Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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GIACOMO LEOPARDI ERA CATTOLICO?

 

 a cura di Nicola Martella

 

Argentino Quintavalle ha reagito all’articolo «Cattocomunisti o evangelici?» di Fernando De Angelis, inviando un contributo al tema di discussione connesso «Cattocomunisti o evangelici? Parliamone». Egli ha affermato, tra altre cose: «Molti credono che Garibaldi fosse un ateo. Niente di più sbagliato. Garibaldi ci teneva alla salute spirituale dei suoi uomini e come cappellano militare aveva Alessandro Gavazzi, evangelico di Bologna, figlio d’un giudice, e uomo di grande spessore, capace di prendere in mano non soltanto la Bibbia, ma anche la spada. Fu l’uomo che fece le esequie a Monaldo Leopardi, il padre di Giacomo Leopardi, perché i Leopardi non erano cattolici, anche se ai ragazzi della scuola questo non viene detto. La Biblioteca di Leopardi è piena di Bibbie, quando ancora non esistevano Bibbie cattoliche. L’Italia è stata fatta da questi uomini».

     Fiorina Pistone, cattolica illuminata e amica comune, non ha mandato giù le asserzioni di Argentino su Montando e Giacomo Leopardi. Ella ha interpretato le parole di Argentino «i Leopardi non erano cattolici» come equivalenti a «erano evangelici», e questo è stato per lei una grande provocazione. Per quanto posso capire, egli non l’ha detto esplicitamente…

     Ecco dapprima la loro accesa discussione. Poi aggiungo alcune mie note per alimentare il confronto e la discussione.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Fiorina Pistone

2. Argentino Quintavalle

3. Nicola Martella

4. Fiorina Pistone

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Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Fiorina Pistone}

 

Ciao, Nicola. [...] la mia ammirazione per la scienza del tuo amico Argentino Quintavalle si è un po’ sbiadita, dopo quel suo contributo che tu hai inserito nel dibattito «Cattocomunisti o evangelici? Parliamone». Egli dice che i Leopardi erano evangelici. Non so quanto Argentino conosca il poeta Giacomo Leopardi, l’unico della famiglia che è diventato famoso: il padre, la madre e i fratelli lo sono diventati soltanto di riflesso.

     Tutte le sue biografie di Giacomo Leopardi dicono che ebbe un’educazione cattolica. Suo precettore fu il padre gesuita Giuseppe Torres, fuggito dalla Spagna in seguito alla cacciata dell’ordine dal regno, lo stesso che aveva avuto il padre, il conte Monaldo. Da bambino il futuro poeta era devotissimo e allestiva altarini per tutta la casa. I suoi lo avrebbero voluto prete. Giunto all’età della ragione, Giacomo riconobbe dolorosamente l’inconsistenza dei sogni della sua «prima età» e perse anche la fede. Rimpianse sempre la giovinezza come unica età felice della vita degli esseri umani, felicità dovuta soltanto agli inganni della fantasia. Le sue poesie più famose rispecchiano la sua amara visione della vita, che secondo lui non ha alcun senso. Ti trascrivo alcuni versi del famoso «Canto d’un pastore errante per l’Asia»:

          Dimmi, o luna: a che vale

          al pastor la sua vita, la vostra vita a voi?

          Dimmi, ove tende

          questo vagar mio breve,

          il tuo corso immortale?

 

Sempre nello stesso canto, raffigura il destino dell’uomo con l’immagine d’un vecchio tutto bianco e infermo, che va per un terreno molto accidentato portando un «gravissimo carco in sulle spalle»

          «infin ch’arriva

          colà dove la via

          e dove il tanto affaticar fu volto:

          abisso orrido, immenso

          ov’ei precipitando il tutto oblia».

 

Giacomo Leopardi morì tisico a trentotto anni e il padre gli sopravvisse. Le biografie di Monaldo Leopardi dicono che egli era di tradizione guelfa e fautore dell’alleanza tra il trono e l’altare. Pretendeva che Avignone fosse restituita ai papi e considerò un errore le aperture liberali di Pio IX. S’occupò per un po’ di tempo di politica, ma più che altro s’interessò ai libri, e costituì nella propria casa una grande biblioteca, in cui si trovava anche una Bibbia in più lingue, di cui si servì il giovane, studiosissimo Giacomo per imparare il greco e l’ebraico. Il conte Monaldo aveva la dispensa per la lettura dei libri proibiti. Si è forse convertito alla fede evangelica negli ultimi anni della sua vita? Se così fosse io non ne so nulla. Avere la Bibbia in casa non significa molto. Io ho in casa il Corano, ma non sono musulmana… {19-02-2008}

 

 

2. {Argentino Quintavalle}

 

Alessandro Gavazzi era un evangelico e cappellano militare di Garibaldi. Ho in mio possesso il «Funere del conte Monaldo Leopardi» — parole di Alessandro Gavazzi; pubblicazione stampata a Loreto dalla Tipografia F.lli Rossi (anno 1847); Prezzo: baiocchi 10. Sono 16 pagine a stampa.

     Giacomo Leopardi non era assolutamente un clericale. Aveva una cultura biblica sterminata; leggeva e scriveva in greco, ebraico, aramaico e siriaco. Possedeva una Bibbia del 1700 scritta in 7 lingue (in colonne parallele) che il padre s’era fatto venire dalla «protestante» Inghilterra, contravvenendo a molte regole di quei tempi. Possedeva inoltre una invidiabile collezione di Bibbie in lingue originali. Studiava più Bibbia Leopardi che tutti i preti di Recanati messi insieme, e questo in un periodo dove la lettura della Bibbia era proibita.

     Se io ho un Corano, non per questo sono un mussulmano; ma se la mia casa è piena di Corani probabilmente non sono un cristiano. Siccome non si è mai apertamente dichiarato, i preti hanno cercato di convertirlo da morto. Ma Leopardi non ha mai indossato un crocefisso in vita sua. {20-02-2008}

 

 

3. {Nicola Martella}

 

Giacomo Leopardi è una specie di coperta che ognuno vorrebbe tirare dalla sua parte? Non scriverò nulla di mio ma, per alimentare la riflessione e la discussione, rimando alle conclusioni di altri.

     ■ Illuminista deluso: C’è potenza in questo Leopardi commento di Toni Negri sull’opera: Massimiliano Biscuso e Franco Gallo, Leopardi antitaliano (Manifestolibri, 1999).

     ■ Libri finiti all’indice: Nell’articolo «Inquisizione garantista?» Davide Canfora scrive quanto segue: «Il caso di Leopardi è significativo e interessante. Non solo le sue Operette morali furono messe all’Indice; tutti i suoi scritti, anche dopo la morte dellautore, furono oggetto di attacchi da parte degli ambienti cattolici e di persecuzioni da parte delle autorità ecclesiastiche e, su invito delle autorità ecclesiastiche, delle stesse autorità civili. Ben noto, naturalmente, è lodio implacabile che lo scrittore cattolico Niccolò Tommaseo nutrì nei confronti del poeta recanatese. […] Ben più grave la persecuzione che toccò alle opere di Leopardi per liniziativa congiunta del Vaticano e degli Austriaci negli anni seguenti: nel 1839, due anni dopo la morte del poeta, il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Lambruschini, allertò il nunzio apostolico presso le corti di Napoli e di Vienna, segnalando lesistenza di un pericoloso manoscritto di Leopardi contenente unopera “nella quale si professa il materialismo unitamente alle più irreligiose follie dettategli dal suo spirito oltremodo guasto e maniaco” (si trattava del testo dei Paralipomeni). Le pressioni vaticane non furono accolte dal governo borbonico, molto geloso delle proprie prerogative, ma furono ascoltate a Vienna: è del 27 febbraio 1841 una lettera in cui il principe Metternich sollecita il capo della polizia, Sedlnitzky, a evitare che si diffondessero le opere di Leopardi, intrise di “offensiva irreligiosità e di principii antisociali”» [I documenti relativi a Leopardi e alla censura delle sue opere sono pubblicati nei volumi: Antonio Giuliano, Giacomo Leopardi e la Restaurazione, Napoli, Memorie dellAccademia di Archeologia Lettere e Belle Arti (8), 1994; id., Giacomo Leopardi e la Restaurazione. Nuovi documenti, Napoli, Memorie dellAccademia di Archeologia Lettere e Belle Arti (10), 1998].

     ■ Altro: Ho letto che Giacomo Leopardi viene considerato da uno un «non credente» e da un altro una specie di Nietzsche malriuscito.

 

Sandro Petrucci scrive, tra altre cose, che Monaldo Leopardi (1776-1847) nel suo quindicinale «La Voce della ragione» («una cosa fatta tutta per la gloria di Dio») «…polemizza con le tesi cattolico-liberali e democratiche dell’abbé bretone Félicité-Robert de Lamennais (1782-1854) e con la liberale Antologia, fondata a Firenze, nel 1821, dal ginevrino e protestante Gian Pietro Vieusseux (1799-1863)…». Ciò mostra che Montaldo non aveva paura di confrontarsi con culture e idee differenti dalla sua che, per combatterle, ha dovuto prima conoscere. Qui non mi sembra che egli avversasse il cattolicesimo o il protestantesimo, ma le loro correnti liberali, essendo egli conservatore (per alcuni autori era reazionario).

     Si veda inoltre Monaldo Leopardi, Autobiografia (Edizioni dell’Altana, Roma 1997). In appendice si trova «La biblioteca delle “sudate carte”», dove tra l’altro troviamo notizie della «scanzia dei libri proibiti custodita da una rete di ferro».

 

 

4. {Fiorina Pistone}

 

Ciao, Nicola. Ritorno a parlare di Giacomo Leopardi. Non mi sembra che egli sia una coperta che ciascuno vuole tirare dalla propria parte. So però che qualche cattolico ha pensato, o caritatevolmente sperato, che egli si sia convertito nell’ultimo periodo della sua vita, perché in una delle sue lettere ha scritto «se Dio vuole». Ma io penso, come quasi tutti gli studiosi delle sue opere, che egli abbia, in questo caso, utilizzato un semplice, comune modo di dire, senza alcuna implicazione religiosa. Non c’è bisogno di discutere tanto sulle sue idee, che traspaiono chiaramente dalle poesie, di cui alcune sono bellissime e famose, e comunemente rintracciabili sulle antologie scolastiche, spesso anche su quelle delle scuole medie inferiori. Tra le poesie da cui meglio traspare la sua visione della vita ci sono il «Canto notturno d’un pastore errante dell’Asia», e la poesia «A Silvia», entrambi bellissime.

     La sua visione di fondo è materialistica: con la morte finisce tutto; noi siamo opera della natura, la quale non è, però, madre, bensì matrigna, perché non si cura della nostra felicità, ma soltanto della conservazione della specie. La natura, quando siamo giovani, fa balenare ai nostri occhi speranze di felicità, che poi delude in ogni caso.

     Nella poesia «La ginestra» il poeta lancia un appello a tutti gli uomini, perché siano solidali tra di loro nella lotta contro questa matrigna crudele.

     Io ho amato molto, e ancora amo, questo poeta, perché mi ha sempre fatto sentire che il bisogno di trascendenza è universale, anche se non sempre consapevole, perché le cose di questo mondo non bastano alla nostra sete di senso.

     Egli fu infelicissimo. Il troppo studio minò la sua salute delicata, portandolo alla morte in giovane età. Il padre, orgoglioso della sua intelligenza e lui stesso amante dello studio, ne assecondò il desiderio di letture rifornendo ampiamente la biblioteca, ma troppo tardi gli acconsentì d’allontanarsi da Recanati, paese per lui troppo angusto per il suo bisogno di colloquio anche intellettuale. La timidezza fu un altro ostacolo.

     Nessuna donna lo amò, perché non aveva attrattive fisiche.

     Tuttavia egli non si limitò a piangere sulla sua sfortuna personale, ma vide con chiarezza, e anche con senso di solidarietà, l’infelicità di tutti gli uomini.

     Dopo la mia e-mail precedente, avevo un po’ di rimorsi nei suoi confronti, perché lo avevo nominato solo in funzione delle sue idee, senza parlare della sua grandezza di poeta. Ho voluto riparare e ti consiglio di leggere qualcosa di suo: basta digitare «Canto notturno d’un pastore» su un motore di ricerca e t’arriva il testo.

     Te lo dico perché anche tu sei un poeta e penso che avrai piacere di conoscere un tuo grande collega.

     Anche il padre Monaldo ebbe dei meriti: cercò di migliorare le condizioni del popolo e aprì al pubblico la sua grande biblioteca, ma avversò le caute aperture di Pio IX in fatto di libertà di stampa. {26-02-2008}

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-G-Leopardi_cattolico_OiG.htm

22-02-2008; Aggiornamento: 27-02-2008

 

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