A ogni
elezione ritorna il dilemma di come scegliere coloro che ci
rappresenteranno a livello nazionale, regionale, provinciale o comunale,
ossia coloro che faranno leggi, decreti e delibere e che le faranno
applicare nei prossimi anni. Alcuni ragionano spesso per appartenenza
politica fideistica (partito come religione laica), secondo schemi
ideologici del passato. Altri si fanno abbagliare dalla prestanza e
dalla retorica, senza badare ai contenuti. Altri ancora sono attenti
alle paure e alle illazioni che alcuni politici suscitano nei confronti
dei loro avversari. Poi c’è chi crede alle «promesse da marinaio» che
fanno alcuni politici in campagna elettorale, giocando a «chi offre di
più».
Come cristiani fedeli alla Bibbia ci interessano soprattutto alcuni
principi morali, ricavati dalla sacra Scrittura, con cui misurare le
persone e con cui scegliere quelle migliori. Specialmente l’Antico
Testamento ha tanto da insegnare sulla politica e sui governanti giusti;
si vedano in particolar modo gli Scritti Sapienziali. Prescindiamo qui
dal contesto teocratico e traiamo dai brani biblici solo alcuni
«principi laici». I
CAPI DA SCEGLIERE
■ Criteri: Chi è in posizioni di comando non deve ricercare
prestigio e potenza personale o militare (Dt 17,16), deve tenere nei
limiti l’espansione del suo clan familiare e non deve mettere come
priorità la ricerca della ricchezza (v. 17). Tale governante non deve
elevarsi al disopra degli altri né deve deviare minimamente dalla legge,
ma anzi la deve conoscere molto bene e praticare con scrupolosità (vv.
19s).
■ Autorità: Per avere un riconoscimento politico, bisognava che
tali capi fossero già conosciuti «come anziani [= guide] del popolo e
come aventi autorità sopra di esso» (Nu 11,16). Non si trattava
quindi dei primi venuti, di gente incapace e incompetente, ma di chi già
portava responsabilità a diverso titolo.
■ Saggezza: La sapienza è una delle peculiarità principali che
deve caratterizzare ogni governante. Essa è più che solo accumulo di
nozioni o mero sapere, ma è saper fare. Capi e magistrati devono essere
saggi e lasciarsi correggere (Sal 2,10). La sapienza personificata
afferma giustamente: «Per mezzo di me regnano i re, e i principi
decretano ciò che è giusto. Per mezzo di me governano i capi, i
nobili, tutti i giudici della terra» (Pr 8,15s).
■ Sagacia e competenza: Per stabilirli come capi del popolo ai
suoi diversi livelli, devono essere «uomini saggi, intelligenti e
conosciuti» (Dt 1,13.15). L’ordine dura a lungo con un uomo
intelligente e pratico delle cose (Pr 28,2). Un governante non deve
avere solo conoscenze teoriche ma anche esperienze pratiche, acquisite
sul campo e anche in settori differenti dal proprio (Ec 9,5).
■ Moralità: I governanti devono avere orrore a fare il male,
devono esercitare bontà e fedeltà, sapendo che la loro posizione è resa
stabile dalla pratica della giustizia e della bontà (Pr 16,12; 20,28). A
un capo non s’addicono labbra bugiarde (Pr 17,7). Egli deve usare
prudenza morale, tenendosi lontano dalle estorsioni e dal lucro
disonesto, per poter durare a lungo (Pr 28,16). I governanti non devono
avere stravizi, poiché coloro che si danno a essi sono portati a
dimenticare la legge e disconoscere i diritti d’ogni povero afflitto (Pr
31,4s). «Guai a te, o paese,… i cui principi mangiano fin dal
mattino! Beato te, o paese,… i cui principi si mettono a tavola al tempo
convenevole, per ristorare le forze e non per ubriacarsi!» (Ec
10,16s).
■ Equità: Un capo deve esercitare giusto giudizio e giustizia,
trattando i miseri con equità (Sal 72,1s) e facendo loro ragione, poiché
sarà così che egli stesso potrà durare (Pr 29,14). Perciò dev’essere un
conoscitore della legge e suo difensore cosicché, «quando pronuncia
il giudizio, la sua bocca non erri» (Pr 16,10). Dev’essere capace di
riconoscere i disonesti (Pr 20,26). Chi è in autorità, «rende stabile
il paese con la giustizia; ma chi pensa solo a imporre tasse, lo rovina»
(Pr 29,4). Governare con giustizia ed equità permette la sicurezza e il
benessere del paese (Is 32,1s).
■ Carattere: Oltre a quanto già detto, un capo con la sua
serenità deve incutere fiducia e forza negli altri (Pr 16,15). Data la
sua onestà e il suo senso di giustizia, deve dissipare già con la sua
presenza ogni male (Pr 20,8). Dev’essere curioso di sapere e di
aggiornamento (Pr 25,2).
■ Condotta politica: Un capo non dev’essere vanaglorioso in
presenza di quelli più altolocati di lui, né deve ambire a salire ai
vertici, a qualunque costo, ma deve saper aspettare i tempi giusti (Pr
25,6s). Si tratta di governanti che non esercitano violenza, rapine ed
estorsioni a danno del popolo, ma praticano diritto e giustizia (Ez
45,9). Un capo dev’essere uno che va avanti agli altri e li sa guidare
(Pr 30,31).
■ Età: «Meglio un giovinetto povero e saggio, d’un re vecchio
e stolto che non sa più ricevere ammonimenti» (Ec 4,13). Come non
pensare al giovane Davide e allo stolto Saul che dilapidò le sostanze
dello Stato per le sue mire e ambizioni? D’altra parte troppi pochi anni
possono essere anch’essi un pericolo, a causa della poca esperienza e
dei capricci dell’età (Ec 10,16; Is 3,4).
■ Collaboratori: Egli deve circondarsi di persone che amano la
purità di cuore e hanno la grazia sulle labbra (Pr 22,11). Deve altresì
avere come collaboratori persone prudenti e capaci (Pr 14,35; 22,29),
che abbiano labbra giuste e parlino rettamente (16,13). Come si toglie
dall’argento le scorie, così un capo deve allontanare da sé i disonesti,
affinché egli stesso possa sussistere stabilmente nell’esercizio della
giustizia (Pr 25,4s). I
CAPI CHE NON BISOGNA SCEGLIERE
■ Corrotti e concussi: Isaia li chiamò «capi di Sodoma» (Is
1,10), ossia perversi e corrotti, e li caratterizzò come segue: «I
tuoi principi sono ribelli e compagni di ladri; tutti amano i regali e
corrono dietro alle ricompense; non fanno ragione all’orfano, e la causa
della vedova non viene davanti a loro» (v. 23; cfr. Mi 3,11; 7,3).
Tali governanti vengono paragonati a coloro che divorano il popolo e lo
depredano (Is 3,14).
■ Dittatori: Bisogna guardarsi da ogni capo duro e crudele (Is
19,4). Si parla di capi che opprimono il popolo (Ez 45,8).
■ Stolti e insensati: Capi stolti danno consigli insensati e
mettono in pericolo la nazione (Is 19,11). Essi, ritenendosi saggi,
ingannano se stessi e traviano la loro nazione (v. 13).
■ Lascivi e immorali: «Quando hanno finito di sbevazzare si
danno alla prostituzione; i loro capi amano con passione l’ignominia»
(Os 4,18). «Essi rallegrano il re con la loro malvagità, e i capi con
le loro menzogne… i capi si rendono malati a forza di scaldarsi col
vino; il re stende la mano ai giullari» (Os 7,3.5).
■ Sovvertitori della giustizia: Si tratta di capi e magistrati
che aborriscono ciò che è giusto, pervertono tutto ciò che è retto e
fanno ogni cosa con iniquità (Mi 3,9s).
■ Associazione a delinquere: «Le loro mani sono pronte al
male, per farlo con tutta cura: il principe chiede, il giudice
acconsente mediante ricompensa, il grande manifesta la cupidigia
dell’anima sua, e ordiscono così le loro trame» (Mi 7,3). «I suoi
capi, in mezzo a lei [= Gerusalemme], sono leoni ruggenti; i suoi
giudici sono lupi della sera, che non conservano nulla per la mattina»
(Sf 3,3).
ASPETTI CONCLUSIVI
Il consiglio che si può dare ai politici, può essere lo stesso che
Giovanni Battista diede ai soldati: «Non fate estorsioni, né
opprimete alcuno con false denunce e accontentatevi della vostra paga»
(Lc 3,14). Agli esattori del fisco aveva appena detto: «Non
riscuotete nulla di più di quello che v’è ordinato» (v. 13). Penso
che criteri simili possano valere anche per i politici e possano essere
principi, secondo cui scegliere i propri governanti.
■ Ci viene ingiunto: «Non confidate
nei principi, né in alcun figlio d’uomo, che non può salvare» (Sal
146,3). I governanti sono una risorsa per una nazione, ma non sono un
assoluto. Infatti essi possono promuovere il progresso materiale e
morale oppure essere causa del malessere e della rovina di un paese.
■ Ci viene altresì comandato di essere sottomessi
alle autorità superiori riconosciute (Rm 13,1ss; Tt 3,1; 1 Pt 2,13s); in
ciò i cristiani devono essere un esempio positivo (cfr. 1 Pt 2,17). Ora,
però, visto che possiamo eleggerle, è bene farlo con saggezza e
criterio.
■ Inoltre ci viene ingiunto di pregare per i governanti, «affinché
possiamo condurre una vita tranquilla e quieta, in ogni devozione e
onestà» (1 Tm 2,1s); così si fa bene a pregare il Signore perché, in
tempo di elezioni, innalzi le persone oneste e abbassi quelle disoneste
(cfr. Lc 1,51ss). La
quintessenza biblica della politica, intesa come amministrazione o
partecipazione al bene della polis (città), la troviamo
nell’ingiunzione che Dio diede ai Giudei che si trovavano nella diaspora
babilonese: «Fabbricate delle case e abitatele; piantate dei giardini
e mangiatene il frutto; prendete delle mogli e generate figli e figlie…
Cercate il bene della città dove io vi ho fatti portare in cattività, e
pregate l’Eterno per essa; poiché dal bene d’essa dipende il vostro bene»
(Gr 29,4-7).
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Come scegliere i propri governanti? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Governanti_scegli_Sh.htm
07-04-2008; Aggiornamento: 09-04-2008 |