1. ENTRIAMO IN TEMA: In
tempo di guerra, quando una nave si sente in pericolo, vengono buttate in acqua
delle
mine vaganti, le quali galleggiano sull’acqua e vanno in tutte le direzioni.
In esse c’è un meccanismo, che attiva un detonatore, quando c’è un forte impatto
contro un altro oggetto. Allora l’esplosione può essere molto dannosa per
l’imbarcazione e, se le falle risultanti sono gravi e irreparabili, la nave può
colare a picco in breve tempo.
Anche nel «mare» della nostra vita di credenti, l’avversario dell’anima
nostra mette in acqua varie mine vaganti, sperando che qualcuna esploda e
danneggi la nostra vita di fede, i rapporti con gli altri credenti e la chiesa
locale.
Un campo minato nella vita dei credenti è il loro matrimonio. Qui
affrontiamo gli aspetti, che riguardano il credente in quanto marito.
Per fare fuori la chiesa locale, il Calunniatore (= diavolo) tenta di minare
le coppie
della comunità, cominciando da quelle dei missionari, conduttori e collaboratori
vari, fino al minimo dei credenti. Sebbene sia il diavolo il vero avversario dei
credenti, induce questi ultimi a scavare trincee tra consorti, a creare campi
minati e a gettare in acqua mine vaganti, che colpiranno l’altro coniuge.
2. PUNTI DA PONDERARE: Da
quanto abbiamo detto fin qui, si evince la responsabilità di noi maschi
credenti. Prendiamo, quindi, atto di quanto segue.
■ 1. Renditi conto che l’avversario cercherà di rovinare il tuo
matrimonio. Egli vuole che, come Adamo, tu cerchi in tua moglie la maggiore
responsabile dei tuoi mali presenti (cfr. Gn 3,12).
■ 2. Tu, come marito, sei comunque responsabile dinanzi a Dio del tuo
matrimonio (Dio chiamò Adamo a rapporto, sebbene a essere sedotta fosse stata
Eva; Gn 3,9).
■ 3. Di là dalle buone ragioni, che certamente avrai, per farle
valere, dovrai sempre prima amare tua moglie come Cristo ha amato la
chiesa, ossia incondizionatamente (Ef 5,25.28).
■ 4. Tua moglie non è il tuo «collega», con cui discutere accesamente,
per poi andare a pesca o a bere qualcosa insieme, come se nulla fosse stato, ma
il «vaso più delicato» (1 Pt 3,7), che facilmente si ferisce con profonde
crepe, se si scontra con un vaso di ferro. Il tuo compito è di curarti di lei,
onorandola e sapendo che dal modo come la tratti dipende l’ascolto delle tue
preghiere e l’efficacia del tuo ministero.
■ 5. Il tuo matrimonio è una serra, ma altresì l’officina e il banco di prova,
dove fare l’apprendistato col «frutto dello Spirito» (Gal 5,22ss) e con le virtù
cristiane (cfr. Fil 4,8), per poi praticarle credibilmente anche fuori casa. Se
ti squalifichi come buon marito in casa, difficilmente sarai un buon servitore
fuori casa (1 Tm 3,4s.12s).
■ 6. Di là da tutte le difficoltà della vita, renditi conto che tua moglie è la
tua alleata, non la tua avversaria. Trattala come una «coniuge» (stai con
lei sotto lo stesso giogo), una «compagna» (mangi con lei lo stesso pane) e una
«consorte» (dividi con lei la stessa sorte).
Ci sono chiaramente
altri aspetti, di cui prendere atto. Tuttavia, lascio a voi di aggiungere
altri punti. Come si vede, ho indicato qui solo gli aspetti, che toccano il
marito; certamente ci sono pure quelli, che riguardano la moglie, ma li
affronteremo un’altra volta.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema ▲
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1. {Donatella
Nancy Festa}
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■
Contributo:
L’aspetto più importante, secondo me, è quello dell’orgoglio e della
signoria. Lungi dall’essere a immagine di Cristo (dunque miti e dal «giogo
dolce»), alcuni mariti scambiano il matrimonio come un’occasione per esercitare
potere arbitrario e
costrizioni d’ogni genere. Ho visto uomini con sindrome da «bimbo,
che pesta i piedi» e da «re dell’universo»: Tutto il mondo deve girare intorno a
loro e ai loro bisogni, altrimenti sono guai! E le mogli? Povere serve
azzittite col «tu devi» perché l’uomo è il capo. Ma in tutto questo,
l’amore del Cristo, da prendere ad esempio nella coppia, dov’è?! Gli uomini
sarebbero chiamati a dare la loro vita, se necessario, per le loro mogli,
non a togliere quella del coniuge (a giudicare dalle notizie di cronaca, questa
pretesa è letterale). Cristo si è abbassato per la chiesa, però quante teste
alte ci sono. Meditiamo. Molti matrimoni falliscono proprio per queste
condotte deplorevoli. {26-08-2014}
▬
Nicola Martella:
I matrimoni falliscono sempre per la durezza del cuore di almeno uno
dei due coniugi o di ambedue. Quando si travalicano i limiti dei ruoli previsti
dal Signore, sia l’uomo sia la donna combinano disastri; ciò vale anche per i
limiti del «campo assegnato» dal Signore (cfr. 2 Cor 2,13ss). Chi comanda
all’altro coniuge: «Tu devi fare così, perché è scritto!», sia il marito
o la moglie, si deve ricordare che nei brani biblici sono elencati, in genere, i
doveri contemporanei di ambedue i coniugi.
2. {Michele
Savino}
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Contributo:
È vero, nessuno può dire il contrario davanti alla Parola del Signore! Ma volevo
far notare che in un matrimonio non c’è solo il marito ad avere delle
responsabilità, anche la moglie ne ha diverse. Sicuramente i tempi sono
cambiati, perché oggi la donna può far valere molti più diritti che nel
passato; anzi, a dir la verità, in molte famiglie sono loro a dirigere ogni cosa
e a disporre a piacimento delle risorse. Scherzosamente si dice che il marito è
il capo (la testa), ma la moglie è il collo; la testa si muove come si muove il
collo.
Lasciando l’aspetto scherzoso della questione, purtroppo, è molto più difficile
vivere oggi in famiglia che nel passato, in cui si riconosceva l’autorità
dell’uomo. Non tutti gli uomini sono maturi per vivere un rapporto giusto
e secondo i principi biblici, ma è altrettanto vero che non tutte le donne
sono capaci di rivestire un ruolo di aiuto, e di sostegno come si conviene.
Sicuramente non solo gli uomini hanno bisogno di assumersi le proprie
responsabilità, ma anche le donne lo devono fare con gioia, sapendo che
da loro spesso dipende un rapporto felice e duraturo.
L’uomo non deve esercitare l’autorità, che gli è assegnata dalla Parola del
Signore senza amore e senza rispetto per «il vaso più delicato»; ma anche la
donna deve sentirsi consapevolmente «il vaso più delicato», accettando il
ruolo, che Dio gli ha affidato nella famiglia.
In ogni caso l’amore, come scrive l’apostolo Paolo — «L’amore è
paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia,
non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non
s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la
verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa»
(1 Corinzi 13,4-7) — deve essere reciproco e deve stare alla base della
relazione, e soprattutto non deve essere solo espresso dal marito, ma anche
dalla moglie. Se così avviene, non c’è nulla e nessuno che possa rompere o
condizionare un matrimonio. {26-08-2014}
▬
Nicola Martella:
Chiaramente avevo lasciato
aperto il tema ad altri aspetti, che voi altri potevate aggiungere. In
ogni modo, questo tema illustra alcuni doveri dell’uomo quale marito;
un’altra volta potremo affrontare quelli delle donne quali mogli. Chiaramente io
conosco bene ambedue le parti, sia come marito cristiano, sia come curatore
d’anime, sia come autore di libri in merito (cfr. «Generi
e ruoli»). Tuttavia, come mariti non dobbiamo cercare qui di «pareggiare»
con le nostre mogli, illustrando i loro doveri. Poniamoci qui dinanzi ai
nostri propri doveri, per i quali noi (e solo noi) dovremo rendere
conto a Dio. {26-08-2014}
3. {Nicola
Carlisi}
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Contributo:
Sono d’accordo col fratello Michele Savino, sono d’accordo anche con te
Martella. Tuttavia, per esperienza vissuta da 53anni, posso dire che a mantenere
unito il matrimonio e in armonia deve essere la capacità dell’uomo. La
donna considerata il sesso più debole, forse fisicamente, a volte vorrebbe
prendere un seggio, che non le compete; allora il marito per garantire sia la
moglie e per tanto il matrimonio, nonché l’armonia della famiglia, deve usare
autorità amorevole, ma contemporaneamente, se necessario, sopportare
qualche torto. L’autorità deve comunque garantire la stabilità della
famiglia sia per la pace, sia per la salute, sia per la gioia; questa capacità è
solo nell’uomo. Parlo sempre per i credenti, maggiormente per il servitore.
{26-08-2014}
▬
Nicola Martella:
Il matrimonio è un «consorzio» e, quindi, come tale, si basa sulla
cooperazione continua e interattiva fra ambedue i coniugi. La stabilità del
matrimonio e della famiglia è compito di ambedue i consorti. Visto che gli
uomini hanno un «corredo caratteriale», secondo i casi, più ruvido,
grossolano, insensibile, aspro o rude, a loro viene richiesta maggiore
sensibilità d’amore verso la moglie. Le donne possono essere portate a
primeggiare e a voler condurre direttamente ogni aspetto del
menage familiare, mettendosi in concorrenza con i mariti; perciò, viene loro
ingiunto di rispettare ognuna il loro marito come «capo».
Qui ci sta un mio aforisma: «Una donna, sottomessa al marito,
viene amata volentieri da lui; un uomo, che ama la moglie, viene rispettato
volentieri da lei» (fonte: «Matrimonio:
Dinamica»).
4. {Roberta
Sbodio}
▲
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Contributo:
L’amore ama, l’amore rispetta, l’amore protegge... sempre, comunque,
dovunque, fuori e dentro il matrimonio. Penso che nelle chiese ci dimentichiamo
che il cuore batte, che l’amore commuove, che puoi amare una persona fino a
morirne, che un vero uomo e una vera donna si completano in un modo assoluto e
perfetto.
Vorrei aggiungere una cosa: Un uomo, che ama solo perché poi vuole essere
rispettato, è tragico. L’amore ama perché ama. Poi, è ovvio che se una
donna ama e sceglie un uomo, sarà perché è affascinata da quell’uomo, dalle
sue caratteristiche, dalla sua forza, dalla sua intelligenza, ecc.; e allora
ovviamente lo rispetta. Rispetto chi ammiro, ma è tutto così spontaneo
che a volte non comprendo tutto questo gran parlare. {27-08-2014}
▬
Nicola Martella:
Non strumentalizzare
l’aforisma sopra riportato. Una massima è, per sua natura, compatta e concisa e
si riferisce a una sola verità di base. Le due frasi sono separate da un punto e
virgola, per indicare due azioni contemporanee e simultanee. L’avverbio,
che ricorre in ambedue le preposizioni è «volentieri». È un aforisma
propositivo, non uno che voglia invitare alla polemica. Se i due coniugi
fanno a gara in ciò, avranno ambedue un benefico guadagno da tale circolo
virtuoso.
■
Roberta Sbodio:
Il tuo aforisma è chiaro, però sai in generale mi colpisce il fatto che
nell’ambito della «chiesa» si parli sempre in modo così tecnico del matrimonio.
Prima ci s’innamora, ecc. ecc.; ovvio la vita poi è realtà e non solo «poesia».
Però davvero sento troppo la parola «dovere», come se fossimo parti di un
«contratto», e non
piacere, desiderio, passione, sentimento, complicità, che sono o dovrebbero
essere la base di una coppia. Ho visto tante persone, che «amano» o
cercano di «amare», perché devono, perché Dio lo dice e questo è
grottesco. Ho fin sentito dire che l’importante è che l’uomo ami
la donna; e se la donna non ama l’uomo, pazienza, l’importante è che lo
rispetti!? Così siamo «biblici». E da qui matrimoni di «facciata», ne
conosco a decine. Lo trovo un gran peccato, perché ci perdiamo il bello della
vita, bello che Dio ha creato perché fossimo felici, pur affrontando una
vita non sempre semplice. {27-08-2014}
▬
Nicola Martella:
Non bisogna mai estremizzare e ridurre tutto a una polemica. Non so come
tu faccia a guardare nel segreto del talamo matrimoniale, per sentenziare che
decine di persone amino, perché debbano
farlo e perché abbiano un matrimonio di facciata. Ora, o tu sei una seria
ricercatrice, che conduce interviste scientificamente rilevanti e fa cura
pastorale, o è solo un’affermazione gratuita.
Inoltre tale polemica
fra dovere e piacere è un po’ stantia. La Parola di Dio, prima d’ingiungere alle
mogli di essere sottomesse ai loro propri mariti, comanda che i
credenti siano sottomessi «gli uni agli altri nel timore di Cristo» (Ef
5,20s). Anche delle donne viene detto che debbano imparare ad amare i
loro propri mariti (e la prole; Tt 2,4), oltre a essere soggette ai loro mariti
(v. 5). Se ai mariti viene specificatamente e dettagliatamente comandato
di amare le proprie mogli, è perché questo è il loro punto debole; per le
mogli lo è quello della sottomissione.
Per altro, il matrimonio è senz’altro un «patto», per il quale viene
richiesto lealtà e fedeltà; solo all’interno di tale contesto sono possibili
passione, desiderio, sentimenti, ecc. Il problema dei moderni è che hanno
riempito troppo i rapporti col sentimentalismo, pensando che i sentimenti
siano la cosa più importante. I moderni trovano strano che si possa comandare
di amare; questa difficoltà deriva da una concezione differente dell’amore
nella Bibbia e nelle menti dei credenti d’oggi. Nella Bibbia l’amore è legato al
servizio; per i moderni l’amore è legato ai sentimenti. Perciò, tali
credenti trovano strano che Dio comandi di amare! Ma questa è la realtà biblica,
di chi è entrato nel patto del Signore (Dt 11,1; 30,16). Dio non ci giudicherà
per i nostri sentimenti buoni e nobili, sebbene auspicabili, ma per la nostra
lealtà e fedeltà alla parola data.
Dio ci ha proprio creato, perché fossimo felici? Se
così fosse, allora ci ha pure indicato la via per essere «felici»:
ubbidire ai suoi comandamenti quale risposta d’amore verso di Lui (Dt 4,40;
5,16.33; 6,3.18.24; 12,25.28; 22,7; Gr 7,23). Nel campo matrimoniale ciò ha a
che fare, ad esempio, con un comportamento leale verso il coniuge (Mal
2,14), con la «cessione di sovranità» sul proprio corpo a favore del
coniuge (1 Cor 7,3s) e con scelte condivise sul piano dei tempi di
privazione dei rapporti coniugali (v. 5).
■
Roberta Sbodio:
Grazie per la spiegazione. Però, caro Nicola, li vedo questi mariti che amano
per patto e dovere divino; e francamente, se io fossi la loro moglie,
sceglierei di vivere single per tutta la vita, perché é terribile. Li vedi con
esteriore cercano di essere gentili, di dare amore, e il loro interiore
grida: «Non m’importa niente di questa donna»; e tutti i gesti, che ne
conseguono, sono falsi, ipocriti. Un mazzo di fiori dal cuore è gradito; un tale
regalo fatto per «patto o dovere» te lo tiro sulla testa, perché l’amore vero è
genuino. Continuo a essere una sognatrice e credo che l’amore vero
esiste, non per patto, ma perché Dio t’inonda, ti dà di amare quell’uomo (o
quella donna) per quello che è; e in questo c’è davvero tutto, rispetto,
attenzione, ammirazione, desiderio che l’altro sia pienamente realizzato come
uomo (o donna). Tutto il resto sono belle dottrine, ma i musi lunghi nelle
chiese provano che non funziona. Dio ci dia grazia di ricevere vita, lo Spirito
vivifica, la lettera uccide... {27-08-2014}
▬
Nicola Martella:
Oltre alla presunta capacità di guardare nel segreto del talamo coniugale, vedo
qui anche un presunto talento di chiaroveggenza, che riesce a percepire
la discrepanza fra comportamento esterno e atteggiamento interiore; tale
onniscienza lascia un po’ perplessi.
Vedo che hai troppi pregiudizi su che cosa sia un patto biblico e
su come esso debba funzionare biblicamente. Non è colpa tua, ma dell’ignoranza
dilagante nelle chiese riguardo alla «cultura biblica»; ed è colpa altresì della
cultura occidentale dei cristiani, che poi viene proietta nella Bibbia, creando
così discrepanze. Gli orientali
amano di cuore ciò, che gli appartiene; gli occidentali rimangono
insieme, fintantoché hanno buoni sentimenti. Per la Bibbia il vero amore esiste
soltanto all’interno di una responsabilità reciproca, quindi a
un’alleanza comune. Addirittura, secondo Pietro, un amore di cuore e intenso è
solo l’efflusso d’altro: «Avendo purificato le anime vostre con
l’ubbidienza alla verità, in vista di giungere a un sincero amore fraterno,
amatevi intensamente a vicenda di vero cuore» (1 Pt 1,22).
Ecco, ad esempio, un pregiudizio tuo e della falsa cultura religiosa, che non
conosce la Scrittura: «lo Spirito vivifica, la
lettera uccide». La lettera, che uccide, non è la «legge di Cristo»,
di cui Paolo parlò positivamente, ma la legge mosaica, che non giustifica
il peccatore, anzi lo condanna a morte. La «legge di Cristo» (1 Cor 9,21; Gal
6,2), invece è chiamata pure «la legge dello Spirito della vita in Cristo
Gesù», ed è essa che «mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte»
(Rm 8,2), appunto la legge mosaica. Liberati da tali pregiudizi e da tale
approssimazione biblica! Non fare dei tuoi sentimenti la «livella» per
giudicare la stabilità di un matrimonio, specialmente quello altrui.
5. {Andrea
Angeloni}
▲
Dopo aver letto con
attenzione gli interventi fatti, mi è venuta in mente un’immagine. Ho
pensato che il matrimonio possa essere rappresentato in una bilancia,
dove due materiali della stessa natura, ma con forme e dimensioni diverse, sono
in continuo oscillamento. Nessuna delle due materie prevale, e l’obiettivo è
equilibrio e armonia. Ora, per raggiungere questa stabilità, bisogna
togliere, a volte da una parte e mettere dall’altra, o viceversa. Se si toglie
da una parte e non si provvede tempestivamente ad aggiungere dall’altra, si
spezza quell’equilibrio e avviene un dissesto. Questo, sebbene possa
risultare temporaneo, può invece lasciare conseguenze e poi diventa necessario
rimettere i pezzi uno a uno e ricalibrare la bilancia per ricercare
ancora una volta una situazione di stabilità. Per recuperare è necessario
tempo e dedizione. Dunque, i coniugi, devono adoperarsi in egual modo,
con doveri differenti a seconda dei principi, che ci mostra la Parola, ma con
l’amore come sentimento predominante (concreto) e affine per entrambi, per la
riuscita di un matrimonio, il quale, sia onorevole davanti a Dio. {27-08-2014}
6. {}
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7. {}
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8. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {Vari e
medi}
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Maria Grazia Corcelli: Se
c’è Cristo nel cuore
dell’uomo, c’e’anche la capacità dell’uomo di essere «capo spirituale»; e se c’è
Cristo nel cuore della donna, c’è la sua disponibilità a essere sottomessa al
«capo» ed essere un aiuto convenevole. L’attacco satanico, che la coppia
credente subisce, è quello di far perdere la comunione di Dio a entrambe i
coniugi. La preghiera di entrambi è allora essenziale e importante,
perché un regno diviso non si regge in piedi {26-08-2014}
■
Roberta Sbodio:
Autorità
in senso biblico è proteggere, custodire preziosamente e non manipolare. Se
l’uomo è davvero forte e intelligente, non avrà bisogno di usare autorità come
pretesto, per farsi valere in casa perché magari fuori non ha successo.
Gli uomini che fanno questo, sono in generale molto insicuri e con poche
gratificazioni; e allora cercano in chiesa e in casa un appagamento al loro
fragile ego. {26-08-2014}
12. {Vari
e brevi}
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■
Domenico Pignataro: Dobbiamo
disinnescare queste mine,
vigilando e pregando. {26-08-2014}
■
Sandro Carini: Sono
pienamente d’accordo con quanto scritto. E infatti sto intensificando la
preghiera e la vigilanza proprio per questo specifico stratagemma
diabolico. {26-08-2014}
■
Antonio Nappo: «In casa
il capo sono io, ma chi comanda è mia moglie». Molti pensano che questo
«motto» non sia biblico. {26-08-2014}
▬
Nicola Martella:
Allora, è biblico o non lo è?
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Mariti_mine_GeR.htm
27-08-2014; Aggiornamento:
28-08-2014 |