Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dall’avvento alla parusia

 

Cattolicesimo

 

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL CLERO ALLA LUCE DEL NUOVO TESTAMENTO

 

 di Nicola Martella - Salvatore Gallo

 

01. Entriamo in tema {Nicola Martella}

1. Le tesi (1) {Salvatore Gallo}

2. Osservazioni e obiezioni (1) {Nicola Martella}

3. Le tesi (2) {Salvatore Gallo}

4. Osservazioni e obiezioni (2) {Nicola Martella}

5. Le tesi (3) {Salvatore Gallo}

6. Osservazioni e obiezioni (3) {Nicola Martella}

7. Aspetti conclusivi {Nicola Martella}

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere il punto sottostante

 

 

01. Entriamo in tema {Nicola Martella}

 

Il seguente confronto con Salvatore Gallo, cattolico militante, è partita da una sua reazione alla mia seguente massima e ai testi susseguenti.

     ■ Cure clericali: «I chierici d’ogni religione e confessione prima assoggettano i fedeli ai loro precetti, poi li “mungono” a dovere per fare loro da mediatori sacramentali e, infine, prescrivono loro purghe religiose in questa vita, in vista d’improbabili purgatori nell’altro mondo!» (Nicola Martella).

     Ogni religione ha i suoi clericalismi, anche le varie denominazioni cristiane. Chi si orienta a un cristianesimo biblico ne può fare a meno.

 

Per l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare la riflessione dei lettori, per aiutarlo formulare contributi confacenti al tema):

     ■ Gesù insegnò quanto segue ai suoi discepoli riguardo al clericalismo farisaico-rabbinico: «Ma voi non vi fate chiamare “rabbi”, perché uno solo è il vostro maestro, e voi siete tutti fratelli. E non chiamate alcuno sulla terra vostro “padre”, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non vi fate chiamare “insegnanti”, perché uno solo è il vostro insegnante, il Cristo. ma il maggiore fra voi sia vostro servitore» (Matteo 23,8-11; ebr. rabbi = lett. «mio grande», stava per «mio signore»; cfr. monsignore).

     ■ Nel nuovo patto è insegnato il sacerdozio universale di tutti i credenti: «Voi siete una generazione eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un popolo che Dio s’è acquistato, affinché proclamiate le virtù di Colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce» (1 Pt 2,9).

     ■ Paolo insegnò quanto segue riguardo a precetti e dottrine religiosi: «Se siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché, come se viveste nel mondo, vi lasciate imporre dei precetti, quali: «Non toccare, non assaggiare, non maneggiare» (cose tutte destinate a perire con l’uso), secondo i comandamenti e le dottrine degli uomini?» (Colossesi 2,20ss).

     ■ Il sangue versato da Gesù sulla croce, una volta per tutte, è sufficiente: «…il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno ha offerto se stesso puro d’ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire al Dio vivente» (Ebrei 9,14).

     ■ Confessare le colpe a Gesù,oltre a chi abbiamo offeso, è sufficiente: «Se camminiamo nella luce, come Egli è nella luce, abbiamo comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato» (1 Giovanni 1,7).

 

 

1. Le tesi (1) {Salvatore Gallo}

 

Tu dici:

     ■ Gesù insegnò quanto segue ai suoi discepoli riguardo al clericalismo farisaico-rabbinico: «Ma voi non vi fate chiamare “rabbi”, perché uno solo è il vostro maestro, e voi siete tutti fratelli. E non chiamate alcuno sulla terra vostro “padre”, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non vi fate chiamare “insegnanti”, perché uno solo è il vostro insegnante, il Cristo. ma il maggiore fra voi sia vostro servitore» (Matteo 23,8-11; rabbi = ebr. lett. «mio grande» stava per «mio signore»; cfr. monsignore).

 

La Scrittura dice:

     ■ «Il carceriere, chiesto un lume, balzò dentro e tutto tremante, si gettò ai piedi di Paolo e di Sila; poi li condusse fuori e disse: “Signori, che debbo fare per essere salvato?”. Ed essi risposero: “Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia”» (Atti 16,29-31).

     ■ «Paolo, stando in piedi sulla gradinata, fece cenno con la mano al popolo e, fattosi un gran silenzio, parlò loro in ebraico, dicendo: “Fratelli e padri, ascoltate ciò che ora vi dico a mia difesa”» (Atti 21,29-22,1).

     ■ «Vi scrivo queste cose non per farvi vergognare, ma per ammonirvi come miei cari figli. Poiché anche se aveste diecimila precettori in Cristo, Non avete però molti padri; perché sono io che vi ho generati in Cristo Gesù, mediante il vangelo. Vi esorto dunque: Siate miei imitatori» (1 Corinzi 4,14-16).

     ■ «Appunto per questo vi ho mandato Timoteo, che è mio caro e fedele figlio nel Signore; egli vi ricorderà come io mi comporto in Cristo Gesù, e come insegno dappertutto, in ogni chiesa» (1 Corinzi 4,17).

     ■ «…a Timoteo, mio legittimo figlio nella fede» (1 Timoteo 1,2).

     ■ «Ti affido questo incarico, Timoteo, figlio mio» (1 Timoteo 1,18).

     ■ «…a Timoteo, mio caro figlio» (2 Timoteo 1,2).

     ■ «Dunque, figlio mio, fortìficati nella grazia, che è in Cristo Gesù, e le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci d’insegnarle anche ad altri» (2 Timoteo 2,1-2).

     ■ «A Tito, mio figlio legittimo secondo la fede, che ci è comune» (Tito 1,4).

     ■ «...ti prego per mio figlio che ho generato, mentre ero in catene, per Onesimo» (Filemone 1,10). {30-07-2011}

 

 

2. Osservazioni e obiezioni (1) {Nicola Martella}

 

Quindi, Gesù Messia ha dato un falso insegnamento!? E Paolo è un contraddittore dell’insegnamento di Gesù!? Ma guarda, non volendo, abbiamo scoperto un nuovo punto di contraddizione della Bibbia e contro l’inerranza, visto che Salvatore Gallo è un esperto per cercare tali presunte contraddizioni nel testo biblico, con lo scopo di accreditare gli apocrifi.

     Faccio presente che la nota sopra è contro ogni tipi di clericalismo, in tutte le religioni del mondo e anche in tutte le confessioni cristiane.

     Faccio altresì presente che è singolare vedere un «Tu dici» e un «La Scrittura dice», visto che nella citazione attribuitami è riportato un insegnamento di Gesù.

     Faccio, infine, notare che tale lista di versi non contiene un titolo ecclesiale, con cui i chierici possano giustificare di farsi chiamare «padre» e simili dalla massa dei laici. Nel NT non esiste all’interno della chiesa una distinzione fra «religiosi» e «laici», visto che si praticava il sacerdozio universale di tutti i credenti (1 Pt 2,9).

 

 

3. Le tesi (2) {Salvatore Gallo}

 

No Nicola, la contraddizione è soltanto nella tua mente. Devi cogliere il senso delle parole di Gesù.

     Non ho ben capito cosa tu intenda per «clericalismo». Ma dovresti sapere che il termine kleros, da cui deriva l’italiano «clero», compare in Atti 1,17 per indicare, il gruppo dei 12 apostoli, distinto dagli altri discepoli: «Perché egli era uno di noi e aveva ricevuto la sua parte [= klèros] di questo ministero». {31-07-2011}

 

 

4. Osservazioni e obiezioni (2) {Nicola Martella}

 

Salvatore Gallo, se «la contraddizione è soltanto nella tua [= mia] mente», allora o sommo maestro, illuminaci quindi sul vero «senso delle parole di Gesù»!

     Non puoi usare correttamente una parola greca (kleros «parte») in Atti 1,17 per scusare il «clericalismo» presente in tutte le religioni mondiali e in molte denominazioni cristiane; altrimenti potremo trovare una parola greca per sterilizzare ogni argomento. Questo è poco corretto, non è ricerca della verità, ma è ideologia. In Atti 1,17 si parla di ministero, non di casta religiosa. Pietro non intendeva porre le basi al clericalismo nella chiesa. A Gerusalemme fu Pietro a doversi scusare per le sue scelte dinanzi alla chiesa locale (At 11,1ss), non viceversa; quindi Pietro non reclamava una posizione privilegiata e di chierico rispetto alla chiesa. Quando Paolo riprese Pietro a Antiochia dinanzi a tutti gli altri fratelli (Gal 2), non guardò a presunti titoli gerarchici, che allora non esistevano.

     Prescindendo dai significati politici (opposti a laicismo), il «clericalismo» è definito come «il complesso dei clericali», quindi la nomenclatura o casta religiosa, distinta dal resto dei credenti, definiti semplicemente «fedeli». Si parla anche di quanto segue: «L’atteggiamento di chi è clericale o favorevole ai clericali».

     Il clericalismo lo intendo, quindi, come il dominio su una religione o denominazione al suo interno da parte di una oligarchia religiosa, che crede di aver ricevuto una particolare investitura divina, che custodisce un particolare mistero (gr. mysterion, lat. sacramentum) e che si pone come particolare rappresentante delle Deità di riferimento e, quindi, come mediatrice (o pontifex) tra la Deità e il resto dei seguaci di tale religione o denominazione al suo interno. Quanto al cristianesimo ciò sta in netto contrasto con il sacerdozio universale di tutti i credenti.

 

 

5. Le tesi (3) {Salvatore Gallo}

 

Credo che la spiegazione la dia Gesù stesso nei versetti 11 e 12 [di Matteo 23]: «Il più grande tra voi sia vostro servo» (v. 11); «Chi invece s’innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato» (v. 12).

 

     ■ 1. Gesù non condanna tanto i titoli, che come ben sai pure c’erano nella Chiesa delle origini, ma condanna l’atteggiamento di superiorità, di superbia, che può sorgere nelle persone poco vigili a se stessi.

     ■ 2. Gesù ha in mente i Farisei del suo tempo: «Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe. e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare “rabbì” dalla gente» (Mt 23,5ss).

     ■ 3. Gesù condanna l’atteggiamento interiore di chi pratica la religione non per amore di Dio, ma solamente per ricevere onore, rispetto, sudditanza dagli uomini.

            ● Tutto ciò che facciamo dobbiamo farlo per amore di Dio, sperando da lui solo la ricompensa, e non dagli uomini.

            ● Gesù stesso darà il buon esempio, quando scandalizzerà i suoi discepoli, mettendosi a lavare i loro piedi dicendo: «Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi» (Giovanni 13,13-15).

            ● In Cristo, l’essere Maestro e Signore convive con la sua profonda umiltà, col suo essere a servizio degli altri: «Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Marco 10,45).

     ■ 4. Il cristiano, anche se possiede il dono di essere maestro o padre spirituale, deve sempre coltivare l’umiltà e vivere il suo ministero come un servizio ai fratelli, e non per ricevere sudditanza e onori dagli uomini.

     Questo è un pericolo, in cui incorrono coloro che hanno delle responsabilità all’interno della comunità, sia nella Chiesa Cattolica che in tutte le altre Chiese. Quale pastore di comunità non è tentato dal diavolo nell’usare la sua posizione per ricevere onori, rispetto, lodi da parte della propria comunità?!

     Più grandi sono le responsabilità, più dobbiamo vigilare sul nostro cuore, perché non facciamo la fine di Lucifero, che da angelo di luce, divenne per la propria superbia, la più orrenda delle creature di Dio. {01-08-2011}

 

 

6. Osservazioni e obiezioni (3) {Nicola Martella}

 

Purtroppo, Salvatore Gallo non mi ha convinto; tali argomentazioni sono insufficienti e non rendono giustizia al brano.

 

Analisi delle argomentazioni

     ■ 1. Gesù usò in tale brano proprio titoli specifici dei religiosi del suo tempo: «padre», «rabbi», «maestro» e diede una specifica proibizione. Tali titoli sancivano una specie di clero nel giudaismo, e tale clero reclamava specifici privilegi socio-religiosi. L’atteggiamento di superiorità di ogni clero si manifesta proprio nei titoli che usa per distinguersi dal comune popolino o «plebe», che esso disprezza (Gv 7,49).

 

     ■ 2. Proprio Matteo 23,5ss mostra che cosa fosse tale atteggiamento clericale nel giudaismo. È difficile non pensare proprio al clero di varie denominazioni cristiane durante la storia della chiesa e al presente. Il clero si è distinto proprio nel modo di vestirsi, creando un abbigliamento a seconda del grado raggiunto nella gerarchia ecclesiastica. Il clero è presente in tutte le cerimonie e i ricevimenti socio-politici, occupando proprio i primi posti. Il clero ha creato anche una distinzione rispetto ai «fedeli», reclamando per se titoli ecclesiastici quali: padre, prete, sacerdote, monsignore, reverendo, vescovo, cardinale, papa, e così via.

 

     ■ 3. Nel clero l’atteggiamento interiore si manifesta sempre in una distinzione di titoli, che evidenziano la superiorità ecclesiastica. Proprio il lavaggio dei piedi dei discepoli da parte di Gesù, quale vero «Maestro e Signore» (Gv 13,13ss), intendeva mostrare in modo propedeutico che fra loro essi dovevano rinunciare a ogni pretesa clericale rispetto agli altri, visto che ogni pretesa superiorità si manifesta sempre con titoli ecclesiastici. Infatti, la corsa alla superiorità, ai primi posti, ai privilegi e alla successione era iniziata da tempo fra i discepoli (Mc 10,35-41). La risposta di Gesù a tutti i suoi discepoli (vv. 42-45) era proprio nel senso di una presa di posizione contro ogni forma di clero e gerarchia ecclesiastica fra i suoi discepoli e i suoi seguaci.

     ■ 4. Qui non è in discussione l’essere maestro o padre spirituale per altri da parte di ogni credente verso ogni altro credente, ma una distinzione d’ufficio mediante una specifica iniziazione ecclesiastica, che rende alcuni «padri» (e vengono così chiamati) per titolo, non solo verso quelli più giovani, ma verso tutti. Questo è clericalismo.

     Qui non sono in discussione neppure i pericoli legati alle funzioni ministeriali o servizi nella chiesa. Stendiamo poi un velo pietoso su Lucifero, un personaggio inventato dalla Vulgata e che in Isaia 14,12 (astro mattutino) non ha nulla a che fare col diavolo, ma col re di Babilonia (v. 3).

 

Approfondimenti

     Da Atti 1 a Apocalisse 22, non ho trovato nessun brano, in cui qualcuno si è rivolto ad altri credenti in posizione di guida nelle chiese (apostoli, conduttori, servitori), rivolgendosi a loro con i titoli di «padre, rabbino (lett. «mio grande»; cfr. «monsignore»), maestro»; né ho trovato brani, in cui credenti in posizione di guida nelle chiese abbiano reclamato che ci si rivolgesse a loro con tali specifici titoli socio-religiosi da altri credenti.

     Nel NT troviamo «funzioni ministeriali» (Ef 4; 1 Tm 3; Tt 1), quindi servizi, non un clero, che si distinguesse dal resto dei credenti e avesse o reclamasse speciali privilegi socio-religiosi.

     Pietro scrisse ai conduttori giudeo-cristiani della diaspora come segue: «Io esorto dunque gli anziani che sono fra voi, io che sono anziano con loro e testimone delle sofferenze di Cristo» (1 Pt 5,1); non reclamò di più, indicando verso il «sommo Pastore» (v. 4), ed evidenziando la loro funzione ministeriale (vv. 2s), senza stabilire alcun clericalismo, ma solo l’esempio per il gregge.

     Il clero è una mala bestia parassitaria per le chiese di Cristo, in qualunque denominazione tale «zecca» religiosa si attacchi. Il NT insegna il «sacerdozio universale» di tutti i credenti, senza distinzione di rango (1 Pt 2,9; Ap 1,6; 5,10; 20,6) sotto l’unico «sommo Sacerdote» (in 14 vv. in Ebrei), Cristo Gesù.

 

 

7. Aspetti conclusivi {Nicola Martella}

 

Alla fine di questo confronto, ritorno alla lista dei versi iniziali, sopra riportata da Salvatore Gallo. [ 1. Le tesi (1)] Come fa una tale versettologia assortita a voler essere una risposta specifica alle specifiche ingiunzioni di Gesù in Matteo 23,8-11? Ciò rimane un mistero.

 

Analisi dei brani proposti

     ■ Signori: Come avrebbe dovuto rivolgersi il carceriere a Paolo e Sila, se cono chiamandoli: «Signori»? (Atti 16,29ss). Era il normale modo di rivolgersi a persone che non si conosce o di cui si ha rispetto e non ha nulla a che vedere con un clero. Se dovessimo applicare a ciò 1 Cor 5,8 («ci sono molti dèi e molti signori»), dovremmo desumere che tale carceriere vedesse in loro delle divinità? Oppure, secondo Efesini 6,9 («E voi, signori»), egli riconosceva qui in loro i suoi «padroni»? Paolo e Sila non indicarono a se stessi quali «signori» (kyrioi), ma al «Signor [Kyrios] Gesù» (v. 31).

 

     ■ Fratelli e padri: Che Paolo si rivolgesse ai Giudei presenti con questo appellativo (At 22,1), era parte della cultura giudaica. In tale modo, non si rivolgeva ai Giudei più anziani di lui in senso clericale, ma di rispetto generazionale. Tale locuzione serviva per creare una base per il suo discorso. Paolo non riconosceva in ognuno di loro un «padre spirituale», visto che neppure li conosceva singolarmente e visto che si trattava di Giudei di ogni ceto sociale e di ogni tipo di raggruppamento religioso. Infatti, si trattava di indistinti «uomini Israeliti» (At 21,28), che picchiavano Paolo e «cercavano d’ucciderlo» (vv. 31s), e del «popolo in gran folla» (v. 30). È proprio uno sproposito cavare da ciò una base biblica per il clericalismo.

 

     ■ I convertiti: Paolo si rivolse ai Corinzi, che lui aveva portato a conversione, ammonendoli come suoi «cari figli» (1 Cor 4,14ss), evidenziando l’affetto, il rapporto personale e la cura. Tuttavia, egli non pretese da loro di esser chiamato: «Padre», in senso social-religioso e titolo ecclesiastico. Qui rientra anche Filemone 1,10.

 

     ■ I collaboratori: Paolo si rivolse a Timoteo e a Tito, chiamandoli singolarmente «figlio nel Signore», «figlio nella fede» e simili. Tali espressioni rientrano nel senso del punto precedente. A ciò si aggiunga che Timoteo e Tito erano suoi stretti collaboratori. Ciò aveva a che fare con il rapporto umano, intimo, spirituale, ecc. fra Paolo e questi suoi discepoli e collaboratori. Paolo non stava pretendendo da loro di essere chiamato con un titolo ecclesiastico di «padre», da cui viene «prete» e «papa». Mai nessuno d Atti 1 ad Apocalisse 22 si rivolse a un altro credente con un simile titolo clericale.

 

Tale modo di esprimersi, chiamando singolarmente i propri discepoli come «figlio mio», faceva parte della cultura ebraica, ricorre ad esempio nel libro dei Proverbi (sg. Pr 1,8.10.15…; pl. Pr 4,1; 5,7…) e fu usata anche da Gesù (Gv 21,5). Non stabiliva, però, un rapporto clericale, ma era soltanto un’espressione di intima e tenera comunione.

 

Approfondimenti

     Nei brani menzionati da Salvatore Gallo, in cui uno degli apostoli si rivolse a un suo collaboratore o ai credenti di una chiesa locale, chiamandoli «figli», stava usando formulazioni affettive e personali, dovute alla condivisione esistenziale, umana, spirituale e ministeriale nel campo del Signore. Egli non intendeva porsi in senso gerarchico, amministrativo, clericale rispetto a loro, vantando chissà quali diritti di autorità religiosa e di mediatore fra Dio e gli uomini.

     Paolo e Pietro non reclamarono mai una posizione speciale in una allora inesistente gerarchia. Paolo scrisse alcune epistole insieme ai suoi collaboratori (e il fratello Timoteo 2 Cor 1,1; Col 1,1; Paolo e Timoteo Fil 1,1; Fil 1,1; Paolo, Silvano e Timoteo1 Ts 1,1; 2 Ts 1,1; e il fratello Sostene 1 Cor 1,1; ciò fu distinto dall’amanuense Rm 16,22), non reclamando una particolare posizione gerarchica rispetto a loro, neppure quando scrisse «a tutti i santi in Cristo Gesù che sono in Filippi, con i conduttori e con i servitori» (Fil 1,1).

     Dell’affetto nutrito da Paolo e da altri credenti verso altri credenti egli ne parla spesso (2 Cor 9,14 santi della Giudea per i Corinzi; Fil 1,8 affetto sviscerato in Cristo), e lo reclama pure (Fil 2,1 tenerezza d’affetto; v. 3 stimando altrui da più di se stesso). Paolo affermò: «E non abbiamo cercato gloria dagli uomini, né da voi, né da altri, quantunque, come apostoli di Cristo, avessimo potuto far valere la nostra autorità; invece, siamo stati mansueti in mezzo a voi, come una nutrice, che cura teneramente i propri figli. Così, nel nostro grande affetto per voi, eravamo disposti a darvi non soltanto l’Evangelo di Dio, ma anche le nostre proprie vite, tanto ci eravate divenuti cari» (1 Ts 2,6ss).

     Come abbiamo mostrato sopra, tutto ciò non ha nulla a che vedere con una presunta distinzione fra «religiosi» e «laici» all’interno della chiesa, cosa che nel NT non esiste in alcun modo, visto che gli apostoli stessi insegnavano il sacerdozio universale di tutti i credenti (1 Pt 2,9).

 

Il clero alla luce del Nuovo Testamento? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Clericalismo_NT_Avv.htm

01-08-2011; Aggiornamento: 03-08-2011

 

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