Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.

 

Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.

 

Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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STRUTTURE ED ETICHETTE SALVERANNO LA CHIESA?

PARLIAMONE 1

 

 a cura di Nicola Martella

 

Questo tema permette la discussione l’articolo « La «riforma strutturale» di Corrado Salmé: Strutture ed etichette ci salveranno?», in cui ho analizzato un suo libretto dal titolo «Restaurare la visione apostolica nella chiesa». Tempo prima di rendere pubblico il mio scritto, ho avvisato lo stesso Corrado Salmé e gli ho mandato il link dell’articolo; l’intento era quello di permettergli una lettura preventiva dello stesso, per così spiegare eventualmente meglio il suo punto di vista (se mal capito). Inoltre le sue eventuali osservazioni e obiezioni ed eventualmente una sua dichiarazione sarebbero risultate utili quale base per un ulteriore confronto all’interno di questo tema di discussione.

     Mi sembra però che Corrado Salmé si sia sottratto al confronto con una sua risposta cortese, ma senza alcun cenno al merito della questione. Egli mi ha scritto quanto segue: «Sono sicuro che farai un ottimo lavoro.

     Il tuo modo di verificare alla luce della Sacra Scrittura, ossia mediante un’esegesi contestuale rigorosa, che rispetti il tenore proprio dei brani, la progressività della rivelazione biblica e il passaggio dal vecchio al nuovo patto, darà un grande contributo all’avanzamento del Regno di Dio in Italia.

     Potresti, cortesemente, attivare sulla pagina il link del nostro sito, dove chiunque avesse il desiderio di leggere il mio trattato in originale (e non solo in maniera parziale) lo può scaricare?

     Ti prego d’inserire questa mia risposta sull’articolo che stai per pubblicare. Grazie». {19 agosto 2008}

 

Rispondendo a Corrado Salmé, gli ho fatto notare che è difficile dialogare con chi si sottrae al confronto su qualcosa che egli ha prodotto e che ritiene contenga la chiave di volta nella storia della chiesa. Se ci sarà un seguito da parte sua, sarà contenuto qui sotto.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Gaetano Nunnari

2. Alfonso Marchetta

3. L. M. Ragona

4. Pippo Croce

5. Francesco Vigilante

6. Angelo D’Apice

7. Nicola Martella

8. Carlo Neri

9. Francesca Aquilia

10. Nicola Berretta

11. P. Morgante, ps.

12. Claudio Sabatino

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Gaetano Nunnari}

 

In autunno dalle mie parti è tempo di salmì, piatto nostrano in cui la selvaggina, fatta a spezzatino, viene fatta affondare in questa salsa marrone. C’è, infatti, la ricetta per il cinghiale in salmì, il capriolo, la lepre, e via dicendo… Non avrei mai immaginato però di «scoprire» anche la ricetta per la riforma in Salmé, una riforma che fa a spezzatino le istruzioni bibliche e che in seguito le sommerge con così tanta salsa marrone. Invece è stato questo il caso!

     Nei 20 anni trascorsi negli ambienti pentecostali e carismatici ho visto molte volte lotte di potere. È quella che io chiamo la «sindrome di Diotrefe». Ho visto molti circoli neopentecostali combattersi e dividersi, perché qualcuno voleva il primato. I leader di tali circoli sono molto orgogliosi e possessivi. Effettivamente i racconti di Corrado Salmé descrivono ciò che c’è in tali ambienti, e che personalmente mi guardo bene dal definire prettamente «evangelici».

     Ogni tanto arriva qualcuno che, pieno di ambizioni, cerca di fare le scarpe al proprio capo (alias pastore), con la scusa che ci vuole più «fuoco», più «unzione», ecc… e così probabilmente è il caso di Corrado Salmé che ama essere al centro dell’attenzione (basti vedere le performance che pubblica su internet), proponendo la sua riforma, la riforma in Salmé.

     Ci si dovrebbe rendere conto da che pulpito arriva la predica. Un personaggio che pubblica barzellette che suscitano sensualità, e che si mette a fare il giullare in pubblico, non credo sia un appropriato punto di riferimento per una nuova riforma.

     L’arminianesimo ha procurato molti danni, e fra questi c’è anche il marketing neopentecostale e carismatico che si studia di come inglobare più gente possibile nelle proprie fila, seducendola con il suo falso evangelo che brucia di fuoco estraneo alle Scritture.

     Mi sorprende sempre parecchio leggere che nonostante le chiare eterodossie di questi unti, alcuni cercano però sempre di giustificarli in qualche modo rifacendosi alle loro opere (teatrali?). Gesù al contrario è stato categorico sull’argomento, ha detto che li avremmo riconosciuti dai loro frutti: un albero buono non può dare frutti cattivi, una fonte d’acqua dolce non può dare acqua salata. Corrado Salmé naviga nel salmì carismaticista di Bonnke, Wagner, ecc… strumenti, loro malgrado, in mano dell’avversario per sedurre e far apostatare dalla semplice purezza della fede in Cristo.

     Da tali personaggi col loro falso evangelo bisogna starne bene alla larga, denunciandoli con forza, nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi al vero Gesù Cristo della Bibbia. {19-08-2008}

 

Nota editoriale: Chiaramente qui il lettore esprime la sua opinione. La redazione non deve per forza condividere tutti gli aspetti di ciò che egli dice e di come lo esprime.

 

 

2. {Alfonso Marchetta}

 

Contributo: Stavolta sono pienamente d’accordo. {25-08-2008}

 

Risposta: Caro Alfonso, mi fa piacere sentirtelo dire. Sarebbe comunque opportuno che tu me lo spiegassi meglio. {Nicola Martella}

 

Replica: Ecco qualche motivazione. Al di là di quello che Salmé pensa, ritengo che sia sbagliato che egli accusi pubblicamente Pastori su internet, perché di dominio pubblico e crea scandalo; nel caso avesse qualcosa veramente da insegnare ai Pastori, potrebbe farlo nelle sedi giuste.

     Poi da fonti più che attendibili è stato chiamato a chiarire ogni cosa, ma ha rifiutato di presentarsi.

     Lui accusa i Pastori, ma mi pare che anche lui sia un Pastore.

     Questo Corrado è stato membro d’una delle chiese più grande d’Italia, ha avuto incarichi e debbo dirti che ha veramente un gran bel dono nella lode, posso permettermi di dire uno dei migliori in Italia.

     Mi dispiace veramente che pretenda di cambiare, restaurare le cose in maniera radicale; comunque sicuramente, se non subito, ma fra qualche anno si ricrederà.

     Parlavo della grande chiesa. Poi è andato in un’altra chiesa, ma anche lì non si è inserito bene; quindi ha dimostrato che non sa fare (e non ha mai fatto) bene l’alunno, perciò non potrà mai fare bene l’insegnante.

     Comunque ho tante altre cose da dire su di lui, ma dico saltando che quando inizierà di nuovo a fare il salmista (solo questo è il suo dono) senza fare né il profeta, né l’insegnante, né il predicatore, sicuramente sarà di benedizione a tutta Italia.

     Premesso che deve umilmente chiedere scusa a tutti quelli che ha accusato pubblicamente e privatamente; solo cosi può benedire l’Italia. {26-08-2008}

 

 

3. {Lia Marchese Ragona}

 

Contributo: Caro fratello Nicola, non avevo mai risposto alle tue mail, ma adesso credo sia arrivato il momento di farlo. Corrado Salmé, mio caro amico e collaboratore nell’opera, non ha assolutamente la presunzione di volersi presentare agli altri come «novello Lutero», così come tu lo hai definito... C’è anche da dire che il titolo al tuo articolo non poteva essere più sbagliato!!! Corrado appunto sostiene proprio il contrario! Comunque, se volessi avere qualche informazione in più, puoi sempre contattarmi... Dio ti benedica! {26-08-2008}

 

Risposta: Metto Lia al corrente che prima di rendere pubblico l’articolo, ho mandato il link a Corrado, invitandolo a spiegare personalmente il suo punto di vista ma, sebbene abbia risposto con gentilezza, si è sottratto al confronto. L’ho sollecitato nuovamente, ma non mi ha neppure più risposto. Quindi ognuno si prenda le sue responsabilità.

     Il titolo è azzeccato e come! Infatti Corrado vuole essere il promotore di una «riforma strutturale», che egli paragona addirittura alla «riforma dottrinale» di Lutero (a ciò il titolo di «novello Lutero»), con cui restaurare in modo epocale etichette e strutture quali apostoli e profeti, a cui sottoporre i conduttori delle varie chiesa. Lia legga l’intero suo articolo e la mia analisi critica. Io e altri abbiamo capito così.

     Se Lia ha qualcosa da aggiungere nel merito, lo leggerò volentieri. {Nicola Martella}

 

 

4. {Pippo Croce}

 

Contributo: Caro Nicola sei sempre puntuale. Questa volta però mi hai anticipato sull’argomento «Corrado Salmé». Io ho letto il suo libretto e avevo preparato alcune domande per lui.

     Premetto che il suo modo di fare ha creato non pochi problemi tra le chiese pentecostali. Ha ricevuto molte critiche che ancora non si sono spente. Posso capire che ognuno possa avere il suo modo di fare per la conduzione della chiesa, ma dev’essere sempre centrato sulle sacre Scritture che sono la base e il sostegno della verità. Volevo oggi mandargli le mie perplessità con alcune domande, però volevo sentire il tuo parere sulla questione dei cinque ministeri ai quali s’appella Corrado Salmé, Paolo Montecchi, ex pastore della chiesa apostolica, e qualche altro fratello dell’ex squadra di Traettino «Tempi di Restaurazione». Oggi apro la posta e leggo il tuo articolo sull’argomento. Alleluia!

     Non avevo dubbi sulla tua disamina teologicamente perfetta, a tratti ironica, ma sono convinto che, quando si mette nero su bianco, come ha fatto Salmé, è un rischio che si corre e si va incontro alle critiche costruttive o distruttive. Prima di scrivere è importante avere le idee chiare e soprattutto la conoscenza e la preparazione culturale di quanto si vuole comunicare. Mi dispiace dover controbattere alcune tesi magari, fatte magari in buona fede, pensando d’avere la risoluzione dei problemi. Il caro fratello Corrado con il suo scritto ha mostrato chiaramente non solo di ignorare la storia della chiesa, ma anche la storia del movimento pentecostale.

     A volte alcuni non s’accontentano di quello che il Signore gli dà e aspirano a vette sempre più alte per diventare generali. Allora si cerca come escogitare termini che diano più importanza, molto rappresentativi per eccellere e stupire gli altri. Taluni pensano d’avere un concetto più alto di quello che sono, e invece d’attenersi a esercitare il dono che il Signore gli ha dato, vogliono sempre esagerare e aspirare al massimo dell’autorità, che spetta soltanto allo Spirito Santo.

     Ora, da parte d’alcuni, si sta cercando d’accentuare il ruolo degli apostoli e dei profeti perché pensano che siano superiori al pastore o vescovo. Quel «primieramente» di Paolo li trae in confusione [N.d.R. s’intende in 1 Cor 12,28]. Ma non vogliono essere quell’apostolo che andava per il mondo a evangelizzare (come Paolo), quello che soffriva la fame, la sete, il naufragio, ecc. — no, quello non gli piace. Evitano di riconoscere il lavoro di dissodare il campo nuovo, piantare e soffrire. Fare gli apostoli tra le chiese esistenti è un bell’affare, tanto le sofferenze, l’arsura, il freddo, il peso lo portano i pastori.

     L’altro argomento può essere espresso con l’immagine della gatta che, non potendo arrivare a mangiarsi il pesce fresco, dice che puzza. Molti fratelli in Italia vorrebbero sedere nella stanza dei bottoni e, siccome questi sono già occupati da quelli che sono arrivati prima, vorrebbero creare il terremoto, per così smantellare quelle sedie e metterci le loro poltrone. È un bel da fare, caro Nicola, tutti vogliono primeggiare, nessuno vuole essere secondo.

     Ora ti faccio ridere: Molti sanno che «i primi saranno gli ultimi», ma non se ne rendono conto. Ma i secondi, Nicola, i «secondi» nel ristorante costano più dei «primi». Nelle gare, i secondi prendono sempre il premio. Allora, per non essere gli ultimi, non è meglio fare i secondi? Tanto l’argento è assicurato.

     Che ne dici, Nicola, non è meglio avere solo la gloria senza sacrificio? Meno male che Gesù è il sommo Pastore delle anime nostre e ci guida nella verità. Un abbraccio. {26-08-2008}

 

Risposta: Non posso che concordare con la maggior parte delle cose che ha scritto Pippo Croce. Alla sua domanda finale risponderei per esperienza di missionario fondatore come segue: ho conosciuto da vicino quelli si sono presi la «gloria senza sacrificio» e che hanno seminato sulla terra dissodata e arata da altri, scalzando i primi o riducendoli sistematicamente al silenzio, appena arrivati al timone. Infatti, non contenti di essere «secondi» a nessuno, non hanno visto l’ora di mettersi i gradi e di primeggiare. In certi casi, hanno umiliato chi aveva dato loro fiducia e soffocato la visione per un’opera estesa. Arrivati al comando, hanno giusto, giusto tenuto a galla la «baracca», per non farla affondare, demolendo però la visione di un’opera estesa e tutto ciò che di funzionale era stato costruito. Rifugiarsi in una devozione mistica, intimistica e contemplativa, è più facile per certi generali! Quando però verrà la tempesta, l’albero mostrerà quanto profonda è la sua radice. La macina di Dio tritura piano, ma polverizza fino. Prima o poi anche riguardo al «narcisismo rivestito di spiritualità» verranno al pettine tutti i nodi. {Nicola Martella}

 

 

5. {Francesco Vigilante}

 

Contributo: Caro fratello Martella, mi chiamo Francesco e frequento la fratellanza cristiana di Sarzana, un bel borgo medievale nella provincia di La Spezia. Ti scrivo in merito a quanto sotto riportato segnalandoti, se ciò è utile all’ordine e alla sana condotta cristiana che, non molto tempo fa, vedendo un video d’un «concerto» di lode tenuto da Corrado Salmé, sono rimasto triste nel considerare l’esteriorità e l’eccessiva importanza che si dà a tale attività che, in realtà, deve nascere spontanea nel cuore e tale deve rimanere fino alla fine. Nel video balza immediatamente all’occhio la tendenza a imitare persino negli atteggiamenti i concerti americani. Ma la cosa che più m’amareggia nel contesto evangelico Italiano e che durante un’intervista ha cominciato a usare parole estremamente gonfie d’orgoglio e arroganza affermando di sapere quali fossero i problemi della chiesa in Italia!

     È il classico esempio d’anarchia e superficialità tipica delle nostre comunità. Non si ha il senso della reciproca sottomissione e un minimo accenno di «successo» (come se venisse qualcosa di buono dall’uomo!) ecco che il cantante è un «pastore», chissà perché mai un evangelista o un dottore! Forse perché parlare è facile, soprattutto quando non costa nulla, e lavorare è dura! Sì, perché lavorare alle dipendenze del Maestro costa una rinuncia che non piace sopratutto alla nuova generazione estremamente «estetica».

            Caro fratello e conservo, sono felice della tua risposta. È ora che i bambini tornino ai giochi e, se vogliono imparare a servire, siano più umili e ordinati nella dottrina e nella persona. Dio benedica la tua famiglia e il tuo ministero. Pace del Signore Gesù. {25-08-2008}

 

Risposta: Che mi resta da aggiungere? Quanta saggezza e buon senso traspaiono dalle parole di questo credente, che non ha smesso di esercitare il discernimento spirituale! La denominazione cristiana predominante ha cercato per secoli di cristianizzare il mondo e si e fatta permeare dalle tendenze filosofiche del tempo (p.es. l’umanesimo), pur di rimanere a galla col suo potere temporale. Ora sembra che le chiese evangeliche, nate dal Risveglio, vogliano fare la stessa cosa per accreditarsi nella società e imporsi in essa; e per fare ciò, si mischia secondo i casi cristianesimo e secolarismo, fede biblica e spiritualismo gnostico, Cristo e Mammona (cfr. i ricchi telepredicatori, esponenti del cosiddetto «evangelo della prosperità»), pulpito e tribuna elettorale (pastori che si candidano in politica pur rimanendo tali!), adorazione e concerti, sala di culto e teatro di danza e così via.

    I modelli validi, lungi dall’essere più solo quelli biblici, sono gli idoli e le star prodotti dal liberalismo americano, anche quello rivisitato cristianamente. La chiesa grassa e auto-compiaciuta di Laodicea — che pensa di poter accrescere il suo prestigio con più «unzione» (chissà che sarà mai, visto che ricorre solo in 1 Gv 2!), strutture, etichette e facciata, invece che con più ubbidienza ai comandamenti del nuovo patto — sembra trovarsi oramai in molte delle nostre città, allegramente suonando e danzando, mentre il suo candelabro viene rimosso ed essa si diluisce nel mondo. {Nicola Martella}

 

 

6. {Angelo D’Apice}

 

Sig. Nicola, ho letto la sua critica sul libro di Corrado Salmé «Restaurare la visione apostolica nella chiesa».

     Comprendo la sua preparazione teologica e storica della chiesa, ma come credenti abbiamo la necessità di giudicare se il fratello è guidato dallo Spirito Santo e non solo dalla visione teologica d’un rivoluzionario della chiesa del 2008. Mi spiego meglio. L’analisi che lei ha fatto è prettamente sul libro che «dovrebbe» delucidare la visione o la linea dottrinale che il fratello Corrado cerca di divulgare.

     Ma lei conosce personalmente il fratello prima di giudicarlo in modo così spregevole e ironico? Ha mai conosciuto la sua famiglia? Lei è a conoscenza che migliaia di giovani in tutta Italia hanno dato la loro vita a Gesù e tutt’ora evangelizzano i loro coetanei? Non crede d’essere seduto in una sinagoga o chiesa a discutere come facevano i farisei con Gesù?

     Ho evangelizzato in mezza Europa con anni di missione alle spalle e le posso confermare che la visione di Corrado Salmé (che conosco personalmente da quasi 20 anni), è straordinaria ed efficace. Essa può sembrare fastidiosa, ma solo a chi vuole rimanere nelle tradizioni dimenticando che Gesù mangiava e beveva con i peccatori e le prostitute, mentre la nostra cultura e dottrina evangelica è stata capace negli anni di distruggere lo Spirito rivoluzionario della chiesa che scendeva in piazza senza paura a proclamare la propria fede in Gesù; c’è sempre stato un prezzo da pagare e molte volte con il sangue e la morte.

     Lei crede veramente che la chiesa evangelica d’oggi stia dando luce e sale al mondo? Quando Gesù camminava la gente era attratta da lui e lo seguiva, successivamente dopo averlo conosciuto faceva una scelta di conversione. Il mondo è attratto dalla chiesa evangelica? È attratto dal messaggio della chiesa evangelica?

     Il mondo è attratto dai suoi messaggi e dai suoi studi?

     Qualcuno che lei conosce bene mi parlò di lei come un caro fratello e io ci credo, so che lei è un caro fratello, per questo con amore la voglio vivamente incoraggiare a guardare al vin nuovo e credere che la nuova generazione e i suoi figli faranno una rivoluzione per Gesù nella nostra Nazione.

     Corrado ha cominciato qualcosa d’importante per i nostri giovani, perché lapidarlo? Pace e saluti. {26-08-2008}

 

 

7. {Nicola Martella}

 

Caro Angelo, shalom. Nessuno mette in discussione che Corrado o che tu abbiate capacità umane e talenti spirituali. Se Salmé facesse solo il cantautore, si potrebbe qui discutere se la sua musica ci piaccia o se i suoi testi siano conformi alla sacra Scrittura. Qui non si tratta soltanto di questo.

     Quando qualcuno s’espone con una pubblicazione, specialmente se il tema è alquanto controverso e se si vuole fare il restauratore della chiesa, il riformatore o il rivoluzionario, allora conta solo ciò che si scrive e come si scrive, e non solo i suoi talenti in altri campi. Quando si scrive, nessuno può sottrarsi alle obiezioni altrui. E questo vale tanto più se si presenta il proprio scritto come una specie di manifesto programmatico di una «riforma strutturale» dell’intera chiesa. E qui si tratta dell’analisi critica d’un suo scritto, che ha allarmato me e tanti altri lettori, che mi hanno scritto e come risulta anche da questo tema di discussione.

     Come ho già espresso sopra, Corrado Salmé ha avuto la possibilità di leggere in anteprima la mia analisi critica ed è stato da me invitato a spiegare il suo punto di vista e a prendere posizione ma lui, pur rispondendomi, si è sottratto al confronto. Sebbene da me sollecitato nuovamente, non mi ha neppure più risposto. Quindi ognuno si prenda le sue responsabilità.

     Prima di pubblicare l’articolo, mi sono informato opportunamente di lui sia presso coloro che lo difendono, sia presso coloro che lo detestano; ho visionato in rete decine e decine di filmati. Questo è ciò che fa uno studioso. Quindi non mi si può accusare di superficialità o di leggerezza.

     Quanto al mio tono che tu definisci «spregevole e ironico», ti faccio sapere che chi fa un’analisi critica adatta il suo tono a quello dell’autore che analizza e al contenuto della sua opera. Le cose che Salmé si è permesso di dire sugli evangelici in genere e su migliaia di comunità, tirate su con sacrificio da fratelli, sono semplicemente incredibile. Chi come me è stato ed è impegnato nell’opera di edificazione di chiesa, sa che cosa vuol dire stabilire un’opera! E sentirsi dire tutte quelle cose da un cantautore che vuole fare una «riforma strutturale», credendo così di cambiare le chiese, è triste e doloroso, per me e per migliaia di altri operai nella messe.

     Non è neppure molto elegante da parte tua paragonarmi a chi sta «seduto in una sinagoga o chiesa a discutere come facevano i farisei con Gesù». Strano che applichi a me ciò che mi rimproveri di fare poche righe prima. Io mi sono abbastanza informato di Salmé, ma tu che cosa sai di me? Io non farò lo stesso con te, ma mi atterrò alle cose che scrivi.

     Tu dici che la visione di Salmé sia straordinaria ed efficace? Io mi sono scritto con persone che conoscono Salmé da moltissimi anni, perché è stato nelle loro chiese per un certo lasso di tempo. Essi non la pensano come te. Leggi sopra alcune testimonianze; altre seguiranno.

     Quanto a Gesù, ti ricordo che nessuno può paragonarsi a lui. Neppure i suoi apostoli, Paolo e altri non hanno mai posseduto il suo carisma. Inoltre, bisogna stare attenti a non creare neppure un quadro rosa della vita di Gesù, poiché la sua era una battaglia quotidiana con gente che da fuori lo contrastava e cercava l’occasione per farlo fuori (Gv 5,16.18; 7,1.19s.25; 8,37.40.59), i suoi fratelli non credevano che lui fosse il Messia (Gv 7,5), i suoi discepoli dubitavano di lui (Mt 28,17; Lc 24,21; Gv 6,64), molti si allontanarono da lui (Gv 6,66), alla fine lo lasciarono solo (Mt 26,56) e uno di loro lo tradì (Gv 6,70s)… Quindi non c’erano solo i momenti idilliaci.

     L’idillio durò poco anche nella prima chiesa. Dopo i primi capitoli degli Atti, la chiesa fu perseguitata (At 8,1) e i discepoli si sparsero per l’impero per sfuggire alla persecuzione (At 11,19). La vita di Paolo come missionario fondatore non fu certamente quella di chi fa tour di concerti, ma la pericolosa vita di un predicatore dell’Evangelo in un mondo ostile (2 Cor 11,23ss). Le cose che incentivarono la testimonianza di Gesù non furono etichette e strutture, ma lo furono i piccoli gruppi, perlopiù «chiese in casa» (Rm 16,5), caratterizzati dall’ubbidienza al Signore. Durante la storia furono continuamente i piccoli gruppi a portare avanti la testimonianza; essi ritornarono all’ubbidienza all’Evangelo, si moltiplicarono e resistettero sotto la persecuzione, le guerre e le dittature d’ogni tipo; così è ancora oggi in molte parti del mondo. La vera rivoluzione è l’ubbidienza personale al Signore. Etichette e strutture non salveranno la chiesa.

     Quanto alla luce e al sale, ti ricordo che Gesù non disse: «La chiesa è la luce del mondo», ma parlò sempre di un «voi siete…» (Mt 5,13s). La testimonianza è sempre personale. Io che ho viaggiato molto per l’Italia, posso assicurare che il problema non sono le strutture o le etichette che la gente si mette, ma l’ubbidienza personale alla Parola di Dio; solo questo li rende sale e luce. Il mondo non dev’essere attratto dalla chiesa evangelica, né dal suo messaggio, né dai suoi concerti, ma dev’essere attratto dall’Evangelo, potenza di Dio (Rm 1,16), trasmesso da singoli credenti ubbidienti alla Parola. A impedire la testimonianza non sono la mancanza di strutture ed etichette, né di programmi con concerti e danze, ma il materialismo e la concupiscenza presenti nei cuori dei credenti; ora, si vuole attirare il mondo (dove è mai scritto nel NT?) e, invece di pasturale le pecore, dai pulpiti evangelici si vuole divertire i capri o invitarli a danzare in modo rituale.

     La scoperta della legge mosaica indusse Giosia a ravvedersi e a convertirsi al Signore; egli ubbidendo a quella Parola, purificò prima la sua vita e poi il suo Paese dall’idolatria e dal falso misticismo esoterico e occulto. Così è avvenuto in ogni riforma o risveglio durante il corso della storia d’Israele e della chiesa.

     Il «vino nuovo», di cui parlava Gesù, non era il misticismo degli zeloti (né il legalismo degli scribi), ma l’istituzione del nuovo patto, basato sulla «legge di Cristo» (Rm 8,2; 1 Cor 9,21; Gal 6,9), a cui il Signore ci chiama «all’ubbidienza della fede» (Rm 16,26) perché lo Spirito di Dio rinnovi la nostra mente e le nostre azioni (1 Pt 1,2). Gesù non è venuto a mutare le strutture, ma a trasformare singole persone, dal «vecchio uomo» all’«uomo nuovo» (Ef 4,22ss). Gli «otri nuovi» sono uomini nuovi, non strutture ed etichette. Il «vino nuovo» è l’etica del nuovo patto, realizzata dallo Spirito di Dio in persone ubbidienti (vv. 25-32; 5,1ss).

 

 

8. {Carlo Neri}

 

Ciao Nicola, ho letto con interesse il tuo articolo su quella proposta di «riforma strutturale», non conosco Salmé, anche come cantautore non ne ho sentito parlare forse perché non conosco bene l’ambiente pentecostale.

     Se fossi giovane nella fede e avessi letto quelle pagine credo comunque che mi sarei potuto turbare (positivamente o negativamente non lo so), e veramente all’inizio della mia conversione mi sono turbato a volte per cose simili… anzi in quel periodo anch’io, per un momento, ho creduto d’essere un piccolo riformatore. Oggi comunque le appassionate affermazioni di Salmé e quella nuova visione d’una importantissima riforma — entrambe appoggiate soprattutto sulla sua fama (abbastanza limitata mi sembra, per fortuna) non di profondo conoscitore della Parola ma di cantautore — invece di turbarmi, mi preoccupa. Infatti penso alla confusione che esse potrebbero provocare nella mente di coloro che lo stimano come uomo di Dio e all’effetto tutt’altro che edificante che può avere sui credenti «deboli», che ai tempi di Paolo era facile scandalizzare anche solo con un cibo.

     Di credenti che subiscono quest’impulso riformatore e che si rendono autonomi formando piccoli gruppi, ne ho visti diversi anche nelle nostre piccole assemblee di Modena (un gruppo è uscito dalla nostra assemblea dei Fratelli, uno dalla chiesa ADI e nel passato altri da una chiesa pentecostale libera). Quello che colpisce comunque è il fatto che tutti dichiarano di voler tornare alla fonte dell’Evangelo ma in genere non hanno comunione fra di loro e nemmeno con altre chiese.

     Questo mi fa pensare che non sia uno spirito di riforma a condurre quei fratelli ma, in certi casi, si tratta d’uno zelo non guidato dalla necessaria saggezza e conoscenza — cosa che mi sembra sia successa anche a Paolo all’inizio della sua conversione (conoscenza ne aveva in abbondanza ma il suo zelo superava sicuramente in forza qualsiasi cosa cercasse di contenerlo) — in altri casi, è una reazione irritata ad abusi vissuti e, in altri casi ancora, è semplicemente un desiderio di prevalere. Credo comunque che l’analisi scritturale che hai fatto su «Fede Controcorrente», e che io condivido, sia il tipo di risposta più adatto, sia per far luce sulle evidenti contraddizioni che quella proposta contiene, sia per aiutare il fratello o chiunque avesse in cuore di «riformare», in qualche modo, le chiese, a reindirizzare il loro lavoro in modo serio, operando veramente secondo la volontà di Dio, quindi in pieno accordo con la sua Parola scritta, per la cura e l’edificazione della sua chiesa.

         Con affetto nel Signore e stima per il lavoro che stai facendo.{01-09-2008}

 

 

9. {Francesca Aquilia}

 

Contributo: Carissimo Fratello Nicola, pace del Signore. Mi chiamo Francesca, sono una sorella della provincia di Torino e per caso ho ricevuto una tua mail sulla mia casella di posta. Ho visitato il tuo sito e devo dirti davvero, con tutto il cuore... Dio ti benedica grandemente per la sapienze che ha voluto concederti. Sono felice di sapere che Dio usa persone come te per l’avanzamento del Suo regno.

     Sai, il tema di Salmé mi ha molto incuriosito. Questo perché, nella mia comunità, molti giovani credono che lui sia un grande uomo di Dio, ispirato dallo Spirito Santo che aiuta le persone ad avvicinarsi a Lui con quei cantici lagnosi e ripetitivi che tutti potrebbero scrivere (facile prendere i versetti della Bibbia e metterli in musica.... potrei riuscirci pure io che non so suonare!!). Comunque, a parte i gusti personali in fatto di musica, quando mi è arrivata la tua mail riguardo al discorso di Salmé, ho davvero ringraziato Dio, perché quello che sentivo da parte del Signore non erano solo sensazioni. Ho sempre pensato che di spirituale Salmé non avesse niente o poco, ma dopo che ho letto il suo libretto sulla restaurazione strutturale della chiesa, le mie «sensazioni» erano fondate.

     Che Dio posso continuare a usarti e a benedirti in ogni opera che ti affiderà.

     Ora, vengo all’approfondimenti di cui in oggetto, che, se vorrai, potrai pubblicare sul tuo sito. Sono venuta a conoscenza dell’organizzazione denominata «G12» e, dopo alcune ricerche su internet, non ne sono venuta a capo di nulla. Tu sapresti darmi qualche informazioni in più in merito? Cosa fanno di preciso e in cosa credono?

     Ti ringrazio in anticipo per la risposta che mi darai, ti saluto con la pace del Signore. Dio ti benedica. {02-09-2008}

 

Risposta (Nicola Martella): I gusti sono gusti, anche nella musica. Chiunque li scriva, a me non piacciono canti con contenuti ambigui sul piano teologico e quelli ripetitivi e banali quanto alle cose asserite. Quindi meglio mettere in musica la parola di Dio che dire cose banali e non sufficientemente riflettute. Gli inni del libro dei Salmi, i canti della Riforma e del Risveglio sono modelli insuperabili e didattici, pregni di teologia e insegnamento. Gli inni più significativi (anche i Salmi biblici) sono nati non nei comodi salotti, ma nel crogiolo della vita. I canti scialbi, ambigui e ripetitivi verranno sempre seppelliti dalla storia.

     Quanto a Corrado Salmé spero che diventi un bravo musicista, che i suoi testi siano biblicamente fondati e pieni di sostanza; questo già sarebbe un buon ministero per le chiese. Sulla sua sedicente «restaurazione strutturale», copiata da Peter Wagner e dai suoi seguaci, mi sono già espresso con tutte le mie perplessità.

     Quanto al «G12» o «Governo dei 12», tale organizzazione ha i tratti di una massoneria religiosa interpretata con terminologia biblica. Da sempre lo gnosticismo cristianizza se stesso per accreditarsi fra cristiani teologicamente sprovveduti e biblicamente poco fondati. La nuova versione è una massoneria religiosa di tipo iniziatico, che usa etichette bibliche. Per capire la genesi e l’analogia esoterica di tale «Dittatura iniziatica dei 12», come la chiamerei, rimando agli articoli presenti in questa mia opera: Nicola Martella, La lieve danza delle tenebre (Veritas, Roma 1992): «Misteri, gnosi e massoneria», pp. 203-213; «Medium, estasi e falsi profeti e Bibbia», pp. 363ss; «Misteri, gnosi, immortalità e Bibbia», pp. 373-387.

     Per non dover ripetere ciò che si trova già altrove, rimando agli articoli tradotti da Lilly Barberi e che sono ospitati sul sito della «Chiesa cristiana evangelica indipendente» (link) e sul sito «Parola di vita» (link).

 

 

10. {Nicola Berretta}

 

Il contributo di Francesca Aquilia su Corrado Salmé mi costringe a «farmi violenza» e a intervenire. Questa sorella, spero senza rendersi conto del peso delle sue affermazioni, dice: «…facile prendere i versetti della Bibbia e metterli in musica.... potrei riuscirci pure io che non so suonare!!». Ma sta scherzando? Se c’è una cosa di cui le chiese hanno disperato bisogno è proprio di versetti della Bibbia messi in musica! Se Francesca è davvero un talento inespresso in questo campo, per favore lo metta a frutto! Si metta subito, ora, in questo preciso istante, a scrivere canti che ripetono parole della Scrittura. Non sa quale beneficio recherebbe a tutti i credenti. {11-09-2008}

 

 

11. {Plinio Morgante, ps.}

 

Dopo aver approfondito le dottrine del movimento apostolico-profetico, all’estero, ho avuto modo di constatare quanto gli insegnamenti di Peter Wagner abbiano preso piede, tanto che non c’è chiesa carismatica e neocarismatica che non abbia già la sua bella gerarchia d’apostoli e profeti, i quali percepiscono cospicui salari e hanno il loro tariffario per le predicazioni o per «ministrare». Tali «apostoli» assomigliano più ai vescovi e ai cardinali cattolici, e alcuni perfino al papa, tanto che indossano pure anelli vistosi e gioielli vari per distinguersi dai semplici «laici». Tali «profeti» somigliano spesso a dei redivivi Rasputin... Si dice che, in USA, un apostolo percepisca in media sui 5.000 dollari per un’oretta di «predicazione» in chiesa, che viaggi solo in prima classe, bevendo naturalmente champagne, e pernotti esclusivamente in hotel a cinque stelle.

     Pensa che anche a me un sedicente «apostolo» aveva proposto, all’estero, di guadagnarmi da vivere in questo modo, con la sua benedizione che m’avrebbe aperto le porte ovunque... Tanto lui faceva parte della crème! Insomma, in piena armonia con la descrizione che fa l’apostolo Paolo della natura del ministero apostolico in 1 Cor 4,9-13! Purtroppo, i falsi apostoli, gli «operai fraudolenti», c’erano ai tempi della chiesa primitiva e sono ancora «vivi e vegeti»! (cfr. 2 Cor 11,13). Non c’è nulla di nuovo sotto il sole. {08-2008}

 

 

12. {Claudio Sabatino}

 

Per permettere la discussione più recente, questo contributo è stato spostato qui:  Strutture ed etichette salveranno la chiesa? Parliamone 2.

 

Corrado Salmé e la riforma strutturale delle chiese {Nicola Martella} (A)

Effetto Salmé: una faccenda di famiglia? {Nicola Martella} (T)

Mali ecclesiali e soluzioni strutturali {Eliseo Paterniti - Nicola Martella} (A/T)

Supervisione di apostoli sui conduttori di chiesa? 1 {G. Cappellini - N. Martella} (T/A)

Supervisione di apostoli sui conduttori di chiesa? 2 {G. Cappellini - N. Martella} (T/A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Strutture_etichette_salv_parla_UnV.htm

19-08-2008; Aggiornamento: 20-05-2011

 

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