Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Generi & ruoli 1

 

Generi e ruoli

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L’uomo e la donna nella Bibbia— Generi e ruoli 1:

   Ecco le parti principali:
■ Entriamo nel tema (la problematica)
■ I generi nella Bibbia
■ Il matrimonio nella Bibbia

 

La donna nel Nuovo Testamento — Generi e ruoli 2

   Ecco le parti principali:
■ La posizione della donna nella chiesa
■ Il ministero della donna nella chiesa
■ Aspetti conclusivi
■ La mia donna  

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Generi & ruoli 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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SONO RIMASTA INCINTA. E ORA?

 

 a cura di Nicola Martella

 

     Evviva!: Quando la vedi, ti viene incontro con l’ansia gioiosa di chi deve comunicarti qualcosa particolare. Il suo volto è raggiante come di chi ha fatto una grande vincita. «Sai la bella notizia?», ti chiede sprizzando di gioia, ma senz’aspettare risposta, aggiunge con voce emozionata: «Sto aspettando un bambino…», e poi, ritmando le parole, seguita: «Questa volta… non… c’è… dubbio!». Che cosa puoi dire dinanzi a una madre che si rallegra della vita in sviluppo? «Che bello!», «Che gioia!», «Oh, quanto sono contento per te!», «Grazie a Dio! Pregheremo per te e per il bimbo».

     Ahimè!: Quando la vedi, ti viene incontro col viso turbato di chi ha appena avuto la notizia di una grande perdita finanziaria o di un lutto in famiglia, oppure di chi ha furentemente litigato col marito. Sembra quasi che non ti vede e non sembra che voglia comunicarti alcunché. Devi chiederle direttamente: «Che cosa c’è? Che è successo? Stai male?». Solo facendosi violenza e a mezza voce, alla fine ti dice: «Sai, sono rimasta incinta. Eravamo stati tanto attenti, ma è successo. E io proprio non lo voglio». Dopo un po’ di esitazione e di incoraggiamento, aggiunge: «Proprio ora che tutto s’era stabilizzato con la famiglia e il lavoro. Non voglio ricominciare tutto daccapo con i dottori, le mie paure. L’ultima volta sono stata tanto male. Poi mi faranno di nuovo un cesareo. Dovrò ricominciare, dopo tanti anni, di nuovo la trafila per tirare su un figlio. Perché il Signore mi ha messo in questa situazione? Perché non me lo toglie?». Che cosa puoi dire dinanzi a una madre che rifiuta di diventare di nuovo madre? Magari ci sono i parenti stretti che infieriscono e suggeriscono di farlo «togliere». La tentazione è certamente grande. Che cosa puoi fare? Incoraggiarla, promettere che pregherai il Signore di aiutarla, che sei disposto ad ascoltarla e a pregare con lei, se ne avesse bisogno. Sai che non puoi dire di più, per non ferire. Intanto speri e preghi che Dio interverrà in lei, dandole pace.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Anna Rita Carini

2. Aless. Angelomè

3. Patrizia Amadio

4. Anna Rita Carini

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Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Anna Rita Carini} 

 

Perché Dio sconvolge la vita dei suoi figli?

 

Un marito credente, due figli sani che amano il Signore, impegni vari al servizio del Signore, quest’anno Dio mi aveva donato anche un lavoro tanto desiderato. Mi sentivo veramente felice, completa, appagata, gratificata, stavo a posto, non volevo niente di più.

     Eppure, pochi giorni fa, un test di gravidanza mi ha informato che Dio mi vuole «regalare» un altro figlio, che io non avevo chiesto, non volevo e ancora non riesco ad accettare.

     Perché proprio a me? Perché rimpastare di nuovo la mia vita con la paura?....

     Perché faccio fatica a ricevere un dono di Dio?

     Perché Satana prende il sopravvento sui miei pensieri e gioca a tamburello con il mio stato d’animo?

     Signore, riprendi Tu in mano la mia vita e i miei pensieri così che «siano gradite le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore in Tua presenza, o Signore mia Rocca e mio Salvatore» (Sal 19,14). Aiutami, Signore. (02-2006; A.R.M.)

 

 

2. {Alessandra Angelomè} 

 

È importante vedere l’intero orizzonte

 

Accorgersi di essere incinta è qualcosa di meraviglioso. Per me lo è stato ogni volta (ho 4 figlie). La gravidanza è una benedizione del Signore, e io l’ho vissuta sempre così.

     A volte subentrano delle paure, delle preoccupazioni per il bambino o per il parto, ma il pensiero che una vita sta crescendo dentro di me, mi ha fatto sempre affrontare tutto con fede e tranquillità.

     Certo se pensiamo che dobbiamo ricominciare con le notti in bianco, con i pannolini, con i disagi che un bambino appena nato comporta, ci crolla tutto il mondo addosso… Dobbiamo però pensare che sarà per un periodo che passerà e che ciò sarà ricompensato dai primi sorrisi, dalla prima parolina — «mamma» — dai primi passi, dalle prime conquiste, dai primi bacetti che ci darà.

     Tutto questo ripagherà ogni cosa, e ne ringrazieremo il Signore. (16-02-2006)

 

 

3. {Patrizia Amadio} 

 

Cronaca di una gravidanza

 

Mi chiamo Patrizia, ho 36 anni, sono infermiera e lavoro presso l’ospedale S. Camillo. Voglio farvi partecipi di ciò che sto provando in questo momento.

     Dopo un anno di matrimonio io e mio marito abbiamo sentito entrambi il desiderio di avere un bambino e quindi abbiamo incominciato sia a pregare che a provare. Il flusso mestruale a giugno del 2005 non arrivò, quindi il tempo era maturo per comprare un test in farmacia. Il test confermò che ero incinta e, quindi, avvisai mio marito, che per motivi di studio si trovava in Germania (i primi di giugno per il nostro anniversario di matrimonio ero andata a stare qualche giorno da lui, poi sono ritornata al lavoro). Mi recai da un ginecologo, il quale con l’ecografia accertò il battito del cuoricino di una creatura. Era confermato, mi sentito ancora perplessa, perché desideravo ciò, ma forse mi aspettavo non so quali forti sentimenti doveva recarmi questa nuova situazione; e invece non sentivo niente, ero uguale a prima. Non mi sentivo madre, ma ancora la «fidanzatina» di mio marito e che il mio mondo era di prendermi cura di lui.

     Un momento di paura però c’è stato, per noi genitori in erba, a luglio ho avuto improvvise perdite di sangue: non sapevamo che fare, abbiamo avvisato il ginecologo, che mi ha prescritto delle punture di ormoni, e tutto si è ristabilito. È ritornata la tranquillità, ma anche il non avere stati euforici di elevata allegrezza: tutto mi sembrava normale. La pancia cominciava a gonfiarsi; non mi sentivo brutta, perché sono sempre stata cicciotella, ma era piacevole che stavolta non ero io a crescere.

     Al quarto mese, una nuova «angoscia». Poiché ho continuato a lavorare fino al settimo mese, le mie colleghe incominciavano a toccarmi la pancia e a chiedermi: «Ma non senti niente?». Li mi sono sentita in imbarazzo, io non sentivo niente, anzi pensavo: «Che stupida che sono: non sento niente», «Ma che infermiera sono», «Che madre snaturata sono, se non sento la creatura che porto». Uno stato di prostrazione mi colse, ma lo affrontai, pregando al mio creatore Gesù Cristo di darmi intendimento e saggezza.

     Finalmente al quinto mese sentii un colpo, un movimento: ma pensate che fosse una gioia? No! Ebbe l’effetto contrario, mi spaventai, era passato un po’ di tempo e mi ero messa l’anima in pace, che il Signore me lo avrebbe fatto sentire al momento opportuno, quindi non ci pensavo più; mi chiesi allora: «Ma che cosa sta succedendo qui, cosa ho nella pancia?». Visto che mi ero spaventata e in qualche modo l’aveva percepito anche la creatura, essa si fermò di nuovo, ma io invece realizzai che era il bambino e volevo tanto risentirlo. Passò una settimana e finalmente lo sentivo, lo accettavo ed ero felicissima che esisteva. Allora incominciai ad avere il desiderio che anche mio marito lo sentisse, ma ogni volta che gli facevo mettere la mano sulla pancia, lui mi diceva che non sentiva niente, ed io ero molto dispiaciuta. Infine, non l’assillai più, anche perché sentivo che lui si stava innervosendo, quindi aspettai un altro mese.

     Di fatti al sesto mese, anche mio marito incominciò a sentirlo e non mi sentivo più sola nell’affrontare il ruolo di genitore, perché mio marito percepiva ora la vita e che sarebbe diventato a tutti gli effetti padre. Certo mi trovo alle prese con la mia prima esperienza ed aspetto una creatura umana. Non abbiamo voluto sapere il sesso: io il mio motivo lo conosco, non voglio nasconderlo; forse mi prenderete per sciocca, ma avevo paura di affezionarmi troppo al nascituro, per paura che morisse: e quindi finché non è fuori della pancia, penso sempre che possa succedere qualcosa.

     Oggi 23 febbraio ho avuto delle perdite e non so che cosa significhi, ma contrazioni dell’utero non ci sono, quindi forse per incoscienza o per fede sono tranquilla che devo attendere la «mia ora», per correre in ospedale. Ho chiamato l’ostetrica del mio corso per il parto e mi ha chiarito che è la perdita del tappo dell’utero e che devo stare tranquilla ed aspettare le contrazioni. Quindi la mia fede in Dio, che di donne ne ha fatte partorire tante, non mi ha deluso.

     So che devo affrontare il dolore e lo sto attendendo, ma credo anche che con la venuta del bimbo l’angoscia sparirà, per far spazio all’allegrezza per la nuova creatura.

 

Postscriptum della redazione: Patrizia, ha partorito infine un bel maschietto di nome Allen Renato.

 

 

4. {Anna Rita Carini} 

 

Nota redazionale: Essere rimasta incinta costituì per Anna Rita una grande prova. Quel figlio era un dono che ella non voleva avere. A causa del suo stato particolare di salute, temeva il peggio. Ci fu una grande lotta, prima che ella si affidasse al Signore e confidasse che Egli non fa nulla a caso e non ci mette addosso pesi, per i quali non ci dà anche la forza e la capacità di portarli. Ora, la gravidanza è arrivata al termine e «Samuele» ha visto la luce ed è un dato di fatto, irreversibile e presente. Come considera, ora, Anna Rita il tutto col cosiddetto «senno del poi»? Ecco le sue parole...

 

Coraggio! Dio ha cura di noi

 

È proprio vero noi esseri umani non riusciamo a vedere quello che ci succede a un palmo dal nostro naso, figuriamoci se riusciamo a capire gli interventi di Dio nella nostra vita.

     Nove mesi fa un test di gravidanza mi informava dell’arrivo del terzo figlio. La notizia, per me fu un trauma, ma che dico, una vera mazzata, era una cosa che non volevo assolutamente che mi capitasse.

     Qualcuno ha detto che il tempo è un gran dottore — io aggiungo — se Dio si prende cura di noi.

     Dio con me lo ha fatto. Ha placato la mia disperazione, mi ha tolto le paure, mi ha donato un figlio bellissimo, sano che sta riempiendo di gioia la mia vita e quella di mio marito insieme agli altri due figli. Le tante lacrime versate si sono trasformate in sorrisi.

     Veramente posso testimoniare, perché ho toccato con mano, quanto il Signore si sia preso cura di me ogni momento. Per un problema di circolazione, i medici mi dicevano che il rischio di trombosi per me era molto alto, ma il Signore ha steso la sua mano su di me, mi ha rimesso in piedi prestissimo, le mie vene hanno funzionato regolarmente ed eccomi qui raggiante per questa nuova maternità e felice perché posso dire che Dio ha mantenuto le sue promesse.

     Questo pensiero vuole ringraziare a gran voce il Signore Dio per quello che ha fatto per me e vuole incoraggiare chi in questo momento dovesse provare quei sentimenti che ho passato io: coraggio! Dio ci ama veramente, se noi ci affidiamo a Lui, che è fedele, ci curerà come dei figlioli e presto le lacrime e la disperazione cederanno il posto alle risate, alla gioia, alla gratitudine. (11-2006; A.R.M.)

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Incinta_Ger.htm

2006; Aggiornamento: 11-05-2013

 

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