Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Escatologia 1

 

Ateismo

 

 

 

 

Questa opera contiene senz’altro alcune novità. Leggendo i brani escatologici della Bibbia sorgono vari interrogativi, ad esempio i seguenti:
■ I credenti, quando muoiono, vanno in cielo o in paradiso?
■ I morti nell’aldilà sono solo inattivi o anche incoscienti?
■ I bimbi morti dove vanno?
■ Se nessuno sa il giorno e l’ora dell’avvento del Messia, perché diversi cristiani hanno fatto predizioni circostanziate per il loro futuro imminente?
■ Qual è la differenza fra escatologia e utopia?
■ In che cosa si differenzia la speranza biblica dalla speranza secolarizzata di alcuni marxisti?
■ Il «rapimento» precederà o seguirà la tribolazione finale?
■ Quando risusciteranno i credenti dell’AT?
■ Il regno millenario è concreto o solo spirituale?
■ Durante il suo regno futuro col Messia regnerà sono Israele o anche la chiesa?
■ Nella nuova creazione i credenti abiteranno in cielo o sulla nuova terra?
■ Lo stagno di fuoco esisterà per sempre?
■ I morti si riconoscono nell’aldilà?
■ Non sarà noioso vivere nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il tempo nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il matrimonio nel nuovo mondo?
■ Eccetera...

 

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Escatologia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LE RAGIONI DELLA SPERANZA

Fede biblica e credenze agnostiche

 

 di Giuseppe Rossi - Nicola Martella

 

Quando ho letto le bozze di questo articolo, per correggerlo, formattarlo e redigerlo, mi sono venute in mente queste due massime, che riporto nella seguente forma:

     ■ Ateo e cristiano: L’ateo: «Come disse Friedrich Wilhelm Nietzsche: “Dio è morto”». Il cristiano biblico: «Come dice Dio: “Nietzsche è morto”».

     ■ Confessione di un agnostico: «Un agnostico tedesco afferma: “Giulio Cesare è morto. Vladimir Lenin è morto. Karl Marx è morto. Friedrich Wilhelm Nietzsche è morto. Charles Darwin è morto. Johann Wolfgang von Goethe è morto. Johann Christoph Friedrich von Schiller è morto. Sigmund Freud è morto. Albert Einstein è morto. Eugen Berthold Friedrich Brecht è morto. Jean-Paul Sartre è morto. E stamani neanche io mi sento proprio così bene!”».

 

Giuseppe Rossi è un farmacista napoletano, che lavora a Roma. Dopo la sua conversione a Cristo, si interessa particolarmente delle questioni apologetiche legate all’ateismo, allo gnosticismo, all’evoluzionismo e alle ideologie di varia matrice. La struttura del suo scritto è redazionale. {Nicola Martella}

 

«O Israele, spera nel Signore, da ora in perpetuo» (Salmo 131,3).

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Perché esistiamo? Che senso ha la vita? A queste domande ricorrenti, molti ne aggiungerebbero un’altra: possiamo sperare in qualcosa di più che vivere soltanto 70 o 80 anni e poi morire? (Salmo 90,9). Forse in nessun altro momento ci poniamo queste domande con maggior insistenza, se non quando avvertiamo quanto sia breve la vita. Ma non ce bisogno d’arrivare a una situazione estrema per chiedersi come mai esistiamo? La domanda può sorgere anche quando la vita ci delude. Il desiderio di capire perché esistiamo trascende le differenze scolastiche, culturali e d’età. E l’interrogativo ricorrente sul senso dell’esistenza accomuna gli uomini di tutte le epoche.

     Negli ultimi anni diversi scienziati sono giunti alla conclusione che, in effetti, l’uomo è portato per natura a cercare un significato più profondo nella vita attraverso le varie teorie scientifiche e fantascientifiche, filosofiche e religiose. Secondo alcuni esistono prove genetiche e fisiologiche indicanti che l’uomo sente il bisogno naturale di stabilire un rapporto con una forza superiore. Comunque anche se il concetto di spiritualità viene dibattuto negli ambienti accademici, la maggioranza della gente non ha bisogno del consenso scientifico per credere che l’uomo provi un bisogno spirituale. È la spiritualità stimolata dalla sofferenza che fa sorgere nella nostra mente quelle che alcuni ritengono le domande più importanti: perché esistiamo? Come dovremo impiegare la nostra vita? Dobbiamo rendere conto a un entità creatrice onnipotente? Appurato quindi oggettivamente che abbiamo un’esigenza di trascendenza, che nasce dall’inquietudine di vivere in questa realtà pericolosa e difficile, l’ultima domanda sorge spontanea: Chi o che cosa ci appaga e ci realizza con dignità?

     Anche la Bibbia parla di persone che si chiesero quale fosse lo scopo della loro vita, dopo aver perso beni materiali e spirituali. In effetti la sofferenza sembra essere il bivio della vita. Essa può essere il motore (come lo fu anche l’insoddisfazione d’Adamo prima d’Eva) o può essere l’ostacolo che impedisce di dare un significato al tutto. Il dolore, se accettato come mezzo per far crollare i pregiudizi derivanti dalla nostra presunzione e come stimolo per cercare di comprendere con obiettività noi stessi, il prossimo e l’Assolutamente Altro, ci può cambiare radicalmente, facendoci vivere una quasi pienezza e dignità inaspettate, e con delle prospettive future inattese. Anche la pienezza è possibile, ma questa a un analisi approfondita e completa di fatti personali e comunitari, storici e attuali, sembra confinata solo nell’esperienza cristiana; e in tale ambito le coordinate consequenziali (quelle essenziali ci sono offerte dalla testimonianza biblica) dell’insegnamento biblico mediante la cattedra dello Spirito Santo sembrano offrire quanto di più risolutivo ci possa essere: grazie al duale e inscindibile uso di fede e ragione.

     «Non troverai mai la verità, se non sei disposto ad accettare anche ciò, che non t’aspettavi» (Eraclito).

 

 

2.  LE VARIEGATE POSIZIONI DI ATEI E AGNOSTICI: Se Dio è morto, neppure io sto tanto bene.

     Karl Marx (1818-1883) ha sostenuto che l’unica realtà è quella materiale. L’uomo è il suo lavoro, e ciò che conta sono i rapporti economici. Dio non esiste, e la religione è nata solo per consolare, vanamente, l’uomo oppresso e alienato (è lo sfruttamento sociale che ha creato le religioni). È, quindi, falsa e non permette la nostra realizzazione autentica. Questa va cercata piuttosto nel mondo presente, attraverso l’impegno nella trasformazione della realtà, dei rapporti di lavoro e nel superamento delle condizioni d’oppressione.

     «Io non posso credere in Dio, se vedo un bimbo devastato da tale malattia». Da «La peste» di Albert Camus (1913-1960).

     «L’ateismo non è altro che la reazione delle persone razionali di fronte a credenze religiose prive di giustificazione… È davvero sconvolgente che un libro tanto banale come la Bibbia sia ritenuto il frutto d’una mente onnisciente» (Sam Harris, filosofo neuroscientifico americano).

     Friedrich Nietzsche (1844-1900) ha sostenuto che la religione, e il cristianesimo in particolare, sia qualche cosa di profondamente falso. Anche per lui, Dio non esiste, è frutto dell’invenzione dei deboli che s’illudono così di non essere schiacciati dai più forti. Ciò che conta è l’uomo e la sua libera decisione, che non ha imposizione da nessuno, perché non esiste nulla di più grande.

     «Il mio concetto di Dio è che si tratti d’una costruzione umana. Non esiste nulla di simile a Dio se non nell’immaginazione umana. La vita si è formata per un insieme d’occasioni fortunate» (Richard Dawkins, biologo).

     «È tutto qua. Nessuna vita dopo la morte, grazie a Dio!» (Bob Geldof, cantante).

     «Il mondo è diviso in due e ognuno fa la sua scelta di campo. Da una parte, i penitenti a testa bassa… dall’altra parte, gli impenitenti impertinenti a testa alta» (Pier Giorgio Oddifreddi, matematico).

     «Credo che mi possiate definire un neoplatonico con sfumature agnostiche» (Philip K. Dick, scrittore).

     «Non negare né credere» (George Christoph Lichtenberg, filosofo).

     Sigmund Freud (1856-1939) riteneva che la religione sia una «illusione infantile». Essa nasce dai desideri più antichi dell’umanità. Tutte le dottrine religiose sono incredibili e indimostrabili, sono un «fenomeno psicologico». Dio, secondo Freud, sarebbe una idealizzazione della figura paterna.

     «Non ho un concetto di Dio, sebbene ci pensi molto. Invidio le persone che hanno fede» (Jack Nicholson, attore).

     «La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno» (da una campagna pubblicitaria dell’UAAR, Unione Atei Agnostici Razionalisti).

     «Sono figlio di genitori che hanno divorziato più volte, ho vissuto in famiglie di varie religioni, tutte con la certezza assoluta della verità. Per questo non riesco ad affidarmi a nessuna, ma rispetto chi crede» (Tom Hanks, attore hollywoodiano).

     «Immagina un mondo senza religioni…» (John Lennon, dalla canzone «Imagine»).

     «Dite [riferito al Vaticano] al mondo la verità» (tratto dalla locandina del film «Angeli e Demoni» del regista Ron Howard).

     «Penso che tutte le grandi religioni del mondo siano, a un tempo, false e dannose. In primo luogo non credo a Dio e nell’immortalità; e in secondo luogo, Cristo, per me, se è storicamente esistito, non è nient’altro che un uomo eccezionale» (Bertrand Russel, filosofo, logico e matematico gallese).

     «Se Dio tace, non risponde, abbandona al suo calvario Gesù, l’uomo più buono mai esistito, vuol dire che Dio non esiste» (Alfred De Vigny, poeta francese).

     «L’uomo è un essere fatto per la morte, per cui la sua esistenza risulta limitata e insignificante» (M. Heidegger, filosofo).

     «Vorrei un po’ di pace, ma di quella pace che non ha il sapore della morte» (Eduardo De Filippo, commediografo).

     «Dio esiste, credo, non so… certo, porca miseria, non si vede a guardare quel che succede!» (Gabriele Salvatores, regista cinematografico).

 

 

3.  UN RIFUGIO D’ETÀ IN ETÀ: Come classificare le affermazioni riportate sopra? Ecco qui di seguito alcune considerazioni in merito.

     ■ 1. Sono affermazioni ipocrite da sempre esistite con la sola differenza che nei millenni precedenti, per giustificare il proprio cupo agire, si metteva in dubbio non tanto l’esistenza di Dio, quanto la sua bontà. Dio non ce, dopo la morte non ce niente, per cui godiamocela. Godersela? Solo l’astuto incantatore ci può illudere che è possibile una certa qual gioia senza Dio, pur essendo circondati da un turbinio di speculazioni e piaceri inutili e dannosi, ma soprattutto destinati a malattia, vecchiaia, slealtà e morte putrescente. Chi si gode la vita? I separati? I disabili? I drogati? I vedovi? Gli orfani? Gli angosciati? Gli sgomenti? Chi? Il concetto di godersi la vita è campato in aria. Come il partito o meglio l’esercito senza speranza risolve, dunque, il problema dell’esistenza? Arraffa e consuma più che puoi (anche te stesso), poi, quando le cose si mettono male, quando ti credi da rottamare, risolvi tutto con un «bel» suicidio più o meno assistito.

 

     ■ 2. Sono affermazioni ipocrite perché noi dovremmo guardare in noi stessi, squarciare il velo dell’auto-giustificazione e accusare noi stessi per le nostre miserie, per l’onnipresente squilibrio culturale, economico e sanitario, per aver reso la città permeata dal male. Insomma, in questo breve antologia d’idee sulla figura di Dio, elencati secondo una certa progressione, che parte da posizioni atee, che comprende posizioni agnostiche e termina con un invocazione «impropria», un appello palese, all’Unico Essere che coincide sempre con l’ultima speranza. In tutto ciò si può scorgere il tormento dell’umanità, quando rifiuta l’arma della incessante preghiera biblica come unico mezzo per iniziare la comunicazione col vero Dio, che può raggiungere la sua pienezza, solo con l’esperienza cristiana. Solo con l’Agnello immolato, Gesù Cristo, la vita è degna d’essere vissuta e ha un futuro; solo Lui ci conosce più di quanto noi conosciamo noi stessi. Solo Lui non ci lascerà e non ci abbandonerà fino alla vittoria. Solo con Lui, la sofferenza ci plasma e ci fa persone invece che bestie, togliendoci la crudele superficialità e donandoci la sensibilità compassionevole.

 

     ■ 3. Sono affermazioni ipocrite. La vita sarebbe una solenne fregatura, se non avesse un senso. A nessuno piace derivare da nessuno. Come sono considerate dagli stessi «senza Dio» il caso e la materia? Solo Dio dà senso alla vita, perché è l’unico incomparabile, l’unico stabile punto di riferimento. Si può andare a destra e a manca, andare ovunque, fare le più svariate esperienze, ma solo Gesù può colmare l’apparentemente incolmabile vuoto.

     E comunque sia, anche se non siamo d’accordo sulla tesi, secondo cui Gesù non sarebbe Dio, come affermano invece atei e agnostici — è meglio l’illusione dell’Amore che una atea o agnostica realtà di odio, di confusione, di domande senza risposte; è meglio l’altruismo che l’egoismo, è meglio l’ottimismo della fede che il pessimismo del cinismo.

     «Per quelli che, come me, sognano il trionfo dell’unico potere che non sarà mai potere, ma che è un regalo di Dio. L’amore» (Lucio Dalla, cantante).

 

 

4.  ASPETTI CONCLUSIVI (Nicola Martella): La sacra Scrittura afferma che «l’uomo psichico», ossia colui che si basa soltanto sulla percezione dei suoi sensi e sulla sua ragione, «non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché gli sono pazzia; e non le può conoscere, perché le si giudicano spiritualmente» (1 Cor 2,14). Per poter comprendere le «cose dello Spirito di Dio», bisogna avere la «mente di Cristo» (v. 16). Tutto comincia con una metànaoia, concetto greco che significa un mutamento di mente, di idee e di convinzioni rispetto a Dio, a se stesso e al mondo. Questo è il senso del ravvedimento (metànaoia), ossia vedere le cose dal punto di vista di Dio, espresso nella sua Parola. Solo allora si sarà in grado di uscire dagli schemi mentali del mondo, di essere trasformati in un modo di pensare rinnovato tale, che permetta di conoscere per esperienza quale sia la benefica, gradita e perfezionante volontà di Dio, e di offrire a Dio un «servizio logico» o «culto razionale» (Rm 12,1s).

 

Per l’approfondimento si vedano in Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso. Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), gli articoli: «Le escatologie politiche», pp. 268-271 (marxista, pp. 272-277; nazista, pp. 278-284); «La speranza secolarizzata», pp. 285-295; «La “speranza di ritorno” nella teologia», pp. 334-341; «Utopie futuristiche», pp. 342-354; «Il bisogno di speranza», pp. 355s.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A2-Ragioni_speranza_Esc.htm

09-06-2010; Aggiornamento: 14-11-2012

 

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