Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
■ Scenario biblico
■ Vita di comunità
■ Abbecedario riflessivo
■ Ad acta
■ Dietro il velo
■ Casella postale biblica
■ Variazione delle costanti
■ Puntigli e indovinelli
■ Sapienza da quattro soldi
■ Massime e minime
■ Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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QUELLI CHE SI NASCONDONO DIETRO ALLE ETICHETTE

 

 a cura di Nicola Martella

 

È legittimo avere un’etichetta distintiva nei social network, se poi ci si firma con nome e cognome nelle missive e nei contributi. Incontro spesso persone che portano le singolari etichette di «Fratello X»: «Fratello Alfredo», «Fratello Sergio», «Fratello Alessio», «Fratello Pasquale», «Fratello Andrea» e così via (tranne l’ultima, queste «etichette» esistono veramente tutte; chiaramente qui non intendiamo i molti casi, in cui «Fratello» è un cognome, ma allora esso sta dopo il nome). Dietro tali etichette ci sono certamente alcune persone degni d’ogni stima. Tuttavia, non è sempre così. Quando chiedo loro di firmarsi con nome e cognome, quando mi scrivono, alcuni di loro fanno finta di niente e, anzi, si servono del loro anonimato di «Fratello X» per riversarmi addosso mucchi di impropri, illazioni e così via. Di un tale «Fratello X», giustiziere anonimo, posso proprio fare a meno.

     La Parola di Dio ci ammaestra al riguardo: «Siate irreprensibili e schietti, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale voi risplendete come luminari nel mondo, tenendo alta la Parola della vita» (Fil 2,15).

[Prosegue nel primo contributo]

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Nicola Martella

2. Vincenzo Russillo

3. Eliseo Paterniti

4. Fortuna Fico

5. Giusi Famoso

6. Fiore Nel Deserto

7. Calogero Alaimo

8. Pietro Calenzo

9.

10.

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Nicola Martella}

 

In tutte le loro missive gli scrittori del NT (oltre ai profeti dell’AT) si davano a conoscere chiaramente agli altri e firmavano di proprio pugno le loro lettere (Gal 6,11, Fil 1,19). Gli apostoli non consigliavano di nascondersi dinanzi agli altri, ma esercitando un «santo timore di Cristo il Signore» di essere «sempre pronti a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza che è in voi, ma con dolcezza e rispetto; avendo una buona coscienza» (1 Pt 3,15).

     Quindi, consiglio di non rispondere a chi non si firma, ma si nasconde dietro a comode etichette. E questo, tanto più se lo fa con intenti malvagi, nascondendosi dietro comode e anonime etichette. Questo non vale soltanto per etichette del tipo «Fratello X», ma anche quelle con nomi devozionali e ministeriali del tipo: «Gesù… (regna, ecc.)», «Missione X», «Profeta Y», «Apostolo Z», «Vescovo (o addirittura Bishop) K».

     Dietro ad alcune etichette del genere si nascondono «falsi fratelli», che sono un pericolo (2 Cor 11,26) specialmente per i credenti semplici e fiduciosi, poiché con innocue etichette s’introducono di soppiatto e s’insinuano «fra noi per spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, col fine di ridurci in servitù» (Gal 2,4). In altri casi si tratta di «falsi apostoli, operai fraudolenti, che si travestono da apostoli di Cristo» (2 Cor 11,13). Spesso si tratta di santoni «oleati», non di rado dai nomi fantasiosi (Aaronne Ebenezer) e che si vantano di grandi poteri, oppure dei loro seguaci (p.es. di W.M. Branham, Kathryn Kuhlman).

     In altri casi, si tratta di persone senza chiesa, che hanno scelto il Web per farsi proseliti. Ci sono poi coloro che sono stati messi fuori comunione per false dottrine, immoralità e settarismo (cfr. 1 Cor 5,11s) e usano, perciò, etichette anonime per continuare la loro opera.

     Verso coloro che usano tali etichette, rifiutandosi di firmare le loro missive e i loro contributi o addirittura per fare un’opera nefasta sotto copertura, si può applicare la seguente ingiunzione apostolica: «L’uomo fazioso, dopo una prima e una seconda ammonizione, schivalo, poiché tu sai che un tale è pervertito e pecca ed è condannato da se stesso» (Tt 3,10s).

 

A tale fenomeno delle «etichette X» se ne aggiungono certamente altri. Ci sono donne (specialmente nel palermitano e nel napoletano!) che, avendo timore di non essere prese sul serio in quanto tali dagli uomini, preferiscono accreditarsi con nomi maschili e usare «l’aquila» e simili come logo (e qualcuno nel nome); basta leggere attentamente i loro scritti per rendersi conto della loro anima femminile.

     Poi ci sono persone, più o meno note, che quando devono sparare a zero su qualcuno usano un account generico alla «Mario Rossi». Chissà che fine ha fatto l’esagitato «Saverio Esposito», che è passato come una furia impazzita per tanti nostri account, facendo danni, per poi sparire? Dove è rimasto «Ettore Socrate»? E che dire di quelli che usano i nomi di personaggi famosi alla «Clint Eastwood»?

     Una moda, che si sta accreditando, è quella della «Chiesa Evangelica XY del pastore PZ». Alcuni amano titolarsi prima del proprio nome e cognome: «Pastore X» (come pure missionario, evangelista, profeta, apostolo, vescovo, ecc.). Sui titoli ecclesiastici si vedano i seguenti articoli: ► Profeta con nome nel NT; ► Cariche e funzioni nelle chiese. Ora c’è anche la crociata della «Pastora X», ma in genere si usa nome e cognome, oltre all'etichetta «Missionaria X» e alle altre designazioni ministeriali. Ad alcuni può piacere l'uso del ministero accanto al nome, ad altri no; non entro qui nel merito fintantoché usano nome e cognome. Personalmente non preferisco fare l’elenco dei miei ministeri nel nome del mio account.

 

 

2. {Vincenzo Russillo}

 

Facebook è diventato come una grande Babilonia, è facile nascondersi dietro a un PC e spacciarsi per cristiani. Ma è altrettanto semplice, leggendo i loro scritti, se sono vicini alla Verità biblica. Dal fatto che non si firmino è comprensibile che non hanno molta onestà intellettuale, ma vogliono solamente emanare sentenze o si ergono a portatori di un’unica verità. L’albero si conosce dai propri frutti (Matteo 7,28). I discepoli non si nascosero nel proclamare il messaggio dell’Evangelo. Il Signore ci ha chiamato a essere luce: «Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli» (Matteo 5,14-16). Bisogna avere sempre gli occhi aperti per provare ogni cosa, perché i lupi travestiti da agnelli sono tanti. {25-09-2010}

 

 

3. {Eliseo Paterniti}

 

Carissimo Nicola concordo con te riguardo a questo tema. Lasciami che ti faccio una domanda: Perché li tieni nei tuoi contatti? Cancellali, perché se tutti facciamo così, questi non possono introdursi nelle bacheche. Dobbiamo dire pure che ci sono individui con tanto di nome e cognome, apparentemente veri, ma sono falsi. Da tempo ormai ho cancellato nomi di dubbia provenienza, account senza foto attendibili. Se ne ho lasciato qualcuno, è perché so in realtà chi è la persona, che mi è amico/a. Per concludere devo dire senza mezzi termini. Coloro, che si nascondono dietro falsi nomi e false foto, sono persone false che, se hanno un po’ di coscienza, ribadisco ancora se hanno un po di coscienza, dovrebbero vergognarsi. {25-09-2010}

 

 

4. {Fortuna Fico}

 

Contributo 1: Concordo al 100%. Tuttavia, trovo altrettanto grave, se non di più, quelli che chiamano le varie comunità «Chiesa evangelica del pastore...», seguita dal nome del pastore, come se la chiesa non fosse di Dio ma del pastore. {25-09-2010}

 

Osservazioni (Eliseo Paterniti): Circa una decina d’anni fa, si diceva che il pastore è la porta della chiesa. Questo lo stanno insegnando ancora in alcune realtà. Nausea pure me etichettarsi con il titolo «Pastore X». Un pastore mi ha detto: «È necessario farsi chiamare per “etichetta”, in modo che ci sia una distinzione tra il membro e l’autorità». Preferisco non commentare, Nicola Martella già sa come la penso in merito e non voglio ripetermi. {25-09-2010}

 

Replica (Fortuna Fico): Chiese fondate sull’uomo, non su Cristo Gesù! E tali sono! {25-09-2010}

 

Contributo 2: Perché usare nomi fittizi, se poi si predica Romani 1,16? «Infatti non mi vergogno dell’Evangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco». Se non ci si vergogna, allora, per testimoniarlo, mostriamo i nostri nomi e le nostre facce! {Chiesa Evangelica Santamaria a Vico; 26-09-2010}

 

 

5. {Giusi Famoso}

 

Pace, fratello Nicola. Ti do ragione in parte su questo argomento, in quanto neanche a me piacciono le etichette, non tanto di chi si firma «fratello», poiché chi è davvero radicato nella fede in Cristo può benissimo considerarsi fratello di altri salvati per grazia.

     Quello che non mi piace è chi si firma come profeta, pastore, ecc. Credo che in un social network non sia necessario fare questo, poiché se uno è pastore, profeta ecc., deve solo continuare a essere servo dell’Iddio vivente e diffondere la Sua Parola. Se poi quell’uomo è davvero un pastore o un profeta, verrà fuori da sé, ma non c’è assolutamente bisogno di firmarsi definendosi profeta ecc. Ricordo il mio pastore, che pur essendo anche un profeta, non si definì mai tale; ma coloro lo hanno conosciuto sanno, benissimo che lui era anche un profeta, poiché Dio si usava grandemente di lui anche per profetizzare. Non dobbiamo farci grandi da noi... ma dall’albero si vedono i frutti. Noi dobbiamo sempre considerarci servitori l’uno dell’altro e soprattutto servitori dell’Iddio vivente e non farci grandi da noi, usando etichette riguardanti i nostri carismi. {25-09-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): Non entro nel merito dei dettagli; sui titoli ecclesiastici si veda sopra. Faccio notare che non si tratta di firmarsi come «fratello», ad esempio: «Tuo fratello in Cristo… Mario Rossi». Come ho già scritto sopra, si tratta di aprire un account su un social network e dargli il titolo (l’etichetta) «Fratello Mario».

 

 

6. {Fiore Nel Deserto}

 

E se dietro un qualcosa di nascosto, come dici tu, c’e una persona che ama Dio, ma non può essere libera di dirlo chiaramente per altri problemi, che non hai messo in conto... Non facciamo che tutte le cose, che non capiamo, siano cose malvagie. {25-09-2010}

 

Osservazioni (Damaris Lerici): «Bontà e verità non ti abbandonino; legatele al collo, scrivile sulla tavola del tuo cuore» (Proverbi 3,3). Il Signore, insegna a me, a te, a tutti noi l’importanza della verità, anche nelle piccole cose. Ognuno di noi (cominciando da me) deve cercare di applicare il suo insegnamento nella propria vita. {26-09-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): Ci sono chiaramente situazioni di «cattività babilonese», di persecuzione o altro. Non è di questo che parliamo. Una rondine, però, non fa primavera, né l’eccezione vanifica la regola. Mi ha scritto, ad esempio, un lettore (svelandomi per altro la sua vera identità) che mi ha confessato di usare una falsa identità per non essere scoperto dai datori di lavoro, poiché si collega in rete durante i turni di lavoro; a me personalmente non sembra corretto, ma ciò è anch’esso un altro caso.

     Se si leggesse l’intero scritto di partenza (qui compreso del primo contrivuto), si capirebbe che abbiamo inteso principalmente coloro che si danno «etichette» fantasiose o falsi nominativi per meglio colpire coloro, che essi hanno eletti a loro avversari. Le «cose malvagie» non stanno tanto nell’etichetta che si usa, ma nell’uso fatto di un social network. Tuttavia, io personalmente preferisco (e invito a) usare una chiara identità. Le eccezioni legittime (p.es. quando è veramente in pericolo l’incolumità personale) non sono qui in discussione, e il Signore le conosce.

 

 

7. {Calogero Alaimo}

 

Contributo 1: Sì, ma anche tu ti fai chiamare «fratello Nicola», o no? {25-09-2010}

 

Osservazioni (Salvatore Paone): Calogero, Nicola si chiama veramente così ed è accertato. {25-09-2010}

 

Risposta 1 (Nicola Martella): Calogero Alaimo, non si tratta di rivolgersi l’uno all’altro chiamandosi col l’appellativo «fratello Calò», «sorella Rosalia», ma di avere tale designazioni come nome del proprio social network. Nei miei account c’è sempre il mio nome o direttamente o accanto alla «etichetta» o nel link o nella firma finale.

 

Contributo 2 (Calogero Alaimo): Ma scusate, la tirate per le lunghe, non penso che se uno mette una foto diversa è un bugiardo. Ma finiamola, ci sono cose più importanti nella vita. Ognuno guardi il suo cuore e non facciamo i legalisti e utilizziamo tutti i versetti come delle pallottole per colpire gli altri. {26-09-2010}

 

Risposta 2 (Nicola Martella): I diversi punti di vista sono accettabili, fare gratuita polemica è fuori luogo. Non credo che questi toni e questo modo di esprimersi siano quelli più adatti per chi voglia contribuire a sondare un certo tema. Ci sono modi più pacati per affrontarli nel merito. Così facendo, non si aggiunge nulla, ma si esacerbano soltanto gli animi. Chi non ha nulla da dire in merito, si astenga; non è obbligatorio intervenire.

     Quante alle «cose più importanti nella vita», faccio presente che la Scrittura parla di essere fedele nelle minime cose, essendo questo un indice di fedeltà nelle cose più grandi: «Chi è fedele nelle cose minime, è pur fedele nelle grandi; e chi è ingiusto nelle cose minime, è pure ingiusto nelle grandi» (Lc 16,10; cfr. anche «il giorno delle piccole cose», Zc 4,10). Inoltre ci esercitiamo a non usare i versi biblici come arma, ma rispettosi della Parola della Verità, ci esercitiamo a tagliarla rettamente (2 Tm 2,15).

 

 

8. {Pietro Calenzo}

 

Carissimo Nicola, hai perfettamente ragione, nel campo evangelico ci sono molti credenti che si etichettano in tal mondo, oltre ai bishop [= vescovo, N.d.R.], ce ne sono altri che utilizzano pseudonimi tipo pastore, pastora, profetessa, missionario, profeta, apostolo, e via discorrendo. Rammento che nei primi giorni di permanenza su Facebook, ho avuto modo di conoscere una donna che si titolava come missionaria, profetessa ed evangelista; appena ho visito il contenuto dei suoi interventi, non ho potuto far altro che cancellare il suo contatto.

     Inoltre, come da te sottolineato, ve sono altri che compaiono con nomi fittizi. Altri signori — come Saverio Esposito — che dopo aver detto di tutto e su tutti scompaiono nel nulla. E che dire del santone Ebenezer?

     Un altro problema che ho constatato, è che vi sono personaggi, giudaizzanti, o chiaramente apostati come un signore Mormone in rete, o anche come la (anticristiana) chiesa dell’unificazione di Moon. Tali gruppi raccolgono numerosi consensi nei contributi, da loro immessi, da parte di credenti autentici (e in tal caso ci si potrebbe domandare che fine hanno fatto il loro ministri o pastori che dovrebbero vegliare sulla sana dottrina, propinata al loro gregge), ignari che tali persone propongono eresie e apostasie di ogni genere.

     La parola di Cristo, ci ordina di essere una generazione schietta e rilucente in una generazione malvagia, religiosa all’apparenza, ma che in molti casi ha solamente la parvenza della pietà, avendone rinnegato la potenza; ma il Signore rivelerà i sentimenti di ogni cuore.

     Pochi giorni addietro, ho avuto un serrato ma leale confronto con un cattolico romano, che alla fine mi ha chiesto del perché la mia foto identificativa non era inserita nel mio profilo personale. L’ho accontentato immediatamente, poiché, riconducendoci alle parole del Sommo Maestro, Gesù Messia, i figli della luce non devono aver alcun timore a essere portatori di luce e chiarezza nei confronti di coloro «che ci chiedono ragione della beata speranza che abita in noi». Benedizioni in Gesù Messia. {26-09-2010}

 

 

9. {}

 

 

10. {}

 

 

11. {Vari e medi}

 

Damaris Lerici: Sono pienamente d’accordo, come figli di Dio non possiamo e non dobbiamo restare al buio dell’anonimato, usando un nome che non è il nostro, ma dobbiamo risplendere qui e ovunque della luce di Dio. «Voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre» (1 Tessalonicesi 5,5). {25-09-2010}

 

Silvano Creaco: Concordo in pieno. Infatti a coloro che non mettono il volto (e non conosco) e usano sinonimi o appellativi, non do l’amicizia. Avverto anch’io comunque il pericolo di forme di mistificazione «evangelica». {25-09-2010}

 

Massimo Ricossa: Concordo pienamente con Nicola e i commenti sopra espressi. I veri cristiani hanno sempre il coraggio delle loro azioni e dei loro pensieri e non si nascondono dietro a degli pseudonimi, quali essi siano. Stefano è stato martirizzato per aver testimoniato dell’Evangelo di Cristo, senza nascondersi... {25-09-2010}

 

Salvatore Paone: Vorrei fare i complimenti a Nicola che, per ogni nota che mette, l’immagine è sempre azzeccata.

     Che dire? Purtroppo «il lupo perde il pelo ma non il vizio». Chi si comporta in un modo disordinato nella vita reale, così lo fa anche in quella virtuale. Dispiace molto questa cosa di fratelli ignoti, che si nascondono dietro a un falso profilo. {25-09-2010}

 

Adriano Giannicola: Sì, su Facebook succede, ma di rado spero. Le altre chat evangeliche sono da evitare. Con la scusa che non appare né viso né nome, ne approfittano e ne sparano di grosse. No, mi sono più fermato a discutere con loro, perche erano solo provocazioni, non c’era mai una parola di edificazione e, quando chiedevi di passare a Messenger, silenzio più assoluto. Per me sono da evitare, anzi da escludere in maniera più assoluta. Poi, se i fratelli, che aprono queste chat, fanno mettono anche le foto ed evitano questi ridicoli nickname, allora si può cambiare idea. {27-09-2010}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Barbara Stoppelli: Grazie fratello Nicola, non lo sapevo, starò molto attenta, grazie ancora. Dio ti benedica immensamente!!! {25-09-2010}

 

Baldini Paolo: Amen, grazie, ottima riflessione. {25-09-2010}

 

Gianni Siena: L’unico «Fratello», che conosco da tanti anni, è una bella e simpatica cantante di origine pugliese di nome Rosanna. La fratellanza evangelica preferisco conoscerla per nome e cognome... e, soprattutto, per essere tale, nei fatti e nella realtà. Shalom,. {26-09-2010}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Nascond_etichette_Mds.htm

25-09-2010; Aggiornamento: 27-09-2010

 

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