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La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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ANNO NUOVO, VITA VECCHIA?

 

 di Nicola Martella

 

Capodanno è una convenzione

     Il passaggio da un anno all’altro è un aspetto culturale e psicologico. Di per sé il tempo scorre senza ostacoli e senza interruzione nella sua continuità. In realtà l’anno gregoriano, ossia quello civile occidentale, non corrisponde a nessun evento cosmico di rilievo; neppure i mesi dipendono dalla Luna, visto che non sono mesi lunari. Il ritmo settimanale di sei giorni lavorativi più uno di riposo, di là dalla sua positività, è un prodotto della convenzione sociale legato in origine alla religione; a differenza dell’occidente, altrove il giorno di riposo è un altro (sabato in Israele; venerdì nei Paesi islamici) e ci sono popoli che non conoscono nessun giorno speciale.

 

Varietà del capodanno nel mondo

     Il capodanno è legato alla cultura di un popolo. In occidente ci vollero secoli di omologazione per arrivare a una data comune, visto che ogni città, staterello, zona culturale o nazione aveva la sua convenzione. Sebbene l’anno occidentale secondo il calendario gregoriano si sia imposto come misura convenzionale in molti Paesi del mondo, pure ogni cultura ha un suo inizio d’anno legato alla religione, o all’astronomia o ad altri fattori storico-culturali. I tempi più ricorrenti nelle altre culture per l’inizio di un nuovo anno sono i mesi che vanno da gennaio ad aprile oppure il mese di settembre (p.es. Israele, Etiopia); gli indù festeggiano il loro capodanno a metà novembre, mentre gli antichi Inca (e i loro moderni discendenti) hanno come data il 24 giugno. Eccezione fa il capodanno islamico, che è mobile rispetto al calendario gregoriano, a causa dell’anno lunisolare, che è più breve rispetto a quello solare; lo stesso dicasi del calendario cinese, anch’esso lunisolare, ma qui il capodanno è limitato solo fra il 21 gennaio e il 19 febbraio del calendario gregoriano. Anche nel cristianesimo bisogna osservare che alcune chiese ortodosse, seguendo esse il calendario giuliano, celebrano l’inizio dell’anno liturgico nel giorno, che corrisponde al 14 gennaio del calendario gregoriano.

 

Vari inizi d’anno in Italia

     Sebbene l’anno civile sia l’anno convenzionale, ci sono vari altri «anni» che cominciano in altri periodi dell’anno gregoriano. Ad esempio, l’anno scolastico inizia a settembre e termina in genere a giugno. L’inaugurazione dell’anno giudiziario 2010 si è avuta il 29 gennaio; per quanto ho capito, però, i periodi vanno dal 1° luglio di un anno al 30 giugno del prossimo. L’anno fiscale o anno finanziario coincide normalmente, dal 1965 in poi, con l’anno solare; tuttavia, sul piano amministrativo (p.es. per le tasse) esso comincia il 1º luglio di un anno e termina il 30 giugno dell’anno successivo.

 

Propositi d’inizio d’anno

     Abbiamo detto che il tempo è un continuum, e l’inizio d’anno è una cesura culturale e psicologica in tale flusso. All’inizio dell’anno si fanno tanti propositi, diversi piani, alcuni scrivono vari fogli per fare il punto della situazione nella loro vita. Le buone intenzioni non mancano. Per molte persone sarà proprio tale corrente del tempo a insabbiare i tanti propositi, e i progetti per migliorare la propria vita finiranno a ingiallire in un cassetto. Sono pochi coloro che, a fine d’anno, saranno abbastanza coraggiosi di cercare i piani esistenziali d’inizio d’anno, per fare un bilancio. Saranno troppo occupati a formulare nuovi propositi.

 

Evoluzione o rivoluzione?

     Per alcuni aspetti del carattere i modi per cambiare possono effettivamente passare per un processo lento, ma costante. Riguardo alle varie dipendenze (da cibo, da alcool, da gioco, ecc.) spesso è vincente la terapia del mutamento radicale con annesso superamento della crisi d’astinenza; chi arriva alla fine del tunnel, è spesso libero.

     Gesù non voleva essere considerato uno dei tanti rabbini, che aggiungeva i suoi precetti a quelli già esistenti. Infatti, la giungla delle convenzioni religiose era oramai impenetrabile e abbracciava ogni aspetto dell’esistenza con una regola. Egli non voleva mettere una pezza nuova su un vestito vecchio; né intendeva mettere il vino nuovo del regno di Dio nei vecchi otri del giudaismo. Tale strappo si fa peggiore e tali otri si rompono, creando in ambedue i casi un grave danno (Mt 9,16s).

     Quello, che Gesù proponeva ai Giudei del suo tempo, abituati a vivere sotto il giogo del «precetto dopo precetto», era un mutamento radicale: «Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi… Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi» (Gv 8,32s.36).

     Gesù non era uno dei tanti rabbini, ma era colui, che conosceva appieno il Padre e poteva rivelarlo proprio a quei Giudei travagliati e aggravati dai precetti dei rabbini. Proprio a loro rivolgeva l’invito a venire da Lui per ricevere il riposo alle anime loro. Egli non era come gli altri rabbini, che poneva precetti sulle spalle dei fedeli, senza che essi stessi li toccassero solo con un dito (Lc 11,46). Essi potevano imparare da Gesù, essendo Egli mansueto e umile di cuore. Perciò, il giogo, che Egli offriva ai suoi seguaci, lo considerava dolce, un carico leggero (Mt 11,27-30).

     Per questo motivo, Gesù col rabbino Nicodemo non si mise a discutere sui precetti migliori, ma senza mezzi termini gli fece presente che un vero cambiamento passa per un rinnovamento della vita tale, che poteva essere paragonato a una rinascita. Si tratta di una generazione dall’alto, ossia da Dio mediante il suo Spirito (Gv 3,1-8).

 

Il bruco e la farfalla

     La larva o il bruco, dopo il processo di metamorfosi o trasformazione nella crisalide, può condurre finalmente una vita da farfalla, volando alto. Similmente, chi è stato rigenerato spiritualmente e moralmente dal Signore, può smettere una vita terra-terra e vivere nel rinnovamento; ciò non è possibile senza il coinvolgimento del corpo e senza prendere distanze dalla cultura del mondo. Paolo esortava così i credenti romani: «Io vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; il che è il vostro culto razionale. E non siate conformi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento del senno, affinché siate in grado di provare quale sia la volontà di Dio: quella buona e gradita e perfetta» (Rm 12,1s).

     Il credente, che vuole un rinnovamento esistenziale, non può prescindere dal fare scelte di sistema nella vita concreta: o la carne o lo spirito, o ciò che è dettato dagli istinti o ciò che proviene dalla nuova natura; al riguardo bisogna dismettere i vecchi abiti (o abitudini) e rivestire i nuovi. «Avete imparato, per quanto concerne la vostra condotta di prima, a spogliarvi del vecchio uomo, che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente, e a rivestire l’uomo nuovo, che è creato all’immagine di Dio nella giustizia e nella santità, che procedono dalla verità» (Ef 4,22ss).

 

Anno nuovo, vita nuova?

     Bisogna decidere fra una vita da larva o da bruco e una da farfalla, se strisciare a terra o se volare alto con la fede. L’anno sarà pure nuovo e nuovi i propositi, ma per i non-credenti e i credenti carnali nulla cambia, se vorranno continuare a vivere secondo la caparbietà del loro cuore. L’anno sarà certamente nuovo per chi vorrà viverlo da nuova creazione. «Se qualcuno è in Cristo, egli è una nuova creazione; il vecchio è passato, ecco è diventato nuovo» (2 Cor 5,17).

     All’inizio di un nuovo anno bisogna purificarsi dal vecchio lievito (malizia, malvagità), che si è accumulato durante l’anno passato, e vivere da nuova pasta quanto a sincerità e verità (1 Cor 5,7s).

     Comunque saranno le circostanze esterne, chi ha una meta eterna e si protende quotidianamente verso di essa, identificandosi con i privilegi e le sofferenze legate alla vita in Cristo, potrà vivere veramente una vita di rinnovamento. Il carcerato Paolo affermava in proposito: «Che io possa conoscere Cristo e la potenza della sua risurrezione e la comunione delle sue sofferenze, essendo reso conforme a lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti. Non che io lo abbia già afferrato o sia già giunto alla perfezione; ma [lo] inseguo, semmai io possa afferrarlo, al quale riguardo anch’io sono afferrato da Cristo Gesù» (Fil 3,10ss). Con tali premesse egli si protendeva verso il premio, «dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno dinanzi, proseguo il corso verso la mèta per ottenere il premio della superiore chiamata di Dio in Cristo Gesù» (vv. 13s).

     Chi vive per una meta, adegua di corrispondenza la sua vita.

 

Come ben riuscire di anno in anno {Nicola Martella} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Anno-nuovo_vita-vecchia_EnB.htm

29-12-2010; Aggiornamento: 30-12-2010

 

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