Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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«PACE!» È IL SALUTO CRISTIANO? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo «“Pace!” è il saluto cristiano?». In esso abbiamo visto che nel NT ci sono svariati modi di salutare e che «pace!» è soltanto uno dei tanti. Abbiamo visto che «pace!» da solo era inusuale, ma ricorreva «pace a te!» (solo in 3 Gv 1,15) e «pace a voi [tutti]!», sebbene meno di quanto ci si aspetti. Nei saluti scritti ricorre «Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo» (qui la grazia ha priorità e la pace ne è l’efflusso), ma difficilmente tale formula era usata nella vita quotidiana, quando ci si salutava.

     Nell’articolo abbiamo constatato che nel NT il saluto «pace (a te, a voi)!» è statisticamente bassissimo. Il saluto «grazia a voi e pace…» è quello più ricorrente; tuttavia, oggigiorno, sfido a trovare un solo credente, che sia abituato a usare formula di saluto, incontrando qualcuno

     Abbiamo visto che nel NT è abbastanza ricorrente la formula «salute!», usata dall’angelo, da Gesù, da Giuda, dalle guardia, dagli apostoli e dalla chiesa di Gerusalemme, dal procuratore Felice, da Giacomo e da Giovanni.

     I modi di salutare nella Bibbia sono vari e dipendono dal tempo, dal luogo, dalla cultura e dalle circostanze. Qui di seguito aggiungo qualche nota sulle formule di saluto nell’AT.

     Ad esempio è scritto: «Mosè uscì a incontrare il suo suocero, s’inchinò, e lo baciò; s’informarono reciprocamente della loro salute, ed entrarono nella tenda» (Es 18,7). All’incontro, chiedere della salute degli altri (Gdc 18,5), significa appunto salutare.

     Davide mandò a Nabal, tramite terzi, il seguente saluto: «Salute! E pace a te, pace alla tua casa, e pace a tutto quello che ti appartiene!» (1 Sm 25,6; lett. lëchāj «alla vita» o «vivi o possa tu vivere [a lungo]»).

     Uno dei saluti menzionato nell’AT è jechî le`olām «viva egli per sempre (o possa egli vivere in perpetuo» (cfr. 1 Re 1,31); oppure nella versione aramaica troviamo le`olemîn chë «vivi per sempre (o possa tu vivere in perpetuo» (Dn 2,4; 3,9; 5,10; 6,6[7].21[22]). Come si vede, ogni tempo aveva il suo modo di salutare.

     Si noti che lo stesso saluto šelām! (aram.), che letteralmente intendeva «prosperità, pace», era inteso nel senso di «salute!», come viene tradotto (Esd 4,17). Così la locuzione šelāmā’ kollā’! (aram.), che letteralmente significa «con ogni prosperità o pace», è tradotta con «salute perfetta!» (Esd 5,7); noi diremmo oggi «[ti auguro] ogni bene!».

     Concludo affermando che nella Bibbia non esiste un «saluto cristiano» per eccellenza, ma che nel NT sono riportati diversi tipi di saluto. Non esiste neppure un comandamento, che imponga un certo «saluto biblico». Quindi, ogni cristiano rigenerato può salutare così, com’è più confacente per la sua coscienza, la sua cultura d’appartenenza, la sua indole, il suo paese d’origine e quant’altro (libertà, scelta, ambiente, ecc.).

     Ognuno può salutarmi nei modi leciti, che vuole. Basta che non voglia impormi la sua formula di saluto e non pretenda che essa sia il «saluto biblico»! Chi mi saluta con «pace!», gli risponderà «pace a te!» o «šalôm [lekah]!». A chi mi saluta con «possa tu vivere in perpetuo!», magari gli risponderò con «possa prosperare l’anima tua!». A chi mi saluta con «salute!», gli risponderà «salve!». Mi sta bene anche un «buon giorno!» (o buona sera!) o un «ciao!».

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Gianni Cascato

2. Davide Forte

3. Ivaldo Indomiti

4. Fabrizio Martin

5. Giorgio Modolo

6. Gianni Siena

7. Antonino Gervasi

8. Eliseo Paterniti

9. Pietro Calenzo

10.

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Gianni Cascato}

 

Contributo: Grazie, fratello Nicola. Vorrei aggiungere che nelle chiese dove vi è questa usanza di salutare con la pace, questo saluto viene usato tra credenti e negli incontri o riunioni di culto.

     Questi credenti, quando si trovano sul lavoro o per le strade, non salutano più i loro compagni di lavoro con la pace, neanche i loro conoscenti, che incontrano per la strada, e neanche i loro vicini di casa.

     Come detto, il saluto con la pace di questi credenti viene usato tra fratelli credenti, ma con i non credenti invece usano il saluto tradizionale: buongiorno, buona sera, arrivederci, ciao e altro.

     Dio ti benedica, fratello Nicola. {02-07-2014}

 

Nicola Martella: I Giudei usavano (e usano) «šalôm» come saluto generico verso tutti. Indipendentemente dal significato intrinseco di «pace», esso era diventato qualcosa come «ciao!», «salve!» o simili. Anche da noi, oggigiorno, quando diciamo «salute!», non pensiamo in genere che abbia a che fare con l’augurare il benessere o una «buona condizione fisica e mentale», ma è un modo generico di salutare (pari a buon giorno, buona sera, ciao), accreditato da noi. Anche quando diciamo «salve!», non pensiamo a «salvezza, salute, salvazione, ecc». Similmente «salutare» significa «augurare salute» o lo «stare bene»; ma nessuno ci pensa, quando lo afferma. Così è per «pace!», che è diventato solo un saluto stereotipato in certi ambienti.

     Se, effettivamente, «pace!» è solo un saluto fra adepti della stessa denominazione o solo fra credenti di una certa comunità, ma non viene usato normalmente nella vita comune e verso tutti, allora è solo un formalismo interno a una certa corrente dottrinale. Come tale è distante anni luce dall’uso di «šalôm!», che nel giudaismo è usato sempre e dappertutto, come noi diremmo «ciao!». Allora «pace!» è usato anche come modo di riconoscere gli adepti della stessa corrente dottrinale, per distinguerli da altri tipi di credenti.

 

Paolo E. Castellina: È vero. Nella mia esperienza, il saluto «pace» in pratica viene usato per capire e distinguere chi è «pentecostale» da chi non lo è. {02-07-2014

 

Gianni Cascato: Infatti, quando ero appartenevo alla chiesa pentecostale, coloro che non salutavano con la «pace» erano visti come non credenti. In tale chiese hai detto bene, un tale saluto «è usato anche come modo di riconoscere gli adepti della stessa corrente dottrinale, per distinguerli da altri tipi di credenti». {02-07-2014}

 

 

2. {Davide Forte}

 

Contributo: Caro Nicola, pace del Signore Gesù. Neanch’io vorrei creare difficoltà a tanti fratelli, che non hanno quest’abitudine di salutarsi con la pace. Intanto io vedo che tutti i fratelli ebrei trovano piacere e affetto verso chi li saluta con shalom «pace», ovviamente shalom per gli Ebrei è un saluto convenzionale, accettato da tutte le loro tribù. Salutare per noi cristiani un fratello con la pace, è un buon auspicio, che conferma che ti ricevo in pace. Poi, sapendo che la nostra pace si riferisce a quella, che Gesù dice: «io vi lascio pace, non come il mondo la dà», con maggior ragione noi cristiani dovremmo usare come saluto la sua pace, e non il saluto ciao, sapendo che il suo significato deriva dal saluto degli schiavi galeotti al loro padrone, il Doge di Venezia, per confermargli: siamo e restiamo tuoi schiavi! Nicola, non voglio fare polemiche. Sai vedo molti della tua assemblea dei Fratelli, che salutano con la pace e rispondono con l’amen, e altri che si ostinano come, se facendolo, commettessero peccato, quindi optano con shalom, giusto per non dire pace! E assurdo far di tutto di evitare un simile saluto, eppure Giovanni saluta l’anziano Gaio, proprio con la pace, felice di ricordargli con questo saluto la pace, che Gesù è venuto a portare nei nostri cuori. «La pace sia con te. Gli amici ti salutano. Saluta gli amici a uno a uno» (3 Gv 1,15).

     Comunque, resta il fatto che il saluto dev’essere sacro e possibilmente di buone e nuove benedizioni, con amor fraterno; e non servirci di saluti profani, che il mondo usa. Per me, il saluto pace rimane uno dei migliori tra fratelli. Pace. {02-07-2014}

 

Nicola Martella: Spero che tu abbia letto l’intero articolo. È vero che «ciao!» deriva da «schiavo» nel senso di «sono vostro schiavo», ma tutta la ricostruzione è di parte (cfr. qui). A Venezia non si salutava solo il doge, ma ognuno salutava il suo prossimo così, intendendo «servo tuo!» e mostrando le proprie intenzioni pacifiche. Ancora oggigiorno in Austria e altrove si saluta con «Servus!», ossia «servo tuo!».

     Ora, che cos’è un «saluto profano», di cui non dovremmo servirci? Gesù, Giacomo, gli apostoli, la chiesa di Gerusalemme e altri erano profani, perché salutarono con «salute (a te, a voi)!», visto che anche le guardie, il procuratore felice e altri pagani lo usarono secondo il NT?

     Mi sembra che qui si dia quasi un valore sacramentale al saluto «pace!». Per altro esso non esiste quasi mai in modo assoluto («pace!»), ma solo così: «pace a te!» (1 volta) e «pace a voi!» (alcune volte).

     Inoltre, bisogna stare attenti a non confondere i brani, in cui si saluta con la pace, con i brani, in cui si parla della pace; non sono la stessa cosa, ma volentieri li si confonde! Abbiamo visto che nel NT il saluto «pace!» è statisticamente poco ricorrente rispetto ad altri tipi di saluti. In pratica, ricorre maggiormente «salute!», quale augurio di benessere. Anche il verbo «salutare» intende augurare «salute» o una «buona condizione fisica, mentale e spirituale»; si veda pure «salve!» nella sua antica accezione di augurare salute e salvezza.

     Mi è stato fatto notare che chi usa il saluto «pace!» lo fa soltanto con altri credenti, non nella vita comune verso il resto del (suo) mondo. Se fosse così, non si mostrerebbe molta coerenza. Infatti i Giudei usavano (e usano) «šalôm» come saluto generico verso tutti. Indipendentemente dal significato intrinseco di «pace», nel giudaismo esso era (ed è) diventato qualcosa come «ciao!», «salve!», «salute!» o simili. Perciò, essi lo usano verso tutti!

     La menzione della «assemblea dei Fratelli», che qui non c’entra nulla, mi fa capire che il saluto «pace!» ha qui più a che fare con un campanilismo denominazionale che con un’analisi distaccata del NT. Perciò, volentieri si trascurano tutte le altre forme di saluto presenti nella Bibbia.

     Per me, dopo tale attenta analisi, ognuno può usare il saluto a lui più consono. Basti che non mi dica e non insista che esisterebbe un saluto più «biblico» o più «cristiano» di un altro, perché secondo la Scrittura non è semplicemente vero.

 

Davide Forte: Martella Nicola, sei di parte, e devi portare l’acqua al tuo mulino! Ti capisco.

     Ti racconto un fatto commovente. Mio padre, prima che il Signore se lo chiamasse, mi dette l’incarico di portare i suoi saluti a un fratello, che viveva solo in un paesino di montagna; non ricordava il suo nome e mi disse che come evangelista lo conoscevano tutti in paese. Infatti, arrivati lì, chiesi di un evangelico; tutti c’indirizzarono verso una casa isolata. Con me cera mio cognato non ancora convertito; ma a vedere quello che accadde, ci ripensò e cercò pure lui il Signore Gesù. Arrivati a quel cancello, suonammo il campanello; la casa era molto distante dal cancello. Vidi una persona anziana, che si avvicinava, abbassandosi, evitando i rami degli alberi per vederci meglio; e mentre si avvicinava, faceva fatica a vederci. Ormai ero sicuro che fosse un fratello, oltre ad avermelo detto in tanti del suo paese, lo sentivo pure nello spirito. Lui continuava ad avanzare, sperando di riconoscere chi aveva suonato il campanello. A un certo punto per rincuorare il fratello, gridai: «Pace del Signore Gesù, fratello»! Mio cognato, stupito dall’atteggiamento festoso dell’altro, disse o questi sono pazzi, o il pazzo sono io! L’anziana persona, saltando di gioia, accelerò il passo, per abbracciarci e diceva con allegrezza: «Pace fratello, Dio vi benedica, che bello avervi qui». Ci abbracciò senza chiederci di quale chiesa eravamo o da dove venivamo; il saluto pace lo aveva ristorato all’istante, il saluto pace gli era bastato per fargli capire che eravamo figli di Dio e che eravamo lì per lui. Non ti racconto il resto.

     Nicola, sarà che per noi il saluto pace sia diventato convenzionale? Però è bello salutarci con la pace del nostro Signore Gesù. Ricordo quando ero adolescente che i fratelli con questo saluto si abbracciavano, saltavano di gioia e piangevano, perché le loro viscere si commuovevano. Io ho anche frequentato la vostra Assemblea e devo dire quello, che ho sentito e provato. Ho visto solo sorrisi, finti sorrisi con cuori spenti. Spero presto che avvenga anche da voi, come sta accadendo in molte chiese battiste e altre chiese storiche, un nuovo g da parte dello Spirito Santo. Altrimenti molte di queste chiese, che hanno avuto successo da parte di Dio in certi periodi, si estingueranno. Comunque la Legge dei vasi comunicanti sta funzionando bene, alcuni dei tuoi fratelli hanno iniziato da tempo a frequentare le nostre adunanze pentecostali. La gloria a Dio. Pace. {02-07-2014}

 

Nicola Martella: Dopo aver fatto un’analisi esegetica particolareggiata del saluto nel NT, è singolare sentirsi dire che sarei di parte e intenterei portare l’acqua al mio mulino! A me non interessano i «mulini», ma la verità scritturale, che mi appresso a ricercare e studiare onestamente. Mi fa proprio pensare il campanilismo religioso, quando Davide Forte parla «dei tuoi fratelli» e delle «nostre adunanze pentecostali»; quindi non si tratta della verità, ma di denominazionalismo!

     Inoltre, dopo tale insinuazione, mi sarei aspettato che Davide Forte mi avesse mostrato, con la Scrittura alla mano, dove avrei omesso qualcosa nella mia analisi; ma non ho trovato nulla di tutto ciò.

     Al contrario, riporta degli aneddoti interessanti; tuttavia, la «filosofia dell’esperienza» non ha forza probante. Al contrario, questa è la tesi: dove si dice «pace!», c’è gioia commovente; dove non si fa (negli altri ambienti), ci sarebbero «finti sorrisi con cuori spenti»! Questa è arroganza bella e buona, poiché Davide Forte pretende qui di poter vedere nei cuori delle persone ed esprime pesanti giudizi, che non gli competono. Io non mi permetterei mai di fare una tale analisi massimalista sulla fede e sull’atteggiamento devozionale degli altri.

     E pretende anche di predire chi si estinguerà o meno, ossia gli altri! Ora, però, negli ultimi tempi (ma avviene già da decenni!), i leader che passano al cattolicesimo, sono nella stragrande maggioranza proprio pentecostali! (cfr. Ulf Ekman, fondatore in Svezia del movimento pentecostale «Word of Life»). E qual sarebbe la salvezza di tali «altri», frequentare le adunanze pentecostali? Questa è proprio arroganza partigiana. Oltre a questo folklore denominazionale, si cercherà invano la risposta probante, che ci aspettavamo. Come al solito: sotto il vestito delle presuntuose illazioni, non c’è niente, proprio nulla di probante.

 

 

3. {Ivaldo Indomiti}

 

Contributo: Caro fratello Nicola, condivido al 100% la tua analisi. Prendo atto che hai mantenuto una buona discrezionalità nell’evitare riferimenti diretti a denominazioni, che impongono il saluto «pace» come lasciapassare evangelico, o lanciano epiteti nel caso di un saluto ritenuto «non cristiano» come ciao, arrivederci, addio e cose del genere. Proprio di recente ho avuto modo di contestare a un fratello in fede, di cui nutro comunque stima, di altra denominazione, la «inderogabilità» sull’uso della parola pace per i saluti. Di tutto quanto scritto da me desidero puntualizzare l’aspetto, che spesso questo saluto da loro «sdoganato» per cristiano ed evangelico, è solo in contrapposizione al normale ciao o altro tipo di saluto di matrice umana. Infatti, i moltissimi membri di quelle chiese, per un opportuno accomodamento di quieto vivere, usano il saluto convenuto per non passare per eretici o mondani. La domanda di fondo è: lo stesso criterio di saluto è usato anche per contatti fuori della chiesa? Veramente tutti questi fratelli salutano i salumieri, i fattorini, i vicini di casa, il datore di lavoro nello stesso modo? Oppure il saluto tra fratelli in fede viene fatto per non incorrere in fattori disciplinari, magari anche «robusti» e dolorosi? Infatti, come hai scritto tu l’analisi sulle lettere alle chiese e sulle lettere pastorali iniziano con saluti variegati e particolareggiati. Se pace è il saluto convenuto in un certo ambiente evangelico, mi chiedo allora perché non lo usano nella vita comune verso tutti. Come hai scritto i discepoli venivano mandati nelle case, nelle famiglie per recare la pace del Signore (infatti, non l’avevano). In caso contrario la pace ritornava ai mittenti e questi scuotevano la polvere dai loro calzari. {02-07-2014}

 

Nicola Martella: Come ho già ribadito altrove, gli Ebrei oggigiorno usano «šalôm!» indistintamente e dappertutto, non solo fra i consenzienti nelle sinagoghe, essendo che essi non pensano più al significato intrinseco (come noi non pensiamo al benessere, quando diciamo «salute!»), quando lo pronunciano. Essi lo usano nello stesso modo, come da noi si usa «salve!», «salute!», «ciao!» e simili.

     Come hai giustamente rilevato, e io stesso ho ripetuto già in altri contesti, chi usa il saluto «pace!», ritenendolo biblico e unico ammesso, lo fa soltanto fra consenzienti e non nella vita di tutti i giorni con tutti (colleghi, amici, parenti, al mercato, dal medico, negli uffici pubblici, ecc.). Eppure, come anche tu hai constatato, i discepoli salutavano con «pace a questa casa!» proprio le famiglie, che ancora non erano seguaci di Gesù Messia! Essi portavano pace con l’annuncio dell’Evangelo; se rifiutato, tale «loro» pace se ne usciva da tale casa con loro. Oggigiorno però «pace!» è solo un saluto tra adepti. Inoltre, il saluto «pace!» permette a ci lo usa di verificare chi è della sua corrente dottrinale e chi no. La convenzione e la cultura religiosa di gruppo fa il resto.

     Come ho mostrato, nel NT furono usati diversi tipi di saluto. Perciò, ognuno è libero di salutare come vuole, basta che non pretenda che il suo sia l’unico scritturale e legittimo. Purtroppo, il mio confronto con alcuni fautori del saluto «pace!» mi hanno solo intristito, vedendo che ad alcuni non interessa la verità esegetica, ma l’appartenenza di corrente e la difesa di una convenzione religiosa. Sono rimasto anche rammaricato, a causa dell’arroganza che tali fautori del saluto «pace!» hanno usato verso chi usa altri tipi di saluto o verso chi, come me, proprio alla luce dell’analisi biblica, non ne fa una questione di fondo. {02-07-2014}

 

 

4. {Fabrizio Martin}

 

Contributo: Io uso salutare i cristiani delle diverse confessioni con «pace a voi, fratelli»; pur consapevole delle differenze di dottrina tra le varie chiese, c’è nostro Signore in comune. Certo, se sono in panificio che vendo il pane ed entra un non credente, non lo saluto con «pace a te, fratello». Mi sembra ovvio. {02-07-2014}

 

Ivaldo Indomiti: La riflessione, fatta in questo contesto, è in sostanza che il cristiano non deve essere double face. Ma sia uguale all’interno di una comunità come fuori in mezzo alla gente. {02-07-2014}

 

Fabrizio Martin: Certo, salutare un non credente con «pace, fratello» non è veritiero. {02-07-2014}

 

Ivaldo Indomiti: Più che un saluto insolito per la gente è una vita cristiana coerente, che parla più efficacemente. {02-07-2014}

 

Fabrizio Martin: Sono d’accordo al 100%. E qui che sta il nocciolo dei nostri dialoghi; alla fine dobbiamo chiederci: sono coerente con ciò, che Gesù insegna? Si aprirebbe un altro tema. {02-07-2014}

 

Nicola Martella: Visto che Fabrizio Martin appartiene al cattolicesimo, come fa a distinguere in esso il «credente» dal «non-credente», per poi salutare diversamente l’uno e l’altro? Visto che gli Ebrei usano salutare chiunque con «šalôm!», mi chiedo perché chi usa «pace!» oggigiorno non lo fa con tutti e non usa la formula completa presente nella Scrittura («pace a te!», «pace a voi!»). Quindi, a essere «ingombrante» nel saluto di Fabrizio Martin è la formula «pace a voi, fratelli». Lui da cattolico la riserva solo agli adepti del cristianesimo, di cui può andare sul sicuro. È la stessa logica di chi usa «pace!» fra gli evangelici.

 

Fabrizio Martin: «Pace e bene» dicono i francescani. E io saluto come Gesù, «pace a voi, fratelli»; e voi salutate come vi pare e piace, conta il cuore non la forma. {02-07-2014}

 

Nicola Martella: Giustamente, conta il cuore non la forma. Potresti indicarmi dove Gesù abbia mani salutato precisamente con la formula «pace a voi, fratelli!»? Io non l’ho trovata negli Evangeli, né all’inizio di Atti.

 

Fabrizio Martin: Io dico: «pace a voi, fratelli», a chiunque interessa il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo! Lo dico a tutte le persone che con l’aiuto di Dio vivono ciò, che il Maestro ha insegnato. A chi non si professa cristiano, o si capisce che non lo è, gli do il «buongiorno» e lo ricordo nella preghiera. Il cattolicesimo per me è acqua passata, per me conta il Signore, e lui soltanto. Ah dimenticavo di salutarvi, pace e bene fratelli. {04-07-2014}

 

Ivaldo Indomiti: Io invece saluto tutti con un abbraccio fraterno. Salute a voi. {04-07-2014}

 

 

5. {Giorgio Modolo}

 

Contributo: Se questo è un problema degno di argomentarci su, siamo allo sbando. {03-07-2014}

 

Nicola Martella: Giorgio Modolo, che significa? Dovremmo chiedere a te la lista dei temi degni di argomentarci sopra? Mandacela subito, per non essere «allo sbando»...

 

Giorgio Modolo: Nicola Martella, non devi chiedere a me, devi trovarli nella Parola, di cui ti sei fatto maestro. È mai possibile che eravamo in un giardino con dei compiti da svolgere, ma peccando siamo decaduti dal ruolo. Dio ha mandato il Figlio a salvarci per ri-abilitarci a quel ruolo. Per un riformato (e questo è un gruppo riformato, non evangelico o evangelicale) lo scopo della salvezza non è «andrò in paradiso, quando muoio», quello è un effetto collaterale molto importante, ma non è lo scopo principale in questa vita. La Bibbia è il libro del Patto e contiene la legge del Patto: gli ordini di Dio per la nostra vita. È piena zeppa di ordini su come vivere la vita individuale, famigliare, nazionale, politica, economica, educativa, sociale, welfare, cura dei malati ecc. Questi sono tutti ambiti di vita, che sono pertinenza di quel Regno, che Cristo ha detto essere «vicino» e che invece sono stati lasciati a uno Stato sempre più invadente, perché abbiamo rifiutato la responsabilità e la fatica di farli nostri (come Adamo, che anziché lavorare al servizio di Dio, volle essere come Dio?). Pace! {04-07-2014}

 

Nicola Martella: Ora, sinceramente, che c’entra tutto ciò col tema proposto, ossia «“Pace!” è il saluto cristiano?», non lo capisco. Dici a me che mi sarei fatto maestro della Parola, poi cominci una polemica fra «regno (di Cristo)» e «Stato», appiattendo il concetto di «regno» a questo mondo a al presente, mentre riduci il regno futuro all’andare in Paradiso, trascurando il regno politico futuro di Cristo in terra e il suo dominio sulla nuova terra. Quindi, secondo tale logica, Cristo dovrebbe sostituirsi al presente a Cesare e la chiesa allo Stato (cfr. invece Mt 22,21; Rm 13,1ss). Termino qui, essendo tutto ciò fuori tema.

     Mica sei obbligato a intervenire su un tema, che non è di tuo interesse. Se Paolo E. Castellina ha approvato e commentato questo tema nel suo gruppo «riformato» e se altri lo hanno letto (e altrove anche commentato), significa che a molti altri interessa. A molti, tranne che a te, s’intende! Se ho affrontato questo tema, significa che ce n’era di bisogno e che qualcuno me lo ha richiesto. Nessuno ha detto a te che, se non saluti con «pace!», non stai usando il saluto «biblico», lanciando così sinistre ombre su di te? Beh, ad altri è successo. Anche queste sono cose che avvengono nelle chiese (o, secondo la tua visione, nel «regno di Dio»).

 

 

6. {Gianni Siena}

 

Contributo: Quando mi convertii al Signore, nel 1975, tutti si salutavano con l’espressione «pace del Signore» o con «pace». Essendo fuori dal mio contesto ecclesiale d’origine (Fratelli), accettai questa pratica esprimente i miei sentimenti di neo-convertito in ambiente pentecostale. Se un mio consimile [pentecostale] mi saluta con un «ciao», so cosa significhi e, la cosa mi fa dubitare dei suoi sentimenti cristiani. Altra cosa è se a salutarmi in questo modo è un credente di diversa estrazione «anche» pentecostale: è tutto normale e ricambio conseguentemente.

     Quest’espressione (pace...) la uso nei miei contatti con fratelli messianici. Essa è biblica, la usò Gesù anche prima della risurrezione: era un rabbino ebreo e come tale usava i legittimi costumi religiosi del suo popolo.

     Quello, che non mi va giù, è quando di un simile uso se ne fa una norma da imporre agli altri; e questo mi sa un po’ o tanto di esaltazione e prurito «para integralisti o fondamentalisti».

     Non entro nel merito della discussione proposta da Nicola, ma mi oppongo a ogni intrusione nella mia libertà personale in Cristo. Pace del Signore a tutti. {02-07-2014}

 

Nicola Martella: Lo trovo un atteggiamento equilibrato. Ho ricordato l’insegnamento di Paolo in altro contesto sulla libertà di coscienza e sul rischio di porre un intoppo al fratello con le proprie usanze ritenute coercitive: «Tu, la convinzione che hai, serbala per te stesso dinanzi a Dio. Beato colui che non condanna se stesso in quello, che approva» (Rm 14,22).

     Che Gesù quale rabbino ebreo abbia usato salutare con «pace (a te, a voi)!», durante il suo ministero e quindi prima della risurrezione, è possibile; ma, per amore di verità, faccio presente che gli Evangeli non ne riportano neppure un caso. Dopo la risurrezione salutò sia con «Vi saluto!» (Mt 28,9 alle donne), sia «Pace a voi!» (Lc 24,36; Gv 20,19s.26 agli apostoli). Similmente fecero gli apostoli, gli scrittori del NT e i credenti delle chiese.

 

 

7. {Antonino Gervasi}

 

Contributo: Io ho letto le ultime righe della nota presente su Facebook: «Per favore, non intervenire se, dopo aver letto l’intero articolo sul sito, ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!». Vorrei capirne il significato, che cosa significa essere competenti? Chi è compente? Oppure con questa frase vorremo evitare critiche? Io rispondo solo con la Parola di Dio e quello, che Gesù ha detto a proposito «E in qualunque casa entriate, dite prima: “Pace a questa casa”. E se lì vi è un figlio di pace, la vostra pace si poserà su di lui; se no, essa ritornerà a voi» (Luca 10,5-6). Chiedo in che cosa consiste la competenza? Nella conoscenza letterale della Parola di Dio oppure in quella spirituale della Parola stessa? {02-07-2014}

 

Nicola Martella: Ad esempio, se un articolo contiene termini o espressioni nelle lingue originali, che sono importanti da capire, per poter affrontare il tema e rispondere, ciò significa che ci vuole competenza. Inoltre, se qualcuno è alle prime armi con la fede e non ha la conoscenza per affrontare un tema difficile per lui, significa che al momento gli manca la competenza.

     Anche Paolo affermava: «Nondimeno fra quelli, che sono maturi noi esponiamo una sapienza...» (1 Cor 2,6). Ciò significa che tale «sapienza» non era comprensibile a tutti, ma solo alle persone mature. Anche Pietro, parlando degli scritti di Paolo, affermava: «Nelle quali epistole sono alcune cose difficili a capire, che gli uomini ignoranti e instabili torcono, come anche le altre Scritture, a loro propria perdizione» (2 Pt 3,15). Quindi, anche Pietro ammetteva che non tutto ciò, che Paolo aveva scritto, era alla portata di tutti, anzi alcuni torcevano ciò, che non capivano. Il panorama non è cambiato da allora.

     Quanto al brano da te citato, esso si riferiva a un discepolo di Gesù, che entrava in «qualunque casa» dei Giudei d’allora, sottintendendo nel contesto che non si trattava di seguaci di Cristo. Tu, sinceramente, quando entri nella casa di un non-credente, saluti tale famiglia con la formula: «Pace a questa casa»? Oppure conosci qualcuno, che lo fa abitualmente?

     Se non lo hai già fatto, leggi l’intero articolo e poi intervieni nel merito.

 

 

8. {Eliseo Paterniti}

 

Nicola, io personalmente mi adeguo, come te, a ogni saluto. Per me un saluto vale l’altro. Purtroppo nel movimento pentecostale, a cui appartengo, si dà molto risalto, forse ormai per abitudine, non tanto per convinzione come qualche fratello più anziano. Ad esempio, mio padre è convinto che il saluto «pace» è il saluto esclusivo del cristiano evangelico. Come fai a convincere una persona di 84 anni diversamente, dopo che per 65 anni a salutato cosi? Per un po’ di tempo non ha visto bene il fatto che con mia moglie e i miei figli ci salutiamo con un semplice ciao. Lo stesso vale per i miei suoceri. {02-07-2014}

 

 

9. {Pietro Calenzo}

 

Siamo perfettamente d’accordo, chi è il principe della pace, i credenti? No, lo è il Signore Gesù, e Lui solo si poteva permettere di trasmetterla. Oltre ciò chi si sofferma su queste «filatterie», temo che non abbia colto la coerenza interna delle Scrittura. In nessuna parte della Bibbia è scritto di pronunciare solo la parola «pace», ma semmai aggiungere anche «grazia», «misericordia» o altre parole di benedizione, come da te citate nell’articolo. Vista la libertà del cristiano, non amo assoggettarmi a qualsiasi nozione, che erroneamente si ritiene un obbligo scritturale. Quando la tradizione di una certa denominazione, e solo di essa, si permette di giudicare altri fratelli, è una tradizione che mal tollero o digerisco, tanto più se corredata da una superficiale esegesi testuale. Saluti nel Signore Gesù nostro Signore. {04-07-2014}

 

 

10. {}

 

 

11. {Vari e medi}

 

Giuseppe Liotti: Un saluto è cristiano, solo se proviene da un vero cristiano. Meglio sarebbe non dire «pace di Cristo», se in effetti la pace non c’è. La sincerità viene prima di tutto. In ogni modo il saluto viene augurato, se c’è vera gioia nell’incontro tra i fratelli; una persona sensibile se ne accorge subito, guardando negli occhi, che sono lo specchio dell’anima. Il saluto potrebbe essere solo un fatto formale, ma tra i veri cristiani non dovrebbe essere così. {02-07-2014}

 

Kalimba Charmer: Ho letto tutto l’articolo, tuttavia ciò che io so è che usiamo dire «pace», semplicemente perché è la diretta traduzione di «shalom», che era ed è il saluto ebraico in uso in Israele da sempre. Quindi visto che il popolo dei padri della fede usava e usa tutt’oggi la «pace» (shalom), per dire ciao, la chiesa cristiana conservatrice italiana fa lo stesso. {02-07-2014}

 

Nicola Martella: Una differenza sostanziale c’è! Mentre gli Ebrei dicono «šalôm!» verso tutti, appunto come un saluto generico, chi usa oggigiorno «pace!», lo fa soltanto fra i credenti, non nella vita comune verso colleghi, vicini, conoscenti, dal medico, in un ufficio pubblico, ecc. Quindi, è diventato un modo di salutarsi solo fra adepti della stessa direzione dottrinale.

     Esistono tanti altri credenti conservatori, che non usano tale fraseologia. Inoltre, come abbiamo visto, statisticamente il saluto «pace!» è abbastanza poco ricorrente nel NT rispetto ad altri, p.es. «salute!». Come abbiamo visto, chi pretende che «pace!» sia l’unico saluto biblico per i cristiani, sbaglia. Quindi, non essendoci un solo tipo di saluto nella Bibbia, c’è libertà di salutare gli altri, così come si è abituati nella propria cultura.

 

Florea Niculina: Il saluto cristiano coerentemente sarebbe: «la pace di Cristo Gesù sia con noi», non semplice «pace» e nemmeno «shalom», nulla di tutto ciò. Il Signore ha detto: «vi do la pace la mia pace».... e io voglio la sua pace. Gesù ci benedica! {03-07-2014}

 

Nicola Martella: Florea Niculina, hai letto l’intero articolo? Dove trovi nella Bibbia la formula di saluto «la pace di Cristo Gesù sia con noi»; io non l’ho trovata.

 

Antonio Selce: Oh, che bello questo articolo! È così distensivo che mi sono rilassato. Ormai in certi ambienti e con certi «credenti» bisogna stare attenti a tutto: a come si parla, a come ci si veste, all’acconciatura dei capelli, ecc. ecc. Alcuni sono «biblici» al punto da usare ancora vecchie versioni della Luzzi o della Diodati, perché dicono siano più fedeli come traduzione; a volte si legge «giacche» al posto di «giacché» e si afferma che è biblico indossare la giacca, Rilassatevi, figlioli. J Caro Nicola, la grazia del Signore ti sia moltiplicata. {02-07-2014}

 

Edoardo Piacentini: Gli apostoli Paolo, Pietro e Giovanni salutano i credenti con «grazia e pace» (Romani 1,7; 1 Corinzi 1,3; 2 Corinzi 1,2; Galati 1,3; Efesini 1,2; Filippesi 1,2; Colossesi 1,2; 1 Tessalonicesi 1,1; 2 Tessalonicesi 1,2; 1 Timoteo 1,2; 2 Timoteo 1,2; Tito 1,4; Filemone 3; 1 Pietro 1,2; 2 Pietro 1,2; 2 Giovanni 3; Apocalisse 1,4). In tal modo volevano dire che senza la grazia divina non c’è pace per nessun credente. Dio ci benedica. {02-07-2014}

 

Nicola Martella: Grazie, Edoardo Piacentini, proprio lo stesso elenco di versi l’avevo messo nell’articolo di riferimento, aggiungendo che l’enfasi maggiore sta sulla grazia (accentuazione per posizione), il cui efflusso è la pace.

 

Carmela Piccirillo: Il Signore Gesù ci ha lasciato un modo di salutarci, che non appartiene al mondo. «Pace» è il saluto cristiano, per non essere come gli altri. Pace, e Dio ti benedica. {04-07-2014}

 

Nicola Martella: Anche «Salute (a te, a voi)!» è stato usato da Gesù, poi anche dalla chiesa, dagli apostoli e dagli scrittori del NT. Al contrario, «Pace a questa casa!» era il saluto che i discepoli dovevano usare, entrando in qualunque casa; come mostra il contesto, erano le case di coloro, che non erano seguaci di Cristo. Gesù non ha comandato nessun saluto preminente da usare tra i suoi seguaci, quindi «pace!» non è «il saluto cristiano». Dove non c’è un comando chiaro ed evidente per i cristiani d’oggi da parte di Gesù o degli apostoli, c’è libertà.

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Carolina Dentico: Certo che pace è il saluto cristiano. Gesù l’ha detto: «Salutatevi con la pace». {02-07-2014}

 

Nicola Martella: Carolina Dentico, si vede che non hai letto l’intero articolo, vero? Inoltre, dove avrebbe comandato Gesù: «Salutatevi con la pace»? Nella mia Bibbia non c’è. Che tu abbia un manoscritto segreto o apocrifo tutto tuo personale? Prima leggi l’intero articolo, poi riflettici sopra e infine intervieni nel merito.

 

Mara Iannone: Sono d’accordo con te! {02-07-2014}

 

Antonino Staiano: Sono lieto che se ne può parlare. {02-07-2014}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Pace_saluto_Avv.htm

04-07-2014; Aggiornamento:

 

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