Qui
di seguito discutiamo l’articolo «Il
guastatore di chiesa». Abbiamo visto che il «guastatore»
è un militare, che fa inavvertitamente danno all’esercito altrui. Possiamo
chiamarlo anche «sabotatore»; in questo caso fa attacchi mirati, per
scombussolare la linea nemica e portare caos e panico, di cui possano
approfittare le proprie truppe. La cosa è drammatica, quando ci sono coloro che
fanno il doppio gioco, sabotando le linee dell’esercito, in cui si
trovano.
Poi, ci sono i «collaborazionisti», ossia
persone, che tradiscono il proprio popolo, per fare l’interesse delle truppe
nemiche, in cambio di un arricchimento personale e di prestigio. Poiché non
tutti i credenti, presenti nelle chiese, sono rigenerati, il nemico della fede
si serve spesso di alcuni di loro, che non sono né carne e né pesce, per portare
avanti i suoi sinistri piani. Poiché i sedotti diventano strumento di
seduzione, nelle chiese sorgono continuamente uomini, che proferiscono cose
perverse rispetto alla sana dottrina, per trascinarsi dietro i discepoli (At
20,29s).
Inoltre, c’è anche il cosiddetto «fuoco amico»:
persone sparano sui soldati dello stesso esercito, avendoli scambiati per
nemici. Qui c’è alla base la mancanza di discernimento.
Infine, ci sono i carrieristi di professione,
che pur di farsi strada nella carriera, portano discredito in segreto sui loro
colleghi. Ciò può accadere anche nelle chiese, ad esempio, quando i
collaboratori vogliono diventare in fretta diaconi, e questi ultimi conduttori
di chiesa.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema ▲
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1. {Michele
Savino}
▲
È
vero, purtroppo, che simili cose avvengono in molte comunità. Il diavolo
sfrutta abilmente le nostre «capacità» di saper fare del male agli altri,
per rompere l’armonia della famiglia cristiana.
Eppure tutti sappiamo che la «pagliuzza» del
fratello è la mia «trave»!
Il fatto che mi rattrista maggiormente è la
perseveranza di costoro, che niente e nessuno riesce a fermare!
Personalmente ho cominciato a dubitare della fede di
alcuni e a ritenere che non hanno mai conosciuto il Signore e che sono
entrati nelle chiese del Signore, perché non c’è persecuzione, altrimenti
girerebbero al largo.
Che Dio ci aiuti a saper resistere e proseguire,
con fede e sincerità di cuore, il nostro cammino cristiano con la consapevolezza
che le cadute sono possibili, ma per grazia del Signore è concreta la
possibilità di rialzarsi!
Per finire, litigare di continuo su questioni,
che spesso non hanno alcuna importanza, compie il resto.
Preghiamo affinché ognuno di noi si sottoponga
con umiltà all’autorità della Parola del Signore e dello Spirito, che la
illumina per noi; ciò valga anche riguardo alla capacità spirituale dei
conduttori per le questioni più difficili, affinché sia turata la bocca
dei contraddittori e di quelli che, intrufolandosi nelle chiese del Signore, per
orgoglio o altri motivi, vogliono sovvertire l’Evangelo di Cristo! {07-11-2015}
2. {Sefora
Secchi}
▲
■
Contributo:
Il vero problema secondo me delle assemblee negli ultimi tempi, non sono tanto
questi cosiddetti
guastatori di chiesa, anche perché questi ultimi si autoeliminano da
soli. Ancor più grave è che tra fratelli ci si giudica a vicenda (il
giudizio spetta solo a Dio) e la mancanza d’incoraggiamento gli uni per gli
altri; ciò provoca una rottura della comunione fraterna. Tutti siamo
mancanti, nessuno è giusto neppure uno. Se riuscissimo di più a mettere
in pratica quello, che Dio dice a noi in primis, senza guardare gli altri, e a
volgere sempre lo sguardo all’esempio di Gesù, le chiese e i credenti sarebbero
più uniti e soprattutto più umili. La cosa più importante, secondo
me, nel portare avanti l’opera del Signore, è l’unione tra fratelli,
l’ubbidienza a Dio, l’amore in primo piano e il cercare di mettere in pratica la
sua Parola. Dio benedica i suoi figli. {07-11-2015}
▬
Nicola Martella:
Penso che i due problemi siano complementari e ambedue gravi. Chi ha
vissuto di persona tali «sabotatori di chiesa» e ha sperimentato i risultati
della loro infausta e deleteria opera, lo sa.
Nelle chiese
conosco credenti, che remano tutti nella stessa direzione, per
glorificare Dio e per edificare i fratelli; poi, ce ne sono altri, che per
tornaconto personale fanno di nascosto nello scafo dei minuscoli fori, che
col tempo porteranno la barca a imbarcare acqua e a inabissarsi.
3. {Tina
Martella}
▲
■
Contributo:
Sì, questo problema c’e anche qui in Germania e nell’assemblea, che frequenta
mio figlio. A volte, sento accanite discussioni, di cui mi fanno pensare:
ma quanta verità o credo c’è in loro, se già fra loro stessi si fanno tanto di
stress per chi interpreta questo o quello. Cosi io non trovo che tutte le
assemblee siano serie; e per uno nuovo, che ha conosciuto la fede in Dio, questo
dà molto da pensare. Poi così può succedere che uno si allontana, perché
perde fiducia e si confonde, o si perde di nuovo. Ma riguardo a tutto questo io
mi sono aiutata da sola, o forse Dio mi ha indirizzata. Si legge nella Bibbia
che Dio non è di una religione o chiesa ma [vuole] fede. Ed è per fede
che bisogna studiare bene la Bibbia e non interpretarla con la propria
fantasia e poi rendere tutto carismatico. Dio ci ha dato due libri, il Vecchio e
il Nuovo Testamento. Il nostro tempo è nel Nuovo, ed è chiarissimo, basta
leggere e non carismatizzare troppo. Gesù ha detto anche che non bisogna
esagerare con le parole belle, se poi il cuore e la fede sono malati. Il
nostro corpo è il tempio di Dio, e nessuna religione ti può salvare, ma solo la
fede in Dio, fare la sua volontà senza aggiungere ne togliere. Amen.
{07-11-2015}
▬
Nicola Martella:
Discutere su argomenti in modo
controverso, è legittimo; infatti, non tutti hanno la conoscenza della verità,
c’è molta ignoranza scritturale e ci sono ideologie religiose. Poi
ci sono opinioni differenti su cose marginali, come ad esempio sulle cose
da mangiare o sui giorni da osservare (cfr. Romani 14). Solo confrontandosi
con la Bibbia alla mano, senza pregiudizi, con competenza, con amore e rispetto,
ci si avvicina di più al pensiero biblico.
In questo
articolo, però, abbiamo parlato di un problema specifico, che c’era già
al tempo degli apostoli. Il procedimento di tali persone è il seguente:
hanno dottrine faziose o con cattive intenzioni, che s’introducono nelle chiese
locali, per portare in esse scompiglio, per portare in esse la loro influenza e
prenderne il potere, e cose simili. Sono persone, che spesso palesano le
seguenti caratteristiche: non veramente rigenerate, non completamente
libere, piene di dipendenze e concupiscenze, che si fanno usare dalla loro carne
e da Satana.
4. {Alessandro
Casà}
▲
■
Contributo:
Nicola,
se sono fratelli, come possono continuare nel tempo a fare certe cose?
{07-11-2015}
▬
Nicola Martella:
Non tutti quelli, che si chiamano «credenti», sono rigenerati. Anche fra
i rigenerati ci sono «carnali» (bambini nella fede; 1 Cor 3,1) e
«spirituali» (maturi nella fede). Anche i rigenerati possono fare posto al
Calunniatore (Ef 4,27; gr. diábolos). Anche nelle chiese possono
nascere «uomini, che insegneranno cose perverse, per trarre i
discepoli dietro a sé» (At 20,30). Poi, ci sono gli aggregati e gli
intrusi (Gal 2,4; Gd 1,4), i falsi fratelli (1 Cor 5,11; 2 Cor 11,26; Gal
2,4) e così via. Per questo il Signore ha insediato i «sorveglianti» o
«episcopi», ossia i conduttori. Tuttavia anche tra i loro
collaboratori possono nascere dei «Giuda» e dei rinnegatori come Pietro;
Gesù ne sapeva qualcosa.
■
Alessandro Casà: Non so se è
un
segno degli ultimi tempi, ma in questo periodo episodi simili si
moltiplicano, e ciò va tutto a scapito della buona testimonianza! {07-11-2015}
5. {Rossano
Calderamo}
▲
■
Contributo:
Sono d’accordo, ma bisogna valutare caso per caso prima di
condannare a priori. {07-11-2015}
▬
Nicola Martella:
Potresti indicarmi dove e chi ha condannato a priori?
■
Rossano Calderamo: Non hai
condannato niente, ma ho solo scritto che ogni situazione va valutata. A volte
ci sono
conduttori che non vogliono mettersi in discussione davanti all’assemblea
dei credenti e vanno avanti, anche se il loro condurre è sbagliato alla
luce della Parola di Dio (parlo di conduttori settari, che in un certo momento
dovrebbero mettersi da parte, perché non hanno più i requisiti per continuare a
fare l’anziano, ma si ostinano come se la chiamata fosse perenne, a tutti i
costi, pur creando ferite all’interno dell’assemblea). Essi, per difendersi,
danno la colpa ai singoli credenti, che gli fanno notare questo. Quindi,
ecco che va valutato caso per caso. {07-11-2015}
■
Dario Garlandini: E se per
caso parli con qualcun altro nella comunità, vieni visto come «sovversivo»;
a quel punto o chiudi gli occhi e mandi giù il boccone, o esci. {07-11-2015}
▬
Nicola Martella:
Rossano Calderamo, hai ragione; conosco di tali casi, in cui i prerequisiti di 1
Tm 3 e Tt 1 sono solo degli optional per tali «conduttori di paglia». Ne
parlo, ad esempio, qui:
►
Comportamenti erronei di conduttori verso i membri {Nicola Martella} (A).
Tuttavia,
ciò è un caso diverso da quello descritto nell’attuale articolo.
Permettimi una battuta: Teniamo capri e cavoli separati, per non prendere fischi
per fiaschi.
■
Fausto D’Amelio: Sono
d’accordo. Non si sta parlando di «conduttori scaduti», ma di ben altro
problema. Comunque non si combatte un peccato con un altro peccato, né si può
attribuire la responsabilità del proprio ad altri. Tutti siamo peccatori ed è
facile trovare pretesti negli altri. Qualunque sia il caso, si sta parlando di
un
comportamento peccaminoso, e non ci sono scuse: il peccato è peccato e va
chiamato col suo nome. Ci sono modi corretti di reagire a ogni circostanza. Ma
il peccato non è e non sarà mai corretto, né tanto meno giustificabile.
Ovviamente se qualcuno viene falsamente accusato di tali comportamenti è
un’altra storia, ma non si sta parlando di questo. {07-11-2015}
■
Damaris Lerici: Io non ci
vedo un condannare a priori, ma una triste realtà della chiesa in generale.
{07-11-2015}
■
Rossano Calderamo:
Confrontarsi e parlare, per risolvere, non è peccato. Purtroppo in molte chiese
manca questo e poi succedono i disastri. {08-11-2015}
6. {Claudia
Biscotti}
▲
■
Contributo:
Ciò che attira la mia attenzione, non sono le azioni e i movimenti, che fanno,
ma le intenzioni
e il movente.
{07-11-2015}
Il
confronto è temuto, perché in un confronto serio e intelligente, tutte le
parti dovrebbero lasciare a casa armi e armatura, al fine di risolvere e
riguadagnare l’armonia. Questo vale per ogni tipo di relazione: tra
amici, coniugi, colleghi, vicini di casa. Ogni volta che il nostro io incontra
l’altro, deve confrontarsi. Da peccatori perduti si tende a nascondersi, se
scoperti, a sminuire il proprio operato a danno di un altro, ad attaccare per
difendersi senza che attacco ci sia stato ecc. Tra «rigenerati» le dinamiche
dovrebbero seguire le indicazioni stabilite da Dio, per una sana e amorevole
relazioni tra fratelli. Così purtroppo non è sempre, non è per tutti, non è
ovunque.
Manchiamo il bersaglio; se la vita cristiana fosse una gara di tiro al
bersaglio, vivremmo tutti con una dose massiccia di rammarico e vergogna verso
il Signore, che ci spiega come fare, dove mirare, quando colpire per raggiungere
l’obiettivo. Così non è. Non lo è perché abbiamo dimenticato da quale miseria
siamo stati portati via, di essere scampati a una condanna a morte, di essere
stati guariti. Abbiamo dimenticato persino che la veste pulita non è la nostra;
ci siamo così indebitamente appropriati della libertà, e lo dico con
convinzione, perché benché la lingua non lo dica, gli atteggiamenti lo
confermano, che ci arroghiamo
diritti, che non abbiamo. Noi non siamo giusti ma ingiusti, e siamo
resi giusti. Non siamo santi ma peccatori, siamo santificati per amore, è per
l’immeritata grazia di Dio che vivremo eternamente, non perché lo meritiamo o
perche sappiamo ubbidire. Probabilmente le mie parole sembrano dure ma è la
verità.
Ama il prossimo tuo come te stesso! Una frase di una profondità, che fa
girare la testa. Tutti lo declamiamo, ci piace, e ci accusiamo l’un l’altro se e
quando non ne vediamo la dimostrazione. Già ma come lo dimostrerò? Chi può
mostrarmi come amare? Tutti sappiamo che è Dio, che può mostrarlo. So per certo
che Dio non è fautore
di spionaggio, di maldicenza, di calunnia, di gelosie e invidie, di raggiri e
vani ragionamenti, di atteggiamenti prevaricanti. Eppure, se ti amo come
me stesso, probabilmente ti stimerò più di me, non sentirò il bisogno di
eclissarti per far emergere me stessa, riconoscerò i tuoi pregi perché ti
sono stati dati dal Signore, così come i talenti. Se ti sono stati dati
dal Signore, per poterlo servire, non ti terrò in un angolo, per evitare che tu
prevalga e mi faccia ombra. Se ti amo, e tu inconsapevolmente mi hai urtato il
dito del piede, non lo racconterò in giro (anche perché anch’io avrò
urtato e tu hai lasciato perdere, che non vuol dire «fregarsene» ma non
addebitare il male), seminando così tanta polvere da sparo, da far esplodere
l’intera comunità. Anche se la forza di tutti gli altri, dovrebbe essere tale da
non lasciar depositare, neanche un granello, eppure a volte sembra non si
aspetti altro.
In realtà, Dio ci guarda per quello che siamo, ma non possiamo esserlo tra noi;
tutti si aspettano che tu sia secondo i parametri stabiliti da loro; se
tu non li rispetti, sei temuto e tenuto a distanza. Voglio sapere di te, ma non
da te, dagli altri, giusto perché non voglio mostrarti il mio interesse e non
voglio confrontarmi con te. Credevo fosse amore e invece è uno
scadente surrogato.
Lo ripeto, le azioni lasciano il tempo che trovano, ciò che è fondamentale per
me è il movente; cosa spinge l’uomo a reagire in questo modo? Si agisce
così per noia? Per spirito di
persecuzione? Non riescono a vivere senza un nemico o un
avversario da contrastare?
Nicola il tema è complesso e ha molte diramazioni, perché investe il cuore;
spero di essermi tenuta in linea, se così non fosse chiedo scusa. Dio ti
benedica. {08-11-2015}
■
Dario Garlandini: Siamo
nuove creature spiritualmente, ma ci porteremo dietro le nostre
imperfezioni
della carne, chi più chi meno, chi in un ambito e chi in un altro, fino
all’ultimo istante di vita terrena. Paolo c’insegna chiaramente questa nostra
condizione nella lettera ai Romani, ma noi ce ne dimentichiamo spesso. La
carne s’innalza sempre, e da questo derivano poi le nostre reazioni non in
linea con il volere di Dio. {08-11-2015}
■
Claudia Biscotti: Concordo!
Sapendo questo, conoscendo noi stessi, addebiteremo il male ricevuto?
Ancor prima, sapendo e conoscendoci, provocheremo volontariamente,
turbolenze e tempeste, nelle vite altrui? {08-11-2015}
■
Damaris Lerici: Purtroppo
sì, pur sapendo tutto questo, volontariamente o involontariamente
provocheremo tempeste nella vita altrui. È una triste realtà della nostra
vita. {08-11-2015}
■
Dario Garlandini: Sì,
purtroppo è tutto compreso nella nostra
imperfezione nella carne. {08-11-2015}
■
Claudia Biscotti: Quindi,
faremo, perlomeno attenzione a
non provocarle... involontariamente lo comprendo, ma fatto per scelta no.
{08-11-2015}
■
Dario Garlandini: Sì, ci
vorrebbe
attenzione, consapevolezza di essere imperfetti tanto quanto, se
non più di chi abbiamo di fronte. E ci vorrebbe anche l’umiltà di
rinunciare all’orgoglio, all’io che combatte per uscire; ci vuole
amore fraterno che tutto sopporta, ma non è facile, proprio no.
{08-11-2015}
■
Guerino De Masi: In linea o
non in linea con il tema, grazie Claudia Biscotti. Ho letto il tuo intervento e
ho percepito l’onestà e la passione per le cose di Dio e per i rapporti tra
fratelli. Condivido i tuoi pensieri. Dire quello, che hai detto, e da parte mia
condividere, non ci esime dal guardare a noi stessi e a quanto ci manca
per questa ottimale comunione fraterna. Ma è già un passo avanti. Ci aiuti il
Signore a praticarla e a vigilare sul nostro atteggiamento nella chiesa.
{08-11-2015}
■
Gianni Siena: Sono
d’accordo. {08-11-2015}
■
Claudia Biscotti: Sì,
Guerino, tanta consapevolezza ci viene data, perché noi siamo sotto il
vetrino, che il Signore ci mostra, e sono proprio io la parte da vigilare.
Domanda curiosa: se tale è il mio impegno, cioè se per esaminare me stessa,
occorre l’intera mia esistenza, dove troverò il tempo per esaminare,
diligentemente e minuziosamente, la tua? Saluti fratello e Dio ti benedica.
{08-11-2015}
■
Guerino De Masi: Ha, ha, ha.
«Ognuno esamini se stesso», leggo nella Scrittura. Se trovi il tempo di
esaminare anche la mia, vuol dire forse che la tua non necessita di molte
correzioni. {08-11-2015}
▬
Nicola Martella:
Claudia Biscotti, la tua disquisizione è interessante. Tu vai alle intenzioni
e al movente, quando operano i guastatori nelle chiese locali. Cerchi di
illustrare che cosa fare e che cosa evitare; tutte cose buone.
In ogni modo, qui affrontiamo nel concreto la realtà
che guastatori e sabotatori
esistono, che lavorano nel segreto e intessono lì la loro rete come fa un ragno.
Chi ha vissuto tali cose sulla propria pelle, può essere certamente interessante
risalire alle intenzioni e al movente; tuttavia, spesso le uova nel paniere sono
già rotte e l’opera di Dio e la testimonianza sono già rovinate. Quali
siano le intenzioni e il movente, chi guasta il tempio di Dio, deve ben sapere
che il Signore guasterà lui (1 Cor 3,17). Allora non serviranno
lacrime di coccodrillo o pentimenti strumentali, per impedire che Kore, Datan e
Abiram (Nu 16), Achan (Gs 7), Anania e Saffira (At 5), Alessandro il ramaio (2
Tm 4,14s) o altri ricevano la loro condegna pena.
Il dialogo, che ne è seguito, stabilisce che siamo tutti peccatori.
Tuttavia, questo non può essere un
alibi, visto che alcuni si lasciano pervertire dal male e si rendono
particolarmente colpevoli. Nei casi elencati, non furono distrutti
tutti, ma solo i colpevoli con quanto essi avevano.
7. {Guerino De
Masi}
▲
■
Contributo:
Caro Nicola, hai la capacità non comune di trattare questioni anche dolorose
come questa, illustrandole con termini ed esempi, che chiariscono e orientano
senza dubbio riguardo al tema. Da militare ero pilota carro e conducevo mezzi da
sbarco, con cui trasportavo assaltatori, di cui non invidiavo il loro
duro addestramento. I guastatori, invece, li consideravo un’elite.
Visti invece nella loro giusta collocazione, questi sono davvero pericolosi...
per il nemico!
È impensabile ipotizzare un loro impiego e azione contro gli stessi commilitoni.
Non si possono neanche annoverare tra le conseguenze del «fuoco amico»! E
purtroppo è proprio quello, che succede appunto e come lo esponi in questo
articolo.
Questo operare di nascosto e dietro le quinte è sì tipico del guastatori,
ma non del fratello. Parlare allora di strategia del nemico non è
azzardato. Giungere a delle riserve
quanto all’appartenenza o meno alla famiglia dei santi, mi sembra legittima.
È vero che innanzitutto dobbiamo guardare a noi stessi, per non cadere in azioni
simili (così come rispondevo alla sorella Claudia Biscotti), ma è altrettanto
vero che dobbiamo avere il buon
discernimento, per individuare tali azioni e altrettanta risolutezza
nell’opporsi. Senza fare i carabinieri, che non è ciò a cui il Signore ci
chiama, vigilare però è doveroso e salutare per la chiesa. {08-11-2015}
■
Claudia Biscotti: Guerino,
bisogna
vigilare e non permettere di farci guastare. Non lasciarsi tirare in
ballo? Come? Se per esempio si viene pungolati, per ottenere una
reazione, si può evitare di reagire; ma se si spande intorno un dubbio,
come si potrebbe fare? Parlando militarmente, se un figlio di Dio è tacitamente
sotto tiro, cosa può fare? {08-11-2015}
■
Guerino De Masi: Va bene,
parliamo militarmente. Nehemia ci indica un bel modo, una tattica e poi una
strategia. Lavorare alla costruzione delle mura con la
cazzuola da una mano e la spada sempre al fianco. Altri stanno con la
tromba. Sono sentinelle che suonano all’avvicinarsi del nemico. Tutti
accorrono a difendere quel lato attaccato e la vittoria è assicurata. Ne ricavo
quanto segue:
■ 1. Dovremmo essere impegnati
all’opera, e cioè tutti.
■ 2. Dovremmo avere tutti dimestichezza della spada (la Parola), che non
ci deve mai mancare al fianco.
■ 3. Non esiste il «rambo» di turno, che fa la guerra da solo, ma siamo
un solo esercito del Signore, così come siamo un corpo e un edificio.
■ 4. Dovremmo imparare a distinguere il suono della tromba e accorrere in
soccorso di chi è attaccato.
■ 5. Dovremmo forse però sapere mettere delle sentinelle appositamente munite di
tromba e mai dimenticare che il
nemico è astuto. I sabotatori agiscono proprio con astuzia.
Cerchiamo di non essere da meno quanto a strategia. Purtroppo le calunnie
si espandono come il gas. Mettiamo la maschera antigas!
Ho ricevuto ultimamente parole di
accusa verso un fratello, che stimo; tali accuse non sembravano infondate.
«Guarda che parlerò di questo con il fratello», gli dissi. È quello, che ho
fatto. La calunnia non mi ha colpito. Avevo indossato la maschera antigas.
Cosa fare? Mai fermarsi all’ascolto delle calunnie e camminare nella luce.
A priori difendo il fratello! Perché chi attacca e accusa è per antonomasia un
avversario; e l’avversario, che accusa i fratelli, è satana.
{08-11-2015}
8. {Stefano
Carta}
▲
■
Contributo:
È un tema troppo generalizzato. Individuare i sabotatori o personaggi di
questo tipo, è compito soprattutto dei vescovi (sorveglianti) del gregge di Dio.
Se poi si vuole intendere che i sabotatori sono spesso gli stessi vescovi,
allora parliamo di falsi anziani o falsi pastori. In ogni caso tutto era stato
predetto, sia a livello di conduzione (Atti 20, 29), sia a livello di chiesa
in generale (p.es. Giuda 12). Dunque non bisogna meravigliarsi, ma in ogni caso
non bisogna avere giudizi sommari e approssimativi. Questo è un tema che si
presta a questo pericolo, e che molti fratelli o sorelle, che hanno dei
problemi con i loro anziani, perché semplicemente non sono sottomessi, e non
perché ci siano dei problemi nell’anzianato, sfruttano a loro vantaggio. Oppure
se hanno dei problemi
di comunione, fanno in fretta ad accusare il prossimo di essere un sabotatore,
quando in realtà lo sono loro stessi, quando non perdonano e quando fanno le
loro vendette. Anche un anziano, che non fa cura pastorale, arriva ad accusare
tutti coloro, che non sono conformi al suo «pensiero», di essere
sabotatori. Dunque penso che sia un tavolo di discussione molto più ampio e allo
stesso tempo caso per caso tutto andrebbe esaminato in privato alla luce
ciascuno di un auto-esame, che non è mai superfluo. {09-11-2015}
▬
Nicola Martella:
Caro Stefano, spero che tu abbia letto l’intero articolo «Il
guastatore di chiesa». Già sopra rispondevo a Rossano
Calderamo, che faceva alcune obiezioni simili alle tue, come segue: hai
ragione; conosco di tali casi, in cui i prerequisiti di 1 Tm 3 e Tt 1 sono solo
degli optional per tali «conduttori di paglia». Ne parlo, ad esempio, qui: ►
Comportamenti erronei di conduttori verso i membri {Nicola Martella} (A).
Anche a te
dico che ciò è un caso diverso da quello descritto nell’attuale articolo.
Qui parlo di persone reali, che con il loro tessere ragnatele dietro alle
quinte hanno portato sconquasso in assemblee fiorenti, guasti, divisioni
e lutto. Alla fine, la loro stessa vita era tutto un guasto, dominati
com’erano da carnalità, instabilità costante o ciclica, concupiscenze e
dipendenza. Solo chi è passato per tale via crucis con siffatte
persone, che si è cercato di curare lungamente in senso pastorale, lo può
veramente sapere. Rileggi l’intero scritto e intervieni nel merito.
■
Stefano Carta: Ho letto
l’articolo e ho letto anche i commenti. Scusami, se è stato un po’ fuori
luogo
rispetto all’articolo, che trovo molto interessante e realistico. Comunque
percepisco dai commenti che il tema vuole essere esteso. A presto. {09-11-2015}
■
Rossano Calderamo: Sì, hai
ragione, Nicola, siamo usciti un po’
fuori tema. {09-11-2015}
9. {}
▲
10. {}
▲
11. {Vari e
medi}
▲
■
Fausto D’Amelio:
Purtroppo è vero. A volte viene da chiedersi, se certe persone sono davvero
nate di nuovo, visti i frutti. Nella nostra chiesa abbiamo dovuto affrontare
di recente una persona così. Ha davvero rischiato di spaccare la chiesa.
Non credo che sia finita. Temo ancora per la chiesa. Ho imparato che queste
persone, quando sembrano innocue, è solo perché stanno preparando la prossima
mossa. È davvero triste assistere a queste cose. {07-11-2015}
■
Alex Parisi: Io penso che
queste condotte siano da ricondurre a persone settarie e legaliste,
le quali aggiungono alle Scritture l’opinione di questo o quel «papa»
spirituale. I frutti sono la condanna indiscriminata verso tutti gli
altri credenti, la minaccia verso i credenti del proprio gruppo, di
sanzioni divine o di «perdita della salvezza». Gli stessi confondono il limite
tra la loro vocazione spirituale e il proprio ego, e si sentono
investiti di missioni, che nemmeno gli apostoli Pietro e Paolo sarebbero in
grado di condurre. {07-11-2015}
■
Michela De Rose: Stimato
fratello, hai pienamente
descritto alla perfezione l’opera del guastatore. Come tu dici, quando lo
vivi
sulla propria pelle, tutto è ben chiaro. Le tattiche restano
comunque sempre quelle: dietro le quinte, con il semiare dubbi e sospetti di
quelli che sono poco accorti. Una cosa però voglio dirla
positiva: se il resto della chiesa resta unita e continua a essere
fedele, il guastatore presto dovrà trovare altrove dove buttare la sua
ragnatela. Pur portandosi alcuni dietro, prima o poi c’è il
conto da pagare. Possa l’Eterno condurli a ravvedimento. {07-11-2015}
■
Damaris Lerici: Si
potrebbero spendere fiumi di parole su questo argomento. Resta il fatto che
anche se ci sforziamo di fare tutte le cose in modo quasi prefetto,
inevitabilmente verrò ferita e ferirò a mia volta; con una parole possiamo
distruggere emotivamente una persona, ma possiamo anche
ricostruire e incoraggiare..
Nella
lettera ai Romani Paolo chiarisce molto bene il concetto. «Noi sappiamo
infatti che la legge è spirituale; ma io son carnale, venduto schiavo al
peccato. Perché io non approvo quello che faccio; poiché non faccio quel che
voglio, ma faccio quello che odio. Ora, se faccio quello che non voglio, io
ammetto che la legge è buona; e allora non son più io che lo faccio; ma è il
peccato che abita in me. Difatti, io so che in me, vale a dire nella mia carne,
non abita alcun bene; poiché ben trovasi in me il volere, ma il modo di compiere
il bene, no. Perché il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non
voglio, quello faccio. Ora, se ciò che non voglio è quello che fo, non son più
io che lo compio, ma è il peccato che abita in me. Io mi trovo dunque sotto
questa legge: che volendo io fare il bene, il male si trova in me. Poiché io mi
diletto nella legge di Dio, secondo l’uomo interno; ma vedo un’altra legge nelle
mie membra, che combatte contro la legge della mia mente, e mi rende prigione
della legge del peccato che è nelle mie membra. Misero me uomo! Chi mi trarrà da
questo corpo di morte? Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro
Signore. Così dunque, io stesso con la mente servo alla legge di Dio, ma con la
carne alla legge del peccato» (Romani 7,14-24). {09-11-2015}
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Giovanni Angelo Spadafora:
Non è una novità quello, che succede, ma avviene di continuo; i guastatori sono
all’opera dai tempi antichi. Il nemico (Satana) non lascia e non l’ascerà
mai in pace la chiesa, e il suo proponimento è quello di annientarla,
senza riuscirci; usa tutti i mezzi e mezzi strategici, che l’uomo possa
immaginare. Solo la mano di Dio può annientare il proponimento del
nemico; il nostro Dio, che protegge la chiesa del Figlio, può far sì che chi va
dietro a questi cianciatori e falsi insegnanti, vengano esortati e con la
preghiera possano capire che, il distruttore usa questi guastatori, per
l’appunto per la distruzione dei medesimi e della chiesa. {13-11-2015}
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Bruno Salvi: Quello che è
ancor più grave, è che, quando si verificano queste situazioni, gli anziani
vengono meno nel discernere. Conosco il caso di un fratello meno
considerato, che Il Signore ha dovuto usare per avvertire gli anziani
dell’azione, con cui uno di questi guastatori cercava di sedurre alcuni
più deboli. Dopo vari avvertimenti, si sentiva dire che era poco
amorevole, che bisognava capirlo, che era giovane e ingenuo. Perfino negli studi
biblici, a cui partecipava, diceva cose da carismaticista e occupava sempre il
tempo, senza mai far terminare lo studio. Finché dopo due anni circa, gli
anziani si dovettero rendere conto che il fratello, che fra di loro era meno
considerato e che li aveva avvertiti, aveva ragione. Mi viene in mente 1
Corinzi 6,4-5. {13-11-2015}
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Ivaldo Indomiti: Purtroppo,
caro Nicola, hai ancora una volta ragione! Come darti torto? Hai esposto
correttamente le diverse tipologie di losche «figure» nefaste che, come «larve
carnivore», succhiano le sostanze vitali di qua e di là nelle chiede del
Signore, per interessi personali o per conto terzi. La
responsabilità e la conduzione di una chiesa comporta una reale
sottomissione a Gesù, un’evidente sofferenza per Gesù e molta, molta umiltà nel
servirlo anche nell’ambito di un collegio di anziani. Grazie per queste tue
preziose considerazioni. {23-11-2015}
12. {Vari e
brevi}
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Wes Copperwheat:
Quanto mi piace quello, che hai scritto... Amen. {07-11-2015}
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Antonio Nappo: Certo
bisognerebbe approfondire caso per caso. {07-11-2015}
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Fortuna Fico: Quanta verità!
{07-11-2015}
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Ivaldo Indomiti: Analisi
impeccabile. È così purtroppo. {07-11-2015}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Guasta_chiesa_Avv.htm
23-11-2015; Aggiornamento: 25-11-2015 |