1. LE QUESTIONI: Ciao
Nicola, spero che tu stia bene. Sono anziano della chiesa di ***, lettore dei
tuoi articoli.
Mi chiedo se puoi darmi una mano: abbiamo una coppia, che si è avvicinata alla
chiesa, trovandosi in una situazione di convivenza, e sono entrambi reduci da
divorzi. Lei è sicuramente convertita, su lui non ho ancora certezza. Invitati a
interrompere la convivenza, i due si sono sposati. La chiesa è un po’
in subbuglio per questo, perché alcuni dicono che era l’unica mossa giusta,
mentre altri dicono che dovevano semplicemente separarsi.
Abbiamo iniziato a studiare il caso in comunità. I due matrimoni precedenti
non sarebbero ricomponibili, a causa della indisponibilità degli interessati (e
anche i rispettivi ex-coniugi sono ormai impegnati in altri rapporti). Entrambi
i nostri amici testimoniano di essere stati più vittime che autori dei loro
divorzi. Se le cose stanno così, convertendosi dovrebbero avere una nuova
vita che escluda anche i vecchi legami, ormai rotti, e le vecchie esperienze,
no?
Ma alcuni credenti obiettano che non potevano comunque sposarsi, perché per Dio
i loro precedenti matrimoni sono tuttora validi, in quanto nessun uomo
può rompere ciò, che Dio ha unito. E mi chiedono: in base a quali versetti
biblici si può sostenere che i loro primi matrimoni sono rotti anche agli
occhi di Dio, per cui potrebbero passare a nuove nozze con la sua
approvazione? Su questo mi trovo in panne, perché non conosco neanche un
versetto, che sostenga esattamente questo. Tu conosci l’argomento sicuramente
meglio di me, potresti darmi un aiuto? Grazie, il Signore ti benedica. Un
abbraccio... {Alessio Pisano (ps.); 11-01-2010}
2. ALCUNE RISPOSTE: Conosco
casi del genere, per esperienza diretta e per cura pastorale a distanza. Anni
fa, ho scritto un libro proprio su tali questioni, trattando tutti i brani
dall’ebraico e dal greco, ma non ha mai visto la luce editoriale a causa
finanziaria. Mi sono anche documentato un po’ su tale specifico caso per poter
dire qualcosa di concreto.
Inquadriamo i
casi del genere
In un caso del genere nella nostra comunità, in cui i soggetti (lei
convertita e lui no) convivevano oramai da 10 anni, prima che lei si avvicinasse
al Signore, abbiamo posto come condizione dell’accettazione di lei per il
battesimo e per la comunione che si sposassero civilmente. Lei in un paio di
settimane era già sposata civilmente. La base biblica è la seguente in
estrema sintesi.
■ Il
matrimonio non è un sacramento, ma un patto. Per ogni questione ci sono
nella Bibbia la norma generale e le eccezioni (cfr. Mt 5,32; 19,9).
■ Dio
stesso, quale legislatore, in Deuteronomio 24 previde la possibilità del
divorzio per alcuni casi in Israele. Gesù non invalidò tale principio, ma
lo ricondusse all’origine: solo per morivi di porneia «lussuria,
fornicazione, prostituzione»; in quel contesto era ovvio che chi mandava via la
moglie per porneia, avesse la libertà di risposarsi. E questo tanto più
perché in quella cultura per fornicazione e adulterio c’era la pena di morte. In
Matteo 5,32 non si parla neppure di fornicazione praticata, ma già solo
di un logos porneias «parola di lussuria»; ciò corrispondeva a
Deuteronomio 24,1, dove «qualcosa di vergognoso», come è riportato nelle nostre
traduzioni, è letteralmente ’ërwat dābār «nudità di una parola [o cosa]»,
ossia una «parola / un fatto di nudità»; ossia si trattava probabilmente già
solo di un linguaggio e o di atteggiamento licenzioso! Lo stesso dicasi di
Matteo 19,9 in alcuni manoscritti.
■ «Se qualcuno è in Cristo, egli è una nuova creazione; il vecchio è
passato, ecco è diventato nuovo» (2 Cor 5,17). Questo vale per tutti e per
tutto, senza che paolo facesse eccezioni.
■ «In ciò che ognuno fu chiamato, fratelli, in questo rimanga dinanzi a Dio…
Sei tu legato [= sposato] a una donna? Non cercare d’esserne sciolto [=
divorziato]. Sei tu sciolto [= divorziato] da donna? Non cercare donna.
Se però prendi una donna, non pecchi;
e se una vergine si marita, non pecca; ma tali persone avranno tribolazione
nella carne, e io vorrei risparmiarvela» (1 Cor 7,24.27s). Legare e
sciogliere erano termini tecnici del diritto matrimoniale rispettivamente per
sposare e divorziare.
Sulla base di tale
breve rappresentazione biblica, noi abbiamo suggerito di mettere le cose a
posto dinanzi a Dio e agli uomini; tanto più che i precedenti coniugi erano
in altri legami di convivenza o matrimoniali da un decennio e avevano oramai una
prole. Questo è ciò che suggerisco a chi mi chiede consiglio in merito,
siano essi conduttori di chiesa, che devono affrontare cose del genere, oppure
credenti, che si trovano in tale problema.
Inoltre, chi vuole ricomporre vecchi matrimoni, ammesso che ciò sia mai
possibile, dopo che una è stata di un altro (e viceversa), dovrebbe sapere che
ciò per Deuteronomio 24,4 non è solo peccato, ma un abominio che macchia di
peccato il paese.
Buona notizia e
coerenza
Mi chiedo inoltre quanto segue. Premesso che io non condivido le convinzioni
e la linea seguita in tale chiesa e da tali conduttori, non posso che rispettare
le loro convinzioni. Pongo però una questione di coerenza. Se tale coppia
si fosse risposata prima di convertirsi, che cosa avrebbero fatto in tale
comunità? I conduttori hanno detto fin dal principio che cosa pensavano nel
merito della loro relazione, ossia: «Se vuoi / volete accettare il Signore,
dovete separarvi per sempre?». Se i conduttori hanno condotto a Cristo uno dei
due o ambedue e hanno tollerato la loro convivenza per mesi, se non per anni,
essi sono colpevoli, secondo il loro stesso principio, essendo stati cattivi
maestri. Venendo fuori con tale storia, dopo mesi o anni, oltre a portare
afflizione in tale coppia e nella chiesa, essi portano discredito a se stessi,
essendo stati
incoerenti.
Quando tale
donna nella nostra comunità ci frequentava da un po’ e posi la questione
della sua conversione, io feci subito riferimento alla sua convivenza e posi la
questione come impedimento alla rigenerazione mediante lo Spirito Santo, visto
che lei desiderava convertirsi, ma non riusciva. Dopo averle presentato quello,
che riteniamo sia il consiglio di Dio (la convivenza non è un matrimonio),
ponemmo subito la questione dell’amore per Dio, che si esprime nella
sottomissione a Lui e nell’ubbidienza della fede. Lo Spirito Santo rigenera
soltanto persone disposte a ravvedersi e a mutare vita. La ponemmo quindi
dinanzi a questa scelta: o ti separi dal tuo compagno o ti sposi con lui
(egli lo chiedeva da anni a lei). Come detto, essi si sposarono civilmente dopo
un paio di settimane. Ciò corrispondeva al nostro convincimento.
Il ferro
o si batte quand’è caldo o non si batte più, a meno che non si creino tante
sofferenze e disperazione. A parere nostro è illogico predicare che Gesù rende
liberi, nella situazione in cui ci si trova e, subito dopo, si pretende di
mettere sui neofiti immani pesi, gioghi e catene. Il massimalismo creerà
sempre e solo prigioni mentali ed esistenziali, il che è un danno per l’Evangelo
stesso. Il Signore ci libera nella situazione, in cui ci troviamo al momento
della conversione; è in essa che ci rende una «nuova creazione», condonando
il passato e iniziando un nuovo capitolo. Dio fa cadere in prescrizione
il passato nel momento della conversione: «Non sapete voi che gli ingiusti
non erediteranno il regno di Dio? Non v’illudete; né i fornicatori, né gli
idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti, né i ladri, né gli
avari, né gli ubriachi, né gli oltraggiatori, né i rapaci erediteranno il regno
di Dio. E tali eravate alcuni; ma siete stati lavati, ma siete
stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signor Gesù
Cristo, e mediante lo Spirito del Dio nostro» (1 Cor 6,9ss). Non si capisce
perché 2 Corinzi 5,17 dev’essere una buona notizia per tutte queste categorie,
tranne che per adulteri, conviventi e divorziati.
È veramente singolare che l’Evangelo, ossia la «buona notizia» per i
peccatori, diventi subito una cattiva notizia per alcune categorie di persone
particolari. I credenti dell’antico patto facevano questa esperienza: «Tu ti
sei gettato dietro alle spalle tutti i miei peccati» (Is 38,17). Ciò
valse anche per l’adultero e omicida Davide (Sal 51), il quale poté cantare: «Beato
colui la cui trasgressione e rimessa e il cui peccato è coperto! Beato l’uomo a
cui l’Eterno non imputa l’iniquità…» (Sal 32,1s). Evidentemente ci sono
credenti oggigiorno, che vogliono essere più giusti di Dio.
Che faranno tali conduttori, quando cose del genere accadranno proprio nella
loro famiglia? L’esperienza mostra che in molti casi essi si rivelano allora
molto più comprensivi, specialmente verso i propri figli e nipoti. E questo
riguarda anche chi ha scritto famosi libri in merito con posizioni di
intransigenza… Di là dalle proprie convinzioni, la coerenza è richiesta.
►
Conversione di conviventi divorziati? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Convers_conviv_divorz_S&A.htm
15-01-2011; Aggiornamento: 04-03-2011 |