Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Escatologia 1

 

Generi e ruoli

 

 

 

 

Questa opera contiene senz’altro alcune novità. Leggendo i brani escatologici della Bibbia sorgono vari interrogativi, ad esempio i seguenti:
■ I credenti, quando muoiono, vanno in cielo o in paradiso?
■ I morti nell’aldilà sono solo inattivi o anche incoscienti?
■ I bimbi morti dove vanno?
■ Se nessuno sa il giorno e l’ora dell’avvento del Messia, perché diversi cristiani hanno fatto predizioni circostanziate per il loro futuro imminente?
■ Qual è la differenza fra escatologia e utopia?
■ In che cosa si differenzia la speranza biblica dalla speranza secolarizzata di alcuni marxisti?
■ Il «rapimento» precederà o seguirà la tribolazione finale?
■ Quando risusciteranno i credenti dell’AT?
■ Il regno millenario è concreto o solo spirituale?
■ Durante il suo regno futuro col Messia regnerà sono Israele o anche la chiesa?
■ Nella nuova creazione i credenti abiteranno in cielo o sulla nuova terra?
■ Lo stagno di fuoco esisterà per sempre?
■ I morti si riconoscono nell’aldilà?
■ Non sarà noioso vivere nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il tempo nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il matrimonio nel nuovo mondo?
■ Eccetera...

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Escatologia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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INDAGINE SU GENERI E AMICIZIA

 

 a cura di Nicola Martella

 

4. VICINANZA E DISTANZA

 

Quanta vicinanza sopportiamo o quanta distanza necessitiamo in genere o in un’amicizia con persone dell’altro sesso? (p.es. genitori, fratelli, zii, nonni, compagni o commilitoni, conoscenti, credenti della chiesa, ecc., ma specialmente con coloro che stanno nella cerchia dei nostri amici e consideriamo tali).

 

     ■ Molto spesso nelle relazioni interpersonali, vige il principio di non ledere la libertà altrui. Ad esempio in un rapporto tra genitore-figlio: soprattutto in età adolescenziale, un figlio sopporterà sempre meno una limitazione della propria vita privata. Ognuno di noi si ritaglia degli spazi, da condividere o meno con gli altri. Mal si sopporta un amico troppo invadente o egocentrico. Quindi nei rapporti d’amicizia, bisogna cogliere quali aspetti caratteriali o di vita privata bisogna condividere per non «oscurare» troppo l’altro. In particolar modo a seconda del grado d’intimità, tra persone di sesso opposto: un’amica deve avere le giuste distanze, la troppa invadenza e la necessità d’un equilibrio con le dovute distanze, porta alla disgregazione del rapporto amicale. Nelle relazioni d’amicizia, la vicinanza corretta che bisogna assumere è delineata dal grado d’empatia, nei momenti più tristi necessitiamo più vicinanza. Ma allo stesso tempo non deve superare, quel limite di reciproca limitazione. I canoni di vicinanza e lontananza non sono univoci, ma dettati nei vari rapporti dalla necessità e dal grado di comprensione (Vincenzo Russillo).

 

     ■ Considero, in generale, la compagnia delle persone una bella cosa e la vicinanza d’esse la «sopporto» ben volentieri. Do maggior valore e vicinanza a chi naturalmente considero un buon amico /a. Considero come una benedizione un rapporto sincero e stretto, che condivide molto della giornata quotidiana e della vita, questa vicinanza la trovo rivelante per un buon affiatamento. (Daniela Totaro).

 

     ■ Anche se sono fratelli in Cristo, ritengo che la troppa frequenza faccia «calare» il desiderio d’incontrarsi (Stefano Frascaro).

 

     ■ Riprendendo la figura della corrente elettrica, la distanza tra due conduttori di polo opposto è differente proporzionale dalla intensità di corrente che percorre ogni polo. Per questo, quando i conduttori elettrici devono stare vicini e a contatto, per evitare il corto circuito è necessario un buon dielettrico, un isolante. Tale isolante va dalla semplice vernice come quello in un avvolgimento d’una bobina di trasformatore per esempio, alla distanza fisica di molti decimetri quando al tensione è elevata e la corrente altissima. Vedi per esempio le linee elettriche ferroviarie o i cavi d’alta tensione dei tralicci. La relazione tra parenti può essere equiparata alla bobina dove è sufficiente una buona vernice. Ma, man mano che il grado di parentela s’allontana, l’isolante dev’essere maggiore e così anche la distanza da mantenere per evitare il contatto pericoloso (Guerino De Masi).

     ■ La vicinanza che sopportiamo è poca ed è a corrente alternata (sopportiamo fino a quando non ci sentiamo feriti, attaccati, non compresi ecc.). La distanza che necessitiamo è legata credo alle circostanze e a quanto vicinanza c’è e come viene vissuta (Silvano Creaco).

 

     ■ Dipende dai tipi di rapporti. Quelli elencati sono molto diversi fra loro (Gaetano Nunnari).

 

     ■ Credo che dipenda dal carattere introverso-riflessivo o estroverso-espressivo della persona e la cosa curiosa è che spesso questi «opposti s’attraggono» (Tonino Mele).

 

     ■ Questa è una bella domanda. Diciamo che essendo credente, in genere mi baso sul bisogno che può avere di me la persona in questione, non tanto su quanto posso sopportare io. In caso di «non bisogno» diciamo che lascio gli spazi, di cui io stessa necessito. Mi faccio capire, insomma non invado mai la privacy dell’altro. Ma in linea di massima mi ritengo «molto affettuosa», e il più delle volte mi giudicano tale. (Michela Morgana, ps.).

 

     ■ Dipende. Personalmente, sto molto vicina alla mia famiglia e agli amici. Amici sono per me, naturalmente, quelli, con cui ho un rapporto confidenziale ma anche di rispetto. La distanza o la vicinanza, varia a secondo della persona. Per esempio, io ho diversi amici, ma alcuni amano stare insieme spesso, altri meno, di conseguenza, la distanza o la vicinanza non è uguale per tutti. A me, piace stare con i miei amici, l’importante è che non diventino invadenti (Carla Illiano, ps.).

 

     ■ La vicinanza è la risposta alla confidenza che si può avere con le altre persone. Si ha bisogno di vicinanza nella famiglia, perché è il nostro primo luogo, dove noi abbiamo fiducia. Per gli amici, i compagni, i credenti nella chiesa, io credo che la questione sia più personale, perché noi possiamo fare amicizia, ma la distanza che noi necessitiamo in un’amicizia è il risultato della confidenza che noi abbiamo (Rachel T. Garcia).

 

     ■ La vicinanza non deve mai sfociare nell’invadenza. Confidiamo e condividiamo con l’altro quello che ci sentiamo di condividere, non aspettandoci, nel contempo il di più dall’altro se non siamo noi in primis a dare di più. La libertà reciproca deve sempre essere alla base d’un buon rapporto d’amicizia (Caterina Annone, ps.).

 

     ■ La vicinanza dovrebbe essere minima (Maddalena Bissioni).

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/GeA04-Vicinanza_distanza_Esc.htm

24-12-2009; Aggiornamento: 19-02-2010

 

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