È legittimo avere
un’etichetta distintiva nei social network, se poi ci si firma con nome e
cognome nelle missive e nei contributi. Incontro spesso persone che portano le
singolari etichette di «Fratello X»: «Fratello Alfredo», «Fratello
Sergio», «Fratello Alessio», «Fratello Pasquale», «Fratello Andrea» e così via
(tranne l’ultima, queste «etichette» esistono veramente tutte; chiaramente qui
non intendiamo i molti casi, in cui «Fratello» è un cognome, ma allora esso sta
dopo il nome). Dietro tali etichette ci sono certamente alcune persone degni
d’ogni stima. Tuttavia, non è sempre così. Quando chiedo loro di firmarsi con
nome e cognome, quando mi scrivono, alcuni di loro fanno finta di niente e,
anzi, si servono del loro anonimato di «Fratello X» per riversarmi addosso
mucchi di impropri, illazioni e così via. Di un tale «Fratello X»,
giustiziere anonimo, posso proprio fare a meno.
La Parola di Dio ci ammaestra al riguardo: «Siate
irreprensibili e schietti, figli di
Dio senza biasimo in mezzo a una
generazione storta e perversa, nella quale voi
risplendete come luminari nel mondo, tenendo alta la Parola
della vita» (Fil 2,15).
[Prosegue nel primo contributo]
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema
▲
(I
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I
contributi attivi hanno uno sfondo bianco)
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1. {Nicola
Martella}
▲
In tutte le loro
missive gli scrittori del NT (oltre ai profeti dell’AT) si davano a
conoscere chiaramente agli altri e firmavano di proprio pugno le loro lettere
(Gal 6,11, Fil 1,19). Gli apostoli non consigliavano di nascondersi dinanzi agli
altri, ma esercitando un «santo timore di Cristo il Signore» di essere «sempre
pronti a rispondere a vostra difesa a chiunque vi
domanda ragione della speranza che
è in voi, ma con dolcezza e rispetto;
avendo una buona coscienza» (1
Pt 3,15).
Quindi, consiglio di non rispondere a chi non si firma, ma si nasconde
dietro a comode etichette. E questo, tanto più se lo fa con intenti malvagi,
nascondendosi dietro comode e anonime etichette. Questo non vale soltanto per
etichette del tipo «Fratello X», ma anche quelle con nomi devozionali e
ministeriali del tipo: «Gesù… (regna, ecc.)», «Missione X», «Profeta Y»,
«Apostolo Z», «Vescovo (o addirittura Bishop) K».
Dietro ad alcune etichette del genere si nascondono «falsi fratelli», che
sono un pericolo (2 Cor 11,26) specialmente per i credenti semplici e fiduciosi,
poiché con innocue etichette s’introducono di soppiatto e s’insinuano «fra
noi per spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, col fine di ridurci in
servitù» (Gal 2,4). In altri casi si tratta di «falsi apostoli,
operai fraudolenti, che si travestono da apostoli di Cristo» (2 Cor
11,13). Spesso si tratta di santoni «oleati», non di rado dai nomi
fantasiosi (Aaronne Ebenezer) e che si vantano di grandi poteri, oppure dei loro
seguaci (p.es. di W.M. Branham, Kathryn Kuhlman).
In altri casi, si tratta di persone senza chiesa, che hanno scelto il Web
per farsi proseliti. Ci sono poi coloro che sono stati messi fuori comunione
per false dottrine, immoralità e settarismo (cfr. 1 Cor 5,11s) e usano, perciò,
etichette anonime per continuare la loro opera.
Verso coloro che usano tali etichette, rifiutandosi di firmare le loro missive e
i loro contributi o addirittura per fare un’opera nefasta sotto copertura, si
può applicare la seguente ingiunzione apostolica: «L’uomo
fazioso, dopo una prima e una seconda ammonizione,
schivalo, poiché tu sai che un tale
è pervertito e pecca ed è condannato da se stesso» (Tt 3,10s).
A tale fenomeno
delle «etichette X» se ne aggiungono certamente altri. Ci sono donne
(specialmente nel palermitano e nel napoletano!) che, avendo timore di non
essere prese sul serio in quanto tali dagli uomini, preferiscono accreditarsi
con nomi maschili e usare «l’aquila» e simili come logo (e qualcuno nel
nome); basta leggere attentamente i loro scritti per rendersi conto della loro
anima femminile.
Poi ci sono persone, più o meno note, che quando devono sparare a zero su
qualcuno usano un
account generico alla «Mario Rossi». Chissà che fine ha fatto l’esagitato
«Saverio Esposito», che è passato come una furia impazzita per tanti nostri
account, facendo danni, per poi sparire? Dove è rimasto «Ettore Socrate»?
E che dire di quelli che usano i nomi di personaggi famosi alla «Clint
Eastwood»?
Una moda, che si sta accreditando, è quella della «Chiesa Evangelica XY del
pastore PZ». Alcuni amano titolarsi prima del proprio nome e cognome: «Pastore
X» (come pure missionario, evangelista, profeta, apostolo, vescovo, ecc.).
Sui titoli ecclesiastici si vedano i seguenti articoli: ►
Profeta con nome nel NT; ►
Cariche e funzioni nelle chiese. Ora c’è anche la crociata della «Pastora X», ma in genere si usa
nome e cognome, oltre all'etichetta «Missionaria X» e alle altre
designazioni ministeriali. Ad alcuni può piacere l'uso del ministero accanto al
nome, ad altri no; non entro qui nel merito fintantoché usano nome e cognome.
Personalmente non preferisco fare l’elenco dei miei ministeri nel nome del mio
account.
2. {Vincenzo
Russillo}
▲
Facebook è
diventato come una grande Babilonia, è facile nascondersi dietro a un PC
e spacciarsi per cristiani. Ma è altrettanto semplice, leggendo i loro scritti,
se sono vicini alla Verità biblica. Dal fatto che non si firmino è comprensibile
che non hanno molta onestà intellettuale, ma vogliono solamente emanare
sentenze o si ergono a portatori di un’unica verità. L’albero si conosce dai
propri frutti (Matteo 7,28). I discepoli non si nascosero nel proclamare il
messaggio dell’Evangelo. Il Signore ci ha chiamato a essere luce: «Voi
siete la luce del mondo. Una città
posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende una lampada per
metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a
tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la
vostra luce davanti agli uomini,
affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei
cieli» (Matteo 5,14-16). Bisogna avere sempre gli occhi aperti per
provare ogni cosa, perché i lupi travestiti da agnelli sono tanti.
{25-09-2010}
3. {Eliseo
Paterniti}
▲
Carissimo Nicola
concordo con te riguardo a questo tema. Lasciami che ti faccio una domanda:
Perché li tieni nei tuoi contatti?
Cancellali, perché se tutti facciamo così, questi non possono introdursi
nelle bacheche. Dobbiamo dire pure che ci sono individui con tanto di nome e
cognome, apparentemente veri, ma sono falsi. Da tempo ormai ho cancellato
nomi di dubbia provenienza, account senza foto attendibili. Se ne ho
lasciato qualcuno, è perché so in realtà chi è la persona, che mi è amico/a. Per
concludere devo dire senza mezzi termini.
Coloro, che si nascondono dietro falsi nomi e false foto, sono persone false
che, se hanno un po’ di coscienza, ribadisco ancora se hanno un po di
coscienza, dovrebbero vergognarsi. {25-09-2010}
4. {Fortuna
Fico}
▲
■
Contributo 1: Concordo
al 100%. Tuttavia, trovo altrettanto grave, se non di più, quelli che chiamano
le varie comunità «Chiesa evangelica del pastore...», seguita dal nome
del pastore, come se la chiesa non fosse di Dio ma del pastore. {25-09-2010}
▬ Osservazioni
(Eliseo Paterniti): Circa una decina d’anni fa, si diceva che il pastore è la
porta della chiesa. Questo lo stanno insegnando ancora in alcune realtà.
Nausea pure me etichettarsi con il titolo «Pastore X». Un pastore mi ha
detto: «È necessario farsi chiamare per “etichetta”, in modo che ci sia una
distinzione tra il membro e l’autorità». Preferisco non commentare, Nicola
Martella già sa come la penso in merito e non voglio ripetermi. {25-09-2010}
▬ Replica
(Fortuna Fico): Chiese fondate sull’uomo, non su Cristo Gesù! E tali sono!
{25-09-2010}
■
Contributo
2: Perché usare nomi fittizi, se
poi si predica Romani 1,16? «Infatti
non mi vergogno dell’Evangelo; perché esso è potenza di Dio per la
salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco». Se non ci si
vergogna, allora, per testimoniarlo, mostriamo i nostri nomi e le nostre facce!
{Chiesa Evangelica Santamaria a Vico; 26-09-2010}
5. {Giusi
Famoso}
▲
Pace, fratello
Nicola. Ti do ragione in parte su questo argomento, in quanto neanche a me
piacciono le etichette, non tanto di chi si firma «fratello», poiché chi
è davvero radicato nella fede in Cristo può benissimo considerarsi fratello di
altri salvati per grazia.
Quello che non mi piace è chi si firma come profeta, pastore, ecc. Credo
che in un social network non sia necessario fare questo, poiché se uno è
pastore, profeta ecc., deve solo continuare a essere servo dell’Iddio vivente e
diffondere la Sua Parola. Se poi quell’uomo è davvero un pastore o un profeta,
verrà fuori da sé, ma non c’è assolutamente bisogno di firmarsi definendosi
profeta ecc. Ricordo il
mio pastore, che pur essendo anche un profeta, non si definì mai tale; ma
coloro lo hanno conosciuto sanno, benissimo che lui era anche un profeta, poiché
Dio si usava grandemente di lui anche per profetizzare. Non dobbiamo farci
grandi da noi... ma dall’albero si vedono i frutti. Noi dobbiamo sempre
considerarci servitori l’uno dell’altro e soprattutto servitori dell’Iddio
vivente e non farci grandi da noi, usando etichette riguardanti i nostri
carismi. {25-09-2010}
▬ Risposta
(Nicola Martella): Non entro nel merito dei dettagli; sui titoli ecclesiastici
si veda sopra. Faccio notare che non si tratta di firmarsi come «fratello»,
ad esempio: «Tuo fratello in Cristo… Mario Rossi». Come ho già scritto sopra, si
tratta di aprire un account su un social network e dargli il titolo
(l’etichetta) «Fratello Mario».
6. {Fiore Nel
Deserto}
▲
E se dietro un qualcosa di
nascosto, come dici tu, c’e una persona che ama Dio, ma non può essere libera di
dirlo chiaramente per altri problemi, che non hai messo in conto... Non facciamo
che tutte le cose, che non capiamo, siano cose malvagie. {25-09-2010}
▬ Osservazioni (Damaris Lerici): «Bontà e verità non ti
abbandonino; legatele al collo, scrivile sulla tavola del tuo cuore»
(Proverbi 3,3). Il Signore, insegna a me, a te, a tutti noi l’importanza della
verità, anche nelle piccole cose. Ognuno di noi (cominciando da me) deve
cercare di applicare il suo insegnamento nella propria vita.
{26-09-2010}
▬ Risposta (Nicola Martella): Ci sono chiaramente
situazioni di «cattività babilonese», di persecuzione o altro. Non è di
questo che parliamo. Una rondine, però, non fa primavera, né l’eccezione
vanifica la regola. Mi ha scritto, ad esempio, un lettore (svelandomi per altro
la sua vera identità) che mi ha confessato di usare una falsa identità per
non essere scoperto dai datori di lavoro, poiché si collega in rete durante
i turni di lavoro; a me personalmente non sembra corretto, ma ciò è anch’esso un
altro caso. Se si
leggesse l’intero scritto di partenza (qui compreso del primo contrivuto), si
capirebbe che abbiamo inteso principalmente coloro che si danno «etichette»
fantasiose o falsi nominativi per meglio colpire coloro, che essi hanno
eletti a loro avversari. Le «cose
malvagie» non stanno tanto nell’etichetta che si usa, ma
nell’uso fatto di un social network. Tuttavia, io personalmente preferisco (e
invito a) usare una chiara identità. Le eccezioni legittime (p.es. quando
è veramente in pericolo l’incolumità personale) non sono qui in
discussione, e il Signore le conosce.
7. {Calogero
Alaimo}
▲
■
Contributo 1: Sì, ma
anche tu ti fai chiamare «fratello Nicola», o no?
{25-09-2010}
▬ Osservazioni
(Salvatore Paone): Calogero, Nicola si chiama veramente così ed è accertato.
{25-09-2010}
▬ Risposta
1 (Nicola Martella): Calogero Alaimo, non si tratta di rivolgersi l’uno
all’altro chiamandosi col l’appellativo «fratello Calò», «sorella Rosalia», ma
di avere tale designazioni come nome del proprio social network. Nei miei
account c’è sempre il mio nome o direttamente o accanto alla «etichetta» o nel
link o nella firma finale.
■ Contributo 2
(Calogero Alaimo): Ma scusate, la tirate per le lunghe, non penso che se
uno mette una foto diversa è un bugiardo. Ma finiamola, ci sono cose più
importanti nella vita. Ognuno guardi il suo cuore e non facciamo i legalisti e
utilizziamo tutti i versetti come delle pallottole per colpire gli altri.
{26-09-2010}
▬ Risposta 2 (Nicola Martella): I diversi punti di vista
sono accettabili, fare gratuita polemica è fuori luogo. Non credo che questi
toni e questo modo di esprimersi siano quelli più adatti per chi voglia
contribuire a sondare un certo tema. Ci sono modi più pacati per affrontarli
nel merito. Così facendo, non si aggiunge nulla, ma si esacerbano soltanto
gli animi. Chi non ha nulla da dire in merito, si astenga; non è obbligatorio
intervenire. Quante alle «cose
più importanti nella vita», faccio
presente che la Scrittura parla di essere fedele nelle minime cose, essendo
questo un indice di fedeltà nelle cose più grandi: «Chi
è fedele nelle cose minime, è pur fedele nelle grandi; e
chi è ingiusto nelle cose minime, è
pure ingiusto nelle grandi» (Lc 16,10; cfr. anche «il giorno delle
piccole cose», Zc 4,10). Inoltre ci esercitiamo a non usare i versi
biblici come arma, ma rispettosi della Parola della Verità, ci esercitiamo a
tagliarla rettamente (2 Tm 2,15).
8. {Pietro
Calenzo}
▲
Carissimo Nicola,
hai perfettamente ragione, nel campo evangelico ci sono molti credenti che si
etichettano in tal mondo, oltre ai bishop [= vescovo, N.d.R.], ce ne sono
altri che utilizzano pseudonimi tipo pastore, pastora, profetessa,
missionario, profeta, apostolo,
e via discorrendo. Rammento che nei primi giorni di permanenza su Facebook, ho
avuto modo di conoscere una donna che si titolava come missionaria,
profetessa ed evangelista; appena ho visito il contenuto dei suoi
interventi, non ho potuto far altro che cancellare il suo contatto.
Inoltre, come da te
sottolineato, ve sono altri che compaiono con nomi fittizi. Altri signori
— come Saverio Esposito — che dopo aver detto di tutto e su tutti
scompaiono nel nulla. E che dire del santone Ebenezer?
Un altro problema che ho
constatato, è che vi sono personaggi, giudaizzanti, o chiaramente
apostati come un signore Mormone in rete, o anche come la (anticristiana)
chiesa dell’unificazione
di Moon. Tali gruppi raccolgono numerosi consensi nei contributi, da loro
immessi, da parte di credenti autentici (e in tal caso ci si potrebbe domandare
che fine hanno fatto il loro ministri o pastori che dovrebbero vegliare
sulla sana dottrina, propinata al loro gregge), ignari che tali persone
propongono eresie e apostasie di ogni genere.
La parola di Cristo, ci
ordina di essere una
generazione schietta e rilucente in una generazione malvagia, religiosa
all’apparenza, ma che in molti casi ha solamente la parvenza della pietà,
avendone rinnegato la potenza; ma il Signore rivelerà i sentimenti di ogni
cuore.
Pochi giorni addietro, ho
avuto un serrato ma leale confronto con un cattolico romano, che alla fine mi ha
chiesto del perché la mia foto identificativa non era inserita nel mio
profilo personale. L’ho accontentato immediatamente, poiché, riconducendoci alle
parole del Sommo Maestro, Gesù Messia, i figli della luce non devono aver alcun
timore a essere
portatori di luce e chiarezza nei confronti di coloro «che ci chiedono
ragione della beata speranza che abita in noi». Benedizioni in Gesù Messia.
{26-09-2010}
9. {}
▲
10. {}
▲
11. {Vari e
medi}
▲
■
Damaris Lerici: Sono pienamente
d’accordo, come figli di Dio non possiamo e non dobbiamo restare al buio
dell’anonimato, usando un nome che non è il nostro, ma dobbiamo
risplendere qui e ovunque della luce di Dio. «Voi tutti siete figli di
luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre» (1
Tessalonicesi 5,5). {25-09-2010}
■
Silvano Creaco: Concordo in pieno.
Infatti a coloro che non mettono il volto (e non conosco) e usano sinonimi o
appellativi, non do l’amicizia. Avverto anch’io comunque il pericolo di forme di
mistificazione «evangelica». {25-09-2010}
■
Massimo Ricossa: Concordo pienamente con
Nicola e i commenti sopra espressi. I veri cristiani hanno sempre il coraggio
delle loro azioni e dei loro pensieri e non si nascondono dietro a degli
pseudonimi, quali essi siano. Stefano è stato martirizzato per aver
testimoniato dell’Evangelo di Cristo, senza nascondersi... {25-09-2010}
■
Salvatore Paone: Vorrei fare i complimenti
a Nicola che, per ogni nota che mette, l’immagine è sempre azzeccata.
Che dire? Purtroppo «il lupo perde il pelo ma non il vizio». Chi si comporta in
un modo disordinato nella vita reale, così lo fa anche in quella virtuale.
Dispiace molto questa cosa di fratelli ignoti, che si nascondono dietro a un
falso profilo. {25-09-2010}
■
Adriano Giannicola: Sì, su Facebook
succede, ma di rado spero. Le altre chat evangeliche sono da evitare. Con
la scusa che non appare né viso né nome, ne approfittano e ne sparano di
grosse. No, mi sono più fermato a discutere con loro, perche erano solo
provocazioni, non c’era mai una parola di edificazione e, quando chiedevi di
passare a Messenger, silenzio più assoluto. Per me sono da evitare, anzi da
escludere in maniera più assoluta. Poi, se i fratelli, che aprono queste chat,
fanno mettono anche le foto ed evitano questi ridicoli nickname, allora si può
cambiare idea. {27-09-2010}
12. {Vari e
brevi}
▲
■
Barbara Stoppelli: Grazie fratello
Nicola, non lo sapevo, starò molto attenta, grazie ancora. Dio ti benedica
immensamente!!!
{25-09-2010}
■
Baldini Paolo: Amen, grazie, ottima
riflessione. {25-09-2010}
■
Gianni Siena: L’unico «Fratello», che
conosco da tanti anni, è una bella e simpatica cantante di origine pugliese di
nome Rosanna. La fratellanza evangelica preferisco conoscerla per nome e
cognome... e, soprattutto, per essere tale, nei fatti e nella realtà. Shalom,.
{26-09-2010}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Nascond_etichette_Mds.htm
25-09-2010; Aggiornamento: 27-09-2010 |