1. ENTRIAMO IN TEMA: Nei
libri di dogmatica o in alcuni dizionari biblici popolari il termine «discepolo»
viene caricato con significati specifici (p.es. «cristiano», «fratello»,
spiritualmente «rigenerato» o «rinato»), che non sono verificabili sempre e
dappertutto nel NT. Per questo si rende necessaria un’analisi approfondita di
questo fenomeno nel NT.
Il termine greco per «discepolo» (mathētēs) è abbastanza generico
e ha uno spettro semantico (= di significati) molto esteso: discepolo, studente,
allievo, seguace. Di per sé la radice di tale nome indica chi sta in un processo
di
máthēsis: imparare, conoscimento, cognizione, apprendimento; e avendo
desiderio d’imparare (mathētiáō), si assoggetta alla máthēteia
altrui: insegnamento, istruzione.
Il termine greco indica, quindi, l’allievo, l’iniziato a una via, colui che ha
intrapreso un cammino, il seguace. L’esito di tale cammino non è chiaro,
visto che il seguace può smettere di seguire la «via» e ritirarsi. Per cui per
«discepolo» si indica un intero spettro di significati: da chi ha le prime
infarinature di una dottrina (simpatizzante) a chi è un seguace maturo. Tutto
dipende dal contesto.
Il termine «discepolo» indica un certo legame con un «maestro» (Mt 10,24); e,
alla fine del lungo percorso, si spera che diventi anch’egli così «perfetto»
come il suo insegnante (v. 25; Lc 6,40).
Si tenga presente questo fatto non trascurabile riguardo alla ricorrenza del
termine
«discepolo»: sebbene il termine si trovi in 229 versi degli Evangeli e in 28
versi del libro degli Atti, non si trova in nessuna epistola del NT! Anche il
verbo corrispondente mathēteuō «essere discepolo, ammaestrare, istruire»
ricorre soltanto in Matteo (13,52; 27,57; 28,19) e in Atti (14,21). Ciò deve pur
significare qualcosa, visto che da Atti 22 in poi il termine «discepolo» non fu
mai più usato nel NT; ciò accadde forse perché era troppo generico ed equivoco.
2. NEGLI EVANGELI: Non
c’erano soltanto i discepoli di Gesù, i Dodici e gli altri, ma anche i
discepoli di altri maestri come Giovanni Battista (Mt 9,14; 11,2; 14,12; Lc
11,1; Gv 1,35) e i Farisei (Mt 22,15s; Mc 2,18). [►
I discepoli di Giovanni Battista in Atti 18-19]
Alcune volte si indica genericamente i seguaci di qualcuno (Gv 9,27s).
In certi casi, alcuni erano seguaci occulti di Gesù, a causa del ruolo
che rivestivano o delle conseguenze. Giuseppe di Arimatea era stato per
lungo tempo un tale discepolo segreto di Gesù (Mt 27,57). Infatti è scritto che
«Giuseppe d’Arimatea… era discepolo di Gesù, ma occulto per timore dei Giudei»
(Gv 19,38). Egli era chiaramente un simpatizzante. Lo stesso dicasi di
Nicodemo che, sebbene non fosse mai chiamato «discepolo», riconobbe in Gesù
il ruolo di «insegnante venuto da Dio» (Gv 3,2), prese le sue difese (Gv 7,50s)
e seguì l’esempio di Giuseppe di Arimatea (Gv 19,38s).
Non bisogna farsi un quadro troppo roseo riguardo ai discepoli, come se fossero
tutti rigenerati e maturi; ciò sarebbe un inganno. Ciò vale anche per gli
Evangeli. Abbiamo visto che i discepoli erano coloro che vedevano in Gesù un /
il Maestro mandato da Dio. Essi non avevano tutto chiaro, neppure i Dodici; e
spesso Gesù li chiamò «gente di poca fede» (Mt 8,26), ed essi erano
meravigliati per le cose che Gesù faceva (Mt 8,27; 21,20s). Anche i Dodici
riconobbero in Gesù il Messia mandato solo alla fine di un lungo cammino (Mt
16,16), sebbene a modo loro (vv. 22s). Tra di loro c’erano invidia e lotte di
potere (Mt 18,1). Il loro comportamento non fu sempre in sintonia col pensiero
del Maestro (Mt 19,13), né lo fu la loro comprensione delle cose (Mt 19,25; Mc
10,24; Gv 4,33). Sì, non sempre capirono neppure la vera dimensione delle cose
ascoltate (Mc 5,31; 7,17; Gv 12,16; 16,17ss.29; 20,9). Alcune volte erano in
dubbio riguardo a chi o che cosa intendesse Gesù (Gv 13,22). Non concordavano
sempre con le scelte del loro Maestro (Mt 16,22) o in quelle in cui Egli era
coinvolto (Mt 26,8). Fra di loro c’erano temerari (Mt 26,33.35), fuggitivi (Mt
26,56), rinnegatori (Mt 26,34; Gv 18,17.25), traditori (Mt 26,14ss.21.25),
dubbiosi e scettici (Mt 28,17; 20,25ss).
Il termine «discepolo» poteva essere molto generico, visto che fu specificato
che «ve ne
erano molti e lo seguivano» (Mc 2,15). Si parla di una «gran folla
dei suoi discepoli» (Lc 6,17) o della «moltitudine dei discepoli» (Lc
19,37; «tuoi discepoli», v. 39). Essi tutti erano «i suoi discepoli»
(Lc 6,13.20). Fu tra di loro che Gesù «ne elesse dodici, ai quali dette anche
il nome di apostoli» (Lc 6,13). Oltre al gruppo dei Dodici, «il Signore
designò altri settanta discepoli e li mandò…» (Lc 10,1). Perciò, è sempre il
contesto a mostrare se la locuzione «i suoi discepoli» intenda i Dodici o un
numero indefinito di seguaci. Tali «suoi discepoli» in senso lato, in certe
occasioni, mormorarono delle cose dette da Gesù (Gv 6,61). Tra di loro
c’erano coloro che non credevano (v. 64). Alcuni lo abbandonarono
durante il «tirocinio»: «Molti dei suoi discepoli si ritrassero indietro e
non andavano più con lui» (v. 66). A un certo punto, erano rimasti solo i
Dodici (v. 67), e fra di loro Gesù riconobbe che c’era un «diavolo», che lo
avrebbe tradito (vv. 70s).
La fine dell’apprendistato era ancora lontano e le incognite erano molte,
come pure le sfide di Gesù ai suoi seguaci: «Gesù allora prese a dire a quei
Giudei che avevano creduto in lui: “Se
perseverate nella mia parola, siete
veramente miei discepoli; e conoscerete la verità, e la verità
vi farà liberi”» (Gv 8,31s).
Gesù ruppe in tale occasione con la maggior parte di loro, che si scagliò contro
di Lui. Alla fine del suo ministero, anche al gruppo ristretto degli Undici mise
dinanzi una meta ancora da raggiungere: «In questo è glorificato il Padre
mio: che portiate molto frutto, e così
sarete miei discepoli» (Gv 15,8; cfr. 13,35).
Non è un caso che Gesù, già prima della sua morte, parlò a Pietro di
conversione e non di ravvedimento: «E tu, quando sarai convertito,
conferma i tuoi fratelli»
(Lc 22,32). Ciò mostra che il concetto di «discepolo» non dev’essere riempito
oltremodo con contenuti estranei. Anche i Dodici erano degli iniziati in un
cammino dietro al Maestro, il quale insegnava loro e li ammaestrava con
l’esempio e i fatti. Tale tempo di apprendistato per i Dodici passò per
dei punti significativi, e non tutti passarono gli esami (cfr. Giuda) e tutti si
sbandarono alla morte di Gesù; un vero e proprio cambiamento si ebbe per gli
Undici soltanto dopo la risurrezione di Gesù e specialmente da Pentecoste in
poi.
Ciò significa che, anche dopo Pentecoste, dire «discepoli» non significava dire
«rigenerati» o «fratelli», poiché non tutti i «seguaci della nuova Via» erano
automaticamente dei credenti rigenerati dallo Spirito Santo, ma a volte erano
solo dei simpatizzanti.
3. NEL LIBRO DEGLI ATTI:
Nel libro degli Atti il cristianesimo fu chiamato dapprima la «Via» (At 22,4;
24,14.22; di salvezza, At 16,17; del Signore 18,25; di Dio, 18,26) o «nuova Via»
(At 9,2; 19,9.23). Coloro che si trovavano su tale cammino, erano chiamati
«discepoli» (cfr. At 9,1s). Tra di loro c’era «un certo discepolo, chiamato
Anania» (At 9,10). C’era Paolo, che a Gerusalemme i discepoli «tutti lo
temevano, non credendo ch’egli fosse un discepolo» (At 9,26). C’era «una
certa discepola, chiamata Tabita» (At 9,38). C’era «un certo discepolo,
di nome Timoteo», avente una buona testimonianza da parte dei fratelli
locali (At 16,1s); si noti qui la differenza fra «discepoli» e «fratelli»:
questi ultimi si trovano alla fine di un processo, i primi all’inizio. Tra i
discepoli c’era «Mnasone di Cipro, antico discepolo» (At 21,16), quindi
un seguace o almeno simpatizzante da antica data (cfr. invece v. 17 «fratelli»).
In alcuni brani i «discepoli» possono essere identificati con i «santi», ossia
con i rigenerati (At 9,38.41). Altrove, essi possono essere chiamati dagli altri
genericamente come «cristiani», ossia seguaci di Cristo (At 11,26). In altri
brani, come abbiamo visto, si fa una differenza fra «discepoli» e «fratelli»
(At 11,29; 15,7.10; 21,4.7); ciò mostra che il primo termine è più generico
(seguaci all’inizio del cammino), il secondo è più specifico (credenti
rigenerati e maturi). Non a caso il termine «discepolo» era usato per chi s’era
appena accostato all’Evangelo, dopo la predicazione dei missionari (At
13,46.48.52; 14,19-22.28; 18,23.27; 19,9.30; 20,1.30).
Sarebbe stata utile anche un’analisi del termine nelle epistole del NT
ma, come già detto sopra, da Atti 22 in poi tale termine non ricorre mai più nel
NT. Ciò è molto significativo per il fatto che tale termine non fosse
considerato evidentemente adatto per la dottrina del NT, essendo troppo generico
e, quindi, equivoco.
►
Discepoli nel Nuovo Testamento? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Discepoli_NT_EdF.htm
19-10-2010; Aggiornamento: 21-10-2010 |