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01. Entriamo in tema {Nicola
Martella}
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Il seguente
confronto con Salvatore Gallo, cattolico militante, è partita da una sua
reazione alla mia seguente massima e ai testi susseguenti.
■ Cure clericali: «I chierici d’ogni religione e confessione prima
assoggettano i fedeli ai loro precetti, poi li “mungono” a dovere per fare loro
da mediatori sacramentali e, infine, prescrivono loro purghe religiose in questa
vita, in vista d’improbabili purgatori nell’altro mondo!» (Nicola Martella).
Ogni religione ha i suoi clericalismi, anche le varie denominazioni
cristiane. Chi si orienta a un cristianesimo biblico ne può fare a meno.
Per
l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare
la riflessione dei lettori, per aiutarlo formulare contributi confacenti al
tema):
■ Gesù insegnò quanto segue ai suoi discepoli riguardo al clericalismo
farisaico-rabbinico: «Ma voi non vi fate chiamare “rabbi”, perché
uno solo è il vostro maestro, e voi siete tutti fratelli.
E non chiamate alcuno sulla terra vostro “padre”, perché uno solo è il
Padre vostro, quello celeste.
E non vi fate chiamare “insegnanti”, perché uno solo è il vostro
insegnante, il Cristo. ma il maggiore fra voi sia vostro servitore» (Matteo
23,8-11; ebr. rabbi = lett. «mio grande», stava per «mio signore»; cfr.
monsignore).
■ Nel nuovo patto è insegnato il sacerdozio universale di tutti i credenti:
«Voi siete una generazione eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un
popolo che Dio s’è acquistato, affinché proclamiate le virtù di Colui che vi ha
chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce» (1 Pt 2,9).
■ Paolo insegnò quanto segue riguardo a precetti e dottrine religiosi: «Se
siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché, come se viveste nel
mondo, vi lasciate imporre dei precetti, quali: «Non toccare, non
assaggiare, non maneggiare» (cose tutte destinate a perire con l’uso), secondo i
comandamenti e le dottrine degli uomini?» (Colossesi 2,20ss).
■ Il sangue versato da Gesù sulla croce, una volta per tutte, è sufficiente:
«…il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno ha offerto se stesso
puro d’ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte
per servire al Dio vivente» (Ebrei 9,14).
■
Confessare le colpe a Gesù,oltre a chi abbiamo offeso, è sufficiente: «Se
camminiamo nella luce, come Egli è nella luce, abbiamo comunione l’uno con
l’altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato»
(1 Giovanni 1,7).
1. Le tesi (1)
{Salvatore Gallo}
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Tu dici:
■ Gesù insegnò quanto segue ai suoi discepoli riguardo al clericalismo
farisaico-rabbinico: «Ma voi non vi fate chiamare “rabbi”, perché
uno solo è il vostro maestro, e voi siete tutti fratelli.
E non chiamate alcuno sulla terra vostro “padre”, perché uno solo è il
Padre vostro, quello celeste.
E non vi fate chiamare “insegnanti”, perché uno solo è il vostro
insegnante, il Cristo. ma il maggiore fra voi sia vostro servitore» (Matteo
23,8-11; rabbi = ebr. lett. «mio grande» stava per «mio signore»; cfr.
monsignore).
La Scrittura
dice:
■ «Il carceriere, chiesto un lume, balzò dentro e tutto tremante, si gettò ai
piedi di Paolo e di Sila; poi li condusse fuori e disse: “Signori, che
debbo fare per essere salvato?”. Ed essi risposero: “Credi nel Signore Gesù, e
sarai salvato tu e la tua famiglia”» (Atti 16,29-31).
■ «Paolo, stando in piedi sulla gradinata, fece cenno con la mano al popolo
e, fattosi un gran silenzio, parlò loro in ebraico, dicendo: “Fratelli e
padri, ascoltate ciò che ora vi dico a mia difesa”» (Atti 21,29-22,1).
■ «Vi scrivo queste cose non per farvi vergognare, ma per ammonirvi come miei
cari
figli. Poiché anche se aveste diecimila precettori in Cristo, Non avete
però molti padri; perché sono io che vi ho generati in Cristo
Gesù, mediante il vangelo. Vi esorto dunque: Siate miei imitatori» (1
Corinzi 4,14-16).
■ «Appunto per questo vi ho mandato Timoteo, che è mio caro e fedele
figlio nel Signore; egli vi ricorderà come io mi comporto in Cristo Gesù, e
come insegno dappertutto, in ogni chiesa» (1 Corinzi 4,17).
■ «…a Timoteo, mio legittimo figlio nella fede» (1 Timoteo 1,2).
■ «Ti affido questo incarico, Timoteo, figlio mio» (1 Timoteo
1,18).
■ «…a Timoteo, mio caro figlio» (2 Timoteo 1,2).
■ «Dunque,
figlio mio, fortìficati nella grazia, che è in Cristo Gesù, e le cose che
hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che
siano capaci d’insegnarle anche ad altri» (2 Timoteo 2,1-2).
■ «A Tito,
mio figlio legittimo secondo la fede, che ci è comune» (Tito
1,4).
■ «...ti prego per mio figlio che ho generato, mentre ero in
catene, per Onesimo» (Filemone 1,10). {30-07-2011}
2. Osservazioni e obiezioni (1) {Nicola Martella}
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Quindi, Gesù
Messia ha dato un falso insegnamento!? E Paolo è un contraddittore
dell’insegnamento di Gesù!? Ma guarda, non volendo, abbiamo scoperto un nuovo
punto di contraddizione della Bibbia e contro l’inerranza, visto che
Salvatore Gallo è un esperto per cercare tali presunte contraddizioni nel testo
biblico, con lo scopo di accreditare gli apocrifi.
Faccio presente che la nota sopra è contro ogni tipi di clericalismo, in
tutte le religioni del mondo e anche in tutte le confessioni cristiane.
Faccio altresì presente che è singolare vedere un «Tu dici» e un «La
Scrittura dice», visto che nella citazione attribuitami è riportato un
insegnamento di Gesù.
Faccio, infine, notare che tale lista di versi non contiene un titolo
ecclesiale, con cui i chierici possano giustificare di farsi chiamare
«padre» e simili dalla massa dei laici. Nel NT non esiste all’interno della
chiesa una distinzione fra «religiosi» e «laici», visto che si praticava
il sacerdozio universale di tutti i credenti (1 Pt 2,9).
3. Le tesi (2)
{Salvatore Gallo}
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No Nicola, la
contraddizione è soltanto nella tua mente. Devi cogliere il senso delle
parole di Gesù.
Non ho ben capito cosa tu intenda per «clericalismo». Ma dovresti sapere che il
termine
kleros, da cui deriva l’italiano «clero», compare in Atti 1,17 per
indicare, il gruppo dei 12 apostoli, distinto dagli altri discepoli: «Perché
egli era uno di noi e aveva ricevuto la sua parte [= klèros] di questo
ministero». {31-07-2011}
4. Osservazioni e obiezioni (2)
{Nicola Martella}
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Salvatore Gallo, se
«la contraddizione è soltanto nella tua [= mia] mente», allora o sommo maestro,
illuminaci quindi sul vero «senso delle parole di Gesù»!
Non puoi usare correttamente una parola greca (kleros «parte») in Atti
1,17 per scusare il «clericalismo» presente in tutte le religioni mondiali e
in molte denominazioni cristiane; altrimenti potremo trovare una parola greca
per sterilizzare ogni argomento. Questo è poco corretto, non è ricerca della
verità, ma è ideologia. In Atti 1,17 si parla di ministero, non di casta
religiosa. Pietro non intendeva porre le basi al clericalismo nella chiesa. A
Gerusalemme fu Pietro a doversi scusare per le sue scelte dinanzi alla
chiesa locale (At 11,1ss), non viceversa; quindi Pietro non reclamava una
posizione privilegiata e di chierico rispetto alla chiesa. Quando Paolo
riprese Pietro a Antiochia dinanzi a tutti gli altri fratelli (Gal 2), non
guardò a presunti titoli gerarchici, che allora non esistevano.
Prescindendo dai significati politici (opposti a laicismo), il «clericalismo» è
definito come «il complesso dei clericali», quindi la nomenclatura o casta
religiosa, distinta dal resto dei credenti, definiti semplicemente «fedeli».
Si parla anche di quanto segue: «L’atteggiamento di chi è clericale o favorevole
ai clericali».
Il clericalismo lo intendo, quindi, come il dominio su una religione o
denominazione al suo interno da parte di una oligarchia religiosa, che
crede di aver ricevuto una particolare investitura divina, che custodisce un
particolare mistero (gr. mysterion, lat. sacramentum) e che si
pone come particolare rappresentante delle Deità di riferimento e, quindi, come
mediatrice (o pontifex) tra la Deità e il resto dei seguaci di tale
religione o denominazione al suo interno. Quanto al cristianesimo ciò sta in
netto contrasto con il sacerdozio universale di tutti i credenti.
5. Le tesi (3)
{Salvatore Gallo}
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Credo che la
spiegazione la dia Gesù stesso nei versetti 11 e 12 [di Matteo 23]: «Il
più grande tra voi sia vostro servo» (v. 11); «Chi invece
s’innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato» (v. 12).
■ 1. Gesù non condanna tanto i titoli, che come ben sai pure c’erano nella
Chiesa delle origini, ma condanna l’atteggiamento di superiorità, di
superbia, che può sorgere nelle persone poco vigili a se stessi.
■ 2. Gesù ha in mente i Farisei del suo tempo: «Tutte le loro opere le
fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano
le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe. e i
saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare “rabbì” dalla gente» (Mt
23,5ss).
■ 3. Gesù condanna l’atteggiamento interiore di chi pratica la religione
non per amore di Dio, ma solamente per ricevere onore, rispetto, sudditanza
dagli uomini.
● Tutto ciò che facciamo dobbiamo farlo per amore di Dio, sperando da lui solo
la ricompensa, e non dagli uomini.
● Gesù stesso darà il buon esempio, quando scandalizzerà i suoi discepoli,
mettendosi a lavare i loro piedi dicendo: «Voi mi chiamate Maestro e Signore
e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i
vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato
infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi» (Giovanni
13,13-15).
● In Cristo, l’essere Maestro e Signore convive con la sua profonda umiltà, col
suo essere a servizio degli altri: «Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto
per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti»
(Marco 10,45).
■ 4. Il cristiano, anche se possiede il dono di essere maestro o padre
spirituale, deve sempre coltivare l’umiltà e vivere il suo ministero come un
servizio ai fratelli, e non per ricevere sudditanza e onori dagli uomini.
Questo è un
pericolo, in cui incorrono coloro che hanno delle responsabilità all’interno
della comunità, sia nella Chiesa Cattolica che in tutte le altre Chiese. Quale
pastore di comunità non è tentato dal diavolo nell’usare la sua posizione per
ricevere onori, rispetto, lodi da parte della propria comunità?!
Più grandi sono le responsabilità, più dobbiamo vigilare sul nostro
cuore, perché non facciamo la fine di Lucifero, che da angelo di luce, divenne
per la propria superbia, la più orrenda delle creature di Dio. {01-08-2011}
6. Osservazioni e obiezioni (3)
{Nicola Martella}
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Purtroppo,
Salvatore Gallo non mi ha convinto; tali argomentazioni sono insufficienti e non
rendono giustizia al brano.
Analisi delle
argomentazioni
■ 1. Gesù usò in tale brano proprio titoli specifici dei religiosi del
suo tempo: «padre», «rabbi», «maestro» e diede una specifica proibizione. Tali
titoli sancivano una specie di clero nel giudaismo, e tale clero reclamava
specifici privilegi socio-religiosi. L’atteggiamento di superiorità di ogni
clero
si manifesta proprio nei titoli che usa per distinguersi dal comune popolino o
«plebe», che esso disprezza (Gv 7,49).
■ 2. Proprio
Matteo 23,5ss mostra che cosa fosse tale atteggiamento clericale nel
giudaismo. È difficile non pensare proprio al clero di varie denominazioni
cristiane durante la storia della chiesa e al presente. Il clero si è distinto
proprio nel modo di vestirsi, creando un abbigliamento a seconda del
grado raggiunto nella gerarchia ecclesiastica. Il clero è presente in tutte le
cerimonie e i ricevimenti socio-politici, occupando proprio i primi posti.
Il clero ha creato anche una distinzione rispetto ai «fedeli», reclamando per se
titoli ecclesiastici quali: padre, prete, sacerdote, monsignore,
reverendo, vescovo, cardinale, papa, e così via.
■ 3. Nel clero
l’atteggiamento interiore si manifesta sempre in una distinzione di
titoli, che evidenziano la superiorità ecclesiastica. Proprio il lavaggio dei
piedi dei discepoli da parte di Gesù, quale vero «Maestro e Signore» (Gv
13,13ss), intendeva mostrare in modo propedeutico che fra loro essi dovevano
rinunciare a ogni pretesa clericale rispetto agli altri, visto che ogni
pretesa superiorità si manifesta sempre con titoli ecclesiastici. Infatti, la
corsa alla superiorità, ai primi posti, ai privilegi e alla successione era
iniziata da tempo fra i discepoli (Mc 10,35-41). La risposta di Gesù a tutti i
suoi discepoli (vv. 42-45) era proprio nel senso di una presa di posizione
contro ogni forma di clero e gerarchia ecclesiastica fra i suoi discepoli e i
suoi seguaci.
■ 4. Qui non è in discussione l’essere maestro o padre spirituale per
altri da parte di ogni credente verso ogni altro credente, ma una distinzione
d’ufficio
mediante una specifica iniziazione ecclesiastica, che rende alcuni «padri» (e
vengono così chiamati) per titolo, non solo verso quelli più giovani, ma verso
tutti. Questo è clericalismo.
Qui non sono in discussione neppure i pericoli legati alle funzioni
ministeriali o servizi nella chiesa. Stendiamo poi un velo pietoso su
Lucifero, un personaggio inventato dalla Vulgata e che in Isaia 14,12 (astro
mattutino) non ha nulla a che fare col diavolo, ma col re di Babilonia (v. 3).
Approfondimenti
Da Atti 1 a Apocalisse 22, non ho trovato nessun brano, in cui qualcuno si è
rivolto ad altri credenti in posizione di guida nelle chiese (apostoli,
conduttori, servitori), rivolgendosi a loro con i titoli di «padre,
rabbino (lett. «mio grande»; cfr. «monsignore»), maestro»; né ho trovato brani,
in cui credenti in posizione di guida nelle chiese abbiano reclamato che
ci si rivolgesse a loro con tali specifici titoli socio-religiosi da altri
credenti.
Nel NT troviamo «funzioni ministeriali» (Ef 4; 1 Tm 3; Tt 1), quindi
servizi, non un clero, che si distinguesse dal resto dei credenti e avesse o
reclamasse speciali privilegi socio-religiosi.
Pietro scrisse ai conduttori giudeo-cristiani della diaspora come segue: «Io
esorto dunque gli anziani che sono fra voi, io che sono anziano
con loro e testimone delle sofferenze di Cristo» (1 Pt 5,1); non reclamò di
più, indicando verso il «sommo Pastore» (v. 4), ed evidenziando la loro funzione
ministeriale (vv. 2s), senza stabilire alcun clericalismo, ma solo l’esempio per
il gregge.
Il clero è una
mala bestia parassitaria per le chiese di Cristo, in qualunque
denominazione tale «zecca» religiosa si attacchi. Il NT insegna il «sacerdozio
universale» di tutti i credenti, senza distinzione di rango (1 Pt 2,9; Ap
1,6; 5,10; 20,6) sotto l’unico «sommo Sacerdote» (in 14 vv. in Ebrei), Cristo
Gesù.
7. Aspetti conclusivi
{Nicola Martella}
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