1. LA DINAMICA
DELLA CALUNNIA: Il librettista Cesare Sterbini scriveva quanto segue per l’opera «Il
Barbiere di Siviglia», messo in musica da Gioacchino Rossini:
«La calunnia è un venticello Un’auretta assai gentile Che
insensibile sottile Leggermente dolcemente Incomincia a sussurrar. Piano
piano terra terra Sotto voce sibillando Va scorrendo, va ronzando, Nelle
orecchie della gente S’introduce destramente, E le teste ed i cervelli Fa
stordire e fa gonfiar. Dalla bocca fuori uscendo Lo
schiamazzo va crescendo: Prende forza a poco a poco, Scorre già di loco
in loco, |
Sembra il tuono, la tempesta Che nel sen della foresta, Va
fischiando, brontolando, E ti fa d’orror gelar. Alla fin trabocca, e
scoppia, Si propaga si raddoppia E produce un’esplosione Come
un colpo di cannone, Un tremuoto, un temporale, Un tumulto generale
Che fa l’aria rimbombar. E il meschino calunniato Avvilito, calpestato
Sotto il pubblico flagello Per gran sorte va a crepar» (grassetto
redazionale; cfr. l’esecuzione su
YouTube). |
C’è una sorta di calunniatori, che pretende di poter esplicare tale sua
«vocazione» addirittura per onorare il Signore! Tali pubblici
denunziatori sentono una chiamata dall’alto! Affermano di voler
ristabilire la verità (la loro!) nel popolo di Dio. Intanto, per dei punti
di vista discordanti dai loro, gettano fango a destra e a manca sul loro
prossimo, indifferenti per i danni che producono non solo per la
reputazione altrui, ma anche per la testimonianza dell’Evangelo e nel regno di
Dio. E facendo ciò, si sentono dei «giusti», sì dei «giustizieri». Ora,
che afferma la Parola di Dio riguardo a un tale sedicente mandato?
2. L’INSEGNAMENTO DEL NT: Gesù ha insegnato a guadare ai frutti, essendo essi decisivi nel
riconoscere l’albero (Mt 7,16.20). Non basta l’apparenza di pecora, se dentro di
è lupi rapaci (v. 15). Un albero buono non produce frutti cattivi, e
viceversa (vv. 17s).
Non si può pretendere di fare cose ingiuste per onorare Dio. «Si
colgono forse delle uve dalle spine, o dei fichi dai triboli?»
(v. 16), chiedeva Gesù. E Giacomo, riprendendo tali parole, portò questa
riflessione: «La
lingua, nessun uomo la può domare; è un male senza posa, è piena
di mortifero veleno. Con essa benediciamo il Signore e Padre; e con essa
malediciamo gli uomini, che sono fatti a somiglianza di Dio. Dalla medesima
bocca procede benedizione e maledizione. Fratelli miei, non dev’essere così. La
fonte getta essa dalla medesima apertura il dolce e l’amaro? Può,
fratelli miei, un fico fare ulive, o una vite fichi? Neppure può una fonte
salata dare acqua dolce» (Gcm 3,8-12).
Giacomo non lasciava zone grigie, come già Gesù non lasciava alternative: «O
voi fate
l’albero buono e buono pure il suo frutto, o fate l’albero cattivo e
cattivo pure il suo frutto; perché dal frutto si conosce l’albero. Razza di
vipere, come potete dire cose buone, essendo malvagi? Poiché
dall’abbondanza del cuore la bocca parla. L’uomo dabbene dal suo buon
tesoro trae cose buone; e l’uomo malvagio dal suo malvagio tesoro trae
cose malvagie» (Mt 12,33ss).
Perciò, il calunniatore (gr. diábolos) è spregevole agli occhi di
Dio, anche quando pretende di fare ciò, per onorare il Signore! Chi si arroga il
diritto di gettare fango sugli altri, non è una persona retta, ma malvagia; e
come tale è contaminata nella sua mente, di cui la lingua è solo la
periferica
evidente! «Anche la lingua è un fuoco, è il
mondo dell’iniquità. Posta com’è fra le nostre membra, contamina tutto il
corpo e infiamma la ruota della vita, ed è infiammata dalla Geenna»
(Gcm 3,6). Già Gesù aveva insegnato quanto segue a coloro che pretendono di
calunniare il prossimo, per un mandato divino che si arrogano o pretendendo di
onorare il Signore: «Ora, io vi dico che d’ogni parola infondata, che
avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio.
Infatti, dalle tue parole sarai giustificato, e dalle tue parole sarai
condannato» (Mt 12,36s).
3. ASPETTI
CONCLUSIVI: Quindi, coloro che pretendono di fare i «giustizieri» universali nel nome
del Signore, sappiano che dovranno rendere conto a Dio per tutte le cose
ingiuste, che affermano o che scrivono. Quando, nel giudizio, i libri
verranno aperti, essi non potranno trovare scusanti né avranno sconti. Nessun
ingiusto
erediterà il regno di Dio (1 Cor 6,9), né i bugiardi (i calunniatori sono tali),
né chi semina «discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, fazioni» (Gal
5,19ss; cfr. Ap 22,8 bugiardi; 21,15 chiunque ama e pratica la menzogna).
Chi calunnia il suo prossimo, abusando addirittura del nome di Dio, è
paragonabile a un falso profeta. Di loro afferma il Signore: «Quei
proclamatori proclamano menzogne nel mio nome; io non li ho mandati, non
ho dato loro alcun ordine, e non ho parlato loro; le proclamazioni, che vi
fanno, sono visioni menzognere, divinazioni, nullità, imposture del loro
proprio cuore» (Gr 14,14). I calunniatori per
vocazione, se non si ravvedono, corrono un grave rischio, vivendo essi su una
polveriera, che prima o poi li distruggerà.
Che triste, un giorno, quando compariranno dinanzi al Signore, con la
pretesa di essere da Lui onorati, per l’opera di diffamazione condotta
sedicentemente nel nome di Gesù (Mt 7,22), si sentiranno dire da Lui: «Io
non vi conobbi mai;
allontanatevi da me, voi tutti operatori
d’iniquità» (v. 23).
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Etica: Rapporti interpersonali
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Calunnia_vocaz_Esc.htm
07-09-2013;
Aggiornamento: 30-06-2016 |