Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Elementi della fede

 

Discepolato

Vai ai contributi sul tema

Norme di fair-play

 

 

Tutto ciò che serve per istruire il neofita nella sana dottrina e in una sana morale cristiana, per così orientarsi nell'insegnamento biblico di base, nella devozione e nel discernimento spirituale riguardo alle questioni che attengono alla fede biblica e al saggio comportamento nel mondo. È «vademecum» per chiunque voglia trasmettere la fede biblica.

   Ecco le singole parti principali:
01. La via che porta a Dio;
02. Le basi della fede
03. La Sacra Scrittura
04. Dio
05. Creazione e caduta dell’uomo
06. Gesù Cristo
07. Lo Spirito Santo
08. La salvezza dell’uomo
09. Il cammino di fede
10. La chiesa biblica
11. Ordinamenti e radunamenti
12. L’opera della chiesa
13. Il diavolo
14. Le cose future
15. Aspetti dell’etica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RAPPORTI CON AMICI DEL MONDO

 

 a cura di Nicola Martella

 

Quando non si ha una chiesa locale biblica, con cui identificarsi, succede che si continuino a curare i rapporti con gli «amici del mondo». Questo è il caso del lettore del primo contributo di questo tema di discussione. Tuttavia, ciò succede anche quando si frequenta una chiesa biblica, poiché si hanno colleghi di studio o di lavoro, amici d’infanzia e parenti.

     Certamente qualcuno citerà subito Giacomo 4,4: «Non sapete voi che l’amicizia del mondo è inimicizia contro Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio». Sono parole sacrosante, se ricondotte al contesto naturale. La tentazione di chi è massimalista, potrebbe essere  però quella di evitare di citare l’inizio del verso: «O gente adultera», ossia quella descritta nei versi precedenti, quella che ha in mente solo di alimentare le concupiscenze della carne e vivere per appagare i propri piaceri. Egli parlava di peccatori e di doppi d’animo (v. 8), ossia di persone che sguazzavano nelle intemperanze della carne. Aveva di mira giudei cristiani con la fede all’acqua di rose, che vivevano come gli increduli e gli iniqui.

     Che dire quindi del nostro rapporto con gli «amici del mondo»? Che consiglio dare a questo lettore, visto il suo disagio in certe situazioni, da una parte, e il desiderio di essere di testimonianza, dall’altra? Do alcune risposte nel mio contributo, limitandomi ad alcune cose, per così permettere ad altri lettori d’intervenire.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Vincenzo Russillo

2. Nicola Martella

3. Anna Raglia

4. Vincenzo Salvo

5. Nicola Martella

6. Sara I. Esposito

7. Vincenzo Russillo

8.

9.

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Vincenzo Russillo}

 

Volevo porti una questione attinente a una situazione che si è venuta a creare. Posso dire che è una cosa un po’ personale ma forse potrebbe divenire, un tema di riflessione. Cerco di riassumertela brevemente.

     Faccio una breve premessa, nelle mie amicizie sono stato sempre molto equilibrato: ovvero sono sempre stato distante da coloro che ne approfittavano solo per ricevere o comunque non condividevano alcuni miei modi di essere. Da sempre non mi sono fatto trascinare da nessuno, quindi ho cercato di stare integro nelle mie convinzioni. Detto questo, posso dire che a volte provo disagio a stare con coloro che considero miei amici. Non che non siano disponibili nel momento del bisogno o che non approvino parte delle mie idee, ma a volte nel condividere alcuni momenti della quotidianità, mi sento distante dal loro modo di pensare.

     Preciso che coloro che con i quali a volte esco, non sono credenti, sebbene siano dei bravi ragazzi. Non si fanno prendere dai vizi più comuni come ad esempio il bere. Insomma abbiamo sempre dei divertimenti tranquilli: scambiamo quattro chiacchiere o giochiamo ogni tanto a calcio.

     I problemi sorgono, quando affrontiamo diversi temi. Posso fare un esempio banale, ad esempio nel camminare ci si imbatte spesso in una ragazza. Loro si lasciano andare in commenti poco gradevoli o meglio si soffermano sempre sul lato estetico, quasi come fosse solo un oggetto (anche se molte ragazze si prestano a questo). Ma a volte come in questi casi o in altri, ad esempio scegliere determinati locali, proprio allo scopo di trovare una ragazza, io mi sento a disagio, perché il fine ultimo loro è divertirsi e in un modo che io non condivido. Paolo in 2 Corinzi 6,14 ci indica la strada da seguire.

     Arrivo alle conclusioni e quindi alla domanda, usando un termine calcistico: Come «dribblare» tali situazioni? Come rapportarsi con gli amici non credenti? O meglio: serve un taglio netto o un credente di certo, evitando determinate cose, può essere luce anche per loro?

     Aggiungo per concludere quanto segue. Per scelta personale, come ben saprai, ho evitato con la mia ex ragazza e, a maggior ragione, con i miei amici atteggiamenti equivoci. Con loro c’è sicuramente un atteggiamento goliardico perché li conosco ormai dalle scuole medie, ma quel che a volte mi fa rattrista è un senso di solitudine, a causa del fatto che alcune cose non le condivido. Allo stesso tempo non vorrei proprio arrivare, ad evitarli (se non sono costretto dai loro atteggiamenti). Per questo vorrei un tuo consiglio in merito.

     Mi scuso per la lunghezza del testo, ma volevo presentarti in maniera chiara la situazione. Ti ringrazio per il tuo enorme lavoro e ti mando i miei fraterni saluti in Gesù Messia…. {17 ottobre 2009}

 

 

2. {Nicola Martella}

 

Come già detto, non darò una lunga risposta, ma elenco solo alcuni principi su cui riflettere. Questo anche per dare spazio ad altri possibili interventi.

     Non possiamo chiudere tutti i ponti verso coloro che sono nel mondo, sebbene essi siano ingiusti e trasgressori; dobbiamo solo ritirarci da coloro che, pur chiamandosi «fratelli», praticano cose sconvenienti alla fede (1 Cor 5,9ss). Detto questo, però, ciò non significa che dobbiamo fare noi stessi le cose che fanno le persone non-credenti; altrimenti diventiamo anche noi del cristiani nominali. Il «tali eravate» di Paolo, mostra un confine chiaro tra prima della conversione e dopo (1 Cor 6,9ss). Inoltre una cosa lecita di non significa che sia utile, anzi potrebbe portare a una dipendenza (v. 12).

     I rischi del nostro rapporto con gli amici del mondo sono due. Il primo è mettere la luce in un luogo nascosto (Mt 5,14ss); così la preserviamo, ma nessuno la vede. Il secondo è essere oramai un sale, che è privo delle sue caratteristiche naturali, avendo perso il suo sapore e la sua forza ed essendosi adeguato all’ambiente (v. 13).

     O siamo capaci di trainare nel bene, o verremo trainati nel male (cfr. 1 Cor 12,2; 2 Pt 3,17) Nell’ultimo caso, è facile cominciare a camminare secondo lo stile di vita dei «senza Dio», indulgere nella condotta trasgressiva («che male c’è, se…?»), per finire a trovarsi seduti sul banco di coloro che scherniscono la verità e la fede (Sal 1,1). Poi ci si meraviglia di avere la coscienza sporca dinanzi a Dio (vv. 5s) e di sentire che la propria vita è vuota, come «pula che il vento porta via» (v. 4). O diciamo di no all’ingiustizia, oppure quest’ultima penetrerà lentamente nella nostra coscienza come un malefico lievito.

     Gesù stava con i peccatori, ma non si faceva trascinare da loro. Egli manteneva la sua dignità e il suo rigore morale, senza fare compromessi e senza peccare; ciò gli fu riconosciuto direttamente e personalmente anche dai suoi avversari (Mt 22,16), sebbene le loro accuse politiche fossero altre (Mt 11,19). Paolo poteva ingiungere a seguire il suo esempio (Fil 3,17), poiché era un modello di coerenza morale; perciò poteva fare delle raccomandazioni ai suoi discepoli e collaboratori (2 Tm 1,13). Lo stesso vale per gli altri apostoli.

     Chiaramente coloro che agiscono con fedeltà verso il Signore e la sua Parola faranno meravigliare coloro gli ex compagni di via, i quali non potranno comprendere come non pratichiamo più i loro eccessi (1 Pt 4,3s). Dall’altra parte c’è pero chi, come il conduttore della chiesa di Laodicea, è diventato un cristiano moralmente liberale, tanto da essere oramai un credente tiepido, «né freddo né fervente» (Ap 3,15s), adatto per tutte le stagioni e per tutte le occasioni.

     Il rischio è che andando con lo zoppo, si impara a zoppicare: «Non v’ingannate: le cattive compagnie corrompono i buoni costumi» (1 Cor 15,33). La chance di avere amicizie nel mondo è di indicare allo zoppo la via sicura e d’accompagnarlo; Giobbe affermava: «Ero l’occhio del cieco, il piede dello zoppo» (Gb 29,15). Dipende quindi da noi se presteremo le nostre membra al servizio dell’ingiustizia o dell’iniquità (Rm 6,12-19), se saremo educatori e trascinatori nel bene (luce e sale) o se saremo trascinati noi stessi nel male, diventando complici volontari o involontari dell’ingiustizia (cfr. Sal 28,3).

     «Perciò, rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia vacillanti; e fate dei sentieri diritti per i vostri passi, affinché quello che è zoppo, non esca fuori di strada, ma sia piuttosto guarito» (Eb 12,12s).

 

 

3. {Anna Raglia}

 

Gli amici del mondo ci sono anche tra le nostre conoscenze. Non li possiamo rifiutare, bensì attraverso di loro riconosciamo le nostre diversità e la nostra appartenenza a Cristo. {24-10-2009}

 

 

4. {Vincenzo Salvo}

 

Gentile Nicola Martella, ho letto con piacere la tua risposta riguardo alle amicizie del mondo, e vorrei aggiungere la mia parte alla tua che è stata molto incisiva nelle sue simpatiche complicazioni.

     Ciò che mi fa pensare nell’immediato alle amicizie mondane è che Dio non ha schifato il mondo, ma lo ha tanto amato da dare suo figlio Giovanni 3,16 ecc. Paolo aggiunge, parafrasando, che «le cose hanno una qualche virtù, che sono piacevoli che hanno insomma un po’ di sostanza, quelle riteniamole». Personalmente ho sempre odiato il linguaggio criptico evangelico riguardo al mondo, se ne parla con lo schifo riservato come alla bottiglia buona che si stappa per le grandi occasioni e questo mi dà l’amaro in bocca, a causa di quanto citato prima.

     Penso che i buoni cristiani debbano girare in un’ampolla di vetro con diversi filtri per non contaminarsi, quasi come quelli che ammazzarono Gesù, non si devono confondere con nessuno perché vivono d’una purezza estrema, vivono anche al di sopra delle parti come se il Signore li avesse già rapiti e se devono parlare, al super mercato, della forza dell’ultimo detersivo si radunano a frotte, ma inserire un discorso con qualche concetto biblico non lo possono fare, perché tanto gli altri non capirebbero.

     Mi spiace fare queste considerazioni, ma se dovessero vivere così allora non dovrebbero usare l’auto perché inquinano la creazione, si dovrebbero separare come un certo gruppo Amish e neanche usare i detersivi che sbiancano anche il bianco più bianco e la corrente elettrica perché prodotta dalle centrali a olio o a carbone.

     Con questo non voglio difendere il mondo naturale perché comunque inquinato non tanto nel terreno quanto nella mentalità con la quale s’affronta. Penso che un buon cristiano invece che buttarsi nelle battaglie a suo modo, sia il caso che si prepari biblicamente prima e naturalmente poi in maniera che sia già la sua presenza a fare la differenza. Ho letto nel libro dei proverbi che «c’era una volta un uomo che con la sua saggezza salvò una città, ma poi non si ricordarono più di lui», ovvero noi cristiani saremo saggi, ma non abbiamo autorevolezza nelle cose che accadono non tanto da risolvere il problema, ma quanto di mantenere quella differenza, delegando ad altri di procedere sempre nello stesso errore e permettimi contribuiamo alla rovina del creato.

     Per quanto riguarda il mantenere i buoni rapporti con gli altri, non mi è dato da sapere il contrario, ma Gesù stesso stava con gente poco raccomandabile, tanto da essere rimproverato seriamente dai capi, e penso che a causa delle sue difese in forza ai peccatori abbia anche saltato qualche lauto pranzo con grande dolore e torcimento di stomaco dei suoi discepoli, che devono essersi alzati non poche volte dalle tavole imbandite, a causa delle parole infuocate del Maestro, e, che magari anche Lui avrebbe preferito gustare, però gliele avevano fatte «girare» non poco.

     Io penso anche che, dobbiamo sforzarci d’imparare ancora una volta dall’apostolo Paolo che si sforzava d’usare un linguaggio appropriato per ogni occasione e con ogni persona con la quale si trovava in maniera da instaurare qualche collegamento, ovvero imparare il linguaggio altrui e non il proprio criptico evangelico, che le persone non capiscono, se non scioriniamo il concetto con parole semplici, e poi tanto farà il Signore che, permettimi, ci sa fare ancora.

     Come comportarsi quando si è con gli amici? Ve l’ho detto! La nostra presenza anche se nascosta di cristiano, farà la differenza, la nostra «unzione» sarà quella che parla per noi, e se vediamo una qualche ragazza che ha un... evitiamo di parlarne in maniera piccante e volgare, ma apprezzandone l’intera persona e magari parlando bene di tutti, specialmente quelli che non se lo meritano, evidenziandone le caratteristiche che lo hanno portato a essere così; allora sì che creiamo la differenza, usiamo ogni concetto biblico come una spada d’amore e gli altri capiranno meglio; ma non dimenticando infine che un cristiano è un cristiano non un fesso incapace, e perciò se c’è da ribadire un concetto con veemenza, facciamolo pure, gli altri non moriranno per questo, anzi vivranno per questo. I migliori rimproveri mi hanno aiutato a vivere meglio non peggio. Saluti a tutti. {24 ottobre 2009}

 

 

5. {Nicola Martella}

 

1. Aspetti generali

     Il lettore mi ha lasciato un po’ perplesso. È come se risponde a questioni che nessuno ha posto. Perciò uso l’occasione per dare qualche consiglio generale, che va di là da ciò che scrive lui. Non è che non dica alcune cose condivisibili, ma ha dato l’impressione che, non tenendo presente il merito della vera questione (domanda di un giovane lettore e la mia risposta), abbia usato l’occasione — come per altro fanno anche altri lettori disavveduti — per praticare «l’effetto discarica»: si scarica qui tutto ciò che si è accumulato in cose simili, sebbene qui si parli d’altro. Le domande che sorgono sono pure le seguenti: ci si toglie finalmente qualche «sassolino» dalle scarpe, importato altrove? Si affondano qui le zanne, sebbene la causa della singolare reazione risieda altrove? Perché si pettinano qui tutti i cristiani evangelici con lo stesso pettine, generalizzando e facendo confronti con gruppi particolari (Amish)? Si cerca magari una resa dei conti con persone che l’autore dell’articolo né i lettori conoscono? In tali casi, si danno spesso consigli alquanto soggettivi, adatti magari soprattutto per chi li dà, ma non per forza per tutti.

     Come ribadito, in questo come in altri contributi di altri lettori ci cose certo degli aspetti condivisibili. Purtroppo tali interventi non comunicano sempre a chi legge quella sapienza e quel discernimento necessari, che sono efflusso del timor dell’Eterno. Giacomo ricordò letteralmente: «La sapienza dall’alto, è dapprima dignitosa, poi pacifica, moderata, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, integerrima, senza simulazione» (Gcm 3,17).

     Quando si interviene in un dibattito, bisogna prima capire tutto ciò, che hanno scritto gli altri nell’attuale articolo o nel tema di discussione; e poi bisogna intervenire nel merito, senza cercare di attribuire agli altri cose che non affermano veramente e senza paragonarli con gli spauracchi mentali, che si cerca di combattere. Altrimenti la suggerita (e spesso abusata) «unzione», quale strumento universale per risolvere le questioni spirituali e morali, appare solo un fronzolo devozionale senza nessun significato.

 

2. L’esempio significativo: «il mondo»

     Faccio notare che, di là dalle convenzioni dei cristiani e degli evangelici, il termine «mondo» non è una loro invenzione, ma è un concetto biblico. Esso è usato sia come «sfera ostile a Dio», sia come ambito del suo dominio, sia come oggetto del suo amore, sia come destinatario dei suoi giudizi (in caso d’impenitenza). Ecco solo qualche esempio qui di seguito.

     ■ Il mondo come destinatario dell’opera di Dio: Dio ha tanto amato il mondo (Gv 3,16; cfr. però «chiunque crede» e il «già giudicato» del v. 18). Gesù voleva che il «mondo» conoscesse che il Padre lo aveva mandato (Gv 17,23) e che lui amava il Padre (Gv 14,31).

     ■ Distinzione fra Gesù e il «mondo»: Parlando ai suoi fratelli carnali, Gesù affermò: «Il mondo non può odiare voi; ma odia me, perché io testimonio di lui che le sue opere sono malvagie» (Gv 7,7). Egli, parlando del «granello di frumento caduto in terra», per significare la sua prossima morte, contrappose «chi ama la sua vita… e chi odia la sua vita in questo mondo» (Gv 12,24s). Che il mondo lo odiasse, lo evidenziò più di una volta (Gv 15,18; v. 19 odio per i discepoli).

     ■ Distinzione fra credenti e «mondo»: Gesù aveva «amato i suoi che erano nel mondo, [e] li amò sino alla fine» (Gv 13,1). «Se foste del mondo, il mondo amerebbe quel che è suo; ma perché non siete del mondo, ma io v’ho scelti di mezzo al mondo, perciò vi odia il mondo» (Gv 15,19). Che il mondo odiasse i discepoli, Gesù lo evidenziò più di una volta (Gv 17,14). Gesù, menzionando il mondo, supplicò il Padre «che tu li ami come hai amato me» (Gv 17,23) e chiese per loro la presenza con Lui e il privilegio di vedere la sua gloria (v. 24). I discepoli, a differenza del mondo, hanno riconosciuto che il Padre aveva mandato suo Figlio ed erano perciò oggetto della particolare presenza e del particolare amore di Gesù (vv. 25s). L’odio da parte del mondo e l’identificazione privilegiata e amorevole del credente verso i fratelli furono ricordati anche dagli apostoli (1 Gv 3,13s; cfr. v. 10 «figli di Dio e i figli del diavolo»).

     ■ L’appartenenza e il mandato: Il termine «mondo» designava l’appartenenza primaria nelle aspirazioni esistenziali. Al riguardo Gesù ricordò dinanzi al Padre: «Io ho dato loro la tua parola; e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come io non sono del mondo. Io non ti prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo» (Gv 17,14ss). Subito dopo, Gesù ricordò il mandato nel mondo: «Santificali nella verità: la tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anch’io ho mandato loro nel mondo» (vv. 17s). Come si vede, solo chi ha una forte identità con la verità e una sufficiente distanza dal «mondo», può avere un compito qualificativo di ambasciatore di Cristo e di testimonianza in esso. Coloro che si sono adattati al «mondo» e si sono accomodati esistenzialmente e moralmente in tale cultura, hanno spesso poco da brillare.

     ■ La cultura senza Dio: Il mondo non intende nel NT sempre il creato o l’umanità, ma la cultura ostile a Dio e dei «senza Dio», che si trova in contrasto con la via biblica. Perciò viene raccomandato: «Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui. Poiché tutto quello che è nel mondo: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita non è dal Padre, ma è dal mondo. E il mondo passa via con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio dimora in eterno» (1 Gv 2,15ss).

 

Mi fermo qui con questi pochi esempi scritturali. Essi mostrano che la concezione del «mondo» non è un’invenzione dei cristiani biblici odierni. Come ho mostrato nel mio precedente intervento, non dobbiamo né adattarci al «mondo» (sale insipido; liberalismo), né schermarci da esso (nascondere la luce), uscendo dal mondo (1 Cor 5,9ss), come fanno alcuni gruppi di frangia (massimalisti). D’altra parte, solo chi ha una forte consapevolezza delle differenze, potrà dialogare col «mondo» ed essere di aiuto e di testimonianza; chi non ha l’ancora sul fondo o le radici profonde, sarà presto travolto (cfr. Ef 4,13ss). L’ingiunzione apostolica era questa: «Siate irreprensibili e schietti, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale voi risplendete come luminari nel mondo, tenendo alta la Parola della vita» (Fil 2,15). La forte identità della fede in Cristo permette di essere veramente sale e luce nella società. Altrimenti parliamo di aria fritta, di un cristianesimo all’acqua di rose, di un umanesimo cristianizzato, di una fede a poco prezzo, né fredda e né fervente, adatta per tutte le stagioni e per ogni circostanza.

 

 

6. {Sara Iadaresta Esposito}

 

Ho letto la questione e vorrei dire che sono d’accordo con il fratello Nicola. Infatti è capitato a me per prima che, avendo contatti sempre con amici non credenti, si finisce o per lasciarli o per diventare come loro, e quindi tiepidi! Il mondo s’intrufola piano piano, un po’ alla volta e, alla fine, la coscienza non t’allerta più, perché ha perso le sue regole. Una volta ho letto che la coscienza, se non la «regoli» con il Signore, a poco a poco perde il suo senso di giustizia e non suona più il «campanello d’allarme»; e alla fine ti ritroverai a fare le loro stesse cose, senza più darvi peso! La decisione sta a te: se pensi di poter stare con loro e di riuscire, allo stesso tempo, a dargli testimonianza senza farti sviare, è buono. Capisco la tua paura di solitudine; io ho passato tutta la mia infanzia sola senza amici, perché ero l’unica giovane in chiesa, e le mie amiche del mondo non mi volevano, perché con me evidentemente si sentivano a disagio e non erano libere di fare tutto ciò che volevano! Il Signore continui a benedirvi. {27 ottobre 2009}

 

 

7. {Vincenzo Russillo}

 

Vorrei ringraziare tutti coloro che sono intervenuti per darmi dei saggi consigli. Purtroppo non è sempre facile conciliare le due cose [= fede e amicizie, N.d.R.]. Sicuramente la mia scelta sarà sempre Gesù e, come mi avete consigliato, spero anche di poter essere luce per i miei amici non credenti. {03-11-2009}

 

 

8. {}

 

 

9. {}

 

 

10. {}

 

 

11. {}

 

 

12. {}

 

Il giogo diseguale fra credenti e increduli {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Rapporti_amici_mondo_EdF.htm

23-10-2009; Aggiornamento: 03-11-2009

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce