Qui di seguito
discutiamo l’articolo «“Pace!”
è il saluto cristiano?». In esso abbiamo visto che nel NT ci
sono svariati modi di salutare e che «pace!» è soltanto uno dei tanti. Abbiamo
visto che «pace!» da solo era inusuale, ma ricorreva
«pace a te!» (solo in 3 Gv 1,15) e «pace a voi [tutti]!»,
sebbene meno di quanto ci si aspetti. Nei saluti scritti ricorre «Grazia
a voi e pace da Dio nostro Padre e
dal Signore Gesù Cristo» (qui la grazia ha
priorità e la pace ne è l’efflusso), ma difficilmente tale formula era usata
nella vita quotidiana, quando ci si salutava.
Nell’articolo abbiamo
constatato che nel NT il saluto «pace (a te, a voi)!» è statisticamente
bassissimo. Il saluto
«grazia a voi e pace…» è quello più ricorrente; tuttavia, oggigiorno,
sfido a trovare un solo credente, che sia abituato a usare formula di saluto,
incontrando qualcuno
Abbiamo visto che nel NT è
abbastanza ricorrente la formula «salute!», usata dall’angelo, da Gesù,
da Giuda, dalle guardia, dagli apostoli e dalla chiesa di Gerusalemme, dal
procuratore Felice, da Giacomo e da Giovanni.
I modi di salutare
nella Bibbia sono vari e dipendono dal tempo, dal luogo, dalla cultura e dalle
circostanze.
Qui di seguito aggiungo qualche nota sulle formule di
saluto nell’AT.
Ad esempio è scritto: «Mosè uscì a incontrare il suo suocero, s’inchinò, e lo
baciò;
s’informarono reciprocamente della loro salute, ed entrarono nella tenda»
(Es 18,7). All’incontro, chiedere della salute degli altri (Gdc 18,5), significa
appunto salutare.
Davide mandò a Nabal,
tramite terzi, il seguente saluto: «Salute!
E pace
a te, pace alla tua casa, e pace a tutto quello che ti appartiene!»
(1 Sm 25,6; lett. lëchāj
«alla vita» o «vivi o possa tu vivere [a lungo]»).
Uno dei saluti menzionato nell’AT è jechî le`olām «viva
egli per sempre (o possa egli vivere in perpetuo» (cfr. 1 Re 1,31); oppure
nella versione aramaica troviamo le`olemîn chëjî
«vivi per sempre (o possa tu vivere in perpetuo» (Dn 2,4; 3,9; 5,10;
6,6[7].21[22]). Come si vede, ogni tempo aveva il suo modo di salutare.
Si noti che lo stesso saluto šelām! (aram.), che letteralmente
intendeva «prosperità, pace», era inteso nel senso di «salute!», come
viene tradotto (Esd 4,17). Così la locuzione šelāmā’ kollā’!
(aram.), che letteralmente significa «con ogni prosperità o pace», è tradotta
con «salute perfetta!» (Esd 5,7); noi diremmo oggi «[ti auguro] ogni
bene!».
Concludo affermando che nella Bibbia non esiste un «saluto cristiano» per
eccellenza, ma che nel NT sono riportati diversi tipi di saluto. Non esiste
neppure un comandamento, che imponga un certo «saluto biblico». Quindi, ogni
cristiano rigenerato può salutare così, com’è più confacente per la sua
coscienza, la sua cultura d’appartenenza, la sua indole, il suo paese d’origine
e quant’altro (libertà, scelta, ambiente, ecc.).
Ognuno può
salutarmi nei modi leciti, che vuole. Basta che non voglia impormi la sua
formula di saluto e non pretenda che essa sia il «saluto biblico»! Chi mi saluta
con «pace!», gli risponderà «pace a te!» o «šalôm [lekah]!». A
chi mi saluta con «possa tu vivere in perpetuo!», magari gli risponderò
con «possa prosperare l’anima tua!». A chi mi saluta con «salute!», gli
risponderà «salve!». Mi sta bene anche un «buon giorno!» (o buona sera!)
o un «ciao!».
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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1. {Gianni
Cascato}
▲
■
Contributo:
Grazie, fratello Nicola. Vorrei aggiungere che nelle chiese dove vi è questa
usanza di salutare con la pace, questo saluto viene usato tra credenti e
negli incontri o riunioni di culto.
Questi credenti, quando si trovano sul lavoro o per le strade, non
salutano più i loro compagni di lavoro con la pace, neanche i loro
conoscenti, che incontrano per la strada, e neanche i loro vicini di
casa.
Come detto, il saluto con la pace di questi credenti viene usato tra fratelli
credenti, ma con i non credenti invece usano il saluto tradizionale:
buongiorno, buona sera, arrivederci, ciao e altro.
Dio ti benedica,
fratello Nicola. {02-07-2014}
▬
Nicola Martella:
I Giudei usavano (e usano) «šalôm» come saluto generico verso tutti.
Indipendentemente dal significato intrinseco di «pace», esso era diventato
qualcosa come «ciao!», «salve!» o simili. Anche da noi, oggigiorno, quando
diciamo «salute!», non pensiamo in genere che abbia a che fare con
l’augurare il benessere o una «buona condizione fisica e mentale», ma è
un modo generico di salutare (pari a buon giorno, buona sera, ciao), accreditato
da noi. Anche quando diciamo «salve!», non pensiamo a «salvezza,
salute, salvazione, ecc». Similmente «salutare» significa «augurare
salute» o lo «stare bene»; ma nessuno ci pensa, quando lo afferma. Così è per
«pace!», che è diventato solo un saluto stereotipato in certi ambienti.
Se, effettivamente,
«pace!» è solo un saluto fra adepti della stessa denominazione o solo fra
credenti di una certa comunità, ma non viene usato normalmente nella vita comune
e verso tutti, allora è solo un formalismo interno a una certa corrente
dottrinale. Come tale è distante anni luce dall’uso di «šalôm!», che nel
giudaismo è usato sempre e dappertutto, come noi diremmo «ciao!». Allora «pace!»
è usato anche come modo di riconoscere gli adepti della stessa corrente
dottrinale, per distinguerli da altri tipi di credenti.
■
Paolo E. Castellina: È vero.
Nella mia esperienza, il saluto «pace» in pratica viene usato per capire e
distinguere chi è «pentecostale» da chi non lo è. {02-07-2014
■
Gianni Cascato: Infatti,
quando ero appartenevo alla chiesa pentecostale, coloro che non salutavano con
la «pace» erano visti come non credenti. In tale chiese hai detto bene,
un tale saluto «è usato anche come modo di riconoscere gli adepti della
stessa corrente dottrinale, per distinguerli da altri tipi di credenti».
{02-07-2014}
2. {Davide
Forte}
▲
■
Contributo:
Caro Nicola, pace del Signore Gesù. Neanch’io vorrei creare difficoltà a tanti
fratelli, che non hanno quest’abitudine di salutarsi con la pace. Intanto io
vedo che tutti i fratelli ebrei trovano piacere e affetto verso chi li
saluta con shalom «pace», ovviamente shalom per gli Ebrei è un saluto
convenzionale, accettato da tutte le loro tribù. Salutare per noi cristiani un
fratello con la pace, è un buon auspicio, che conferma che ti ricevo in pace.
Poi, sapendo che la nostra pace si riferisce a quella, che Gesù dice: «io vi
lascio pace, non come il mondo la dà», con maggior ragione noi cristiani
dovremmo usare come saluto la sua pace, e non il saluto ciao, sapendo
che il suo significato deriva dal saluto degli schiavi galeotti al loro padrone,
il Doge di Venezia, per confermargli: siamo e restiamo tuoi schiavi! Nicola, non
voglio fare polemiche. Sai vedo molti della tua assemblea dei Fratelli,
che salutano con la pace e rispondono con l’amen, e altri che si ostinano come,
se facendolo, commettessero peccato, quindi optano con shalom, giusto per non
dire pace! E assurdo far di tutto di evitare un simile saluto, eppure
Giovanni saluta l’anziano Gaio, proprio con la pace, felice di ricordargli
con questo saluto la pace, che Gesù è venuto a portare nei nostri cuori. «La
pace sia con te. Gli amici ti salutano. Saluta gli amici a uno a uno» (3 Gv
1,15).
Comunque, resta il
fatto che il saluto dev’essere sacro e possibilmente di buone e nuove
benedizioni, con amor fraterno; e non servirci di saluti profani, che il
mondo usa. Per me, il saluto pace rimane uno dei migliori tra fratelli. Pace.
{02-07-2014}
▬
Nicola Martella:
Spero che tu abbia letto l’intero articolo. È vero che «ciao!» deriva da
«schiavo» nel senso di «sono vostro schiavo», ma tutta la ricostruzione è di
parte (cfr.
qui). A Venezia non si salutava solo il doge, ma ognuno salutava il suo
prossimo così, intendendo «servo tuo!» e mostrando le proprie intenzioni
pacifiche. Ancora oggigiorno in Austria e altrove si saluta con «Servus!», ossia
«servo tuo!».
Ora, che cos’è un «saluto profano», di cui non dovremmo servirci? Gesù,
Giacomo, gli apostoli, la chiesa di Gerusalemme e altri erano profani, perché
salutarono con «salute (a te, a voi)!», visto che anche le guardie, il
procuratore felice e altri pagani lo usarono secondo il NT?
Mi sembra che qui si dia quasi un valore sacramentale al saluto «pace!».
Per altro esso non esiste quasi mai in modo assoluto («pace!»), ma solo così:
«pace a te!» (1 volta) e «pace a voi!» (alcune volte).
Inoltre, bisogna stare attenti a non confondere i brani, in cui si saluta
con la pace, con i brani, in cui si parla della pace; non sono la stessa cosa,
ma volentieri li si confonde! Abbiamo visto che nel NT il saluto «pace!» è
statisticamente poco ricorrente rispetto ad altri tipi di saluti. In
pratica, ricorre maggiormente «salute!», quale augurio di benessere. Anche il
verbo «salutare» intende augurare «salute» o una «buona condizione
fisica, mentale e spirituale»; si veda pure «salve!» nella sua antica
accezione di augurare salute e salvezza.
Mi è stato fatto notare che chi usa il saluto «pace!» lo fa soltanto con
altri credenti, non nella vita comune verso il resto del (suo) mondo. Se
fosse così, non si mostrerebbe molta coerenza. Infatti i
Giudei usavano (e usano) «šalôm» come saluto generico verso tutti.
Indipendentemente dal significato intrinseco di «pace», nel giudaismo esso era
(ed è) diventato qualcosa come «ciao!», «salve!», «salute!» o simili. Perciò,
essi lo usano verso tutti!
La menzione della «assemblea dei Fratelli», che qui non c’entra nulla, mi
fa capire che il saluto «pace!» ha qui più a che fare con un campanilismo
denominazionale che con un’analisi distaccata del NT. Perciò, volentieri si
trascurano tutte le altre forme di saluto presenti nella Bibbia.
Per me, dopo tale
attenta analisi, ognuno può usare il saluto a lui più consono. Basti che
non mi dica e non insista che esisterebbe un saluto più «biblico» o più
«cristiano» di un altro, perché secondo la Scrittura non è semplicemente vero.
■
Davide Forte: Martella
Nicola, sei di parte, e devi portare l’acqua al tuo mulino! Ti capisco.
Ti racconto un fatto commovente. Mio padre, prima che il Signore se lo
chiamasse, mi dette l’incarico di portare i suoi saluti a un fratello, che
viveva solo in un paesino di montagna; non ricordava il suo nome e mi disse che
come evangelista lo conoscevano tutti in paese. Infatti, arrivati lì, chiesi di
un evangelico; tutti c’indirizzarono verso una casa isolata. Con me cera mio
cognato non ancora convertito; ma a vedere quello che accadde, ci ripensò e
cercò pure lui il Signore Gesù. Arrivati a quel cancello, suonammo il
campanello; la casa era molto distante dal cancello. Vidi una persona anziana,
che si avvicinava, abbassandosi, evitando i rami degli alberi per vederci
meglio; e mentre si avvicinava, faceva fatica a vederci. Ormai ero sicuro che
fosse un fratello, oltre ad avermelo detto in tanti del suo paese, lo sentivo
pure nello spirito. Lui continuava ad avanzare, sperando di riconoscere chi
aveva suonato il campanello. A un certo punto per rincuorare il fratello,
gridai: «Pace del Signore Gesù, fratello»! Mio cognato, stupito
dall’atteggiamento festoso dell’altro, disse o questi sono pazzi, o il pazzo
sono io! L’anziana persona, saltando di gioia, accelerò il passo, per
abbracciarci e diceva con allegrezza: «Pace fratello, Dio vi benedica, che bello
avervi qui». Ci abbracciò senza chiederci di quale chiesa eravamo o da dove
venivamo; il saluto pace lo aveva ristorato all’istante, il saluto pace gli era
bastato per fargli capire che eravamo figli di Dio e che eravamo lì per lui. Non
ti racconto il resto.
Nicola, sarà che per
noi il saluto pace sia diventato convenzionale? Però è bello
salutarci con la pace del nostro Signore Gesù. Ricordo quando ero adolescente
che i fratelli con questo saluto si abbracciavano, saltavano di gioia e
piangevano, perché le loro viscere si commuovevano. Io ho anche frequentato la
vostra Assemblea e devo dire quello, che ho sentito e provato. Ho visto
solo sorrisi, finti sorrisi con cuori spenti. Spero presto che avvenga
anche da voi, come sta accadendo in molte chiese battiste e altre chiese
storiche, un nuovo g da parte dello Spirito Santo. Altrimenti molte di queste
chiese, che hanno avuto successo da parte di Dio in certi periodi, si
estingueranno. Comunque la Legge dei vasi comunicanti sta funzionando bene,
alcuni dei tuoi fratelli hanno iniziato da tempo a frequentare le
nostre adunanze pentecostali. La gloria a Dio. Pace. {02-07-2014}
▬
Nicola Martella:
Dopo aver fatto un’analisi esegetica particolareggiata del saluto nel NT, è
singolare sentirsi dire che sarei di parte e intenterei portare l’acqua
al mio mulino! A me non interessano i «mulini», ma la verità scritturale, che mi
appresso a ricercare e studiare onestamente. Mi fa proprio pensare il
campanilismo religioso, quando Davide Forte parla «dei tuoi
fratelli» e delle «nostre adunanze pentecostali»; quindi non si
tratta della verità, ma di denominazionalismo!
Inoltre, dopo tale insinuazione, mi sarei aspettato che Davide Forte mi avesse
mostrato, con la Scrittura alla mano, dove avrei omesso qualcosa nella
mia analisi; ma non ho trovato nulla di tutto ciò.
Al contrario, riporta degli aneddoti
interessanti; tuttavia, la «filosofia dell’esperienza» non ha forza probante. Al
contrario, questa è la tesi: dove si dice «pace!», c’è gioia commovente;
dove non si fa (negli altri ambienti), ci sarebbero «finti sorrisi con cuori
spenti»! Questa è arroganza bella e buona, poiché Davide Forte
pretende qui di poter vedere nei cuori delle persone ed esprime pesanti giudizi,
che non gli competono. Io non mi permetterei mai di fare una tale analisi
massimalista sulla fede e sull’atteggiamento devozionale degli altri.
E pretende anche di
predire chi si estinguerà o meno, ossia gli altri! Ora, però, negli
ultimi tempi (ma avviene già da decenni!), i leader che passano al
cattolicesimo, sono nella stragrande maggioranza proprio pentecostali! (cfr.
Ulf Ekman,
fondatore in Svezia del movimento pentecostale «Word of Life»). E qual sarebbe
la salvezza di tali «altri», frequentare le adunanze pentecostali? Questa
è proprio arroganza partigiana. Oltre a questo folklore denominazionale, si
cercherà invano la risposta probante, che ci aspettavamo. Come al solito: sotto
il vestito delle presuntuose illazioni, non c’è niente, proprio nulla di
probante.
3. {Ivaldo
Indomiti}
▲
■
Contributo:
Caro fratello Nicola, condivido al 100% la tua analisi. Prendo atto che hai
mantenuto una buona discrezionalità nell’evitare riferimenti diretti a
denominazioni, che impongono il saluto «pace» come lasciapassare evangelico,
o lanciano epiteti
nel caso di un saluto ritenuto «non cristiano» come ciao, arrivederci, addio e
cose del genere. Proprio di recente ho avuto modo di contestare a un fratello in
fede, di cui nutro comunque stima, di altra denominazione, la «inderogabilità»
sull’uso della parola pace per i saluti. Di tutto quanto scritto da me desidero
puntualizzare l’aspetto, che spesso questo saluto da loro «sdoganato» per
cristiano ed evangelico, è solo in contrapposizione al normale ciao o altro tipo
di saluto di matrice umana. Infatti, i moltissimi membri di quelle chiese, per
un opportuno accomodamento di quieto vivere, usano il saluto convenuto
per non passare per eretici o mondani. La domanda di fondo è: lo stesso
criterio di saluto è usato anche per contatti fuori della chiesa?
Veramente tutti questi fratelli salutano i salumieri, i fattorini, i vicini di
casa, il datore di lavoro nello stesso modo? Oppure il saluto tra fratelli in
fede viene fatto per non incorrere in fattori disciplinari, magari anche
«robusti» e dolorosi? Infatti, come hai scritto tu l’analisi sulle lettere alle
chiese e sulle lettere pastorali iniziano con saluti variegati e
particolareggiati. Se pace è il saluto convenuto in un certo ambiente
evangelico, mi chiedo allora perché non lo usano nella vita comune verso tutti.
Come hai scritto i discepoli venivano mandati nelle case, nelle famiglie per
recare la pace del Signore (infatti, non l’avevano). In caso contrario la
pace ritornava ai mittenti e questi scuotevano la polvere dai loro calzari.
{02-07-2014}
▬
Nicola Martella: Come ho già ribadito
altrove, gli Ebrei oggigiorno usano «šalôm!» indistintamente e
dappertutto, non solo fra i consenzienti nelle sinagoghe, essendo che essi non
pensano più al significato intrinseco (come noi non pensiamo al benessere,
quando diciamo «salute!»), quando lo pronunciano. Essi lo usano nello stesso
modo, come da noi si usa «salve!», «salute!», «ciao!» e simili.
Come hai giustamente rilevato, e io stesso ho ripetuto già in altri contesti,
chi usa il saluto «pace!», ritenendolo biblico e unico ammesso, lo fa
soltanto fra consenzienti e non nella vita di tutti i giorni con tutti
(colleghi, amici, parenti, al mercato, dal medico, negli uffici pubblici, ecc.).
Eppure, come anche tu hai constatato, i discepoli
salutavano con «pace a questa casa!» proprio le famiglie, che ancora non
erano seguaci di Gesù Messia! Essi portavano pace con l’annuncio
dell’Evangelo; se rifiutato, tale «loro» pace se ne usciva da tale casa con
loro. Oggigiorno però «pace!» è solo un saluto tra adepti. Inoltre, il
saluto «pace!» permette a ci lo usa di verificare chi è della sua corrente
dottrinale e chi no. La convenzione e la cultura religiosa di gruppo fa il
resto.
Come ho mostrato, nel
NT furono usati diversi tipi di saluto. Perciò, ognuno è libero di
salutare come vuole, basta che non pretenda che il suo sia l’unico scritturale e
legittimo. Purtroppo, il mio confronto con alcuni fautori del saluto «pace!» mi
hanno solo intristito, vedendo che ad alcuni non interessa la verità
esegetica, ma l’appartenenza di corrente e la difesa di una convenzione
religiosa. Sono rimasto anche rammaricato, a causa dell’arroganza
che tali fautori del saluto «pace!» hanno usato verso chi usa altri tipi di
saluto o verso chi, come me, proprio alla luce dell’analisi biblica, non ne fa
una questione di fondo. {02-07-2014}
4. {Fabrizio
Martin}
▲
■
Contributo:
Io uso salutare i
cristiani delle diverse confessioni con «pace a voi, fratelli»; pur
consapevole delle differenze di dottrina tra le varie chiese, c’è nostro Signore
in comune. Certo, se sono in panificio che vendo il pane ed entra un non
credente, non lo saluto con «pace a te, fratello». Mi sembra ovvio.
{02-07-2014}
■
Ivaldo Indomiti: La
riflessione, fatta in questo contesto, è in sostanza che il cristiano non deve
essere double face. Ma sia uguale all’interno di una comunità come
fuori in mezzo alla gente. {02-07-2014}
■
Fabrizio Martin:
Certo, salutare un
non credente con «pace, fratello» non è veritiero. {02-07-2014}
■
Ivaldo Indomiti: Più che un
saluto insolito per la gente è una vita cristiana coerente, che parla più
efficacemente. {02-07-2014}
■
Fabrizio Martin: Sono
d’accordo al 100%. E qui che sta il nocciolo dei nostri dialoghi; alla fine
dobbiamo chiederci: sono coerente con ciò, che Gesù insegna? Si aprirebbe
un altro tema. {02-07-2014}
▬
Nicola Martella:
Visto che Fabrizio Martin appartiene al cattolicesimo, come fa a
distinguere in esso il «credente» dal «non-credente», per poi salutare
diversamente l’uno e l’altro? Visto che gli Ebrei usano salutare chiunque con
«šalôm!», mi chiedo perché chi usa «pace!» oggigiorno non lo fa con tutti e non
usa la formula completa presente nella Scrittura («pace a te!», «pace a voi!»).
Quindi, a essere «ingombrante» nel saluto di Fabrizio Martin è la formula «pace
a voi, fratelli». Lui da cattolico la riserva solo agli adepti del
cristianesimo, di cui può andare sul sicuro. È la stessa logica di chi usa
«pace!» fra gli evangelici.
■
Fabrizio Martin: «Pace e
bene» dicono i francescani. E io saluto
come Gesù, «pace a voi, fratelli»; e voi salutate come vi pare e piace,
conta il cuore non la forma. {02-07-2014}
▬
Nicola Martella:
Giustamente, conta il cuore non la forma. Potresti indicarmi dove Gesù abbia
mani salutato precisamente con la formula «pace a voi, fratelli!»? Io non
l’ho trovata negli Evangeli, né all’inizio di Atti.
■
Fabrizio Martin: Io dico: «pace
a voi, fratelli», a chiunque interessa il Vangelo di nostro Signore Gesù
Cristo! Lo dico a tutte le persone che con l’aiuto di Dio vivono ciò, che il
Maestro ha insegnato. A chi non si professa cristiano, o si capisce che non lo
è, gli do il «buongiorno» e lo ricordo nella preghiera. Il
cattolicesimo per me è acqua passata, per me conta il Signore, e lui
soltanto. Ah dimenticavo di salutarvi, pace e bene fratelli. {04-07-2014}
■
Ivaldo Indomiti: Io invece
saluto tutti con un
abbraccio fraterno. Salute a voi. {04-07-2014}
5. {Giorgio
Modolo}
▲
■
Contributo:
Se questo è un
problema degno di argomentarci su, siamo allo sbando. {03-07-2014}
▬
Nicola Martella:
Giorgio Modolo, che significa? Dovremmo chiedere a te la lista dei
temi degni di argomentarci sopra? Mandacela subito, per non essere «allo
sbando»...
☺
■
Giorgio Modolo:
Nicola Martella, non devi chiedere a me, devi trovarli nella Parola, di cui ti
sei fatto maestro. È mai possibile che eravamo in un giardino con dei compiti da
svolgere, ma peccando siamo decaduti dal ruolo. Dio ha mandato il Figlio a
salvarci per ri-abilitarci a quel ruolo. Per un riformato (e questo è un
gruppo riformato, non evangelico o evangelicale) lo scopo della salvezza non è
«andrò in paradiso, quando muoio», quello è un effetto collaterale molto
importante, ma non è lo scopo principale in questa vita. La Bibbia è il libro
del Patto e contiene la legge del Patto: gli ordini di Dio per la nostra
vita. È piena zeppa di ordini su come vivere la vita individuale, famigliare,
nazionale, politica, economica, educativa, sociale, welfare, cura dei malati
ecc. Questi sono tutti ambiti di vita, che sono pertinenza di quel Regno,
che Cristo ha detto essere «vicino» e che invece sono stati lasciati a uno
Stato sempre più invadente, perché abbiamo rifiutato la responsabilità e la
fatica di farli nostri (come Adamo, che anziché lavorare al servizio di Dio,
volle essere come Dio?). Pace! {04-07-2014}
▬
Nicola Martella:
Ora, sinceramente, che c’entra tutto ciò col tema proposto, ossia «“Pace!” è il
saluto cristiano?», non lo capisco. Dici a me che mi sarei fatto maestro della
Parola, poi cominci una polemica fra «regno (di Cristo)» e «Stato»,
appiattendo il concetto di «regno» a questo mondo a al presente, mentre riduci
il regno futuro all’andare in Paradiso, trascurando il regno politico futuro di
Cristo in terra e il suo dominio sulla nuova terra. Quindi, secondo tale logica,
Cristo dovrebbe sostituirsi al presente a Cesare e la chiesa allo Stato (cfr.
invece Mt 22,21; Rm 13,1ss). Termino qui, essendo tutto ciò fuori tema.
Mica sei obbligato
a intervenire su un tema, che non è di tuo interesse. Se Paolo E. Castellina
ha approvato e commentato questo tema nel suo gruppo «riformato» e se altri lo
hanno letto (e altrove anche commentato), significa che a molti altri
interessa. A molti, tranne che a te, s’intende! Se ho affrontato questo
tema, significa che ce n’era di bisogno e che qualcuno me lo ha richiesto.
Nessuno ha detto a te che, se non saluti con «pace!», non stai usando il
saluto «biblico», lanciando così sinistre ombre su di te? Beh, ad altri è
successo. Anche queste sono cose che avvengono nelle chiese (o, secondo la tua
visione, nel «regno di Dio»).
6. {Gianni
Siena}
▲
■
Contributo:
Quando mi convertii al Signore, nel 1975, tutti si salutavano con l’espressione
«pace del Signore» o con «pace». Essendo fuori dal mio contesto ecclesiale
d’origine (Fratelli), accettai questa pratica esprimente i miei sentimenti di
neo-convertito in ambiente pentecostale. Se un mio consimile
[pentecostale] mi saluta con un «ciao», so cosa significhi e, la cosa mi fa
dubitare dei suoi sentimenti cristiani. Altra cosa è se a salutarmi in questo
modo è un credente di diversa estrazione «anche» pentecostale: è tutto
normale e ricambio conseguentemente.
Quest’espressione (pace...) la uso nei miei contatti con fratelli messianici.
Essa è biblica, la usò Gesù anche prima della risurrezione: era un
rabbino ebreo e come tale usava i legittimi costumi religiosi del suo popolo.
Quello, che non mi va giù, è quando di un simile uso se ne fa una norma da
imporre agli altri; e questo mi sa un po’ o tanto di esaltazione e
prurito «para integralisti o fondamentalisti».
Non entro nel merito
della discussione proposta da Nicola, ma mi oppongo a ogni intrusione nella mia
libertà personale in Cristo. Pace del Signore a tutti. {02-07-2014}
▬
Nicola Martella:
Lo trovo un atteggiamento equilibrato. Ho ricordato l’insegnamento di
Paolo in altro contesto sulla libertà di coscienza e sul rischio di porre un
intoppo al fratello con le proprie usanze ritenute coercitive: «Tu,
la convinzione che hai, serbala per te stesso dinanzi a Dio. Beato colui
che non condanna se stesso in quello, che approva»
(Rm 14,22).
Che Gesù quale rabbino ebreo abbia usato salutare con «pace (a te, a
voi)!», durante il suo ministero e quindi prima della risurrezione, è possibile;
ma, per amore di verità, faccio presente che gli Evangeli non ne riportano
neppure un caso. Dopo la risurrezione salutò sia con
«Vi saluto!»
(Mt 28,9 alle donne), sia «Pace
a voi!»
(Lc 24,36; Gv 20,19s.26 agli apostoli).
Similmente fecero gli apostoli, gli scrittori del NT e i credenti delle chiese.
7. {Antonino
Gervasi}
▲
■
Contributo:
Io ho letto le ultime righe della nota presente su Facebook: «Per favore,
non intervenire se, dopo aver letto l’intero articolo sul sito, ti rendi
conto che ti manca la necessaria competenza in merito!». Vorrei capirne il
significato, che cosa significa essere competenti? Chi è compente? Oppure
con questa frase vorremo evitare critiche? Io rispondo solo con la Parola di Dio
e quello, che Gesù ha detto a proposito «E in qualunque casa entriate,
dite prima: “Pace a questa casa”. E se lì vi è un figlio di pace, la vostra pace
si poserà su di lui; se no, essa ritornerà a voi» (Luca 10,5-6). Chiedo in
che cosa consiste la competenza? Nella conoscenza letterale della Parola di Dio
oppure in quella spirituale della Parola stessa? {02-07-2014}
▬
Nicola Martella:
Ad esempio, se un articolo contiene termini o espressioni nelle lingue
originali, che sono importanti da capire, per poter affrontare il tema e
rispondere, ciò significa che ci vuole competenza. Inoltre, se qualcuno è alle
prime armi con la fede e non ha la conoscenza per affrontare un tema
difficile per lui, significa che al momento gli manca la competenza.
Anche Paolo affermava: «Nondimeno fra quelli, che sono maturi noi
esponiamo una sapienza...» (1 Cor 2,6). Ciò significa che tale «sapienza»
non era comprensibile a tutti, ma solo alle persone mature. Anche Pietro,
parlando degli scritti di Paolo, affermava: «Nelle quali epistole sono alcune
cose
difficili a capire, che gli uomini ignoranti e instabili torcono, come anche
le altre Scritture, a loro propria perdizione» (2 Pt 3,15). Quindi, anche
Pietro ammetteva che non tutto ciò, che Paolo aveva scritto, era alla portata di
tutti, anzi alcuni torcevano ciò, che non capivano. Il panorama non è
cambiato da allora.
Quanto al brano da te citato, esso si riferiva
a un discepolo di Gesù, che entrava in «qualunque casa» dei Giudei
d’allora, sottintendendo nel contesto che non si trattava di seguaci di Cristo.
Tu, sinceramente, quando entri nella casa di un non-credente, saluti tale
famiglia con la formula: «Pace a questa casa»? Oppure conosci
qualcuno, che lo fa abitualmente?
Se non lo hai già fatto, leggi l’intero articolo e poi intervieni nel merito.
8. {Eliseo
Paterniti}
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Nicola, io personalmente mi adeguo, come
te, a ogni saluto. Per me un saluto vale l’altro. Purtroppo nel movimento
pentecostale, a cui appartengo, si dà molto risalto, forse ormai per
abitudine, non tanto per convinzione come qualche fratello più anziano. Ad
esempio, mio padre è convinto che il saluto «pace» è il saluto esclusivo del
cristiano evangelico. Come fai a convincere una persona di 84 anni
diversamente, dopo che per 65 anni a salutato cosi? Per un po’ di tempo non ha
visto bene il fatto che con mia moglie e i miei figli ci salutiamo con un
semplice ciao. Lo stesso vale per i miei suoceri. {02-07-2014}
9. {Pietro
Calenzo}
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Siamo perfettamente d’accordo, chi è il
principe della pace, i credenti? No, lo è il Signore Gesù, e Lui solo si poteva
permettere di trasmetterla. Oltre ciò chi si sofferma su queste «filatterie»,
temo che non abbia colto la coerenza interna delle Scrittura. In nessuna parte
della Bibbia è scritto di pronunciare solo la parola «pace», ma semmai
aggiungere anche «grazia», «misericordia» o altre parole di benedizione, come da
te citate nell’articolo. Vista la libertà del cristiano, non amo
assoggettarmi a qualsiasi nozione, che erroneamente si ritiene un obbligo
scritturale. Quando la tradizione di una certa denominazione, e solo di
essa, si permette di giudicare altri fratelli, è una tradizione che mal tollero
o digerisco, tanto più se corredata da una superficiale esegesi testuale. Saluti
nel Signore Gesù nostro Signore. {04-07-2014}
10. {}
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11. {Vari e
medi}
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■
Giuseppe Liotti: Un saluto è
cristiano, solo se proviene da un vero cristiano. Meglio sarebbe non dire «pace
di Cristo», se in effetti la pace non c’è. La
sincerità viene prima di tutto. In ogni modo il saluto viene augurato, se
c’è vera gioia nell’incontro tra i fratelli; una persona sensibile se ne accorge
subito, guardando negli occhi, che sono lo specchio dell’anima. Il saluto
potrebbe essere solo un
fatto formale, ma tra i veri cristiani non dovrebbe essere così.
{02-07-2014}
■
Kalimba Charmer: Ho letto
tutto l’articolo, tuttavia ciò che io so è che usiamo dire «pace», semplicemente
perché è la diretta traduzione di «shalom», che era ed è il saluto
ebraico in uso in Israele da sempre. Quindi visto che il popolo dei padri
della fede usava e usa tutt’oggi la «pace» (shalom), per dire ciao, la
chiesa cristiana conservatrice italiana fa lo stesso. {02-07-2014}
▬
Nicola Martella:
Una differenza sostanziale c’è! Mentre gli Ebrei dicono «šalôm!» verso
tutti, appunto come un saluto generico, chi usa oggigiorno «pace!», lo fa
soltanto fra i credenti, non nella vita comune verso colleghi, vicini,
conoscenti, dal medico, in un ufficio pubblico, ecc. Quindi, è diventato un modo
di salutarsi solo fra adepti della stessa direzione dottrinale.
Esistono tanti
altri credenti conservatori, che non usano tale fraseologia. Inoltre, come
abbiamo visto, statisticamente il saluto «pace!» è abbastanza poco ricorrente
nel NT rispetto ad altri, p.es. «salute!». Come abbiamo visto, chi
pretende che «pace!» sia l’unico saluto biblico per i cristiani, sbaglia.
Quindi, non essendoci un solo tipo di saluto nella Bibbia, c’è libertà di
salutare gli altri, così come si è abituati nella propria cultura.
■
Florea Niculina: Il saluto
cristiano coerentemente sarebbe: «la pace di Cristo Gesù sia con noi»,
non semplice «pace» e nemmeno «shalom», nulla di tutto ciò. Il Signore ha detto:
«vi do la pace la mia pace».... e io voglio la sua pace. Gesù ci benedica!
{03-07-2014}
▬
Nicola Martella:
Florea Niculina, hai letto l’intero articolo?
Dove trovi nella Bibbia la formula di saluto «la pace di Cristo Gesù sia
con noi»; io non l’ho trovata.
■
Antonio Selce: Oh, che
bello questo articolo! È così distensivo che mi sono rilassato. Ormai in
certi ambienti e con certi «credenti» bisogna stare attenti a tutto: a
come si parla, a come ci si veste, all’acconciatura dei capelli, ecc. ecc.
Alcuni sono «biblici» al punto da usare ancora vecchie versioni della Luzzi o
della Diodati, perché dicono siano più fedeli come traduzione; a volte si legge
«giacche» al posto di «giacché» e si afferma che è biblico indossare la
giacca, Rilassatevi, figlioli. J
Caro Nicola, la grazia del Signore ti sia moltiplicata. {02-07-2014}
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Edoardo Piacentini: Gli
apostoli Paolo, Pietro e Giovanni salutano i credenti con «grazia e pace»
(Romani 1,7; 1 Corinzi 1,3; 2 Corinzi 1,2; Galati 1,3; Efesini 1,2; Filippesi
1,2; Colossesi 1,2; 1 Tessalonicesi 1,1; 2 Tessalonicesi 1,2; 1 Timoteo 1,2; 2
Timoteo 1,2; Tito 1,4; Filemone 3; 1 Pietro 1,2; 2 Pietro 1,2; 2 Giovanni 3;
Apocalisse 1,4). In tal modo volevano dire che
senza la grazia divina non c’è pace per nessun credente. Dio ci
benedica. {02-07-2014}
▬
Nicola Martella:
Grazie, Edoardo Piacentini, proprio lo stesso elenco di versi l’avevo messo
nell’articolo di riferimento, aggiungendo che
l’enfasi maggiore sta sulla grazia (accentuazione per posizione), il cui
efflusso è la pace.
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Carmela Piccirillo: Il
Signore Gesù ci ha lasciato un modo di salutarci, che non appartiene al mondo. «Pace»
è il saluto cristiano, per non essere come gli altri. Pace, e Dio ti benedica.
{04-07-2014}
▬
Nicola Martella:
Anche «Salute (a te, a voi)!» è stato usato da Gesù, poi anche dalla
chiesa, dagli apostoli e dagli scrittori del NT. Al contrario, «Pace a questa
casa!» era il saluto che i discepoli dovevano usare, entrando in qualunque
casa; come mostra il contesto, erano le case di coloro, che non erano seguaci
di Cristo. Gesù non ha comandato nessun saluto preminente da usare tra i suoi
seguaci, quindi «pace!» non è «il saluto cristiano». Dove non c’è un
comando chiaro ed evidente per i cristiani d’oggi da parte di Gesù o degli
apostoli, c’è libertà.
12. {Vari e
brevi}
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Carolina Dentico: Certo che
pace è il saluto cristiano. Gesù l’ha detto: «Salutatevi con la pace».
{02-07-2014}
▬
Nicola Martella:
Carolina Dentico, si vede che non hai letto l’intero articolo, vero? Inoltre,
dove avrebbe
comandato Gesù: «Salutatevi con la pace»? Nella mia Bibbia non c’è. Che
tu abbia un manoscritto segreto o apocrifo tutto tuo personale? Prima leggi
l’intero articolo, poi riflettici sopra e infine intervieni nel merito.
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Mara Iannone: Sono d’accordo
con te! {02-07-2014}
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Antonino Staiano: Sono lieto
che se ne può parlare. {02-07-2014}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Pace_saluto_Avv.htm
04-07-2014; Aggiornamento: |