Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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■ Gli aspetti generali
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■ Consulenza specifica
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SORVEGLIANTE SÌ, PASTORE NO? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l'articolo «Sorvegliante sì, pastore no?». Si può essere sorvegliante del gregge locale, senza esplicare un ministero costante di cura pastorale? Per qualcuno sembra di sì. Costui sbaglia, perché tanto varrebbe che mettesse le pecore in recinto elettrizzato, per impedire loro di andarsene, che gettasse via la chiave e che andasse a fare altro.

    Alcuni cercano di trovare differenze fra presbitero ed episcopo, al fine di avvallare, con motivazioni apparentemente bibliche, una gerarchia locale o zonale nelle chiese. I due termini sono però coincidenti e legati solo alla sensibilità culturale: i cristiani ebrei preferivano «anziano» (presbitero) per motivi storici, quelli greci parlavano volentieri del «sorvegliante» (episcopo).

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Pietro Calenzo

2. Danilo Micelli

3. Lucia Basta

4. Matteo Ricciotti

5. Gianni Siena

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Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Pietro Calenzo}

 

I due ministeri sono equivalenti o designano la stessa funzione ministeriale di presidenza e sorveglianza, per pasturare, curare, educare alla sana dottrina, in altre parole di prendersi cura del proprio gregge e visitarlo. A mio, parere, carissimo Nicola, è necessario e propedeutico, che gli anziani (gr. presbyteroi) non solo facciano parte dell’assemblea, ma risiedano nella località, dove ha sede l’assemblea. È infatti molto arduo, per chi ha una dimora lontano dal recinto del proprio gregge, prendersi cura dello stesso (in tale accezione, sarebbe difficile prendersi cura dei fratelli bisognosi, delle vedove, degli orfani, dei deboli nella fede, praticare l’ospitalità, predisporre un programma settimanale di riunioni di preghiera, didascaliche ecc.).

     Alla luce di quanto c’istruisce la Scrittura (ed è questa una delle rimostranze che si rivolgono alle assemblee dei Fratelli), una buona fetta del mondo evangelico pensa o crede che, nelle suddette assemblee, sia assente il pastore, o la figura che lo rappresenti. Vorrei soltanto sottolineare di passaggio che il ministero è l’anzianato, mentre la funzione che esercita è pascere (gr. poimaino). È altrettanto biblico affermare che la Parola di Cristo parla nel libro degli Atti d’anziani per ogni città. Si noti che anche l’apostolo Pietro si denomina anziano tra gli anziani.

     Allorquando nella Scrittura si parla delle qualità spirituali degli anziani sono le medesime dei pastori [propriamente conduttori o sorveglianti, N.d.R.], segnale distintivo e palese che i due carismi sono equipollenti. L’argomento è certamente molto vasto, ma nelle sue linee essenziali penso, che sia nelle assemblee d’origine giudaica, sia nelle assemblee a prevalenza ellenistica o gentile, la figura dell’anziano, meglio degli anziani sia un elemento essenziale di corretta corresponsione esegetica e testuale tra dettato scritturale e prassi ecclesiale a livello locale (o di comunione tra diverse assemblee).

     Rifacendosi alle domande, che ti hanno posto i due credenti, le tue delucidazioni sono esemplari, e anche da parte mia sorge la domanda del come si possa curare un’assemblea facendo saltuarie e sporadiche visite, o cibando il gregge di Dio con minimi foraggiamenti. Benedizioni nel Signore Gesù Messia. {28-02-2010}

 

 

2. {Danilo Micelli}

 

Contributo: L’importante è che il pastore funga da sorvegliante, poiché Gesù conosce i suoi (e nessuno li rapirà dalla sua mano) e Egli va eventualmente in cerca di quella che si è perduta, solo se è tra quelle predestinate a salvezza e, tramite il ministero dello Spirito Santo, istruisce il pastore sorvegliante a tenere radunate le altre sotto la cupola protettiva della sana dottrina e della santificazione comune (senza la quale nessuno vedrà il Signore). {28-02-2010}

 

Osservazioni: Trovo singolare passare qui da un problema ecclesiologico (doveri d’un conduttore) a questioni ideologiche controverse (doppia predestinazione). Sinceramente non ho mai letto nella Bibbia che gli apostoli abbiano detto ai conduttori riguardo ai membri della loro comunità: «Pascete le pecore del Signore, ma recuperate solo “quelle predestinate a salvezza”». Trovo invece scritto: «Pascete il gregge di Dio che è fra voi, non forzatamente, ma volonterosamente secondo Dio; non per un vile guadagno, ma di buon animo e non come signoreggiando quelli che vi sono toccati in sorte, ma essendo gli esempi del gregge» (1 Pt 5,2s). Qui Pietro non fece alcuna distinzione.

     Non trovo neppure scritto: «Fratelli miei, se qualcuno fra voi si svia dalla verità ed è “tra coloro predestinati a salvezza” e qualcuno lo riconduce…». Giacomo scrisse invece: «Fratelli miei, se qualcuno fra voi si svia dalla verità e qualcuno lo riconduce, sappiate che colui, che riconduce un peccatore dallo sviamento della sua via, proteggerà l’anima di lui dalla morte e coprirà moltitudine di peccati» (Gcm 5,19s). {Nicola Martella}

 

 

3. {Lucia Basta}

 

Grazie, Nicola. Prego che lo Spirito Santo susciti dei pastori / sorveglianti secondo che insegna la Parola! Ciò è una necessità urgente... {28-02-2010}

 

 

4. {Matteo Ricciotti}

 

Caro fratello Nicola, la grazia del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo sia con te e con quanti lo amano e lo servono. Ho letto quanto hai scritto a proposito del ruolo degli anziani (presbiteri, vescovi o sorveglianti) e della loro funzione di pastori, e desidero esprimere la mia gioia nell’essere concorde con te, perché trovo che questo sia l’insegnamento della Parola di Dio. Quanto hai scritto, se messo in pratica, spezzerebbe le tradizioni che traspaiono nella prima domanda (sorvegliante separato dalla funzione pastorale, sic!). C’è tanto lavoro d’insegnamento ancora da fare su un argomento che, dopo convegni su convegni, rimane ancora non appieno compreso (forse volutamente da chi vede un pericolo di perdere il «potere» di comando).

     Di fronte a situazioni di competizioni per il pulpito e l’anzianato, una goccia di refrigerio secondo il pensiero biblico fa veramente bene. Hai scritto che presbitero era il termine conosciuto nell’ambiente ebraico e che vescovo o sorvegliante era il corrispondente greco: i due termini si riferiscono alla stessa persona. Hai scritto anche che pastore è la funzione (quindi la responsabilità nel servizio) che gli anziani o vescovi hanno. Concordo.

     Vorrei condividere con te un aspetto per me è di grande importanza a questo proposito. Il termine d’anziano (presbitero) mette in evidenza il fatto che per poter sorvegliare (episcopo) e pascere il gregge di Dio, occorre avere esperienza e maturità (non novizio). Esperienza e maturità, unita alle funzioni di sorvegliante e pastore rendono la guida spirituale della chiesa una guida secondo il cuore di Dio. Un fraterno abbraccio in Cristo. {7 marzo 2010}

 

 

5. {Gianni Siena}

 

Nota redazionale: Questo contributo è arrivato molto tempo fa, ma non essendoci il luogo adeguato per metterlo, è stato conservato fino al momento propizio. Gianni Siena prendeva posizione riguardo a questa mia asserzione, scritta a suo tempo in risposta a un suo contributo: «Nella Scrittura non esiste nessuna differenza fra presbiterato (anzianato) ed episcopato, ma presbitero (= anziano) ed episcopo (= sorvegliante, sovrintendente) sono solo due diversi nomi per il conduttore, il primo più usato nel cristianesimo di stampo giudaico, l’altro più nel cristianesimo ellenista. Il termine "pastore" nel NT è una funzione ministeriale (cura pastorale) e non un ufficio; il termine "pastorato" neppure esiste. È prevedibile che ci sia un conduttore (o più d’uno) a pieno tempo, ma egli non si distingue dagli altri né è sopra gli altri». [► Donne, ministeri e conduzione della chiesa? Parliamone]

 

Contributo: Caro Nicola, la differenza tra presbitero ed episcopo si fece vedere quasi subito; si trattò d’una «lievissima» differenza, forse, tra coloro che si dedicavano a tempo pieno e gli «altri». Chi lo fa per vocazione ed è sostenuto dalla comunità (doppio onore: salario e stima) si mette in una posizione delicata (essere mantenuto), ma di possibile prestigio. Come sappiamo entrambi, si cominciò con il dover dire che era solo un onore derivante dall’incarico svolto più efficacemente (vero), dunque, un «primus inter pares»; poi la situazione si sbilanciò sempre più a favore dei «vescovi a tempo pieno». In seguito, il vantaggio, ormai acquisito, consacrò il vescovo a un gradino di maggiore autorità.

     Con il protestantesimo si costituì la figura del pastore (la gente ne aveva piene le tasche dell’altro ordinamento) che, con diversità di ruolo e prestigio, occupa il posto di responsabilità, che oggi ha. Nelle nostre chiese [= ADI, N.d.R.] il pastore ha un posto di maggior onore sugli anziani, ma sempre con una sostanziale uguaglianza di dignità. Resta il pericolo che qualcuno abbia una visione teocratica (solitamente vi corrisponde un carattere da dominatore) e faccia in modo da condurre la chiesa con metodi non accettabili. Detto questo, diverse chiese pentecostali sono rimaste fuori dalla comunione ADI per mantenere il loro congregazionalismo ecclesiale. Io non trovo diversità sostanziali in queste caratteristiche di «governo», la differenza la fanno gli uomini: se vogliono servire il Signore o loro stessi. {10 aprile 2009}

 

Osservazioni: È vero che, di là dai termini, la differenza la fanno gli uomini, ossia se vogliono servire il gregge o se lo vogliono dominare. Tuttavia, si tratta qui di verificare non tanto ciò che è il divenire storico o la prassi odierna, ma l’insegnamento biblico. Quindi non aggiungo null’altro a quanto detto nella nota redazionale, da cui il lettore trae spunto. {Nicola Martella}

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Sorvegliante_pastore_EnB.htm

08-03-2010; Aggiornamento:

 

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