Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
■ Scenario biblico
■ Vita di comunità
■ Abbecedario riflessivo
■ Ad acta
■ Dietro il velo
■ Casella postale biblica
■ Variazione delle costanti
■ Puntigli e indovinelli
■ Sapienza da quattro soldi
■ Massime e minime
■ Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

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PROGETTI TRADITI

 

 a cura di Nicola Martella

 

Chi lavora per il Signore ha fatto amare esperienze con gli uomini che lo hanno circondato. Visione per l’opera, sacrifici personali e familiari, impegno per le cose del Signore, casa aperta ed altro sono alcuni degli ingredienti di una vita consacrata al Signore. Progetti e piani meditati con cura, messi in preghiera, approvati dal «consiglio di chiesa», entusiasmo e slancio… e poi la doccia fredda, perché alcuni calpestano tutto ciò in un attimo, alimentano le lamentele e le guidano in un contrasto incredibile. In poco tempo, il sole tramonta, la luce si spegne, e restano il buio più pesto e tanti «Perché Signore?»…

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Nicola Martella

2. Argentino Quintavalle

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Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Nicola Martella} 

 

Un caro fratello, che giorni fa avevo incoraggiato per una situazione simile, mi ha scritto: «In questi giorni mi sono sentito come uno che è stato colpito a tradimento dai suoi migliori amici. Leonardo Sciascia disse: “Non ci sono che maschere, non siamo che maschere”. Vale questo anche per i cristiani? […] Avevo tante idee e progetti per la testa, adesso invece è completamente vuota. L’uomo propone ma è Dio che dispone. Adesso devo stare attento alle porte che il Signore lascia aperte».

     Come si vede, per chi serve il Signore la delusione per gli uomini e la fiducia nelle vie di Dio si trovano l’una accanto all’altra. A questo fratello ho scritto quanto segue.

            Il tuo sentimento di tradimento lo conosco molto bene, specialmente quando gli argomenti sono piamente mimetizzati. Bisogna guardare al Signore e andare avanti. Magari Sciascia parlava di maschere per esperienza personale, anche di se stesso, ma non è tutta maschera e non tutti lo sono; esistono una «comunione di Spirito» e una «tenerezza d’affetto» (Fil 2,1) che lui probabilmente non ha mai sperimentato e non ha potuto comprendere.

            Tu dici che avevi tante idee e progetti per la testa, mentre adesso invece è completamente vuota? Ah, mio caro, come conosco fin troppo bene questo sentimento. Basta una mosca per rovinare il miglior profumo! (Ec 10,1). Di mosche «guasta piani» ne ho conosciute parecchie! I più pericolosi sono gli «aggregati» (Nu 11,1ss), che non sono né carne e né pesce, sono anime o stelle erranti, gusci vuoti e lumi spenti... (cfr. Gd 1,12s), ma abili a mettere il bastone fra le ruote a coloro che vogliono servire Dio, a mettere in forse i piani migliori e a catalizzare dietro a sé la gente nella lamentela (cfr. Nu 12; 16). Bisogna stare molto attenti a loro, poiché si presentano sotto maschere pie e spiritualeggianti (cfr. Col 2,18s). Mosè ha conosciuto tale sentimento di atterramento, causato da parte di quelli di fuori e di dentro (Maria e Aaronne; Nu 12), poi fu il turno di Aaronne (Nu 16s). E così arriva il turno di tutti i servi del Signore (cfr. Davide, Elia, Geremia). Possiamo solo confidare che Dio è fedele. Nessuno degli aggregati e degli istigatori del tempo di Mosè superò il tempo del deserto, ma i servi di Dio sì (Nu 26,65; 32,12). «Chi semina iniquità miete sciagura» (Pr 22,8). «Non v’ingannate; non ci si può beffare di Dio, poiché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà» (Gal 6,7).

 

 

2. {Argentino Quintavalle} 

 

È molto calzante l’esempio che il fratello Nicola ha portato in riferimento alla protesta del popolo contro Mosè nel deserto. I servitori di Dio di tutti i tempi hanno fatto un’esperienza analoga, e forse più di una volta nella loro vita. Sembra che sia inevitabile che si verifichino dei contrasti e delle incomprensioni tra conduttore e resto dell’assemblea. I pretesti sono vari, ma spesso hanno una caratteristica in comune, la materialità, magari travestita piamente come detto da Nicola.

   Come Israele, anche noi siamo nel deserto di questo mondo e dobbiamo imparare a percorrerlo in lungo e in largo. Dio provvede ai credenti del cibo spirituale tramite il sacrificio, lo studio, il tempo, il costo anche economico, di altri credenti che dedicano la loro vita a Dio; e questa è una cosa molto semplice, ma nello stesso tempo eccezionale. Essi non devono far altro che raccogliere questa manna che Dio provvede per il loro sostentamento.

   Ad un certo momento, però, queste persone, anzi una parte di esse, gli «aggregati», cominciano ad annoiarsi di questo cibo invariabilmente uguale, cominciano quasi a disprezzare questo pane che hanno ottenuto senza sudore. I loro pensieri vanno nostalgicamente al mondo, a quel mondo in cui sono stati schiavi per molto tempo, ma che è pieno di luci che attraggano l’attenzione come l’esca fa con il pesce. E quando un servo di Dio mette in guardia, le lamentele aumentano, i mormorii anche, e allora non gli resta che portare il peso, rivolgersi a Dio, chiedere ispirazione e aiuto.

   Ma resta il fatto di questa massa materialista ed egoista che per non voler fare un minimo di sacrificio, dimentica in un momento tutti i benefici ricevuti da Dio. Allora il servo di Dio sente quanto grande è ancora l’impreparazione di chi dice di credere in Dio, e come Mosè, deve dire apertamente a costoro la loro grave colpa, quella di aver disprezzato il Signore e di desiderare il ritorno in Egitto (nel mondo).

   Otterranno quello che desiderano, otterranno la carne invece della manna, soddisferanno il loro appetito, ma troveranno nel soddisfacimento delle loro voglie il meritato castigo, saranno vittime della propria avidità e voracità.

   Quale grande insegnamento nell’episodio delle lamentele del popolo nel deserto! Non vediamo in esso il più chiaro segno di quella ingratitudine e di quell’atteggiamento ostile verso Dio e verso i suoi servi che sarà purtroppo come la nota che ha accompagnato tutta la storia d’Israele e della chiesa? Non vediamo l’incomprensione dei «credenti» verso quei valori dello spirito a servire i quali erano stati chiamati?

   C’è qui un po’ la storia e la psicologia di molti che non sono né carne né pesce, di molti che misconoscono il grande motivo della loro chiamata, di coloro che antepongono i propri appetiti, i propri interessi, a tutti i valori ideali del cristianesimo. C’è qui la storia dell’inadeguatezza di molti, di troppi «credenti», alla loro chiamata a essere discepoli del Signore; c’è la storia dell’ingordigia, dell’ingratitudine, del materialismo che prende il sopravvento e schiaccia le cose più alte e sublimi.

   È questo il vero credente? O è piuttosto come Simon mago, che corre il rischio di perire vittima delle proprie colpe? Il vero credente è altrove, è sui pochi, è su coloro che sanno scegliere il pane del povero con il sale della parola di Dio; è su coloro che sanno di essere ricchi per ciò che danno; è su coloro che sanno provare le rinunce per le conquiste dello spirito, perché sanno che un giorno, dopo aver attraversato il deserto, avranno tutto.

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Progetti_traditi_Mds.htm

26-04-2007; Aggiornamento: 06-07-2010

 

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