Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Offensiva intorno a Gesù 1

 

NT: Persone e contingenza

 

 

 

 

«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LA LINGUA DEGLI EBREI 1: AL TEMPO DI GESÙ

 

 di Argentino Quintavalle

 

In considerazione del fatto che la maggioranza degli studio si del Nuovo Testamento hanno sostenuto che ai tempi di Gesù si parlasse aramaico e che di conseguenza egli stesso parlasse aramaico, è necessario che esaminiamo i pro e i contro di questa teoria.

     È curioso notare che le stesse persone che sostengono l’inerranza delle Scritture, prendono quei passaggi specifici del Nuovo Testamento che testimoniano del parlare ebraico di Gesù (At 26,14), o del parlare ebraico di Paolo (At 21,40), e dicono: «Questo significa aramaico, e non ebraico».

     Siccome la maggioranza degli studiosi sostengono l’aramaico, ci devono essere delle forti ragioni che hanno portato ad accettare questa teoria. Ma, quando si esaminano le prove, ci si rende conto che non ci sono affatto delle valide ragioni. In realtà, ci sono molte più prove contro.

     Secondo il Codice Sinaitico, il Codice Alessandrino e il Codice Beza, tre dei più antichi manoscritti greci del Nuovo Testamento, risalenti ai secoli quarto e quinto, l’iscrizione «Costui è il Re dei Giudei» (Lc 23,38) sulla croce di Gesù, è stata scritta «in caratteri greci, latini ed ebraici». Non è forse significativo che la più antica tradizione testuale greca implica che l’ebraico era più popolare dell’aramaico in quel periodo?

     Quelli che asseriscono un ambiente culturale aramaico, per quel periodo storico, hanno spesso fatto notare che gli Evangeli contengono parole aramaiche come Talitha cumì, Effata, Rabboni ed alcune altre. Benché sia vero che gli Evangeli abbiano alcune parole aramaiche, troviamo la stessa caratteristica in tutti i documenti ebraici scritti intorno al tempo di Gesù — per esempio, i Rotoli del Mar Morto e, successivamente, la Mishnah. Il libro di Geremia, datato in un periodo dove non c’è alcun dubbio che si parlasse ebraico, contiene una frase in aramaico (Gr 10,11). Anche il libro della Genesi contiene delle parole in aramaico (Gn 31,47).

     Nell’ebraico del primo secolo, troviamo molte parole mutuate dall’aramaico, cioè, parole prese in prestito. Questo è vero anche per il Nuovo Testamento; comunque, esaminate più scrupolosamente molte parole aramaiche risultano essere ebraiche. Per esempio, sìkera (bevanda inebriante, Lc 1,15), è stata sempre inclusa nella lista delle parole aramaiche del Nuovo Testamento. Siccome finisce per «a», si è supposto che fosse una traslitterazione greca dell’aramaico šikra, piuttosto che dell’ebraico šeichar. Tuttavia, nei migliori dizionari di ebraico e greco, si osserva che sìkera è la normale traduzione greca dell’ebraico šeichar. La «a» in fine di parola non è l’articolo determinativo aramaico, ma semplicemente il finale neutro greco. Questo vale anche per la «a» di pascha (pasqua, Lc 2,41).

     Anche la presenza di una parola aramaica, come Abba (Mc 14,36), non dimostra l’esistenza di un originale aramaico. Abba ricorre frequentemente negli scritti ebraici del periodo, come parola presa in prestito dall’aramaico, a causa del suo significato particolare, e viene utilizzata nella stessa maniera in cui noi usiamo «papà» o «babbo» in italiano. Oggi, nell’Israele moderno, i bambini utilizzano Abba quando si rivolgono ai loro padri, esattamente nella stessa maniera in cui veniva fatto ai tempi di Gesù.

     Forse, l’aramaismo più spesso citato nel Nuovo Testamento è la frase: «Eloì, Eloì, lammà sabachthanì» (Mc 15,34). Queste parole sono aramaiche, ma gli astanti pensavano che Gesù chiamasse Elia. Secondo loro Gesù avrebbe detto «Elì, Elì», non «Eloì, Eloì». Come mai commisero tale errore dato che Gesù aveva gridato a gran voce? Perché in ebraico Elì può significare sia «Dio mio», che essere un’abbreviazione dell’ebraico Elijahu (Elia). Ma l’aramaico Eloì può significare solo «Dio mio». Dobbiamo notare che Matteo riporta: «Elì, Elì» (Mt 27,46). Inoltre, lamma («perché») è la stessa parola in entrambe le lingue, e sabach è un verbo che si trova non solo in aramaico, ma anche nell’ebraico della Mishnah.

     Sulla base delle poche parole aramaiche che possono essere trovate, non si può trascurare le numerose parole ebraiche che ricorrono nel testo greco degli Evangeli, come: mamonà (Lc 16,9), rabbì (Mt 23,7s), Beelzebub (Lc 11,15), corban (Mc 7,11), Satana (Lc 10,18), kùminon (comino, Mt 23,23), racà (un termine di disprezzo; letteralmente, «uomo da nulla», Mt 5,22), moré (pazzo, stolto, ribelle, Mt 5,22), bati (unità di misura per liquidi equivalente a circa 35 litri, Lc 16,6), cori (unità di misura per liquidi, corrispondente a circa 350 litri, Lc 16,7), zizania (Mt 13,25), Boanerges (Mc 3,17), mirou (mirra, Lc 7,37), sykamìro (sicomoro, Lc 17,6) e amen, che ricorre circa 100 volte nel testo greco degli Evangeli.

     La prova a favore dell’ebraico è schiacciante, ma molti cristiani aderiscono ancora all’antiquata ipotesi aramaica, come se la loro fede dipendesse da essa. Nel corso degli anni, ogni volta che qualche studioso ha argomentato a favore dell’ebraico o quando sono stati rinvenuti dei rotoli o delle iscrizioni in ebraico, i fautori della teoria aramaica si sono affrettati a giustificare la scoperta, ad esempio, come segue.

     ■ Quando il Nuovo Testamento o Giuseppe Flavio dicono, «ebraico», i fautori dell’ipotesi aramaica dicono «questo significa aramaico».

     ■ Quando delle iscrizioni del periodo romano sono state trovate soltanto in ebraico, greco e latino, negli scavi del Monte del Tempio, è stato detto delle iscrizioni ebraiche: «Esse sono solo rappresentative dell’ebraico usato dai sacerdoti nell’area sacra, ma non stanno a indicare la lingua parlata dall’uomo comune».

     ■ È stato detto della Mišnah e degli altri scritti rabbinici: «Questi, è vero, sono scritti in ebraico, ma è una lingua artificiale utilizzata solo per lo studio e la discussione tra i rabbini e i loro studenti nelle accademie talmudiche».

 

Riguardo a quest’ultimo argomento, dovrebbe essere osservato che agli inizi del 1927, il grande studioso ebraico M.H. Segal, ha dimostrato in maniera conclusiva che l’ebraico della Mišnah non era una lingua artificiale usata solo dagli studenti e dai rabbini nelle accademie talmudiche, ma che mostra tutte le caratteristiche di una lingua viva.

     Questo non significa che l’aramaico, così come il greco, non fosse parlato in Israele. La maggior parte della gente era certamente multilingue (come oggi) o almeno bilingue, con l’aramaico, greco, e un po’ di latino nell’uso comune accanto all’ebraico.

     Cito Segal: «Qual era la lingua della vita ordinaria degli ebrei di Gerusalemme e della Giudea nel periodo tra il 400 a.C. e il 150 d.C.? La prova presentata dall’ebraico della Mišnah e della sua letteratura non lascia alcun dubbio che la lingua fosse l’ebraico mišnaico. Naturalmente, i Giudei istruiti capivano anche l’aramaico, e l’usavano anche per iscritto, ma solo occasionalmente e non abitualmente — nello stesso modo in cui… i Fiamminghi in Belgio usano spesso il francese» (Segal, scritto nell’anno 1927).

     Le conclusioni di Segal, purtroppo, sono state quasi completamente ignorate dagli studiosi cristiani.

 

La lingua degli Ebrei 2: Al tempo del NT

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Aramaico_ebraico1_OiG.htm

16-02-2007; Aggiornamento: 30-06-2010

 

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