Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LA PENA DI MORTE? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Abbiamo dato risposta alla domanda posta da un lettore. [ La pena di morte] Poi abbiamo discusso in parte il tema qui (primi tre contributi) e nei seguenti scritti:

Pena di morte e nuovo patto {Nicola Martella} (D)

Pena di morte e nuovo patto? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

A ciò si aggiunga che, a distanza di un anno, abbiamo messo in rete anche l'articolo «Pena di morte e Bibbia» di Fernando De Angelis. Purtroppo, prendiamo atto che egli non ha tenuto conto della discussione già avvenuta e presenta argomenti già precedentemente discussi. /p>

    Leggendo questo articolo di Fernando De Angelis, ho fatto le seguenti considerazioni. Che cosa ha da dire la Bibbia sulla pena di morte? Prendiamo atto che si cita al riguardo la Scrittura a proposito e a sproposito. Perché quando si pensa alla pena di morte, alcuni pensano subito agli USA, trascurando l'Iran, la Cina e altri paesi? Alcuni pensano che Gesù abbia «rettificato» Mosè, ma è veramente così? Si parla a volte della chiesa come di una «teocrazia», ma è corretto farlo? La chiesa dovrebbe applicare la legge di Mosè?

   Sebbene egli difenda la pena di morte comminata da Noè in poi e codificata in seguito nell'ordinamento giuridico mosaico, alla domanda se egli voterebbe mai a favore di un referendum che vorrebbe introdurre la pena capitale in Italia, risponde: «Se in Italia si svolgesse un referendum sulla pena di morte, voterei un no senza dubbi, perché non ci sono le condizioni per l’applicazione d’una norma di così grande responsabilità».

   È un articolo che farà riflettere e susciterà reazioni ambivalenti. Consiglio di leggerlo interamente e di mandarmi le proprie riflessioni in merito per questo tema di discussione.

 

Apologia della pena di morte? {Raffaele Minimi - Nicola Martella} (T/A)

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Andrea Diprose

2. Nicola Martella

3. Gaetano Nunnari

4. Abele Aureli

5. Gianni Siena

6. Nicola Martella

7. D. Falbo e altri

8. D. Falbo e altri

9. A. Quintavalle

10. Nicola Martella

11. Sergiopaolo Falbo

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Andrea Diprose}

 

Desidero portare a conoscenza dei lettori del sito «Fede controcorrente» il fatto che non tutti gli «evangelici», in particolar modo parecchi evangelicals (anche qui in Italia), condividono il pensiero di Salvatore Loria, Domenico Maselli e altri (si veda il sito www.icn-news.com) a favore della pena di morte.

     Infatti, basandosi su una presa sul serio di Genesi 9, patto post-diluviano, ma prima del patto al Sinai, patto quindi valido per tutto il genere umano e non soltanto per Israele, gli evangelici che dissentono con Maselli per quanto riguarda la pena capitale credono, anche tenendo conto di Romani 13, che se da un lato come esseri umani non abbiamo nessun diritto alle vendette personali, dall’altro il perdonare colui che ha peccato contro di noi personalmente non implica che si neghi la giustizia.

     Animale o essere umano che sparge il sangue dell’uomo dovrà morire (Genesi 9,6). Ovviamente, nel caso degli esseri umani, la pena capitale può e dovrà essere eseguita solamente in quei casi in cui è stata stabilita

l’intenzionalità dell’omicidio. Alcune morti sono incidenti ma in altri casi, come quello recentissimo della strage d’Erba [N.d.R.: una coppia ha ucciso tre donne e un bimbo di 3 anni e un uomo è stato ridotto in fin di vita], è evidente che ci è stata una chiara volontà d’eliminare la vita di un’altra persona, mandandola, prima del tempo, nell’aldilà. Per cotali omicidi, il Patto con Noè prevede che ci siano casi in cui alcuni governi amministrino la pena capitale. La pena capitale non è obbligatoria ma viene prevista.

 (Andrea Diprose è consulente multi culturale e docente d’Antropologia Culturale Missionaria presso la facoltà teologica IBEI di Roma – www.ibei.it) {17-01-2007}

 

 

2. {Nicola Martella}

 

Aggiungo qui alcune considerazioni, sulle quali si potrà ulteriormente riflettere e discutere. Effettivamente Dio richiese all’interno del «patto noetico» la morte di chi metteva fine a un uomo che Egli aveva creato a sua immagine. È anche vero che tale patto è antecedente a quello mosaico, in cui tale principio venne ripreso e regolamentato. La questione che rimane da affrontare è questa: questo aspetto del patto noetico viene ripreso ed esplicitamente menzionato nel NT? La risposta è no: Noè viene menzionato in 8 versi nel NT (Mt 24,37s; Lc 3,36; 17,26s; Eb 11,7; 1 Pt 3,20; 2 Pt 2,5), ma mai in relazione all’esecuzione della pena capitale di un assassino. Da nessuna parte la richiesta di mettere fine alla vita di un assassino è ribadita all’interno del «nuovo patto». Il «nuovo patto» non costituisce alcuna teocrazia, poiché essa è solo possibile all’interno di uno Stato, in cui la legge religiosa e quella politica (civile e penale) coincidono. I membri del «nuovo patto» sono dispersi fra le nazioni e soggetti a differenti legislazioni nazionali. La chiesa non ha giurisdizione legislativa ed esecutiva sul piano politico.

     L’unico brano del in cui si parla di norme che ricordano quelle date a Noè, è At 15,29: «…che v’asteniate dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dalle cose soffocate, e dalla fornicazione» (cfr. 21,25); alcuni le chiamano norme noetiche, sebbene in Gn 9 il 1° e il 4° aspetto non sono menzionati). Ma qui non è ricordata la norma di giustiziare l’assassino.

     Le uniche volte che si parla di persone «messe a morte», ciò riguarda Cristo (1 Pt 3,18), i «santi» da parte di Saulo o col suo voto (At 26,10), il pericolo dei credenti di essere uccisi da persone avverse (Rm 8,35s; cfr. 2 Cor 6,9). Paolo parlò anche degli apostoli come dei «condannati a morte» (1 Cor 4,9). Oltre a ciò l’espressione «condannare a morte» è usata per Gesù (Mt 20,19; Mc 10,33; Lc 24,20).

     Quanto a Rm 13,1-7 bisogna ammettere che Paolo descrive ciò che avveniva ai suoi tempi riguardo all’autorità statale (e tale principio vale ancora). Si noti comunque che le uniche ingiunzioni del brano riguardavano ciò che dovevano fare i credenti rispetto alle autorità statali (vv. 1.5.7). Qui non fu prescritto ciò che dovevano (e devono) fare tali autorità.

     Mentre esistono dei comandamenti per i datori di lavoro e gli operai cristiani (a quel tempo c’erano anche padroni e servi; Col 3,22-4,1; 1 Tm 6,1s; Tt 2,9s; 1 Pt 2,18), non esiste nel NT nessun comandamento rivolto esplicitamente alle autorità politiche. Infatti, i comandamenti del nuovo patto sono rivolti solo ai suoi membri.

     Infine, se si guardano tutte le sentenze di morte eseguite da autorità e narrate nel NT, si può avere un quadro increscioso, ossia sono stati tutti condannati e giustiziati ingiustamente: Giovanni Battista, Gesù, Stefano, Giacomo… Furono tutti condannati a morte per delitti di opinione e nessuno perché fosse un assassino. Questo ci deve far pensare. Quindi è meglio che un assassino viva ingiustamente (da carcerato, mentre per il patto noetico meriterebbe la morte) che dei giusti (o coloro che non meritano la pena capitale) siano uccisi ingiustamente. È meglio che un assassino in carcere abbia la «pena di vivere» che un innocente abbia la «pena di morte». Per questo come cristiano sono contrario che nel mio paese ci sia la pena di morte.

     Poiché sono sempre i miseri a fare le spese delle ingiustizie dei potenti che si possono permettere costosi avvocati, preferirei che dappertutto nel mondo venisse abolita la pena di morte. In vista di tempi angosciosi per i cristiani (cosa che già esiste in certi paesi), in cui si è perseguitati e condannati a morte per le proprie opinioni religiose (la fede in Cristo), sarà una buona notizia quando sapremo che la pena di morte è stata abrogata in tutte le legislazioni delle nazioni della terra.

 

 

3. {Gaetano Nunnari}

 

Quando ho lanciato il tema sulla pena di morte, ho omesso delle precisazioni che ritenevo ovvie, ma che forse è meglio specificare.

     Quando si parla di pena di morte, naturalmente va intesa come giusta la pena per determinati reati. Ovviamente sono contrarissimo, alla pena di morte per reati d’opinione. In questo caso va abolita in ogni parte del mondo. E questa voce va fatta sentire con forza. È strano che dei politici si mettano a digiunare con tanto impegno per dei sanguinari dittatori, rei di stragi, mentre tutti tacciono, e se ne infischiano altamente quando dei cristiani vengono uccisi solo perché tali, oppure perché da una fede religiosa ci si converte a un altra. La pena di morte in questi casi è un abominio e va giustamente abolita. Ma ci sono dei casi in cui a mio avviso va presa in considerazione. Il caso di Erba secondo me è uno di quelli. Come si fa a scagliarsi contro un bimbo di 2 anni, infilargli un coltello in gola, trapassargli la carotide e farlo morire così, con tanta sofferenza? Una persona che attua un tale piano con premeditazione ha il diritto di vivere? A mio parere no. Ma torniamo indietro di qualche anno e ripensiamo al mostro di Foligno. Vi ricordate di come ha stuprato e ucciso dei bambini? Ho appreso dai media che rischiava anche di uscire con l’indulto! Quell’uomo a mio parere meritava di essere messo a morte.

     Anche io naturalmente credo che se non c’è l’assoluta, e ripeto assoluta certezza di colpevolezza non si deve mai rischiare di eseguire tale pena. Ma quando la certezza c’è, a mio avviso andrebbe presa in considerazione. Nicola Martella afferma (giustamente) che si deve lavorare nelle carceri affinché si possa dare l’opportunità della salvezza anche a questi criminali. D’accordissimo. Però non si deve nemmeno dimenticare che se coloro che sono stati uccisi non hanno accettato l’Evangelo di Gesù Cristo, passeranno in giudizio. Quindi l’anima del criminale non deve a mio avviso ritenersi più preziosa degli innocenti che sono stati da lui ammazzati. La salvezza della sua anima, non deve essere un pretesto per non comminare la pena di morte.

     Questo è ciò che io credo, ma se il mio pensiero è errato sono ben lieto di essere convinto altrimenti. {17-01-2007}

 

 

4. {Abele Aureli}

 

Finalmente posso dire d’essere d’accordo con tutto ciò che hai scritto. Veramente un esame bilanciato e credo che sia proprio il pensiero di Dio.

     Solo una domanda, ma che male c’è a dire ogni tanto «non toccare Abele?». Hands off Abel!!! Non capisco perché certe persone vogliano a tutti i costi proteggere l’assassino e non dire mai un parola buona nei confronti dell’assassinato, di «Abele» oppure di chi ha perso «Abele»! Io non sto dicendo di fare «occhio per occhio e dente per dente», ma perché certe persone si ricordano di Dio e della sua Parola solo quando si tratta di proteggere un assassino? Io direi di fare una legge per la protezione dei tanti... «Abele», e chi tocca «Abele» pagherà con la propria vita! Naturalmente so che questa legge non verrebbe mai approvata e neppure io mi metterei a fare proteste, a sfasciare le vetrine dei negozi, a bruciare auto e cassonetti delle immondizie per farla approvare. Ma i tanti abortiti chi mai li protegge? {15-02-2008}

 

Nota redazionale: Abele attribuisce a me l’articolo. Non voglio prendermi la gloria che spetta a un altro: Fernando De Angelis. Quanto all’aborto, esso è un altro soggetto che ci porterebbe qui fuori tema. Se però Abele scrivesse un articolo equilibrato sul tema aborto, potremmo discuterlo insieme a sé stante.

 

 

5. {Gianni Siena}

 

Io non sono forcaiolo ma non saprei scegliere tra la stimata America, che condanna i suoi criminali a morte, e la mia amata Italia che, valutandoli fuori di senno, li rimanda liberi dopo poco tempo... questa è la situazione. Da noi l’indulgenza verso il crimine ha raggiunto livelli inaccettabili; una classe politica, per evitare delle condanne a quello che fa (lo dice Marco Travaglio), ha messo dei paletti all’azione penale dei tribunali.

     In America si condanna a morte troppo; prendiamo Karla Tucker, diventata bersaglio d’una voglia di forca tutta americana, che non trovo accettabile. Questa donna era solo una ragazza drogata, figlia d’una prostituta, che vide male e marcio da quando nacque. Fu responsabile d’una rapina con il suo boyfriend; erano entrambi pieni di droga e uccisero due persone in modo orrendo. Nel braccio della morte, il cappellano le parlo dell’amore di Dio e si convertì, divenendo l’angelo dei condannati a morte. Sposò lo stesso cappellano e fu condannata a morte sotto la presidenza di G.W. Bush junior. Gli fu chiesta la grazia per questa donna, fidando nella sua «cristianità». I giornali riportarono le parole del presidente: «Se l’è cercata». La grazia non avrebbe comportato la liberazione della Tucker, avrebbe scontato con la reclusione a vita la condanna (in America, grazie a Dio, non s’uccide impunemente!). Questa donna s’era ravveduta dal suo crimine ed era pronta (a morire o...) a vivere tra quelle orrende sbarre, solo felice della libertà avuta da Cristo.

     In America succede anche (sono notizie dei giornali) che un condannato a morte su tre non sia colpevole dei capi d’imputazione per i quali è prevista la pena capitale. Succede — ed è ingiusto — che un «avvocaticchio» d’ufficio non sia abbastanza energico e abile da ottenere l’assoluzione o il riconoscimento del reato vero. Ma succede di peggio, ossia l’errore giudiziario: molti sono semplicemente innocenti ed estranei ai delitti di cui sono imputati.

     Io sarei per una diversa applicazione della pena: al primo omicidio comminare la stessa, obbligatoriamente, come ergastolo. In questo solo caso prevedere un percorso di recupero (senza gli scandalosi automatismi della legge italiana); negli altri casi il giudice dovrebbe essere vincolato da leggi e dal parere d’un organismo giudiziario, che valuti di volta in volta se concederlo. Ogni tanto impiccare o mandare a morte un assassino plurimo, uno che non ha nessun rispetto per la vita altrui, non sarebbe un atto incivile, un «assassinio di Stato», ma un gesto dovuto di giustizia. Purtroppo non esiste una pena «corrispondente» all’assassinio: Siamo in un campo nel quale non mi piace stare ma dico quello che la mia coscienza di cristiano, disgustata da orrore e indulgenza (secondo il caso e la nazione), riesce a esprimere.

     Quanto all’associazione «Nessuno tocchi Caino», vorrei dire quanto segue. Caino, quest’omicida non la fece franca, fu «protetto» da Dio ma obbligato a soggiornare in un luogo distante da dove aveva sparso il sangue d’Abele: un esilio perpetuo dalla terra natia.

     Vorrei che, anziché discutere, fare riflessioni più bibliche; io non sono per l’abolizione della pena di morte, se questa fosse applicata nei casi previsti dalla Parola di Dio. Non mi riferisco ai casi della Legge di Mosè (che la prevedeva anche per violazioni religiose), poiché ciò sarebbe in contrasto con la moderna libertà di culto. Ma le parole rivolte ai figli di Noè sono un serio principio, espresso dal 5° comandamento: Non assassinare il sangue innocente. Invocare quest’ultimo per poter scampare alla conseguenza della colpa (lo Stato m’assassina), è mettere il carro davanti a buoi: La pena di morte è in realtà la conseguenza di questo divieto d’assassinare. L’omicida non può invocare il 5° comandamento, egli l’ha violato ed è soggetto alla pena prevista: morte, detenzione a vita, esilio; in qualche modo deve risarcire!

     Mi rendo conto che tutto questo è duro ma chi risarcirà i parenti dell’assassinato, altrimenti!? Io non ho una soluzione, le mie sono solo riflessioni, ma quando un colpevole la fa franca, in qualche modo, perché non si dovrebbe tornare al «vindice del sangue»!? In una nazione civile si è rinunciato a questo perché lo Stato ha preteso d’amministrare la giustizia invece dei singoli. Benissimo, ma se lo Stato, per colpevole inettitudine (succede in Italia) non fa giustizia... la vendetta o la legittima difesa resta una delle poche possibili alternative. Ciò era e resta «barbaro», sono d’accordo ma è più ingiusto vedere gli assassini liberi e sghignazzanti per averla fatta franca.

     In questa società non ci siamo solo noi cristiani ed è doveroso avere leggi condivise, eque e applicate. Ho detto che ci siamo anche noi e chiederemo misericordia per il peccatore, quando questa sia possibile. Altrimenti l’applicazione della legge servirà da monito a tutti: questo era lo scopo della sentenza.

     Lo spirito vetero-testamentario parlava a un popolo che avrebbe dovuto sforzarsi di vivere secondo giustizia, ma non è il caso dei moderni popoli. La pena di morte s’abbatte su gente «colpevole» di dissentire al despota di turno, questa è un’altra storia; vorrei tener separate le due categorie. Non è la stessa cosa la morte d’un uomo che lotta per essere libero da un’oppressione, da quella di uno che ha sparso sangue innocente. 25 anni sono il termine di prescrizione, nelle legislazione italiana, per un delitto di sangue ma altrove uno è sempre perseguibile. Qui finiscono le mie considerazioni, auguro a chiunque di non trovarsi mai in questa situazione. Vorrei ricordare a ciascun credente l’esortazione di Dio: «Siate santi, Io lo sono!». {15-02-2008}

 

 

6. {Nicola Martella}

 

Qui riporto qualche nota sul contributo precedente. Sulla situazione americana si può e si deve riflettere; se veramente una persona su tre non merita di essere condannato a morte e se il tipo di condanna dipende dall’avvocato brillante o imbranato, è una cosa grave. Bisogna altresì sulla situazione di altre nazioni in cui si viene condannati a morte per delitti di opinione. Per l’Italia, la logica di scacciare un male (inefficienza della politica, del sistema giudiziario, bonismo, ecc.) con un altro male (pena di morte, eliminazione delle garanzie civili), è rischioso; così sono sempre venute le dittature.

     Per ragion di logica, chi dice di non essere per l’abolizione della pena di morte, deve ricordarsi che in Italia — grazie a Dio — non è in vigore e che quindi non bisogna abolirla. I cristiani non devono neppure battersi per reintrodurla; alla luce dei fatti escatologici, di altri fatti politici imprevedibili (dittatura, ecc.) o di una nuova radicale clericalizzazione della società, gli evangelici sarebbero probabilmente i primi a subirla (l’Inquisizione insegna!).

     Applicare alla lettera la legge di Mosè in Stati laici è rischioso; inoltre non considera che dal vecchio patto si è passati al nuovo, dal regno teocratico d’Israele si è passati all’«era delle nazioni» (Ez 30,3; Lc 21,24; e della chiesa), in cui i credenti sono sparsi per il mondo in Stati diversi e si trovano, quindi, sotto legislazioni differenti.

     È molto problematico desiderare il ritorno al «vindice del sangue», quindi alla giustizia fai da te. Questo è ciò che fanno le cosche mafiose. Anche in compagini non mafiose, la faida fra certe famiglie ne distrugge i membri per generazioni e generazioni. È questo far-west che vogliamo? Lo Stato di diritto è una grande conquista, di là da tutti i suoi difetti nell’applicazione delle norme da parte di uomini fallibili.

     L’applicazione della pena di morte nel mondo attuale è tutt’altro che giusta e giustificabile, essendo comminata per delitti di opinione (dei dissidenti verso i regimi) e addirittura per la propria fede (dei cristiani all’interno delle teocrazie islamiche e nelle dittature). Preferisco quindi di più un omicida condannato all’ergastolo che degli innocenti messi a morte per le proprie opinioni e la propria fede.

 

 

7. {Domenico Falbo e altri}

 

Sulla pena di morte ti faremo una lettera completa. T’anticipiamo questo, essendo ebrei-cristiani sappiamo che la pena di morte sancita da Mosè nella legge, per noi è valida ancora. Ma ora la pena di morte mosaica è applicabile solo in uno Stato ebreo-mosaico; nei governi laici delle nazioni, decide il governo, decide Cesare. Sebbene non rifiutiamo la legge di Mosè, non riteniamo applicare la pena di morte nei governi delle nazioni, dove regna la più totale ingiustizia, può venire ucciso un innocente, ci sono tali imbrogli che criminali se la spassano. Quindi in un referendum sulla pena di morte noi voteremmo no. {15-02-2008}

 

 

8. {Domenico Falbo e altri}

 

Cristianesimo ebraico e pena di morte

 

Riguardo ala pena di morte l’uomo non è in grado di prendere decisioni. Sebbene i governi facciano le leggi, sono leggi umane piene d’errore.

     Ecco perfino le leggi dettate dalle diverse religioni non cristiane possono essere eticamente sbagliate. La religione Indù, ad esempio, prevede le caste e altre assurdità. E della religione musulmana, che ha moltissime leggi ingiuste, prendiamo a caso quella del marito che può ripudiare dalla moglie, dicendo tre volte: «Ti ripudio»; la poveretta è costretta a lasciare la casa del marito, anche di notte, e anche mezza nuda, e forse con un neonato lasciato in quella casa nella culla.

     In Europa, le leggi civili vengono dalla religione cristiana, infatti il mondo pre-cristiano, greco-romano o barbaro aveva delle leggi molto ingiuste, basta pensare che gli schiavi erano trattati come le bestie, perfino venivano fatti morire nelle arene, date in pasto alle belve per puro divertimento sadico. Se oggi c’è un po’ d’umanità è dovuto alla religione cristiana.

     Ora, però, perfino i governi cristiani hanno fatto leggi disumane. Nello Stato Vaticano regnava la più alta illegalità, corruzione, nepotismo, mecenatismo, c’era perfino la prostituzione legale, vigeva non solo la pena di morte, ma anche la tortura, per non parlare dettagliatamente della terribile inquisizione, e della crociata contro gli Albigesi.

     No, l’uomo non è capace di fare leggi giuste. Le leggi giuste vengono solo da Dio. Vediamo che Dio, nella Vecchia Alleanza ha dato agli uomini la possibilità di punire con la morte. Ma a un certo punto qualcosa cambia. In Israele al tempo di Gesù, al popolo eletto non era più consentito attuare la pena di morte, sebbene il Sinedrio poteva emanare le condanne, non le poteva attuare (Giovanni 18,28-32 i giudei condussero Gesù da Pilato per eseguire la condanna da loro decisa).

     Vediamo che in seguito, i giudei misero a morte l’apostolo Giacomo di Zebedeo, per mano d’Erode, e misero a morte Stefano e Giacomo, il fratello del Signore, in concomitanza dell’assenza dei procuratori romani. Praticamente il potere giuridico e legale era nelle mani degli occupanti romani. Questa è la situazione al tempo di Gesù. Non era più la legge mosaica a regnare ma quella di Cesare, situazione che persiste ancora nelle nazioni.

     La legge mosaica giuridicamente non è più valida, da quando è cessato d’esistere lo stato ebreo-mosaico. I cristiani sia d’origine ebraica che gentile non hanno mai avuto uno stato teocratico, ma solo governi laici, solo Cesare. Sono esistiti Sacri Romani Imperi, ma erano talmente terreni, lontanissimi dalla teocrazia, pieni d’ogni corruzione e violenza guerrafondaia. Quindi i regni terreni sono veramente dominati da Satana (Luca 4,6 «Ti darò tutta questa potenza e le ricchezze di questi regni, perché a me sono stati dati e io li do a chi voglio…»).

     Gesù da una parte abolisce la legge del taglione: «Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Io invece vi dico...» (Matteo 5,38; 11,13). Dall’altra, però, abbiamo ancora la continuità: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. 18In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. 20Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Matteo 5,17-20).

     Gesù in effetti non abolisce la pena di morte, come mostra l’episodio dell’adultera (Giovanni 8,1-11). La sua indulgenza verso la donna ha altre ragioni.

     Gesù, essendo proceduto dal Padre e avendo ricevuto da Lui il mandato, ha recato la vera legge divina, con la quale dona la vera vita a chi crede in Lui o la morte eterna agli increduli (Giovanni 5,19-30). Guai perciò a coloro che si mettono contro il Signore Gesù (Matteo 11, 20-24). Gesù non ha bisogno né del Sinedrio né di Cesare per condannare alla morte eterna, Lui è il vero Signore della vita e della morte, colui che ha il potere di far risuscitare i morti.

     Gesù aveva dato agli apostoli il potere sulle potenze del male (Luca 10,17-20). Infatti gli apostoli avevano ricevuto una potenza soprannaturale e potevano anche fare morire i peccatori: «Signore, vuoi che diciamo che scenda il fuoco dal cielo e li distrugga?» (Luca 10,54). Anania e Saffira, ci sono da esempio. Dio non solo punirà dopo la morte (Luca 16,20-31) e alla fine del mondo (Matteo 16,27; 25,31-46), ma può castigare un peccatore in qualsiasi momento.

     Sebbene accettiamo le leggi divine, avute tramite Mosè, i Profeti e il Figlio di Dio, il nostro Signore Gesù, che le ha completate, noi non accettiamo, insegnamenti e leggi umane come verità assoluta. Rispettiamo la legalità dello Stato, come dovere civico, ma ci dissociamo da ogni tipo di crimine commesso dalle nazioni. A cominciare dalla brutale persecuzione fatta contro i cristiani prima per mano dei giudei e poi dei pagani.

     Ci dissociamo dalle crociate, dall’inquisizione, dal colonialismo, dalla tratta degli schiavi, dal comunismo, dal nazismo e dal fascismo, dai crimini compiuto dai dittatori sud-americani, dalle guerre imperialiste delle potenze mondiali, dal terrorismo, dalla pena di morte ingiusta praticata ancora negli USA, Cina, Iran, Iraq e in tutti gli altri Paesi che la praticano; in varie nazioni non si perseguono solo gli omicidi, ma ogni scusa è buona per uccidere, quindi anche a causa di una fede religiosa o di un pensiero politico. Negli USA si uccidono innocenti incapaci d’intendere e volere. Ci dissociamo da chi pratica l’aborto e l’eutanasia, per noi visti come condanne di morte.

     In un referendum sulla pena di morte, voteremmo contro, perché nell’eventualità di condanna a morte d’un innocente per errore, non vorremmo essere responsabili con il nostro voto, ci sentiremmo colpevoli assassini, per carità!

     In conclusione Dio diede a Mosè le leggi, inclusa la pena di morte, ma ora non ci sono le condizioni per attuarla, né mai più ci saranno, quel tempo è passato. Da Gesù in poi, c’è una Nuova Alleanza e il Regno di Dio da una parte, e il regno di Satana e delle nazioni dall’altra. {17-02-2008}

 

 

9. {Argentino Quintavalle}

 

Ho letto con attenzione l’articolo di Fernando e lo trovo molto ben fatto. Scrivo per manifestare la mia solidarietà e incoraggiamento verso alcune sue affermazioni.

     Per quanto riguarda la pena di morte, essa è uno dei sette comandamenti «noachidi», che in pratica riguarda il comando d’istituire dei tribunali, ed è «dovere» di tutta l’umanità. Le sette leggi di Noè sono i principi fondamentali sui quali si deve basare ogni società civile e ogni regola di convivenza che ciascun uomo deve assolutamente osservare. Si tratta d’un argomento in genere poco conosciuto, ma in pratica costituisce una sorta di religione civile universale, valida anche per coloro che non hanno la Legge di Dio. Sono leggi che tutti i popoli devono seguire se vogliono considerarsi civili.

     Dio disse a Noè: «Il sangue di chiunque spargerà il sangue dell’uomo sarà sparso dall’uomo, perché Dio ha fatto l’uomo a immagine sua» (Gentile 9,6). Nell’applicazione della legge noachide bisogna nominare dei giudici in ciascuna città. Si devono trattare le parti in causa imparzialmente di fronte alla legge. Si deve verificare con diligenza la testimonianza d’un teste. Non ci deve essere deliberata cattiva amministrazione della giustizia da parte del tribunale. Il giudice non deve accettare somme o doni da una delle parti in causa. Il giudice non deve favorire la parte in causa che sia povera, per compassione. Il giudice non deve ascoltare una delle parti in causa in assenza dell’altra. Il giudice non deve fare discriminazioni nei confronti dello straniero e dell’orfano. Non deve essere nominato un giudice che abbia scarsa conoscenza della legge. Il tribunale non deve mettere a morte un innocente. Non si deve incriminare alcuno sulla base di prove indiziarie. Nessuno deve farsi giustizia da sé, uccidendo l’esecutore d’un delitto capitale. Non si faccia falsa testimonianza.

     Queste sono regole obbligatorie per tutti i popoli e tutte le nazioni, e la pena di morte vi è giustamente compresa. Se poi, in un ipotetico referendum, per convinzioni personali, qualcuno vota contro la pena di morte, questo è un altro discorso.

 

Gesù non si contrappone a Mosè

     Perfettamente d’accordo con Fernando quando dice che è una chiave di lettura palesemente superficiale quella di contrapporre Gesù a Mosè. Concordo anche quando dice che in Mt 5,21ss Gesù rafforza la legge anziché abolirla, e su questo faccio un approfondimento.

     Nel secondo secolo, i cristiani d’origine ebraica che continuavano a seguire la legge di Mosè, furono marginalizzati (basta leggere il «Dialogo con Trifone» di Giustino Martire, cap. 47). A tutti i cristiani fu proibito di mantenere i precetti del vecchio patto, sebbene Gesù avesse detto, «poiché io vi dico in verità che finché non siano passati il cielo e la terra, neppure uno iota o un apice della legge passerà, che tutto non sia adempiuto. Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma chi li avrà messi in pratica e insegnati, esso sarà chiamato grande nel regno dei cieli» (Mt 5,18-19).

     Sarebbe assurdo credere che dopo tali dichiarazioni Gesù volesse far capire che c’era contrasto fra il suo insegnamento e la Legge Mosaica. Il famoso «ma io vi dico» non esprime un’opposizione di Gesù verso Mosè. In realtà, le opinioni personali di Gesù espresse dopo questa frase, sono state trovate anche in altre fonti ebraiche. In altre parole, egli non era l’unico ad avere quel tipo d’etica. Niente di quello che Gesù dice di particolare nel Sermone è in conflitto con il contenuto della legge Mosaica.

     La sensibilità del proto-giudaismo sviluppò tutta una complessa dialettica del peccato: se non vigiliamo, un peccato può portare a un altro peccato; e persino un’azione che non pare peccaminosa può far sì che l’uomo rimanga impigliato in un peccato. V’era un detto: «Rifuggi da ciò che è male e da ciò che sembra male». Se applichiamo questo concetto ai comandamenti, scopriamo che i comandamenti minori sono altrettanto seri dei maggiori.

     Così, anche i comandamenti minori devono essere ubbiditi. Il che comporta una radicalizzazione della Legge, non per quanto riguarda il rituale, ma per quanto concerne i rapporti con gli uomini. Questa tendenza era presente anche nel proto-giudaismo, come dimostra il seguente detto rabbinico: «Chiunque umilia pubblicamente il suo prossimo versa il suo sangue».

     Gesù faceva la sua esegesi delle Scritture sottolineando l’importanza dei comandamenti minori. In questo spirito, quindi, era in grado d’equiparare collera e assassinio, lussuria e adulterio.

     Sottesa all’esegesi scritturale di Gesù, s’intravede la seconda tavola del Decalogo. Questi comandamenti biblici parlano del nostro rapporto col prossimo e così la vera conclusione dell’esegesi di Gesù è il suo commento (Mt 5,43-48) al grande comandamento del Vecchio Testamento, «ama il prossimo tuo come te stesso».

 

Ubbidienza alle autorità

     Per quanto riguarda la nostra ubbidienza alle autorità, più che d’ubbidienza (in certi momenti impossibile) io preferisco parlare di lealtà. Dobbiamo pregare per il benessere delle autorità, perché, se non fosse per il timore d’esse, gli uomini si mangerebbero vivi fra loro. Hb 1,14 recita: «Perché rendi gli uomini come i pesci del mare?». Come fra i pesci del mare il grande mangia il piccolo, così fra gli uomini, se non fosse per il timore delle autorità, il grande mangerebbe il piccolo.

 

Atti 15

     Le varianti testuali di Atti 15 sono tantissime e se come penso, il testo giusto è il testo Occidentale (per esempio quello del Codice Beza) e non quello Alessandrino, la continuità espressa da Fernando è decisamente ancora più marcata.

 

Obiezioni

     Il pelo nell’uovo che voglio trovare nel discorso di Fernando riguarda quanto segue: ▪ 1) Egli dice che l’obiettivo di Mosè era di santificare uno Stato. Bisognerebbe sostituire la parola «Stato» con la parola «popolo». ▪ 2) Un’altra cosa è che in Atti 15,21 non si tratta tanto del fatto che l’insegnamento della legge potesse essere in pericolo, ma che i Gentili pur non essendo obbligati verso certe cose della Legge, erano però liberi d’imparare le cose a suo riguardo, ed erano quindi liberi d’andare nelle sinagoghe dove avrebbero scoperto le cose buone e utili della loro nuova fede. Nel fare questo essi avrebbero ascoltato l’insegnamento della Torah. {18-02-2008}

 

 

10. {Nicola Martella}

 

Di per sé solo la prima parte riguarda la pena di morte, e solo in parte. Perciò si dovrebbe stralciare il resto perché porta distante dal tema in questione. Questo è stato però già un «difetto di fabbrica» dell’articolo di Fernando De Angelis, che ha messo troppa carne a cuocere. Per questi motivi facciamo qui un’eccezione.

     Mi meraviglio come si possa trarre da Gn 9,6 ben sette comandamenti noetici o nachitici! E poi ritenere: «Le sette leggi di Noè sono i principi fondamentali sui quali si deve basare ogni società civile e ogni regola di convivenza che ciascun uomo deve assolutamente osservare». Con tutta la buona volontà e facendo una scrupolosa esegesi di Gn 9,6 non riesco a trovare tali sette «principi fondamentali» universali. Che si tratti di principi di morale giudiziaria, evinti dalla legge mosaica e retroproiettati in Gn 9,6? Se «sono regole obbligatorie per tutti i popoli e tutte le nazioni», dove le troviamo espressamente ingiunte nel patto creazionale (adamitico e noetico)?

     Sulla questione giudaica mi astengo volutamente, per evitare che si passi dalla pena di morte, argomento in oggetto, al valore della legge per i cristiani d’oggi, sia quelli giudaici sia quelli gentili. Questo è un tema particolarmente sentito da Argentino, che abbiamo molto dibattuto e che perciò evito di affrontare qui.

     Secondo Argentino, l’obiettivo di Mosè non era quello di santificare uno Stato, ma un popolo. Faccio notare che un popolo può essere distribuito fra varie nazioni (p.es. i Curdi, i Palestinesi). Una nazione può essere costituita da vari popoli e ha la sovranità su una propria terra. Per non approfondire troppo, faccio notare che si parla sia di un «popolo santo» (Dt 28,9; Is 62,12; Is 63,18; Dn 12,7), sia di una «nazione santa» (Es 19,6 regno). Un popolo sussiste anche laddove la nazione termina d’esistere (cfr. Is 63,18). La chiesa è chiamata «generazione eletta, un reale sacerdozio, una gente santa, un popolo che Dio s’è acquistato» (1 Pt 2,9), ma mai «nazione»; quindi la legge teocratica (con le sue ingiunzioni e sanzioni) non può applicarsi alla chiesa, non essendo essa una teocrazia (è possibile solo in una nazione sovrana!) e perché essa è retta dalla legge del nuovo patto: la «legge di Cristo» (1 Cor 9,21; Gal 6,2).

     Prendo posizione inoltre solo su un’affermazione fatta riguardo a Atti 15, secondo cui i Gentili non erano «obbligati verso certe cose della Legge». Dal testo risulta proprio il contrario: ▪ 1) Pietro rimproverò pubblicamente i giudaisti come segue: «Perché dunque tentate adesso Dio mettendo sul collo dei discepoli un giogo che né i padri nostri né noi abbiamo potuto portare?» (v. 10). Qui Pietro si riferiva alle richieste dei Farisei cristiani: circoncisione e ubbidienza alla legge di Mosè (vv. 1.5). ▪ 2) Giacomo, strenuo difensore della legge mosaica, giudicava le richieste dei cristiani giudaisti essere una «molestia verso quelli dei Gentili che si convertono a Dio» (v. 19). ▪ 3) I Gentili non erano obbligati solo verso certe cose della legge, ma al contrario furono obbligati solo verso quattro cose, chiaramente descritte (vv. 20.29; cfr. 21,25), senza obbligo per le altre. Non è strano che si possano capovolgere così facilmente le proporzioni delle cose?

     Quanto al fatto presunto che i cristiani gentili sarebbero stati «liberi d’andare nelle sinagoghe dove avrebbero scoperto le cose buone e utili della loro nuova fede», si citi un solo brano del NT secondo cui era costume dei cristiani gentili di frequentare le sinagoghe per ascoltare «l’insegnamento della Torah». Un’attenta analisi del NT mostrerà la pessima fama che avevano le sinagoghe per i credenti gentili (e non solo per quelli; cfr. Ap 2,9; 3,9). Esse furono un luogo, dove avvennero le persecuzioni dei missionari cristiani e da dove esse furono dirette verso cristiani giudei e gentili (Mt 10,17; Mt 23,34; mi risparmio l’elenco dei brani in Atti).

     Una nota al termine: Non vorrei che deviassimo ora dal tema in esame a questi temi contingenti.

 

 

11. {Sergiopaolo Falbo}

 

Gentile Nicola, ho letto la tua pagina web sulla pena di morte, buon lavoro e complimenti. Vorrei parlarvi nell’ambito di questa discussione di Paolo, l’apostolo delle genti. Conoscete la sua storia, seppure era reo confesso riguardo alla collaborazione data nella morte atroce mediante lapidazione del giusto Stefano, e anche per aver condotto in prigione tanti cristiani innocenti, ecco che il Signore lo ha scelto come apostolo delle genti. Paolo racconta la sua storia diverse volte con diverse sfumature. La storia della morte di Stefano è citata in Atti 6,8-8,3. Paolo racconta la sua versione in Atti 22,1-22,21; Atti 26,2-23; Galati 1,13-2,10.

     In questi brani del Nuovo Testamento, Paolo esprime il suo sincero pentimento e la sua verace conversione. Eppure, sebbene sia pentito per la morte del giusto Stefano e della persecuzione dei cristiani, non rinuncia a usare metodi punitivi contro il mago Elima (Atti 13,6-12). Ancora Paolo usa la sua azione punitiva verso i falsi discepoli (1 Timoteo 1,20; vedi anche 2 Timoteo 2,17; 4,14). Paolo non esita a dare i falsi cristiani peccatori in man di Satana (1 Corinzi 5,1-5).

     Paolo da assassino e persecutore nemico dei cristiani si è trasformato nell’apostolo delle genti; quindi non invochiamo subito la pena di morte per qualsiasi malfattore, prima cerchiamo il suo pentimento e la conversione. Forse con l’aiuto del Signore riusciamo a strappare dalle mani di Satana un altra vita.

     Esistono crimini per i quali è forte il desiderio d’una giusta punizione con la pena di morte. Da cittadino sono per la pena di morte per certi crimini come pedofilia e omicidio plurimo con la capacità dell’intendere e volere. Da ebreo-cristiano però non voterei mai a favore della pena di morte; a pagare sono spesso innocenti, molti delinquenti non la subirebbero per via di potenti amicizie. Non mi fido della giustizia terrena degli uomini fallaci, credo e ho fiducia solo nel Signore. {18-02-2008}

 

 

12. {}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Pena_capitale_Sh.htm

17-01-2007; Aggiornamento: 18-02-2008

 

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