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1.
Introduzione
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2.
Collettivismo o individui liberi?
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3.
Un Regno di Dio «anticipato»
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4.
Lo Stato è legittimo?
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5.
Antiamericanismo
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6.
Antiebraismo
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7.
Conclusione |
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1.
INTRODUZIONE: Gli italiani sono cattolici anche quando si professano atei,
diceva il «principe dei giornalisti italiani» Indro Montanelli, perché il
cattolicesimo è un abito mentale e una prassi millenaria che c’impregna fino
alle midolla. Quando un italiano diventa evangelico si sente tutto nuovo e sotto
certi aspetti lo è, ma al nuovo «seme» occorre tempo per portare a maturità
«l’uomo nuovo» e a volte il processo di rinnovamento è lento, o si ferma ai
primi stadi. Spesso si ha la convinzione d’avere perlopiù realizzata l’opera,
invece la vecchia sostanza è stata solo rivestita da un diverso linguaggio. Può
succedere, cioè, che s’argomenti usando dei versetti biblici, ma gli schemi di
ragionamento restano quelli d’una cultura che alcuni definiscono
cattolico-comunista (abbreviato di solito in cattocomunista).
Dopo la seconda guerra mondiale, l’Italia era pervasa dallo scontro fra
cattolici e comunisti, che si ritenevano l’uno il contrario dell’altro e in
parte lo erano; restavano però quelle profonde somiglianze che caratterizzano la
grande maggioranza del popolo italiano e che cercheremo ora di mettere in
evidenza.
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2.
COLLETTIVISMO O INDIVIDUI LIBERI?: «Cattolicesimo» e «comunismo» sono due parole
che sorprendentemente s’assomigliano. Cattolicesimo significa «universale», «di
tutti», e il termine si è storicamente definito in contrapposizione a un
concetto rigorista del cristianesimo (spesso definito sprezzantemente come
«manicheo»), che considerava la Chiesa come una parte della società, cioè
quella che si manteneva coerentemente cristiana anche quando arrivava la
persecuzione. È evidente come anche comunismo significhi «di tutti» e questo
movimento si è presentato come riguardante soprattutto l’economia, ma ha poi
esteso il collettivismo anche alle idee e alle coscienze.
Gli oppositori del cattocomunismo (sempre in grande minoranza in Italia) lo
hanno definito come «il sistema delle due Chiese», facendo rilevare come anche
nel comunismo esisteva un apparato gerarchico, dei riti e una «dottrina
ortodossa» stabilita da organi centralizzati. Proprio la consapevolezza d’un
«terreno comune» ha spinto molti a cercare qualche tipo d’accordo fra due
visioni della realtà, con risultati anche positivi perché, per esempio, un
minimo d’intesa ha preservato l’Italia dagli eccessi dell’estremismo, evitando
una disastrosa guerra civile.
L’Evangelo però si colloca da un’altra parte, perché Gesù ci chiama come
individui («Se uno vuol venire dietro a me…», Mt 16,24) e quando poi
l’individuo s’integra nella Chiesa non perde la propria specificità e
responsabilità; ne è un esempio l’apostolo Paolo, cioè la persona che Dio ha
posto come esempio d’uomo nuovo (Fil 4,9) e che a un certo punto non si fece
riguardo di porsi perfino contro Pietro (Gal 2,11-14). Non è un caso che Paolo,
come Cristo, affrontò in una sostanziale solitudine la grande prova finale,
posta al culmine del suo percorso spirituale (2 Tm 4,16).
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3.
UN REGNO DI DIO «ANTICIPATO»?: Sia i cattolici che i comunisti tendono a
ritenere possibile «qui e ora» un mondo quasi perfetto. I cattolici credono che
il papa, come «Vicario di Cristo», possa anticipare largamente ciò che i primi
cristiani aspettavano alla seconda venuta del Messia Gesù.
Parallelamente, l’ebreo Marx s’era stancato d’aspettare la prima venuta del
Messia e cercò di mobilitare le energie umane per realizzare subito quanto
lungamente e invano atteso. Non è per caso che il comunismo (derivato dal
marxismo) abbia trovato proprio nelle nazioni di cultura cattolica uno dei suoi
più facili luoghi di diffusione, mentre in ambito protestante non si è in genere
andati oltre la socialdemocrazia.
Naturalmente, quando le attese si fanno esagerate, la prassi poi risulta pessima
(chi troppo vuole nulla stringe), così il cattolicesimo (Inquisizione) e il
marxismo (comunismo), quando hanno applicato rigorosamente i loro principi, sono
risultati dei «parti prematuri», con conseguente aborto.
Il protestantesimo, invece, ha sottolineato che il Regno di Dio non ci potrà
essere finché non è tornato Gesù e la sua assenza non può essere surrogata. Le
aspettative per il «qui e ora» sono allora limitate e, dalle autorità politiche,
ci s’aspetta molto meno. Il risultato, però, tende a essere migliore, come si è
potuto vedere nelle socialdemocrazie nordiche e nel mondo anglofono (non si
chiede la luna, ma il fattibile si pretende).
Nota redazionale: Sull’argomento si veda Nicola Martella (a cura di),
Escatologia fra legittimità e abuso,
Escatologia 2: «Le escatologie politiche», pp. 268-271;
«L’escatologia marxista», pp. 272-177; «La speranza secolarizzata», pp. 285-295.
Si veda anche l’altra grande escatologia politica del 20° secolo: «L’escatologia
nazista», pp. 278-284. |
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4.
LO STATO È LEGITTIMO?: In Occidente il cattolicesimo è emerso in parallelo con la
dissoluzione dell’impero romano e ha dovuto in qualche misura supplirne la
funzione. Poi però ci si è abituato e ha teorizzato che l’unica autorità statale
legittima è quella che obbedisce al papa (cioè quella che in sostanza rinuncia
alla sua piena autonomia), ingaggiando una secolare lotta con le varie autorità
politiche (a cominciare dalle lotte fra papato e impero) e interagendo nelle
varie vicende «temporali» soprattutto europee. Per il comunismo, invece, lo
Stato capitalista è il nemico da distruggere.
In ambedue i casi c’è dunque una tendenza a delegittimare le autorità politiche
che esistono ed è frequente sentire un italiano che, vantandosene, dice: «Io
ci metterei una bomba in Parlamento». L’evangelico spesso giustifica il suo
disprezzo per le autorità politiche col fatto che il Regno di Dio «non è di
questo mondo», senza riflettere che Gesù disse quelle parole a Pilato non
per delegittimarlo, ma per
legittimarlo (Gv 18,36):
se infatti il Regno di Gesù non era di questo mondo, allora Pilato poteva
continuare a stare sul trono (ed infatti Gesù ce lo ha lasciato e gli ha
obbedito).
L’apostolo Paolo non solo s’appellò a Cesare per non sottostare ai capi Giudei,
ma invitò proprio i cristiani che stavano a Roma a sottomettersi alle autorità
politiche che esistono (cioè a quelle concrete che ci sono, non a quelle
perfette che abbiamo in testa), perché sono «ministri di Dio» che «non
portano la spada invano» (Rm 13,1-7). «Ministri di Dio con la spada?» Certi
pii cristiani sobbalzano, ma poi sono ben contenti di farsi proteggere dalla
polizia e dalle forze armate dello Stato, non considerando che né Giovanni
Battista, né Gesù, né Pietro, né Paolo hanno mai chiesto ai soldati romani di
diventare pacifisti (Lc 3,14; Mt 8,5-13; At 10,1ss; 16,29-34). Certi cristiani
sono come quei Giudei che usavano ciò che era di Cesare, ritenendo poi che fosse
«più santo» non restituirgli niente (Mt 22,15-22). Ci si considera «cittadini
del Cielo» e può essere anche un bene, ma lo si è in prospettiva, perciò finché
ci riempiamo lo stomaco con i beni di
questo mondo, siamo chiamati a contribuirvi anche più degli altri. È facile
sbarazzarsi dei propri doveri rifugiandosi sulle nuvole, cioè in un
irrealistico mondo utopico, ma poi bisognerebbe coerentemente restarci e
rinunciare anche ai propri diritti; altrimenti, più che percorrere una
via di maggiore santità, stiamo solo facendo i furbi, oppure siamo ancora troppo
deboli per assumerci certe responsabilità. La Bibbia è un libro che descrive
situazioni reali e dà indicazioni per una vita santa da vivere concretamente,
usarla per sentirsi una specie d’angeli irresponsabili dell’andamento di questo
mondo, credo che sia farne un uso distorto.
D’altronde è notorio il rispetto per le autorità politiche che si è radicato nel
mondo protestante, perciò quando qualche evangelico italiano è preso dal facile
ribellismo utopico c’è da pensare che in lui è ancora «l’uomo vecchio» che si
sta esprimendo.
Nota redazionale: Sulla concezione della chiesa romana
quale realizzazione del regno di Cristo in terra, si veda N. Martella (a cura di),
Escatologia fra legittimità e abuso: «L’amillenarismo dottrinale», pp. 45-49. |
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5.
ANTIAMERICANISMO: Il cattolicesimo, in campo religioso, si è strutturato come una
monarchia assoluta e perciò è naturale che in Europa abbia appoggiato lo stesso
sistema in campo politico. Vide perciò con timore l’affermarsi (intorno al 1650)
d’una democrazia inglese radicatasi dopo aver tagliato la testa a un re
cattolico (Carlo I Stuart) che s’era ostinatamente arroccato nella difesa delle
sue vecchie prerogative, considerate come «ricevute da Dio».
Quelle idee rivoluzionarie, un secolo e mezzo dopo, scavalcheranno in qualche
modo la Manica e anche le Alpi (rivoluzione francese), ma finiranno col
sostituire un re (Luigi XVI) con un imperatore (Napoleone), col quale il
cattolicesimo finì per trovare un accordo; poi apparentemente finì tutto e si
tornò ai vecchi regimi.
I puritani inglesi, intanto, dopo aver promossa la rivoluzione in Gran Bretagna,
propagheranno quelle idee anche nelle colonie d’oltre Oceano, che emergeranno
poi come Stati Uniti d’America. Gli Stati Uniti cresceranno senza sosta, fino a
risultare vincitori delle due guerre mondiali e della cosiddetta «guerra fredda»
col mondo comunista, facendo così tramontare in Vaticano ogni sogno di
rivincita.
Il cattolicesimo s’era scagliato contro «le moderne libertà» col famoso
Sillabo di Pio IX e aveva visto in Mussolini un «uomo donatoci dalla
Provvidenza», anche perché pure per il Duce il mondo anglofono era esecrabile
(famoso l’appellativo di «Perfida Albione» dato all’Inghilterra). Considerato
però che i principî di democrazia e libertà s’erano affermati presumibilmente in
modo irreversibile, il cattolicesimo ha cercato d’adattarcisi, anche perché esso
è ormai quasi ovunque minoranza e quindi il principio di libertà religiosa gli è
divenuto favorevole. Le sue radici profonde però restano non liberali, come non
liberale resta il sentimento prevalente fra gli italiani, nonostante
l’accettazione formale d’una costituzione democratica. Non c’è quindi da
stupirsi se, caduto il fascismo, si è subito trovato a chi passare la bandiera
dell’antiamericanismo, focosamente tenuta alta dai comunisti fino alla caduta
del muro di Berlino (1989).
C’è perciò un che di paradossale in un evangelico che parla male degli Stati
Uniti, cioè di quella nazione che si schierò a fianco di Garibaldi e del
Risorgimento, col quale s’introdusse la libertà di religione, facendo cessare la
persecuzione dei cosiddetti eretici. Libertà di nuovo pienamente ripristinata
con gli sbarchi americani in Normandia e in Sicilia, costati un grande tributo
di sangue. Essere riconoscenti, si sa, non è facile, ma almeno non bisognerebbe
ripagare col disprezzo.
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6.
ANTIEBRAISMO: Cattolicesimo e comunismo, pur riconoscendo che hanno a
fondamento l’opera d’un ebreo (Gesù e Marx), hanno paradossalmente finito per
accanirsi contro il popolo dei loro fondatori e non hanno guardato con simpatia
lo Stato d’Israele.
L’antiebraismo cattolico si è sviluppato lentamente, raggiungendo i massimi
livelli a partire dal XV secolo e cambiando atteggiamento solo mezzo secolo fa
(col Concilio Vaticano II). In campo comunista, invece, ci fu all’inizio un
significativo contributo d’ebrei (p.es. Trotskij), ma da Stalin in poi cominciò
un’inversione di rotta. Anche il fascismo finirà per scivolare
nell’antiebraismo, alleandosi con Hitler e portandolo all’estremo (antisemitismo
delle leggi razziali).
Alcuni evangelici non simpatizzano per Israele perché ritengono d’essere il
«Nuovo Israele» che rende superfluo quello precedente, non tenendo
sufficientemente conto che Dio non ha ripudiato il suo popolo (Rm 11,1) e che
Gesù è in attesa che Gerusalemme lo riconosca quale Messia (Lc 13,35). Si tratta
in genere di cristiani di retroterra calvinista, cioè di un’impostazione
teologica che, del cattolicesimo, ha conservato la svolta impressa da Costantino
(legame Chiesa-Stato).
Spesso però l’antipatia e il criticismo rivolti da certi evangelici allo Stato
d’Israele, pur rivestendosi di motivazioni bibliche, in realtà proviene dalla
cultura di fondo prevalente in Italia.
È inquietante notare come l’antigiudaismo cattolico in fondo riprenda quello
manifestatosi già a Roma in epoca imperiale, venendo poi rilanciato dal
fascismo; mentre in Stalin riemerge l’antigiudaismo della precedente epoca degli
zar. Inquietante perché ci fa vedere come l’antigiudaismo venga adottato da
orientamenti che pure sembrano contrapposti (paganesimo e cristianesimo,
cattolicesimo e protestantesimo, fascismo e antifascismo).
La maggior parte degli evangelici, comunque, sono per una separazione fra Chiese
e Stato, perché non ritengono d’aver ereditato le promesse di tipo
politico-territoriale che Dio ha fatto a Abramo e che realizzerà per Israele.
Nel ritorno degli ebrei nella Terra Promessa e nella costituzione dello Stato
d’Israele, perciò, tendono a vederci un disegno di Dio riguardante gli ultimi
tempi.
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Nota redazionale: Sulla problematica riguardo
all’atteggiamento dei cristiani verso l’Israele quale popolo storico, verso il
ritorno degli Ebrei in patria, verso lo Stato d’Israele, verso il governo e la
politica attuali d’Israele e verso il futuro d’Israele si veda N. Martella (a
cura di),
Escatologia fra legittimità e abuso: «Cieco sostegno politico a
Israele», pp. 252-257; «Israele automaticamente vicino a Dio?», pp. 258-262. |
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7.
CONCLUSIONE: Il «rinnovamento della mente» (Rm 12,2) è un processo difficile e
faticoso, che personalmente non ho certo portato a compimento. Ogni cristiano è
chiamato a esplorare un campo particolare e a sviluppare in sé una parte di
Cristo. Così, per abbracciare tutta la grandezza di Gesù ci vuole un «girotondo»
fatto da tutti i cristiani (Ef 3,18); per non rimanere bambini nella
fede, per divenire adulti consapevoli e saldi, non si può camminare solitari, ma
occorre la solidarietà fra tutti i cristiani (Ef 4,14-16).
Ho scritto in modo
deciso perché considero la «malattia» affrontata come molto diffusa e grave, ma
col desiderio di stare anch’io nel «giro
►
13. Dialogo su Bibbia e politica {Irene
Bitassi - Fernando De Angelis}
►
Cattocomunisti o evangelici? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/310-Cattocomunisti_evangelici_Esc.htm
12-01-2008; Aggiornamento:
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