Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Escatologia 1

 

Escatologia 1

 

3. Cultura biblica

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Spiegazione delle rubriche

 

 

Questa opera contiene senz’altro alcune novità. Leggendo i brani escatologici della Bibbia sorgono vari interrogativi, ad esempio i seguenti:
■ I credenti, quando muoiono, vanno in cielo o in paradiso?
■ I morti nell’aldilà sono solo inattivi o anche incoscienti?
■ I bimbi morti dove vanno?
■ Se nessuno sa il giorno e l’ora dell’avvento del Messia, perché diversi cristiani hanno fatto predizioni circostanziate per il loro futuro imminente?
■ Qual è la differenza fra escatologia e utopia?
■ In che cosa si differenzia la speranza biblica dalla speranza secolarizzata di alcuni marxisti?
■ Il «rapimento» precederà o seguirà la tribolazione finale?
■ Quando risusciteranno i credenti dell’AT?
■ Il regno millenario è concreto o solo spirituale?
■ Durante il suo regno futuro col Messia regnerà sono Israele o anche la chiesa?
■ Nella nuova creazione i credenti abiteranno in cielo o sulla nuova terra?
■ Lo stagno di fuoco esisterà per sempre?
■ I morti si riconoscono nell’aldilà?
■ Non sarà noioso vivere nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il tempo nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il matrimonio nel nuovo mondo?
■ Eccetera...

 

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Escatologia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Escatologia 1

 

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CATTOCOMUNISTI O EVANGELICI?

 

 di Fernando De Angelis

 

1. Introduzione

2. Collettivismo o individui liberi?

3. Un Regno di Dio «anticipato»

4. Lo Stato è legittimo?

5. Antiamericanismo

6. Antiebraismo

7. Conclusione

 

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1.  INTRODUZIONE: Gli italiani sono cattolici anche quando si professano atei, diceva il «principe dei giornalisti italiani» Indro Montanelli, perché il cattolicesimo è un abito mentale e una prassi millenaria che c’impregna fino alle midolla. Quando un italiano diventa evangelico si sente tutto nuovo e sotto certi aspetti lo è, ma al nuovo «seme» occorre tempo per portare a maturità «l’uomo nuovo» e a volte il processo di rinnovamento è lento, o si ferma ai primi stadi. Spesso si ha la convinzione d’avere perlopiù realizzata l’opera, invece la vecchia sostanza è stata solo rivestita da un diverso linguaggio. Può succedere, cioè, che s’argomenti usando dei versetti biblici, ma gli schemi di ragionamento restano quelli d’una cultura che alcuni definiscono cattolico-comunista (abbreviato di solito in cattocomunista).

     Dopo la seconda guerra mondiale, l’Italia era pervasa dallo scontro fra cattolici e comunisti, che si ritenevano l’uno il contrario dell’altro e in parte lo erano; restavano però quelle profonde somiglianze che caratterizzano la grande maggioranza del popolo italiano e che cercheremo ora di mettere in evidenza.

 

 

2.  COLLETTIVISMO O INDIVIDUI LIBERI?: «Cattolicesimo» e «comunismo» sono due parole che sorprendentemente s’assomigliano. Cattolicesimo significa «universale», «di tutti», e il termine si è storicamente definito in contrapposizione a un concetto rigorista del cristianesimo (spesso definito sprezzantemente come «manicheo»), che considerava la Chiesa come una parte della società, cioè quella che si manteneva coerentemente cristiana anche quando arrivava la persecuzione. È evidente come anche comunismo significhi «di tutti» e questo movimento si è presentato come riguardante soprattutto l’economia, ma ha poi esteso il collettivismo anche alle idee e alle coscienze.

     Gli oppositori del cattocomunismo (sempre in grande minoranza in Italia) lo hanno definito come «il sistema delle due Chiese», facendo rilevare come anche nel comunismo esisteva un apparato gerarchico, dei riti e una «dottrina ortodossa» stabilita da organi centralizzati. Proprio la consapevolezza d’un «terreno comune» ha spinto molti a cercare qualche tipo d’accordo fra due visioni della realtà, con risultati anche positivi perché, per esempio, un minimo d’intesa ha preservato l’Italia dagli eccessi dell’estremismo, evitando una disastrosa guerra civile.

     L’Evangelo però si colloca da un’altra parte, perché Gesù ci chiama come individui («Se uno vuol venire dietro a me…», Mt 16,24) e quando poi l’individuo s’integra nella Chiesa non perde la propria specificità e responsabilità; ne è un esempio l’apostolo Paolo, cioè la persona che Dio ha posto come esempio d’uomo nuovo (Fil 4,9) e che a un certo punto non si fece riguardo di porsi perfino contro Pietro (Gal 2,11-14). Non è un caso che Paolo, come Cristo, affrontò in una sostanziale solitudine la grande prova finale, posta al culmine del suo percorso spirituale (2 Tm 4,16).

 

 

3.  UN REGNO DI DIO «ANTICIPATO»?: Sia i cattolici che i comunisti tendono a ritenere possibile «qui e ora» un mondo quasi perfetto. I cattolici credono che il papa, come «Vicario di Cristo», possa anticipare largamente ciò che i primi cristiani aspettavano alla seconda venuta del Messia Gesù. Parallelamente, l’ebreo Marx s’era stancato d’aspettare la prima venuta del Messia e cercò di mobilitare le energie umane per realizzare subito quanto lungamente e invano atteso. Non è per caso che il comunismo (derivato dal marxismo) abbia trovato proprio nelle nazioni di cultura cattolica uno dei suoi più facili luoghi di diffusione, mentre in ambito protestante non si è in genere andati oltre la socialdemocrazia.

     Naturalmente, quando le attese si fanno esagerate, la prassi poi risulta pessima (chi troppo vuole nulla stringe), così il cattolicesimo (Inquisizione) e il marxismo (comunismo), quando hanno applicato rigorosamente i loro principi, sono risultati dei «parti prematuri», con conseguente aborto.

     Il protestantesimo, invece, ha sottolineato che il Regno di Dio non ci potrà essere finché non è tornato Gesù e la sua assenza non può essere surrogata. Le aspettative per il «qui e ora» sono allora limitate e, dalle autorità politiche, ci s’aspetta molto meno. Il risultato, però, tende a essere migliore, come si è potuto vedere nelle socialdemocrazie nordiche e nel mondo anglofono (non si chiede la luna, ma il fattibile si pretende).

 

Nota redazionale: Sull’argomento si veda Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso, Escatologia 2: «Le escatologie politiche», pp. 268-271; «L’escatologia marxista», pp. 272-177; «La speranza secolarizzata», pp. 285-295. Si veda anche l’altra grande escatologia politica del 20° secolo: «L’escatologia nazista», pp. 278-284.

 

 

4.  LO STATO È LEGITTIMO?: In Occidente il cattolicesimo è emerso in parallelo con la dissoluzione dell’impero romano e ha dovuto in qualche misura supplirne la funzione. Poi però ci si è abituato e ha teorizzato che l’unica autorità statale legittima è quella che obbedisce al papa (cioè quella che in sostanza rinuncia alla sua piena autonomia), ingaggiando una secolare lotta con le varie autorità politiche (a cominciare dalle lotte fra papato e impero) e interagendo nelle varie vicende «temporali» soprattutto europee. Per il comunismo, invece, lo Stato capitalista è il nemico da distruggere.

     In ambedue i casi c’è dunque una tendenza a delegittimare le autorità politiche che esistono ed è frequente sentire un italiano che, vantandosene, dice: «Io ci metterei una bomba in Parlamento». L’evangelico spesso giustifica il suo disprezzo per le autorità politiche col fatto che il Regno di Dio «non è di questo mondo», senza riflettere che Gesù disse quelle parole a Pilato non per delegittimarlo, ma per legittimarlo (Gv 18,36): se infatti il Regno di Gesù non era di questo mondo, allora Pilato poteva continuare a stare sul trono (ed infatti Gesù ce lo ha lasciato e gli ha obbedito).

     L’apostolo Paolo non solo s’appellò a Cesare per non sottostare ai capi Giudei, ma invitò proprio i cristiani che stavano a Roma a sottomettersi alle autorità politiche che esistono (cioè a quelle concrete che ci sono, non a quelle perfette che abbiamo in testa), perché sono «ministri di Dio» che «non portano la spada invano» (Rm 13,1-7). «Ministri di Dio con la spada?» Certi pii cristiani sobbalzano, ma poi sono ben contenti di farsi proteggere dalla polizia e dalle forze armate dello Stato, non considerando che né Giovanni Battista, né Gesù, né Pietro, né Paolo hanno mai chiesto ai soldati romani di diventare pacifisti (Lc 3,14; Mt 8,5-13; At 10,1ss; 16,29-34). Certi cristiani sono come quei Giudei che usavano ciò che era di Cesare, ritenendo poi che fosse «più santo» non restituirgli niente (Mt 22,15-22). Ci si considera «cittadini del Cielo» e può essere anche un bene, ma lo si è in prospettiva, perciò finché ci riempiamo lo stomaco con i beni di questo mondo, siamo chiamati a contribuirvi anche più degli altri. È facile sbarazzarsi dei propri doveri rifugiandosi sulle nuvole, cioè in un irrealistico mondo utopico, ma poi bisognerebbe coerentemente restarci e rinunciare anche ai propri diritti; altrimenti, più che percorrere una via di maggiore santità, stiamo solo facendo i furbi, oppure siamo ancora troppo deboli per assumerci certe responsabilità. La Bibbia è un libro che descrive situazioni reali e dà indicazioni per una vita santa da vivere concretamente, usarla per sentirsi una specie d’angeli irresponsabili dell’andamento di questo mondo, credo che sia farne un uso distorto.

     D’altronde è notorio il rispetto per le autorità politiche che si è radicato nel mondo protestante, perciò quando qualche evangelico italiano è preso dal facile ribellismo utopico c’è da pensare che in lui è ancora «l’uomo vecchio» che si sta esprimendo.

 

Nota redazionale: Sulla concezione della chiesa romana quale realizzazione del regno di Cristo in terra, si veda N. Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso: «L’amillenarismo dottrinale», pp. 45-49.

 

 

5.  ANTIAMERICANISMO: Il cattolicesimo, in campo religioso, si è strutturato come una monarchia assoluta e perciò è naturale che in Europa abbia appoggiato lo stesso sistema in campo politico. Vide perciò con timore l’affermarsi (intorno al 1650) d’una democrazia inglese radicatasi dopo aver tagliato la testa a un re cattolico (Carlo I Stuart) che s’era ostinatamente arroccato nella difesa delle sue vecchie prerogative, considerate come «ricevute da Dio».

     Quelle idee rivoluzionarie, un secolo e mezzo dopo, scavalcheranno in qualche modo la Manica e anche le Alpi (rivoluzione francese), ma finiranno col sostituire un re (Luigi XVI) con un imperatore (Napoleone), col quale il cattolicesimo finì per trovare un accordo; poi apparentemente finì tutto e si tornò ai vecchi regimi.

     I puritani inglesi, intanto, dopo aver promossa la rivoluzione in Gran Bretagna, propagheranno quelle idee anche nelle colonie d’oltre Oceano, che emergeranno poi come Stati Uniti d’America. Gli Stati Uniti cresceranno senza sosta, fino a risultare vincitori delle due guerre mondiali e della cosiddetta «guerra fredda» col mondo comunista, facendo così tramontare in Vaticano ogni sogno di rivincita.

     Il cattolicesimo s’era scagliato contro «le moderne libertà» col famoso Sillabo di Pio IX e aveva visto in Mussolini un «uomo donatoci dalla Provvidenza», anche perché pure per il Duce il mondo anglofono era esecrabile (famoso l’appellativo di «Perfida Albione» dato all’Inghilterra). Considerato però che i principî di democrazia e libertà s’erano affermati presumibilmente in modo irreversibile, il cattolicesimo ha cercato d’adattarcisi, anche perché esso è ormai quasi ovunque minoranza e quindi il principio di libertà religiosa gli è divenuto favorevole. Le sue radici profonde però restano non liberali, come non liberale resta il sentimento prevalente fra gli italiani, nonostante l’accettazione formale d’una costituzione democratica. Non c’è quindi da stupirsi se, caduto il fascismo, si è subito trovato a chi passare la bandiera dell’antiamericanismo, focosamente tenuta alta dai comunisti fino alla caduta del muro di Berlino (1989).

     C’è perciò un che di paradossale in un evangelico che parla male degli Stati Uniti, cioè di quella nazione che si schierò a fianco di Garibaldi e del Risorgimento, col quale s’introdusse la libertà di religione, facendo cessare la persecuzione dei cosiddetti eretici. Libertà di nuovo pienamente ripristinata con gli sbarchi americani in Normandia e in Sicilia, costati un grande tributo di sangue. Essere riconoscenti, si sa, non è facile, ma almeno non bisognerebbe ripagare col disprezzo.

 

 

6.  ANTIEBRAISMO: Cattolicesimo e comunismo, pur riconoscendo che hanno a fondamento l’opera d’un ebreo (Gesù e Marx), hanno paradossalmente finito per accanirsi contro il popolo dei loro fondatori e non hanno guardato con simpatia lo Stato d’Israele.

     L’antiebraismo cattolico si è sviluppato lentamente, raggiungendo i massimi livelli a partire dal XV secolo e cambiando atteggiamento solo mezzo secolo fa (col Concilio Vaticano II). In campo comunista, invece, ci fu all’inizio un significativo contributo d’ebrei (p.es. Trotskij), ma da Stalin in poi cominciò un’inversione di rotta. Anche il fascismo finirà per scivolare nell’antiebraismo, alleandosi con Hitler e portandolo all’estremo (antisemitismo delle leggi razziali).

     Alcuni evangelici non simpatizzano per Israele perché ritengono d’essere il «Nuovo Israele» che rende superfluo quello precedente, non tenendo sufficientemente conto che Dio non ha ripudiato il suo popolo (Rm 11,1) e che Gesù è in attesa che Gerusalemme lo riconosca quale Messia (Lc 13,35). Si tratta in genere di cristiani di retroterra calvinista, cioè di un’impostazione teologica che, del cattolicesimo, ha conservato la svolta impressa da Costantino (legame Chiesa-Stato).

     Spesso però l’antipatia e il criticismo rivolti da certi evangelici allo Stato d’Israele, pur rivestendosi di motivazioni bibliche, in realtà proviene dalla cultura di fondo prevalente in Italia.

     È inquietante notare come l’antigiudaismo cattolico in fondo riprenda quello manifestatosi già a Roma in epoca imperiale, venendo poi rilanciato dal fascismo; mentre in Stalin riemerge l’antigiudaismo della precedente epoca degli zar. Inquietante perché ci fa vedere come l’antigiudaismo venga adottato da orientamenti che pure sembrano contrapposti (paganesimo e cristianesimo, cattolicesimo e protestantesimo, fascismo e antifascismo).

     La maggior parte degli evangelici, comunque, sono per una separazione fra Chiese e Stato, perché non ritengono d’aver ereditato le promesse di tipo politico-territoriale che Dio ha fatto a Abramo e che realizzerà per Israele. Nel ritorno degli ebrei nella Terra Promessa e nella costituzione dello Stato d’Israele, perciò, tendono a vederci un disegno di Dio riguardante gli ultimi tempi.

 

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Nota redazionale: Sulla problematica riguardo all’atteggiamento dei cristiani verso l’Israele quale popolo storico, verso il ritorno degli Ebrei in patria, verso lo Stato d’Israele, verso il governo e la politica attuali d’Israele e verso il futuro d’Israele si veda N. Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso: «Cieco sostegno politico a Israele», pp. 252-257; «Israele automaticamente vicino a Dio?», pp. 258-262.

 

 

7.  CONCLUSIONE: Il «rinnovamento della mente» (Rm 12,2) è un processo difficile e faticoso, che personalmente non ho certo portato a compimento. Ogni cristiano è chiamato a esplorare un campo particolare e a sviluppare in sé una parte di Cristo. Così, per abbracciare tutta la grandezza di Gesù ci vuole un «girotondo» fatto da tutti i cristiani (Ef 3,18); per non rimanere bambini nella fede, per divenire adulti consapevoli e saldi, non si può camminare solitari, ma occorre la solidarietà fra tutti i cristiani (Ef 4,14-16).

     Ho scritto in modo deciso perché considero la «malattia» affrontata come molto diffusa e grave, ma col desiderio di stare anch’io nel «giro

 

13. Dialogo su Bibbia e politica {Irene Bitassi - Fernando De Angelis}

Cattocomunisti o evangelici? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/Proiezioni/310-Cattocomunisti_evangelici_Esc.htm

12-01-2008; Aggiornamento:

 

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