Qui di seguito discutiamo l'articolo «Natale
e apologetica cristiana».
Ribadisco ancora una volta, riferendomi a Romani 14, che io personalmente
sono uno che non osserva giorni particolari e per il quale tutti i giorni sono
uguali per onorare Dio nella mia vita. Da questa posizione di libertà mi sento
di riconoscere il diritto di altri credenti di osservare ricorrenze settimanali,
mensili o annuali, che non sono apertamente in contrasto con lo spirito del
nuovo patto. La mia eventuale critica riguarderà eventualmente la modalità e la
contingenza di tutto ciò.
Qui ci interessa particolarmente la difesa della verità, per realizzare
la quale bisogna sapere con precisione che cosa il nuovo patto comanda
(centralità ineludibile) e che cosa delega alla coscienza dei singoli
(periferia, contingenza).
Inoltre bisogna mettere a fuoco l'azione efficace dei cristiani biblici
nel mondo d'oggi e rispetto ai contenuti culturali odierni della nostra
attuale civiltà. L'uso di argomenti desueti (p.es. sedicenti radici pagane
del Natale) non solo non sono comprensibili ai contemporanei, ma anche laddove
riusciamo a farglieli capire, probabilmente non otteniamo nulla di singolare
rispetto all'Evangelo; la gente continuerà a fare le stesse cose, ma con più
discutibile «conoscenza».
Quando la pietra cade nell’acqua, crea innumerevoli cerchi, piccoli e
intensi all’origine e sempre più grandi e meno intensi verso la periferia. Così
è con l’annuncio dell’Evangelo e con l’influenza del regno di Dio. Alcuni, che
ascoltano l’Evangelo e hanno a che fare con i credenti fedeli, si lasceranno
discepolare. Altri apprezzano il «buon profumo di Cristo», quando
siamo con loro, e si lasciano evangelizzare. Altri ancora cristianizzano
i loro costumi con gradi diversi. L’evangelizzazione, l’insegnamento biblico e
l’apologetica partono dalla luce, che c’è dentro gli altri, e la
incoraggiano a svilupparsi.
Di là da come si pensi sul Natale, è difficile essere ascoltati sulla fede
biblica, dopo aver
scandalizzato i propri interlocutori, ferendoli nei loro sentimenti e
nelle loro convinzioni. Invece di condurre furenti battaglie contro il Natale,
il cui esito è sempre incerto, si fa bene a spiegare alla persone perché
Gesù è nato.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster
(E-mail)
Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli
firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito
può dare uno pseudonimo, se richiesto.
I contributi sul tema
▲
(I
contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
I
contributi attivi hanno uno sfondo bianco)
Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante
1.
{Emiliano Musso}
▲
■
Contributo: Caro Nicola, desidero anzitutto
ringraziarti per gli spunti, che hai voluto presentare in merito al mio
video, spunti che ho letto e apprezzato, condividendone appieno il senso. In
particolare, la riflessione sulla figura di Cristo come «soppiantatore»
delle tradizioni pagane. Con questo intervento voglio però precisare che il mio
intento nella realizzazione del video non è stato quello di «demonizzare»
la festività natalizia, quanto piuttosto di fornire uno strumento «rapido» per
coloro che sono attenti alle origini di ciò che fanno.
Concordo con te quando affermi che oggi è di marginale importanza sottolineare
radici, che non appartengono alla cultura dell’uomo moderno; tuttavia vi
sono persone, per le quali determinati fattori sono ancora importanti. Visto che
nei commenti precedenti al mio è stato fatto accenno al pericolo di
«scandalizzare» i neo-convertiti, voglio portare il mio esempio personale:
all’epoca della mia conversione, per me è stato vero il contrario, nel senso che
pur rendendomi conto dell’importanza molto relativa della questione natalizia,
mi sono domandato più volte come dei credenti potessero mettere in pratica
usanze, che arrivavano dal paganesimo. Forse ne ignoravano la provenienza? Forse
non gliene importava?
Prima di arrivare a una conclusione simile a quella, che proponi, citando
Romani 14, c’è voluto tempo e «fatica». Tutto questo per dire che non sempre
— mettendo in discussione qualcosa che nella prassi ha origini «fumose» — si
rischia di «scandalizzare»; a volte è vero il contrario. Ovviamente, esistono
cose infinitamente più importanti (la lista di 1 Cor 5,9ss è emblematica
in questo senso); però di tali gravi peccati abbiamo occasione di discutere
tutto l’anno, innestati come sono nell’animo dell’uomo decaduto. Riguardo
all’osservanza invece di una festività come quella del Natale, c’è una sola
occasione all’anno, e a mio avviso ci dà la possibilità di parlare del
sacrificio di Cristo (come in effetti faccio verso il termine del video),
minimizzando gli elementi, che non sono riconducibili ad alcuna indicazione
biblica. Ma, ripeto, mi rendo conto che si tratta di aspetti secondari rispetto
ad altri, e — come tali — passibili di differenti gradi di libertà, a
seconda della sensibilità individuale. Grazie ancora per le tue riflessioni, che
il Signore ti benedica. {25-12-2010}
▬
Risposta (Nicola Martella): Il filmato di
Emiliano è abbastanza equilibrato, apprezzo specialmente la fine. Come ho
detto nell’articolo, il suo prodotto è solo uno dei tanti (e non il
peggiore). Il mio articolo voleva fare chiarezza sull’argomento generale.
Ringrazio questo lettore per l’equilibrio del suo contributo e per la
«circoncisione» delle sue labbra.
2. {Paolo
Brancè}
▲
■ Contributo:
Credo che l’apologetica sia una branca delle discipline della teologia
cristiana tesa a difendere la fede cristiana dagli assalti del pensiero
filosofico, letterario o artistico, che ne contestano la validità. Su tutto ciò,
che può essere definito folklore cristiano, come la suggestiva
scenografia che drammatizza l’evento storico dell’irrompere di Dio nella storia
umana, certamente è improprio parlare di apologetica; eccetto che il cristiano
difende il senso originario del Natale da quello, che è lo svuotamento
del messaggio di salvezza, che è dentro la festività del Natale, come ad esempio
quando si parla di spirito natalizio, di bontà natalizia, di commercializzazione
del Natale.
Il Natale è in intima connessione con il messaggio pasquale: fin dalla
sua nascita Gesù ha accarezzato il legno della croce, con l’umiliazione
della stalla
come luogo di accoglienza e poi con la fuga in Egitto per sfuggire alla
follia di Erode. Essendo esso un messaggio di salvezza e di gioia, di pace e
d’amore, i credenti vogliono ricordare quell’evento in maniera solenne,
anche se la data è convenzionale e il periodo scelto richiama modelli
culturali pagani. D’altra parte, Gesù è venuto per conquistare alla fede l’uomo
e rielaborare in senso cristiano ciò, che apparteneva al pensiero pagano.
Dunque, coloro che si presentano con le crociate anti-natale, rischiano di
essere filo-Testimoni di Geova e rasentare un bigotto legalismo.
{25-12-2010}
▬ Risposta
(Nicola Martella): Se si legge il NT, si prenderà atto che esiste un’apologetica
(difesa della verità, della sana dottrina) verso l’esterno del cristianesimo,
ossia verso il paganesimo, e un’apologetica interna al cristianesimo, ossia
verso i falsi fratelli, i falsi profeti, i falsi maestri, eccetera, che si
ritengono anch'essi cristiani a tutti gli effetti.
Giustamente Gesù è nato, non per rimanere bambino, ma per essere il
Salvatore. Fra Betlemme e il Calvario c’è un filo diretto.
Paolo in
Romani 14 regola le contrapposizioni fra chi osserva il «giorno» e chi no,
ambedue per piacere al Signore e per motivi di coscienza. Allora sono sbagliate
sia le crociate contro il «giorno», sia le anti-crociate contro coloro
che non osservano certe ricorrenze. Screditare gli altri, accostandoli a certe
categorie, provoca soltanto rabbia e risentimento e genera, perciò, inutili
ping-pong polemici, che aggravano i ferimenti; è meglio presentare il proprio
pensiero, senza che la propria carne provochi la carne altrui.
3.
{Pietro Calenzo}
▲
■ Contributo:
Dobbiamo partire, a mio parere, da un punto fondamentale, la festa del Natale,
in un periodo di scristianizzazione o post-cristianesimo, come quello che
stiamo vivendo, ha assunto nell’Occidente dei connotati, che risultano
impossibile da non evidenziare e da non allontanare dalla nostra devozione
cristiana. Parlo in maniera esplicita della secolarizzazione, che si è
evoluta nel tempo e nelle forme, creando un approccio pagano nella religiosità
dominante, quello consumistico e di sperpero (grave insulto a indigenti e
poveri di ogni cultura o religione), di una enfatizzazione di sentimenti,
secondo i casi più o meno positivi, ma tutti geneticamente umanistici,
che trovano un pallido consenso solo a Natale, a Pasqua e in poche altre
festività «comandate». Dopo un paio di ore, tutta la pseudo attesa
dell’avvento di Gesù Bambino si dissolverà nel nulla, lasciando spazio a partite
di poker e regali riciclati o riciclabili.
Il cristiano biblico, a mio parere, non può non contestare tali forme di una
sdolcinata elegia del buonismo di natura terrena (e, come dice l’apostolo Paolo,
di derivazione diabolica). Tutti sappiamo, in maniera più o meno approfondita,
l’origine pagana di tale festività e della cattolicizzazione della data del
venticinque dicembre. Personalmente sono dell’avviso che ogni tempo sia
utile o convenevole per dichiarare la propria convinzione di fede nel Signore
Gesù. Sinceramente e personalmente non mi troverei a mio agio in una casa di
cattolici o riformati, che addobbassero un presepe, che è una aperta
forma di idolatria, decisamente condannata dalla Scrittura, o partecipare
a incontri ecumenici con culti pseudo cristiani, che del Signore Gesù hanno
solamente la nomea.
Tuttavia, malgrado ciò, questo non ci deve far fuggire, ma in ogni caso
annunciare la Via, la Verità, la Vita, senza però mai cedere di un passo
sulla Verità di Cristo. Approfittare di tutte le occasioni, che il
Signore ci concede, per annunciare il vero senso del natale di Cristo nelle
nostre vite, e per praticare la nostra fattiva e attiva testimonianza
nell’annunciare il santo Evangelo, il sacrificio di Cristo e la sua
risurrezione, senza mai annullare mai solo una sola virgola della Verità, ma
affermandola con amore.
È vero che il Signore Gesù, sfruttò anche festività giudaiche non
bibliche, per annunciare la Buona Novella, ma è anche vero che quando tali
tradizioni erano in aperto contrasto, sovvertivano, o sostituivano le Scritture
dell’Antico Testamento, Egli si scagliò decisamente contro tali aperte e palesi
violazioni. In tutto ciò, effettivamente occorre un santo discernimento,
poiché non sempre è agevole discernere ciò, che è utile o necessario evitare. Al
riguardo,
l’apostolo Paolo, pur con animo addolorato dall’aperta idolatria, che
vedeva intorno a sé, annunciò l’Evangelo a pagani, senza indugio, facendosi
giudeo con i giudei e gentile con i gentili, pur di annunciare Cristo e
solo Lui crocifisso. Ogni luogo è convenevole per annunciare il cristianesimo
con amore e verità, senza accomunarsi, giammai alle opere della carne, ammantate
di corrotta religiosità. {25-12-2010}
▬ Risposta
(Nicola Martella): Non so se Pietro abbia letto l’intero mio articolo, visto che
non affronta gli argomenti ivi presenti. In ogni modo, si può essere
d’accordo con la maggior parte delle analisi di Pietro, specialmente quelle
relativamente alla descrizione del consumismo, della superstizione e
dell’idolatria, legati al festeggiamento del Natale; lo stesso dicasi dei doveri
della testimonianza cristiana in questi periodi. Tuttavia, voglio
indicare alcuni punti da approfondire. Proprio in un mondo scristianizzato e secolarizzato che
si parli di Gesù è solo positivo, anche a Natale. Parlare sempre di nuovo delle
radici pagane del Natale, vere o presunte che siano, è una questione poco
comprensibile ai moderni e che poco interessa alla gente corrente. Si farebbe
meglio a parlare dell’odierno modo pagano di festeggiare il Natale, per
ricondurre le menti secolarizzate alla nascita di Gesù nella storia (Gal 4,4) e
poi al Golgota. Il fine è alimentare la luce di rivelazione, che c’è nelle
persone, alfabetizzarli biblicamente, per portarli a comprendere il
Salvatore e la salvezza. È vero che Gesù si è scagliato contro le tradizioni
deleterie dei Giudei, ma non c’è nessun episodio, in cui Gesù ha preso posizione
sulle molteplici festività giudaiche, sorte nel tempo e senza
comandamento nella Legge mosaica. Gesù non era un pesce fuor dell’acqua
rispetto alla sua cultura giudaica; ciò non significa che praticasse tutte le
pratiche festive del giudaismo. In ogni modo, Gesù riconduceva tutto alla
sua persona e al suo ministero di Messia, per chiarire il messaggio
dell’Evangelo del regno. In ciò dovremmo imitarlo.
4. {Giuseppe
Cantarella}
▲
■
Contributo: Nicola, io vedo il Natale come
una festività da non prendere in considerazione come fa il mondo, perché
è un partecipare alle cose del mondo. Io non la sento nel mio spirito come un
qualcosa facente parte dell’insegnamento del Signore, perché non lo è. È
qualcosa di buono nel mondo, poiché causa unione reciproca e
rappacificamento di persone in contrasto, che si legano nell’amore reciproco.
Per non dare scandalo al mondo, credo opportuno fare gli auguri, non
credo che ci sia peccato, perché non c’è partecipazione. Per colpa di non fare
gli auguri, non vorrei essere impedito di evangelizzare; come dice l’apostolo
Paolo, io mi sono fatto giudeo con i giudei e greco con i greci. {25-12-2010}
▬
Risposta (Nicola Martella): Come già
ribadito, io non osservo personalmente nessun giorno (settimanale,
mensile, annuale); riconosco però che ci sono altri credenti, che ci tengono al
giorno. In Romani 14 c’è la possibilità di osservare tutti i giorni o
giorni particolari, secondo coscienza e nel rispetto della controparte. Le
mie battaglie voglio condurle su questioni dottrinali ben più serie. A ciò
si aggiunga che, è difficile portare l’Evangelo a chi abbiamo scandalizzato.
Invece di condurre inutili campagne per convincere che Gesù non è nato il 25
dicembre, comunichiamo alla gente il motivo perché Gesù è nato. Magari
allora festeggeranno veramente Gesù e non lo «spirito del Natale» né il «dio
consumismo». Facciamolo fintantoché la gente festeggia ancora il Natale, perché
potrebbe venire il tempo in cui festeggeranno altro, come ad esempio il
solstizio d’inverso in senso esoterico o un’altra festa pagana; allora sarà più
difficile parlare di Gesù Messia.
5. {}
▲
6. {}
▲
7. {}
▲
8. {}
▲
9. {}
▲
10. {}
▲
11. {Vari
e medi}
▲
■
Fortuna Fico: Concordo
pienamente. Come spiegava un fratello, quando un medico prescrive una
dieta, non toglie tutte le pietanze, ma le elargisce in modo tale che il
corpo non subisca un trauma. Allo stesso modo, un taglio netto e radicale di
ogni avvenimento storico o culturale, provoca nel neo-credente, un peso
superiore alle proprie forze. Meglio dare tempo per realizzare
personalmente le proprie convinzioni. Demonizzare o vietare alcune cose, può
provocare danni superiori al valore stesso della cosa in discussione! Dio
ci doni il giusto discernimento! {25-12-2010}
■
Gaetano Nunnari: Caro
Nicola, ho letto attentamente l’articolo citato e ho visto il filmato «l’origine
del Natale». Sono completamente d’accordo con te su tutto ciò, che hai esposto,
fino all’ultima virgola. Eppure la Parola è chiara su tali punti, tu hai già
citato i versi, ma fra di noi c’è sempre qualcuno che con il colino s’impegna a
filtrare i moscerini, e, poi, non si dà pensiero di certi cammelli
e dromedari, che vengono ingoiati. La lista di
1 Corinzi 5,9 [relativamente a falsi fratelli da cui separarsi, N.d.R.] l’ho
personalmente vista tollerare da pseudo conduttori della mia passata
denominazione, eppure si era intransigenti per la festa del 25 dicembre.
Strana logica... perversa! {25-12-2010}
■
Gianni Siena: Sono giunto
alla conclusione che il Natale sia ormai una festa cristiana
e, come tale, potrebbe essere vissuto. Uso il condizionale, dato che l’ho sempre
trascorso senza i segni esteriori della celebrazione: presepe, albero,
eccetera, e in contrapposizione con una cultura cattolica e materialista
anticristiana... dipendendo dai soggetti.
Sugli
auguri mi regolo a seconda delle persone, se un è «credente» o meno. Il mio
atteggiamento è abbastanza «non coinvolto» dal clima festaiolo. D’altra parte
trovo esasperante dover «spiegare» a chiunque le mie posizioni
evangeliche, non accontentandosi, l’eventuale interlocutore, di sapere che io
sono «evangelico».
È trascorso, secondo me, il tempo delle spiegazioni apologetiche a tappeto; e la
gente, quando domanda, vuole solo far perdere tempo, per prurito di
udire. Se il clima dovesse ritornare quello di qualche decennio fa, allora,
ritornerei su posizioni di rifiuto. Sono evangelico e respingerei ogni cosa che
potrebbe far sbiadire la mia identità cristiana. {25-12-2010}
12. {Vari
e brevi}
▲
■
Sebastiana Ellena, ps.:
Complimenti, sono perfettamente d’accordo anche con quanto scrivi qui.
{25-12-2010}
■
Rosalba Dal Negro:
Hai perfettamente ragione Nicola. Condivido pienamente quello che hai scritto.
Pace nell’amore di Gesù. {25-12-2010}
Antonio Perrella: Condivido pienamente, Nicola. {25-12-2010}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Natale_apologetica_OiG.htm
26-12-2010; Aggiornamento: 23-11-2012 |