La mamma di un giovane lettore, convertitosi a Cristo non molto tempo fa, ha suggerito al figlio un catalogo di
domande e di osservazioni da presentarmi per un’analisi e per una risposta, cosa
che ho fatto nell’articolo «Pretesti
umani per non accettare la salvezza divina».
Purtroppo nei contributi ricevuti c'erano
diversi depistaggi dal tema principale. Ciò che era un dettaglio (unzione con
imposizione delle mani, denominazioni), era diventato oggetto stesso del
confronto. Poiché così si rischiava di andare fuori tema, ho eliminato tali
parti. Atteniamoci alla questione principale!
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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1. {Claudia
Falzone}
▲
Ho letto con
interesse questo testo. [...] Certamente è apprezzabile tutto ciò che fa la
mamma di Vincenzo, ma a che serve giustificarsi
con sé stessi e poi volersi rifiutare di conoscere cosa dice Dio? Lei pensa che
la Bibbia sia un insieme di regole da seguire, ma se la leggesse, saprebbe che
il cristianesimo è proprio tutto l’opposto, nel senso che non parla di seguire
determinante norme per essere salvati, ma essa parla di nuova nascita,
cioè d’essere una persona nuova.
La signora dice: «Se Dio è amore perché non mi salva lo stesso anche
se non leggo la Bibbia?». Ma non è che Dio salva solo quelli che leggono la
Bibbia! Dio salva coloro che credono nel sacrificio di Cristo e sono da Lui
rinnovati! E come si fa a sapere cosa dice Dio, se ci si rifiuta di leggere la
Bibbia? Non pensa che rifiutarsi di leggere la Parola di Dio e considerarla non
importante, sia un offesa a Dio stesso? Oltretutto, come fa a essere sicura
d’essere nel giusto, se non si cura di conoscere le parole di Dio?
E poi, altra cosa importante, come fa a credere in Dio, se non conosce
nulla di Lui? A cosa l’avrebbe fatta scrivere a fare la Bibbia? E se poi
viene qualcuno e le predica un vangelo sbagliato, un Dio diverso, come potrebbe
questa signora difendersi, se non ha altra guida oltre la sua opinione? Se non
si conosce la Bibbia e qualcuno ci propina qualche bella filosofia, la nostra
opinione può anche cambiare e accettare quindi quei discorsi; come ci si può
difendere da questo senza conoscere le parole di Dio? Queste domande potrebbero
essere uno spunto di riflessione
per questa signora che, sembra comunque disponibile a un certo concetto
positivo, ma che rifiuta a priori qualcosa che non conosce bene, perché ne ha
solo qualche percezione tramite l’esperienza del figlio.
Bisogna farle sapere che Dio non è all’interno d’una denominazione
cristiana, ma è vivente e si mostra a tutti coloro che lo cercano; tuttavia lei
non deve giustificarsi da sé stessa, come ha detto giustamente il fratello
Nicola. Infatti se per esempio, uno si dice fra sé e sé: «Io sono sano
perché faccio questo e quest’altro»; e così facendo, si rifiuta di farsi
visitare da un dottore competente, non può pretendere d’essere sicuro della sua
salute... Così è per il Signore, se noi ci giustifichiamo e ci dichiariamo
«bravi» da noi stessi. {04-02-2010}
2.
{Gianni Siena}
▲
Anch’io vivo una
situazione simile... ho parenti che non fanno mistero della loro
autosufficienza. Alle mie obiezioni rispondono che la mia fede non è sufficiente
a convincerli. Qualcuno m’attacca, affermando che la Bibbia è un libro umano. Ho
scoperto che di fronte a queste persone la cosa migliore è tacere e non
intavolare un discorso con loro, se non vogliono.
Succede, prima o poi, che dovranno apprezzare l’aspetto migliore della
nostra testimonianza. Accade appunto che mi si chieda conto del comportamento
d’una parente ugualmente evangelica e rispondo loro che la Bibbia insegna
diversamente: essi possono constatare appunto la diversità di cammino. O
ammetteranno che, al bisogno, siamo pronti a soccorrerli o andiamo loro
incontro: un
buon esempio fa più di mille parole.
Poi arriverà anche il momento dei «grandi» ragionamenti filosofici e
religiosi. Sempre una mia ipercritica parente m’ha confessato che, dopo aver
studiato la questione dell’esistenza di Dio, seguendo i ragionamenti
(scontatamente per lei...) logici dei grandi pensatori contemporanei, ha
concluso che Egli non esista. Ma ha un problema: quando pensa
all’inesistenza di Dio, si mette a piangere... vorrebbe che esistesse. Questo è
l’essere umano, nel quale Dio ha messo rettitudine e pensiero dell’eternità ma
che, causa la caduta, cerca di non affrontare i suoi problemi.
Anche noi siamo «divisi»? Vero, ce n’è per tutti i gusti: battisti,
pentecostali, Fratelli e «fratelli» d’ogni altra denominazione... ma arriva il
momento che uno di questi «omuncoli», nati di nuovo, ti viene incontro e mostra
con i fatti e in verità di conoscere realmente Cristo. Dunque? Gli angeli fanno
festa per un’anima salvata. Shalom… {04-02-2010}
3. {Pietro
Calenzo}
▲
■ Contributo:
Il cammino spirituale del caro fratello Vincenzo rispecchia per molti
versi il mio cammino spirituale e la chiamata del Signore, che l’ha reso
possibile. Ricordo, con una certa simpatia, una delle prime domande che rivolsi
da giovane credente appena rigenerato alla mia carissima madre: «Mamma noti
qualcosa di nuovo in me?». Mia madre mi rispose: «No, sei sempre lo stesso!!!».
Immaginatevi tutti il mio sconforto, poiché l’essere più caro al mondo, mamma,
non vedeva il frutto della nuova nascita, vivente in me. Solo qualche anno dopo,
non ricordo in quale occasione, certamente si trattava comunque d’una prova
impegnativa per la nostra famiglia a Cassino, mia madre mi disse: «Piero, non
sei più tu, come sei cambiato...».
Caro fratello Vincenzo, ti ho voluto offrire questa breve testimonianza
autobiografica, per incoraggiarti nel cammino celeste da te intrapreso, nella
salvezza, che ora tu vivi in Gesù Cristo. La migliore testimonianza da offrire
alla mamma, a tutti i tuoi cari, è il libro della tua vita di credente,
non trascurando comunque mai la fede pensante, cioè una fede scritturalmente
ferma e pensante; dobbiamo essere pronti, come la Scrittura afferma, a rendere
scritturalmente ragione della certezza della speranza che abita in noi.
Ho letto tutti i punti che il caro fratello Nicola Martella ha in serbo per la
tua mamma, e ti posso confessare che non potevi fare scelta migliore, poiché sa
sapientemente coniugare l’amore con la verità che procede dalla
Scrittura, quella che si definisce una vita di fede emotivamente intelligente.
Nella mia famiglia v’erano due prelati cattolici e un monsignore, e ti posso
confidare caro Vincenzo, che i primi tempi sono stato perseguitato in
modo quasi feroce da tutti i miei familiari, compreso mia madre. Oggi mia
madre
non c’è più, è scomparsa nel 2000; eppure quando era nelle fasi più delicate
della sua sofferenza, voleva sentire il conforto della sola Parola di Dio, che
le leggevo, e chiedeva costantemente le mie preghiere. Nel 1991, il Signore fece
nascere di nuovo, per mezzo del suo Spirito, mio fratello primogenito
Giovanni; e sai quale fu il commento di mia madre: «Ora ho due figli, che
praticano la fede della Bibbia». Aveva capito tutto, tant’è che una volta, non
tanto tempo prima del decesso, mi disse: «Piero io conosco che tu sei nella
verità, ma io voglio morire nella religione dei miei genitori», così è stato,
purtroppo; ma non ha mai smesso d’additare e di difendermi, addirittura
dagli attacchi demoniaci d’un altro parroco, che con molto garbo fu messo alla
porta dalla mamma.
Continua a confidare nel Signore, medita giorno e notte la perfetta Parola di
Dio, poiché, coloro che sono del mondo, non credono in virtù di pseudo miracoli
o segni (anche Gesù s’espresse, in tal modo — anche se i veri miracoli del
Signore, sono sempre possibili), ma in virtù della solidità del tuo
attaccamento alla Parola e alla testimonianza viva della tua vita. Del resto
anche Gesù il Messia disse: «Beati quelli che non vedono, ma credono».
Infatti, caro fratello Vincenzo, come il Signore Gesù stesso ci insegna nella
Santa Parola, molti videro grandi segni e portenti nella vita del Signore
Gesù, eppure non credettero in lui. Se fondiamo la nostra fede sulla solida
Parola di Dio, e solamente su d’essa, senza farci influenzare dalle nostre
emotività sperimentali (come avviene per esempio nelle comunità carismatiche o
neopentecostali), vedrai la potenza di Dio nella tua vita e nella tua famiglia.
Un caro abbraccio, tuo fratello Pietro. {04-02-2010}
▬
Risposta:
Ti ringrazio, Pietro, per la bellissima
testimonianza. Questo tuo spaccato di vita, mi ha dato molto coraggio. Se
dovessimo fare un parallelo tua madre, come la mia, aveva raggiunto un sentore
di verità. Non è una cosa automatica e per questo bisogna lottare e perseverare
(Colossesi 4,2). Sicuramente non mi stancherò mai di predicarle l’Evangelo e
spero che queste parole, scritte da Nicola, la facciano riflettere. {Vincenzo
Russillo; 04-02-2010}
4.
{Irene Bitassi}
▲
Ciao, Nicola,
vorrei dare un mio piccolo contributo alla discussione.
Anch’io, prima della conversione, ragionavo in maniera simile alla madre di
Vincenzo. Dicevo: «Sono una brava ragazza, perché Dio dovrebbe
condannarmi? C’è chi fa molto peggio!» (ma poi in fondo non mi sentivo mai a
posto davanti a Dio). In seguito, mi è capitato di sentire anche diverse altre
persone ragionare così.
Ebbene, invocare le proprie opere, la propria giustizia per la salvezza, vuol
dire invocare Cristo come Giudice, non come Salvatore. In qualche modo, alla
fine della vita, incontreremo Cristo e Egli ci dà persino l’opportunità di
scegliere sotto quale veste. Prima di decidere che possiamo affrontarlo in
veste di Giudice, è meglio valutare se abbiamo davvero le carte in regola per
superare positivamente il processo. Quindi, valutiamo a fondo queste ragioni,
che pensiamo d’avere.
1) «Ci sono tanti che sono peggio di me»:
Un ladro, durante il processo a suo carico, non si difende davanti al giudice,
dicendo: «Sì, ho rubato, ma non sono mica cattivo come quello là, che è un
assassino». È vero che il ladro non è un assassino ed è peggio uccidere che
rubare. Ma ciò non toglie che il ladro viene giudicato per furto. Per
difendersi, deve dimostrare di non aver rubato, non giustificarsi, dicendo che
sì, ha rubato, ma non ha ucciso. Questo è normale e logico anche nei nostri
imperfettissimi tribunali umani. Quindi non si capisce perché, davanti al
Giudice Supremo, dovremmo ragionare in maniera totalmente differente. Ciò
sgombra subito il campo dal confronto con altri: possiamo chiederci solo se, in
tutta onestà, noi siamo a posto con la Legge di Dio, non cosa fanno gli altri.
2) «Sono abbastanza bravo»: Per non
avere conti in sospeso con la Legge di Dio, non basta essere
abbastanza a posto, bisogna essere a posto
con tutto. «Chiunque infatti osserva
tutta la legge, ma viene meno in un solo punto, è colpevole su tutti i punti»
(Giacomo 2,10). Questo è troppo duro? No, anche questo è assolutamente normale
nei tribunali: il Codice Penale punisce chi infrange anche solo un comma.
Dunque, il problema non è se si è abbastanza bravi, ma se si rispetta tutto.
3) «Ma io vivo da buon cristiano»:
Ho sentito persino qualcuno aggiungere: «…anche se non credo in Dio»! Beh, per
poter dire di vivere da buoni cristiani, esaminiamo cosa Cristo chiede ai suoi
discepoli: «Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro, che è
nei cieli» (Matteo 5,48). Siamo perfetti? Ciò significa: siamo in
regola per passare il giudizio davanti a Cristo, altrimenti
non viviamo da buoni cristiani, non c’è
scusa che tenga. Se poi qualcuno si sente proprio perfetto, forse è meglio che
esamini più a fondo la Legge, per valutare bene cosa intenda Dio per perfezione.
Infatti, non basta non uccidere, non rubare, ecc., ma occorre anche non provare
mai invidia (Esodo 20,17), amare i propri nemici (Matteo 5,44), avere una
castità mentale, non solo fisica (Matteo 5,28), ecc... Non mi è mai capitato
nessuno che messo davanti a queste parole, abbia avuto il coraggio di continuare
a sostenere che vive da buon cristiano.
La cosa più saggia
è di prendere sul serio l’idea di incontrare Cristo come Giudice e
invocarlo, fin da ora, come Salvatore.
Ricordo una volta, quando non ero ancora convertita, che a Messa sentii leggere
questa parte del Vangelo: «Se uno non dimora in me, è gettato via come il
tralcio e si secca; poi questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e sono
bruciati» (Giovanni 15,6). Quando tornai a casa, mi misi a piangere, perché
capivo, anche se confusamente, che sì, potevo essere una brava ragazza, ma
non dimoravo in Cristo (e all’epoca oltretutto non avevo nemmeno idea di
cosa volesse dire dimorare in Cristo).
In quanto a tutti gli argomenti sulle divisioni confessionali,
sull’essere cattolici o evangelici, diciamo che, secondo me, sono tutte
questioni secondarie. Sono di Cristo tutti coloro che sono rinati. D’infedeltà
ed errori ce ne stanno da tutte le parti: bisogna scegliere dove uno pensa che,
alla luce della Parola di Dio, ce ne siano meno. Ma è un problema prematuro per
chi non ha fatto un vero atto di fede in Cristo e nemmeno legge la Bibbia. È
più comodo affrontare le debolezze dei credenti di qualsiasi confessione,
piuttosto che confrontarsi con le proprie davanti a Colui che è perfetto.
Con questo non voglio giudicare nessuno, ma solo far conoscere i ragionamenti,
con cui io stessa per prima mi sono dovuta confrontare, sperando che possano
essere utili agli altri.
Sinceramente, però, dubito che la madre di Vincenzo in questo momento si
lascerebbe convincere da qualsiasi argomento, pur valido che sia. Infatti, mi
pare di capire che le sue obbiezioni scaturiscano da una discussione polemica,
non da un vero desiderio di cercare la verità. Perciò forse il meglio, che
possiamo fare per lei, è pregare. Se ci si pensa bene, non è facile per una
madre sentirsi dire dal figlio che ha trovato un Genitore migliore di lei e che
Lo ama di più.
Ciao, Nicola, e grazie per la tua opera, che è sempre utile. {05-02-2010}
5.
{Guerino De Masi}
▲
Grazie Nicola e
grazie a Vincenzo per il tema che ci proponete. Vorrei parlare direttamente
alla mamma di Vincenzo.
Buona sera sig.ra Russillo. Mi chiamo Guerino De Masi. Sono calabrese
pure io. Nato a Catanzaro, allorché mio padre Giuseppe che era carbonaio
lavorava tra quelle montagne di Marcellinara. Ma i miei genitori sono di
Galatro, quel paesino dell’entroterra nei pressi di Rosarno, Cinquefrondi,
Laureana e Polistena. Anzi, più specificamente, i miei nonni materni, Simari,
provenivano da «du Casali», Giffone.
Ho letto con interesse l’articolo, in cui suo figlio Vincenzo ci parla del suo
rapporto con lei. Allora, io vorrei parlarle di mia mamma. Ci ha lasciati
tre anni fa circa all’età di 92 anni. Si chiamava Giovannina Simari, ma da
tutti, e da sempre, era chiamata Carmeluzza. Era una bambina di 5 anni, quando
suo padre (mio nonno, Michele Simari) e suo fratello Antonio (mio zio)
tornavano dall’Argentina senza aver fatto fortuna, cosa che tanti nostri
compaesani hanno cercato emigrando in Sudamerica. Hanno però portato a casa due
bauli pieni di letteratura evangelica. Sì, perché a Buenos Aires, hanno
conosciuto degli evangelici che hanno loro parlato del Signore Gesù, e colpiti
dalla loro testimonianza hanno scoperto poi che il Vangelo parlava d’un
Salvatore che loro ignoravano, pur essendo cattolici come tutti i loro
compaesani.
Mia mamma è così cresciuta fino ai suoi 18 anni, in una famiglia con influenza
evangelica e con l’ascolto della lettura della Bibbia.
Poi, mia madre, sposata a mio padre Giuseppe De Masi, per tanti anni è
stata lontana dai suoi familiari, seguendo il marito; e con la famiglia si
trasferiva, di volta in volta, fino a dover espatriare con figli e bagagli in
Francia.
In tutti quei lunghi anni, io e i miei fratelli non abbiamo mai sentito una
brutta parola uscire dalla sue labbra. Sempre attenta nell’educarci al rispetto
per gli altri, all’onestà e al timore di Dio. Non mancava mai d’esprimere
solidarietà verso i bisognosi (per esempio, ogni qualvolta che sfornava il pane,
inviava uno dei suoi figli a portare almeno una pagnotta avvolta in un
tovagliolo a qualcuno); e quando cattive persone hanno cercato d’infangarla,
spargendo falsità sulla sua morale, ricordo bene perché l’ho sentita con le mie
orecchie, diceva: «C’è il Signore, che sa ogni cosa».
A Pasqua del 1965, entrò in casa gioiosa esclamando: «Finalmente, la Pace del
Signore
è entrata nella nostra casa!». Lei, con mio padre e due dei miei fratelli, in
visita a una figlia sposata a Gorgonzola, avevano sentito parlare di Gesù in
un’incontro d’evangelici. Tutti loro sono stati toccati nel cuore dall’amore di
Dio per ogni uomo e donna e si sono affidati a Lui per essere salvati.
Anche mia mamma, come lei, era una donna onesta e timorata di Dio, ma non lo
conosceva personalmente, se non attraverso la religione cattolica (che tutti
quanti noi praticavamo) e attraverso i ricordi d’infanzia con suo padre e suo
fratello.
Solo quando ha deciso di affidarsi interamente al Signore Gesù, la sua
vita ha preso una svolta che l’ha portata a una fede nuova, vera, scevra di
religiosità e con un contatto personale e diretto con Dio. La sua vita, già
onesta, fu arricchita di motivazioni ulteriori e migliori, dopo che aveva
chiesto perdono al Signore per i suoi peccati e che di conseguenza era diventata
una figlia di Dio.
Per anni abbiamo avuto in casa una di quelle porzioni della Bibbia che
nonno Michele e zio Antonio gli avevano dato. Non c’era nessuno che la leggesse.
A parte mio fratello maggiore, che più volte provò a mettersi d’impegno, ma che
subito rinunciava, dopo aver messo alla prova quelli che si definivano
religiosi. Infatti egli si metteva a osservarli criticamente, per vedere se
quanto dicevano fosse fattibile e soprattutto credibile. La sua conclusione era
che nessuno poteva porsi come modello ed esempio… e forse, in questo senso aveva
più che ragione.
Prima della sua conversione, alcuni evangelici pentecostali e addirittura i
Testimoni di Geova avevano provato a influenzare mia madre, ma lei rimase
sempre in una posizione critica, forse di diffidenza, finché non si è messa
all’ascolto del Vangelo di Gesù Cristo.
Pertanto, questa mia lettera vuole semplicemente incoraggiarla a guardare
oltre i vari pastori sia evangelici che cattolici, anzi anche oltre il suo
caro Vincenzo, per rivolgersi direttamente al Signore Gesù che affermò di non
rimandare deluso chiunque va a Lui.
Dio la benedica e che la testimonianza della nuova vita di suo figlio Vincenzo
possa essere per lei di gioia e incoraggiamento per conoscere e seguire assieme
il Signore Gesù. {05-02-2010}
6. {Vincenzo
Russillo}
▲
Nicola, stamane,
dopo che mia madre ha letto il tuo testo, sono andato da lei per sentire le sue
opinioni. Il nostro confronto è andato meglio di quanto credessi. Ti riporto
principalmente quello che ci siamo detti. Il testo lo aveva letto ieri ma, per
diversi impedimenti, ne abbiamo discusso solamente oggi, tuttavia lei mi ha
detto innanzitutto di porgerti i suoi ringraziamenti. Dopo di che le ho detto:
«Allora cosa ne pensi?».
«Lo trovo interessante e ho capito un po’ di cose». So che è molto
orgogliosa e che non mi dovevo aspettare molto da lei. Le replico : «E allora
dimmi».
«Sono d’accordo con quello che scrive Nicola. Io credo all’unico vero Dio
ed è da un po’ di tempo che non credo alla madonna o ai santi cattolici». Quando
mi ha detto tali parole, ero felicissimo perché è molto restia nel parlare di
Dio. Poi ha aggiunto quanto segue.
«Io prego ogni giorno, anche prima di mangiare, tra me e me ringrazio il
Signore. Quindi che devo fare? Credo in Dio, lo amo e quindi cos’altro?». A
questo ho replicato: «Se lo ami, devi fare anche la sua volontà e soprattutto
devi iniziare a riconoscerti umilmente peccatrice di fronte a Dio. Per sapere
ciò che Lui vuole iniziamo già da stasera a leggere assieme la Bibbia».
La sua risposta è stata negativa. Non ne ha voglia, ha detto che lei
preferisce essere libera, priva di regole. Io le ho detto che il fatto che lei
abbia abbandonato le vecchie credenze (della religiosità popolare), è già un
passo positivo. La questione è che adesso crede a Dio in modo sempre devozionale
e quando ne ha bisogno. Lasciando però le vecchie tradizioni, ha smarrito la
propria identità. Crede ma non sa a cosa. Sono convinto che non è lontano dalla
verità, però è troppo orgogliosa e non vuole lasciare il vecchio uomo o meglio
la vecchia donna.
Mi dispiace che questo passo in avanti non l’abbia raccontato a parole sue, ma
l’abbia dovuto farlo io. Comunque, diciamo, che è una «piccola vittoria».
{05-02-2010}
7. {}
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8. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {Vari e medi}
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12. {Vari e brevi}
▲
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Pretest-uman_salv-divin_EnB.htm
04-02-2010; Aggiornamento: 06-02-2010 |