1. LA QUESTIONE: Un lettore
mi ha scritto quanto segue. Caro Nicola, volevo farti una domanda riguardante i
credenti di Efeso descritti in Atti 19. È innegabile che non potevano essere
credenti, dato che non avevano nemmeno sentito parlare dello Spirito Santo.
Però, allora, perché sembra proprio che Paolo dia per scontato che siano
credenti. Infatti chiese: «Riceveste lo Spirito Santo, quando credeste?».
Tutto qui. In attesa di una tua risposta ti saluto cordialmente. {Gaetano Rizzo;
14-08-2010}
In attesa di fare una disamina più articolata, gli rispondevo subito, dicendogli
che Atti 19 è un classico brano per mostrare la differenza fra «credenti» e
«nati di nuovo». Inoltre per capire Atti 19, bisogna considerare Atti 18
(Apollo). Infatti, il movimento di Giovanni Battista era molto esteso.
2. IL MOVIMENTO DEL BATTISTA:
Quando menzioniamo Giovanni Battista, spesso pensiamo a una specie di appendice
di Gesù, di cui era il precursore. Dimentichiamo, però, che esiste una storia
di Giovanni antecedente all’incontro battesimale con Gesù (cfr. Gv
1,19-34.36ss). Quando Gesù di Nazareth si recò da Giovanni, quest’ultimo era già
un personaggio ben conosciuto e stimato fra il popolo e fra i potenti (Mt 3,5;
14,5.9; 21,26; Mc 11,32). Anche la nomenclatura religiosa di Gerusalemme lo
conosceva e lo teneva d’occhio, non credendo che egli fosse stato mandato da Dio,
e rifiutavano di pentirsi (cfr. Mt 3,7ss; 21,25s.32: Lc 7,29s).
Sebbene i capi e il popolo giudaico si chiedessero e gli chiesero, se fosse lui
il Messia, egli mise le cose in chiaro, ossia che non era lui l’Unto di Dio (Lc
3,15ss; Gv 1,19ss.25ss). Il significato di Giovanni fra il popolo e
fra i suoi seguaci doveva essere grande. Anche Gesù ebbe una grande opinione di
Giovanni e lo identificò con l’Elia, che doveva venire (Mt 17,12s), e con
l’ultimo dei profeti dell’antico patto (Mt 11,9.13; Lc 16,16). In un certo
senso, Gesù visse all’ombra di Giovanni e cioè fino a quando quest’ultimo non
fosse stato imprigionato (cfr. Mc 1,14) e decapitato. In un primo tempo, Erode e la
gente pensarono che Gesù fosse semplicemente Giovanni redivivo (Mt 14,2; 16,14; Mc
6,16s), vista l’importanza che quest’ultimo aveva tra il popolo.
Se si analizzano bene gli Evangeli, si prenderà atto che intorno a Giovanni
Battista s’era creato un vero e proprio movimento, la cui estensione
doveva essere molto grande, visto che alcuni suoi discepoli sono menzionati nel
NT come provenienti da Alessandria d’Egitto e da Efeso. Similmente a come poi
fece Gesù, Giovanni aveva dei propri discepoli, che lo coadiuvavano. [►
Discepoli nel Nuovo Testamento]
Tale movimento aveva un proprio profilo spirituale, devozionale e morale,
tanto da distinguersi dagli altri gruppi (Farisei, Sadducei, ecc.) e, per certi
versi, anche da Gesù e dai suoi seguaci (Lc 5,33; 7,33s; 11,1). Quello di Giovanni
era un movimento penitenziale di natura escatologico, poiché l’avvento del
Messia doveva segnare l’avvento del regno finale. La vita austera non era
soltanto un elemento dello stile di vita di Giovanni (Mt 3,4; 11,18), ma
certamente anche dei suoi discepoli. Giovanni e i suoi discepoli praticavano una
grande austerità morale, si dedicavano a predicare il ravvedimento, praticavano
un particolare modo di pregare di natura penitenziale e digiunavano
frequentemente (Mt 9,14). Giovanni era un fiero avversario non solo dei
regnanti come Erode, che viveva nell’adulterio (Mt 14,3s), e dei liberali
Sadducei (il partito sacerdotale), ma anche dei religiosi ipocriti, come i
Farisei. Chiaramente i suoi discepoli imitavano il loro maestro. Anche dopo la
morte del Battista, si parla di «discepoli di Giovanni»; essi seppellirono il
loro maestro (Mc 6,29) e chiaramente lo tenevano in onore.
Il movimento di Giovanni era in attesa del Messia-Re, figlio di Davide. Quando
alcuni discepoli del Battista compresero chi fosse il Messia, iniziarono a
seguire lui (cfr. Gv 1,37-40). Non bisogna, però, pensare che alla morte di
Giovanni, tutti i suoi discepoli fossero diventati seguaci di Gesù e poi fossero
entrati nella chiesa. Il proseguimento del movimento del Battista aveva
diversi motivi, ad esempio, i seguenti. I discepoli di Giovanni non compresero
tutti e fino in fondo chi fosse Gesù e, anzi, occasionalmente vedevano lui e i
suoi discepoli come una concorrenza (Gv 3,25s), sebbene Giovanni avesse marcato
le differenze fra lui stesso e Gesù (vv. 27ss). Il movimento di Gesù era in
forte crescita rispetto a quello del Battista, e anche i Farisei se ne accorsero
(Gv 4,1); infine, fra il popolo Gesù scavalcò alquanto Giovanni nel significato
(Gv 10,40ss); è probabile che ciò non avesse creato solo ammirazione, ma anche
sospetti in certi discepoli di Giovanni. Giovanni stesso, quand’era ancora in
vita, aveva mandato a chiedere se Gesù fosse veramente il Messia, visto che il
fare del Nazareno non rientrava nelle sue attese (Mt 11,2ss); lo stesso avranno
pensato i suoi discepoli. Ricordiamo che gli stessi discepoli di Gesù non sempre
avevano le idee chiare e la morte del loro Maestro li sconvolse profondamente,
tanto che alcuni di loro sulla via di Emmaus dissero a colui, che essi
ritenevano uno straniero: «Ora noi speravamo che fosse lui che avrebbe
riscattato Israele» (Lc 24,21. Occasionali incontri tra i due gruppi,
durante il ministero di Gesù, mostravano alcuni elementi comuni, ma anche
differenze, come l’austerità nello stile di vita e nella devozione del movimento
di Giovanni.
Visto che il movimento di Giovanni aveva le caratteristiche sopra descritte ed
era molto esteso, alla morte del loro maestro i suoi seguaci si chiusero a
riccio in piccole enclave, praticando la loro devozione austera e
penitenziale e aspettando così la fine dei tempi. Tali piccoli gruppi nella
diaspora si tramandavano gli insegnamenti di Giovanni e dovevano essere
abbastanza diffidenti verso gli altri gruppi di Giudei (Farisei, Sadducei,
ecc.). Come ci mostra Atti 18s, alcuni seguaci del Battista ebbero contatti con
cristiani e aggiunsero alcuni elementi nuovi a ciò, che già sapevano; altri
invece erano del tutto al digiuno sul fatto che Gesù fosse il Messia, che fosse
morto e resuscitato e che avesse fatto dono dello Spirito Santo ai credenti.
3. ATTI 18-19: I vari
gruppi giudaici della grande diaspora di Alessandria d’Egitto erano più aperti
rispetto ai Giudei del resto della diaspora. Per questo fu più facile per un
Apollo
venire in contatto con alcuni discepoli di Gesù di Nazareth e venire a sapere da
loro altri elementi su Giovanni Battista, su Gesù e sulla lettura messianica
dell’AT. Sebbene Apollo avesse uno spiccato dono retorico, tutte le informazioni
che lui aveva, non dovevano risultare sufficienti ad Aquila e Priscilla, quando lo
ascoltarono, visto che lo presero da parte e riempirono le sue varie lacune
teologiche. In tal modo, divenne uno strumento potente per l’Evangelo. Qui non
si parla di conversione riguardo ad Apollo, visto che il problema erano le
lacune di conoscenza; egli deve avere già accettato in precedenza Gesù come
Messia.
In Atti 19
il problema è differente. In tale ambiente idolatra e di minore densità
giudaica, il gruppo di Efeso doveva essere abbastanza chiuso, riservato e
intento a praticare gli insegnamenti del Battista. Visto che avevano creduto (v.
2), sapevano che il Messia era venuto, ma non conoscevano appieno l’Evangelo nel
senso della persona e dell’opera di redenzione di Gesù, né erano al corrente del
dono dello Spirito Santo, strumento della rigenerazione. Aderivano ad alcune
dottrine, tramandate loro da altri discepoli di Giovanni, secondo cui Gesù era
il Messia, figlio di Davide, ma non erano al corrente della novità della
rivelazione del nuovo patto riguardo allo Spirito che rigenera e guida in tutta
la verità. Non sapevano neppure che lo Spirito esistesse come Entità a sé (v.
2). Tali dodici uomini furono quindi evangelizzati da Paolo e, avendo essi
accettato l’Evangelo, furono battezzati nel nome di Gesù e, mediante
l’imposizione delle mani, ricevettero lo Spirito rigenerante (vv. 3-6). Tali
credenti divennero nuove creature.
Il
principio teologico è il seguente: il superiore impone le mani all’inferiore
e gli comunica i doni celesti. L’imposizione delle mani, sebbene non fosse un
atto ricorrente durante il battesimo (cfr. At 8,37ss eunuco; 9,17s l’imposizione
servì per la guarigione e precedette il battesimo; 10,47s da Cornelio; 16,33
carceriere di Filippi), fu necessario in situazioni particolari. Già in
Samaria essa fu necessario sia per mostrare che la salvezza viene dai
Giudei, sia per evitare che si creasse una chiesa parallela (At 8), viste le
ostilità secolari. La manifestazione dello Spirito fu necessario a casa di
Cornelio, perché i Giudei aprissero il loro orizzonte mentale, culturale e
teologico, accettando i Gentili come fratelli in Cristo, senza che essi
passassero per una giudaizzazione (At 10; 15). Ciò fu necessario con i Giudei,
discepoli di Giovanni, sia per mostrare la superiorità di Gesù rispetto a
Giovanni (quest’ultimo immergeva nell’acqua, il Messia nello Spirito), sia per
evitare una chiesa giovannea parallela.
4. ASPETTI CONCLUSIVI: Non
tutti i seguaci di Giovanni entrarono nella chiesa. Alcuni di loro consideravano
con grandi onori il loro maestro e credevano che Gesù quale Messia fosse
soltanto il figlio di Davide. È prevedibile che andarono a ingrossare le fila di
gruppi giudaici, che avevano una concezione simile alla loro, come gli Ebioniti
e i Nazareni.
In Atti 19 si può chiaramente distinguere la differenza fra credere (aderire a
delle dottrine) ed essere rigenerati mediante lo Spirito Santo, quindi fra
credenti e nati di nuovo. Non basta credere a Gesù in qualche modo o a proprio
arbitrio, per diventare nuove creature. Non basta neppure aggiungere la fede in
Gesù, quale nuova dottrina, a quella già coltivata. La fede biblica porta alla
rigenerazione, la quale permette allo Spirito di rivelare Gesù al credente
secondo le Scritture.
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URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Discepoli-Battista_At18s_Avv.htm
06-09-2010; Aggiornamento: 09-02-2017 |