Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DIFFERENZE TRA PROTO-BATTISMO E UCEBI 1

Ispirazione della Bibbia

 

 di Paolo Brancè

 

L’autore risponde qui di seguito alla domanda di un lettore (Mario) che ha chiesto quali siano le differenze tra l’UCEBI e il Proto-Battismo. Per «Proto-Battismo» (o Vetero-Battismo) s’intende qui il Battismo delle origini. Si tratta di una serie di tre articoli. La domanda dell'attuale parte è la seguente: Per l’UCEBI la Bibbia è la Parola ispirata di Dio a prescindere, la contiene soltanto qui e là oppure ciò che «sta scritto» diventa Parola di Dio soltanto quando qualcuno la legge? L'attuale versione, strutturata e redatta da noi in modo confacente allo stile di un articolo, si basa su uno scritto che aveva, in origine, lo stile di una lettera personale. {Nicola Martella}

 

Cercherò di sintetizzare la mia risposta, evidenziando quelli che sono le differenze salienti tra l’UCEBI, che di battista ha specialmente il nome, e il Proto-Battismo.

     Le affinità sono molto importanti, come la difesa della libertà di coscienza. Faccio comunque notare che nelle loro chiese essa non è permessa, quando s’attacca la loro teologia; tuttavia s’ammette una libertà di coscienza extraecclesiale, sul terreno della laicità dello Stato, dove a tutti deve essere garantita la libertà religiosa. L’altra assioma, che è affine ai primi battisti è questo: «Libera chiesa in libero stato». Eccetto questi due elementi presenti in ambedue le compagini, vi sono elementi teologici estremamente importanti, le cui affermazioni o negazioni determinano conseguenze rilevanti per il successo o il fallimento.

     Andiamo per ordine e parliamo dapprima della teologia dell’ispirazione della Bibbia.

 

 

1.  IL PROTO-BATTISMO: I primi battisti, come Smyth e Helwys, sostenevano la totale ispirazione della Bibbia. Smyth afferma: «Gli uomini ispirati dallo Spirito Santo sono i Santi Profeti e gli Apostoli che scrissero le Sante Scritture per ispirazione (2 Pietro 1,21; 2 Tim 3,16-17; Rm 1,2). Le Sacre Scritture, scritte in ebraico e greco, sono date per Divina Ispirazione e nella loro prima donazione sono senza errore e quindi canoniche… Le Scritture sono fonti di tutta la verità (cfr. Gv 17,17 con 2 Tim 3,16-17). Esse sono il fondamento della nostra fede (cfr. Ef 2,20 con Gv 5,39 e 17,3). Da esse saranno giudicati tutte le dottrine e ogni spirito (cfr. Col 4,16 con Luca 24,27, 1 Cor 14,27 e 12,10; cfr. anche 2 Pietro 3,16)». [Smyth, «The Differences of the Churches of the separation», in W.T. Whitley, The Works of John Smyth (Cambridge University press, 1915), vol. 1, pp. 279, 281s.]

 

 

2.  L’UCEBI: La confessione dell’UCEBI sull’ispirazione recita nel seguente modo: «La Bibbia è la sola testimonianza autentica e normativa dell’opera di Dio per mezzo di Gesù Cristo. In quanto lo Spirito Santo la rende Parola di Dio, essa va studiata, onorata e obbedita» (Art. 3). [Domenico Tomasetto, La Confessione di fede dei battisti italiani (Claudiana, Torino 2002), p. 10.]

 

 

3.  ALCUNE CONSIDERAZIONI: Per chi legge il commento di Domenico Tomasetto, vedrà che a p. 42 viene esplicitato quell’assioma dogmatico di stampo barthiano che gli Ucebini sostengono (le chiese brasiliane, aderenti all’UCEBI, essendo conservatrici, disconoscono quest’assioma, pur rimanendo impigliati nelle maglie d’un discorso teologicamente ambiguo della leadership ucebina). Per Tomasetto la Scrittura è il prodotto di tradizioni elaborate e rielaborate all’interno d’Israele prima (Antico Testamento) e della Chiesa Primitiva poi (Nuovo Testamento); poiché tali tradizioni sarebbero state riconosciute come canoniche, si sarebbero poste come misura per tutte le altre tradizioni e per ogni altra parola che veniva successivamente detta nella Chiesa. Continuando, egli afferma che «anche le nostre tradizioni, cioè quelle linee teologiche elaborate all’interno della Riforma, devono passare al vaglio della Scrittura e valutate su d’essa». Essa è la norma normans, cioè la misura per ogni parola nella chiesa. Aggiunge, inoltre, che la Bibbia è la sola testimonianza autentica e normativa della rivelazione di Dio per mezzo di Gesù Cristo; cioè la rivelazione di Dio è testimoniata in forma normativa esclusivamente nella Scrittura.

     Tutto questo discorso ermeneutico della Rivelazione può anche indurci a pensare che, tutto sommato, tale affermazione sulla Scrittura, sebbene espressa con formule filosofico-teologiche, può forse soddisfare qualche anima evangelica più indulgente (facciamo notare che né qui né in tutti i 19 articoli della confessione di fede battista dell’UCEBI è riportata neppure una referenza biblica). Tuttavia ogni credente biblico sincero inorridirà, quando leggerà il commento finale dell’Art. 3: «L’Art. 3 ci dice anche, indirettamente, che la Bibbia non è la Parola di Dio, né la contiene. Ci dice, invero, che la Bibbia diventa Parola di Dio quando lo Spirito Santo la rende tale. Non è un fatto meccanico, ma è un’esperienza spirituale che si rinnova ogni volta. Non dipende da noi, ma dipende dalla presenza dello Spirito Santo... La Bibbia s’impone per autorità propria al lettore e gli si propone come normativa: questo è appunto l’opera dello Spirito Santo...».

 

Differenze tra Proto-Battismo e UCEBI 2: Soteriologia ed etica {P. Brancè} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-UCEBI1_ispirazione-BB_UnV.htm

17-10-2009; Aggiornamento: 13-03-2010

 

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