ENTRIAMO IN TEMA
Con Fiorina Pistone avevamo affrontato ancora una volta il tema dell’idolatria.
Avevo evidenziato che, sebbene ella sia alla ricerca della verità, quando si
trova a scegliere fra la verità della Parola di Dio e le asserzioni della curia
romana, ella sceglie queste ultime e cita qualche articolo del catechismo,
pretendendo così di filtrare le asserzioni bibliche e di riportarle alla logica
del cattolicesimo romano. I salti mortali per rendere plausibile tale impresa,
sono evidenti; ma l’effetto su chi è radicato nella Parola di Dio, è scarso.
Dopo un ennesimo tentativo di rendere credibile che col NT sia cambiato qualcosa
e che sia legittimo di farsi delle immagini sacre, le risposi mostrandole che
l’idolatria sarà uno dei criteri perché, chi la pratica senza ravvedersi e
abbandonarla, meriterà lo stagno di fuoco, quindi la perdizione eterna, e
l’esclusione dalla città di Dio (Ap 21,8.27; 22,15).
Ultimamente terminavo una mia lettera sull’argomento, indirizzata a lei, con le
seguenti parole. Come non ricordare le parole solenni che Israele, all’ingresso
nella terra promessa, doveva recitare sul monte Ebal? «Maledetto
l’uomo che fa un’immagine scolpita o di getto, cosa abominevole per l’Eterno,
opera di mano d’artefice, e la pone in luogo occulto! E tutto il popolo
risponderà e dirà: Amen» (Dt 27,15). Nulla è cambiato per Dio e gli
idolatri andranno all’inferno (Ap 21,8). Io m’associo a quell’«Amen!». E tu?
In seguito a ciò, Fiorina Pistone mi ha risposto, tra altre cose, quanto segue.
Caro Nicola, posso farti una domanda? Che cosa significa, nelle tue intenzioni,
«io m’associo a quell’amen», parole con cui tu concludi la tua e-mail? Che tu
t’associ alla maledizione di Deuteronomio 27,15, ritenendomi in essa inclusa con
tutti i cattolici? In questo caso ti rispondo, a nome mio e di tutti i cattolici
di veri sentimenti cristiani, secondo l’insegnamento di Luca 6,28, benedicendo
chi ci maledice. {3 maggio 2008}
Che le rispondereste? Quali sono i diversi piani che Fiorina confonde? È
possibile «sterilizzare» un contenuto così fondamentale nel pensiero biblico,
espresso in Dt 27,15, con un altro verso della Scrittura di tutt’altra natura?
(p.es. Lc 6,28). Qual è l’errore logico e teologico che lei fa?
LE QUESTIONI DI
FONDO
Nella Bibbia bisogna distinguere fra questioni interpersonali (piano personale o
soggettivo) da questioni della verità oggettiva (piano dottrinale o
istituzionale). Se non si fa questo, si crea solo relativismo e confusione.
Porto un
esempio simile per illustrare il concetto. Ho affrontato altrove una
questione simile, in cui vengono confusi i due distinti piani, affermando che il
cristiano non debba giudicare l’operato e le dottrine di altri cristiani. [►
Apologetica e giudizio]
Questo spauracchio viene innalzato sempre quando un apologeta analizza e giudica
le dottrine di un’istituzione, di un teologo o di un predicatore. Allora vengono
«sfornati» versetti biblici che non hanno a che fare col piano oggettivo, ma
solo su quello interpersonale.
■ Piano interpersonale: Nei rapporti fra credenti viene raccomandato di
non esprimere un verdetto di giudizio o di non farlo prima del tempo, demandando
l’ultima parola a Dio, giudice d’ogni cosa e colui che un giorno mostrerà come
stanno e cose e darà a ognuno secondo le sue opere.
■ Piano dottrinale: Nei rapporti istituzionali ai conduttori per primi e
a tutti i credenti viene chiesto di vegliare e esercitare il discernimento per
riconoscere i «lupi rapaci», gli «operai fraudolenti», i «falsi cristi» e «falsi
profeti», gli apostoli mendaci e tutti coloro che portano insane dottrine e
contenuti dottrinali contrari all’Evangelo e alla «sana dottrina». In questi
casi si viene incitati a discernere, a giudicare, a riprendere, ad allontanare
coloro che perseverano in tali false dottrine (e ad allontanarsi da loro) e a
denunciare tali insegnamenti e tali insegnanti e propagatori di falsità.
MALEDIRE E
BENEDIRE
L’esempio appena portato mostra che è necessario distinguere i due piani, se si
vuole rimanere radicati nella dottrina biblica, senza relativizzare la verità
rivelata e senza mettere in pericolo se stessi e gli altri.
■ Piano interpersonale: Effettivamente nelle questioni personali ed
esistenziali, quindi nei rapporti di una persona con suo prossimo, la sacra
Scrittura ci ingiunge di non maledire il nostro prossimo, ma di benedirlo.
Questo insegnamento si trova sia nell’AT sia nel NT.
● «Non bestemmierai contro Dio, e non maledirai il principe del tuo popolo»
(Es 22,28).
● «Non maledirai il sordo, e non porrai inciampo davanti al cieco, ma temerai
il tuo Dio» (Lv 19,14
● «Non maledire il re, neppure col pensiero; e non maledire il ricco nella
camera ove tu dormi…» (Ec 10,20).
● «Amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che v’odiano; benedite
quelli che vi maledicono, pregate per quelli che v’oltraggiano» (Lc 6,27s).
● «Benedite quelli che vi perseguitano; benedite e non maledite» (Rm
12,14).
■ Piano dottrinale: Quanto alle questioni che riguardano la verità
oggettiva, legata alla rivelazione, qui non ci sono sconti e non si guarda in
faccia a nessuno. Nell’AT la maledizione istituzionale era lanciata su tutti
coloro che infrangevano specialmente le «Dieci Parole» (la Costituzione morale
della teocrazia d’Israele) e principalmente il primo punto, che riguardava il
monoteismo e l’idolatria, e poi anche precetti che rientravano nel cosiddetto
«libro del patto» e riguardavano pratiche abominevoli (idolatria, prostituzione,
abominio sessuale e rituale). Chiunque infrangeva tali principi, rientrava in
tale maledizione.
Anche nel nuovo patto, il «guai», la maledizione e l’anatema era lanciato su
chiunque relativizzava la Parola di Dio con le proprie tradizioni, chiunque
predicava un «altro evangelo», chiunque insegnava dottrine contrarie
all’insegnamento apostolico e chiunque praticava atti abominevoli di natura
sessuale (p.es. incesto) o religioso (p.es. idolatria).
● «Darai alle fiamme le immagini scolpite dei loro dèi; non agognerai e non
prenderai per te l’argento che è su quelle, affinché tu non abbia a esserne
preso come da un laccio; perché sono un’abominazione per l’Eterno, che è il Dio
tuo; e non introdurrai cosa abominevole in casa tua, perché saresti maledetto,
com’è quella cosa; la detesterai e l’abominerai assolutamente, perché è
un interdetto» (Dt 7,25s).
● Per la maledizione istituzionale, che comincia con la maledizione
rivolta a chi costruisce idoli e a chi offre loro un culto, si trova in Dt
27,15-26. La maledizione istituzionale è espressa in Dt 28 particolarmente ai
versi 15ss (cfr. Lv 26).
● Per
l’AT si veda pure: Es 22,20; Gs 6,18.26; 21,18; Pr 11,26; Gr 11,3; 17,5;
Mal 1,14.
●
Gesù: «Allora [il Re] dirà anche a coloro della sinistra: “Andate via da
me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato pel diavolo e per i suoi angeli!”»
(Mt 25,41).
●
Pietro: Gli empi «hanno occhi pieni d’adulterio e che non possono
smettere di peccare; adescano le anime instabili; hanno il cuore esercitato alla
cupidigia; sono figli di maledizione» (2 Pt 2,14).
●
Paolo: «Se qualcuno non ama il Signore, sia anatema» (1 Cor 16,22). «Quando
anche noi, quando anche un angelo dal cielo vi annunziasse un Evangelo diverso
da quello che v’abbiamo annunziato, sia egli anatema. Come l’abbiamo detto prima
d’ora, torno a ripeterlo anche adesso: se alcuno vi annunzia un Evangelo diverso
da quello che avete ricevuto, sia anatema» (Gal 1,8s).
● Per il NT si veda pure: Mt 11,21 (cfr. Eb 6,8); Gal 3,10.13; per
l’espressione «dato in man di Satana» cfr. 1 Cor 5,5; 1 Tm 1,20.
PENSARE
BIBLICAMENTE
Tra questi due piani non c’è contraddizione. Infatti nella Torà si trovano
ambedue queste questioni e viene ingiunto ad agire contemporaneamente sia sul
piano personale sia su quello istituzionale. Lo stesso vale nel nuovo patto. Il
Paolo che riprese Pietro pubblicamente o assoggettò Elima al giudizio
divino, è lo stesso che esortò a non giudicare sul piano personale e comandò che
si giudicassero le situazioni di peccato o di falsa dottrina presenti nella
chiesa locale o fra le chiese. Il Pietro che esortò a non esprimere un
verdetto di giudizio sul piano personale, è lo stesso che fece una drammatica
analisi su Simone il Mago ed espresse un terribile giudizio su Anania e Zaffira.
Giovanni, che affermò ripetutamente di amare i fratelli come segno di
rigenerazione, è lo stesso che prese le distanze dai falsi fratelli e ingiunse
di provare gli spiriti per verificare se sono da Dio e concluse la sua prima
epistola proprio mettendo in guardia dall’idolatria.
Quindi il piano interpersonale e quello istituzionale non erano visti in
contraddizione. Nelle questioni della verità oggettiva non si tratta
primariamente della persona, ma delle cose che fa o insegna, chiunque
egli sia. Nelle questioni interpersonale si tratta del prossimo, quindi di
persone contigue, e dei suoi aspetti del carattere, di opinioni, di convinzioni,
in cui c’è libertà, di stile di vita e di scelte soggettive (cfr. Rm 14).
Quando si confondono questi due piani, ci si ammanta di una falsa spiritualità,
si mostra di avere poca radice nella conoscenza biblica, si fa del relativismo
etico e dottrinale e si crea perciò solo confusione. A farne le spese è sempre
la verità oggettiva rivelata, la testimonianza biblica e l’Evangelo.
Per l’approfondimento si veda in
Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma
2002), gli articoli: «Atto minatorio», p. 96; «Auto-maledizione condizionata»,
p. 97; «Benedizione (patto)», p. 101; «Maledizione», p. 224; «Sanzioni (patto)»,
p. 321; «Testi di minacce e promesse», p. 359. |
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Benedire o maledire? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Bene_maledire_MT_AT.htm
07-05-2008; Aggiornamento: 12-05-2008
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