Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LA BIBBIA INSEGNA IL VEGETARIANISMO?

 

 di Nicola Martella

 

Un lettore ci ha presentato le seguenti questioni.

 

Sono docente di religione cattolica, e sono molto interessato al tema dell’alimentazione nelle religioni. Discutendo con alcuni colleghi, mi è parso necessario approfondire il tema dell’alimentazione declinato in tutti i versanti cristiani. Per questa ragione, sono a chiedere, se è possibile indicare una bibliografia, articoli o altro materiale sull’argomento che mi (ci) aiuti a conoscere e trasmettere correttamente la prassi alimentare della Chiesa Battista.

     Il tutto è nato intorno al tema cristianesimo e vegetarianesimo. Personalmente difendo (cfr. Massimo Salani, A tavola con le religioni, EDB) la prassi, che giustifica il consumo della carne (Gesù mangiava carne per Pesah), pur nel rispetto di quanti preferiscono una dieta «paradisiaca», quella di Adamo ed Eva, quindi senza carne.

     Altri mi rispondono che nel cristianesimo si conoscono scelte radicali (catari, avventisti, ordini monastici, scelte «rigorose» nell’ortodossia). Tra queste anche i cristiani battisti. {Massimo Salani; 05-05-2011}

 

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito.

 

1. ENTRIAMO IN TEMA: Mi vengono richieste informazioni riguardo alla prassi alimentare della Chiesa Battista; non essendo io un esponente di tale articolato movimento, non posso parlare a suo nome. Personalmente sono un esegeta e, quindi, anche se fossi un esponente della Chiesa Battista, non sarei comunque interessato ad aspetti confessionali sul tema delle regole alimentari.

     Ammetto che per molti aspetti la mia dieta alimentare assomiglia a quella dei vegetariani, pur non essendo uno di loro; infatti, rimango pur sempre un onnivoro. Se scegliessi personalmente una dieta del tutto vegetariana, ciò non altererebbe in senso ideologico il mio rapporto verso i testi biblici. Infatti, comunque sia la mia situazione di partenza, come esegeta devo essere solo interessato a rappresentare in modo reale e veritiero gli aspetti testuali del problema nell’AT e nel NT mediante un’esegesi rigorosa. Nella risposta che segue, non posso certo presentare una dissertazione dettagliata del tema, ma mi atterrò a punti salienti e conclusivi.

     Chiunque faccia un’attenta analisi scritturale puramente esegetica e senza preconcetti ideologici, deve necessariamente concludere che né la teocrazia d’Israele, né il giudaismo intertestamentario, né Gesù, né il cristianesimo apostolico conoscevano o insegnavano il vegetarianismo. Questa è una dottrina estranea a tale sfera culturale e religiosa. Infatti, il vegetarianismo deriva dall’induismo e dal buddismo (religioni dell’India).

 

 

 

2. NELLA STORIA PRIMORDIALE: Appellarsi a una dieta vegetariana, solo perché vegetariani lo sono stati i progenitori primordiali (Gn 1,29), è interessante, ma insufficiente. Per completezza bisogna aggiungere che il primo a sacrificare animali per coprire l’uomo, fu proprio Dio (Gn 3,21). E fu sempre l’Eterno a permettere agli uomini l’uso della carne nella propria dieta, dopo la distruzione della terra mediante il diluvio universale (Gn 9,3), ma a condizione che gli animali fossero scannati e dissanguati correttamente (v. 4).

 

3. NEL RESTO DELL’ANTICO TESTAMENTO: Ricordo che tutti i patriarchi d’Israele erano pastori e che essi traevano dai loro animali il sostentamento, non solo il latte, ma anche le carni. Quando Abrahamo ricevette in visita tre uomini (in effetti erano Dio e due angeli), egli «corse all’armento, ne tolse un vitello tenero e buono, e lo diede a un servo, il quale s’affrettò a prepararlo… E quelli mangiarono» (Gn 18,7s). Il profeta Natan usò con Davide una descrizione simile con un’agnella per esemplificare il suo ragionamento (2 Sm 12,4).

     In sintesi, ammazzare animali per uso cultuale o per mangiarne a piacimento, era permesso dalla Torà (Es 29,11; Lv 1,5; 9,8.18; 16,11.15; 17,3; 22,28; Dt 12,21). La storia d’Israele è piena di tali descrizioni (cfr. 1 Sm 14,34; 28,24; Is 22,13), senza che vi sia una qualche critica a tale cultura alimentare.

     Nello specifico si parla di vari modi di usare gli animali per uso alimentare: arrostire la carne al fuoco (Es 12,8s Pasqua; 1 Sm 12,15; Is 44,16.19), far bollire il meglio del gregge (Ez 24,5) e cuocere i sacrifici del popolo (Ez 46,24).

 

4. AI TEMPI DI GESÙ: Al tempo di Gesù era ovvio che il padre del cosiddetto «figliol prodigo» dicesse ai suoi servi: «…portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, e mangiamo e rallegriamoci» (Lc 15,23). Gesù stesso partecipò per la sua intera vita alla Pasqua, in cui si mangiava l’agnello. Quando i suoi discepoli gli chiesero: «Dove vuoi che ti prepariamo da mangiare la pasqua?» (Mt 26,17.19), intendevano gli aspetti connessi alla preparazione dell’agnello pasquale. Infatti, preparare la pasqua significava immolare l’agnello (2 Cr 35,6) e adempiere agli aspetti cultuali e sacrificali connessi (vv. 14ss).

 

5. NELL’EPOCA APOSTOLICA: Dio non si fece scrupoli a mostrare a Pietro in visione animali (addirittura impuri) e a comandargli: «Lèvati, Pietro; ammazza e mangia» (At 10,13; 11,7).

     Durante il Concilio di Gerusalemme, non fu posto un divieto a mangiare carne, ma furono date alcune regole salutiste: i cristiani gentili dovevano astenersi «dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dalle cose soffocate» (At 15,29).

     L’apostolo Paolo menzionò come cosa scontata che i cristiani mangiassero carne e andassero al mercato per comprarne; interpellato, diede questa ingiunzione: «Mangiate di tutto quello che si vende al macello senza fare inchieste per motivo di coscienza. […] Se qualcuno dei non credenti v’invita, e voi volete andarci, mangiate di tutto quello che vi è posto davanti, senza fare inchieste per motivo di coscienza» (1 Cor 10,25.27). L’importante era mangiare «di una cosa con rendimento di grazie» (v. 30). Inoltre, «tutto quello, che Dio ha creato, è buono, e nulla è da riprovare, se usato con rendimento di grazie; perché è santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera» (1 Tm 4,4s).

 

6. IL CASO SPECIFICO DELLE CULTURE DIFFERENTI: In Romani 14 l’apostolo Paolo affrontò la questione dei differenti approcci culturali all’interno del cristianesimo d’allora. Qui, però, la questione non era costituita da una contrapposizione tra onnivori e vegetariani, ma fra cristiani giudaici e cristiani gentili. Le differenti diete erano causa di problemi di comunione e di giudizio reciproco. I cristiani giudaici mangiavano solo košer, ossia animali puri e scannati secondo i dettami della legge mosaica; i cristiani gentili non avevano alcun problema a mangiare ogni cosa trovassero. L’apostolo diede loro le seguenti direttive: «Chi mangia di tutto, lo fa per il Signore, perché rende grazie a Dio; e chi non mangia di tutto fa così per il Signore, e rende grazie a Dio» (Rm 14,6). Qui l’oggetto del contendere non era il vegetarismo, ma se mangiare solo cose dichiarate pure dalla legge o meno. La coscienza debole dei cristiani giudei suggeriva loro di attenersi alla legge mosaica. Sebbene Gesù avesse dichiarato puri tutti i cibi (Mc 7,19), alle convinzioni della coscienza giudaica non si comandava, se essa riteneva che una certa cosa fosse impura (Rm 14,14). I cristiani gentili non comprendevano tali scrupoli. L’importante era che la libertà degli uni (cristiani gentili) o la riserva degli altri (cristiani giudaici) non diventassero prevaricazione dottrinale e morale per tutti e motivo di scandalo e di separazione (Rm 14,15-23).

 

7. PRINCIPI DERIVATI PER ONNIVORI E VEGETARIANI: Sebbene al tempo del NT la questione fra onnivori e vegetariani non si poneva, ma solo fra due specie di onnivori, penso che il principio di Paolo, che lui pose all’inizio di tale trattazione, possa valere anche qui: «L’uno crede di poter mangiare di tutto, mentre l’altro, che è debole, mangia legumi. Colui, che mangia di tutto, non disprezzi colui, che non mangia di tutto; e colui, che non mangia di tutto, non giudichi colui, che mangia di tutto: perché Dio l’ha accolto» (Rm 14,2s).

     Il «forte» (chi mangia di tutto) sviluppa spesso una certa arroganza, con cui considera singolare la scelta del «debole» e, con sufficienza e insensibilità, lo disprezza (cfr. vv. 15s.20); raramente però fa della sua dieta alimentare un’ideologia filosofica o religiosa. Dall’altra parte, uno dei problemi nasce laddove il «debole» (chi non mangia di tutto) fa della sua scelta non solo uno stile di vita personale, ma una militanza ideologica e una strumentalizzazione «purista», rivestita di elementi filosofici o religiosi, da far valere in modo massimalista contro gli altri. Proprio i «deboli» possono sviluppare, per contrappasso, uno spirito di superiorità e, quindi un «fondamentalismo» tale da considerare i cristiani onnivori non proprio degni del regno di Dio. Per questo Paolo insistette nel dire: «Dio l’ha accolto». Egli mostrò che gli accenti del nuovo patto stanno altrove: «Il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e allegrezza nello Spirito Santo… Non disfare, per un cibo, l’opera di Dio» (vv. 17.20).

 

8. CONCESSIONE E CONSUMISMO: Quando Dio permise all’uomo di mangiare carne, il mondo primordiale non c’era più, essendo stato distrutto dal diluvio. Essi intesero ciò come concessione per sopravvivere, non come licenza all’arbitrio materialista e consumistico.

     Alla fine di questa trattazione, io da «quasi vegetariano» mi sento di affermare quanto segue. Una volta allevavamo gli animali da noi stessi e avevamo un rapporto diretto con essi; capivamo che, per vivere e sopravvivere, dovevamo mettere fine alla loro vita, e ciò ci faceva impressione per certi aspetti. Oggigiorno, in genere, la gente non ha alcun rapporto verso gli animali, che vivono in allevamenti di massa e vengono uccisi in filiere quasi automatiche. Le persone conoscono perlopiù solo i prodotti finali nei supermercati; esse non hanno più un rapporto diretto verso degli esseri viventi, ma comprano la carne come prodotto. La tendenza è di vedere nei piatti una cosa, un cibo. In tal modo, ciò che doveva servire a permettere di vivere e sopravvivere in un contesto difficile e ostile, diventa «oggetto» e alimenta il materialismo e il consumismo. Molta gente non si fa scrupolo, se nei piatti rimane della carne, che poi viene buttata. Mangiando, pochi fanno mente locale che tale «prodotto» è, in realtà, parte di un cadavere di un essere vivente, a cui è stata data la morte, perché chi la mangia possa continuare a vivere. Tutto questo non vuol essere un’arringa a favore del vegetarismo ideologico, ma solo degli stimoli per un uso responsabile della creazione e specialmente degli esseri viventi.

 

La Bibbia insegna il vegetarianismo? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Vegetarianismo_BB_Sh.htm

21-05-2011; Aggiornamento: 07-04-2015

 

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