La lavanda dei piedi, oltre a essere praticata qui da noi annualmente dal vescovo di Roma, è
una dottrina e un rito ricorrente specialmente nelle chiese avventiste di
diverso genere; nell’arcipelago avventista la prassi non è uniforme. In alcune
chiese avventiste è praticata addirittura settimanalmente, in altre ogni tre
mesi in concomitanza con la Cena del Signore. È probabile che ci siano altre
realtà protestanti e non, in cui la lavanda dei piedi acquista un carattere
dottrinale e rituale. Oltre all’esperienza diretta di Marco Soranno, un ex avventista,
riportiamo una ricerca storico-biblica, che cerca di chiarire la
questione. [►
Lavanda dei piedi fra rito ed esegesi]
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
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1.
{Calogero Fanara} ▲
Anche se la
lavanda dei piedi veicola un profondo insegnamento d’umiltà e di servizio (non a
caso Gesù lo fece ai suoi discepoli), se viene praticato come un rito e se
diventa «dottrina» (come fanno purtroppo alcuni con tante altre cose), presto o
tardi, perde del suo senso. Nelle nostre chiese, almeno quella dove sono nato,
la lavanda dei piedi non è praticata. È
già successo qualche volta, però non ne facciamo una dottrina. Ho voluto una
volta, durante una predica,
responsabilizzare i membri chiedendo al nostro pastore di venire a sedersi
davanti al pulpito. Siccome il nostro pastore è una persona molto umile e
stimata da tanti, ho voluto chiedere se qualcuno era pronto a venire a lavargli
i piedi in pubblico, visto il suo impegno sincero e la sua premura nel
dimostrare di servire il Signore e la chiesa che gli è stata affidata. Per una
volta, volevo che fosse un membro di chiesa a «servire» il pastore, e non sempre
viceversa.
In un’altra occasione, sono stato molto commosso nel rivedere questo rito
eseguito in un film
«A second chance»
(con il
cantante Michael W. Smith), dove un membro di chiesa lavò i piedi a un giovane
ex-delinquente che aveva rischiato la sua vita per difendere un giovane in
pericolo. Il membro lo aveva «giudicato» in base al suo passato da delinquente,
e quando seppe che costui rischiò la vita per un giovane della chiesa, se ne
vergognò tanto. Per chiedergli perdono, si mise a lavargli in piedi davanti a
tutta l’assemblea durante un culto. Avreste dovuto vedere il modo e
l’espressione con cui lo ha fatto, era veramente commuovente. In questo senso,
ritengo che la lavanda dei piedi era il miglior modo per esprimergli il suo
rammarico e la sua vergogna. Anche il giovane ne fu tanto commosso.
Però il rito non deve diventare una dottrina, perché non lo è e non lo sarà mai.
Bisogna che ogni cosa sia valutata nel modo giusto e secondo l’importanza
che la Scrittura dà al riguardo. Se questo rito
viene eseguito e imposto con la stessa importanza che bisogna dare alla Santa
Cena (ad esempio), allora si è fuori binario. È soltanto un espressione d’umiltà
e d’amore fraterno. E tale dovrebbe rimanere.
Mia cugina ha sposato un avventista, e da loro, questo rito viene eseguito
ogni sabato. Se lo dovessimo praticare ogni
domenica in chiesa, alla lunga, sono certo che tanti fra noi lo farebbero senza
pensarci sul serio. Cosa ne pensate voi? {6 aprile 2009}
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Lavanda_piedi_parla_Sh.htm
06-04-2009; Aggiornamento: |