1. ENTRIAMO IN TEMA: Qui di seguito mettiamo
a confronto i tipi di culti comunitari odierni con quelli, che si
evincono dal NT. Nella religione per «culto» s’intende quanto segue: «Onore
tributato alla divinità per mezzo di una serie di atti interiori ed esteriori»;
per estensione s’intende: «Il complesso degli atti esteriori, delle cerimonie,
delle usanze con cui questo onore viene tributato» [Aldo Gabrielli, «Culto»,
Grande Dizionario Italiano (Hoepli)].
Ogni assemblea locale ha il proprio tipo di culto. Ecco alcune variazioni
sul tema; è un semplice elenco, che non è completo e non vuole accreditare o
screditare, ma solo descrivere.
■ In alcune comunità esso è formale, con l’intento di esprimere una particolare
solennità mediante specifiche gestualità e ritualità.
■ In altre chiese il culto è molto vivace e, a tratti, informale.
■ Ci sono assemblee, dove non si sente volare una mosca, tanto sono umanamente
asettiche; e ogni credente è in contemplazione per sé, quasi che gli altri non
ci fossero.
■ Ci sono altre assemblee, in cui lo stridore degli strumenti musicali a tutto
volume fa continua violenza ai timpani; la fine del culto viene vissuta come una
liberazione.
■ In altre ancora sembra di essere in un vespaio per il continuo brusio, o in un
mercato per le voci confuse, che si sentono.
■ Per non parlare di quelle comunità, in cui si preferisce più solleticare la
ragione mediante stimolanti predicazioni e interessanti dibattiti, invece di
adorare il Signore.
■ In alcune chiese i credenti sono più che altro spettatori di quanto avviene
sul palco, visto che è gestito tutto da un gruppo musicale, da un intrattenitore
e/o da un predicatore.
■ In altre sembra di stare a uno show o a un corso di terapia di gruppo; e tutto
ciò che afferma, in modo frequente e sempre più forte, chi sta sul palco
(pastore, worship leader, ecc.), incalzando gli astanti, viene ripetuto dalla
platea, imitando gli umori e i toni di chi sta sul pulpito.
■ In altre ancora più che a un culto sembra di essere in una discoteca
cristianizzata, in cui «decoro e ordine» (1 Cor 14,40) sono termini disusati.
■ Poi, ci sono chiese, in cui viene ripetuto lo stesso lungo rituale della «cena
del Signore», con la lettura e spiegazione più o meno dello stesso brano, tutto
con la stessa sequenza, gestualità, inni, preghiere, parole e così via, come se
fosse la stessa messa; tutto il resto diventa pressoché contorno a tale
cerimoniale.
■ Per non parlare di quelle comunità liberali, in cui c’è una grande discrepanza
fra devozione ed etica, visto che in esse in nome dell’amore (senza verità)
vengono tollerati stili di vita e comportamenti morali palesemente contrari ai
comandamenti di Cristo.
■ Poi ci sono quelle comunità massimaliste, in cui i credenti si comportano in
modo singolare rispetto alla vita comune, quindi alla vita subito dopo il culto;
per lo stretto periodo del culto, i generi vengono separati, le donne
completamente zittite, alcuni uomini fanno lunghe e interminabili preghiere, è
proibito accompagnare gli inni con la musica e uno dei conduttori o dei membri
ciba il resto dei credenti perlopiù con allegorie e applicazioni spirituali,
cavati a forza da un testo biblico.
■ A ciò si aggiungano quelle comunità, specialmente sudamericane, in cui le
donne la fanno da padrone; tutto è sentimento e «vogliamoci bene», come in una
terapia familiare di gruppo. Solo gli ordinamenti del NT e la verità sembrano
essere stati messi in soffitta.
■ Per non parlare di quelle comunità spiritualiste, in cui spesso non si sa se
si sta a un culto cristiano, a un rito tribale o a una cerimonia esoterica
cristianizzata.
■ Infine, ci sono assemblee, dove c’è una viva partecipazione dei membri,
sebbene ci sia «decoro e ordine»; qui l’adorazione di Dio e l’edificazione
fraterna vanno di pari passo.
Quanto al clima,
che si percepisce, e all’atteggiamento dei credenti, in alcune chiese sembra che
stanno andando a nozze, in altre a un funerale, in altre ancora allo stadio o in
discoteca.
In alcune chiese locali è tutto così «orizzontale» (umano, culturale,
sociale, ecc.), che gli aspetti verticali della devozione sembrano un opzione.
In altre comunità è tutto così «verticale» (solennità, ritualità, ecc.),
che gli aspetti orizzontali della devozione (comunione, edificazione,
incoraggiamento, esortazione, ecc.) sembrano i grandi sconosciuti o addirittura
aspetti indesiderati perché, come si ritiene, toglierebbero onore a Dio.
Eppure, se si parla con i credenti di tali comunità, essi pensano in genere che
proprio il loro culto corrisponda a quello delle chiese del NT; vale a
dire che le chiese del tempo degli apostoli si sarebbero incontrati nei tempi e
nelle maniere come loro, che avrebbero adorato, pregato e offerto il culto
proprio così, come oggigiorno fanno nel loro movimento e nella loro assemblea
locale. Perciò, chi devia in qualcosa da tale andamento cultuale
(liturgia, rituale, cerimoniale), basato sul consenso, viene considerato come
uno, che dà fastidio, è disordinato, è indecoroso, disonora il Signore e cose
simili.
2. DEVIAZIONI DAL CONSENSO CULTUALE?: Il
consenso è una grande potenza nella convivenza umana, anche quando si tratta
di una tradizione acquisita e di un’usanza discutibile. Quando qualcuno devia
minimamente da esso, si ritiene che questi sia un trasgressore di una norma
suprema. Questo può accadere nella società civile, ma anche nelle assemblee
cristiane.
Conosciamo assemblee, che occasionalmente visitiamo per comunione, che di
domenica hanno un culto in due parti. Nella prima parte hanno
l’adorazione con «cena del Signore»: qui non usano alcun strumento musicale,
tutto è formale e mesto nel cerimoniale, proprio come alla commemorazione di un
defunto. Nella seconda parte c’è un atro clima, più rilassato e meno formale; e
gli inni vengono accompagnati dalla musica. Ogni cambiamento nella «liturgia»,
se pur minimo, è stato sempre accompagnato da polemiche e doglie.
Ci sono comunità, che si sono divise sulla base dell’uso degli strumenti
musicali; ad esempio, nella denominazione «chiesa di Cristo» esistono
comunità strumentali e quelle non strumentali.
Alcune comunità si sono divise per accese discussioni sull’uso del «velo»
e della preghiera della donna; alcune non fanno pregare per nulla le
donne, altre solo nelle riunioni infrasettimanali e altre anche durante i culti
domenicali.
In alcune chiese guai a scalfire minimamente quel
cerimoniale accreditato da decenni di prassi sempre uguale. Guai a fare una
preghiera in più nel «punto X» del culto o a citare un inno in più nel «punto
Y». Guai a dare le notizie in un altro momento, a voler aggiungere alla
convenzione usuale una testimonianza, un pensiero o una riflessione. Ho raccolto
le testimonianze di alcuni, che sono stati rimproverati aspramente dai
conduttori perché sarebbero usciti, benché minimamente, dagli usuali schemi
cultuali.
3. ELEMENTI DEI CULTI NEL NT: Ecco alcuni
elementi dell’edificazione presente nei culti delle chiese del primo secolo: «Siate
ripieni dello Spirito,
parlandovi con salmi e inni e canzoni spirituali, cantando e salmeggiando
col cuor vostro al Signore» (Ef 6,18s). Sembra
quasi che qui si faceva a gara a parlarsi reciprocamente e a cantare per gli
altri vari tipi di espressioni canore spirituali, per edificare gli altri.
Penso che alla base di diversi problemi, che riguardano i culti odierni, ci sia
spesso una valutazione distorta di ciò, che dev’essere un culto. Riguardo alla
chiesa del primo secolo non troviamo nel NT un culto domenicale, né che
esso si differenziasse da altri tipi di incontri (in At 20,7 si trattata di
sabato sera dopo il tramonto). Le chiese a maggioranza gentile non conoscevano
giorni particolari da osservare, a differenza della chiese a maggioranza
giudaica, che si radunavano di sabato (cfr. Rm 14,5s). Le assemblee del primo
secolo erano «chiese in casa», dove tutto era familiare. Inoltre, i
credenti subivano allora vessazioni e persecuzioni, più o meno gravi a seconda
dei periodi. Essi si radunavano dove e quanto potevano. Le testimonianze di
scrittori antichi affermano che i cristiani si radunassero la sera dopo il
tramonto, ossia dopo aver terminato i loro lavori.
Non c’erano, quindi, distinzioni di riunioni secondo gli scopi (adorazione,
studio, preghiera, ecc.). L’altro aspetto riguarda gli
scopi dei culti. Nelle testimonianze, che abbiamo nel NT, troviamo in tali
riunioni di chiesa, sia elementi verticali (preghiera, adorazione, inni e
canti), sia aspetti orizzontali e cioè sia da parte di missionari e
conduttori (lettura pubblica della Scrittura [allora non c’erano molte Bibbie in
giro!], ammaestramento, esortazione, ecc.; 1 Tm 4,13; cfr. At 11,26; Gal 6,6;
Col 1,28), sia nella reciprocità dei credenti (ammaestramento ed edificazione
degli uni mediante gli altri, testimonianze, proclamazioni esortative spontanee
e così via; Col 3,16).
|
|
Ecco alcuni elementi della comunione cultuale ed
esistenziale dei credenti al tempo del NT. L’accoglienza e l’inclusione degli
uni da parte degli altri era un elemento importante (Rm 15,7), così pure il
saluto affettuoso (Rm 16,16; 1 Cor 16,20; 2 Cor 13,12; 1 Pt 5,14; il «santo
bacio» o «bacio d’amore» era dato secondo i
generi), l’aspettarsi reciprocamente per le agapi (1
Cor 11,33), il portate reciprocamente i pesi (Gal 6,2), la vicendevole
consolazione (1 Ts 4,18; 1 Ts 5,11 + edificazione), l’esortazione reciproca (Eb
3,13), l’incitamento a praticare l’amore e le buone opere (Eb 10,24), la
confessione dei peccati a chi si è offeso e l’intercessione di quest’ultimo per
il reo (Gcm 5,16), l’ospitalità vicendevole (1 Pt 4,9 i raduni avvenivano nelle
case), e altre cose ancora (Ef 4,2.32; 5,21; Col 3,12s). |
Molte di queste
espressioni avvenivano normalmente durante gli incontri, che non avevano molta
differenziazione. In genere le comunità erano piccole e il clima era
familiare, fraterno e affettuoso. Perciò, non si stava a colare il moscerino,
per farlo apparire un cammello. Fra casa e chiesa (vita comune e d’assemblea)
non c’era molta differenza.
Quindi, dinanzi al fatto che, al tempo del NT, nel culto c’erano così tanti
elementi insieme (verticali e orizzontali), se qualcuno affermasse che esso
toglieva qualcosa a Dio, mostrerebbe soltanto la poca conoscenza dei culti
nelle chiese al tempo degli apostoli. Una tale concezione non partirebbe da
un’attenta analisi di ciò, che ricorre effettivamente nel NT, ma dalle proprie
opinioni di ciò, che dovrebbe essere un culto legittimo oggi.
4. ASPETTI CONCLUSIVI: Termino, aggiungendo
soltanto la seguente riflessione, stimolata da quanto mi ha mandato
qualcuno. In alcune chiese si mira molto a una bella corale, a musiche di
sottofondo che emozionino, a presentazioni con video, PowerPoint e cose simili,
quindi a tutto ciò che fa colpo, se non spettacolo. Tutto ciò deve servire a
dare una bella immagine di sé quale comunità funzionante e magari per
fare bella figura agli occhi degli ospiti occasionali e delle altre chiese.
Perciò, si cura giustamente l’accoglienza, il servizio d’ordine e il parcheggio.
Il messaggio del predicatore dev’essere sempre impeccabile. Purtroppo, ciò che
potrebbe essere trascurato in alcune assemblee, riguarda proprio i
rapporti umani, l’amore fraterno e la comprensione reciproca. Perciò, a volte,
si creano tensioni e problematiche per un presunto pelo nell’uovo, quando
il cerimoniale viene appena incrinato. In tali circostanze basterebbe
effettivamente poco per risolvere questioni dalla dimensione di una
pulce, prima che vengano fatti diventare elefanti. In tali casi, basterebbe che
uno dei conduttori chiamasse un tale credente in disparte, e che con tono
fraterno gli chiedesse il motivo perché abbia fatto questo o quello durante il
culto; poi potrebbe pacatamente spiegargli che nella loro comunità si preferisce
non fare una cosa del genere, spiegandone le ragioni. Ciò
eviterebbe inutili umiliazioni, irritazioni, dissensi, prove di forza e
successivi procedimenti disciplinari, in cui ci sentirebbe obbligati a mostrare
la propria presunta «autorità» di conduttore. Se poi a questo si aggiungesse la
disponibilità a riflettere e pregare ulteriormente su tale questione e sul modo
di svolgere il culto, ciò risulterebbe oltremodo salutare e balsamico; ciò
rafforzerebbe anche l’autorità spirituale del conduttore.
Forse anche voi lettori, stimolati da questo articolo, avete altri aspetti da
aggiungere, per completare il quadro biblico e quello odierno.
►
I culti oggi e quelli del NT? Parliamone {Nicola Martella} (T)
►
URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Culti-oggi_NT_Avv.htm
07-01-2015; Aggiornamento: 09-01-2015 |