Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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NATALE E APOLOGETICA CRISTIANA? PARLIAMONE

 

 di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l'articolo «Natale e apologetica cristiana». Ribadisco ancora una volta, riferendomi a Romani 14, che io personalmente sono uno che non osserva giorni particolari e per il quale tutti i giorni sono uguali per onorare Dio nella mia vita. Da questa posizione di libertà mi sento di riconoscere il diritto di altri credenti di osservare ricorrenze settimanali, mensili o annuali, che non sono apertamente in contrasto con lo spirito del nuovo patto. La mia eventuale critica riguarderà eventualmente la modalità e la contingenza di tutto ciò.

     Qui ci interessa particolarmente la difesa della verità, per realizzare la quale bisogna sapere con precisione che cosa il nuovo patto comanda (centralità ineludibile) e che cosa delega alla coscienza dei singoli (periferia, contingenza).

     Inoltre bisogna mettere a fuoco l'azione efficace dei cristiani biblici nel mondo d'oggi e rispetto ai contenuti culturali odierni della nostra attuale civiltà. L'uso di argomenti desueti (p.es. sedicenti radici pagane del Natale) non solo non sono comprensibili ai contemporanei, ma anche laddove riusciamo a farglieli capire, probabilmente non otteniamo nulla di singolare rispetto all'Evangelo; la gente continuerà a fare le stesse cose, ma con più discutibile «conoscenza».

    Quando la pietra cade nell’acqua, crea innumerevoli cerchi, piccoli e intensi all’origine e sempre più grandi e meno intensi verso la periferia. Così è con l’annuncio dell’Evangelo e con l’influenza del regno di Dio. Alcuni, che ascoltano l’Evangelo e hanno a che fare con i credenti fedeli, si lasceranno discepolare. Altri apprezzano il «buon profumo di Cristo», quando siamo con loro, e si lasciano evangelizzare. Altri ancora cristianizzano i loro costumi con gradi diversi. L’evangelizzazione, l’insegnamento biblico e l’apologetica partono dalla luce, che c’è dentro gli altri, e la incoraggiano a svilupparsi.

     Di là da come si pensi sul Natale, è difficile essere ascoltati sulla fede biblica, dopo aver scandalizzato i propri interlocutori, ferendoli nei loro sentimenti e nelle loro convinzioni. Invece di condurre furenti battaglie contro il Natale, il cui esito è sempre incerto, si fa bene a spiegare alla persone perché Gesù è nato.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Emiliano Musso

2. Paolo Brancè

3. Pietro Calenzo

4. Giuseppe Cantarella

5.

6.

7.

8.

9.

10.

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Emiliano Musso}

 

Contributo: Caro Nicola, desidero anzitutto ringraziarti per gli spunti, che hai voluto presentare in merito al mio video, spunti che ho letto e apprezzato, condividendone appieno il senso. In particolare, la riflessione sulla figura di Cristo come «soppiantatore» delle tradizioni pagane. Con questo intervento voglio però precisare che il mio intento nella realizzazione del video non è stato quello di «demonizzare» la festività natalizia, quanto piuttosto di fornire uno strumento «rapido» per coloro che sono attenti alle origini di ciò che fanno.

     Concordo con te quando affermi che oggi è di marginale importanza sottolineare radici, che non appartengono alla cultura dell’uomo moderno; tuttavia vi sono persone, per le quali determinati fattori sono ancora importanti. Visto che nei commenti precedenti al mio è stato fatto accenno al pericolo di «scandalizzare» i neo-convertiti, voglio portare il mio esempio personale: all’epoca della mia conversione, per me è stato vero il contrario, nel senso che pur rendendomi conto dell’importanza molto relativa della questione natalizia, mi sono domandato più volte come dei credenti potessero mettere in pratica usanze, che arrivavano dal paganesimo. Forse ne ignoravano la provenienza? Forse non gliene importava?

     Prima di arrivare a una conclusione simile a quella, che proponi, citando Romani 14, c’è voluto tempo e «fatica». Tutto questo per dire che non sempre — mettendo in discussione qualcosa che nella prassi ha origini «fumose» — si rischia di «scandalizzare»; a volte è vero il contrario. Ovviamente, esistono cose infinitamente più importanti (la lista di 1 Cor 5,9ss è emblematica in questo senso); però di tali gravi peccati abbiamo occasione di discutere tutto l’anno, innestati come sono nell’animo dell’uomo decaduto. Riguardo all’osservanza invece di una festività come quella del Natale, c’è una sola occasione all’anno, e a mio avviso ci dà la possibilità di parlare del sacrificio di Cristo (come in effetti faccio verso il termine del video), minimizzando gli elementi, che non sono riconducibili ad alcuna indicazione biblica. Ma, ripeto, mi rendo conto che si tratta di aspetti secondari rispetto ad altri, e — come tali — passibili di differenti gradi di libertà, a seconda della sensibilità individuale. Grazie ancora per le tue riflessioni, che il Signore ti benedica. {25-12-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): Il filmato di Emiliano è abbastanza equilibrato, apprezzo specialmente la fine. Come ho detto nell’articolo, il suo prodotto è solo uno dei tanti (e non il peggiore). Il mio articolo voleva fare chiarezza sull’argomento generale. Ringrazio questo lettore per l’equilibrio del suo contributo e per la «circoncisione» delle sue labbra.

 

 

2. {Paolo Brancè}

 

Contributo: Credo che l’apologetica sia una branca delle discipline della teologia cristiana tesa a difendere la fede cristiana dagli assalti del pensiero filosofico, letterario o artistico, che ne contestano la validità. Su tutto ciò, che può essere definito folklore cristiano, come la suggestiva scenografia che drammatizza l’evento storico dell’irrompere di Dio nella storia umana, certamente è improprio parlare di apologetica; eccetto che il cristiano difende il senso originario del Natale da quello, che è lo svuotamento del messaggio di salvezza, che è dentro la festività del Natale, come ad esempio quando si parla di spirito natalizio, di bontà natalizia, di commercializzazione del Natale.

     Il Natale è in intima connessione con il messaggio pasquale: fin dalla sua nascita Gesù ha accarezzato il legno della croce, con l’umiliazione della stalla come luogo di accoglienza e poi con la fuga in Egitto per sfuggire alla follia di Erode. Essendo esso un messaggio di salvezza e di gioia, di pace e d’amore, i credenti vogliono ricordare quell’evento in maniera solenne, anche se la data è convenzionale e il periodo scelto richiama modelli culturali pagani. D’altra parte, Gesù è venuto per conquistare alla fede l’uomo e rielaborare in senso cristiano ciò, che apparteneva al pensiero pagano. Dunque, coloro che si presentano con le crociate anti-natale, rischiano di essere filo-Testimoni di Geova e rasentare un bigotto legalismo. {25-12-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): Se si legge il NT, si prenderà atto che esiste un’apologetica (difesa della verità, della sana dottrina) verso l’esterno del cristianesimo, ossia verso il paganesimo, e un’apologetica interna al cristianesimo, ossia verso i falsi fratelli, i falsi profeti, i falsi maestri, eccetera, che si ritengono anch'essi cristiani a tutti gli effetti.

     Giustamente Gesù è nato, non per rimanere bambino, ma per essere il Salvatore. Fra Betlemme e il Calvario c’è un filo diretto.

     Paolo in Romani 14 regola le contrapposizioni fra chi osserva il «giorno» e chi no, ambedue per piacere al Signore e per motivi di coscienza. Allora sono sbagliate sia le crociate contro il «giorno», sia le anti-crociate contro coloro che non osservano certe ricorrenze. Screditare gli altri, accostandoli a certe categorie, provoca soltanto rabbia e risentimento e genera, perciò, inutili ping-pong polemici, che aggravano i ferimenti; è meglio presentare il proprio pensiero, senza che la propria carne provochi la carne altrui.

 

 

3. {Pietro Calenzo}

 

Contributo: Dobbiamo partire, a mio parere, da un punto fondamentale, la festa del Natale, in un periodo di scristianizzazione o post-cristianesimo, come quello che stiamo vivendo, ha assunto nell’Occidente dei connotati, che risultano impossibile da non evidenziare e da non allontanare dalla nostra devozione cristiana. Parlo in maniera esplicita della secolarizzazione, che si è evoluta nel tempo e nelle forme, creando un approccio pagano nella religiosità dominante, quello consumistico e di sperpero (grave insulto a indigenti e poveri di ogni cultura o religione), di una enfatizzazione di sentimenti, secondo i casi più o meno positivi, ma tutti geneticamente umanistici, che trovano un pallido consenso solo a Natale, a Pasqua e in poche altre festività «comandate». Dopo un paio di ore, tutta la pseudo attesa dell’avvento di Gesù Bambino si dissolverà nel nulla, lasciando spazio a partite di poker e regali riciclati o riciclabili.

     Il cristiano biblico, a mio parere, non può non contestare tali forme di una sdolcinata elegia del buonismo di natura terrena (e, come dice l’apostolo Paolo, di derivazione diabolica). Tutti sappiamo, in maniera più o meno approfondita, l’origine pagana di tale festività e della cattolicizzazione della data del venticinque dicembre. Personalmente sono dell’avviso che ogni tempo sia utile o convenevole per dichiarare la propria convinzione di fede nel Signore Gesù. Sinceramente e personalmente non mi troverei a mio agio in una casa di cattolici o riformati, che addobbassero un presepe, che è una aperta forma di idolatria, decisamente condannata dalla Scrittura, o partecipare a incontri ecumenici con culti pseudo cristiani, che del Signore Gesù hanno solamente la nomea.

     Tuttavia, malgrado ciò, questo non ci deve far fuggire, ma in ogni caso annunciare la Via, la Verità, la Vita, senza però mai cedere di un passo sulla Verità di Cristo. Approfittare di tutte le occasioni, che il Signore ci concede, per annunciare il vero senso del natale di Cristo nelle nostre vite, e per praticare la nostra fattiva e attiva testimonianza nell’annunciare il santo Evangelo, il sacrificio di Cristo e la sua risurrezione, senza mai annullare mai solo una sola virgola della Verità, ma affermandola con amore.

     È vero che il Signore Gesù, sfruttò anche festività giudaiche non bibliche, per annunciare la Buona Novella, ma è anche vero che quando tali tradizioni erano in aperto contrasto, sovvertivano, o sostituivano le Scritture dell’Antico Testamento, Egli si scagliò decisamente contro tali aperte e palesi violazioni. In tutto ciò, effettivamente occorre un santo discernimento, poiché non sempre è agevole discernere ciò, che è utile o necessario evitare. Al riguardo, l’apostolo Paolo, pur con animo addolorato dall’aperta idolatria, che vedeva intorno a sé, annunciò l’Evangelo a pagani, senza indugio, facendosi giudeo con i giudei e gentile con i gentili, pur di annunciare Cristo e solo Lui crocifisso. Ogni luogo è convenevole per annunciare il cristianesimo con amore e verità, senza accomunarsi, giammai alle opere della carne, ammantate di corrotta religiosità. {25-12-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): Non so se Pietro abbia letto l’intero mio articolo, visto che non affronta gli argomenti ivi presenti. In ogni modo, si può essere d’accordo con la maggior parte delle analisi di Pietro, specialmente quelle relativamente alla descrizione del consumismo, della superstizione e dell’idolatria, legati al festeggiamento del Natale; lo stesso dicasi dei doveri della testimonianza cristiana in questi periodi. Tuttavia, voglio indicare alcuni punti da approfondire.

     Proprio in un mondo scristianizzato e secolarizzato che si parli di Gesù è solo positivo, anche a Natale. Parlare sempre di nuovo delle radici pagane del Natale, vere o presunte che siano, è una questione poco comprensibile ai moderni e che poco interessa alla gente corrente. Si farebbe meglio a parlare dell’odierno modo pagano di festeggiare il Natale, per ricondurre le menti secolarizzate alla nascita di Gesù nella storia (Gal 4,4) e poi al Golgota. Il fine è alimentare la luce di rivelazione, che c’è nelle persone, alfabetizzarli biblicamente, per portarli a comprendere il Salvatore e la salvezza.

     È vero che Gesù si è scagliato contro le tradizioni deleterie dei Giudei, ma non c’è nessun episodio, in cui Gesù ha preso posizione sulle molteplici festività giudaiche, sorte nel tempo e senza comandamento nella Legge mosaica. Gesù non era un pesce fuor dell’acqua rispetto alla sua cultura giudaica; ciò non significa che praticasse tutte le pratiche festive del giudaismo. In ogni modo, Gesù riconduceva tutto alla sua persona e al suo ministero di Messia, per chiarire il messaggio dell’Evangelo del regno. In ciò dovremmo imitarlo.

 

 

4. {Giuseppe Cantarella}

 

Contributo: Nicola, io vedo il Natale come una festività da non prendere in considerazione come fa il mondo, perché è un partecipare alle cose del mondo. Io non la sento nel mio spirito come un qualcosa facente parte dell’insegnamento del Signore, perché non lo è. È qualcosa di buono nel mondo, poiché causa unione reciproca e rappacificamento di persone in contrasto, che si legano nell’amore reciproco. Per non dare scandalo al mondo, credo opportuno fare gli auguri, non credo che ci sia peccato, perché non c’è partecipazione. Per colpa di non fare gli auguri, non vorrei essere impedito di evangelizzare; come dice l’apostolo Paolo, io mi sono fatto giudeo con i giudei e greco con i greci. {25-12-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): Come già ribadito, io non osservo personalmente nessun giorno (settimanale, mensile, annuale); riconosco però che ci sono altri credenti, che ci tengono al giorno. In Romani 14 c’è la possibilità di osservare tutti i giorni o giorni particolari, secondo coscienza e nel rispetto della controparte. Le mie battaglie voglio condurle su questioni dottrinali ben più serie. A ciò si aggiunga che, è difficile portare l’Evangelo a chi abbiamo scandalizzato. Invece di condurre inutili campagne per convincere che Gesù non è nato il 25 dicembre, comunichiamo alla gente il motivo perché Gesù è nato. Magari allora festeggeranno veramente Gesù e non lo «spirito del Natale» né il «dio consumismo». Facciamolo fintantoché la gente festeggia ancora il Natale, perché potrebbe venire il tempo in cui festeggeranno altro, come ad esempio il solstizio d’inverso in senso esoterico o un’altra festa pagana; allora sarà più difficile parlare di Gesù Messia.

 

 

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11. {Vari e medi}

 

Fortuna Fico: Concordo pienamente. Come spiegava un fratello, quando un medico prescrive una dieta, non toglie tutte le pietanze, ma le elargisce in modo tale che il corpo non subisca un trauma. Allo stesso modo, un taglio netto e radicale di ogni avvenimento storico o culturale, provoca nel neo-credente, un peso superiore alle proprie forze. Meglio dare tempo per realizzare personalmente le proprie convinzioni. Demonizzare o vietare alcune cose, può provocare danni superiori al valore stesso della cosa in discussione! Dio ci doni il giusto discernimento! {25-12-2010}

Gaetano Nunnari: Caro Nicola, ho letto attentamente l’articolo citato e ho visto il filmato «l’origine del Natale». Sono completamente d’accordo con te su tutto ciò, che hai esposto, fino all’ultima virgola. Eppure la Parola è chiara su tali punti, tu hai già citato i versi, ma fra di noi c’è sempre qualcuno che con il colino s’impegna a filtrare i moscerini, e, poi, non si dà pensiero di certi cammelli e dromedari, che vengono ingoiati. La lista di 1 Corinzi 5,9 [relativamente a falsi fratelli da cui separarsi, N.d.R.] l’ho personalmente vista tollerare da pseudo conduttori della mia passata denominazione, eppure si era intransigenti per la festa del 25 dicembre. Strana logica... perversa! {25-12-2010}

 

Gianni Siena: Sono giunto alla conclusione che il Natale sia ormai una festa cristiana e, come tale, potrebbe essere vissuto. Uso il condizionale, dato che l’ho sempre trascorso senza i segni esteriori della celebrazione: presepe, albero, eccetera, e in contrapposizione con una cultura cattolica e materialista anticristiana... dipendendo dai soggetti.

     Sugli auguri mi regolo a seconda delle persone, se un è «credente» o meno. Il mio atteggiamento è abbastanza «non coinvolto» dal clima festaiolo. D’altra parte trovo esasperante dover «spiegare» a chiunque le mie posizioni evangeliche, non accontentandosi, l’eventuale interlocutore, di sapere che io sono «evangelico».

     È trascorso, secondo me, il tempo delle spiegazioni apologetiche a tappeto; e la gente, quando domanda, vuole solo far perdere tempo, per prurito di udire. Se il clima dovesse ritornare quello di qualche decennio fa, allora, ritornerei su posizioni di rifiuto. Sono evangelico e respingerei ogni cosa che potrebbe far sbiadire la mia identità cristiana. {25-12-2010}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Sebastiana Ellena, ps.: Complimenti, sono perfettamente d’accordo anche con quanto scrivi qui. {25-12-2010}

 

Rosalba Dal Negro: Hai perfettamente ragione Nicola. Condivido pienamente quello che hai scritto. Pace nell’amore di Gesù. {25-12-2010}

Antonio Perrella: Condivido pienamente, Nicola. {25-12-2010}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Natale_apologetica_OiG.htm

26-12-2010; Aggiornamento:  23-11-2012

 

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