Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
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È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

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LA LINGUA DEGLI EBREI 3A: I PADRI DELLA CHIESA

 

 di Argentino Quintavalle

 

Una quantità impressionante di prove extra-bibliche testimoniano dell’uso dell’ebraico nell’Israele del primo secolo: la testimonianza dei padri della chiesa, i rotoli del Mar Morto, le monete e le iscrizioni, gli scritti di Giuseppe Flavio, e la letteratura rabbinica. Qui di seguito trattiamo dapprima i «padri della chiesa».

 

I primi padri della chiesa, cioè i leader della chiesa fino al Concilio di Nicea del 325 d.C., sono una importante testimonianza, perché ci riportano ai secoli iniziali dell’era cristiana.

     La prova da loro fornita contraddice la teoria di un’origine aramaica degli Evangeli (in effetti, la teoria aramaica è stata sviluppata relativamente tardi — non certo prima del Medio Evo). Il nostro testimone più vicino è Papia, vescovo d’Ierapoli, in Asia Minore (secondo secolo d.C.). Considerando l’origine ebraica dell’Evangelo, egli dichiara: «Matteo mise per iscritto le parole del Signore nella lingua ebraica, e altri le hanno tradotte, ognuno come meglio ha potuto» (Eusebio, Storia Ecclesiastica III, 39, 16).

     Ireneo (120-202 d.C.) era il vescovo di Lione in Francia. La maggior parte dei suoi sforzi letterari sono stati intrapresi nell’ultimo quarto del secondo secolo. Ireneo dichiara: «Matteo, infatti, produsse il suo Evangelo scritto in mezzo agli ebrei, nel loro proprio dialetto» (Eusebio, Storia Ecclesiastica V, 8, 2).

     Origene (primo quarto del terzo secolo), nel suo commento su Matteo, dichiara: «Il primo [Evangelo], composto nella lingua ebraica, è stato scritto da Matteo… per quelli che sono venuti alla fede dal giudaismo» (Eusebio, Storia Ecclesiastica VI, 25, 44).

     Eusebio, vescovo di Cesarea (circa 325 d.C ), scrive: «Matteo aveva predicato prima agli ebrei, e quando egli stava per andare anche da altri, ha trasmesso il suo Evangelo per iscritto nella sua madrelingua» (Storia Ecclesiastica III, 24, 6).

     Questi sono solo alcuni riferimenti che si trovano negli scritti dei padri della chiesa che indicano un’origine ebraica per gli Evangeli. Oltre a questi, ci sono molti riferimenti nei successivi padri della chiesa (i padri post-niceani, dopo l’anno 325 d.C.). Epifanio [morto nel 403 d.C.], per esempio, scrive riguardo alla «setta» giudeo-cristiana dei Nazareni: «Essi hanno l’intero Evangelo di Matteo in ebraico. È accuratamente conservato da loro come testo originariamente scritto in ebraico» (Contro le eresie 29, 9, 4).

     Epifanio scrive anche riguardo gli Ebioniti, un’altra «setta» giudeo-cristiana: «Ed accettano anche l’Evangelo di Matteo... Essi lo chiamano «Evangelo secondo gli Ebrei», e questo è il corretto modo di parlarne poiché Matteo, unico tra gli scrittori del Nuovo Testamento, presenta l’Evangelo scritto in ebraico (Contro le eresie 30,3.7).

     Girolamo [morto nel 420 d.C.] era di gran lunga il più istruito nella lingua ebraica di tutti i padri della chiesa. La sua traduzione latina della Bibbia, la Vulgata, è rimasta fino a oggi l’autorevole Bibbia della chiesa cattolica romana. Girolamo ha vissuto gli ultimi 31 anni della sua vita a Betlemme. Là egli tradusse il Vecchio Testamento in latino direttamente dall’ebraico. Riguardo l’Evangelo di Matteo, Girolamo scrive: «Matteo fu il primo in Giudea a scrivere l’Evangelo di Cristo in lettere e parole ebraiche... Chi poi, in seguito, lo tradusse in greco, non è noto. Inoltre, lo stesso testo ebraico è conservato nella libreria di Cesarea che il martire Pamfilio ha allestito con grande cura» (De Viris Inlustribus 3).

     Se, nonostante queste prove, uno dovesse ancora considerare la testimonianza dei padri della chiesa come mera «tradizione», un fatto finale deve essere osservato: non esiste alcuna tradizione della chiesa iniziale riguardo un primitivo Evangelo aramaico.

 

La lingua degli Ebrei 3b: Alcune obiezioni sui padri della chiesa {Nicola Martella}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Aramaico_ebraico3a_Mds.htm

16-02-2007; Aggiornamento: 30-06-2010

 

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