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NOIA A SCUOLA, SEGNALE AI GENITORI? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Sandro, un lettore del sito e membro della nostra comunità, mi ha scritto preoccupato riguardo al sul secondogenito (9 anni, 4a elementare), che ha difficoltà a reinserirsi nell'ambiente scolastico, dopo tre mesi di ferie, e che trova la scuola alquanto noiosa. Egli mi ha chiesto un consiglio personale, invitandomi a farne un argomento di dibattito, cosicché possa esserci uno scambio proficuo tra i lettori su questo tema. [► Noia a scuola, segnale ai genitori]

    Inviandogli la mia risposta, gli scrivevo: «Tieni presente che le cose che scrivo, sono considerazioni che vogliono stimolare la riflessione e la discussione e non sono per nulla presentate per accusare o rimproverare. I genitori hanno il diritto di educare il loro figli come vogliono, nel rispetto della legge, della morale e del buon senso, tanto più se sono credenti. Spero che vi sono stato utile». Egli, dopo la lettura, mi ha fatto delle osservazioni che mi hanno portato a fare dei ritocchi nell'articolo. Lo scopo è comunque, come da lui stesso desiderato, di parlare insieme di questo tema.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Sandro Carini

2. Fausto Gaeta

3. Nicola Berretta

4. Vincenzo Russillo

5. Stefano Frascaro

6. Isabel Nunnari

7. Laura Carini

8. Sandro Carini

9.

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Sandro Carini}

 

Scusa, caro fratello, se ti ho fatto lavorare parecchio, ma grazie d’averlo fatto. In linea di massima condivido la maggior parte delle tue riflessioni. Ci sono solo un paio di cose da chiarire.

 

     ■ 1. È da circa un paio d’anni che Simone lancia, con comportamenti scolastici particolari, dei messaggi. Chiaramente noi genitori stiamo cercando di capire il problema e di fare il possibile per aiutare Simone a risolverlo. Quindi, quando dici che gli dobbiamo dedicare più tempo, sappi che lo stiamo facendo.

     Come hai accennato, io sto frequentando un corso universitario d’infermieristica, ma per necessità, visto che ho perso il mio lavoro. Studio solo la mattina, quando i figli sono a scuola e la notte quando i figli sono a letto; il pomeriggio dedico il mio tempo «libero», con gioia e godimento, ai miei figli, secondo le necessità. (Il fatto d’essere uno studente disoccupato in questo momento m’avvantaggia;quanti papà vorrebbero avere del tempo da passare con i propri figli ma non lo hanno?)

     Simone in questo momento ha la priorità, infatti lo porto a lezione di karate tre volte a settimana, una volta ogni due settimane a scuola di chitarra, poi all’ora felice e la domenica mattina alla stazione dei treni. Purtroppo è Simone che in questo periodo è diventato così lento, svogliato e distratto nel fare i compiti che non ha più tempo per giocare con i suoi amici.

     Mia moglie, da circa 3 anni, lavora, grazie a Dio, e cioè da quando ho perso il lavoro io. Tornando a casa di pomeriggio stanca e dovendo organizzare la cena e molte altre cose, cerca di seguirlo nel miglior modo possibile, controllando se ha commesso errori o se ha tralasciato qualcosa. Le uniche tre volte che per motivi di tempo si è fidata di Simone e non lo ha controllato ci ha riportato a casa tre note sul diario per non aver svolto i compiti.

 

     ■ 2. Quindi penso che una parte del messaggio di Simone vada anche verso le maestre. Purtroppo anche loro stanno attraversando un periodo buio (una loro collega, ex maestra di Simone, lo scorso anno ha dovuto smettere d’insegnare a causa d’una seria malattia). Capisco che è un momento difficile e che è molto complicato sostituire una maestra preparata e carismatica come la prima, ma per il bene dei loro alunni dovrebbero trovare i metodi giusti per aiutare tutti i bambini più o meno talentuosi.

     La nostra gioia di genitori è stata quella di vedere crescere un figlio che a due anni leggeva le targhe delle automobili, a 5 anni leggeva e scriveva frasi di senso compiuto al computer e a 6 anni amava la scuola; e la nostra sofferenza oggi è di constatare che lui a 9 anni... sembrerebbe che la odia.

     Abbiamo però la speranza e la certezza che il nostro Signore ci guiderà per il meglio anche in questa delicata situazione. Quindi ascolteremo con molto interesse tutte le testimonianze di chi vorrà contribuire a farci trovare il bandolo della matassa. {10-10-2009}

 

 

2. {Fausto Gaeta}

 

Riguardo a Simone io non mi preoccuperei più di tanto. Egli ha vissuto per circa 3 mesi in montagna: usciva quando voleva, rientrava quando voleva, non aveva la pressione famigliare, che tu descrivi nella tua risposta. Quindi, la sua reazione attuale è del tutto normale. Io al posto loro mi dedicherei più all’applicazione dell’insegnamento biblico in casa, come dici pure tu, osservando così il comandamento di Dio (p.es. Gn 18,19; Dt 6,7). {8 ottobre 2009}

 

 

3. {Nicola Berretta}

 

Mi è stato chiesto da Sandro un parere sulla questione e anch’io, come Nicola Martella, entro dentro il problema in punta di piedi, consapevole della mia comprensione parziale delle dinamiche familiari e della situazione scolastica vissuta da Simone.

     Ciò che mi sento di dire è che la lettura di questo tema mi ha lasciato peno d’ammirazione. Tralascio per ora i giudizi sul merito delle affermazioni, parlo semplicemente della forma e dello stile del tema. Fantastico! Se guardo a me stesso, non penso proprio che a sarei stato in grado di scrivere un componimento breve così intenso ed elegante stilisticamente. Se lo paragono poi all’insipienza diffusa nelle nuove generazioni, credo che un tema del genere farebbe alzare la media a tanti studenti di scuola superiore. Mi piacerebbe perciò che le Maestre di Simone lo leggessero senza vedersi messe all’indice dalle affermazioni che contiene, ma piuttosto sentendosi onorate d’aver partecipato alla formazione di questo bimbo.

     Simone è un bambino del tutto normale, ma anche «vulcanico» e dall’intelligenza vivace. Mi rendo conto che la presenza di questi bambini pone seri problemi al nostro sistema scolastico, già sottoposto a notevoli difficoltà organizzative (per cause di cui non ritengo di aver titoli per discutere). Bambini così vulcanici avrebbero bisogno di un’educazione scolastica personalizzata, allo scopo d’incanalare le loro energie in modo tale da aiutarli a sviluppare tutte le loro potenzialità. Al contrario, la scarsità di risorse e di personale fa sì che spesso l’educazione scolastica tenda a livellare il tipo d’insegnamento, col risultato di «annoiare» chi avrebbe bisogno di maggiori stimoli, tacciando le loro insofferenze per insubordinazione o mancanza di disciplina.

     Dopo aver espresso le mie lodi sperticate a Simone, non vorrei però indulgere troppo nel vittimizzarlo. La sua insofferenza alla disciplina, il voler fare a modo suo, il suo desiderio di comandare, non credo che vadano incoraggiati e penso che le Maestre facciano bene a non transigere. D’altra parte questi sentimenti sono comuni a tanti bambini di quell’età (così come in tanti «grandi»), ed è compito della scuola non dare solo nozioni, ma anche educare alla convivenza civile.

     Un discorso a parte vorrei farlo sul fatto che le Maestre urlano. Purtroppo anch’io sono passato attraverso questo problema, per mia figlia maggiore. Elena (è il suo nome) è sempre stata molto silenziosa ed emotivamente sensibile. Ricordo i giorni in cui tornava tremante dalla scuola elementare, agitata dalle urla delle Maestre. Ciò di cui forse le Maestre dovrebbero rendersi conto, è che le urla cambiano solo momentaneamente il comportamento dei bambini che recano disturbo alla classe, mentre influenzano tantissimo chi è più sensibile, il quale è proprio quello che spesso col disturbo alla classe non c’entra nulla. Insomma, danneggia chi non ha responsabilità, mentre interferisce blandamente (se non per nulla) su chi dovrebbe stare un po’ più bravo. Accade purtroppo spesso che le Maestre sfoghino le loro frustrazioni urlando. Occorrerebbe un maggiore controllo di sé, utilizzando forse metodi più drastici, freddi e mirati (note, sospensioni, richiami ai genitori), piuttosto che urla e vuote minacce generalizzate. {12 ottobre 2009}

 

 

4. {Vincenzo Russillo}

 

Noia nello studiare? Ti dico la mia da studente

 

Ricordo perfettamente le giornate trascorse alle scuole elementari, posso dire che personalmente le ho affrontate positivamente. Ma di certo non è stato sempre semplice. Iniziare dopo una lunga pausa è sempre faticoso, quindi immedesimandomi nel piccolo Simone, posso capire la sua difficoltà nel ricominciare. La scuola spesso è vista come un posto d’oppressione, perché ci sono molti elementi che non ce la fanno piacere.

     ■ Spesso sono le maestre che non invogliano gli scolari, hanno un modo d’insegnare troppo autoritario. Infatti nel tema c’è scritto: «Che noia sentire sempre le maestre che urlano»; se proprio non c’è ne bisogno, le insegnanti dovrebbero imparare a comunicare con più tranquillità con i propri alunni.

     ■ Considerando sempre il rapporto tra maestre e alunni, bisogna che le maestre essendo essi ancora piccoli, stiano più vicini ai bambini. Non li considerino soltanto dei numeri scritti su un registro da giudicare ma che ascoltino (dando il giusto tempo a ognuno) le esigenze degli allievi.

 

Senza inoltrarmi nei rapporti scolastici, non conoscendo la situazione specifica. Vorrei partire da una mia testimonianza diretta da studente, per disegnare alcune regole che potrebbero essere efficaci.

 

1. Insegnare l’importanza dello studio anche durante le vacanze

     Come accennavo sopra, carburare dopo le vacanze è difficile; e accettare di stare chiusi in una stanza per cinque o più ore, lo è ancora di più. Bisogna quindi cercare d’abituarsi a studiare con piacere. Le insegnanti di solito nell’estate o durante le altre vacanze affidano dei compiti agli allievi, il più delle volte è un «medicinale» per non perdere l’abitudine dello studio. Ma anche qualora non lo facessero, bisogna trovare un buon compromesso tra divertimento e studio: ovvero si potrebbe far leggere al bambino un bel libro e dedicarsi ad altre lezioni per un breve periodo di tempo.

 

2. Motivare il bambino

     A volte i bambini hanno bisogno di stimoli. Bisogna sempre stabilire delle regole e farle rispettare perché: «Chi risparmia la verga, odia suo figlio; ma chi lo ama, lo corregge per tempo» (Proverbi 13,24). Quando la scuola diventa troppo «pesante», dovuta all’insegnamento o magari alla scarsa voglia di passare sui libri, bisogna attivarsi innanzitutto per cercare d’estirpare il problema dalla radice. Ogni bambino, quando ci sono delle belle giornate, vorrebbe correre fuori a giocare. Si deve però dare quell’input al bambino d’affrontare le lezioni con piacere. Ovvero bisogna responsabilizzarlo e portarlo all’autocontrollo, ad esempio se ama giocare a calcio o con gli amici, è necessario fargli capire che potrà ottenere ciò che vuole, solo dopo aver studiato. Solo con il sacrificio si potrà arrivare a essere responsabili.

 

3. L’importanza del gioco nello studio

     Quando ero più piccolino anch’io m’annoiavo a fare i compiti, gettavo a terra la matita e incrociavo le braccia. Vedevo i compiti da svolgere come una costrizione e anche star seduto a scuola nel mio banco era per me una noia. In più essendo abbastanza timido, stare con gli altri bambini per me era davvero molto difficile. Ogni giorno andare a scuola era una lotta per i miei genitori! Devo dire che la «ricetta segreta», per farmi piacere lo studio, la trovò mio cugino più grande. M’insegnò innanzitutto un metodo per studiare perché le maestra a volte sono troppo impegnate a svolgere il programma o a giudicare. Non un metodo convenzionale, ma giocando. Anche i miei genitori nel tempo mi comprarono dei libri con dei fumetti che mi spiegavano la storia o la scienza. Era tutto più piacevole. Non era più una costrizione ma una passione, volevo sempre saperne di più. La geografia la studiavo guardando mappe e cercando d’interessarmi a quel luogo, magari m’accompagnavo con dei personaggi dei fumetti che tra le pagine di quei simpatici libri o con giochi mi facevano sempre apprendere nuove cose. Insomma lo stimolo va dato con delle regole, ma non sempre troppo dure. Il gioco è sempre una chiave risolutiva, si fanno sviluppare delle capacità e un metodo di studio. Adesso ad esempio mi ritrovo a studiare mille pagine, ma lo faccio con piacere perché ho sempre voglia di sapere di più.

 

4. Conclusioni

     L’apprendimento è stimolato dagli insegnanti; parte della scarsa voglia di studiare (non mi riferisco al caso specifico) è d’attribuire a loro. Ricordo che un noto prete, don Milani, che dedicò parte della sua vita all’insegnamento amava dire «I Care» (mi sta a cuore). Le maestre dovrebbero ricordare questo motto, cercando di star vicino agli alunni. Insegnando e soprattutto facendosi stare a cuore i bambini, non solo cercando di dare delle nozioni. Ad esempio quando si parla di scienze, bisogna stimolarli con esempi pratici. In egual modo i genitori, quando è possibile, devono usare ogni mezzo che possa creare uno stimolo per la mente dei propri figli. Bisogna costruire assieme ai propri figli una strada da seguire, la scuola deve diventare una sfida a dare il massimo di sé stessi anche quando non si hanno le capacità. Applicando le giuste regole e dando al bambino le motivazioni per cui studiare, si potranno avere grandi soddisfazioni. Infatti la Bibbia ci dice: « Correggi tuo figlio; egli ti darà conforto,e procurerà gioia al tuo cuore» (Proverbi 29,17). {12 ottobre 2009}

 

 

5. {Stefano Frascaro}

 

Non si nasce, purtroppo, già dotti; e quello del genitore è uno di quei ruoli in cui uno l’esperienza se la fa sulla propria pelle, più di tanti altri. Se la fa sulla propria di pelle e su quella dei figli.

     Penso che Sandro debba ringraziare il Signore per la schiettezza di Simone. Ha alzato una «bandierina» proprio all’inizio del percorso scolastico e quindi la famiglia avrà tutto il tempo per cercare di «raddrizzare» il tiro proprio in corso d’opera.

     Posso portare la mia d’esperienza, avendo due figli, proprio perché sono rimasto «cieco» davanti a tutte le bandierine, striscioni, poster che mio figlio grande alzava in continuazione, e che io etichettavo come ribellione.

     Padri non si nasce, ma si nasce figli e si diventa padri. Il mestiere di genitore, sicuramente il più difficile che esista, è un mestiere che nessuno può insegnare e tramandare al proprio figlio. Noi possiamo avere l’esperienza dell’insegnamento dei nostri di genitori, ma non è detto che sia quella giusta per i nostri figli poiché sono cambiati i tempi, le esigenze, i ritmi.

     E se è pur vero che il sistema scolastico italiano è negli ultimi posti nella graduatoria europea, è anche vero che i nostri figli vivono in quell’ambiente più ore di quanto vivano con noi. Quindi bene hanno fatto i genitori di Simone a intervenire e parlare con gli insegnanti, ma ancor di più hanno fatto bene a cercare «il volto del Signore» anche per questa situazione.

     Il profeta Davide c’insegna che ogni volta che cercava rifugio nel Signore e ascoltava la sua Parola, era vittorioso nelle sue scelte; ma quando la carnalità prendeva il sopravvento miserabilmente rovinava a terra.

     Avendo il privilegio di conoscere tutta la famiglia Carini, faccio mie le esortazioni di Nicola, riflettendo però anche sulle molte attività extrascolastiche di Simone. Siamo certi che non sia, per così dire, sovra-stimolato? E che non faccia dell’unica cosa che non gli piace fare, una valvola di sfogo? {13 ottobre 2009}

 

 

6. {Isabel Nunnari}

 

Cari Sandro e Annarita, posso capire bene come ci si sente quando a scuola i nostri figli non funzionano come ci s’aspetta da loro. Allora ci s’interroga se noi non abbiamo sbagliato in qualcosa, ci facciamo 1000 domande, cerchiamo di scoprire dov’è il problema e anche se è buono mettersi sempre in discussione, cercando di migliorare le nostre lacune. Tutto ciò non deve neanche però diventare una fissazione; l’unica cosa che questo può produrre è tensione in famiglia…

     Il mio consiglio è quello di parlare con Simone del problema che ha a scuola, lasciandolo parlare di tutte le tensione che vive all’interno d’essa. Anch’io sono mamma di due splendide bambine di 4 e 8 anni, e posso dire che quando mia figlia di 8 anni ha qualche problema a scuola o la piccola all’asilo, sanno che si possono sfogare con me e con mio marito dei loro «piccoli» (ma per loro grandi) problemi, e che insieme con l’aiuto di Dio troveremo la soluzione per superare quell’ostacolo!

     Un altro consiglio, che penso che vi possa essere utile, è quello di fare capire a vostro figlio quanto sia importante il dovere e non solo il piacere a quest’età (9 anni). A questa età si ha ancora voglia di fare solo quello che piace (anche ascoltare la maestra è un dovere...);è importante che capiscano che ci devono essere delle priorità nelle loro scelte, cercando di discernere quello che viene prima e quello che viene per ultimo. Alla mia figlia maggiore anch’io le ricordo tutti giorni questa frase: «Prima il dovere e poi il piacere». È importante che imparino questo, se non vogliamo trovarci poi con dei giovani che non riescono a concludere niente, (studi, lavoro), che a la prima difficoltà lasciano perdere tutto e non lottano...

     Spero che questi piccoli consigli vi possano aiutare, e concludo dicendovi che noi non siamo soli come genitori, ma possiamo chiedere sempre al nostro Signore Gesù d’aiutarci nelle cose in cui noi non riusciamo ad arrivare; sono sicura che Lui lo fa! {13 ottobre 2009}

 

 

7. {Laura Carini}

 

Ho letto il tema di Simone e non mi sono sconvolta più di tanto.

     Innanzitutto il titolo: un tema che s’intitola che noia non può che trovare radici in una cosa che tanto allegra non è, cioè la scuola. Simone ha trovato nella scuola un argomento fertile con il quale poter descrivere il tema della noia.

     E in parte, conoscendo Simone, ha cercato di provocare le sue maestre sfidandole... loro lo colpiscono con le note perché comandano, mentre lui risponde sostenendo che così carine non sono neanche loro perché urlano...

     Nel tema di Simone non leggo un disagio profondo, ma un voler attirare su di sé l’attenzione che può mancare in un ambito familiare un pochino affollato in cui Simone stesso non ricopre un ruolo ben preciso.

     Simone è ancora nell’età, in cui la scuola non è un passatempo piacevole ma solo un’imposizione: svegliarsi la mattina, ascoltare le maestre... tornare a casa... fare i compiti... e ricominciare.

     Gli adulti vanno al lavoro con lo stimolo materiale dello stipendio... solo alcuni fortunati hanno un lavoro che amano profondamente.

     Lo stimolo di Simone dovrebbe essere l’apprendere nuove cose tutti i giorni che ci accompagneranno per la vita, ma è solo in età adulta che si apprezzeranno gli sforzi fatti durante gli anni scolastici dell’istruzione obbligatoria.

     Credo comunque che per le maestre di Simone sia più semplice delegare alla famiglia il cosiddetto disagio di Simone piuttosto che cercare di risolverlo in classe con lui e con i compagni. Se la scuola, come sostiene Simone, è solo fare i compiti e colorare... allora dai nostri tempi è peggiorata e ha ragione Simone a dire che è una gran noia. {zia di Simone; 13 ottobre 2009}

 

 

8. {Sandro Carini}

 

Vorrei ringraziare tutti coloro, che hanno contribuito a riflettere su questo delicato tema (figli - genitori - scuola). E vorrei comunicare che, grazie all’interazione dei vostri consigli e alla guida del Signore, abbiamo parlato più serenamente con le maestre, le quali sono state sensibili e motivate a trovare insieme una strategia (loro a scuola e noi a casa) per stimolare Simone.

     I risultati dei primi 2 giorni hanno pareggiato le 3 note subite da Simone con altrettanti 3 dieci, ma la cosa bella era la gioia con la quale Simone annunciava tali risultati.

     La prima battaglia è vinta, ora vigiliamo facendoci guidare sempre dal nostro Maestro (Gesù), dalla nostra Guida (lo Spirito Santo) e dal Padre (l’Eterno Dio).

     «Vi do un nuovo comandamento: che v’amiate gli uni gli altri; come io [Gesù] vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri» (Gv 13,34).

     Di nuovo grazie a tutti dalla famiglia Carini al completo. {15 ottobre 2009}

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Noia_scuola_genit_parla_EnB.htm

08-10-2009; Aggiornamento: 16-10-2009

 

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