Quand’ero ragazzo,
sentivo gli adulti che occasionalmente minacciavano di fare assolutamente una
certa cosa, usando una simile formula di imprecazione: «Quant’è vera la morte
[o l’ora della morte], se non fai subito questo, allora…». La morte o l’ora
della sua venuta era, quindi, ritenuta assolutamente certa, tanto da poterla
prendere come termine di paragone.
Nella Bibbia ci sono esempi storici, in cui le persone furono avvisate da
Dio che stavano, lì per lì, per morire. Classico è il caso di Mosè, l’uomo di
Dio, a cui l’Eterno disse: «Tu morrai sul monte sul quale stai per salire, e
sarai riunito al tuo popolo, come Aaronne tuo fratello è morto sul monte di Hor
ed è stato riunito al suo popolo» (Dt 32,50). C’è anche da menzionare il
caso del re Ezechia, a cui fu mandato il profeta Isaia, per dirgli: «Così
parla l’Eterno: “Metti ordine alla tua casa; perché tu morirai e non guarirai”»
(2 Re 20,1; Is 38,1).
Ci sono, però, casi in cui
gli uomini stanno facendo grandi progetti, quando Dio decide che è arrivata
la loro ora, ed essa li coglie improvvisamente, senza che essi si sono
ravveduti dalle loro opere malvagie. Classico è qui l’esempio di una
similitudine riportata da Gesù. Un ricco proprietario terriero faceva grandi
progetti per espandere le sue attività e diceva in cuor suo: «Anima, tu hai
molti beni riposti per molti anni; riposati, mangia, bevi, godi»
(Lc 12,18s). Dio, invece, decise diversamente: «Ma Dio gli disse:
“Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata; e quel che hai
preparato, di chi sarà?”» (v. 20).
Certo, si può credere di avere una marcia in più, un asso nella manica. Si può
pensare di poter vivere a proprio piacimento, per poi ravvedersi in
extremis, agli sgoccioli della propria vita. È una folle illusione. La
morte può arrivare, quando meno la si aspetta, improvvisamente o quando tutte le
cose sembrano andare alla grande. Oppure essa può essere più veloce delle
intenzioni umane e può falciare la vita appena un attimo primo che ci si possa
ravvedere di cuore dinanzi a Dio. «In un attimo, essi
muoiono; nel cuore della notte, la gente del popolo è scossa e scompare, i
potenti sono portati via, senza mano d’uomo» (Gb
34,20). Un attimo dopo, è già troppo tardi e ci si trova irrimediabilmente nel
destino eterno. È meglio non sfidare la morte e voler gareggiare con essa!
Già la sapienza sentenziava:
«Quando un empio muore, la sua speranza perisce, e l’attesa degli empi
è annientata» (Pr 11,7). Certo, Dio non trova
piacere che l’empio muoia nella sua iniquità e si danni l’anima. Infatti,
Egli dice: «Provo io forse piacere se l’empio muore? dice il Signore,
l’Eterno. Non ne provo piuttosto quand’egli si converte dalle sue vie e vive?»
(Ez 18,23).
Per questo, nella Bibbia si
indica sempre
l’oggi come il momento delle scelte risolutive per la propria salvezza. «Oggi,
se udite la sua voce, non indurite il vostro cuore»
(Sal 95,8; Eb 3,7.15; 4,7). Dio ha piacere di dire: «“Ti ho esaudito nel
tempo favorevole, e ti ho soccorso nel giorno della salvezza”. Eccolo,
ora, il tempo favorevole; eccolo, ora, il giorno della salvezza» (2 Cor
6,2). Gesù si rallegra, quando può dire, come nel caso di Zaccheo: «Oggi,
la salvezza è entrata in questa casa, poiché anche questo è figlio
d’Abramo: poiché il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era
perduto» (Lc 19,9s).
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I contributi sul tema ▲
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1. {Pietro
Calenzo}
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Il Signore non prova diletto nella morte degli empi. Il domani non ci
appartiene. Il ricco stolto pensava di programmare il suo futuro, ma il domani
non gli apparteneva. Persino il dopo, a volte, può essere troppo tardi.
Per il credente
tale pellegrinaggio terreno deve essere subordinato alla volontà di Dio. Non
giova a nulla vivere, se la nostra vita non è sotto la signoria di Cristo Gesù.
Il cieco non si rende conto di altre realtà, che lo circondano; cosi è di
coloro, che sono ciechi per la natura del peccato. Cosi, l’uomo naturale si
ricorda della propria caducità solamente, quando qualche caro scompare, e
si fa di tutto per non pensarci più. Poi il domani diventa improvvisamente il
presente, preludio di un futuro eterno. È cosa dolce agli occhi del
Signore la morte dei suoi santi, e saremo sempre con il Signore. Morte, o
morte, dov’è il tuo dardo; la morte è stata sommersa nella vita, e quella tomba
vuota del Messia è il pegno e la garanzia della nostra vita eterna in Gesù, il
Cristo vivente.
{29-04-2013}
2. {Edoardo
Piacentini}
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Amen! «State attenti, fratelli, che talora non vi sia in alcuno di voi un
malvagio
cuore incredulo, che si allontani dal Dio vivente, ma esortatevi a
vicenda ogni giorno, finché si dice: “Oggi”, perché nessuno di voi sia indurito
per l’inganno del peccato. Noi infatti siamo divenuti partecipi di Cristo, a
condizione che riteniamo
ferma fino alla fine la fiducia che avevamo al principio» (Ebrei
3,12-14). {01-05-2013}
3. {Gianpirro
Venturini}
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La morte è il «salario del peccato», e
il tempo della morte dell’uomo è nelle mani di Dio. La salvezza procurata
da Gesù è produttrice di speranza nella resurrezione a «vita eterna». Gesù
disse: «Chi ama la sua vita, la perderà», per avvertirci che oltre la
vita presente, in questo corpo, esiste una realtà di vita in un altro corpo: la
sua resurrezione ne è stata la dimostrazione. Chi crede in Gesù risorto,
vivrà in un corpo nuovo. In questo modo la morte fisica non fa più paura
a chi crede! {02-05-2013}
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Morte_prima_Esc.htm
28-04-2013; Aggiornamento: 05-05-2013 |