Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Elementi della fede

 

Soteriologia

 

 

 

 

Tutto ciò che serve per istruire il neofita nella sana dottrina e in una sana morale cristiana, per così orientarsi nell'insegnamento biblico di base, nella devozione e nel discernimento spirituale riguardo alle questioni che attengono alla fede biblica e al saggio comportamento nel mondo. È «vademecum» per chiunque voglia trasmettere la fede biblica.

   Ecco le singole parti principali:
01. La via che porta a Dio;
02. Le basi della fede
03. La Sacra Scrittura
04. Dio
05. Creazione e caduta dell’uomo
06. Gesù Cristo
07. Lo Spirito Santo
08. La salvezza dell’uomo
09. Il cammino di fede
10. La chiesa biblica
11. Ordinamenti e radunamenti
12. L’opera della chiesa
13. Il diavolo
14. Le cose future
15. Aspetti dell’etica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE «OPERE MORTE» E DINTORNI

 

 di Nicola Martella

 

Caro Nicola, anni fa ti ho posto un quesito e tu mi hai risposto con l’articolo «Costituiti peccatori, costituiti giusti».

     1. Ti chiedo ancora: secondo te le «opere morte» citate da Ebrei 6,1 e Ebrei 9, 14 sono i peccati? Se sì, sono soltanto i peccati fatti prima della rigenerazione?

     2. Alcuni dicono che tutte le opere, fatte prima della rigenerazione, sono peccato, ma allora che senso ha il discorso di Gesù in Giovanni 3,20, quando dice: «La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato le tenebre più della luce, perché le loro opere erano cattive?». Se tutte le opere, fatte prima della rigenerazione, sono cattive, come fanno gli uomini ad andare alla luce, cioè a Gesù?

     3. La lettera di Giacomo dice che chi sa fare il bene e non lo fa commette peccato (Giacomo 4,17). Anni fa qualcuno, ritenendo che io non fossi ancora rigenerata, mi disse: «Non stare a fare opere; semmai dopo». Ma se non fare il bene, che si può fare, è peccato, perché una persona non rigenerata dovrebbe, davanti alla possibilità di un imminente giudizio, caricarsi di un peccato in più e ricevere una condanna più grave? {Fiorina Pistone; 17-01-2015}

 

1. LE OPERE MORTE: In Ebrei 6,1 il «ravvedimento dalle opere morte» intende dalla pretesa di essere giustificati dinanzi a Dio mediante le proprie opere; il contesto giudaico dell’epistola intende le opere della legge mosaica, osservando la quale non si ottiene la vita eterna. Se la legge desse la vita, Dio non avrebbe dato i sacrifici secondo il principio «vita per vita»; la legge mosaica palesa il peccato e, quindi, la morte. L’alternativa è indicata in Ebrei 9,14: il sangue di Cristo deve purificare la coscienza dalle opere morte, solo così si potrà servire il Dio vivente. Tale pensiero fu espresso anche da Paolo (Rm 7,5s). «La legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha affrancato dalla legge del peccato e della morte» (Rm 8,2; cfr. vv. 3ss). Stando così le cose, si tratta dei peccati a prescindere, di un atteggiamento di base e riguarda chiunque voglia arrivare alla perfezione mediante l’osservanza della legge mosaica o di qualunque altra legge morale e cerimoniale. I Galati, dopo aver creduto in Cristo, furono sobillati dai giudaisti e intendevano fare proprio così; talché Paolo scrisse loro: «Questo soltanto desidero sapere da voi: Avete voi ricevuto lo Spirito per la via delle opere della legge o per la predicazione della fede? Siete voi così insensati? Dopo aver cominciato con lo Spirito, volete ora raggiungere la perfezione con la carne?» (Gal 3,2s). Quindi, tale atteggiamento vale anche per chi si è già convertito e cerca la perfezione non in Cristo, ma nell’osservanza di precetti morali.

 

2. LE OPERE FATTE PRIMA DELLA RIGENERAZIONE: Giovanni 3,20 riguarda l’avvento di Gesù come «luce», che i Giudei storicamente rifiutarono (Gv 1,9ss). La Scrittura non afferma che le opere, fatte prima della conversione, siano tutte cattive. Il Messia insegnò che esistono uomini con una diversa indole e distinse un «uomo buono» da un «uomo malvagio» (Mt 12,35). Ad esempio, Giuseppe da Arimatea fu definito da Luca «uomo giusto e buono», che «aspettava il regno di Dio» (Lc 23,50s); egli era un uomo timorato di Dio, ma non un discepolo palese di Gesù, avendo timore dei Giudei (Gv 19,38). Anche gli empi sono in grado di fare del bene, almeno a quelli del loro clan; Gesù disse ai suoi contemporanei un fatto scontato: «Voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli» (Mt 7,11). Gesù riportò l’episodio, in cui un Samaritano, quindi uno che i Giudei consideravano pagano, a differenza di un sacerdote e di un levita, soccorse un povero disgraziato, che era caduto vittima dei predoni (Lc 10,30-35). Anche Paolo menzionò la possibilità, sul piano morale, che possa esistere un uomo giusto o buono d’animo (Rm 5,7).

     Il punto, su cui insiste la Bibbia, è che tutte le opere buone dell’uomo sono insufficienti, perché l’uomo possa essere giustificato (= dichiarato giusto) dinanzi a Dio. Anche Giuseppe da Arimatea, essendo un consigliere onorato del Sinedrio giudaico (Mc 15,43), a un certo punto dovette schierarsi per Gesù, diventando suo discepolo (Mt 27,57ss). Così fu per Cornelio, un romano timorato di Dio: sebbene le sue opere di misericordia fossero gradite dinanzi a Dio (At 10,1s.4.22), egli necessitava del sacrificio di Cristo e della rigenerazione mediante lo Spirito Santo (vv. 36ss.44). Anche Paolo aveva un curriculum di tutto rispetto nel giudaismo (Fil 3,4ss), era un giudeo estremamente zelante per la legge, per (quello che allora intendeva per) la «causa di Dio» (At 22,3) e per le tradizioni dei suoi padri (Gal 1,14), e si definiva «irreprensibile quanto alla giustizia, che è nella legge» (Fil 3,6). Alla fine, dopo aver incontrato Gesù sulla sua via (At 9), fece questa scelta: «Ma ciò, che per me era un guadagno, l’ho considerato come un danno, a causa di Cristo. Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia, che viene da Dio, basata sulla fede» (Fil 3,7ss).

     Per andare a Gesù, gli uomini necessitano di essere illuminati dal messaggio dell’Evangelo: «Così la fede viene dall’udire e l’udire si ha per mezzo della parola di Cristo» (Rm 10,17). Gli uomini vengono chiamati nello stato, in cui si trovano sul piano morale: onesti e disonesti, buoni e cattivi, giusti ed empi; il loro grado di giustizia morale non serve loro nulla ai fini della salvezza, che è solo per grazia mediante la fede (Rm 5,1s; Ef 2,5.8). Per togliere ogni vanto agli uomini più onesti degli altri e per dare accesso a tutti alla salvezza, Dio ha rilasciato un decreto, secondo cui tutti gli uomini sono dichiarati peccatori e rinchiusi sotto il peccato (Gal 3,22), poiché nessuno di loro raggiunge il livello, che vale dinanzi a Dio (Rm 3,23). Insieme a Gesù furono crocifissi due malfattori, ma solo uno di loro si appellò a Gesù e ricevette da Lui la promessa di essere, quello stesso giorno, in Paradiso col Messia (Lc 23,39-43).

 

3. GIACOMO 4,17: Tale verso afferma in realtà quanto segue: «A chi dunque che sa ben fare, e non lo fa, a questi è [imputato come] peccato»; è un modo tipicamente ebraico di esprimersi. I primi due verbi sono al participio dativo. Qui ricorre in greco la locuzione kalòn poieĩn «ben fare», senza articolo. Kalós è ciò che è bello, esteticamente buono, lodevole, onorabile, moralmente buono. In greco l’accusativo senza articolo viene usato, a volte, come fosse un avverbio (qui «[fare] bene»; cfr. kalón [acc.] in Mt 15,26; 1 Cor 7,1.8.26; Gal 4,18; 1 Tm 2,3; 3,13; Eb 13,9). L’accusativo kalón è usato al posto dell’avverbio kalõs «in modo bello, in modo buono; bene, giustamente» (cfr. poiéō kalõs «far bene» in Mt 12,12; Mc 7,32; Lc 6,27; At 10,33; 1 Cor 7,37s; Fil 4,14; Gcm 2,8.19; 2 Pt 1,19; 3 Gv 1,6). Quando si intende di «fare il bene», in genere ricorre la locuzione poiéō tò kalón (con articolo determinativo; Rm 7,21; Gal 6,9; 2 Cor 13,7; 1 Ts 5,21).

     La locuzione «ben fare» riguardava qui ciò, che Giacomo aveva indicato precedentemente, traendo qui le conclusioni («dunque»). Egli parlava ai credenti.

     Far bene le cose comandate da Dio o fare del bene è, comunque, sempre positivo dinanzi a Dio, ma non dà meriti ai fini della salvezza. Prima bisogna essere innestati con la vita di Cristo e, poi, i buoni frutti verranno di per sé, quale prova e conferma della rigenerazione.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Opere_morte_EdF.htm

20-01-2015; Aggiornamento:

 

Bild-Pac ▲ Vai a inizio pagina ▲
Proprietà letteraria riservata
© Punto°A°Croce