Domanda
Caro fratello
Nicola, nel Nuovo Dizionario Biblico di René Pache è scritto che la concubina
era una moglie di seconda categoria, a volte una schiava o una prigioniera di
guerra. Per esempio, in Genesi 22,20-24 leggiamo che il fratello d’Abrahamo,
ossia Nahor, ebbe con la sua concubina Reuma 4 figli. Anche Elifaz figlio di
Esaù ebbe con la sua concubina Timna un figlio (Genesi 36,12).
In questi giorni parlando con un mio amico e fratello in Cristo di professione
teologo, molto bravo nella conoscenza della Parola di Dio, disse che la
concubina non era una moglie. Per mancanza di tempo non abbiamo potuto
continuare il dialogo. Conoscendo te, che sei molto bravo nell’insegnamento
della Parola di Dio, ho voluto fare a te questa domanda. Ti Ringrazio in
anticipo per la risposta. Shalom {Giovanni Cascato; 19 gennaio 2009} |
Risposta
Ha ragione sia Renè Pache, sia l’amico del lettore; probabilmente dicono la
stessa cosa con altre parole. Una moglie e una concubina si differenziavano
nello stato sociale che avevano al momento del matrimonio. La prima era una
donna libera, per la quale un uomo doveva pagare un «mohar» al padre (in
sostituzione della forza lavoratrice mediante un indennizzo; allora non c’era la
previdenza sociale e la pensione d’anzianità). La concubina aveva lo stato
sociale di schiava, poiché poteva essere comprata al mercato degli schiavi,
poteva essere ceduta da un padre al proprio creditore per debiti o poteva essere
bottino di guerra.
Nella pratica della vita familiare, sebbene moglie e concubine si dedicavano
alle stesse cose (fare ed educare figli, mansioni domestiche, ecc.), era la
moglie che dirigeva la vita domestica (cfr. Pr 31) e vegliava che nessuno
prendesse il suo posto. Inoltre una concubina non poteva mai prendere il posto
della prima moglie (libera) e, nonostante tutti i privilegi che una concubina
aveva nei confronti delle altre serve, rimaneva nel suo particolare stato
sociale. Perciò, indicarla come «moglie di seconda categoria» è corretto. Ciò
era evidente particolarmente quando c’era l’eventuale ripudio. Mentre la libera
se ne poteva andare con la lettera di divorzio, la concubina tornava al suo
stato di serva, a meno che il padrone non le dava la libertà.
Se una concubina aveva un particolare fascino e una particolare bravura, era
possibile che il marito l’affrancasse e le desse il normale stato di moglie
libera; se ciò accadeva, nel momento dell’eventuale ripudio, anche lei poteva
andarsene libera.
In Israele una persona poteva riscattare un parente caduto in schiavitù. Ciò
poteva anche accedere per una donna venduta dal padre per debiti a un altro che
prima la prende per moglie e poi non le piace più; il padrone poteva farla
riscattare da sé o da un parente (Es 21,7ss) o, in caso di inadempienze da parte
di lui, descritte dalla legge, doveva essere lasciata libera (v. 11). Era anche
previsto un «anno del riscatto» ogni sette anni per i servi e serve ebrei. In
tal caso, se c’era l’intesa, la donna poteva rimanere lì come moglie (libera),
magari per amore dei figli; se invece andava via, doveva lasciare i figli,
essendo nati durante il periodo della schiavitù ed essendo perciò considerati
proprietà dell’uomo. Essendo tutti i figli proprietà dell’uomo, tutti erano
eredi, indipendentemente da chi li avesse partoriti.
Per approfondire l’argomento si legga il mio libro: Nicola Martella,
Generi e ruoli
(Punto°A°Croce, Roma 1996). Qui si potrà leggere al riguardo gli usi e i costumi
sia del Medio Oriente, sia nell’AT, sia nel NT.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Concubine_mogli_GeR.htm
29-01-2009; Aggiornamento: 30-06-2010
|