché le cose che si vedono non sono state
tratte da cose apparenti» (vv. 1ss). La fede significa fidarsi che Dio ha detto la verità.
L'alternativa è fidarsi della propria psiche, alquanto ingannevole e
mutevole, che formula tesi che presto saranno smentite. Paolo affermava al
riguardo che i pagani «mostrano che ciò che la legge [di Dio] comanda è
scritto nei loro cuori per la testimonianza che rende loro la coscienza, e
perché i loro pensieri si accusano o
anche si scusano a vicenda. Tutto ciò si vedrà nel giorno in cui
Dio giudicherà i segreti degli uomini
per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio Evangelo» (Romani 2,15s).
Per
l’approfondimento dell’etimologia e l’uso dei nomi biblici di Dio, si veda in
Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico
Testamento
(Punto°A°Croce, Roma 2002), gli articoli: «Jahwè», pp. 200ss;
«Potente» (= El), pp. 277s; «Signore» (= Adonaj), pp. 329s;
«Tremendo» (= Elohim), pp. 365ss.
Si veda pure in Nicola Martella,
Temi delle origini.
Le Origini 1
(Punto°A°Croce, Roma 2006), l’articolo «Dio nella Genesi», pp.
15-24.
In Nicola Martella,
Esegesi delle origini.
Le Origini 2 (Punto°A°Croce,
Roma 2006), si veda su Elohim in Gn 1,1 pp. 13ss; su Gn 1,26ss
si veda pp. 74s; su Jahwè Elohim da Gn 2,4b in poi si veda p. 109; su
Gn 3,22ss si veda p. 258. |
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Ricordiamo che ognuno può mandare la recensione di un libro da lui letto o anche
solo le sue osservazioni al riguardo. Tutto ciò rispecchia esclusivamente le
convinzioni di chi si esprime e non necessariamente quelle della redazione di
«Fede controcorrente» sull’argomento.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/Rez/2-OdifreddiP_Bibbia_Ori.htm
08-03-2008; Aggiornamento: 15-03-2008
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