Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

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Generi & ruoli 1

 

Generi e ruoli

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L’uomo e la donna nella Bibbia— Generi e ruoli 1:

   Ecco le parti principali:
■ Entriamo nel tema (la problematica)
■ I generi nella Bibbia
■ Il matrimonio nella Bibbia

 

La donna nel Nuovo Testamento — Generi e ruoli 2

   Ecco le parti principali:
■ La posizione della donna nella chiesa
■ Il ministero della donna nella chiesa
■ Aspetti conclusivi
■ La mia donna  

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Generi & ruoli 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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MARITI E MINE VAGANTI NEL LORO MATRIMONIO

 

 a cura di Nicola Martella

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: In tempo di guerra, quando una nave si sente in pericolo, vengono buttate in acqua delle mine vaganti, le quali galleggiano sull’acqua e vanno in tutte le direzioni. In esse c’è un meccanismo, che attiva un detonatore, quando c’è un forte impatto contro un altro oggetto. Allora l’esplosione può essere molto dannosa per l’imbarcazione e, se le falle risultanti sono gravi e irreparabili, la nave può colare a picco in breve tempo.

     Anche nel «mare» della nostra vita di credenti, l’avversario dell’anima nostra mette in acqua varie mine vaganti, sperando che qualcuna esploda e danneggi la nostra vita di fede, i rapporti con gli altri credenti e la chiesa locale.

     Un campo minato nella vita dei credenti è il loro matrimonio. Qui affrontiamo gli aspetti, che riguardano il credente in quanto marito.

     Per fare fuori la chiesa locale, il Calunniatore (= diavolo) tenta di minare le coppie della comunità, cominciando da quelle dei missionari, conduttori e collaboratori vari, fino al minimo dei credenti. Sebbene sia il diavolo il vero avversario dei credenti, induce questi ultimi a scavare trincee tra consorti, a creare campi minati e a gettare in acqua mine vaganti, che colpiranno l’altro coniuge.

 

 

2.  PUNTI DA PONDERARE: Da quanto abbiamo detto fin qui, si evince la responsabilità di noi maschi credenti. Prendiamo, quindi, atto di quanto segue.

 

     ■ 1. Renditi conto che l’avversario cercherà di rovinare il tuo matrimonio. Egli vuole che, come Adamo, tu cerchi in tua moglie la maggiore responsabile dei tuoi mali presenti (cfr. Gn 3,12).

 

     ■ 2. Tu, come marito, sei comunque responsabile dinanzi a Dio del tuo matrimonio (Dio chiamò Adamo a rapporto, sebbene a essere sedotta fosse stata Eva; Gn 3,9).

 

     ■ 3. Di là dalle buone ragioni, che certamente avrai, per farle valere, dovrai sempre prima amare tua moglie come Cristo ha amato la chiesa, ossia incondizionatamente (Ef 5,25.28).

 

     ■ 4. Tua moglie non è il tuo «collega», con cui discutere accesamente, per poi andare a pesca o a bere qualcosa insieme, come se nulla fosse stato, ma il «vaso più delicato» (1 Pt 3,7), che facilmente si ferisce con profonde crepe, se si scontra con un vaso di ferro. Il tuo compito è di curarti di lei, onorandola e sapendo che dal modo come la tratti dipende l’ascolto delle tue preghiere e l’efficacia del tuo ministero.

 

     ■ 5. Il tuo matrimonio è una serra, ma altresì l’officina e il banco di prova, dove fare l’apprendistato col «frutto dello Spirito» (Gal 5,22ss) e con le virtù cristiane (cfr. Fil 4,8), per poi praticarle credibilmente anche fuori casa. Se ti squalifichi come buon marito in casa, difficilmente sarai un buon servitore fuori casa (1 Tm 3,4s.12s).

 

     ■ 6. Di là da tutte le difficoltà della vita, renditi conto che tua moglie è la tua alleata, non la tua avversaria. Trattala come una «coniuge» (stai con lei sotto lo stesso giogo), una «compagna» (mangi con lei lo stesso pane) e una «consorte» (dividi con lei la stessa sorte).

 

Ci sono chiaramente altri aspetti, di cui prendere atto. Tuttavia, lascio a voi di aggiungere altri punti. Come si vede, ho indicato qui solo gli aspetti, che toccano il marito; certamente ci sono pure quelli, che riguardano la moglie, ma li affronteremo un’altra volta.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Donatella N. Festa

2. Michele Savino

3. Nicola Carlisi

4. Roberta Sbodio

5. Andrea Angeloni

6.

7.

8.

9.

10.

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Donatella Nancy Festa}

 

Contributo: L’aspetto più importante, secondo me, è quello dell’orgoglio e della signoria. Lungi dall’essere a immagine di Cristo (dunque miti e dal «giogo dolce»), alcuni mariti scambiano il matrimonio come un’occasione per esercitare potere arbitrario e costrizioni d’ogni genere. Ho visto uomini con sindrome da «bimbo, che pesta i piedi» e da «re dell’universo»: Tutto il mondo deve girare intorno a loro e ai loro bisogni, altrimenti sono guai! E le mogli? Povere serve azzittite col «tu devi» perché l’uomo è il capo. Ma in tutto questo, l’amore del Cristo, da prendere ad esempio nella coppia, dov’è?! Gli uomini sarebbero chiamati a dare la loro vita, se necessario, per le loro mogli, non a togliere quella del coniuge (a giudicare dalle notizie di cronaca, questa pretesa è letterale). Cristo si è abbassato per la chiesa, però quante teste alte ci sono. Meditiamo. Molti matrimoni falliscono proprio per queste condotte deplorevoli. {26-08-2014}

 

Nicola Martella: I matrimoni falliscono sempre per la durezza del cuore di almeno uno dei due coniugi o di ambedue. Quando si travalicano i limiti dei ruoli previsti dal Signore, sia l’uomo sia la donna combinano disastri; ciò vale anche per i limiti del «campo assegnato» dal Signore (cfr. 2 Cor 2,13ss). Chi comanda all’altro coniuge: «Tu devi fare così, perché è scritto!», sia il marito o la moglie, si deve ricordare che nei brani biblici sono elencati, in genere, i doveri contemporanei di ambedue i coniugi.

 

 

2. {Michele Savino}

 

Contributo: È vero, nessuno può dire il contrario davanti alla Parola del Signore! Ma volevo far notare che in un matrimonio non c’è solo il marito ad avere delle responsabilità, anche la moglie ne ha diverse. Sicuramente i tempi sono cambiati, perché oggi la donna può far valere molti più diritti che nel passato; anzi, a dir la verità, in molte famiglie sono loro a dirigere ogni cosa e a disporre a piacimento delle risorse. Scherzosamente si dice che il marito è il capo (la testa), ma la moglie è il collo; la testa si muove come si muove il collo.

     Lasciando l’aspetto scherzoso della questione, purtroppo, è molto più difficile vivere oggi in famiglia che nel passato, in cui si riconosceva l’autorità dell’uomo. Non tutti gli uomini sono maturi per vivere un rapporto giusto e secondo i principi biblici, ma è altrettanto vero che non tutte le donne sono capaci di rivestire un ruolo di aiuto, e di sostegno come si conviene.

     Sicuramente non solo gli uomini hanno bisogno di assumersi le proprie responsabilità, ma anche le donne lo devono fare con gioia, sapendo che da loro spesso dipende un rapporto felice e duraturo.

     L’uomo non deve esercitare l’autorità, che gli è assegnata dalla Parola del Signore senza amore e senza rispetto per «il vaso più delicato»; ma anche la donna deve sentirsi consapevolmente «il vaso più delicato», accettando il ruolo, che Dio gli ha affidato nella famiglia.

     In ogni caso l’amore, come scrive l’apostolo Paolo — «L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa» (1 Corinzi 13,4-7) — deve essere reciproco e deve stare alla base della relazione, e soprattutto non deve essere solo espresso dal marito, ma anche dalla moglie. Se così avviene, non c’è nulla e nessuno che possa rompere o condizionare un matrimonio. {26-08-2014}

 

Nicola Martella: Chiaramente avevo lasciato aperto il tema ad altri aspetti, che voi altri potevate aggiungere. In ogni modo, questo tema illustra alcuni doveri dell’uomo quale marito; un’altra volta potremo affrontare quelli delle donne quali mogli. Chiaramente io conosco bene ambedue le parti, sia come marito cristiano, sia come curatore d’anime, sia come autore di libri in merito (cfr. «Generi e ruoli»). Tuttavia, come mariti non dobbiamo cercare qui di «pareggiare» con le nostre mogli, illustrando i loro doveri. Poniamoci qui dinanzi ai nostri propri doveri, per i quali noi (e solo noi) dovremo rendere conto a Dio. {26-08-2014}

 

 

3. {Nicola Carlisi}

 

Contributo: Sono d’accordo col fratello Michele Savino, sono d’accordo anche con te Martella. Tuttavia, per esperienza vissuta da 53anni, posso dire che a mantenere unito il matrimonio e in armonia deve essere la capacità dell’uomo. La donna considerata il sesso più debole, forse fisicamente, a volte vorrebbe prendere un seggio, che non le compete; allora il marito per garantire sia la moglie e per tanto il matrimonio, nonché l’armonia della famiglia, deve usare autorità amorevole, ma contemporaneamente, se necessario, sopportare qualche torto. L’autorità deve comunque garantire la stabilità della famiglia sia per la pace, sia per la salute, sia per la gioia; questa capacità è solo nell’uomo. Parlo sempre per i credenti, maggiormente per il servitore. {26-08-2014}

 

Nicola Martella: Il matrimonio è un «consorzio» e, quindi, come tale, si basa sulla cooperazione continua e interattiva fra ambedue i coniugi. La stabilità del matrimonio e della famiglia è compito di ambedue i consorti. Visto che gli uomini hanno un «corredo caratteriale», secondo i casi, più ruvido, grossolano, insensibile, aspro o rude, a loro viene richiesta maggiore sensibilità d’amore verso la moglie. Le donne possono essere portate a primeggiare e a voler condurre direttamente ogni aspetto del menage familiare, mettendosi in concorrenza con i mariti; perciò, viene loro ingiunto di rispettare ognuna il loro marito come «capo».

     Qui ci sta un mio aforisma: «Una donna, sottomessa al marito, viene amata volentieri da lui; un uomo, che ama la moglie, viene rispettato volentieri da lei» (fonte: «Matrimonio: Dinamica»).

 

 

4. {Roberta Sbodio}

 

Contributo: L’amore ama, l’amore rispetta, l’amore protegge... sempre, comunque, dovunque, fuori e dentro il matrimonio. Penso che nelle chiese ci dimentichiamo che il cuore batte, che l’amore commuove, che puoi amare una persona fino a morirne, che un vero uomo e una vera donna si completano in un modo assoluto e perfetto.

     Vorrei aggiungere una cosa: Un uomo, che ama solo perché poi vuole essere rispettato, è tragico. L’amore ama perché ama. Poi, è ovvio che se una donna ama e sceglie un uomo, sarà perché è affascinata da quell’uomo, dalle sue caratteristiche, dalla sua forza, dalla sua intelligenza, ecc.; e allora ovviamente lo rispetta. Rispetto chi ammiro, ma è tutto così spontaneo che a volte non comprendo tutto questo gran parlare. {27-08-2014}

 

Nicola Martella: Non strumentalizzare l’aforisma sopra riportato. Una massima è, per sua natura, compatta e concisa e si riferisce a una sola verità di base. Le due frasi sono separate da un punto e virgola, per indicare due azioni contemporanee e simultanee. L’avverbio, che ricorre in ambedue le preposizioni è «volentieri». È un aforisma propositivo, non uno che voglia invitare alla polemica. Se i due coniugi fanno a gara in ciò, avranno ambedue un benefico guadagno da tale circolo virtuoso.

 

Roberta Sbodio: Il tuo aforisma è chiaro, però sai in generale mi colpisce il fatto che nell’ambito della «chiesa» si parli sempre in modo così tecnico del matrimonio. Prima ci s’innamora, ecc. ecc.; ovvio la vita poi è realtà e non solo «poesia». Però davvero sento troppo la parola «dovere», come se fossimo parti di un «contratto», e non piacere, desiderio, passione, sentimento, complicità, che sono o dovrebbero essere la base di una coppia. Ho visto tante persone, che «amano» o cercano di «amare», perché devono, perché Dio lo dice e questo è grottesco. Ho fin sentito dire che l’importante è che l’uomo ami la donna; e se la donna non ama l’uomo, pazienza, l’importante è che lo rispetti!? Così siamo «biblici». E da qui matrimoni di «facciata», ne conosco a decine. Lo trovo un gran peccato, perché ci perdiamo il bello della vita, bello che Dio ha creato perché fossimo felici, pur affrontando una vita non sempre semplice. {27-08-2014}

 

Nicola Martella: Non bisogna mai estremizzare e ridurre tutto a una polemica. Non so come tu faccia a guardare nel segreto del talamo matrimoniale, per sentenziare che decine di persone amino, perché debbano farlo e perché abbiano un matrimonio di facciata. Ora, o tu sei una seria ricercatrice, che conduce interviste scientificamente rilevanti e fa cura pastorale, o è solo un’affermazione gratuita.

     Inoltre tale polemica fra dovere e piacere è un po’ stantia. La Parola di Dio, prima d’ingiungere alle mogli di essere sottomesse ai loro propri mariti, comanda che i credenti siano sottomessi «gli uni agli altri nel timore di Cristo» (Ef 5,20s). Anche delle donne viene detto che debbano imparare ad amare i loro propri mariti (e la prole; Tt 2,4), oltre a essere soggette ai loro mariti (v. 5). Se ai mariti viene specificatamente e dettagliatamente comandato di amare le proprie mogli, è perché questo è il loro punto debole; per le mogli lo è quello della sottomissione.

     Per altro, il matrimonio è senz’altro un «patto», per il quale viene richiesto lealtà e fedeltà; solo all’interno di tale contesto sono possibili passione, desiderio, sentimenti, ecc. Il problema dei moderni è che hanno riempito troppo i rapporti col sentimentalismo, pensando che i sentimenti siano la cosa più importante. I moderni trovano strano che si possa comandare di amare; questa difficoltà deriva da una concezione differente dell’amore nella Bibbia e nelle menti dei credenti d’oggi. Nella Bibbia l’amore è legato al servizio; per i moderni l’amore è legato ai sentimenti. Perciò, tali credenti trovano strano che Dio comandi di amare! Ma questa è la realtà biblica, di chi è entrato nel patto del Signore (Dt 11,1; 30,16). Dio non ci giudicherà per i nostri sentimenti buoni e nobili, sebbene auspicabili, ma per la nostra lealtà e fedeltà alla parola data.

     Dio ci ha proprio creato, perché fossimo felici? Se così fosse, allora ci ha pure indicato la via per essere «felici»: ubbidire ai suoi comandamenti quale risposta d’amore verso di Lui (Dt 4,40; 5,16.33; 6,3.18.24; 12,25.28; 22,7; Gr 7,23). Nel campo matrimoniale ciò ha a che fare, ad esempio, con un comportamento leale verso il coniuge (Mal 2,14), con la «cessione di sovranità» sul proprio corpo a favore del coniuge (1 Cor 7,3s) e con scelte condivise sul piano dei tempi di privazione dei rapporti coniugali (v. 5).

 

Roberta Sbodio: Grazie per la spiegazione. Però, caro Nicola, li vedo questi mariti che amano per patto e dovere divino; e francamente, se io fossi la loro moglie, sceglierei di vivere single per tutta la vita, perché é terribile. Li vedi con esteriore cercano di essere gentili, di dare amore, e il loro interiore grida: «Non m’importa niente di questa donna»; e tutti i gesti, che ne conseguono, sono falsi, ipocriti. Un mazzo di fiori dal cuore è gradito; un tale regalo fatto per «patto o dovere» te lo tiro sulla testa, perché l’amore vero è genuino. Continuo a essere una sognatrice e credo che l’amore vero esiste, non per patto, ma perché Dio t’inonda, ti dà di amare quell’uomo (o quella donna) per quello che è; e in questo c’è davvero tutto, rispetto, attenzione, ammirazione, desiderio che l’altro sia pienamente realizzato come uomo (o donna). Tutto il resto sono belle dottrine, ma i musi lunghi nelle chiese provano che non funziona. Dio ci dia grazia di ricevere vita, lo Spirito vivifica, la lettera uccide... {27-08-2014}

 

Nicola Martella: Oltre alla presunta capacità di guardare nel segreto del talamo coniugale, vedo qui anche un presunto talento di chiaroveggenza, che riesce a percepire la discrepanza fra comportamento esterno e atteggiamento interiore; tale onniscienza lascia un po’ perplessi.

     Vedo che hai troppi pregiudizi su che cosa sia un patto biblico e su come esso debba funzionare biblicamente. Non è colpa tua, ma dell’ignoranza dilagante nelle chiese riguardo alla «cultura biblica»; ed è colpa altresì della cultura occidentale dei cristiani, che poi viene proietta nella Bibbia, creando così discrepanze. Gli orientali amano di cuore ciò, che gli appartiene; gli occidentali rimangono insieme, fintantoché hanno buoni sentimenti. Per la Bibbia il vero amore esiste soltanto all’interno di una responsabilità reciproca, quindi a un’alleanza comune. Addirittura, secondo Pietro, un amore di cuore e intenso è solo l’efflusso d’altro: «Avendo purificato le anime vostre con l’ubbidienza alla verità, in vista di giungere a un sincero amore fraterno, amatevi intensamente a vicenda di vero cuore» (1 Pt 1,22).

     Ecco, ad esempio, un pregiudizio tuo e della falsa cultura religiosa, che non conosce la Scrittura: «lo Spirito vivifica, la lettera uccide». La lettera, che uccide, non è la «legge di Cristo», di cui Paolo parlò positivamente, ma la legge mosaica, che non giustifica il peccatore, anzi lo condanna a morte. La «legge di Cristo» (1 Cor 9,21; Gal 6,2), invece è chiamata pure «la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù», ed è essa che «mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte» (Rm 8,2), appunto la legge mosaica. Liberati da tali pregiudizi e da tale approssimazione biblica! Non fare dei tuoi sentimenti la «livella» per giudicare la stabilità di un matrimonio, specialmente quello altrui.

 

 

5. {Andrea Angeloni}

 

Dopo aver letto con attenzione gli interventi fatti, mi è venuta in mente un’immagine. Ho pensato che il matrimonio possa essere rappresentato in una bilancia, dove due materiali della stessa natura, ma con forme e dimensioni diverse, sono in continuo oscillamento. Nessuna delle due materie prevale, e l’obiettivo è equilibrio e armonia. Ora, per raggiungere questa stabilità, bisogna togliere, a volte da una parte e mettere dall’altra, o viceversa. Se si toglie da una parte e non si provvede tempestivamente ad aggiungere dall’altra, si spezza quell’equilibrio e avviene un dissesto. Questo, sebbene possa risultare temporaneo, può invece lasciare conseguenze e poi diventa necessario rimettere i pezzi uno a uno e ricalibrare la bilancia per ricercare ancora una volta una situazione di stabilità. Per recuperare è necessario tempo e dedizione. Dunque, i coniugi, devono adoperarsi in egual modo, con doveri differenti a seconda dei principi, che ci mostra la Parola, ma con l’amore come sentimento predominante (concreto) e affine per entrambi, per la riuscita di un matrimonio, il quale, sia onorevole davanti a Dio. {27-08-2014}

 

 

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11. {Vari e medi}

 

Maria Grazia Corcelli: Se c’è Cristo nel cuore dell’uomo, c’e’anche la capacità dell’uomo di essere «capo spirituale»; e se c’è Cristo nel cuore della donna, c’è la sua disponibilità a essere sottomessa al «capo» ed essere un aiuto convenevole. L’attacco satanico, che la coppia credente subisce, è quello di far perdere la comunione di Dio a entrambe i coniugi. La preghiera di entrambi è allora essenziale e importante, perché un regno diviso non si regge in piedi {26-08-2014}

 

Roberta Sbodio: Autorità in senso biblico è proteggere, custodire preziosamente e non manipolare. Se l’uomo è davvero forte e intelligente, non avrà bisogno di usare autorità come pretesto, per farsi valere in casa perché magari fuori non ha successo. Gli uomini che fanno questo, sono in generale molto insicuri e con poche gratificazioni; e allora cercano in chiesa e in casa un appagamento al loro fragile ego. {26-08-2014}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Domenico Pignataro: Dobbiamo disinnescare queste mine, vigilando e pregando. {26-08-2014}

 

Sandro Carini: Sono pienamente d’accordo con quanto scritto. E infatti sto intensificando la preghiera e la vigilanza proprio per questo specifico stratagemma diabolico. {26-08-2014}

 

Antonio Nappo: «In casa il capo sono io, ma chi comanda è mia moglie». Molti pensano che questo «motto» non sia biblico. {26-08-2014}

 

Nicola Martella: Allora, è biblico o non lo è?

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Mariti_mine_GeR.htm

27-08-2014; Aggiornamento: 28-08-2014

 

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