4.
VICINANZA E DISTANZA
Quanta vicinanza sopportiamo
o quanta distanza necessitiamo in genere o in un’amicizia con persone dell’altro
sesso? (p.es. genitori, fratelli, zii, nonni, compagni o commilitoni,
conoscenti, credenti della chiesa, ecc., ma specialmente con coloro che stanno
nella cerchia dei nostri amici e consideriamo tali).
■ Molto spesso nelle
relazioni interpersonali, vige il principio di non ledere la libertà altrui. Ad
esempio in un rapporto tra genitore-figlio: soprattutto in età adolescenziale,
un figlio sopporterà sempre meno una limitazione della propria vita privata.
Ognuno di noi si ritaglia degli spazi, da condividere o meno con gli altri. Mal
si sopporta un amico troppo invadente o egocentrico. Quindi nei rapporti
d’amicizia, bisogna cogliere quali aspetti caratteriali o di vita privata
bisogna condividere per non «oscurare» troppo l’altro. In particolar modo a
seconda del grado d’intimità, tra persone di sesso opposto: un’amica deve avere
le giuste distanze, la troppa invadenza e la necessità d’un equilibrio con le
dovute distanze, porta alla disgregazione del rapporto amicale. Nelle relazioni
d’amicizia, la vicinanza corretta che bisogna assumere è delineata dal grado
d’empatia, nei momenti più tristi necessitiamo più vicinanza. Ma allo stesso
tempo non deve superare, quel limite di reciproca limitazione. I canoni di
vicinanza e lontananza non sono univoci, ma dettati nei vari rapporti dalla
necessità e dal grado di comprensione
(Vincenzo Russillo).
■ Considero, in generale, la
compagnia delle persone una bella cosa e la vicinanza d’esse la «sopporto» ben
volentieri. Do maggior valore e vicinanza a chi naturalmente considero un buon
amico /a. Considero come una benedizione un rapporto sincero e stretto, che
condivide molto della giornata quotidiana e della vita, questa vicinanza la
trovo rivelante per un buon affiatamento. (Daniela Totaro).
■ Anche se sono fratelli in
Cristo, ritengo che la troppa frequenza faccia «calare» il desiderio
d’incontrarsi (Stefano Frascaro).
■ Riprendendo la figura
della corrente elettrica, la distanza tra due conduttori di polo opposto è
differente proporzionale dalla intensità di corrente che percorre ogni polo. Per
questo, quando i conduttori elettrici devono stare vicini e a contatto, per
evitare il corto circuito è necessario un buon dielettrico, un isolante. Tale
isolante va dalla semplice vernice come quello in un avvolgimento d’una bobina
di trasformatore per esempio, alla distanza fisica di molti decimetri quando al
tensione è elevata e la corrente altissima. Vedi per esempio le linee elettriche
ferroviarie o i cavi d’alta tensione dei tralicci. La relazione tra parenti può
essere equiparata alla bobina dove è sufficiente una buona vernice. Ma, man mano
che il grado di parentela s’allontana, l’isolante dev’essere maggiore e così
anche la distanza da mantenere per evitare il contatto pericoloso (Guerino De
Masi).
■ La vicinanza che
sopportiamo è poca ed è a corrente alternata (sopportiamo fino a quando non ci
sentiamo feriti, attaccati, non compresi ecc.). La distanza che necessitiamo è
legata credo alle circostanze e a quanto vicinanza c’è e come viene vissuta
(Silvano Creaco).
■ Dipende dai tipi di
rapporti. Quelli elencati sono molto diversi fra loro (Gaetano Nunnari).
■ Credo che dipenda dal
carattere introverso-riflessivo o estroverso-espressivo della persona e la cosa
curiosa è che spesso questi «opposti s’attraggono» (Tonino Mele).
■ Questa è una bella
domanda. Diciamo che essendo credente, in genere mi baso sul bisogno che può
avere di me la persona in questione, non tanto su quanto posso sopportare io. In
caso di «non bisogno» diciamo che lascio gli spazi, di cui io stessa necessito.
Mi faccio capire, insomma non invado mai la privacy dell’altro. Ma in linea di
massima mi ritengo «molto affettuosa», e il più delle volte mi giudicano tale.
(Michela Morgana, ps.).
■ Dipende. Personalmente,
sto molto vicina alla mia famiglia e agli amici. Amici sono per me,
naturalmente, quelli, con cui ho un rapporto confidenziale ma anche di rispetto.
La distanza o la vicinanza, varia a secondo della persona. Per esempio, io ho
diversi amici, ma alcuni amano stare insieme spesso, altri meno, di conseguenza,
la distanza o la vicinanza non è uguale per tutti. A me, piace stare con i miei
amici, l’importante è che non diventino invadenti (Carla Illiano, ps.).
■
La vicinanza è la risposta alla confidenza che
si può avere con le altre persone. Si ha bisogno di vicinanza nella famiglia,
perché è il nostro primo luogo, dove noi abbiamo fiducia. Per gli amici, i
compagni, i credenti nella chiesa, io credo che la questione sia più personale,
perché noi possiamo fare amicizia, ma la distanza che noi necessitiamo in
un’amicizia è il risultato della confidenza che noi abbiamo (Rachel T. Garcia).
■ La vicinanza non deve mai sfociare nell’invadenza. Confidiamo e condividiamo
con l’altro quello che ci sentiamo di condividere, non aspettandoci, nel
contempo il di più dall’altro se non siamo noi in primis a dare di più. La
libertà reciproca deve sempre essere alla base d’un buon rapporto d’amicizia
(Caterina Annone, ps.).
■ La vicinanza
dovrebbe essere minima (Maddalena Bissioni).
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/GeA04-Vicinanza_distanza_Esc.htm
24-12-2009; Aggiornamento: 19-02-2010
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