Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dall’avvento alla parusia

 

NT: Testo biblico

 

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CHERUBINI ED EVANGELI: REALTÀ O COSTRUZIONE?

 

 di Nicola Martella

 

1.  LE QUESTIONI: Un lettore mi ha scritto quanto segue: Ricordo, quando ero ragazzo, di aver partecipato a una conferenza sul tema dei Vangeli. Ricordo che si diceva che i Vangeli dovevano essere per forza quattro, in quanto era stato annunciato nel profeta Ezechiele che c’era un’analogia fra i quattro cherubini. Ognuno d’essi ha quattro volti sinonimo di quattro realtà di visione sulla persona di Gesù, ossia come dovevano presentarlo.

     ■ La faccia di uomo significava che il Vangelo di Matteo si riferiva all’umanità di Gesù.

     ■ Il volto di leone significava che il Vangelo di Marco si riferiva alla regalità di Cristo Gesù Re.

     ■ La faccia di toro significava che il Vangelo di Luca si riferiva alla sua tenacia e potenza di Dio.

     ■ Il volto di aquila significava che il Vangelo di Giovanni si riferiva al fatto che Cristo vede lontano e che si alza in alto, per vedere la luce del sole, ossia Dio suo Padre.

 

Nicola Tu, sai niente di questo affiancamento, che quei teologi discussero? Sai se risulta uno studio su questo Tema? Puoi darmi delle delucidazioni?

     Ho trovato un approccio nella Bibbia cattolica: all’inizio di ogni Vangelo ricorre rispettivamente la figura dell’uomo, del leone, del toro, e dell’aquila. Chissà se anche loro pensano che si riferisca ai cherubini di Ezechiele.

     Penso che non sia stata una casualità, se i Vangeli sono quattro! Comunque, non voglio fantasticare. {Davide Forte; 11-12-2013}

 

2.  ENTRIAMO IN TEMA: Che gli Evangeli siano quattro, è fuori dubbio. Che essi abbiano a che fare singolarmente con le facce dei cherubini, è mera speculazione, che si regge non su prove esegetiche, ma sul consenso religioso. Tali concezioni si trovano sia nel cattolicesimo, sia nel protestantesimo.

     ■ Si noti che anche Giovanni descrisse le «quattro creature viventi» come segue: «E la prima creatura vivente era simile a un leone, e la seconda simile a un vitello, e la terza aveva la faccia come di un uomo, e la quarta era simile a un’aquila volante» (Ap 4,7). Ma non si trattava di cherubini, ma di serafini, essendo prossimi a Dio (4,6; cfr. Is 6,1ss; i cherubini sono sotto la distesa, non nel santuario; Ez 10,1), avendo una sola faccia (i cherubini ne hanno quattro differenti; Ez 1,6.8.10) e avendo sei ali (Ap 4,8; i cherubini ne hanno quattro; Ez 1,6.8).

     ■ L’accostamento fra l’aspetto dei cherubini e gli Evangeli non esiste nella Scrittura, ma è una costruzione postuma, medioevale, fatta dai religiosi. Essa è di natura speculativa e si regge non su prove esegetiche, ma sul consenso. Fatto sta che in ogni singolo Evangelo non esiste un accostamento chiaro e lampante a un dato «essere vivente» descritto da Ezechiele.

     ■ Se si nota bene, i primi tre Evangeli sono chiamati «sinottici», dando essi all’incirca la stessa ottica delle cose, sia nella struttura, sia nei contenuti. È quindi difficile trovare solo in uno di essi l’immagine, che gli è stata attribuita in modo arbitrario e romantico.

     ■ Giovanni Battista presentò Gesù come «l’agnello di Dio» (Gv 1,29.36); dove sta tale immagine in Ezechiele riguardo ai cherubini? Nell’Apocalisse Giovanni ne parlò in nove versi come «l’Agnello» (Ap 5,12; 6,1; 7,17…); egli ne fece riferimento anche come «Leone, che è della tribù di Giuda» (Ap 5,5; cfr. Gn 49,9), ma non creò nessun accostamento con i cherubini, ma con Davide, di cui il Messia era germoglio. Queste due immagini parlano della umiliazione del Messia («l’Agnello») e della sua regalità («leone di Giuda»); le immagini della umiliazione prima (passione e morte) e del trionfo poi (risurrezione, ascesa al cielo) sono presenti in tutti e quattro gli Evangeli, senza distinzione.

 

3.  CONFUTAZIONE DI ALCUNE TESI: In un articolo in tedesco da titolo «Gli evangelisti e i loro simboli» si legge: «I simboli per gli evangelisti risalgono alle visioni di Ezechiele (Ez 1,10) e di Giovanni nella misteriosa Apocalisse (Ap 4): ci sono quattro creature alate, che sorreggono il cielo. L’attribuzione di questi esseri riguardo agli evangelisti l’ha già fatta Girolamo (4° sec. d.C.) adducendo i motivi sopra citati». Come si vede l’autrice (Maria H. Duffner) non distingue fra cherubini (Ez) e serafini (Ap 4). Dove è mai scritto nella Bibbia che tali «creature alate» sorreggano il cielo? Ad altri aspetti abbiamo già risposto sopra.

     Se ci chiediamo quali sarebbero tali argomenti, nello stesso articolo leggiamo quanto segue:

     ■ Matteo e l’uomo?: «Poiché Matteo inizia con la genealogia di Gesù (stirpe umana!), il suo simbolo è un uomo o un angelo (= uomo alato)». ● Rispondo che, oltre in Matteo (1,11ss), anche Luca contiene una genealogia (Lc 3,23-38), ma il simbolo a lui attribuito è un altro! Inoltre, dove è scritto che un «angelo» sia un «uomo alato» o che abbia delle ali? L’autrice non sa evidentemente distinguere le categorie delle creature trascendentali (kerubîm, śerāfîm, male’ākîm o messaggeri) e non ha chiaro che proprio i cosiddetti «angeli» non compaiono mai con le ali!

 

     ■ Marco e il leone?: «Secondo una vecchia concezione, quell’animale, che vive e ruggisce nel deserto, è il leone. Perciò, il simbolo dell’evangelista Marco è il Leone (alato; emblema di Venezia…)». ● Rispondo che, oltre in Marco (Mc 1,13), anche in Matteo e Luca c’è la scena del deserto con Gesù (Mt 4,1; Lc 4,1). Quanto poi a Giovanni Battista (Mc 1,1ss), anche gli altri Evangeli menzionano lui e la citazione di Isaia (Mt 3,1ss; Lc 3,1-6; Gv 1,6.ss.19-23), e cioè in modo molto più dettagliato. È un po’ debole come argomento.

 

     ■ Luca e il bue?: Dopo aver citato Lc 1,5ss, brano che parla del sacerdote Zaccaria, padre di Giovanni Battista, l’autrice aggiunge: «Come olocausto erano sacrificati piccioni, agnelli e bovini (tori). Il toro (alato) è il simbolo dell’evangelista Luca». ● Rispondo che raramente ho letto un argomento così sgangherato e superficiale. Inoltre, anche negli altri Evangeli si parla di sacrifici (Mt 9,13; 12,7; Mc 12,33; 14,12).

 

     ■ Giovanni e l’aquila?: Dopo aver citato Gv 1,1ss, l’autrice aggiunge: «L’inizio del Vangelo “si libra verso altezze spirituali similmente a un’aquila”. (Il cosiddetto prologo, l’introduzione non è facile da capire). L’aquila è il simbolo dell’Evangelista Giovanni». ● Rispondo che anche questo è un argomento speculativo, senza alcuna base concreta. Si potrebbe dire, pagando speculazione per speculazione, per mostrare l’astrusità di una tale argomentazione, che Matteo è lungimirante come un’aquila, mostrando una genealogia, che risale fino alla creazione (Mt 1,1ss); così pure Luca, che dalla creazione discende fino al Messia (Lc 3,23-38). Sono aquile anche loro? Inoltre, Gesù portò i suoi discepoli sul monte della trasfigurazione (Mt 17,1ss; Mc 9,2ss; Lc 9,28ss), facendo librare i tre apostoli ad altezze spirituali impareggiabili (cfr. 2 Pt 1,16ss).

 

Come si vede, sono tutti dimostrazioni di paglia, costruiti artificialmente e sorretti in piedi con poveri argomenti perlopiù di natura speculativa.

 

4.  ALCUNI APPROFONDIMENTI: A coloro, che vogliono andare più nel contenuto, facciamo presente quanto segue. Qui di seguito vogliamo mostrare, con uno studio terminologico e statistico, l’insensatezza della tesi, secondo cui i quattro Evangeli corrisponderebbero singolarmente a una delle facce dei cherubini.

     ■ Matteo e la faccia d’uomo?: La locuzione «figlio dell’uomo» si trova in circa 29 versi in Mt, ma anche in 13 vv. in Mc, in 25 vv. in Lc e in 12 vv. in Gv. Quindi, l’espressione «figlio dell’uomo» non è un appannaggio di Matteo.

 

     ■ Marco e la faccia di leone?: In nessuno dei quattro Evangeli ricorre il termine «leone». Come costruire una tesi su ciò, che manca?

 

     ■ Luca e la faccia di bue?: In nessuno dei quattro Evangeli ricorre il termine «toro /i». All’interno della parabola del «figliol prodigo» si parla in tre versi del «vitello ingrassato» (Lc 16,23.27.30), ma ciò non ha nulla a che fare con Gesù Messia. Luca parlò del bue a proposito del sabato (Lc 13,15 + asino; 14,5 + figlio) e nelle parabole menzionò pure i buoi (Mt 22,4 + animali ingrassati; Lc 14,19 cinque paia; Gv 2,14ss + pecore e colombi); ma tutto ciò non aveva un significato messianico.

 

     ■ Giovanni e la faccia d’aquila?: È scritto: «Dovunque sarà il cadavere, lì si raduneranno le aquile» (Mt 24,28; Lc 17,37); qui le aquile sono i credenti, non il Messia. Nell’Evangelo di Giovanni non c’è traccia di aquile. Come parlerebbe egli di Gesù come un’aquila volante, se non esiste neppure il termine?

 

5.  ASPETTI CONCLUSIVI: In varie chiese cattoliche si possono vedere raffigurati tali quattro simboli, che sedicentemente indicherebbero le caratteristiche dei quattro evangelisti e dei loro corrispondenti Evangeli. Esse affrescano i soffitti di cappelle, sono motivi ricorrenti in vetrate, addobbano oggetti religiosi e, non per ultimo, sono usciti anche come motivo di una serie di francobolli.

     Durante il corso della storia, ci sono stati continuamente degli speculatori, che hanno fatto accostamenti arbitrari e romantici fra cose e contenuti scritturali, che agli scrittori biblici non erano entrati neppure nell’anticamera della mente. Per chi non conosce sufficientemente la Scrittura, tali immagini speculative appaiono lampanti e ricche di significato, ma sono solo miraggi costruiti ad arte, illusioni ottiche che uno pensa di vedere, ma che in effetti non esistono.

     Nel Medioevo, alla gente fu sottratta la Scrittura; e i capi religiosi, che se ne accaparrarono in modo monopolista, sfamavano spesso il popolo con tali immagini mentali di origine romantica e speculativa, oltre che con affreschi murari nei luoghi di culto, con cui indirizzavano la fede dei semplici secondo la dogmatica ufficiale del clero. Così avveniva il controllo delle masse. Le immagini da illustrazioni della fede divennero col tempo oggetti stessi della devozione e della venerazione.

     Si fa sempre bene a verificare le idee romantiche e speculative con la stessa sacra Scrittura. Si fa bene ad accertare se la Bibbia presenti, in modo chiaro e lampante, ciò che le si attribuisce. La Scrittura è da capire, non da manipolare; solo allora aprirà al credente la sua vera ricchezza. Da sempre ideologi religiosi e «uomini ignoranti e instabili» hanno travisato le Scritture, «a loro propria perdizione» (2 Pt 3,16), ma anche di coloro, che li hanno seguiti.

     Basarsi sul consenso religioso in questa come in altre questioni, in cui non c’è un supporto biblico, fa mettere i paraocchi ideologici, quando ci si approccia agli Evangeli, creando l’attesa di ritrovare ciò, che la speculazione afferma. Si crea così una «fissazione» programmatica, basata su un pregiudizio, ossia di trovare rispettivamente la figura dell’uomo in Mt, del leone in Mc, del toro in Lc e dell’aquila in Gv. Chiaramente l’interpretazione ne risulterà falsata. Inoltre, tale briglie ideologiche e pregiudiziali impediranno di cercare e trovare tutta la ricchezza, che esiste realmente in ogni singolo Evangelo. Suggerisco di disfarsi di tali catene speculative e di leggere ogni singolo Evangelo secondo la reale intenzione dell’autore. Allora si potrà gustare tutta la ricchezza di ogni singolo Evangelo e creare paralleli reali fra di loro e notare le reali differenze esistenti.

     Per chi vuole approfondire le vere caratteristiche dei singoli Evangeli, veda Nicola Martella, Dall’avvento alla parusia, Panorama del NT 1 (Fede controcorrente, Roma 2008), in particolare l’articolo «Evangeli in generale», pp. 57-72; si veda qui a p. 66 il punto «Caratteristiche dei quattro Evangeli».

     Per chi vuole approfondire le speculazioni religiose negli ultimi due millenni, specialmente in campo escatologico, si veda in Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso. Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), specialmente gli articoli: «Escatologia e primo millennio», pp. 27-52 (vari articoli); «Escatologia e secondo millennio», pp. 53-113 (vari articoli).

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Cherub_Ev_Avv.htm

11-12-2013; Aggiornamento:

 

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