Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dall’avvento alla parusia

 

Prassi di chiesa

 

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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I CULTI OGGI E QUELLI DEL NT

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Qui di seguito mettiamo a confronto i tipi di culti comunitari odierni con quelli, che si evincono dal NT. Nella religione per «culto» s’intende quanto segue: «Onore tributato alla divinità per mezzo di una serie di atti interiori ed esteriori»; per estensione s’intende: «Il complesso degli atti esteriori, delle cerimonie, delle usanze con cui questo onore viene tributato» [Aldo Gabrielli, «Culto», Grande Dizionario Italiano (Hoepli)].

     Ogni assemblea locale ha il proprio tipo di culto. Ecco alcune variazioni sul tema; è un semplice elenco, che non è completo e non vuole accreditare o screditare, ma solo descrivere.

     ■ In alcune comunità esso è formale, con l’intento di esprimere una particolare solennità mediante specifiche gestualità e ritualità.

     ■ In altre chiese il culto è molto vivace e, a tratti, informale.

     ■ Ci sono assemblee, dove non si sente volare una mosca, tanto sono umanamente asettiche; e ogni credente è in contemplazione per sé, quasi che gli altri non ci fossero.

     ■ Ci sono altre assemblee, in cui lo stridore degli strumenti musicali a tutto volume fa continua violenza ai timpani; la fine del culto viene vissuta come una liberazione.

     ■ In altre ancora sembra di essere in un vespaio per il continuo brusio, o in un mercato per le voci confuse, che si sentono.

     ■ Per non parlare di quelle comunità, in cui si preferisce più solleticare la ragione mediante stimolanti predicazioni e interessanti dibattiti, invece di adorare il Signore.

     ■ In alcune chiese i credenti sono più che altro spettatori di quanto avviene sul palco, visto che è gestito tutto da un gruppo musicale, da un intrattenitore e/o da un predicatore.

     ■ In altre sembra di stare a uno show o a un corso di terapia di gruppo; e tutto ciò che afferma, in modo frequente e sempre più forte, chi sta sul palco (pastore, worship leader, ecc.), incalzando gli astanti, viene ripetuto dalla platea, imitando gli umori e i toni di chi sta sul pulpito.

     ■ In altre ancora più che a un culto sembra di essere in una discoteca cristianizzata, in cui «decoro e ordine» (1 Cor 14,40) sono termini disusati.

     ■ Poi, ci sono chiese, in cui viene ripetuto lo stesso lungo rituale della «cena del Signore», con la lettura e spiegazione più o meno dello stesso brano, tutto con la stessa sequenza, gestualità, inni, preghiere, parole e così via, come se fosse la stessa messa; tutto il resto diventa pressoché contorno a tale cerimoniale.

     ■ Per non parlare di quelle comunità liberali, in cui c’è una grande discrepanza fra devozione ed etica, visto che in esse in nome dell’amore (senza verità) vengono tollerati stili di vita e comportamenti morali palesemente contrari ai comandamenti di Cristo.

     ■ Poi ci sono quelle comunità massimaliste, in cui i credenti si comportano in modo singolare rispetto alla vita comune, quindi alla vita subito dopo il culto; per lo stretto periodo del culto, i generi vengono separati, le donne completamente zittite, alcuni uomini fanno lunghe e interminabili preghiere, è proibito accompagnare gli inni con la musica e uno dei conduttori o dei membri ciba il resto dei credenti perlopiù con allegorie e applicazioni spirituali, cavati a forza da un testo biblico.

     ■ A ciò si aggiungano quelle comunità, specialmente sudamericane, in cui le donne la fanno da padrone; tutto è sentimento e «vogliamoci bene», come in una terapia familiare di gruppo. Solo gli ordinamenti del NT e la verità sembrano essere stati messi in soffitta.

     ■ Per non parlare di quelle comunità spiritualiste, in cui spesso non si sa se si sta a un culto cristiano, a un rito tribale o a una cerimonia esoterica cristianizzata.

     ■ Infine, ci sono assemblee, dove c’è una viva partecipazione dei membri, sebbene ci sia «decoro e ordine»; qui l’adorazione di Dio e l’edificazione fraterna vanno di pari passo.

 

Quanto al clima, che si percepisce, e all’atteggiamento dei credenti, in alcune chiese sembra che stanno andando a nozze, in altre a un funerale, in altre ancora allo stadio o in discoteca.

     In alcune chiese locali è tutto così «orizzontale» (umano, culturale, sociale, ecc.), che gli aspetti verticali della devozione sembrano un opzione. In altre comunità è tutto così «verticale» (solennità, ritualità, ecc.), che gli aspetti orizzontali della devozione (comunione, edificazione, incoraggiamento, esortazione, ecc.) sembrano i grandi sconosciuti o addirittura aspetti indesiderati perché, come si ritiene, toglierebbero onore a Dio.

     Eppure, se si parla con i credenti di tali comunità, essi pensano in genere che proprio il loro culto corrisponda a quello delle chiese del NT; vale a dire che le chiese del tempo degli apostoli si sarebbero incontrati nei tempi e nelle maniere come loro, che avrebbero adorato, pregato e offerto il culto proprio così, come oggigiorno fanno nel loro movimento e nella loro assemblea locale. Perciò, chi devia in qualcosa da tale andamento cultuale (liturgia, rituale, cerimoniale), basato sul consenso, viene considerato come uno, che dà fastidio, è disordinato, è indecoroso, disonora il Signore e cose simili.

 

 

2.  DEVIAZIONI DAL CONSENSO CULTUALE?: Il consenso è una grande potenza nella convivenza umana, anche quando si tratta di una tradizione acquisita e di un’usanza discutibile. Quando qualcuno devia minimamente da esso, si ritiene che questi sia un trasgressore di una norma suprema. Questo può accadere nella società civile, ma anche nelle assemblee cristiane.

     Conosciamo assemblee, che occasionalmente visitiamo per comunione, che di domenica hanno un culto in due parti. Nella prima parte hanno l’adorazione con «cena del Signore»: qui non usano alcun strumento musicale, tutto è formale e mesto nel cerimoniale, proprio come alla commemorazione di un defunto. Nella seconda parte c’è un atro clima, più rilassato e meno formale; e gli inni vengono accompagnati dalla musica. Ogni cambiamento nella «liturgia», se pur minimo, è stato sempre accompagnato da polemiche e doglie.

     Ci sono comunità, che si sono divise sulla base dell’uso degli strumenti musicali; ad esempio, nella denominazione «chiesa di Cristo» esistono comunità strumentali e quelle non strumentali.

     Alcune comunità si sono divise per accese discussioni sull’uso del «velo» e della preghiera della donna; alcune non fanno pregare per nulla le donne, altre solo nelle riunioni infrasettimanali e altre anche durante i culti domenicali.

     In alcune chiese guai a scalfire minimamente quel cerimoniale accreditato da decenni di prassi sempre uguale. Guai a fare una preghiera in più nel «punto X» del culto o a citare un inno in più nel «punto Y». Guai a dare le notizie in un altro momento, a voler aggiungere alla convenzione usuale una testimonianza, un pensiero o una riflessione. Ho raccolto le testimonianze di alcuni, che sono stati rimproverati aspramente dai conduttori perché sarebbero usciti, benché minimamente, dagli usuali schemi cultuali.

 

 

3.  ELEMENTI DEI CULTI NEL NT: Ecco alcuni elementi dell’edificazione presente nei culti delle chiese del primo secolo: «Siate ripieni dello Spirito, parlandovi con salmi e inni e canzoni spirituali, cantando e salmeggiando col cuor vostro al Signore» (Ef 6,18s). Sembra quasi che qui si faceva a gara a parlarsi reciprocamente e a cantare per gli altri vari tipi di espressioni canore spirituali, per edificare gli altri.

     Penso che alla base di diversi problemi, che riguardano i culti odierni, ci sia spesso una valutazione distorta di ciò, che dev’essere un culto. Riguardo alla chiesa del primo secolo non troviamo nel NT un culto domenicale, né che esso si differenziasse da altri tipi di incontri (in At 20,7 si trattata di sabato sera dopo il tramonto). Le chiese a maggioranza gentile non conoscevano giorni particolari da osservare, a differenza della chiese a maggioranza giudaica, che si radunavano di sabato (cfr. Rm 14,5s). Le assemblee del primo secolo erano «chiese in casa», dove tutto era familiare. Inoltre, i credenti subivano allora vessazioni e persecuzioni, più o meno gravi a seconda dei periodi. Essi si radunavano dove e quanto potevano. Le testimonianze di scrittori antichi affermano che i cristiani si radunassero la sera dopo il tramonto, ossia dopo aver terminato i loro lavori.

     Non c’erano, quindi, distinzioni di riunioni secondo gli scopi (adorazione, studio, preghiera, ecc.). L’altro aspetto riguarda gli scopi dei culti. Nelle testimonianze, che abbiamo nel NT, troviamo in tali riunioni di chiesa, sia elementi verticali (preghiera, adorazione, inni e canti), sia aspetti orizzontali e cioè sia da parte di missionari e conduttori (lettura pubblica della Scrittura [allora non c’erano molte Bibbie in giro!], ammaestramento, esortazione, ecc.; 1 Tm 4,13; cfr. At 11,26; Gal 6,6; Col 1,28), sia nella reciprocità dei credenti (ammaestramento ed edificazione degli uni mediante gli altri, testimonianze, proclamazioni esortative spontanee e così via; Col 3,16).

 

Ecco alcuni elementi della comunione cultuale ed esistenziale dei credenti al tempo del NT. L’accoglienza e l’inclusione degli uni da parte degli altri era un elemento importante (Rm 15,7), così pure il saluto affettuoso (Rm 16,16; 1 Cor 16,20; 2 Cor 13,12; 1 Pt 5,14; il «santo bacio» o «bacio d’amore» era dato secondo i generi), l’aspettarsi reciprocamente per le agapi (1 Cor 11,33), il portate reciprocamente i pesi (Gal 6,2), la vicendevole consolazione (1 Ts 4,18; 1 Ts 5,11 + edificazione), l’esortazione reciproca (Eb 3,13), l’incitamento a praticare l’amore e le buone opere (Eb 10,24), la confessione dei peccati a chi si è offeso e l’intercessione di quest’ultimo per il reo (Gcm 5,16), l’ospitalità vicendevole (1 Pt 4,9 i raduni avvenivano nelle case), e altre cose ancora (Ef 4,2.32; 5,21; Col 3,12s).

 

Molte di queste espressioni avvenivano normalmente durante gli incontri, che non avevano molta differenziazione. In genere le comunità erano piccole e il clima era familiare, fraterno e affettuoso. Perciò, non si stava a colare il moscerino, per farlo apparire un cammello. Fra casa e chiesa (vita comune e d’assemblea) non c’era molta differenza.

     Quindi, dinanzi al fatto che, al tempo del NT, nel culto c’erano così tanti elementi insieme (verticali e orizzontali), se qualcuno affermasse che esso toglieva qualcosa a Dio, mostrerebbe soltanto la poca conoscenza dei culti nelle chiese al tempo degli apostoli. Una tale concezione non partirebbe da un’attenta analisi di ciò, che ricorre effettivamente nel NT, ma dalle proprie opinioni di ciò, che dovrebbe essere un culto legittimo oggi.

 

 

4.  ASPETTI CONCLUSIVI: Termino, aggiungendo soltanto la seguente riflessione, stimolata da quanto mi ha mandato qualcuno. In alcune chiese si mira molto a una bella corale, a musiche di sottofondo che emozionino, a presentazioni con video, PowerPoint e cose simili, quindi a tutto ciò che fa colpo, se non spettacolo. Tutto ciò deve servire a dare una bella immagine di sé quale comunità funzionante e magari per fare bella figura agli occhi degli ospiti occasionali e delle altre chiese. Perciò, si cura giustamente l’accoglienza, il servizio d’ordine e il parcheggio. Il messaggio del predicatore dev’essere sempre impeccabile. Purtroppo, ciò che potrebbe essere trascurato in alcune assemblee, riguarda proprio i rapporti umani, l’amore fraterno e la comprensione reciproca. Perciò, a volte, si creano tensioni e problematiche per un presunto pelo nell’uovo, quando il cerimoniale viene appena incrinato. In tali circostanze basterebbe effettivamente poco per risolvere questioni dalla dimensione di una pulce, prima che vengano fatti diventare elefanti. In tali casi, basterebbe che uno dei conduttori chiamasse un tale credente in disparte, e che con tono fraterno gli chiedesse il motivo perché abbia fatto questo o quello durante il culto; poi potrebbe pacatamente spiegargli che nella loro comunità si preferisce non fare una cosa del genere, spiegandone le ragioni. Ciò eviterebbe inutili umiliazioni, irritazioni, dissensi, prove di forza e successivi procedimenti disciplinari, in cui ci sentirebbe obbligati a mostrare la propria presunta «autorità» di conduttore. Se poi a questo si aggiungesse la disponibilità a riflettere e pregare ulteriormente su tale questione e sul modo di svolgere il culto, ciò risulterebbe oltremodo salutare e balsamico; ciò rafforzerebbe anche l’autorità spirituale del conduttore.

     Forse anche voi lettori, stimolati da questo articolo, avete altri aspetti da aggiungere, per completare il quadro biblico e quello odierno.

 

I culti oggi e quelli del NT? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Culti-oggi_NT_Avv.htm

07-01-2015; Aggiornamento: 09-01-2015

 

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