1. INTRODUZIONE: Capita spesso ad ognuno di
noi di discutere con persone appartenenti a culture o religioni diverse dalla
nostra e ci battiamo, molto spesso invano, per cercare di mostrare concretamente
che le peculiarità del cristianesimo lo pongono al di fuori di tutte le altre
religioni, rendendolo il solo depositario della verità. Ciò è senz’altro vero su
molti aspetti fondamentali, ma può anche succedere che su molti argomenti ci sia
la possibilità che anche altre culture siano vicine alla verità: non
accorgendoci di questo fatto, rischiamo di arroccarci su posizioni
intransigenti, anche per questioni che non richiederebbero tale rigidità.
Il
nostro errore, molto spesso, è quello di voler dimostrare razionalmente che
quello che facciamo si discosta completamente da ogni paragone, dimenticando
che, nella società post-moderna in cui viviamo, in cui la tendenza è quella di
cercare i punti comuni anziché le diversità, tale rigore ci crea degli ostacoli
insormontabili per la testimonianza: quindi, giusto rimanere fermi su ciò che è
fondamentale, ma cerchiamo di essere sobri su ciò che non lo è!
Tra
l’altro, capita spesso che nelle discussioni dimentichiamo di porci nei panni
del nostro interlocutore e di vedere ciò che lui veramente vede del «nostro»
cristianesimo, con le «lenti» della sua cultura. Molto spesso dimentichiamo che
molte delle pratiche, molta terminologia, e una gran parte dei nostri riti, nei
quali purtroppo molto spesso trasformiamo le nostre riunioni, possono essere
difficili da comprendere in profondità da un osservatore esterno, che non abbia
in sé la fede che noi professiamo.
Un
esempio di ciò è il battesimo: in che cosa si differenzia da un rito di
passaggio simile ad altri? Cosa lo rende unico? Per quali caratteristiche,
invece, può essere confuso con altri riti di altre realtà? Questo articolo, non
vuole essere un brano di apologia e di difesa, ma vuole mostrare semplicemente
come molto spesso ci trinceriamo dietro a definizioni e a luoghi comuni, che ci
rendono a volte insicuri su ciò che crediamo e inavvicinabili da chi non conosce
l’Evangelo. Mi auguro che queste semplici riflessioni facciano un po’ di luce
sulla vera funzione del battesimo, paragonandolo a pratiche sostanzialmente
simili di altri gruppi, in modo che il nostro atteggiamento sia il più possibile
utile per noi e per i nostri interlocutori.
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2. RITI DI INIZIAZIONE
2.1. DEFINIZIONE: Con questo termine, estremamente
generico, che non vuole essere esaustivo, intendo «l’insieme dei riti e delle
prove attraverso le quali si è ammessi a un culto religioso, in una società
segreta e simili». Dalla semplice definizione, facendo una piccola ricerca nella
nostra memoria, ci accorgiamo come tali pratiche siano presenti in ogni gruppo o
associazione: dalla banda di quartiere al clan massonico; dalle religioni
primitive alle grandi professioni di fede mondiali; dai piccoli villaggi alle
grandi città.
2.2. ESEMPI: Cercherò in questo paragrafo di
mostrare alcune pratiche che possiamo, molto approssimativamente, associare
nell’ambito dei riti di iniziazione.
2.2.1. CIRCONCISIONE E BAR-MITZVAH EBREI: Nella cultura ebraica, il bimbo, al suo ottavo giorno di
vita, viene circonciso da un mohel, una persona preparata e autorizzata a
tale compito come prescritto in Genesi 17,11-14: «Sarete circoncisi; questo
sarà un segno del patto fra me e voi. All’età di otto giorni, ogni maschio sarà
circonciso tra di voi, di generazione in generazione: tanto quello nato in casa,
quanto quello comprato con denaro da qualunque straniero e che non sia della tua
discendenza. Quello nato in casa tua e quello comprato con denaro dovrà essere
circonciso; il mio patto nella vostra carne sarà un patto perenne.
L’incirconciso, il maschio che non sarà stato circonciso nella carne del suo
prepuzio, sarà tolto via dalla sua gente: egli avrà violato il mio patto».
È
durante questa occasione che il bimbo riceve il suo nome ebraico. All’età di
tredici anni, il giovane diventa bar-mitzvah, ossia figlio del
comandamento, legge per la prima volta un brano della Torà nella Sinagoga ed
entra a far parte della comunità, diventando una persona responsabile, che deve
adempiere a tutti i doveri giudaici.
2.2.2. BATTESIMO CATTOLICO: Secondo il catechismo cattolico, questo atto è il sacramento
per il quale un bimbo nato in una famiglia cattolica o un convertito adulto
entra a far parte della chiesa e può aspirare, da questo momento, ad entrare in
paradiso, altrimenti impossibile. Questo rito è composto di tre parti
essenziali:
■ I
riti preparatori, durante i quali i genitori si assumono il compito di educare
il bambino nella fede e nell’osservanza dei comandamenti divini. In questa fase
il bimbo viene unto con l’olio, simbolo dello Spirito Santo.
■ La
parte centrale, che consiste nella benedizione dell’acqua, la quale viene
interpretata quale strumento di purificazione, in riferimento a molti passaggi
biblici nei quali Dio ha usato tale mezzo come lavacro. Dopo la benedizione si
passa al vero e proprio battesimo che avviene per lo più per aspersione.
■ I
riti conclusivi, che includono l’imposizione della veste candida e la consegna
di un cero acceso, come simboli che dimostrano di aver ricevuto una nuova vita e
di essere diventati luce per l’ambiente in cui si vive.
2.2.3. CERIMONIA DELLA CORDICELLA SACRA INDÙ: Durante questa cerimonia di iniziazione,
i ragazzi indù delle caste superiori ricevono una cordicella sacra, che viene
loro posta attorno al collo. Essa indica che il ragazzo è entrato nella sua
prima fase della vita e indica la sua posizione di superiorità rispetto alle
classi più povere.
In
gruppi quali l’induismo basati sul ceto di nascita, diventa fondamentale porre
delle differenze fra i puri e gli impuri, cercando di evidenziare l’importanza
di non mischiarsi con una casta di rango inferiore.
2.2.4. PROVE VIRILI MANDINKA, GAMBIA: All’incirca all’età di 10 anni, i bambini delle tribù
mandinka del Gambia, vengono strappati dalle loro madri e condotti, bendati, in
mezzo alla foresta, per un periodo di circa un mese, al jujuo:
un vero e proprio campo di addestramento da dove ritorneranno uomini, capaci
di orientarsi, di cacciare e di essere completamente autosufficienti. Durante
questo periodo, essi vivranno in un regime di vero e proprio terrore, che
culminerà con «...quella cosa che faceva rabbrividire… al solo pensiero:
l’operazione kasas bojo, che avrebbe purificato chi la subiva
preparandolo a diventare padre di molti figli» , ossia una
circoncisione mediante una pietra tagliente.
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3. IL BATTESIMO BIBLICO:
Non mi soffermerò, a questo punto, su tutti gli argomenti di dibattito teologico
che ruotano attorno a questo soggetto, ma tratterò solo gli aspetti che in
questo contesto ci interessano maggiormente.
Il
Nuovo Testamento presenta il battesimo in acqua come il requisito necessario per
essere ammessi nella fratellanza della chiesa. Fu Gesù Cristo stesso che
congedandosi definitivamente dai suoi discepoli, al momento della sua
ascensione, ordinò loro: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli,
battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,insegnando
loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate». (Mt 28,19s).
Da
questo momento, il credente diventa un membro della famiglia di Dio e sceglie di
sottomettersi, nel timore di Cristo, ai fratelli e alle sorelle (Ef 5,21). Egli
ha un impegno nei loro confronti come essi lo hanno verso di lui. Tra di loro
avranno delle responsabilità e degli impegni che dovranno assolvere con amore:
quindi se il battesimo è una scelta personale, esso ha in sé degli obblighi che
vanno assolutamente assolti. Per questa ragione la decisione di battezzarsi deve
essere fatta con molta cautela e non essere presa troppo alla leggera.
L’apostolo Pietro, inoltre, disse che esso «non è eliminazione di sporcizia
dal corpo, ma l’impegno di una buona coscienza verso Dio» (1 Pt 3,21).
Quindi, escluso il fatto che il battesimo non è un sacramento che ha in sé il
potere di salvare, esso rappresenta un «impegno solennemente e coscientemente
preso dal credente che ha trovato in Gesù Cristo il salvatore. Con il battesimo,
il credente testimonia della salvezza... operata da Dio»
al momento della sua conversione.
Per
cui possiamo affermare che esso è:
■
Una pubblica confessione di fede
■
Una testimonianza esteriore della conversione interiore
■ Un
adesione ufficiale alla chiesa di Cristo.
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4. CONCLUSIONE: Da queste semplici riflessioni ci accorgiamo che in tutti
gruppi, per entrare a far parte della loro assemblea, è necessaria una
dimostrazione pubblica dei candidati, i quali devono passare da un qualche tipo
di rito simbolico, per dimostrare il proprio cambiamento di vita. In ogni
cerimonia abbiamo inoltre visto come sia indispensabile che la forma rituale sia
standard e fissa: nei simboli, infatti, la forma è tutto!
Una
volta compiuta la celebrazione, il candidato diventa parte di una nuova
collettività che si dimostra essere migliore per qualche aspetto di quella in
cui si trovava prima, quindi tali riti di introduzione assumono l’aspetto di una
vera e propria festa per tutta l’assemblea: da questo momento, la persona assume
delle nuove possibilità e deve sottostare ad altre regole, rispetto alla sua
situazione precedente.
Per
questi aspetti, quindi, anche il battesimo biblico può essere considerato un
vero e proprio rito di passaggio.
Le
differenze con gli altri cerimoniali, stanno nel fatto che in esso non avviene
nulla di magico o di trascendentale. Il battesimo è accompagnato sì da aspetti
spirituali, ma esso presume che il cambiamento sia avvenuto già in
precedenza, ed esso diventa così la testimonianza di ciò che è già successo.
Perciò, a differenza di tutti gli altri rituali, è fondamentale la libertà del
candidato, il quale deve avvicinarsi al battesimo totalmente cosciente del
cambiamento che è già avvenuto in lui. Egli è libero di fare questa scelta con
molta serenità e consapevolezza, ecco perché, secondo me, è preferibile che sia
fatto da adulti: rimane il fatto, però, che anche se si possono decidere i
tempi, è necessario che tutti i credenti nati di nuovo facciano questo passo.
In
conclusione, penso sia giusto definire il battesimo un rito di passaggio dal
quale il credente deve passare perché, con esso, dimostra a tutti, credenti e
non, di avere cambiato vita grazie all’intervento di Gesù. Inoltre, egli
dimostra di preferire la sua nuova condizione e quindi, consapevolmente, compie
questo atto, per dimostrare la sua volontà di seguire Gesù per tutta la vita.
{Elaborato e adattato da Nicola Martella}
Bibliografia
■
AA.VV., Le Religioni del
mondo (Paoline, Cinisello Balsamo1992, 2a
ed.).
■
Haley Alex, Radici
(Rizzoli, Milano 1977).
■
Salvoni Fausto, Il
Battesimo (Lanterna, Genova 1977).
■
Toppi Francesco, Il
Battesimo, perché? (ADI-Media, Roma 1996).
■
White John, Scacco Matto!
Le gioie e le lotte della vita cristiana (G.B.U., Roma 1983).
■
Zingarelli Nicola, Lo
Zingarelli minore (Zanichelli, Milano 2001).
■
Sui riti di iniziazione si
veda in Nicola Martella,
La lieve danza delle tenebre
(Veritas, Roma 1992) gli articoli: «Misteri, gnosi e massoneria», pp. 203ss;
«Misteri, gnosi, immortalità e Bibbia», pp. 373ss.
■
Per la prassi di «rinuncia al diavolo» in concomitanza con il battesimo,
vigente nella chiesa antica, si veda Nicola Martella,
Entrare nella breccia
(Punto°A°Croce, Roma 1996), pp. 240s e nota 15; per la questione del battesimo
nelle denominazioni cristiane cfr. qui le pp. 279ss.
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► URL di origine:
http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A2-Battesimo_iniziazione-EnB.htm
06-04-2007; Aggiornamento: 04-07-2010
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