1. Ho letto meglio Matteo 18,15-20 e concordo con quanto detto da Nicola.
Però, Nicola, per evitare altri errori in campo dell’ecclesiologia, spiega come
si forma una chiesa locale a tutti gli effetti e come si realizza la
presenza del Signore in mezzo alla chiesa e quando dei credenti pregano.
{Alessio Rando; 03-07-2012}
2. Sono d’accordo che la chiesa non dipende dal numero, quindi se per
qualche circostanza, in un dato luogo, indipendentemente da organi o
istituzioni, ci sono due o tre persone non collegate [a una chiesa] per cause
non dipendenti da loro, anch’esse debbono essere considerati «chiesa»!
Certo, essi devono necessariamente cresce anche di numero! Pace del
Signore! {Goffredo Colucci; 09-07-2012}
Nota redazionale:
Questi interventi sono stati posti nella discussione dell’articolo «Chiesa
è laddove due o tre si radunano nel nome di Gesù? (Mt 18,20)».
A tali contributi, essendo stati lì fuori tema, diamo una risposta qui. Si legga
dapprima tale articolo, per capire meglio questo le problematiche di base. |
1. SEME DI VITA O LUCIGNOLO GIÀ FUMANTE:
L’appartenenza di ogni credente rigenerato al «corpo di Cristo» è fuori
discussione; non è di questo che parliamo qui. Che due o tre persone formino già
di per sé una «chiesa locale», è tutto da vedere; questo è l’oggetto di
questo articolo. Per capire quanto segue, è assolutamente necessario distinguere
questi due aspetti.
Chi ha collaborato in prima persona alla fondazione di chiese e ha viaggiato per
anni fra le diverse realtà ecclesiali in Italia, sa di che cosa parliamo qui.
Due o tre persone, che si radunano in un luogo, di per sé non sono ancora
una «chiesa locale». In certi casi non lo sono più, se sono solo i
superstiti di quella, che era una volta un’assemblea, ma che oramai è moribonda,
costituita ora da credenti anziani o comunque non in grado di ridarle nuova
linfa. In casi del genere, tali gruppi mancano di elementi fondamentali
per una chiesa locale come stabilità, continuità e durevolezza nel tempo, oltre
ad altri elementi concomitanti come visibilità, azione missionaria, progetto, e
così via.
Tali due o tre credenti formano un «punto di
testimonianza», dove edificarsi al momento, senza garanzie per il futuro. Come
la brace sotto la cenere, tale gruppo potrebbe riprendere vigore o spegnersi a
breve. Tali credenti possono essere certamente il «germe» per una nuova
chiesa, l’inizio di una nuova «cellula ecclesiale», magari mediante una «chiesa
in casa», capace di aggregare e di fare discepoli.
Oppure essa è solo il segno di un prossimo «aborto ecclesiale». Basta che
viene a mancare uno di loro, per trasferimento, morte o perché preferisce
frequentare una chiesa stabile, sebbene distante, che l’intero castello di carte
collassa. Magari rimangono un uomo o una donna, che hanno imbarazzo a
incontrarsi insieme, o due persone di età molto differente o con poca empatia o
compatibilità, o altre combinazioni impari, oppure nessuno è in grado di
edificare l’altro; chi di loro avrà le energie sufficienti, preferirà viaggiare
e frequentare la prossima comunità più adatta per sé, per trovare edificazione.
Questo è il caso anche dell’opera di un missionario in un piccolo centro:
all’inizio c’è tanta speranza, si convertono un paio di persone; poi, però,
l’opera viene a fermarsi, malgrado gli sforzi. Dopo anni, il missionario viene
richiamato dalla missione per mancanza di risultati misurabili o egli stesso se
ne va per delusione. Di lì a poco tempo, tutto finisce; e dopo alcuni anni, è
come se lì non ci fosse mai stata una testimonianza.
In certi casi, due o tre credenti sono addirittura il segno del «tramonto
ecclesiale»: quella, che una volta era una chiesa, è stata così decimata da
problemi, lupi famelici, apostasia e carnalità, che il «candelabro» sta per
essere tolto del tutto.
L’esperienza insegna al riguardo. Punti di testimonianza, cellule
domestiche, gruppi speranzosi di diventare assemblee e chiese costituite da
tempo nascono e, sebbene possano crescere per un certo periodo, poi muoiono per
vari motivi, di cui alcuni sono stati menzionati.
2. QUANDO INIZIA UNA CHIESA LOCALE?:
I credenti possono invocare il Signore dappertutto,
da soli, in gruppi variabili o all’occasione; tuttavia, ciò non li rende di per
sé una chiesa locale. Un luogo di raduno, che sia una casa, un luogo
appartato, il retrobottega di un negozio, un locale preso in affitto di volta in
volta, affittato stabilmente o di proprietà di qualcuno o quant’altro, da solo
non fa una chiesa, poiché un’assemblea è fatta di persone. Una chiesa locale,
comunque si raduni, per chiamarsi tale, deve poter perdurare nel tempo; tale
stabilità è data da conduttori irreprensibili e capaci.
Nel libro degli Atti si
parla in genere di
discepoli radunati in un certo luogo, che siano essi pochi o tanti (At
6,1s.7; 9,1.19.25s.38; 11,26.29…). Fatti discepoli in una certa città (At
14,20ss), Paolo e la sua squadra eleggevano conduttori, a cui affidavano
la nuova chiesa locale (v. 23). Essi erano la garanzia di stabilità e
continuità. Prima che ciò avvenisse, in certi casi, essi restavano in loco per
un certo periodo per istruire i discepoli (At 19,9; 20,31). Tali missionari
fondatori tornavano anche periodicamente a visitare tali chiese e discepoli, per
confermarli (At 18,23) e anche per metterli in guardia dai pericoli dei lupi
rapaci esterni e interni (At 20,29ss).
L’esperienza mostra che «chiese
in embrione» (p.es. opere missionarie, nuovi gruppi, cellule domestiche)
possono arrivare alla nascita di una chiesa locale oppure possono diventare un
aborto. Dopo la fondazione della nostra prima chiesa, abbiamo assistito in prima
persona come il nostro gruppo missionario, fondato per creare una chiesa
locale in una città vicina, aveva buone possibilità di riuscire, fintantoché si
radunava presso una famiglia, che ospitava gli incontri. Quando, poi, tale
famiglia si trasferì di città, a causa del lavoro, tutti i tentativi di far
durare tali incontri fallirono, poiché nessuno dei partecipanti abitava in loco,
e non fu trovata alcuna alternativa stabile e durevole. I tanti sforzi
evangelistici non portarono praticamente a nulla: fu un aborto.
In un altro caso abbiamo
assistito come una nostra cellula biblica, che era dislocata in un villaggio
vicino e a cui riuscimmo a coinvolgere un paio di famiglie di credenti della
nostra chiesa, che vivevano in zona, dopo vari tentativi e vari cambiamenti di
luogo, essa divenne la base per la fondazione di una chiesa locale,
tutt’ora esistente.
Come si vede, per essere
chiesa locale, non solo ci vogliono credenti, che si radunino, ma è
necessario che lo facciano nel tempo e in modo stabile e che si sentano come una
famiglia spirituale, che vuole onorare Dio e far conoscere Cristo agli altri. Se
essi non hanno una
visione missionaria e progettualità, penseranno soltanto a edificarsi,
fintantoché potranno farlo. Alcuni gruppi del genere sono come il mar di
Galilea, che è attraversato dal Giordano; tale lago riceve vita e dà vita. Altri
gruppi sono come il mar Morto: ricevono e non danno; sono senza vita e a breve
moriranno.
Quindi, un tale «nucleo»
deve avere l’intenzione di crescere in qualità e in numero, avendo la capacità
di accogliere altri, di farne discepoli, di alimentare i carismi e di creare un
minimo di struttura e di programmazione, che permetta a tutti di servire in modo
ordinato e secondo le facoltà spirituali ricevute da Dio. Solo allora, Dio
volendo, tale «embrione ecclesiale» diverrà, dopo un periodo di
gestazione, pure una chiesa locale.
3. A CHE CONDIZIONI SI REALIZZA LA
PRESENZA DEL SIGNORE?: Questo punto ci
porterebbe troppo lontano, se lo volessimo approfondire in tutti i suoi aspetti;
quindi, vi accennerò soltanto. Il Signore è presente fra il suo popolo solo a
condizione, ad esempio, che esso sia ubbidiente, santificato, sottomesso,
che pratichi un culto legittimo e così via; riti o devozione senza l’etica
del patto sono un impedimento alla sua presenza (cfr. Is 1; cfr. vv. 10ss; Is
2,6 Dio abbandona il suo popolo; Ger 12,7 Dio abbandona la sua casa; Ez 10,18ss
la gloria dell’Eterno abbandona il tempio; 1 Pt 3,7 preghiere impedite).
Dopo aver fatto uno studio
biblico approfondito, ho preso atto che alcuni requisiti e basi per
godere la presenza del Signore sono in sintesi i seguenti: si
trova piacere in essa; si nutre il timore di Dio e un timore riverenziale verso
di Lui; si confida in Lui e nelle sue promesse; ci si impegna a un comportamento
irreprensibile; si accetta la sua riprensione e la sua disciplina; si è disposti
ad accettare i suoi comandi; si ubbidisce alla chiamata ricevuta; si parla in
modo conforme alla Parola di Dio. La presenza del Signore è segno di
guida, di benedizione e di riposo per gli ubbidienti, ma egli scaccia gli
empi e i ribelli dal suo cospetto.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Chiesa_presenza_Avv.htm
08-07-2012;
Aggiornamento: 09-07-2012 |