Qui di seguito
discutiamo gli articoli «Il partner ideale per un seguace di Cristo»
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2. Si tratta di
riflessioni di giovani nella fase, in cui sono alla ricerca del futuro coniuge.
Quali sono i criteri ideali, che essi mettono alla base della loro ricerca come
discepoli di Cristo?
I punti salienti, che sono stati evidenziati dalle ragazze cristiane,
sono i seguenti: ▪ Dev’essere cristiano e anche consacrato al Signore; ▪ Deve
poter assicurare stabilità economica alla futura famiglia; ▪ Deve avere un buon
carattere: essere rispettoso e comprensivo, avere il senso dell’onore, non
essere pigro né indolente; ▪ Deve piacere fisicamente; ▪ Deve avere un’età
compatibile; ▪ Deve poter essere un buon padre; ▪ Non deve avere hobby deleteri
e che creano dipendenza; ▪ Deve saper trascinare al bene e non al male; ▪ Deve
spingere il partner a onorare e servire il Signore.
Chiaramente tutto ciò ha la sua contropartita nel modo, in cui un ragazzo
cristiano
desidera che sia la sua futura moglie. «La grazia è fallace e la bellezza è
cosa vana; ma la donna, che teme l’Eterno, è quella che sarà lodata. Datele del
frutto delle sue mani, e le opere sue la lodino alle porte!» (Pr 31,30s).
A tutto ciò aggiungerei ancora due elementi: ▪ Bisogna essere
profondamente innamorati di tale persona, tanto da stravedere per lei / lui,
come accade nel Cantico dei Cantici; ▪ Bisogna farsi guidare dal Signore e farsi
consigliare da persone sagge e mature.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema
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contributi attivi hanno uno sfondo bianco)
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1. {Stefano
Frascaro}
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Caro Nicola, ho
letto con interesse tutto il tema e mi sono posto una domanda: Ma tutte queste
persone sono state mai innamorate? Hanno mai sentito la «stretta al
cuore», appena hanno visto «quella» persona? Hanno mai provato quello che viene
definito «colpo di fulmine»?
È tutto
troppo arido, troppo analitico, troppo ragionato. È vero quello che hanno
scritto: Tutte le virtù cristiane, che ricercano, sono «sacrosante», ma la vita
è fatta anche di compromessi. È chiaro che la persona deve essere un
credente, ma porrei come conditio sine qua non solo questo di punto.
E se è un vero credente, non bisogna cercare null’altro, poiché questi,
essendo timoroso/a di Dio, farà tutto per piacere a Lui.
Ma la vita di coppia è un compromesso continuo. Mi viene in mente quella
storia di quei due istrici, che sono stati colti dall’inverno; provavano ad
avvicinarsi tra di loro per riscaldarsi a vicenda, ma i loro aculei li tenevano
lontani. Nel momento, in cui stavano per morire assiderati, hanno accettato di
essere un «pochino punti» dalle spine dell’altro, perché il tepore del suo corpo
era più importante dei suoi aculei. È questa la vita di coppia. Ed è
bella anche per questo. È attraverso il confronto quotidiano, attraverso anche
la riprensione del partner che si cresce.
Il lavoro? L’età? Che sia un buon futuro papà? E se non trova lavoro? E se ha
qualche anno di differenza? E se è sterile? Buttiamo via queste persone?
Mi dispiace leggere queste cose. Ho paura per questi ragazzi e di questi
ragazzi, che hanno ispirazioni, ma poi non si guardano dentro e non capiscono
che il solo emettere queste «liste» di caratteristiche automaticamente
discriminano
un fratello / una sorella. E se il Signore volesse «modellare» un suo
figliolo attraverso l’opera della moglie / del marito? Il raziocinio del
Signore va usato per effettuare la sua di volontà, non dobbiamo cercare di
assoggettare la sua di volontà ai nostri desideri. {03-02-2011}
2. {Nicola
Martella}
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Avendo ricevuto il contributo in anteprima, preferisco dare a Stefano Frascaro
una risposta prima degli altri, sebbene né lui né Vincenzo Russillo conoscevano
ancora tale risposta quando hanno scritto i prossimi contributi. .
Qui stiamo parlando della ricerca del partner ideale e dei criteri, che devono
orientare tale ricerca. Io personalmente la trovo molto apprezzabile. Che
dei giovani non si buttino al buio, ma con criterio e sani principi, è una cosa
molto positiva, visto che nella società vigono altri criteri: «Tutto quello
che è nel mondo: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la
superbia della vita non è dal Padre, ma è dal mondo» (1 Gv 2,16).
Che ci si innamori e si sentano le «farfalle» nella pancia, non esclude
che si rifletta preventivamente che cosa debba orientare una saggia ricerca del
partner per la vita. Quindi, non condivido tutte le cose scritte e il tono usati
da Stefano. Al suo posto avrei aggiunto, con tono più pacato e argomenti più
positivi, l’aspetto dato probabilmente per scontato da questi giovani, dicendo
all’incirca: «Ammiro questi vostri propositi nella ricerca del partner giusto
per voi secondo criteri apprezzabili, ma spero che sarete anche innamorati
di tale particolare persona!Non sentirete solo agape (amore
disinteressato), ma anche eros (attrazione)». Oltre all’aspetto
dell’innamoramento, io avrei anche evidenziato quello della giuda del Signore.
Tornando all’analisi del contributo di Stefano, devo ribadire che non basta
che l’altro sia credente e timorato di Dio; ma all’interno di tale categoria e
possibilità devo immancabilmente scegliere
chi si accorda meglio col mio carattere, con le mie attese e i miei obiettivi.
Ad esempio, se lei è credente e timorata di Dio, ma non vuole andare in
missione, mentre io sento tale chiamata, dovrò decidermi tra le due cose.
Quanto al fare compromessi (intendendo probabilmente la sensibilità verso
le convinzioni e i desideri del coniuge), essi saranno tanto più difficoltosi e
dolorosi quanto più differenti e distanti saranno i due partner. Non a caso ci
sono coppie più stabili e quelle meno stabili; se queste ultime sono
attraversate da «uragani» per ogni problema, le prime sanno affrontare le
questioni con più sangue freddo e nel merito.
Stefano, dopo una serie di interrogatici, si chiede: «Buttiamo via queste
persone?». Poi esprime il suo dispiacere e le sue paure riguardo a giovani che
pongono dei criteri morali nella ricerca del loro futuro coniuge. Popi aggiunge
che, se scegliamo secondo criterio, «automaticamente
discriminano un fratello / una sorella». Ammetto che tale discorso è
alquanto astruso. Per fare il mio esempio, come credente maschio amo tutte le
figlie di Dio, ma non devo per forza innamorarmi della prima, per la quale sento
un colpo di fulmine, né sposare la prima, che mi fa sentire le «farfalle» nella
pancia. Comunque e chiunque sceglieremo, discrimineremo tutti i membri
della categoria, a cui appartiene il nostro partner.
Quanto al fatto che Dio «modellerà» un suo figlio mediante l’opera del
coniuge, è fuori discussione. Egli lo farà comunque, sia che scegliamo con
arbitrio, sia che scegliamo con criterio il nostro futuro coniuge. Se nel
matrimonio le differenze sono abissali, renderemo a Dio il compito più
difficile, oltre che a renderci la vita un continuo campo di battaglia; e questo
tanto più, visto che ognuno avrà la sua carne, la sua volontà e i suoi
obiettivi.
Strano che poi parli di «raziocinio del Signore», visto che proprio la
sua Parola ci dà precise indicazioni come cercare un coniuge secondo la sua
volontà. Un credente, che non vuole vivere sul canto di un tetto o nel
deserto, perché non può sopportare una moglie bisbetica, rissosa o stizzosa (Pr
21,9.19; 25,24), ci pensi prima di sposarsi!
3. {Vincenzo
Russillo}
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Comprendo
ampiamente il punto di vista di Stefano, in effetti qui si parla di «partner
ideale», partendo da presupposti biblici. Mi piace molto, il confronto
con gli istrici; in effetti la vita di coppia non ha regole prestabilite
ma è tutto molto dinamico. Sicuramente, come mi ha insegnato una donna di Dio
molto saggia, prima si sentono le farfalle nello stomaco, che è una fase
comune a tutti gli innamorati; altresì questa infatuazione deve passare dal
cuore e poi dalla propria testa, affinché diventi un sentimento ben
saldo.
La Bibbia ci parla d’amore («agape») quale ricerca del bene dell’altro.
Esso non dipende dall’altra persona, ma da una decisione personale di fargli del
bene comunque e dovunque. Bisogna fare attenzione al cocktail ormonale,
che nei primi giorni è molto forte, perché bisogna accettare l’altro con tutti i
suoi difetti.
Una volta diventati vecchi, potrà capitare che il proprio partner non ce
la farà a provvedere da solo ai suoi bisogni, l’altro è disposto a
prendersene cura? Bisogna essere pronti a condividere le gioie e i dolori,
slegarsi da un sentimento idealizzato ed essere capaci di guardare con la comune
forza, che proviene dal Signore, a ogni prova come motivo
d’arricchimento. Ma tutto ciò non può prescindere se non si accetta l’altro
in tutte le sue sfaccettature, altrimenti si parla di un amore «meccanico» e
«apatico», che si spegnerà. L’amore è un sentimento vivo, come dice una canzone:
«C’è differenza tra amore e in ogni sua dipendenza». L’amore è una scelta
consapevole e, come una pianta, va ben curata, affinché possa crescere e
avere radici ben salde. {03-02-2011}
4. {Stefano
Frascaro}
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Riporto le
seguenti tue parole, Vincenzo: «Ma tutto ciò non può prescindere se non si
accetta l’altro in tutte le sue sfaccettature, altrimenti si parla di un
amore “meccanico” e “apatico”, che si spegnerà. L’amore è un sentimento vivo,
come dice una canzone: “C’è differenza tra amore e in ogni sua dipendenza”.
L’amore è una scelta consapevole e, come una pianta, va ben curata
affinché possa crescere e avere radici ben salde».
Converrai quindi con me, caro fratello, che la donna / l’uomo ideale non si può
individuare in una lista di caratteristiche. Poi, ma questa è una mia
opinione assolutamente personale, ritengo che verso il partner della propria
vita di debba sì cercare / trovare «agape», ma anche «eros». Quindi, bene
diceva quella saggia sorella che le «farfalle» devono passare dallo
stomaco alla testa, e il più rapidamente possibile, ma auguro a tutti di
sentirle quelle farfalle nello stomaco, poiché vi renderete conto che non ci
sono elenchi che tengano. Penso che Salomone, quando scriveva il Cantico dei
Cantici, sentiva altro che farfalle nello stomaco... {03-02-2011}
5. {Annamaria
Pes}
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■ Contributo:
Mi spiace, ma credente o non credente per me quel che conta è che sia una
persona di forti ideali, fedele, sincero e altruista... Non è che io cerchi
qualcuno anzi proprio no. Io ho sposato un credente, che predicava. Dopo pochi
anni di matrimonio, è andato via per una ragazza, che lo ha lasciato poco
dopo. Nostro figlio aveva due anni, quando ha lui lasciato noi; a suo dire,
lui il Signore non lo ha mai lasciato. Conosco fratelli e sorelle, i quali
non hanno coniugi convertiti, ma hanno un bel matrimonio; io invece subisco
una solitudine, che non ho chiesto. Che posso dire? Delle volte gli infedeli
sono meglio dei credenti. {04-02-2011}
▬
Risposta (Nicola Martella): È sempre
difficile dire alcunché, quando ci sono dimezzo esperienze d’abbandono e
legittimi aneliti. La Parola di Dio ci parla di chi, non ottemperando ai propri
doveri, «ha rinnegato la fede ed è peggiore dell’incredulo» (1 Tm
5,8). La Bibbia distingue fra «credenti» (lo sono anche i demoni! Gcm 2,19) e «rigenerati».
Coloro che affermano di conoscere Dio, ma vivono nel peccato, sono bugiardi,
poiché «chiunque vive nel peccato non l’ha veduto, né l’ha conosciuto»
(1 Gv 3,6). Sono religiosi non rigenerati.
Detto questo, non posso condividere la tesi iniziale (credente o non
credente… quel che conta). Se vogliamo piacere al Signore, dobbiamo sposarci nel
Signore (1 Cor 7,39). Egli ha comandato: «Non vi mettete con gli infedeli
sotto un giogo, che non è per voi» (2 Cor 6,14ss). Non bisogna
sposarsi neppure con i falsi credenti, i credenti di facciata, i credenti
nominali, con coloro che predicano bene e razzolano male. Si fa quindi bene a
scegliere prima con dovizia, per non essere delusi poi.
Non posso condividere neppure l’analisi finale. Certamente anche fra i
non-credenti ci sono persone brave e oneste. Non possiamo però partire dalle
nostre generiche esperienze. Chi conduce una chiesa e come me fa cura pastorale,
conosce i
drammi, che hanno tanti credenti sposati con un coniuge non-credente. [►
Moglie calorifero e marito ghiacciolo]
Quindi, è meglio essere sottomessi al Signore che esporre tali ingannevoli
tesi. L’elenco delle vessazioni subite da parte del coniuge non-credente
potrebbe essere lungo; e anche laddove essi sono tolleranti con la fede del
coniuge credente, i problemi non mancano.
6. {David Buffo}
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Confesso che
l’onesta riflessione di Daniela [1°
articolo, N.d.R.] mi è piaciuta parecchio, per vari aspetti. Innanzitutto per il
suo chiedersi se un ipotetico partner le può essere di reale utilità o intralcio
per una sua crescita spirituale; d’altronde la donna dovrebbe essere
l’aiuto convenevole per l’uomo e l’uomo una guida per la donna, questo in ogni
cosa, ma più di tutto proprio in un cammino di crescita spirituale; visto che
nessuna cosa ha più importanza nella vita di un credente, perciò posso dire che
questo interrogativo ci accomuna.
Altra cosa che mi è ampiamente piaciuta è la sua ricerca della volontà di Dio,
al di là della sensazione di affinità e benessere, che si prova con una persona.
Questo posso dire d’averlo ampiamente provato sulla mia pelle, non è una cosa
facile da metabolizzare e alla quale rinunciare. Quando il Signore è entrato a
far parte della mia vita, io stavo vivendo una situazione sentimentale
perfetta, potevo toccare il cielo con un dito (su tutti gli aspetti di una
relazione di coppia), ero con una persona che consideravo quella per la vita; ma
ciò che stavo vivendo, non rispecchiava la volontà di Dio e avrebbe fatto male a
entrambi. Quando il Signore entra nella vita di qualcuno, tutte le cose si
stravolgono, e così è stato anche per me; posso dire che Cristo non è
entrato nella mia vita bussando o chiedendo «È permesso?», è entrato e basta; e
gli sono grato per questo perché altrimenti, molto probabilmente, l’avrei
lasciato fuori.
Anch’io sono pienamente convinto che ciò, che viviamo, ha un senso, anche
ai fini della maturità e per degli scopi che il Signore ha per noi; essi forse
non ci sono subito totalmente chiari, nulla accade per caso e soprattutto Dio
può portare benedizione da ogni situazione. Adesso la volontà di Dio è
quella che, desiderando che guidi ogni mia futura scelta, sia nella ricerca di
una persona, che sia secondo la sua volontà.
Tuttavia, non escludo neanche la variante del celibato. Infatti, per
quanto non mi senta ancora pienamente l’attitudine a rimanere da solo, so che il
Signore può plasmarci in modo molto graduale, e a noi inaspettato, anche a ciò
che non penseremo mai d’essere capaci o non preferiamo.
Poi sono fermamente convinto che al giorno d’oggi molte coppie «scoppiano»,
proprio perché la ricerca di un partner, la conseguente relazione e vita con lo
stesso viene vissuta esclusivamente come un coronamento della propria
felicità, quando invece dovrebbe essere vissuta come cura e premura per la
felicità dell’altro.
Parafrasando un versetto biblico, che tutti conosciamo, preferisco vedere il
rapporto di coppia come «cerca prima la felicità del tuo partner, e la tua
felicità ti sarà sopraggiunta» (ovviamente senza mai smettere di cercare prima
il regno dei cieli). Gesù ci mette davanti i sacrifici, le privazioni e i
doveri, che comporta il seguirlo, ma ciò nonostante sappiamo la particolare
gioia e pace, che può riservare sentire la sua presenza nella nostra vita;
allo stesso modo, vivere il rapporto di coppia, avendo ben chiari i
doveri e dando priorità alla cura verso il partner (come anche la Parola di Dio
stabilisce tra marito e moglie), è un sacrificio che comporta un grande
impegno, ma che riserva una gioia difficilmente descrivibile per chi la
vive (e anche in questo caso parlo per esperienza). Perciò auguro a tutti di
trovare una persona, che vi faccia sentire la gioia di fare tutto per essa
(ovviamente entro la volontà di Dio). Infatti, così facendo, onorate quel modo
d’essere uniti tra uomo e donna che Dio ha stabilito.
Concludendo, proprio per la priorità, che sento nel servizio per il
Signore in questo momento della mia vita (e non escludo anche per l’esperienza
amorosa trascorsa, con relative «cicatrici»), in questo momento più che sentirmi
un «cercatore» dell’anima gemella, preferisco definirmi una persona «non
difficile da trovare» (come scrivi tu Nicola). Ammetto che le vicissitudini
della vita, alle volte, mi portano pure a essere «difficile da trovare» (ma
questo è un altro argomento!). {05-02-2011}
7. {}
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8. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {}
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12. {Autori
vari}
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Vanna Lavacchi:
Sono certa che, come
Dio ha già un piano per la nostra vita, così lo ha per il partner. Lui è
la perfezione in assoluto, quindi nei suoi piani c’è anche il
compagno giusto o la compagna giusta. Siamo noi, come sempre, che non
vediamo o non accettiamo ciò, che il Signore ci dà. {30-01-2011}
■
Sara Giusti Guzman: Mi piace
la frase «Saranno però proprio le sue
imperfezioni che s’incastreranno perfettamente con le mie» [N.d.R.:
Daniela Totaro nel 1° articolo]. Così è successo con mio marito: siamo pieni di
difetti, ma s’incastrano perfettamente.
Dio fa le cose perbene, sempre, e qualsiasi sfera della nostra vita,
soprattutto quella familiare, è di suo interesse. Lui è il Dio delle grandi
cose, ma
anche dei dettagli. {30-01-2011}
■
Danilo Scalia: Chi ha Gesù come fondamento
nella sua relazione o matrimonio, può essere certo che mantiene l’amore
fintantoché la morte non li separerà. {04-02-2011}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Partner_ideale_seguace_GeR.htm
03-02-2011; Aggiornamento: 05-02-2011 |