Premesse: Questo racconto vuol essere un esempio di come si possa applicare
le linee di guida su
come scrivere un racconto.
Confronta gli elementi della guida con quelli presenti nella narrazione. |
C’era una volta un ragazzo che era figlio unico. Era onesto, gentile e
premuroso: la gioia dei suoi genitori. Dopo la morte della madre, quando era
ormai un giovanotto, disse a suo padre: «Padre, permettimi di partire. Se
troverò fortuna, non esiterò a rendertene partecipe». A cuor pesante si
separarono e il ragazzo andò per la sua via. Non portò con sé molto, se non
lo specchietto di sua madre e il pan pepato, una specialità di suo padre. Cammin facendo, mentre fischiava allegramente, vide
una vecchia donna seduta al margine della strada. «Salve, nonnina», disse il
giovanotto, «Perché stai lì seduta sul ciglio della strada nella polvere?».
«Ahimè!», rispose angosciata la vecchina, «Siedo qui perché una strega mi ha
gettato addosso un incantesimo. Siedo qui da tanto tempo e non posso andar
via. Devi sapere che ero una giovine principessa e che mio padre era un re.
La strega era così cattiva e invidiosa della nostra felicità che ci ha
stregati. Ora mio padre si trova incantato sopra un letto e io qui.
L’incantesimo però si può spezzare, se qualcuno è disposto a superare una
difficile prova. Solo un giovanotto come te potrebbe assolvere questo
compito, ma fin’ora nessuno vi è riuscito». «Voglio provarci proprio io»,
disse il giovanotto fiducioso. «Allora, senti», rispose la vecchina, «Alla
fine del mondo c’è una montagna tutto d’oro. Se riuscirai a penetrare nella
montagna e a prendere un anello, che sta là dentro, la maledizione verrà
spezzata. L’entrata però è guardata da due giganti con un occhio cieco.
Perciò sta' attento!». Il giovanotto ripeté la promessa di aiutare la
donna e quest’ultima gli promise che, quando sarebbe ritornata a essere una
giovane principessa, sarebbe diventata sua moglie. Poi il ragazzo camminò
giorno e notte. Quando arrivò finalmente alla montagna d’oro, si spaventò
tantissimo, perché i giganti erano ancora più spaventosi di quanto avesse
immaginato. Essi gli gridarono: «Vattene via, altrimenti ti divoriamo dalla
testa ai piedi!». Il ragazzo ebbe paura, ma poi si fece animo e disse:
«Perché volete mangiare me? Io ho qualcosa di meglio: il pan pepato». Lo
tirò fuori, lo ruppe in due e lo gettò ai due giganti orbi di un occhio.
Essi divorarono avidamente il pan pepato e divennero così riconoscenti e
docili che gli permisero di entrare nella montagna. Dopo lunghe ricerche trovò l’anello, ma una strega
cattiva lo sorvegliava. «Che cosa mi dai in cambio dell’anello?», disse con
voce stridula. «Mi meraviglio che una donna così (ehm!) bella perda tempo
qui in questa montagna», disse il giovanotto, «Ti ho portato uno specchietto
per mirarti». La strega curiosa fu disposta a scambialo con l’anello. Quando
egli se lo mise al dito, si sentì un fragoroso botto e la maledizione fu
spezzata. Il re si svegliò e sua figlia tornò a essere una giovane e bella
principessa. Il giovanotto sposò la principessa e fu nominato
principe. Egli non si dimenticò però di suo padre, ma lo fece venire nel suo
palazzo. Suo padre divenne un buon amico del vecchio re, che convinse ad
avviare con lui la produzione del pan pepato su scala industriale. Così
fecero molti soldi. E poiché il vecchio re non aveva ormai più tempo né
volontà per fare il monarca, abdicò in favore del suo amato genero. Così
vissero tutti felici e contenti.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/+Ars/R-Montagna_incantata_Oc.htm
10-05-2007; Aggiornamento: 25-06-2010
|