Qui di seguito discutiamo gli articoli «Consigli per un predicatore apprendista»: «1.
Risposte e osservazioni»; «2.
Linee di guida per ben riuscire». Nel primo scritto ci siamo limitati
a rispondere alle richieste
di un lettore e ad alcune osservazioni generali. Nel secondo
articolo presentiamo alcune linee di guida per
ben riuscire nel preparare e nell’esporre i propri sermoni.
Intanto, come
mostriamo nell’immagine e come affronteremo nel secondo articolo, invitiamo a
fare esercizio (magari con un testo narrativo degli Evangeli o del libro
degli Atti), ponendo al
testo le domande giuste,
così come farebbe un giornalista, che le rivolge al suo interlocutore, per
ricostruire i fatti reali di un evento accaduto. Chiaramente bisogna porre le
domande appropriate al testo e nella giusta sequenza, tenendo
presente che prima viene l’interpretazione e poi l’applicazione. Per esercitarti
in merito, usa, ad esempio, la similitudine delle zizzanie: cfr. Mt 13,24ss
(fatti reali) con vv. 36ss (significato spirituale derivato).
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Domande di
lavoro (Le seguenti domande di studio servono per stimolare chi vuole
approfondire l’argomento e per orientare la discussione):
■ 1.
Come valuteresti la qualità dei sermoni nella tua comunità?
■ 2.
Hai l’impressione che quanto esposto sia frutto di un’analisi personale della
Scrittura, oppure che si tratta di materiale altrui riciclato?
■ 3. I temi trattati nella tua assemblea sono attuali e
interessanti, oppure si tratta di questioni desuete, senza elementi di
edificazione e di sfida per la quotidianità?
■ 4.
Hai l’impressione che chi porta la Parola nella tua assemblea, viva anche ciò
che espone agli altri?
■ 5.
Hai l’impressione che coloro, che espongono la Parola nella tua chiesa locale,
si siano veramente preparati per capire il testo biblico, oppure che il
tutto sia abbastanza improvvisato e superficiale?
■ 6.
Che consigli daresti inoltre a coloro, che espongono la Parola nella tua
comunità?
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster
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I contributi sul tema ▲
(I
contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
I
contributi attivi hanno uno sfondo bianco)
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1. {Antonio de
Rosa}
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Contributo:
Pace. Predicare il messaggio del Signore, significa fare a meno di studi
carnali. Gesù insegna che è Lui la Sapienza. Molti predicatori ampliano
predicazioni con parole, rispettando orari che rientrano nei loro canoni...
dimenticando che Gesù disse: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo
seno. {13-07-2015}
▬
Nicola Martella:
Che cosa sono «studi carnali»?
■ Quindi,
non bisogna più prepararsi a casa propria, leggendo un testo biblico,
pregando per sapienza, analizzandolo per capirlo e tagliando «rettamente la
Parola della verità”? (2 Tm 2,15).
■ Quindi, bisognerebbe parlare a «ruota libera», pensando che tutto ciò,
che si dice spontaneamente sia «sapienza di Dio»?
Sinceramente ne ho sentite di «persone ispirate», che hanno proferito
sciocchezze in nome di Dio, se non addirittura false dottrine! (cfr. Gr
14,14). Già Paolo avvertiva Timoteo come segue: «Predica la Parola,
insisti a tempo e fuori di tempo, riprendi, sgrida, esorta con grande pazienza e
sempre istruendo. Perché verrà il tempo che non sopporteranno la sana
dottrina; ma per prurito d’udire si accumuleranno insegnanti secondo le
loro
proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno ai
miti» (2 Tm 4,2ss).
Inoltre, egli ingiunse a Timoteo quanto segue: «Quando verrai porta... i
libri, specialmente le pergamene» (2 Tm 4,13). Paolo studiava
le Scritture e si preparava, per dispensarle agli altri. La maggior parte delle
epistole del NT sono sorte dai suoi studi biblici, che portava nelle chiese. Un
insegnante (o dottore della Parola), qual era Paolo (2 Tm 1,11), si preparava e
solo poi insegnava nelle chiese.
Gesù parlò di tali studiosi, chiamando ognuno di essi «scriba ammaestrato
per il regno dei cieli» (Mt 13,52). Esdra fu «uno scriba versato
nella legge di Mosè» già nell’antico patto (Esd 7,6.11s.21). Egli e i
leviti, che lo coadiuvavano, «leggevano nel libro della legge
di Dio distintamente; e ne davano il senso, per far capire al popolo quel
che s’andava leggendo... Ammaestravano il popolo» (Ne 8,9s). Inoltre,
«i capi famiglia di tutto il popolo, i sacerdoti e i Leviti si radunarono
presso Esdra, lo scriba, per esaminare le parole della legge» (Ne
8,13; cfr. i Giudei di Berea in At 17,11).
Perciò, anche nel nuovo patto, il Signore, per equipaggiare le chiese,
diede degli
insegnanti (At 13,1; 1 Cor 12,28; Ef 4,11), che studiassero e spiegassero le
Scritture. Gesù mandò i suoi apostoli a insegnare (Mc 6,30); ciò richiese
preparazione da parte del Maestro. Nella chiesa di Gerusalemme i credenti erano
«perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli» (At
2,42; cfr. 5,21); il «ministero della Parola» (At 6,4) richiedeva impegno e
preparazione. Per poterlo fare, bisognava che il servitore fosse «attaccato
alla fedele Parola, così come è stata insegnata» (Tt 1,9).
Filippo poté annunziare Gesù al Giudeo etiope, che stava leggendo Isaia 53,
proprio perché era preparato in merito, avendo ricevuto l’insegnamento da
parte degli apostoli e avendo approfondito egli stesso tutto ciò (At 8,30-35).
La corretta interpretazione biblica, non solo bisognava riceverla e studiarla,
ma bisognava poi tramandarla: «Le cose che hai udite da me in presenza di
molti testimoni, affidale a uomini fedeli, i quali siano capaci
d’insegnarle anche ad altri» (2 Tm 2,2). Questo era il «buon deposito»
della fede, che bisognava custodire (2 Tm 1,14) e la «dottrina risanante» (1 Tm
1,10; 2 Tm 4,3; Tt 1,9; 2,1).
■
Antonio de Rosa: Se un
credente è
ispirato, non dice sciocchezze. Sono convinto che leggere la Parola e
pregare il Signore che ti guidi a donare alle pietre viventi quel, che hanno
bisogno, è l’unico studio, per non far intorpidire quel, che
discende dall’alto. {13-07-2015}
▬
Nicola Martella:
Non ho trovato alcuna risposta su che cosa siano «studi carnali».
Per il resto, non è tutto oro ciò che brilla. In giro che ne stanno di persone «unte»,
che si ritengono «ispirate» e che cibano le pecore con la segatura
del proprio sacco, spacciando il tutto per «rivelazione». Quando poi si
confrontano le loro parole con la sacra Scrittura, ci si rende conto che a
«ispirarli» è stata la loro pigrizia mentale, se non la loro carnalità
spiritualizzata, che li ha indotti a propagare un «umanesimo
cristianizzato», «favole giudaiche» moderne, se non addirittura false dottrine.
Ciò partorisce spesso «bambini, sballottati e portati qua e là
da ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle
arti seduttrici dell’errore» (Ef 4,14). Gli insegnanti biblici (v.
11), competenti e preparati, servono a impedire proprio tali imbrogli da parte
di «persone ispirate» e tale deriva dottrinale. Persone «unte» e «ispirate»
facevano molto danno nelle chiese già al tempo degli apostoli: «Nessuno
a suo talento vi defraudi del vostro premio per via d’umiltà e di culto degli
angeli, affidandosi alle proprie visioni, gonfiato di vanità dalla sua
mente carnale, e non attenendosi al Capo» (Col 2,8s). Dio ci guardi da loro.
2. {Letizia
Passeri}
▲
■
Contributo:
Si parla sempre del dono di predicazione, ma esiste come dono,
biblicamente parlando? Come può essere
riconosciuto? {13-07-2015}
▬
Nicola Martella:
Se «nella chiesa di Antiochia c’erano proclamatori e insegnanti»
(At 13,1), tutti chiamati per nome, significa che tali «funzioni ministeriali»
erano ben esistenti e che tale assemblea sapeva come riconoscerli. Il
Signore ha costituito nella chiesa missionari (fondano chiese), proclamatori
(esortano) e insegnanti (ammaestrano; 1 Cor 12,28), oltre a proclamatori (araldi
dell’evangelo) e pastori (curatori di anime; Ef 4,11).
Come possono essere riconosciuti gli insegnanti biblici? (comunemente
detti con approssimazione «predicatori»). Ad esempio dalla presenza dei
seguenti elementi.
■ Essi hanno una chiara chiamata dal Signore (1 Tm 2,7; 2 Tm 1,11).
■ Sono irreprensibili nella loro condotta morale (1 Tm 3,2; Tt 1,6s), «mostrando
nell’insegnamento purità incorrotta, gravità, parlare sano, irreprensibile»
(Tt 2,7s).
■ Sono attaccati alla fedele Parola (Tt 1,9), ossia hanno piacere a
studiarla e a consultarla, per evincere la volontà di Dio e insegnarla.
■ Sanno fare un buon uso della Scrittura, per ammaestrare, ammonire,
esortare e confutare i contraddittori (2 Tm 3,16s; Tt 1,9ss).
■ Sanno insegnare
tutto il consiglio di Dio (cfr. At 20,27), sanno predicare la Parola (2 Tm 4,2)
e sanno esporre la sana dottrina (Tt 2,1), dopo aver essi stessi ricevuto
l’insegnamento adeguato (2 Tm 2,2).
■
Letizia Passeri: Benedette
le assemblee, che hanno tali predicatori. {13-07-2015}
▬
Nicola Martella:
Per avere tali predicatori, bisogna cominciare a impedire che vadano sul
pulpito quelli, che non hanno tali qualità.
■
Letizia Passeri:
Bisognerebbe che le persone, che hanno tali doni, lavorassero a pieno tempo
per le assemblee e venissero chiamati a predicare. {13-07-2015}
▬
Nicola Martella:
Certo, ci vuole tempo
per dedicarsi allo studio e alla preparazione, ma i prerequisiti sono più
importanti della questione del tempo. Chi ha una grande aspirazione e una
grande passione, trova tempo ed energie per dedicarsi a ciò. Poi, all’interno di
un’assemblea, un buon programma di predicazioni e una rosa di credenti
con le giuste qualità possono fare la differenza.
3. {Edoardo
Piacentini}
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Sono pienamente d’accordo con la meditazione di
Nicola, è necessaria una buona preparazione e una vita coerente
con la Parola di Dio, che predichiamo; ma io voglio sottolineare la chiamata
del Signore, che Nicola ha indicato come premessa per chi si accinge a iniziare
un ministero di predicatore. Se c’è questa chiamata, questa vocazione dall’Alto,
il Signore stesso ci equipaggerà delle qualità, che occorrono a un
efficace e potente predicatore. Questi deve parlare ai fedeli da parte del
Signore con cuore di padre e con lo zelo e il fervore di chi
annunzia gli oracoli di Dio. Dio ci benedica {14-07-2015}
4. {}
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5. {}
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6. {}
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7. {}
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8. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {}
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12. {Autori
vari}
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Stefano Carta: Penso che
predicare
messaggi altrui non sia esercitare un dono. {13-07-2015}
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Nicola Martella:
Infatti, ciò che non hai
assimilato e digerito tu e non è diventato parte dei tuoi convincimenti,
difficilmente lo potrai
trasmettere con convinzione ad altri.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Predic_Mt.htm
16-07-2015; Aggiornamento: 04-04-2016 |