Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL DIACONATO: 2. PRESCRIZIONI BIBLICHE

 

 di Maurizio Marino

 

Questo studio premette la prima parte: « Aspetti generali».

 

Il brano in cui si parla delle qualifiche dei diaconi è 1 Timoteo 3,8-12. In realtà il brano inizia con le qualifiche dei conduttori (o vescovi) e poi passa a quelle dei servitori (o diaconi). Il brano inizia con un termine di paragone: «Allo stesso modo i diaconi», riferendosi a coloro di cui aveva parlato in precedenza.

     Questo ci porta a considerare l’ufficialità del diaconato nel momento in cui Paolo scrive questo brano: conduttore (episkopos) e servitore (diakonos) erano uffici già stabiliti nella chiesa di quel tempo. Passiamo ora alle qualità richieste.

 

     ■ Dignitosi: Il termine greco semnous implica un uomo che è serio, nobile, chi considera importante il proprio valore morale (ed è un esempio per gli altri), la propria onorabilità e ritiene importante conservarla. A chi sta al vertice, viene richiesto questo (vedi cariche di stato).

 

     ■ Non di doppia parola: Si tratta di un uomo sincero, coerente, non ambiguo e senza una lingua biforcuta.

 

     ■ A maggior ragione non siano molto attaccati a vino: Attaccato significa che ha un legame, quindi una dipendenza. Ciò vale oggigiorno anche per altre specie di dipendenze.

 

     ■ Non avidi di guadagno illecito: Molto spesso ai diaconi veniva e viene affidata la responsabilità di amministrare dei soldi. «L’amore per il danaro è radice d’ogni specie di male» (1 Tm 6,10). «La [vostra] condotta sia senza amore per il denaro; accontentatevi delle disponibilità; poiché Egli stesso ha detto: “Non ti lascerò mai né ti abbandonerò mai”» (Eb 13,5 traduzione dal greco del redattore). Questo premette la fiducia in Dio.

     Sebbene qui s’intenda primariamente il guadagno economico, per alcuni è guadagno anche crescere nel prestigio, nell’importanza del proprio ruolo. Diventare orgogliosi non è sinonimo di maturità cristiana. Se questo vale per il credente, quanto più lo è per un diacono o un anziano. Al contrario bisognerebbe essere bramosi d’un guadagno lecito.

 

     ■ Che ritengano il mistero della fede in pura coscienza: Ritenere significa conservare in un contenitore pulito. Paolo esortava il suo discepolo Timoteo come segue: «Ti affido questo incarico, Timoteo, figlio mio, […] perché tu combatta… la buona battaglia, 19conservando la fede e una buona coscienza; alla quale alcuni hanno rinunziato, e così, hanno fatto naufragio quanto alla fede» (1 Tm 1,18).

     Qualsiasi incarico nella chiesa prevede una battaglia: con se stessi e col nemico. Paolo pose l’accento sul non inquinare la coscienza. La cattiva coscienza è come un siluro che fa naufragare la fede oppure uno scoglio che la fa incagliare.

 

     ■ Essi siano prima sottoposti a prova, poi servano se sono irreprensibili: Il verbo approvare in greco proviene da dokimos «idoneo, capace» e significa: «esaminare, scrutare, riconoscere come buono dopo esame».

     Nel mondo antico non c’era un sistema bancario come oggi. Tutto il denaro era fatto di metallo prezioso. Quando si fondevano le monete, si limava il bordo per portarle a misura. Molti cambiavalute (i banchieri d’allora) però continuavano a limarle per ricavarne metallo prezioso da vendere (un po’ come fanno le banche oggi applicando commissioni su commissioni). Nella sola Atene, per ovviare a questo malcostume, in un secolo furono promulgate più d’ottanta leggi. Ma alcuni cambiavalute erano uomini integri, che non accettavano soldi limati. Erano uomini d’onore che mettevano in circolazione solo soldi genuini del giusto peso. Tale uomini venivano chiamati dokimoi «approvati». Con tale apprezzamento si intendevano coloro che erano non giudicabili, irreprensibili e non accusabili.

     Nell’espressione «se sono irreprensibili» il verbo usato è al presente. In altre parole, è una qualità, che non riguarda quello che s’era prima di diventare un credente. Ogni credente viveva nel peccato prima di abbracciare la fede e la salvezza. Le qualifiche riguardano quello che un uomo è, e quindi, la reputazione che ha acquistato dal momento della salvezza a oggi.

     Non è un semplice suggerimento ma una necessità. Questa qualifica riguarda sia i suoi atteggiamenti, sia le sue abitudini, sia le sue azioni e il suo modo di parlare.

     Tutte le altre qualità che abbiamo analizzato sono aspetti dell’essere irreprensibile, e ci aiutano a comprendere meglio che cosa ciò voglia dire. Un diacono deve essere un uomo con una buona reputazione morale e spirituale perché Dio vede la persona nella sua interezza.

     Considerando la responsabilità dei diaconi, è lecito chiedersi: Perché essi devono essere irreprensibili? I diaconi, come abbiamo visto, collaborano con gli anziani nella cura della chiesa. Purtroppo vediamo dalla società in cui viviamo cosa significhi avere autorità non qualificate; sempre più si scivola nell’immoralità dilagante.

     Così sarebbe assurdo affidare ciò che è prezioso a una persona infedele, immorale o senza autocontrollo. Allo stesso modo Dio richiede che coloro che amministrano e servono nella sua casa siano uomini moralmente e spiritualmente irreprensibili.

     Irreprensibilità non vuol dire perfezione. È estremamente importante capire che essere irreprensibile non vuol dire essere senza peccato, in quanto nessuno è senza peccato. Secondo la Scrittura, chi dice d’essere senza peccato mente a se stesso e a Dio. Perciò, essere irreprensibile non vuol dire non peccare mai o non sbagliare mai.

     Invece, essere irreprensibile significa avere una vita coerente, una vita in cui non si cammina nel peccato. Un uomo irreprensibile avrà una vita che rispecchia il comportamento descritto dalla Bibbia, e cioè rifiuta il peccato, lo riconosce, lo confessa e lo abbandona.

     Visto che la santificazione dura tutta la vita, un diacono deve continuare a crescere, nella sua vita deve vedersi un progresso. Come per gli anziani, è normale che ci siano diaconi più maturi d’altri. Però, tutti dovrebbero essere irreprensibili.

     Il rischio che esiste in ogni chiesa è d’avere una valutazione o troppo alta o troppo bassa per quanto riguarda l’irreprensibilità. Un limite troppo alto richiede un livello di perfezione che non esiste e quindi gli uomini, che Dio sta mostrando, non vengono riconosciuti; in tal modo la chiesa mancherà della cura di cui ha bisogno. Inoltre esiste il pericolo che i pochi riconosciuti rischiano anche di cadere nell’orgoglio.

     Dall’altro estremo, un limite troppo basso produrrà un servizio squalificato, trascinando la chiesa a peggiorare spiritualmente, anziché crescere.

     Perciò, è estremamente importante capire cosa significa realmente essere irreprensibile. E lo possiamo fare considerando tutte le altre qualità elencate, perché esse in realtà descrivono un uomo irreprensibile.

 

     ■ Siano uomini d’una sola donna: È estremamente importante capire correttamente questa qualifica. In Italiano abbiamo la traduzione «marito d’una moglie». In greco, questa frase dice, più letteralmente: «uomo di una donna», con l’enfasi sulla parola «una». Questa qualifica non prescrive lo stato civile obbligatorio d’un uomo, cioè Paolo non sta dicendo che un uomo dev’essere per forza sposato — ossia non scapolo o non risposato, se vedovo — ma implica una pura e totale fedeltà a sua moglie, nel caso sia sposato.

     Essere un «uomo d’una donna» significa essere un uomo che, se sposato, non mette gli occhi sulle altre donne. Facciamo notare che nella cultura d’allora ciò escludeva per i diaconi (come per i conduttori) anche la poligamia e il concubinato con più donne, che a quel tempo era presente nella società.

     Nel caso in cui un uomo è scapolo, ciò vuol dire che il suo comportamento con le donne è correttissimo e imposterà la sua vita in vista della assoluta fedeltà alla sua futura moglie, se ne avrà una. Se un uomo è sposato, vuol dire che è visibilmente fedele alla moglie. Ogni uomo di Dio è chiamato a essere così.

     Nel libro di Osea il Signore definisce Israele come un’adultera perché era stato infedele al patto. Il Signore non cambia e desidera che ogni uomo sia fedele ma sopratutto chi lo serve in modo specifico. Come possiamo essere fedeli a Dio, che non vediamo, se poi non siamo fedeli a chi ci sta vicino?

 

     ■ Curino bene i figli e la propria famiglia: Governare in greco è proistemi: «curare, dare protezione e attenzioni, essere sopra».

     È difficile governare veramente bene una famiglia. Però se un uomo non riesce a governare la propria famiglia, che vede tutti i giorni e verso la quale ha tante possibilità, come sarà in grado di curare la chiesa? Infatti la chiesa è molto simile alla famiglia.

     Molti uomini sono bravi a gestire un ufficio o il proprio lavoro, però hanno difficoltà a governare bene la propria famiglia. Un uomo è chiamato non tanto a fare cose specifiche quanto ad aiutare ogni membro della propria famiglia a crescere e a maturare. Anche i diaconi devono essere dei punti di riferimento per la chiesa e il loro compito sarà anche d’aiutare i credenti a crescere e maturare nel servizio col proprio esempio oltre che con consigli e l’amore.

     Governare dà l’idea di tenere la direzione che è stabilita, ma anche condurre una nave secondo la propria rotta. E la nostra rotta conduce sempre a Cristo.

 

     Concludiamo con due brani della stessa epistola:

     ■ «Ordina queste cose e insegnale» (1 Tm 4,11).

     ■ «Ti scrivo queste cose... affinché tu sappia come bisogna comportarsi nella casa di Dio» (1 Tm 3,14s).

 

{Articolo redatto, ampliato e adattato da Nicola Martella, partendo dal testo con stile retorico di una predica di Maurizio Marino}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A2-Diaconato2_prescrizioni_UnV.htm

27-09-2007; Aggiornamento: 03-10-2007

 

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