Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Entrare nella breccia 1

 

Generi e ruoli

Vai ai contributi sul tema

Norme di fair-play

 

 

In prima linea — Entrare nella breccia 1:

   Qui sono contenuti i principi di cura d’anime generale. Ecco le parti principali:
■ Gli aspetti generali
■ La consulenza
■ Gli aspetti dottrinali
■ I problemi della consulenza

 

Fare fronte — Entrare nella breccia 2:

   Si tratta della consulenza specifica al problema dell’occultismo. Eccole parti principali:
■ Consulenza specifica
■ Approfondimento delle problematiche
■ Aspetti critici
■ Fatti, casi ed eventi
■ Dizionarietto dei termini
■ Fogli d’analisi
■ Excursus: Rimostranze verso fratelli  

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

Entrare nella breccia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL MIO CONIUGE È MORTO. E ORA?

 

 a cura di Nicola Martella

 

Alcuni hanno avuto una continua vita conflittuale col coniuge. Per altri il rapporto coniugale è stato abbastanza «normale». Poi, il coniuge non c’è più.

     ■ La morte improvvisa: Lì per lì il mondo mi è crollato, dice il coniuge rimasto. Quando ciò è successo, si sono fatti strada stati d’animo alterni e contrastanti: l’incredulità, il rifiuto, i tanti perché. Che sarà ora di me? Cominciano i meccanismi di transfer: vorrei essere morto io al suo posto (così non avrei, ora, tali problemi). I funerali tengono alquanto impegnati. Dopo qualche giorno, ci si ritrova soli con se stessi: quasi tutti i condolenti non ci sono più. Ci si chiede, quindi, più consapevolmente, che succederà ora che l’altro non c’è più. Che farò io senza di lui / di lei? Ce la farò? Chi o che cosa mi darà sostegno?

     ■ La lunga malattia: Ora se ne andato, pensa il coniuge rimasto. Da parecchio tempo tutto girava intorno alla sua malattia, ogni cosa era in funzione d’essa, anch’io. Ora c’è il vuoto, manca ogni bussola nella vita. Sì, tutto era annunciato, ma che sarà ora di me? Finché viveva, avevamo una piccola speranza, a cui aggrapparci: ora non c’è più nulla, se non il vuoto e un labirinto, da cui non so come uscire. Ce la farò? Come farò a esistere senza di lui / di lei?

 

Quando muore il coniuge, dapprima si rimane «sospesi» tra sogno e realtà, come se la situazione potesse ancora cambiare, come se ci si è soltanto sbagliati, come se il tutto fosse stato solo immaginazione e presto ci si potrebbe risvegliare.

     Poi segue il rifiuto di ciò che è accaduto, il dispiacere per ciò che è successo all’altro, ma anche arcani timori per se stessi («che sarà ora di me?»). La mente si rende veramente (!?) conto della portata dell’accaduto, dapprima quando la cassa viene sigillata e poi quando lentamente il muratore la mura dentro il loculo, mattone dopo mattone.

     Ora, i sentimenti esplodono con moti alterni, consolandosi e disperandosi, accusando(si) e scusando(si). Dietro a quel muro esile vengono seppelliti tutti gli atti d’amore e d’odio, le proprie ragioni, i contrasti palesi e quelli sotto la cenere, le incomprensioni, le ostinazioni, gli atti di generosità e di sacrificio, quelli di egoismo e di crudeltà… Improvvisamente bisogna mettere proprio tutto agli atti? Bisogna chiudere il capitolo: e quale aprire?

     Se la quotidianità coniugale era «normale» o conflittuale, l’altro era almeno il metro con cui misurarsi, lo specchio in cui mirarsi per analogia o contrasto, l’altro polo verso cui (in simbiosi o in contrapposizione) essere consapevoli della propria identità e del proprio valore. E ora chi sono? Chi o che cosa sarò?

     Anche quando il coniuge morto ha lasciato dietro di sé nell’altro una scia di buoni ricordi, un po’ ci si sente traditi. Se ha lasciato solo sentimenti di risentimento, ci si sente doppiamente ingannati. A ciò si aggiunga una sensazione di disorientamento. Rimane pure un sottile rimprovero verso il coniuge defunto: Tu te ne sei andato/a, ora i problemi cadono tutti su di me! Come farò? Dove metterò le mani? Come andrò avanti?

 

 

 

L’immagine mostra alcuni aspetti del lutto. Esso lascia dapprima come impietriti. La vita diventa fragile come un soffione, di cui il vento distrugge la struttura, portando via i semi. Per chi è credente, proprio questi ultimi portano in sé la speranza di vita. Quando si uscirà dalle fasi critiche del lutto e ci si guarderà intorno, ci si renderà conto che dietro a sé c’è una via d’uscita. Per il credente in Cristo essa è la via della fede.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Nicola Martella

2. Stefania Perciballi

3. Stefano Frascaro

4. Rita Fabi

5. Santina Rallo

6.

7.

8.

9.

10.

11.

12. Autori vari

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Nicola Martella}

 

Oltre a quanto detto sopra, può aiutare la discussione anche quanto segue. Anni fa era morto mio padre. Una decina di giorni dopo, mia madre mi disse al telefono: «Non mi rendo ancora conto delle cose. Mi sembra come se tuo padre dovesse entrare da un momento all’altro, com’era solito fare».

     Mio cognato ha raccontato che, tempo dopo aver perso la consorte, mentre stava andando a prendersi da bere nel frigorifero, chiamò la moglie da una stanza all’altra, come se fosse stato ovvio, per chiederle se anche lei volesse bere qualcosa.

     Un amico credente svizzero mi ha raccontato che il giorno del funerale di suo padre, dopo il seppellimento, mentre erano come l’usanza a mangiare insieme con gli intervenuti, qualcuno venne da sua madre per congedarsi. Ella, senza pensarci, disse al suo conoscente: «Aspetta che vado a chiamare Floriano».

     Tutto questo mostra che una cosa è sapere qualcosa o prenderne atto, altra cosa è esserne del tutto consapevole, realizzare l’accaduto in tutto e per tutto.

     Sei passato anche tu per un simile «guado» esistenziale? Ossia hai perso anche tu il coniuge? Quali sono state le tue esperienze, che possono aiutare altri a riuscire in una situazione simile a quella vissuta da te?

     Sono certo che le seguenti testimonianze contribuiranno ad aiutare altre persone, che passeranno per la stessa via crucis. Per i credenti questo tema può essere di consolazione e di orientamento; per chi non ha ancora una fede personale in Cristo, esso può essere l'occasione per trovare il Dio d’ogni consolazione (2 Cor 1,3s).

 

 

2. {Stefania Perciballi}

 

È sempre triste, quando qualcuno dei nostri cari muore e ci si sente mancanti e con tanti sensi di colpa. Per quanto riguarda la dipartita di mio marito ora posso vedere che Dio mi aveva preparata durante i 14 mesi di malattia. Il giorno del funerale Dio mi ha dato forza con il passo di Luca 20,37s: «Che poi i morti risuscitino, anche Mosè lo dichiarò nel passo del “pruno”, quando chiama il Signore il Dio d’Abrahamo, il Dio d’Isacco e il Dio di Giacobbe. Ora, Egli non è un Dio di morti, ma di viventi; poiché per lui vivono tutti». Veramente per Dio tutti vivono! Un altro passo, che mi ha consolato molto, è che noi non siamo come i pagani, che non hanno speranza, noi abbiamo la grande speranza della risurrezione. Così ho compreso che Dio ci può far vivere su questa terra 30, 50 e anche 100 anni, ma di fronte l’eternità sono un puntino, quindi la cosa importante è vivere per le cose eterne. {2007}

 

 

3. {Stefano Frascaro}

 

Caro Nicola, conosci bene la mia storia (mia moglie morì di cancro molto giovane); e quei ricordi, nonostante la serenità e l’amore, che ho per la mia attuale moglie, indubbiamente mi riportano alla mente un periodo doloroso.

     Non ho avuto il privilegio di affrontare la separazione fisica dalla mia prima moglie con il cuore aperto a Cristo, anzi. In quei momenti non lo capivo assolutamente. Non riuscivo a capire come poteva aver lasciato due bambini (i miei due figli di quattro e nove anni a quel tempo) senza la madre.

     Dici che si pensi a lungo: «Che ne sarà di me?». Posso dire di non averci pensato neppure per un secondo. Avevo due figli, a cui badare. In quei giorni, ci dovevo pensare «io» a loro. Non si ha tempo per auto-commiserarsi… e forse è stata proprio quella la mia fortuna. L’essere completamente assorbito dal portare alla normalità una vita, di cui sei consapevole, in quei momenti, che non sarà mai più normale.

     Dicevi che si rimane sospesi tra sogno e realtà… A me non è successo. Sì, magari mi sbagliavo a chiamare per nome un’amica, chiamandola con il nome di mia moglie, ma sai benissimo che questa storia dei nomi è per me un grosso problema.

     La cosa che invece mi fece rendere conto veramente che in quel momento ero solo e lo sarei stato per sempre (perché è vero, in quel momento non pensi che la vita possa cambiare), fu quando, una sera a letto, allungai il braccio per appoggiarlo sul fianco di mia moglie e sentii il vuoto accanto a me. Crollai in quel momento, erano passati quasi due mesi e stavo solo a casa, perché i bambini stavano dagli zii. In quel momento realizzai il mio stato di vedovanza. Per la prima volta in vita mia (e per fortuna ultima) presi una bottiglia di whisky e mi ubriacai. Ma questo mi aiutò solo a farmi venire un gran mal di testa il giorno dopo!

     È stato bello, a posteriori e vedendo tutto il puzzle oramai composto, come il Signore guidò poi tutto quanto. È proprio vero, la pioggia cade sul terreno del giusto e dell’ingiusto. In quei giorni, non conoscevo Cristo come personale salvatore, ma Lui stava preparando ogni cosa per il nostro incontro. Una conoscente (poi capii che era una sorella evangelica) mi chiese se poteva portare i bambini in un campeggio (Isola del Gran Sasso, è un istituto evangelico), lì loro accettarono Cristo nei loro cuoricini e, dopo poco tempo, piegai anch’io le mie ginocchia davanti a Cristo.

     Capii che Cristo era pronto a prendere i miei pesi su di Lui, semplicemente mettendoli ai piedi della croce… e che peso, che zavorra mi tolsi dalla schiena!

     Sì, continuavo a essere solo, ma il Signore stava operando anche in questo, facendomi conoscere Carmela, la mai attuale splendida moglie e sorella.

     Un lutto ha portato tre persone a Cristo. Non voglio ridurre il tutto a ciò, né pensare che la morte della mia prima moglie sia servita a questo o che il Signore si sia servito di questo. Posso solo ringraziarlo poiché, nel momento forse più sconfortante della mai vita, ha riportato a nuova vita me e la mia famiglia. {10-04-2013}

 

 

4. {Rita Fabi}

 

A me è accaduto esattamente quello, che hai descritto. Ormai nulla aveva più un senso, neanche gli affetti, o la vita. E nel momento della disperazione peggiore, Dio mi ha preso nelle sue mani; ed è proprio da lì, da quella buca profonda di dolore, che sono giunta a Lui. Onestamente, nonostante l’amore che avevo per mio marito, sono arrivata a ringraziare Dio per tutto quello, che avevo passato, perché senza quel dolore non avrei mai chiesto aiuto a Lui. {10-04-2013}

 

 

5. {Santina Rallo}

 

Nicola, come bene sai la mia metà, «mio marito», il Signore l’ha chiamato a sé il 3 maggio 2012. Non voglio rammemorare quello, che abbiamo passato insieme nella sua malattia.

     Qui voglio parlare di me! In questo anno ho passato la più atroce solitudine, anche se sono con la famiglia e con la comunità quasi ogni giorno! Una sorella cara, essendo io sola, ha dormito con me i primi mesi. Adesso lo fa un paio di volte alla settimana, perché lavora. Potrei essere con centinaia di persone accanto, dentro l’anima sono la metà! Non sono completa! Dopo una settimana di lavoro, sabato e domenica eravamo uniti insieme; ero orgogliosa e fiera di mettermi sotto braccio a lui. Nicola, mi ha vezzeggiata come una bambina, mi ha dato ciò che volevo. Quello che mi ha dato lui, nessuno potrà ridarmelo! È stata una vita vissuta insieme nella fede, nelle lotte, nelle gioie. Quando cantavo in chiesa, fissava la mia bocca. Nel Signore aveva una fiducia cieca, mi affidava ogni impegno. «Lei è una donna capace», diceva; mi mancano tutte queste cose.

     Nel momento della sua dipartenza in ospedale, eravamo accanto al suo letto; per un istante mi allontanai. Mi dissero che diceva «Abramo… Abramo…». Non so se vide qualcosa. Fece cenno a mia figlia con le dita di allontanarmi, per non farmi vedere che se ne andava. Era lucido. Così in un secondo aprii la porta, e non era più!

     In conclusione, la mia vita qual è? Il sabato e la domenica la passavo con lui; in settimana era stanco dal lavoro e riposava. Adesso mia figlia e i credenti della chiesa mi fanno uscire… ho sorelle in fede, che mi stimano (grazie a Dio). Il vuoto lasciato da lui, me lo riempie il Signore! lo dichiaro che, se non avessi il Signore, sarei impazzita. Nei miei pianti il Signore mi consola, sento la sua dolce presenza. Gesù è il mio conforto, la mia forza per andare avanti… anche se non e facile. È dura, molto dura!

     Mi rivolgo alle coppie: apprezzate chi vi sta accanto, anche se ci sono incomprensioni; anche se il coniuge ha il carattere diverso, ci si ama!

     Ripeto che, se non sarei nella fede cristiana, chissà che ne sarebbe di me! Gloria al Signore per il suo santo aiuto e soprattutto per il suo grande amore per tutti noi.

     Aggiungo che la mia speranza è che incontrerò mio marito, per godermelo per l’eternità! Da ragazzi mi diede una foto con la dedica: «Al mio eterno amore». E cosi è stato! lo conobbi che avevo 16 anni. {12-04-2013}

 

 

6. {}

 

 

7. {}

 

 

8. {}

 

 

9. {}

 

 

10. {}

 

 

11. {}

 

 

12. {Autori vari}

 

Pietro Calenzo: Che dire, Nicola? Hai centrato in pieno l’argomento. Tutto vero, anche nei particolari. I mille perché si sovrappongono, «scusandosi» e «accusandosi». Tutto vero. Per il cristiano c’è la certezza della speranza d’incontrarsi successivamente. E ciò non è poco. Faccio una sola piccola postilla fuori dai binari del tema proposto: Quanto più forte sarà il dolore per un caro, che muore al di fuori della grazia?! Grazie per l’articolo molto prezioso. {10-04-2013}

 

Salvatore Paone: Ringraziando Dio, non conosco ancora come possa realmente vivere tale situazione colui o colei, che dovesse ritrovarsi «solo». Possiamo immaginarci o immedesimarci per un istante nei panni di chi è rimasto vedovo /a.

     L’unica consolazione in una tragica esperienza è la vita eterna nel Figlio di Dio; solo così si può placare il forte distacco, essendo coscienti che un giorno si potrà rivederlo /a nella gloria di Dio.

     Devo fare i complimenti a Nicola per tale articolo, perché è buono parlare anche di queste cose, che non sono molto distanti dai credenti. {10-04-2013}

 

Enzo Lubrano: È un’analisi puntualissima e notevole. Non ci sono passato in questa situazione, ma prego che Dio mi prepari, se dovesse accadere. Sicuramente questa tua riflessione mi porta, al presente, ad apprezzare maggiormente il coniuge e ad appianare questioni, se ancora ce ne fossero, da appianare. {10-04-2013}

 

Giovambattista Mele: Tutto si perde e tutto si acquista, se l’uomo accetta Cristo! {10-04-2013}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Coniuge_morto_EnB.htm

26-04-2007; Aggiornamento: 11-05-2013

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce