Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Matteo, l’evangelista dei giudei

 

NT: Persone e contingenza

 

 

 

 

Nello stesso libretto sono contenute le domande per lo studio e il dizionarietto, dove trovare le risposte.

   Ecco le parti principali della parte di studio:
■ Introduzione all'Evangelo di Matteo
■ Nascita, battesimo e tentazione (Mt 1,1-4,11)
■ Attività in Galilea (Mt 4,12-16,12)
■ Istruzione dei dodici (Mt 16,13-18,35)
■ Viaggio verso Gerusalemme e ultimi giorni in essa (Mt 19-25)
■ Crocifissione e risurrezione (Mt 26-28).

 

Inoltre ci sono, tra altre parti, anche le seguenti:
■ Dizionarietto
■ Guida allo studio personale e di gruppo.

 

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LA LINGUA DEGLI EBREI 2: AL TEMPO DEL NT

 

 di Argentino Quintavalle

 

Leggendo i brani aramaici in alcuni libri post-esilici (Daniele, Esdra-Nehemia) si può nutrire la convinzione che gli Ebrei, dall’esilio in poi, abbiano effettivamente parlato solo aramaico. È scritto: «Essi [i Leviti] leggevano nel libro della legge di Dio distintamente; e ne davano il senso, per far capire ai popolo quel che s’andava leggendo» (Ne 8,8). Qui accadeva un po’ come quand’ero bambino: la messa era in latino, ma poi il prete indirizzava l’omelia in italiano; solo che allora il testo biblico veniva letto in ebraico e i Leviti ne davano la spiegazione in aramaico. Molti studiosi hanno perciò affermato che anche al tempo del NT gli Ebrei parlassero aramaico, anche quando è scritto che lo facessero in ebraico (anche noi chiamiamo «italiano» da secoli ciò che si parla in Italia, sebbene Dante Alighieri avrebbe oggigiorno molta difficoltà a capire la nostra «lingua volgare»). Sorprende però che i libri profetici post-esilici dell’Antico Testamento fossero stati scritti in ebraico. Sorprende che l’Antico Testamento non sia stato interamente tradotto in aramaico (cfr. però i Targumim), per affiancare o sostituire quello ebraico, ma che ciò sia accaduto nel 3° secolo a.C. solo in greco (Settanta). Sorprende pure che la letteratura del movimento degli Esseni, rinvenuta a Qumran, fosse in ebraico. Sorprende altresì la lingua del Talmud, sorto nel Medioevo. L’autore, citando vari studiosi, ritiene che almeno in Palestina lentamente si sia passato di nuovo dall’aramaico all’ebraico e che al tempo del Nuovo Testamento i Giudei parlassero in Palestina solo ebraico. È un articolo interessante che segue a uno precedente sullo stesso tema ( La lingua degli Ebrei 1: Al tempo di Gesù). {Nicola Martella}

 

Non può essere mai abbastanza sottolineato il fatto che la chiave per la comprensione del Nuovo Testamento è una buona dimestichezza dell’ebraico e una buona conoscenza della storia, della cultura e della letteratura giudaica e rabbinica.

     Con la rinascita d’Israele nel 1947/1948 è arrivata l’eccezionale scoperta del Rotoli del Mar Morto. Questi importantissimi e antichi manoscritti, seguiti a distanza di pochi anni dalla scoperta delle lettere di Bar-Kochba, costituiscono un ausilio straordinario per comprendere meglio il Nuovo Testamento.

     La maggior parte degli studiosi, in Israele, sono oramai convinti che la lingua parlata e scritta dei Giudei, nell’Israele dei tempi di Gesù, era l’ebraico, e che gli Evangeli Sinottici derivano da originali fonti ebraiche.

     Jehoshua M. Grintz scrisse un articolo intitolato «Hebrew as the spoken and written language in the last days of the Second Temple» (1960). Sulla base dei suoi studi dell’Evangelo di Matteo e d’altra letteratura contemporanea agli Evangeli, Grintz ha affermato che «l’ebraico era l’unica lingua letteraria di quei tempi; e solo per questo noi possiamo attribuire il fatto che la nuova setta di «uomini illetterati e senza istruzione» (Atti 4,13) hanno scritto, per i loro primi destinatari giudei, in questa lingua» (Grintz, p. 46). Grintz più avanti sottolinea: «Inoltre, l’ebraico era dunque la principale lingua usata nel discorso, per i giudei di Palestina, o almeno in Gerusalemme e Giudea». Egli dà le prove di quest’affermazione con una notevole storia, narrata nel Talmud (Nedarim 66b) riguardo alle difficoltà che aveva un giudeo di Babilonia, che parlava aramaico, a comunicare con sua moglie gerusalemitana (Grintz, pp. 46-47).

     Il Professor David Flusser dell’Università Ebraica di Gerusalemme, e leader indiscusso a livello mondiale sul Nuovo Testamento e sul Cristianesimo dei primi tempi, sostiene con forza che la vita di Gesù è stata originariamente composta in ebraico. Egli afferma che ci sono centinaia di semitismi negli Evangeli Sinottici che possono essere soltanto ebraici, ma non c’è alcun semitismo che può essere solo aramaico senza essere anche ebraico.

     Il Dott. Moshe Bar-Asher, che ha ereditato la cattedra del Professor Yehezkiel Kutscher il più famoso studioso d’aramaico all’Università Ebraica di Gerusalemme, dice di credere che gli Evangeli Sinottici provengono da una traduzione greca d’un originario documento ebraico (non aramaico)!

     Il Dott. Pinhas Lapide, Direttore della Scuola per Traduttori e Interpreti all’Università di Bar-Ilan di Tel Aviv, ha scritto un articolo intitolato «The Missing Hebrew Gospel» (1974). In quest’articolo egli discute le origini ebraiche degli Evangeli. Il Dott. Lapide, uno studioso che conosce più d’una dozzina di lingue, dichiara: «Non meno significativo è il fatto, confermato dal successivo ritrovamento a Murabba’at, Nahal Heber, e a Masada, che durante tutto il primo secolo (e dopo), gli argomenti religiosi cristiani erano principalmente registrati in ebraico» (Lapide p.169)

     Il Dott. Lapide conclude: «L’ultimo secolo è stato testimone dell’inaspettata scoperta di tesori letterari come quelli della Geniza di Cairo e nelle grotte di Qumran e Murabba’at. Non è impossibile che ulteriori scavi possano disseppellire dei frammenti d’un Evangelo ebraico» (Lapide p. 170).

     Eminenti studiosi al di fuori d’Israele sono anch’essi arrivati alla conclusione che la lingua di Gesù era ebraica. Uno di questi è Harris Birkeland, un norvegese. Nel suo articolo intitolato «The language of Jesus», Birkeland sfida l’opinione corrente che la lingua di Gesù era l’aramaico. La sua conclusione è: «la lingua della gente comune nella Palestina dei tempi di Gesù era l’ebraico». Egli continua: «La mia ulteriore conclusione… che Gesù abbia realmente usato l’ebraico, sembra anche essere inevitabile» (Birkeland pag.39).

     William Sanford LaSor, professore emerito al Fuller Theological Seminary di Pasadena, California, è un eminente studioso di lingue Semitiche. In una conferenza tenuta a Gerusalemme il 24 aprile 1982, egli dichiarò: «Con la scoperta dei Rotoli del Mar Morto, ora è molto probabile che la lingua che Gesù parlava era l’ebraico e non l’aramaico. Gli appartenenti alla setta di Qumran non solo hanno scritto i loro commentari sui libri della Bibbia in ebraico, ma anche il manuale per i nuovi adepti (il Manuale di Disciplina) e i libri che regolavano la vita della comunità, così come il Patto di Damasco».

     Il Professore Frank Cross, dell’Università di Harvard, è forse la maggiore autorità calligrafica dei Rotoli del Mar Morto. Egli ha dichiarato che dall’osservazione della calligrafia dei diversi scrittori che hanno copiato i rotoli durante i secoli, a Qumran, può essere stabilito che la lingua dominante della Palestina a partire dal 130 a.C., era l’ebraico. Da quella data in poi, gli scrittori di Qumran non hanno più fatto errori quando copiavano testi ebraici. Cross ha dedotto che la loro lingua principale era l’ebraico e che essi avevano una minore conoscenza della grammatica e sintassi aramaiche.

     Un altro famosissimo studioso è Abbé J.T. Milik. Milik, un prete Polacco, è ben conosciuto nell’ambiente scientifico e archeologico. Egli fu uno degli scavatori di Qumran e uno dei più attivi membri del gruppo internazionale che ha allestito i rotoli della Cava IV per la pubblicazione. Dopo un’analisi attenta di tutti i materiali testuali del Deserto della Giudea, Milik concluse: «I rotoli e i documenti della Seconda Rivolta provano oltre ogni ragionevole dubbio che il Mishnaico [ebraico] fosse la lingua normale della popolazione Giudea nel periodo Romano» (Milik pag. 130).

     Le conclusioni dei suddetti studiosi hanno un enorme peso, soprattutto quanto ciò viene confermato dalle fonti extra-bibliche e dagli Evangeli stessi.

 

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Aramaico_ebraico2_Mt.htm

16-02-2007; Aggiornamento: 30-06-2010

 

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