Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

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IL MINISTERO MUSICALE NELLA CHIESA

NEOTESTAMENTARIA? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Il ministero musicale nella chiesa neotestamentaria» di Leigh Pennington. Nell’introduzione ho mostrato che alcuni evidenziano in proposito la continuità fra AT e NT, altri mettono l’enfasi sulla discontinuità fra antico e nuovo patto. La tesi di base di Leigh Pennington è la seguente: ciò che è stato già adombrato nella liturgia templare dell’antico patto, trova la sua piena luce .

     Certamente esistono tante domande, a cui si vorrebbe dare una risposta, ad esempio le seguenti: Perché tra le «funzioni ministeriali» non sono elencati i carismi lirici e musicali? Perché nel NT non si parla mai di «cantori» e di un «capo dei musici», come nell'AT? (in 56 versi). Avremmo voluto leggere anche nel NT che «i cantori, con i loro strumenti musicali, dirigevano i canti di lode» (2 Cr 23,13; cfr. 1 Cr 15,16.22.27), ma mai si accenna a ciò nelle chiese e nelle direttive, che gli apostoli hanno date loro. Nel NT sembra che ci sia una «democratizzazione» della lode innologica: «Quando vi radunate, avendo ciascun di voi un salmo...» (1 Cor 14,26; cfr. v. 15). «Siate ripieni dello Spirito, parlandovi con salmi e inni e canzoni spirituali, cantando e salmeggiando con il cuore vostro al Signore» (Ef 5,18s). «La parola di Cristo dimori tra voi riccamente; con ogni sapienza ammaestratevi e ammonitevi gli uni gli altri; con salmi, inni e cantici spirituali cantate a Dio nei vostri cuori in grazia» (Col 3,16). Chiaramente, cantare in mezzo all'assemblea era possibile già al tempo dell'AT (Eb 2,12; Sal 22,22). Ogni credente con l’animo lieto può salmeggiare (Gcm 5,13).

     Eppure certi interrogativi restano. Visto che «salmeggiare» significa cantare accompagnandosi con uno strumento (a corda), chi suonava nelle chiese (perlopiù in casa) al tempo del NT? Chi componeva gli inni, a cui Paolo accenna nelle sue epistole? Possibile che si sia passato dalla sinagoga alla chiesa, senza portarsi dietro alcunché di cultura musicale? Nelle epistole del NT gli scrittori affrontarono i problemi dottrinali e morali presenti nelle chiese e non tanto l'organizzazione della vita devozionale del singolo e di gruppo. Eppure, come abbiamo visto sopra, le occasioni non mancarono; essi però si limitarono a enunciare che cosa fare, invece di descrivere anche come farlo.

     Che sia lecito avere un gruppo di servizio dedito alla musica nella chiesa locale, per me è fuori discussione (cfr. Fil 4,8), sebbene rimanga la questione se tale gruppo è al servizio della comunità, per edificarla, o se la domina e la rende solo spettatrice di uno spettacolo di professionisti (1 Cor 6,12; 10,23). Infatti, in certe comunità, nessuno può citare inni, figuriamoci poi a salmeggiare nell'assemblea, contravvenendo alle direttive apostoliche.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Rosa Battista

2. Antonio Capasso 1

3. Antonio Capasso 2

4. Ciro Cerrato 1

5. Leigh Pennington

6. Ciro Cerrato 2

7. Ciro Cerrato 3

8. Edoardo Piacentini

9. Nicola Martella

10.

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Rosa Battista}

 

Contributo: Come musicista e insegnante di scuola biblica proprio di una disciplina sulla musica nella Bibbia da molti anni, mi rendo conto sempre di più di quanta conoscenza superficiale esiste a proposito in ambito evangelico. Io credo che basterebbe considerare la musica nell’ultimo libro della Bibbia per capire l’importanza che essa riveste per Dio da sempre e nell’eternità. Come mai noi vogliamo sminuirla? Dio ha cominciato la creazione con «le stelle di Dio che cantavano» [N.d.R.: Gb 38,7], conclude la Rivelazione col canto e la musica nel cielo... mi sembra chiaro, no?!

     In cielo non ci si servirà più dei carismi, in cielo non si predicherà, in cielo non evangelizzeremo, ecc. In cielo, una delle attività privilegiate sarà cantare le lodi al Signore. Allora, prepariamoci per il cielo e cantiamo al Signore col cuore. {05-07-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): In quello di Rosa vedo un intervento a prescindere da ciò, che è scritto nell’articolo di riferimento; è come se si fosse finalmente tolta dei sassolini dalle scarpe, ma non si comprende nei confronti di chi. Non si può certo dire che Leigh Pennigton abbia una conoscenza superficiale della musica sacra. Non so a chi siano rivolti i suoi interrogativi, se sono retorici o se sono rivolti all’autore dell’articolo. Non sono neppure sicuro che lei abbia letto l’intero articolo sul sito. Le suggerisco di leggerlo, poi d’intervenire nel merito riguardo alle cose che Leigh Pennigton ha scritto. Può essere molto proficuo anche per altri.

 

Replica 1 (Rosa Battista): Sono interrogativi retorici, ovviamente!

 

Risposta 2 (Nicola Martella): Bene, visto che Rosa Battista è riguardo alla musica «musicista e insegnante», è la persona ideale per dare una valutazione dell’articolo di Leigh Pennigton e per interloquire con lui. Che cosa manca ancora? Quali aspetti evidenzierebbe lei? Com’era gestita nella pratica la musica nelle chiese al tempo del NT? Aspetto, quindi, con una melodia nel cuore, sperando nel suo arrangiamento e non in un suo «arrangiati!».

 

Replica 2 (Rosa Battista): Lo scopo per cui Dio ci ha fatti fratelli e sorelle è per vivere questa relazione, incoraggiandoci a vicenda. Quello che Leigh ha scritto è solo un articolo, e in un articolo non si può dire tutto, quindi se c’è qualcosa che manca è dovuto a questo. Inoltre, il desiderio di Leigh è di piacere a Dio e questo è evidente in tutto quello che ha scritto. Non mi piace dare valutazioni e giudizi solo per il gusto di farlo. Ogni cosa che facciamo deve partire dal desiderio di onorare Dio, amare i fratelli e costruire per la sua gloria. Che Dio benedica Leigh nel suo ministero!

     Appena posso, preparo uno scritto... un arrangiamento, come lo hai definito... per rispondere ai tuoi interrogativi sull’argomento musica, perché in queste settimane sono molto impegnata con dei lavori musicali per il corpo di Cristo, che hanno delle scadenze. {05-07-2011}

 

Risposta 2 (Nicola Martella): Condivido lo spirito devozionale del contributo di Rosa e il suo proposito di scrivere ancora qualcosa, sebbene avrei preferito che interloquisse subito su ciò, che ha già scritto Leigh Pennigton. Lei afferma: «Non mi piace dare valutazioni e giudizi solo per il gusto di farlo»; tuttavia il suo contributo d’ingresso è ricco di tali ingredienti, che hanno lasciato un retrogusto indefinito. È vero che «quello che Leigh ha scritto è solo un articolo», ma almeno questo c'è; e se «in un articolo non si può dire tutto», che cosa manca di grazia? In ogni modo, mi fa piacere Rosa che mi ha promesso un intervento sulla musica. Spero che tale «arrangiamento» non finisca ad infinitum, come certe partiture; nel Millennio forse non servirà più! ☺

 

 

2. {Antonio Capasso 1}

 

Contributo: Interessante articolo. Solo alcune perplessità, caro Nicola. Nell’articolo si parla di ministero musicale, di dono musicale. Personalmente non trovo nella Bibbia (NT), che ci sia una chiamata al ministero musicale né un dono del canto o della musica. Il canto è una prerogativa di tutti i credenti. Quindi, non ci sono dei credenti, che hanno il «dono» del canto, ma solo persone che, avendo delle capacità innate sul piano canoro e musicale, le mettono al servizio dell’opera di Dio nella chiesa e per la chiesa. {06-07-2011}

 

Risposta 1 (Nicola Martella): Le questioni, evidenziate da Antonio Capasso, sono reali, e anch’io me le sono poste. Essendo l’articolo di Leigh Pennigton, sarà lui a rispondere.

     Intanto, faccio notare quanto segue. Qualcuno deve pur scrivere inni e canti, sia quanto a testo, sia quanto a musica, li deve aggiornare, arrangiare secondo il bisogno, ecc. Non tutti sanno cantare, perciò qualcuno deve insegnarlo loro. Non tutti sanno suonare, ma solo alcuni hanno talento e passione al riguardo. Nell’AT certo c’erano i Leviti, che si dedicavano a tale ministero. Nel NT non vengono menzionati ministeri particolari per gli autori d’inni, i musicisti e i dirigenti. Tuttavia, non possiamo immaginarci che non ci fossero talenti al riguardo. Visto che Paolo citò alcune parti d’inni cristiani, qualcuno deve pur averli scritti.

     Nel libro delle Cronache è scritto in ebraico che i cantori levitici «profetavano» (= proclamavano) inni, accompagnandosi con strumenti. [► Questioni sui profeti del NT (2.3. La trattazione del tema: Che significa nabî’?). Cfr. Nicola Martella, Radici 1-2 (Punto°A°Croce, Roma 1994), p. 92.] Non è sbagliato vedere anche nel nuovo patto nell’attività dei cantautori un’attività «profetica» (= proclamatrice). Anche in tale ambito ci sono quindi «profeti» (= proclamatori) legittimi e «falsi profeti», come da un’analisi dei testi si può evincere.

     Efesini 4 riporta le «funzioni ministeriali» di base per l’edificazione e l’equipaggiamento della chiesa, ma non il modo come impiegarli. Ad esempio, si può insegnare sia dal pulpito, sia in un gruppo, sia scrivendo libri e articoli; al riguardo non troveremo nel NT il carisma dello scrittore di libri cristiani. Similmente si può «profetare» (= proclamare in modo ispirato ed estemporaneo sulla base della Scrittura) sia a voce, sia per iscritto, sia mediante l’ispirazione innologica, sia (oggigiorno) mediante registrazione. Io personalmente assimilerei il ministero del cantautore appunto a quello del ministero «profetico» (= proclamatorio).

     Inoltre, anche i talenti naturali o le capacità acquisite possono essere messi al servizio di Dio. Ad esempio, chi ha imparato a gestire una ramo lavorativo, sarà più capace d’essere come conduttore «irreprensibile, come economo di Dio» (Tt 1,7). A dire il vero, nella gestione della chiesa sono previsti solo due ministeri: il conduttore (episcopo o presbitero) e il servitore (diacono). Ognuno di loro può avere una serie di carismi spirituali e talenti naturali differenti, che generano un profilo ministeriale specifico. Se si prescinde dalla «funzione ministeriale» del missionario fondatore (apostolo), tutte le altre sono riconducibili al ministero dei conduttori e dei servitori. Lo stesso vale per «funzione ministeriale» del «proclamatore ispirato ed estemporaneo» (profeta); come detto, in tale funzione ministeriale io ci vedrei anche chi scrive testi lirici e musica. Voglio ricordare che il compito di chi proclama in modo ispirato (profetizza), è quello di parlare agli uomini, usando «un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione» (1 Cor 14,3). Una sana innologia può proprio fare questo.

     Qui io non sto pensando ai cantautori professionali e «menestrelli» vari, che pretendono funzioni iper-ecclesiali, si affibbiano nomi singolari (p.es. «D.J. cristiano», «worship leader») e vivono facendo concerti in giro, ma a chi conduce il «gruppo di servizio della musica» nella propria comunità.

 

Osservazioni (Leigh Pennington): Caro Antonio, colgo la tua domanda come opportunità di ringraziarti per il tuo interessamento all’argomento così poco studiato e così tanto discusso. Naturalmente apprezzo anche i commenti già fatti dal caro fratello Nicola, che aiutano molto a inquadrare l’argomento nel giusto verso.

     Parlare di «ministero» oggi suona come una campana non tanto piacevole (soprattutto perché nella tua e la mia cultura i «ministri» sono quasi sempre indegni di un tale titolo). Ma nella Parola di Dio un «ministro» di Dio, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, è un titolo voluto e creato per un ruolo ben specifico da parte di Dio. E mentre è vero che i cantanti e musicisti d’Israele ebbero la loro «chiamata» come parte dell’appartenenza alla tribù di Levi per le cose del tabernacolo e del tempio, è altrettanto vero che pure il credente del Nuovo Testamento ha una «chiamata» da parte di Dio a essergli santo e a «ministrare» per Lui in modo consimile a come fecero nel popolo d’Israele: col sacrificio, col servizio e col canto. Ricordiamo anche che usare il termine «dono» non significa limitare il suo uso alle liste di doni, che si trovano in Romani 12, 1 Corinzi 12 ed Efesini 4. Giacomo c’insegna che «ogni donazione buona e ogni dono buono vengono dall’alto» (Giacomo 1,27); e qui non si tratta di doni, che si possono inquadrare fra quelli elencati nei precedenti passi — ma anche se potessimo, magari dicendo che il «ministero» (Romani 12,7) sia un termine generale per tanti vari doni non specificati — ciò non cambierebbe la tendenza nella chiesa oggi di «compartimentalizzare» ogni cosa a sé.

     E per questo c’è chi cerca sempre di conoscere i propri doni e di classificarli, non si sa mai a che fine. Ma Pietro è molto più pratico: «Come buoni amministratori della svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo il dono che ha ricevuto, lo faccia valere al servizio degli altri» (1 Pietro 4,10). Amen! Gli «amministratori» sono i «ministri», che usano i doni. La «svariata grazia di Dio» si mostra nei doni, che comprendono anche la cura della sua musica.

     Sono completamente conscio delle difficoltà inerenti in questo discorso; ma non sono arrivato nel campo della musica all’ultimo minuto, visto che dietro le mie spalle ho più di 50 anni di esperienza come cantante, musicista, direttore di cori, membro in varie bande di jazz, musica pop e classica, sono stato per più di 35 anni un predicatore della Parola di Dio e sono stato per più di 15 anni un missionario in Italia, dove ho avuto comunione con tante chiese evangeliche. Ho detto questo, non per elevare me stesso, per carità, sono un peccatore, indegno e colpevole davanti a un Dio tre volte santo, e se devo vantare, mi glorio nel Signore Gesù Cristo. Ma volevo almeno che tu avessi un miglior quadro di chi ti sta parlando e del fatto che apprezzo sempre commenti, eventuali correzioni e suggerimenti, purché vengono da persone ugualmente esperte del campo e che hanno l’obbiettivo di onorare e innalzare solo Lui.

     Sono molto grato a Dio e a te per tutto quello che vorrai dire in merito e rimango in attesa di una tua replica. {06-07-2011}

 

 

3. {Antonio Capasso 2}

 

Contributo: Quello che non condivido è che oggi ci sono di quelli che pensano di essere chiamati a un «ministero» del canto (p.es. Corrado Salmè), inteso come fare concerti ed esibizioni canore varie (p.es. festival del canto cristiano).

     In alcune chiese ci sono persone che, durante il culto, stanno davanti a cantare e pensano che loro hanno un ministero del canto. E, quindi, l’assemblea (e alle volte anche il pastore) deve stare a quello che a loro sembra meglio; tant’è che la bella pratica di chiamare i canti da parte dell’assemblea non c’è più. Spesso il canto non è il canto dell’assemblea, ma il canto del gruppo, che dirige. Quindi, non è la chiesa che canta, ma il gruppo musicale con la chiesa, che cerca di aggregarsi (anche questo è un tradimento della Riforma).

     Saper cantare per me non è un dono spirituale, se no dovremmo credere che anche Pavarotti aveva dei doni spirituali. Saper cantare è un talento naturale, come saper scrivere poesie e testi, così come saper scrivere libri. Quando qualcuno viene chiamato da Dio, le proprie capacità vengono messe al servizio di Dio. Paolo mise la sua cultura al servizio del ministero, così come anche Apollo mise la sua oratoria al servizio del ministero; così chi sa scrivere inni e cantare, mette questo al servizio del ministero. Né la cultura di Paolo né l’oratoria di Apollo, né il saper cantare, erano e sono doni spirituali. {06-07-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Certo, ci sono i professionisti della musica, «menestrelli», cosiddetti D.J. cristiani e «worship leader» e varie altre etichette varie, che hanno consacrato la loro vita a continui spettacoli, concerti, festival e discoteche cristianizzate.

     È vero che in alcune chiese locali c’è un gruppo musicale, i cui membri si sentono degli Asaf e dei Jedutun comunitari, che catalizzano la scena dell’adorazione su di sé, relegando, dove più e dove meno, il resto dei credenti a degli spettatori, che possono solo cantare a bacchetta, mentre si sentono solo coloro che cantano davanti con i microfoni.

     È però anche vero che in una chiesa locale ci può essere un «gruppo di servizio della musica», che arrangia inni e canti, magari li scrive pure, crea un innario di comunità, si esercita a studiare, cantare e suonare correttamente inni e canti e poi li insegna alla chiesa. Tale gruppo non deve per forza rubare la scena, ma serve il Signore e la chiesa, la quale rimane protagonista nella libertà dello Spirito.

 

Replica (Antonio Capasso): Condivido appieno l'ultimo paragrafo! {07-07-2011}

 

 

4. {Ciro Cerrato 1}

 

Contributo: Senza contese ovviamente, ma parlare di chiamata al ministero musicale nel Nuovo Testamento, porta inevitabilmente a una proiezione delle proprie idee nella Scrittura. Dovremmo essere onesti e dire che questo tipo di «chiamata» non è mai trattata nel nuovo patto da nessuno degli apostoli e qui dovremmo fermarci! Diventa un campo minato ogni volta che un insegnamento non è stato mai trattato da scrittori del nuovo patto, anche quando si parla di argomenti, dove si potrebbe lasciare una certa liberta cristiana, che ha come unico fine quello di piacere al Signore (Rom 14). Credo si possa parlare d’impegno in un settore (che ovviamente richiede una cura, una propria consacrazione e oggi più che mai un’attenta teologia, al fine di onorare Cristo, onorando la sua Parola). È davvero giusto usare il termine «ministero» in senso largo di servizio? Con gli estremismi attuali credo proprio di no. Dico questo al fine di riportare al giusto ruolo l’adorazione, il salmeggiare, il «profetare», che ha poco a che fare con il commercio attuale della musica! {07-07-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Lasciando a Leigh Pennington una risposta esaustiva al prossimo punto, mi limito a un’analisi terminologica. I termini ripetuti in questo contributo, sono «chiamata», «impegno» e «ministero». Mi sembra che il problema di base sia in questo e negli altri lettori proprio il termine «ministero». La domanda di base è la seguente: «È davvero giusto usare il termine “ministero” in senso largo di servizio?».

     È probabile che al termine «ministero» si associ qualcosa di sacrale o lo si limiti ad alcune «funzioni ministeriali» soltanto. Questo è un retaggio della religione dominante e del cripto-clericalismo presente in alcune denominazioni, che riveste alcuni uffici ecclesiali con una particolare aurea quasi trascendentale. In certi ambienti si dà al ministero del conduttore monocratico una funzione quasi di mediatore e di rivelatore della divina volontà. Per questo si caratterizza come «ministero» solo «uffici» particolari.

     Se si fa un’analisi terminologica, ci si accorge che tale domanda sarebbe da ribaltare del tutto così: «È davvero giusto usare il termine servizio solo nel senso di un “ministero” particolare?». La risposta è: no! Perché diciamo questo? Perché in pratica il termine «ministero» nel greco del NT non esiste per nulla, né tanto meno il tanto incensato «ministro» (p.es. di culto). Gli unici termini, che troviamo, sono diakonía «servizio» e diákonos «servo, servitore». Essi si applicano per qualunque servizio sia da parte di missionari (nella missione), sia da parte di conduttori e diaconi (nella chiesa), sia da parte di ogni credente nel corpo di Cristo e nell’opera del Signore. Stando così le cose, qualunque opera del credente alla gloria di Dio all’interno e all’esterno della chiesa è un «servizio», quindi un «ministero» per il Signore.

     Nutriamo un concetto di servizio troppo con l’etichetta «ministeriale», nel senso di un ministero ufficiale e consacrato di poche persone e per pochi ambiti. Paolo affermò che chi ha il carisma di servizio, si dedichi al servizio (Rm 12,7); qui il termine indica il servizio pratico, diverso dalla «proclamazione ispirata» (profezia), dall’insegnamento, dall’esortazione, dal donare, dal presiedere e dall’esercizio della misericordia (vv. 6ss). Perciò, in tale «servizio» rientra tutto ciò, che va oltre gli altri aspetti ministeriali qui descritti; ad esempio, altrove Paolo parlò di assistenze. Perché non far rientrare in tale «servizio» anche quello della musica? (comporre, suonare, arrangiare, insegnare a cantare, ecc.).

     Pietro divise tutti i ministeri in due parti: 1. Chi annunzia la Parola; 2. Chi esercita un servizio (1 Pt 4,11). Egli non specifica quali tipi di servizi si tratta, ma aggiunge che bisogna farlo «come con la forza che Dio fornisce».

     Quindi nel campo del Signore c’è tanto posto per servire in antichi e nuovi compiti. Le funzioni ministeriali di base (missionari fondatori, proclamatori ispirati ed estemporanei, araldi dell’Evangelo, curatori d’anime e insegnanti) servono di per sé «per l’equipaggiamento dei santi riguardo all’opera del servizio, per la costruzione del corpo di Cristo» (Ef 4,11s).

 

 

5. {Leigh Pennington}

 

Cari Antonio e Ciro, grazie tante per i vostri interventi e per le parole di esortazione. Trovo in entrambe le risposte un nesso riguardo a due aspetti: ▪ 1. Il problema con la parola «ministero»; ▪ 2. Il problema con il concetto di una «chiamata» al ministero musicale. Cercherò d’indirizzare qualche parola di aiuto e di spiegare meglio le cose.

     Il primo punto è «ministro» e «ministero». Il loro uso nella Bibbia, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, aveva sempre l’idea di un servizio e un servitore. Ai Leviti, a cui era stata assegnata la responsabilità del canto, tutto quello che facevano, era un «ministero» sotto la direzione dei loro capi, sotto il re Davide, e «chiamati» da Dio dalla tribù di Levi in perpetuità (almeno doveva essere così).

     Quando Gesù è morto e ha compiuto i doveri della Legge e, perciò, ha portato a conclusione il vecchio patto, Egli ha istituito un nuovo patto. In esso tutti quelli, che entrano per la fede in Lui, diventano «sacerdoti» in un nuovo ordine di sacerdozio regale (1 Pietro 2,9). Stando così le cose, noi completiamo le cose adombrate dell’antico nel nuovo patto; tra le nostre responsabilità e «vocazioni» ci sono quelle di offrire a Dio dei sacrifici (Romani 12,1; Ebrei 13,15, ecc.) e siamo anche «chiamati» (anzi ordinati) a cantare per Lui e gli uni dinanzi agli altri. In questa attività di cantare (Efesini 5,18-20; Colossesi 3,16-18) siamo «chiamati» da Dio stesso a farlo con lo scopo di ammaestrare, ammonire ed edificare gli uni gli altri con salmi, inni e canzoni spirituali, sotto la direzione (e perciò la potenza) dello Spirito.

     Certo, non c’è una «chiamata» intesa come opera apparentemente soprannaturale. Ma lo stesso «corpo di Cristo» è una realtà soprannaturale e dipende dai doni e dai potenziamenti soprannaturali nella vita di ogni singolo credente e per l’intero corpo. È strano come siamo così esigenti per un unico versetto, pur di dare conforto a un argomento, quando c’è un intero Nuovo Testamento ripieno di esempi di gente, che ha predicato, evangelizzato, cantato (Paolo e Sila a Filippi; Atti 16), il tutto con la stessa potenza dello Spirito Santo e con l’autorizzazione da Dio.

     Forse sarebbe più appropriato dire che cantare e il servizio del canto nella chiesa locale è affrontato come segue.

     ■ 1. Il canto è tristemente relegato a un ruolo di spettacolo, fatto da persone, che raccomandano se stesse e sono sostenute da forze estranee alla stessa chiesa locale; esse agiscono senza una guida, un richiamo oppure un aiuto da parte dei responsabili, se non quello di approvare tutto come «proveniente da Dio».

     ■ ▪ 2 Oppure il canto è tristemente relegato a un ruolo di stasi, intendendo che si fa quello che si faceva 40 anni fa, sempre allo stesso modo e con la stessa pratica, senza che ci sia vita o convinzione biblica, che lo porti avanti.

     Mi è capitato di vedere tutte e due queste realtà in Italia (e maggiormente in America), un po’ ovunque, e sono rimasto molto triste riguardo all’educazione biblica quanto alla musica e a chi se ne sta occupando. Si è sempre pronti a intervenire sulla teoria (o sulle convinzioni), ma si è poco disposti a cercare di rimediare al problema, prima che diventi una vera e propria tragedia. Cari fratelli, non sono né giudice né un esperto, ma sono pienamente convinto dalle Scritture che, se non torniamo non solo a parlare con parole bibliche, ma anche a fare cose bibliche, perderemo questa generazione, e non solo musicalmente.

     Che tutti siano concordi che ciò, che presento, non sia l’assoluto. Il fatto importante è che abbiamo un gran bisogno di tornare a riflettere su quello, che si chiama «musica» nelle nostre chiese, e di metterla davanti allo specchio della Parola, per vedere se tutto questo piaccia veramente a Dio. {07-07-2011}

 

 

6. {Ciro Cerrato 2}

 

Contributo: Nel commento precedente, ho ritenuto opportuno sottolineare il pericolo che ognuno di noi può incontrare nel momento in cui affronta un argomento, che non è insegnato chiaramente nella Scrittura. Il pericolo in questione era quello di proiettare le nostre idee o convinzioni sulla Scrittura, con il triste risultato di farle dire quello, che non dice. Mi accorgo quanto tutto questo sia vero (se mai ci fosse il caso) proprio nell’affrontare questo argomento! Problema con la parola «ministero»? Non credo! Se intendiamo il «ministero» semplicemente come un servizio, allora tutti siamo chiamati a servire, uomini, donne, adolescenti, ecc. E questo coinvolge tutti, sia chi fa parte di un governo di chiesa, sia chi è chiamato a svolgere mansioni pratiche di ogni genere (comprese le pulizie nella comunità); ma è di questo che stiamo parlando?

     Se è cosi, da parte mia è inutile continuare, perche credo che chi è coinvolto nel «ministrare» la musica, renda un servizio importante, con maggiore responsabilità sì, ma come tutti gli altri (anche se ovviamente, essendo maggiormente un mezzo di comunicazione prima verso Dio e poi verso gli altri, come dicevamo sopra, richiede oggi più che mai un vaglio scritturale, e per questo condivido pienamente quanto detto da Martella e approvato da Antonio Capasso).

     Se, invece, per «ministero della musica» intendiamo quel tipo di servizio che solo alcuni sono chiamati da Dio a svolgere (come i Leviti nel vecchio patto), possiamo affermare con molta tranquillità che questo tipo di chiamata è sconosciuta al nuovo patto. Concordo pienamente con quanto detto da Leigh Pennigton: «Quando Gesù è morto e ha compiuto i doveri della Legge e, perciò, ha portato a conclusione il vecchio patto, Egli ha istituito un nuovo patto. In esso tutti quelli, che entrano per la fede in Lui, diventano «sacerdoti» in un nuovo ordine di sacerdozio regale (1 Pietro 2,9)». Questo, però, si riferisce a tutti, e non si parla di una chiamata specifica, particolare rivolta solo ad alcuni, ma ripeto a tutti.

     Sicuramente, quando si legge di Paolo e Sila, è chiaro che la motivazione del loro canto non era a fini evangelistici, ma avevano come unico scopo quello di glorificare Dio e chiedere il suo sostegno, il suo aiuto; infatti, la Scrittura dichiara che cantavano, pregando: «Verso la mezzanotte, Paolo e Sila, pregando, cantavano inni di lode a Dio» [At 16,25]. Il fatto che i carcerati ascoltavano, fu la conseguenza delle loro preghiere e dei loro canti, non la motivazione, per cui questi lo fecero.

     Non credo che i testi citati (Romani 12,1; Ebrei 13,15; Efesini 5,18-20; Colossesi 3,16-18) siano pertinenti alla questione posta, perche essi sono un invito, una chiamata rivolta a tutti, e gli autori sicuramente non avevano in mente un «ministero particolare della lode»; questa è proiezione ideologica sulle Scritture. Dio ci benedica in ogni tempo! {07-07-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Tralascio le questioni affrontate da Leigh Pennigton, a cui darà lui chiarimento, se necessario. Riguardo alla relazione fra «ministero» e «servizio» ho risposto già sopra, mostrando che il primo termine non esiste nel NT greco, ma diakonía e diákonos significano rispettivamente semplicemente «servizio» e «servo, servitore».

     L’insistenza sul «tutti» da parte del lettore nasce probabilmente dalla necessità di combattere i «menestrelli» e cantautori professionisti, che monopolizzano la scena musicale mediante i loro spettacoli e concerti. Se applicassimo con coerenza tale principio ai due «uffici ecclesiali» del NT, dovremmo concludere che tutti possono diventare conduttori (episcopi, presbiteri) o servitori (diaconi); che ciò non sia così, è mostrato dalle prerogative richieste in 1 Timoteo 3 e Tito 1. Non solo, ma anche in 1 Corinzi 12, riguardo ai carismi e alle risultanti «funzioni ministeriali», è chiaramente scritto che vi è «diversità di carismi» (v. 4), «diversità di servizi» (v. 5), «varietà di operazioni» (v. 6) e la «manifestazione dello Spirito per l’utile comune» (v. 7), operando e distribuendo «quell’uno e medesimo Spirito… i suoi carismi a ciascuno in particolare come Egli vuole» (v. 11). Ognuno può servire solo con i carismi spirituali e i talenti naturali o acquisiti, che possiede.

     Ciò significa che sebbene tutti possono cantare canti e inni, non tutti sono in grado di scrivere testi e melodie, di arrangiarne di esistenti, di leggere e scrivere note, di suonare strumenti, di eliminare inni e canti equivoci, di insegnare alla chiesa locale come cantare correttamente un inno, ecc.

     Abbiamo visto che nell’AT si parla di «profetare», ossia di proclamare in modo ispirato gli inni. Abbiamo anche visto che l’attività prevalente di un «profeta», ossia di un proclamatore ispirato, è di parlare «agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione» (1 Cor 14,3). Ora, sebbene sia scritto che teoricamente «tutti, uno ad uno, potete profetare; affinché tutti imparino e tutti siano consolati» (v. 31), nella pratica Paolo chiese retoricamente: «Sono forse tutti profeti?» (1 Cor 12,29). La risposta è chiaramente: no!

     Tutto ciò significa che, sebbene siamo chiamati a combattere gli abusi e le proiezioni indebite nella Scrittura, non pensiamo che il contrario di ciò sia per forza la verità, ma può semplicemente essere un altro abuso. A volte, chi combatte un pericolo (qui ministero musicale quale privilegio di una lite), estremizza i suoi argomenti, andando oltre il lecito (ministero musicale privilegio di tutti), ma ciò non renderà giustizia alla verità. Ciò significa che, sebbene tutti possano cantare inni e cantici (chi più e chi meno), non tutti possono poi servire Dio con la musica, poiché non tutti sanno comporre testi innologici e melodie, sanno suonare strumenti, e così via. Quindi, se gli uni abusano della Scrittura, proiettando in essa aggiunte, altri fanno un simile errore, togliendo da essa anche ciò, che vi è di legittimo (Fil 4,8), e vedendo in ogni cosa una contaminazione (cfr. Tt 1,15). Quindi, uscendo dalla logica del contrappasso (reagire a un abuso con un altro abuso), facciamo bene a ricercare la verità di per sé mediante l’esegesi contestuale, il buon senso e la moderazione.

 

 

7. {Ciro Cerrato 3}

 

Contributo: Ovviamente farò un intervento solo per chiarire alcune cose. Non appartengo sicuramente a quel gruppo di persone che ritiene «il ministero del conduttore monocratico una funzione quasi di mediatore e di rivelatore della divina volontà».

     ■ 1. Infatti, credo che la «divina volontà» la possiamo trovare tranquillamente nella Scrittura.

     ■ 2. Credendo che ancora oggi la chiesa sia pneumo-carismatica, credo che Dio possa usarsi di chiunque per darci ulteriori direttive per la sua volontà, attraverso una profezia, una parola di rivelazione, ecc. (non nuove dottrine ovviamente, ma solo indicazioni), anche attraverso un credente che non copre nessuna carica, visto che i doni sono per tutti (anche se non tutti hanno gli stesi doni; 1 Cor 12).

     ■ 3. Infine, per quanto riguarda il governo della chiesa, sono a favore della collegialità pur non escludendo in certi casi il governo monocratico (Ap 2,1,13; 3,1,2; ecc.).

     È vero che in certi ambienti per «ministro» e «ministero» s’intende solo «uffici particolari», e questo non è corretto; ma, quando ho fatto la differenza tra «ministero (servizio) in senso largo e stretto», era riferito a una chiamata esplicita e particolare da parte di Dio, come nel vecchio patto, solo per alcuni, che dovevano curare la musica (cosa che non trovo nel nuovo patto).

     È stata posta una domanda: «È davvero giusto usare il termine servizio solo nel senso di un “ministero» particolare”?». La risposta è: no, se se ne fa una questione terminologica. Infatti, questo già lo avevo sottolineato nel commento precedente, dove avevo dichiarato: Se intendiamo il «ministero» semplicemente come un servizio, allora tutti siamo chiamati a servire, uomini, donne, adolescenti, ecc. E questo coinvolge tutti, sia chi fa parte di un governo di chiesa, sia chi è chiamato a svolgere mansioni pratiche di ogni genere (comprese le pulizie nella comunità). Se è cosi, da parte mia è inutile continuare, perche credo che chi è coinvolto nel «ministrare» la musica, renda un servizio importante, con maggiore responsabilità, sì, ma come tutti gli altri (anche se ovviamente, essendo maggiormente un mezzo di comunicazione prima verso Dio e poi verso gli altri, come dicevamo sopra, richiede oggi più che mai un vaglio scritturale.

     La risposta a questa domanda è sì (come già ho detto in precedenza). Se, invece, per «ministero della musica» intendiamo quel tipo di servizio che solo alcuni sono chiamati da Dio a svolgere (come i Leviti nel vecchio patto), possiamo affermare con molta tranquillità che questo tipo di chiamata è sconosciuta al nuovo patto. Inutile commentare ciò, che è stato detto sul tutti da me precisato; credo che si sia capita una cosa per un altra, perche il mio «tutti» era rivolto alle Scritture citate da Leigh Pennington, non al fatto che tutti possiamo avere gli stessi doni (questo lo sanno anche i bambini nella scuola domenicale). Ho semplicemente detto che le Scritture citate da lui sono valide per tutti i credenti, infatti ho detto: Non credo che i testi citati (Romani 12,1; Ebrei 13,15; Efesini 5,18-20; Colossesi 3,16-18) siano pertinenti alla questione posta, perche essi sono un invito, una chiamata rivolta a tutti, e gli autori sicuramente non avevano in mente un «ministero particolare della lode». {08-07-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Visto che il lettore ribadisce nuovamente concetti già espressi, a cui è già stata data ampia risposta, non c’è bisogno di ritornarci su da parte mia. Per altro, non trovo una risposta alle mie asserzioni, ma solo un’ulteriore riferimento ai brani citati da Leigh Pennington. In ogni modo, possiamo considerare il pensiero del lettore su questo tema come oramai acclarato, come pure le risposte a esso.

     Tralasciamo di affrontare qui la questione che la «chiesa sia pneumo-carismatica» (che accumulo di paroloni comprensibili solo a pochi!), ossia che sia guidata dallo Spirito e possegga dei carismi. Tralasciamo pure di approfondire le «ulteriori direttive» divine, specialmente quando diverse persone e gruppi, appellandosi allo stesso Pneuma rivelatore, arrivano a decisioni del tutto diverse sulla stessa questione, se non addirittura contrastanti tra loro (chi decide allora chi si sbaglia o addirittura mente?). Tutto ciò ci porterebbe qui solo fuori tema.

 

 

8. {Edoardo Piacentini}

 

Nota redazionale: Il seguente contributo è stato aggiunto dall’autore nella discussione dell’articolo «Dio abita nelle lodi da avanspettacolo?», essendo però il carattere di tale scritto troppo generico rispetto al tema trattato, lo abbiamo opportunamente adattato, mettendo anche dei titoli intermedi, e messo qui.

 

Contributo: Legittimità di canti e strumenti

     La musica e il canto, che Dio ama ricevere dal suo popolo radunato, sono parte integrante del culto cristiano. Ecco alcuni brani di riferimento: ● «Cantate a lui, cantate lodi a lui, meditate su tutte le sue meraviglie» (1 Cr 16,9). ● «Lodatelo col suono della tromba, lodatelo con l’arpa e con la cetra. Lodatelo col tamburello e con la danza, lodatelo con strumenti a corda e a fiato. Lodatelo con cembali risonanti, lodatelo con cembali squillanti. Ogni cosa che respira lodi l’Eterno. Alleluia» (Sal 150,3-6). ● «Che conviene dunque fare, fratelli? Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi, chi un salmo, chi un insegnamento, chi parole in altra lingua, chi una rivelazione, chi un’interpretazione, si faccia ogni cosa per l’edificazione» (1 Cor 14,26). ● «…parlandovi gli uni gli altri con salmi inni e cantici spirituali, cantando e lodando col vostro cuore il Signore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio e Padre nel nome del Signor nostro Gesù Cristo» (Ef 5,19s). ● «La parola di Cristo abiti in voi copiosamente, in ogni sapienza, istruendovi ed esortandovi gli uni gli altri con salmi, inni e cantici spirituali, cantando con grazia nei vostri cuori al Signore» (Col 3,16).

     La musica e il canto vanno visti come strumenti per esprimere la preghiera, l’insegnamento, la benedizione, la comunione, ecc. Il canto della comunità, subito dopo l’insegnamento, è la migliore parte di un servizio religioso, la maniera più efficace di predicare l’Evangelo. È benedetta quella comunità, che canta insieme a un pulpito che insegna!

     Nella Bibbia leggiamo di molte persone, che cantano. Mosè cantava e guidava il popolo nel canto. Miriam cantava. Debora e Barak cantavano. Davide cantava e, anzi, scrisse i Salmi, affinché fossero cantati. Gesù e i dodici apostoli cantavano. Paolo e Sila cantavano. Gli angeli cantano. Tutti i salvati canteranno in cielo.

 

Poco e troppo canto

     In alcune comunità si canta poco, magari perché il predicatore è prolisso e prende quasi tutto il tempo a disposizione per il sermone, oppure perché si alternano alla predicazione più oratori e, in tale contesto, si considera il canto poco importante o poco spirituale. Tali comunità sono, di solito, spente nello Spirito; e la migliore maniera, per far ringiovanire queste chiese, sarebbe riportarle in vita proprio con il canto.

     In altre comunità, al contrario, avviene che si utilizza quasi tutto il tempo dell’incontro a cantare, tant’è che sono costrette a eliminare persino le testimonianze. Anche questo è sbagliato, perché il culto cristiano, secondo le Scritture, deve dare la centralità alla predicazione della Parola di Dio.

 

Canti moderni e innari classici

     Bisogna costatare, altresì, che i canti più recenti, mentre hanno uno stile musicale più attento ai gusti dei giovani credenti, spesso sono carenti nel testo. Se facessimo un esame attento del testo di tali canzoni, ci accorgeremmo che sovente essi contengono svarioni teologici insostenibili e persino eresie. Si potrebbero fare tanti esempi, ma prendiamo un solo cantico d’evangelizzazione, che ascoltiamo frequentemente: il canto n. 53 intitolato «Fuoco, il santo fuoco», tratto dall’innario «Cantate all’Eterno», a cura del gruppo evangelistico «Cristo è la Risposta». La canzone dice a un certo punto: «Fuoco, il santo fuoco, brucerà i nostri peccati». Nulla è più errato, perché solo «il sangue di Gesù Cristo, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato» (1 Gv 1,7).

     Così come è un controsenso per noi credenti, per fare un altro esempio, cantare: «Il tempio di Dio voglio essere anch’io», perché noi credenti siamo di già il tempio di Dio e non dobbiamo desiderare di diventarlo. Paolo dice infatti ai Corinzi: «Non sapete voi che siete il tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi?» (1 Cor 3,16). E afferma anche: «E non sapete voi che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?» (1 Cor 6,19).

     [N.d.R.: Per l’approfondimento si veda l’articolo «Inni che evito di cantare» e il tema di discussione corrispondente.]

     D’altra parte, però, bisogna ammettere che i nostri innari tradizionali, seppure amati e più coerenti nel testo con la Parola di Dio, sono espressi con liriche in un italiano oggi antiquato e incomprensibile.

 

Liceità degli strumenti musicali

     Per quanto riguarda l’uso degli strumenti musicali, non c’è un solo passo biblico e nessun motivo fondato sulle Sacre Scritture per dichiarare il loro uso una cosa illecita. È vero che sia nel libro degli Atti che nelle epistole non c’è nessun accenno a un uso di strumenti musicali durante le riunioni dei santi antichi, tuttavia è anche vero che in cielo vengono usati degli strumenti musicali nella lode, che viene rivolta a Dio e all’Agnello, che sta alla sua destra. Giovanni vide le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani, che erano attorno al trono di Dio, con una cetra ciascuno (Ap 5,8). Egli in cielo vide anche «come un mare di vetro e di fuoco e quelli che avevano ottenuta vittoria sulla bestia e sulla sua immagine e sul numero del suo nome, i quali stavano in piè sul mare di vetro avendo delle arpe di Dio. E cantavano il cantico di Mosè, servitore di Dio, e il cantico dell’Agnello, dicendo: “Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore Iddio onnipotente; giuste e veraci sono le tue vie, o Re delle nazioni. Chi non temerà, o Signore, e chi non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo; e tutte le nazioni verranno e adoreranno nel tuo cospetto, poiché i tuoi giudizi sono stati manifestati”» (Ap 15,2ss). Se dunque in cielo, dove c’è il trono di Dio e quello dell’Agnello, è permesso l’uso di strumenti musicali, non c’è alcun motivo perché non dovrebbe essere permesso sulla terra nell’assemblea dei santi, in mezzo ai quali dimora sia il Padre che il Figliuolo. Dio ci benedica. {12-06-2012}

 

Osservazioni (Santina Rallo): Fratello Piacentini, approvo a ciò che hai scritto! Dio ti Benedica. Shalom. {12-06-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Apprezzo l’intervento di Edoardo Piacentini per l’equilibrio e i contenuti. Esso rispecchia abbastanza l’articolo di Leigh Pennington, sebbene io presuma che egli non lo conoscesse prima.

 

 

9. {Nicola Martella}

 

Mi è sembrato opportuno riportare anche qui una questione, che ho affrontato altrove, e approfondirla. In alcune chiese il culto diventa uno spettacolo prodotto da pochi, a cui gli altri assistono soltanto. In altre comunità l’intera sala diventa un palco, su cui ognuno pratica le sue performance (danze, frenesie, moine, urla, strepiti, battimani, ecc.) sotto la guida di particolari «menestrelli», come fossero sciamani. In altre chiese ancora ci si alza militarmente a ogni canto (sono stato in chiese, dove ci si alza tutti per pregare, ma si canta seduti). In altre comunità ancora il volume della musica è così alto e piena di frastuono, che non si sentono le parole cantate e le orecchie rimbombano e fanno male. Infine, ci sono chiese, in cui sono banditi gli strumenti musicali e si insegna che gli inni debbano essere cantati con il solo ausilio della voce.

     Molti salmi della Bibbia contengono informazioni per il «capo dei musici» o «maestro del coro», in cui viene riportata la melodia (Sal 9,1; 22,1; 45,1; 56,1; 57,1; 58,1; 59,1; 60,1…) e vengono ricordati gli strumenti da usare (strumenti a corda Sal 4,1; 6,1; 54,1; 55,1; 61,1; strumenti a fiato 5,1). Nel Salmo 150,3ss vengono ricordati i seguenti strumenti: tromba, salterio, cetra, timpano, strumenti a corda, flauto e cembali.

     Il termine ebraico mizmor, che sta a capo di tanti salmi, intende un canto accompagnato da strumenti musicali. Il corrispondente termine greco, psalmos, intende lo stesso; esso proviene dal verbo psallō, che significa «pizzicare le corde, arpeggiare, suonare uno strumento a corda». Tale verbo ricorre anche nel NT come elemento del culto, ad esempio in 1 Corinzi 14,15: psallō tō pneumati, psallō dè kaì tō noï «salmeggerò mediante lo spirito, ma salmeggerò anche mediante l’intelligenza» (cfr. Gcm 5,13). Il sostantivo ricorre in 1 Corinzi 14, 26: hékastos hymōn psalmòn échei… «[Quando vi radunate] ognuno di voi abbia un salmo…» (cfr. Col 3,16). Sostantivo e verbo si trovano ambedue nello stesso verso: «Siate ripieni dello Spirito, parlandovi con salmi [psalmòi] e inni e canzoni spirituali, cantando e salmeggiando [psállontes] col cuor vostro al Signore» (Ef 5,19s).

     Quindi, non è vera la tesi di alcuni, secondo cui Dio non prenderebbe le lodi dagli strumenti musicali. Visto che Dio permette gli strumenti musicali nel culto celeste (Ap 14,2s; 15,2s), non si capisce perché dovrebbe proibirli nel culto terrestre! Sarebbe, poi, singolare pregare: «Sia fatta la tua volontà anche in terra come è fatta in cielo» (Mt 6,10), e negare l’uso di strumenti musicali nel culto della chiesa!

     La menzione dei termini «salmo» e «salmeggiare» mostra che l’uso degli strumenti musicali non era escluso nella chiesa, tanto più che le prime chiese si svilupparono dalle sinagoghe.

     Il problema odierno è sia il posto che si dà agli strumenti musicali e alla musica in genere, sia la spettacolarizzazione della musica, che è diventata una cosa a sé, slegata dalla centralità della Parola predicata. Da ancella della Parola e strumento di edificazione reciproca, la musica si mette in primo piano, pretende di essere essa stessa viatico principale della Parola e diventa faccenda di pochi specialisti, che fanno spettacolo.

 

 

10. {}

 

 

11. {Vari e medi}

 

Maurizio Sabidussi: La musica cristiana non ha rivali... Questa musica è utile per entrare nei cortili della Lode... perché ci prepara all’adorazione, da provarsi. Personalmente, non avendo musicisti e coristi, ho fatto un nuovo innario, dove ho messo tante cose diverse, e posso dire che in ogni riunione abbiamo sperimentato la presenza di Dio. Certamente c’è una musica di adorazione e una musica di lode, e una adatta a introdurre la preghiera... ma, se non si prova, non si può sapere. {04-07-2011}

 

Salvatore Paone: Bella realtà o triste realtà? In effetti è così: fuori si cerca di apparire con una buona testimonianza e in casa, avvolte, ci lasciamo un tantino andare; responsabili un po’ sono i problemi famigliari ed economici, i figli, la suocera, ecc., ecc. In ogni modo tale comportamento non è conforme a quello, che insegna la Scrittura; dobbiamo spogliarci completamente dall'abito vecchio, senza indugio. Ritornando al discorso iniziale, penso che il frutto dello Spirito dovremmo prima realizzarlo in casa nostra e poi fuori; e dovremmo essere coerenti prima con coloro, che vivono con noi, e poi fuori. {06-07-2011}

 

Ivano Acunto: Carissimi Leigh (che hai scritto l’articolo) e Nicola (che l’hai redatto e curato), ho letto abbastanza attentamente l’articolo per avere delle utili direttive in quanto personalmente impegnato nella musica in chiesa. Avendo a cuore di cantare e lodare Dio come Lui vuole, accoglierò sempre con gioia vostri suggerimenti e aggiornamenti in merito. Farebbe piacere leggere la storia di musicisti cristiani. Riguardo alle domande finali rispondo di sì alle prime due e, riguardo alla terza, credo che desidero studiare più approfonditamente e continuamente la Scrittura per trarne più profitto e conoscenza e m’impegnerò in questo. Grazie comunque e spero sia sempre aperta la conversazione sul tema. {06-07-2011}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Missionari Di Gesù: Forte, ma veramente forte. Nicola, grazie. Non me lo aspettavo. Dio ti benedica fratello. {akunakamawee@~; 04-07-2011}

Risposta (Nicola Martella): Bisogna ringraziare specialmente Leigh Pennington, che ha messo a disposizione tale articolo.

 

Ivano Acunto: Carissimi, ribadisco che sono interessato all’argomento per comprendere bene come onorare il nostro Signore con la musica, capire cioè come Egli desideri che cantiamo le sue lodi, con che tipo di parole e musica. Grazie. {07-07-2011}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Ministero_musica_NT_Sh.htm

06-07-2011; Aggiornamento: 15-06-2012

 

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