Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.

 

Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.

 

Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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«GIUDICATE VOI…»

Responsabilità apologetica d’un osservatorio religioso

 

 a cura di Nicola Martella

 

Mi arrivano, in modo ricorrente, lettere piene di rimprovero, se non addirittura astio, che hanno le seguenti caratteristiche: ▪ 1. Rimproverano chi scrive su «Fede controcorrente» di qualcosa di generico, senza fare nomi o portare argomenti. ▪ 2. Accusano gli scrittori di calunniare o fare maldicenza, ma senza portare un caso concreto. ▪ 3. Occasionalmente si fa appello al pentimento, senza spiegare un caso specifico di evidente peccato; ▪ 4. Si fanno minacce piamente velate o palesi, affermando che, così facendo, si diventa oggetto dell’ira di Dio e del suo giudizio. ▪ 5. Alcuni inoltre mettono fuori uso il «frutto dello Spirito» e scrivono cose con tutta la loro carnalità; ▪ 6. A ciò si aggiungano i sospetti: chi afferma che ci manca lo Spirito Santo, chi dice che abbiamo fatto il peccato imperdonabile o la bestemmia contro lo Spirito Santo e chi asserisce addirittura che siamo semplicemente indemoniati.

     Nulla di nuovo. Già Gesù e gli apostoli vissero cose del genere. Negli ultimi due millenni tutti gli apologeti hanno sperimentato tali cose. Qui di seguito riportiamo alcune di tali critiche che ci vengono rivolte. Come «figli di luce» non abbiamo nulla da nascondere e accettiamo volentieri ogni correzione, dove è vera e sensata. Qui di seguito ci atteniamo a poche questioni, visto che abbiamo già affrontato altrove gli aspetti biblici, teologici e razionali del problema.

A ognuno la sua «missione possibile» {Nicola Martella} (D)

Apologetica e giudizio {Nicola Martella} (T/A)

Evangelizzare sì, apologetica no? {Due lettori - Nicola Martella} (T/A)

Evangelizzare sì, apologetica no? Parliamone {Nicola Martella} (T)

L’importanza dell’apologetica {Nicola Martella} (T/A)

 

Per apologeti biblici intendiamo coloro che si basano su una rigorosa esegesi contestuale del testo biblico, per difendere le verità evidenti della «sana dottrina». Poi ci sono gli ideologi, che usano (o saccheggiano) la Scrittura per le loro proprie opinioni dogmatiche, religiose o politiche; sebbene essi possano fregiarsi del titolo di «apologeta», in effetti non lo sono veramente.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Ideo Bigoni

2. Mario Bellipanni

3. Daniel Magnin

4. Maria A. Zordan

5. Davide Donisi

6. Salvatore Paone

7. Tonino Mele

8. Rita Fabi

9. Pietro Calenzo

10. Ivaldo Indomiti

11. Autori vari

12. Invito ai maturi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Ideo Bigoni}

 

Contributo: Chi ti scrive e un credente con età avanzata, il quale molto tempo fa scrissi che si smettesse di calunniare e fare maldicenze verso dei servitori di Dio i quali, seppur nella loro imperfezione, hanno dato prova della loro fede innalzando la Trinità di Dio senza criticare altre confessioni come da molto tempo fate voi. Non giudicate sapendo le conseguenze a se stessi. Gloria a Gesù, il grande maestro della santificazione e sopratutto di amore. Dio vi benedica… {17 marzo 2009}

 

Nicola Martella: Bisogna mettersi d’accordo che cosa sia «calunniare» e «fare maldicenze», altrimenti apriamo porte e portoni all’arbitrio. Chi non ha le idee chiare, fa onta a se stesso. «Calunniare» significa, secondo il dizionario di De Mauro: «inventare e diffondere una calunnia per colpire qualcuno; diffamare». Noi non abbiamo inventato falsità, ma abbiamo sempre affrontato ciò che la persona in questione ha scritto, controbattendo agli argomenti altrui. Sempre lo stesso dizionario definisce così la «maldicenza»: «1. Abitudine a mettere in rilievo le colpe e i difetti altrui, a divulgare notizie vere o false con malizia e perfidia; 2. discorso, insinuazione malevola; pettegolezzo». Noi non abbiamo parlato di nascosto e ci esercitiamo a rappresentare i fatti così come sono, partendo sempre non dal «si dice», ma da fonti scritte, dove non ci sono equivoci. Inoltre diamo sempre occasione alla persona di rispondere civilmente. A ciò si aggiunga che permettiamo a chiunque di intervenire nel merito, esprimendo il suo pensiero, rispettando le norme di fair-play indicate e il buon senso.

     Come bisogna valutare Gesù, Paolo, Pietro, Giovanni, Giacomo e Giuda, quando con veemenza e per iscritto presero posizione verso altri? Stavano calunniando e facendo maldicenza? Hanno evitato essi di mettere il dito sulla piaga, solo perché gli altri avevano fatto e detto cose buone nella loro vita? Natan non si tirò indietro a rimproverare Davide (2 Sm 12,7ss), quando cadde in adulterio, sebbene tale re avesse fatto (unificazione del regno) e scritto (Salmi) tante cose buone. Paolo, pur considerando Pietro una colonna della chiesa di Gerusalemme, non si tirò indietro nel rimproverare pubblicamente Cefa (Gal 2). Pietro non smise per questo di pensare e scrivere bene di Paolo (2 Pt 3,15s).

     Come al solito si cade nel vizietto di minacciare, seppur sottilmente, di un immane giudizio divino, confondendo il giudizio personale verso il prossimo (rapporti interpersonali) con l’analisi critica verso le dottrine e il comportamento pubblico delle persone (aspetto apologetico). Se la Bibbia ci ingiunge di non dare verdetti definitivi sul nostro prossimo, ci comanda di giudicare e come in questioni di dottrina e di etica. «Il vostro vantarvi non è buono. Non sapete voi che un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta? [...] Ho io forse da giudicare quelli di fuori? Non giudicate voi quelli di dentro? Quelli di fuori li giudica Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi» (1 Cor 5,6.12). Si veda l’imperativo: «Giudicate voi» (At 4,19; 1 Cor 10,15) e la raccomandazione: «Parlino due o tre profeti, e gli altri giudichino» (1 Cor 14,29).

     Esiste una responsabilità verso tutto il corpo di Cristo. Chi mette la testa sotto la sabbia o si copre gli occhi, rischia di ingrassare agnelli per destinarli ai lupi di turno. Paolo, dopo aver menzionato i pericoli futuri, si congedò dai conduttori di Efeso, ingiungendo loro: «Badate a voi stessi e a tutto il gregge» (At 20,28). Similmente fece con i suoi collaboratori: «Bada a te stesso e all’insegnamento» (1 Tm 4,16).

 

 

2. {Mario Bellipanni}

 

Contributo: Senza alcuna critica: ma una sola persona, di cui si possa parlare bene — come ministro o come semplice fedele — c’è per te oppure no?! Saluti. {18 marzo 2009}

 

Nicola Martella: Sinceramente preferisco persone, che facciano critiche costruttive, andando nel merito della singola questione e portando validi argomenti biblici, teologici e razionali. Che cosa ci s’aspetta da un sito d’apologetica o da un osservatorio religioso? Penso che uno strumento del genere debba mettere a fuoco i problemi religiosi del nostro tempo, affrontare criticamente le ideologie correnti e i loro fautori e mettere in guardia dai falsi maestri di turno. Anche Gesù e tutti gli apostoli fecero apologetica e parlarono di persone problematiche d’allora, non usando certo violette e fiori.

     Si noti che la maggior parte dei temi vengono proposti dai lettori. Dovremmo colpevolizzarli per questo? Il lettore avrebbe potuto proporre lui stesso altri tipi di temi. Comunque se cerca sul sito, troverà pure d’articoli adatti a coscienze delicate, ad esempio quelli che affrontano...

     ■ Testimonianze particolari [p.es. «Io ero buddista»; «Jay Smith e l’Islam»]

     ■ Domande bibliche [► Antico Testamento; ► Bibbia (generale); ► Interpretazione biblica;
        ► Nuovo Testamento]

     ■ Problemi pastorali [► Riuscire nella vita].

 

Basta quindi solo cercare. Diverse migliaia di lettori attingono da «Fede controcorrente» ogni settimana; oltre a tale segno di stima, alcuni di loro lo fanno anche ringraziandomi di persona.

     Se poi si cercano pagine di soli buoni sentimenti, bisogna cercare altrove. Se altri scrivono solo articoli alla «vogliamoci bene» e riportano mirabili testimonianze entusiastiche di fede, bisogna rispettarli; alcuni avranno certamente bisogno di tali cose. Gli uni hanno un mandato di sola edificazione, altri hanno anche quello di difesa della verità. A noi interessa una rigorosa esegesi contestuale e un ritorno alla «sola Scrittura»; solo così verranno rinnovate le menti e le coscienze e si potrà tramandare il «modello delle sane parole» e il «buon deposito» (2 Tm 1,13s) alle future generazioni. Per questo accettiamo l’esortazione a «praticare il “non oltre quello che è scritto”» (1 Cor 4,6), a tagliare «rettamente la Parola della Verità» (2 Tm 2,15) e a «combattere strenuamente per la fede, che è stata una volta per sempre tramandata ai santi» (Gd 1,3).

     Perciò noi curiamo un sito d’apologetica, che è una specie d’osservatorio religioso, permettendo a tutti coloro, che s’attengono alle regole di fair-play, di dialogare e di contribuire. Visto che ci conosciamo con tale lettore, prendo atto che ha mancato un’occasione utile per contribuire positivamente alla questione attuale, esercitando il suo discernimento spirituale, invece di fermarsi a una tale generalizzazione. Comunque lo ringrazio d’avermi scritto, così ho potuto spiegare meglio le cose.

 

 

3. {Daniel Magnin}

 

Contributo: Fratelli, sono stupito di vedere con quale livello d’arroganza e senso di superiorità indicano le vostre posizioni. La parola di condanna viene usata come se fosse solo il vostro parere l’unico inequivocabile. Lo Spirito di Dio viene usato come testimone alla maniera più banale; veramente vi prego non inviarmi più le vostre mail […].

     Solo posso aggiungere per voi una cosa, chiunque crede di non sbagliare è il primo a farlo.

     La chiesa del Signore è santa e vorrei domandarvi un cosa: Pensate che Dio vi ha chiamati a essere i nuovi guardiani della fede? Il vostro atteggiamento è offensivo e senza dubbio non cerca la comunione. Chi credete d’essere? […]

     Io lavoro nell’opera di Dio da più di 20 anni, non credo saggio avere comunione con persone che si sentono superiori agli altri ed è purtroppo questo che percepisco in ogni riga dei vostri commenti. Dio versi grazia su di voi per pentirsi e cambiare. {24 marzo 2009}

 

Nota editoriale: Ho corretto il testo da errori vari per renderlo più comprensibile; ho eliminato l’eccesso di grassetto, ripetizioni e parti non attinenti al tema. Daniel Magnin compare fra gli oratori della campagna, in cui è stato coinvolto Carlos Annacondia e che è stato organizzato da esponenti del cosiddetto «Movimento profetico» e della cosiddetta «Riforma neoapostolica» (vedi). Questo spiega il tenore del suo scritto. [► La «riforma strutturale» di Corrado Salmé: Strutture ed etichette ci salveranno?]

 

Nicola Martella: Ho appena tolto l’indirizzo dalla lista di distribuzione, come desiderato dal lettore. Che resta da dire? Egli hai il diritto d’avere la sua opinione. Vedo però che non ha molto ben compreso che cosa sia l’apologetica. Inoltre la sua lettera rientra in quella categoria, in cui si generalizza tutto senza dire nulla di specifico.

     Prescindendo dal suo caso, chi m’invia lettere del genere, lo fa per almeno uno di questi motivi: ▪ 1) Ha una fede al latte, non essendo abituato al cibo sodo (Eb 5,12.14); ▪ 2) Ha una fede debole (Rm 14,1); ▪ 3) Ha una fede romantica, sentimentale o infantile tipica dell’infanzia della fede (Ef 4,14); ▪ 4) Manca del discernimento tipico di «uomini fatti (o maturi)» (Eb 5,14; 1 Cor 14,20; Ef 4,13); ▪ 5) Non si è capaci di capire problemi così articolati, per i quali «misteri» ci vuole particolare sapienza (1 Cor 2,6s).

     Tali persone non riuscendo a scendere nel merito del singolo argomento affrontato, si sentono spaventate e confuse. Perciò pensano che il problema stia in chi scrive e non in loro, che non comprendono. A tali persone rispondo con le parole rivolte da Gesù a una guardia: «Se ho parlato male, dimostra il male, che ho detto; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?» (Mt 18,23; cfr. At 23,2s).

     Invece di fare questo, mandano lettere generiche, in cui non affrontano nessun problema concreto. Anzi, secondo i casi, ricorre un modello tipico di reazione, ad esempio come segue: ▪ 1. S’attribuisce a chi scrive cose immani (p.es. arroganza, spirito di critica), ma poi si pratica tale cosa nel proprio scritto, senza indicare nulla di specifico (invece ogni articolo ha un tema di discussione, in cui ognuno esprime le sue convinzioni, ma nel merito); ▪ 2. S’esorta al ravvedimento (senza aver convinto l’altro d’errore); ▪ 3. Si paventa un immane giudizio divino (come se sapessero cosa pensa il Signore in merito); ▪ 4. Si lancia il sospetto d’un «peccato imperdonabile» (senza chiarire che cosa sia); ▪ 5. S’immagina un peccato contro lo Spirito Santo o l’assenza dello Spirito nella vita di chi scrive (pur conoscendo poco il proprio prossimo); ▪ 6. Alcuni arrivano a dare dell’indemoniato a chi scrive (pur non sapendo che Dio si è usato di lui proprio perché persone fossero liberate dal demonio).

     E tutto ciò, perché non si comprende che le lettere del NT sono tutta un’apologetica, una difesa della «sana dottrina» e che Gesù e gli apostoli l’hanno esercitata. Il NT è percorso dall’esortazione «a combattere strenuamente per la fede, che è stata una volta per sempre tramandata ai santi» (Gd 1,3); ciò dispiace agli spiritualisti, ai mistici, agli gnostici e a coloro che nutrono una fede romantica. Inoltre, Paolo ingiunse ai conduttori non solo a stare attenti ai «lupi rapaci» di fuori (At 20,29), ma agli uomini che sorgeranno dal mezzo delle stesse chiese e che «insegneranno cose perverse, per trarre i discepoli dietro a sé» (v. 30). Perciò comandò loro di vegliare (v. 31). Perciò mi si permetta di dissentire dalle generalizzazioni nebulose, che m’arrivano, e d’esercitare il discernimento dello Spirito.

 

 

4. {Maria Antonietta Zordan}

 

Contributo: Si fa un gran parlare sugli uomini di fede, uomini scelti da Dio, discepoli di Gesù, credo fermamente che dobbiamo (tutti in generale) fare una grande cosa, non confrontarci con gli uomini, ma solo con la Parola di Dio; infatti in Ebrei 4,12 sta scritto: «La Parola di DIO è vivente ed efficace, è più affilata di qualunque spada a due tagli, e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, ed è in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore».

     Perciò noi non possiamo, davanti agli altri, smentire ciò che un uomo di Dio dice, se non abbiamo la totale rivelazione da Dio che ciò, che dice, non è in accordo con la Sua Parola.

     In Luca 6,41-42 Gesù dice «Ora, perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello e non scorgi la trave che è nel tuo proprio occhio»; e ancora 1 Tessalonicesi 5,21 Gesù ci dice «Provate ogni cosa, ritenete il bene»; e ancora 1 Giovanni 4,1 «Carissimi, non credete a ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio, perché molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo».

     Nella Parola di Dio è scritto: «Infatti si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in vari luoghi, carestie e agitazioni. Queste cose non saranno altro che l’inizio delle doglie di parto» (Marco 13,8). «E vi saranno grandi terremoti, carestie e pestilenze in vari luoghi; vi saranno anche dei fenomeni spaventevoli e grandi segni dal cielo» (Luca 21,11).

     Perciò nell’amore del Signore Gesù fermiamoci e lasciamo che sia Gesù attraverso lo Spirito Santo a convalidare le profezie, che sono rivelate e non i dibattiti dell’uomo. Benedizioni in Cristo Gesù. {14 aprile 2009}

 

Nicola Martella:  Ho letto un paio di volte lo scritto della lettrice e, sinceramente, non ho capito a che cosa ella si riferisca nello specifico, a quale articolo pubblicato reagisca, quale sia il suo obiettivo e quale «lezione» vorrebbe dare. Neppure la macedonia di versi, presi fuori contesto e assemblati insieme, aiutano a capire.

     Da quello che ho capito, affermo quanto segue. È giusto che ci confrontiamo con la Parola di Dio e che ne parliamo insieme. Visto quindi che abbiamo la sacra Scrittura, con essa possiamo valutare e giudicare le parole e gli atti di qualunque persona, anche dei presunti «uomini di Dio». Paolo scrisse: «Quel che v’ho scritto è di non mischiarvi con alcuno che, chiamandosi fratello, sia un fornicatore, o un avaro, o un idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriacone, o un rapace; con un tale non dovete neppure mangiare. Poiché, ho io forse da giudicare quelli di fuori? Non giudicate voi quelli di dentro? Quelli di fuori li giudica Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi» (1 Cor 5,11s). Da ciò risulta quanto segue: ▪ 1) Per sapere chi sia un vero fratello e chi no, dobbiamo confrontare la sua vita (parole, opere) con la Parola di Dio. ▪ 2) Abbiamo il diritto sul piano dottrinale ed etico di giudicare. ▪ 3) Abbiamo il diritto di allontanarci dai falsi fratelli e di rimuovere una siffatta persona dalla comunione fraterna.

     Luca 6,41-42 parla del piano personale di una persona col suo prossimo, non del piano dottrinale e morale; Gesù stesso ha giudicato e come scribi, farisei, sadducei e altri (cfr. Mt 23). E lo stesso ha fatto Paolo (1 Cor 5,4s; 1 Tm 1,20).

     Esaminare e provare riguarda «ogni cosa», per astenersi così «da ogni specie di male» (1 Ts 5,21s), riguarda «gli spiriti» dei «molti falsi profeti» (1 Gv 4,1) e addirittura se stessi (2 Cor 13,5). Questo è un esercizio per persone mature e non per «bambini, sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina» (Ef 4,14) e a «bambini in Cristo» che necessitano ancora di latte (1 Cor 3,1s).

     Non ho capito che cosa serva la citazione dei brani della cosiddetta «apocalisse di Gesù» (Mc 13,8; Lc 21,11) con la conclusione. Ciò che è stato rivelato può essere benissimo oggetto di discussione. Infatti sebbene ci sia la piena rivelazione di Dio nella Parola, non tutti ne hanno la comprensione. O dovremmo dire beati gli ignoranti e coloro che non si parlano sulla base della Scrittura? La Parola mi convince diversamente. Ad esempio, durante il Concilio di Gerusalemme, apostoli e anziani si parlarono e discussero accesamente per decidere, sulla base della rivelazione e con l’aiuto dello Spirito, che cosa bisognava fare (At 15). Inoltre Dio vuole che si studi accuratamente la sua Parola e ci si confronti sulla sua base.

     ■ «E i savi risplenderanno come lo splendore della distesa, e quelli che ne avranno condotti molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle, in sempiterno. E tu, Daniele, tieni nascoste queste parole, e sigilla il libro sino al tempo della fine; molti lo studieranno con cura, e la conoscenza aumenterà» (Dan 12,3s).

     ■ «Allora quelli che temono l’Eterno si sono parlati l’un all’altro e l’Eterno è stato attento e ha ascoltato; e un libro è stato scritto davanti a lui, per conservare il ricordo di quelli che temono l’Eterno e rispettano il suo nome» (Mal 3,16).

 

L’ignoranza riguardo alle Scritture ha una grande influenza negativa sulla dottrina, sull’etica e sull’esistenza (Mt 22,29; 2 Pt 3,16; cfr. Is 5,13; Os 4,6). Paolo lodava invece Timoteo per attenersi alle cose di cui avevano parlato insieme: «Ma tu persevera nelle cose che hai imparate e delle quali sei stato accertato, sapendo da chi le hai imparate, e che fin da fanciullo hai avuto conoscenza degli Scritti sacri, i quali possono renderti savio a salute mediante la fede che è in Cristo Gesù. Ogni scrittura ispirata da Dio è utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona» (2 Tm 3,14-17).

 

 

5. {Davide Donisi}

 

Contributo: Gentilissimo sig. Martella, prima di tutto pace. Vorrei fare una riflessione insieme ha tutti i fratelli cristiani. Il Signore ci invita ad aver discernimento, a distinguere chi viene nel suo nome e chi no, e questo risulta abbastanza chiaro nell’Antico Testamento. Ciò è di grande importanza, visto che chi non profetizzava per il Signore, ma per i suoi scopi, doveva essere ucciso, lapidato. Ma questo vale anche per i nostri giorni, è un tema di grande attualità e avere discernimento è molto importante anche oggi. Ora mi chiedo, con chi bisogna avere discernimento? C’erano falsi profeti solo prima, o ci sono tutt’ora? Gesù parlava solo per i suoi contemporanei o anche per noi? Se, come penso, parlava anche per noi, perché arrabbiarsi (parlo per i fratelli carismatici), se qualcuno prima di gridare al miracolo vuole aver un po’ di discernimento? Se prima di prendere tutto per buono, si vuole esaminare la questione con preghiera e con le Scritture e il proprio pastore, che male c’è? Insomma non si può gridare sempre al miracolo, altrimenti il Signore per chi parlava? Chiedo solo un attento esame, prima di accettare una persona come ispirata, che sicuramente di queste persone ce ne sono, ma quanti lupi, che si fingono pecore, sono nascosti. E Gesù ci dice chiaramente che tali ci sono e non sono solo fuori, ma anche in mezzo a noi. Ringrazio per l’opportunità, questa è solo la mia opinione, che può essere anche sbagliata, ma la penso cosi. Distinti saluti e Pace in Cristo Gesù nostro Signore. {14 aprile 2009}

 

Nicola Martella: Il discernimento non può andare in vacanza, altrimenti mettiamo in pericolo noi stessi e gli altri. Esso non può neppure essere messo agli atti, poiché per la fine dei tempi è annunciata una grande attività di falsi cristi (= unti) e falsi profeti (= proclamatori; Mt 24,24; 2 Pt 2,1ss; 1 Gv 4,1ss). Un pastore stolto e smemorato ingrassa gli agnelli per destinarli ai lupi.

     Si fa certamente sempre bene a esaminare le cose con discernimento, studio biblico, consiglio e preghiera, prima di dare loro credito, qualunque sia il merito: miracoli, segni, sogni, scelte, dottrine e così via. Una persona può essere anche «ispirata», ossia «influenzata, mossa da uno spirito», tutto sta ad accertare la fonte: «Diletti, non crediate a ogni spirito, ma provate gli spiriti, per sapere se sono da Dio; perché molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo» (1 Gv 4,1).

     Se i lupi si travestono da pecore (Mt 7,15), ci vuole un grande discernimento per scovarli: l’acume dei serpenti e la semplicità delle colombe (Mt 10,16). Parimenti ci vuole acume e conoscenza della sacra Scrittura per riconoscere i «falsi apostoli, operai fraudolenti, che si travestono da apostoli di Cristo» e «da ministri di giustizia» (2 Cor 11,13ss). Se «Satana si traveste da angelo di luce» (v. 14), spesso come recita un proverbio tedesco: «Il diavolo sta nel dettalio» (hai visto che manca la «g», appunto!).

     Non bisogna aspettarsi solo i «lupi rapaci», i quali attaccando il gregge da fuori, non lo risparmieranno (At 20,29), ma bisogna aspettarsi che i falsi insegnanti sorgeranno tra le chiese stesse e «insegneranno cose perverse per trarre i discepoli dietro a sé» (v. 30). A volte essi escono dal seno delle comunità, per insegnare da fuori le loro false dottrine (1 Gv 2,19); altre volte prendono il potere nelle chiese e le trascinano in perdizione con le loro false dottrine, come è successo nelle chiese della Galazia (Gal 1,8s) e nella chiesa di Corinto (2 Cor 11,3s) per mano dei falsi apostoli giudaici di stampo gnostico, che si presentavano come «superapostoli» (2 Cor 11,5; 12,11) e si vantavano di grande conoscenza e potenza.

     Chi mette in soffitta il discernimento, piangerà poi se stesso e la strage degli innocenti che i lupi famelici faranno.

 

 

6. {Salvatore Paone}

 

Nota redazionale: Intanto che terminavo una risposta specifica sul tema «Invocare la presenza dello Spirito Santo», chiestomi da questo lettore, gli mandai questi due link riguardo a temi simili:

Pregare lo Spirito Santo? {Nicola Martella} (A)

Spirito Santo e preghiere a Lui rivolte {Nicola Martella} (T)

 

Già tale articolo e tale tema di discussione lo soddisfecero, visto che mi scrisse quanto segue.

 

Salvatore Paone: Fratello Nicola, devo riconoscere che tu hai ricevuto dallo Spirito Santo dei doni, uno in particolare come «dottore»! Infatti, non dai solo delle risposte appropriate ad argomenti specifici che tratti, ma dalle spiegazioni ulteriori... E questo, oltre alla sapienza e allo studio umano, è sopratutto un carisma che viene dallo Spirito Santo; e vedo che nessuno sappia controbatterti con una risposta eloquente. Ho visto i vari argomenti altrui e sinceramente ho constatato che non c’è nessuna obiezione biblica, con cui gli altri abbiano potuto smentire ciò che hai scritto. Sono completamente soddisfatto perché sei diretto e allo stesso tempo mite. Dio ti sostenga sempre e grazie!!! {21 ottobre 2009}

 

Nicola Martella: Tali parole sono state mosse anch’esse dallo Spirito Santo, visto che sono arrivate in un momento di scoraggiamento per cause esterne. Infatti, chi si mette in gioco per la causa della verità biblica, cercando di tenere la barra sull’esegesi contestuale della sacra Scrittura, diventa facile bersaglio da parte di liberali, massimalisti, spiritualisti entusiastici e opportunisti. Non ci resta che continuare a guardare a Colui che, essendo l'Altissimo, è il nostro scudo e nella cui tenda siamo al sicuro.

 

 

7. {Tonino Mele}

 

Al giorno d’oggi, più che mai dobbiamo schierarci per la verità, «infatti non abbiamo alcun potere contro la verità; quello che possiamo è per la verità» (2 Cor 13,8). Come ebbe a dire Martin Lutero: «La superstizione, l’idolatria e l’ipocrisia, percepiscono ricchi compensi, mentre la verità va in giro a chiedere l’elemosina». Oggi si concepisce l’amore cristiano come qualcosa, che tollera tutto, e l’umiltà come cedevolezza a tutto ciò, che è errore. Ormai la prostituzione finale sta entrando nella chiesa; e l’eresia è come una prostituta abbellita e agghindata di concetti pseudo cristiani, che riescono a confondere e attrarre coloro che, come il «semplice» del libro dei Proverbi, non hanno criteri né parametri di confronto, per distinguere il bene dal male. Il grande peccato della chiesa di oggi è l’ingenuità, con cui incamera tutto e approva tutto, senza capire bene quello, che la Scrittura dice, e quale sia il suo ruolo di «colonna e sostegno della verità» (1 Tim 3,15). Quando in Apocalisse leggiamo: «Egli gridò con voce potente: “È caduta, è caduta Babilonia la grande! È diventata ricettacolo di demòni, covo di ogni spirito immondo, rifugio di ogni uccello impuro e abominevole”» (Ap 18,2), probabilmente dobbiamo vedere in quel grido potente, la reazione finale del Signore, contro quella chiesa che, quando ne aveva la responsabilità, troppo poco ha alzato la voce contro quelle prostituzioni morali e spirituali, che l’hanno invasa e pervasa, sino a farne quel «ricettacolo di demòni», quale sarà la grande Babilonia. {17-07-2014}

 

 

8. {Rita Fabi}

 

Ovviamente il «non giudicare», nel senso usato da molti cristiani, parte da un concetto di amore mal interpretato, che non è certamente quello, che ci proviene dalla Parola di Dio, ma dalla moda mondana. Il vero amore, che un cristiano può avere per un altro cristiano, si esprime proprio nel giudizio delle sue azioni sbagliate o delle sue incomprensioni verso la Scrittura, per aiutarlo a non sbagliare con la comprensione dei suoi errori. Dio disse: «Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza» (Osea 4,6). Ora, vedendo esattamente il significato della parola «giudicare» nel senso positivo del termine troviamo: «Giudicare: discernere, pronunciarsi, esaminare, valutare», tutti termini che troviamo spesso citati nella Bibbia.

     ■ Discernere: «Concedi dunque al tuo servo un cuore intelligente, perché possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e discernere il bene dal male» (1 Re 3,9). «Chi osserva il suo comando non proverà alcun male; il cuore dell’uomo saggio sa infatti discernere il tempo e il giudizio» (Ecclesiaste 8,5). «Il cibo solido invece è per gli adulti, che per l’esperienza hanno le facoltà esercitate a discernere il bene dal male» (Ebrei 5,14).

     ■ Pronunciare un giudizio: «Dico questo per farvi vergogna. Così, non c’è tra voi neppure un savio, che nel vostro mezzo sia capace di pronunciare un giudizio tra i suoi fratelli?» (1 Corinzi 6,5).

     ■ Esaminare: «Esaminate ogni cosa e ritenete il bene» (1 Tessalonicesi 5,21).

     ■ Stimare: «Non ti stimare saggio da te stesso, temi il Signore e allontanati dal male» (Proverbi 3,7).

     Da ciò si può dedurre che il giusto giudizio è un atto, che deve far parte del credente, che proprio in quest’azione evita errori. Ecco perché ci viene detto «Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate con giusto giudizio» (Giovanni 7,24). «E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?» (Luca 12,57). «Io parlo come a persone intelligenti; giudicate voi di quello che dico» (1 Corinzi 10,15). Quando Gesù rispose a Simone, dopo che questi rispose correttamente a una sua domanda, disse: «Hai giudicato rettamente» (Luca 7,43), volendo dire: «Hai espresso un giusto giudizio». Dunque, se noi credenti esprimiamo dei giudizi corretti, non possiamo incorrere nel giudizio di Dio. D’altronde, non ha forse detto Paolo che «l’uomo spirituale giudica d’ogni cosa» (1 Corinzi 2,15)? E non ha forse detto la Scrittura: «Apri la tua bocca, giudica con giustizia» (Proverbi 31,9)? Come potremmo mai guardarci dai falsi ministri del Vangelo e dai falsi fratelli, se per identificarli dobbiamo valutare (giudicare) il loro comportamento e le loro dottrine, alla luce della Parola di Dio?

     La differenza tra ciò, che ci viene detto nella Parola di Dio sul «non giudicare» e sul «giudicare», a mio avviso, è tutta nel tipo di giudizio. Se uno compie un giudizio, basandosi sulle apparenze, allora questo comportamento sarà di certo giudicato da Dio. Tuttavia, se il giudizio (o la valutazione), che si compie, è giusto e quindi guidato dallo Spirito stesso, non solo si deve fare in questo modo, ma di certo facendolo si sentiranno dentro le parole di Gesù: «Hai giudicato rettamente» (Luca 7,43).

     Secondo me, il lavoro e il ministero del fratello Nicola sono proprio questo. Infatti, se un fratello ha queste conoscenze, che gli provengono da uno studio ispirato della Bibbia e da un ministero di apologetica, è giusta sia la riprensione che la correzione, che viene portata avanti tramite il giudizio sugli errori biblici, che molti fanno, perché è proprio in questa correzione che dimostra maggiormente il suo amore per un altro cristiano. Infatti, l’apologetica è la difesa della verità della Bibbia; e per difendere la verità biblica e far acquistare discernimento agli altri, la valutazione e il giudizio su ciò, che non è biblico, è la cosa più importante.

     «Chi rifiuta l’istruzione disprezza se stesso, ma chi dà retta alla riprensione acquista senno» (Proverbi 15,32). {17-07-2014}

 

 

9. {Pietro Calenzo}

 

Contributo: Caro e amatissimo fratello, comprendo bene il tuo disagio, ma in fin dei conti di che ti sorprendi!? La Scrittura dice che verrà il tempo, in cui non si sopporterà più la sana dottrina. Altro pensiero, se questi fratelli pensano che loro credenze siano giuste e scritturali, perché non lo provano con la Scrittura alla mano! È troppo facile e insidioso affermare che ciò, che si vive in maniera sperimentale o esperienziale, sia da Dio; bisogna provarlo, possibilmente dalle lingue originali delle Scritture. Ma la gran parte di questi fratelli «iper-spirituali» (mi ricordano per alcuni tratti o similitudini, la situazione di Corinto e della Galazia!), spesso non sanno nemmeno cosa sia l’analisi o il contesto di alcuni passi della Bibbia, e in primo luogo non di rado sono molto carenti nell’esegesi testuale. Non ti curar di loro, caro Nicola, e con il favore di Dio, continua il tuo servizio ai santi. Dio ti benedica nel tuo servizio a Cristo Gesù. {17-07-2014}

 

Bruno Salvi: Hai scritto e detto bene caro fr. Pietro. Caro Nicola, sei molto stimato nel Signore. Continua, non ti occupare di loro. Quelli, che siamo con te, siamo più numerosi di loro, tu lo sai. Signore, intervieni potentemente in questa direzione! In Cristo Gesù, amen! Gloria al Dio Onnipotente degli Eserciti! {17-07-2014}

 

Nicola Martella: Grazie, cari Pietro Calenzo e Bruno Salvi, dell’incoraggiamento e delle parole di consolazione; fanno sempre bene. Tuttavia, più che attirare l’attenzione su di me, intendevo porre la problematica in se stessa, al fine di rendere cosciente i meccanismi, che si creano in coloro, che scelgono di essere detrattori e oppositori e non interlocutori sinceri e veraci.

 

Pietro Calenzo: Il problema di fondo, carissimo Nicola, è che ci sono credenti, che non amano essere edotti, istruiti, edificati nella retta comprensione di uno o più versi della Scrittura. Essi, pur di contrastare o evidenziare le loro dottrine denominazionali, che li caratterizzano, rifiutano e chiudono le sinapsi a chi ne conosce più di loro (per grazia di Dio). Invece di ringraziare Dio per l’ammaestramento o per la crescita spirituale, diventano conflittuali; e se pure venisse un letterato greco dell’antichità a spiegare la retta comprensione di un brano del Nuovo Testamento, il senso lessicale, sillaba per sillaba, di un brano della Scrittura, continuano a polemizzare. Fratelli di dura cervice e legati agli insegnamenti denominazionali, che spesso non sanno nemmeno difendere. Non ti curar di loro, tantissimi credenti di ogni denominazione italiana ringraziano Dio, per il servizio, che rendi a tutte le assemblee cristiane in Italia e oltre. Purtroppo la polemica o la diatriba imperitura e persistente, di alcuni credenti era di moda tanto nella chiesa primitiva che in quella contemporanea. Non amano crescere e, nel loro erigersi, rimangono bambini in Cristo e carnali. Dio continui a benedire oltremisura il tuo servizio ai discepoli di Gesù in ogni dove. Amen. Dio benedica il tuo servizio alle assemblee di Cristo. Shalom. {17-07-2014}

 

Bruno Salvi: Certo, Nicola! Comprendiamo, ma come tu ben sai e insegni, grazie al Signore. Questi che scelgono di essere, come dici tu giustamente, detrattori e oppositori, che ignorano; non potendo capire la profondità di certe verità, diventano vittime di spiriti bugiardi. Attaccano tutto e tutti. Ma il Signore e anche noi con Lui ti siamo vicini per ogni cosa in Cristo Gesù. Continue benedizioni. {17-07-2014}

 

Pietro Calenzo: Si tratta di imbarazzanti accuse rivolte a figli di Dio da parte di credenti, che dimostrano tutto il loro esser carnali o bambini nella fede, in molti casi disinformati e massimalisti. Il Signore benedica il tuo servizio al Corpo di Cristo. Benedizioni nel Dio Vivente. {18-07-2014}

 

 

10. {Ivaldo Indomiti}

 

Contributo: Non è facile, a quanto pare, sostenere una visione scritturale anche divergente tra i fratelli in fede. Un giorno chiesi a un fratello, studioso delle eresie e deviazioni storiche del cristianesimo, la motivazione che lo ha indotto a identificare tra le diverse e molteplici ramificazioni dell’«albero genealogico» di tutto il cristianesimo, quel particolare tronco e poi quel «ramo sano» rispetto agli altri molto vicini, ma considerati eretici. Non ho avuto risposta. Ma siccome lo ha detto lui, va bene così. Non voglio dilungarmi oltre, ma risulta evidente che trovarsi identificati nei «rami» sbagliati e subirlo come un dato di fatto, non piace a nessuno. C’è di peggio che a lungo andare, senza i dovuti chiarimenti, dei quali fai menzione, Nicola, può spingere a un’autodifesa del proprio credo, utilizzando i contrasti come argomenti, che confermano le proprie dottrine, e non come facevano i Bereani, per controllare se le cose stavano proprio così. Altra cosa è il modo, con il quale i confronti avvengono. Nei miei 37 anni di fede, penso di aver visto di tutto. Oggi c’è da dire che la conoscenza che, grazie a Dio è aumentata, ha generato tra i fratelli dei «selfie», autoproclamandosi così uomini di fede a caccia di lana di pecore, piuttosto che delle anime di future pecore. Credo, ed è una mia opinione personale, che l’approccio al dialogo non debba sconfinare con liti da bar o da cortile, ma piuttosto cercare di comprendere il reale pensiero dell’interlocutore condividerlo o rifiutarlo nella serenità del Signore. {17-07-2014}

 

Nicola Martella: Più che gli «alberi genealogici» e botanica varia, a noi dovrebbe interessare la conformità con la verità biblica, evinta da una corretta e probante esegesi biblica del testo nel contesto. {17-07-2014}

 

Fabrizio Martin: Pace, fratelli. Personalmente apprezzo moltissimo l’opera di apologeta di Nicola Martella. Pur essendo un cristiano ai primi passi, prima ero cattolico, non posso non dire che ho trovato ristoro per la mia mente carica di dubbi nel sito «Fede controcorrente». Quello che vorrei sottolineare è questo: è brutto quando ci si scontra tra apologeti, mettendo in confusione povere anime ai primi passi nel mondo stupendo delle Sacre Scritture. Ivaldo ne sa qualcosa, avendo frequentato un gruppo dove tra cristiani ci si mena fendenti in tutti i sensi. {17-07-2014}

 

Ivaldo Indomiti: In effetti, Fabrizio, ho rinunciato volutamente a essere iscritto in gruppi, la cui matrice principale è di suonarsele di santa ragione tra fratelli. Non mi sento in sintonia con questo modo «cristiano» di fare. Dalla Scrittura ho compreso diversamente per ciò, che riguarda il rapporto orizzontale tra fratelli. Difendere la propria fede è corretto davanti a chi la insidia; ma demonizzare, a prescindere, chi controbatte, è fuori da qualsiasi insegnamento biblico. {17-07-2014}

 

Fabrizio Martin: Ivaldo, ci può essere uno scambio di opinioni; pure tra gli apostoli discutevano sulle parole del Maestro, ma non si ramazzavano di certo! Ci vuole un minimo di cuore. Se manca quello, addio. {17-07-2014}

 

Ivaldo Indomiti: Purtroppo, Fabrizio, il decadimento ci coinvolge tutti. È vero che, nei secoli, caduti causa il «fuoco amico» ci sono sempre stati nelle battaglie, ma oggi, come ha detto Gesù, «perché l’iniquità sarà moltiplicata, la carità dei più si raffredderà» [Mt 24,12 N.d.R.]. Tutti ne siamo, ahimè, presi. {17-07-2014}

 

 

11. {Autori vari}

 

Maurizio Sabidussi: Shalom, credo che non sia così semplice dare una risposta a questo [► Eliseo e la maledizione dei fanciulli (2 Re 2,23-25)], ma coloro che il Signore ha chiamato, come credo pure te fratello, godono della divina protezione e debbono essere riconosciuti in mezzo alla comunità. Dio è Santo, e tali devono essere i servitori separati dal mondo, Dio vigila su di loro... Coloro che servono veramente il Signore, sono destinati al successo, ma non per le loro qualità, ma per la chiamata di Dio... {1 marzo 2010}

 

Andrea Angeloni: In generale, ho notato che c’è più premura di se stessi, delle proprie opinioni o anche di quelle di altri, sebbene queste possano andare contro e a discapito della «sana dottrina». Mancano conoscenza, discernimento e soprattutto quell’umiltà nel riconoscere i propri errori e accettare la riprensione. Peccato, evidentemente si dà più enfasi alla forma che al contenuto. Personalmente a me sono serviti moltissimo i diversi temi e approfondimenti letti nei tuoi siti, Nicola, e so che ancora devo crescere molto. {17-07-2014}

 

Donatella Nancy Festa: Dico la mia con semplicità e serenità. Discutere e ragionare in pace sulla Parola di Dio, è l’occupazione più bella che può avere l’uomo. Qualcuno, forse penserà che al primo posto c’è l’evangelizzazione, ma io penso che, senza una conoscenza approfondita delle Scritture, a volte si rischia di predicare un Gesù sconosciuto. Colpire gli altri per le posizioni dottrinali, è un danno, confrontarsi con la Parola è una ricchezza. {17-07-2014}

 

Giacinto Raho: Bravo Nicola, ogni argomento trattato debella in me potenze di errore. {17-07-2014}

 

 

12. {Invito ai maturi}

 

Metto qui, alla fine, alcuni suggerimenti utili per persone mature nella fede e nella conoscenza, capaci di mangiare «il cibo sodo» che è fatto «per uomini fatti; per quelli, cioè, che per via dell’uso hanno i sensi esercitati a discernere il bene e il male» (Eb 5,14). Invece di fare tali indistinte generalizzazioni, t’invito a interagire seriamente, ma a queste condizioni:
     ■ Leggi interamente l’articolo attuale e quanto altri hanno già scritto nel tema aperto che stiamo dibattendo.
     ■ Contribuisci nel merito, senza andare fuori tema, senza generalizzare e limitandoti alla questione.
     ■ Evita «prediche» inutili e «lezioncine» morali e usa argomenti chiari tratti da una rigorosa esegesi biblica contestuale.
     ■ Evita un linguaggio offensivo (anche la carnalità può essere spiritualmente velata) e attieniti alle norme di fair-play, presenti del sito.

 

Allora il contributo d’ognuno sarà ben apprezzato e contribuirà veramente a una discussione seria e matura. Il mio compito è di fare apologetica, scrivendo articoli; facendo ciò, mi esercito alla correttezza etica e a un’esegesi contestuale rigorosa; inoltre coinvolgo continuamente i lettori, sia nella discussione, sia nello scrivere articoli, sia nel confronto delle tesi specifiche. Chi riceve i miei «inviti alla lettura» può contribuire o meno. Rimanere un semplice lettore o decidere di cancellare il suo indirizzo dalla lista di distribuzione. M’appello alla maturità, al discernimento e al buon senso d’ognuno. {Nicola Martella}

 

    Si vedano inoltre i seguenti articoli:

Collabora {Nicola Martella} (A)

Come analizzare uno scritto {Nicola Martella} (A)

Fede controcorrente? {Nicola Martella} (A)

Introduzione allo scrivere un tema {Nicola Martella} (A)

Norme editoriali {Nicola Martella} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Giudicate_voi_UnV.htm

18-03-2009; Aggiornamento: 19-07-2014

 

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