Mi arrivano, in modo
ricorrente, lettere piene di rimprovero, se non addirittura astio, che
hanno le seguenti caratteristiche: ▪ 1. Rimproverano chi scrive su «Fede
controcorrente» di qualcosa di generico, senza fare nomi o portare argomenti. ▪
2. Accusano gli scrittori di calunniare o fare maldicenza, ma senza portare un
caso concreto. ▪ 3. Occasionalmente si fa appello al pentimento, senza spiegare
un caso specifico di evidente peccato; ▪ 4. Si fanno minacce piamente velate o
palesi, affermando che, così facendo, si diventa oggetto dell’ira di Dio e del
suo giudizio. ▪ 5. Alcuni inoltre mettono fuori uso il «frutto dello Spirito» e
scrivono cose con tutta la loro carnalità; ▪ 6. A ciò si aggiungano i sospetti:
chi afferma che ci manca lo Spirito Santo, chi dice che abbiamo fatto il peccato
imperdonabile o la bestemmia contro lo Spirito Santo e chi asserisce addirittura
che siamo semplicemente indemoniati.
Nulla di nuovo. Già
Gesù e gli apostoli vissero cose del genere. Negli ultimi due millenni tutti
gli apologeti hanno sperimentato tali cose. Qui di seguito riportiamo alcune di
tali critiche che ci vengono rivolte. Come «figli di luce» non abbiamo nulla da
nascondere e accettiamo volentieri ogni correzione, dove è vera e sensata. Qui
di seguito ci atteniamo a poche questioni, visto che abbiamo già affrontato
altrove gli aspetti biblici, teologici e razionali del problema.
►
A ognuno la sua «missione
possibile» {Nicola Martella} (D)
►
Apologetica e giudizio {Nicola
Martella} (T/A)
►
Evangelizzare sì, apologetica
no? {Due lettori - Nicola Martella} (T/A)
►
Evangelizzare sì, apologetica
no? Parliamone {Nicola Martella} (T)
►
L’importanza dell’apologetica
{Nicola Martella} (T/A)
Per apologeti biblici
intendiamo coloro che si basano su una rigorosa esegesi contestuale del testo
biblico, per difendere le verità evidenti della «sana dottrina». Poi ci sono gli
ideologi, che usano (o saccheggiano) la Scrittura per le loro proprie
opinioni dogmatiche, religiose o politiche; sebbene essi possano fregiarsi del
titolo di «apologeta», in effetti non lo sono veramente.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi
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▲
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1.
{Ideo Bigoni}
▲
■ Contributo: Chi ti
scrive e un credente con età avanzata, il quale molto tempo fa scrissi che si
smettesse di calunniare e fare maldicenze verso dei servitori di Dio i quali,
seppur nella loro imperfezione, hanno dato prova della loro fede innalzando la
Trinità di Dio senza criticare altre confessioni come da molto tempo fate voi.
Non giudicate sapendo le conseguenze a se stessi. Gloria a Gesù, il grande
maestro della santificazione e sopratutto di amore.
Dio vi benedica… {17 marzo 2009}
▬
Nicola Martella: Bisogna mettersi d’accordo
che cosa sia «calunniare» e «fare maldicenze», altrimenti apriamo porte e
portoni all’arbitrio. Chi non ha le idee chiare, fa onta a se stesso. «Calunniare»
significa, secondo il dizionario di De Mauro: «inventare e diffondere una
calunnia per colpire qualcuno; diffamare». Noi non abbiamo inventato falsità, ma
abbiamo sempre affrontato ciò che la persona in questione ha scritto,
controbattendo agli argomenti altrui. Sempre lo stesso dizionario definisce così
la «maldicenza»: «1. Abitudine a mettere in rilievo le colpe e i difetti
altrui, a divulgare notizie vere o false con malizia e perfidia; 2. discorso,
insinuazione malevola; pettegolezzo». Noi non abbiamo parlato di nascosto e ci
esercitiamo a rappresentare i fatti così come sono, partendo sempre non dal «si
dice», ma da fonti scritte, dove non ci sono equivoci. Inoltre diamo sempre
occasione alla persona di rispondere civilmente. A ciò si aggiunga che
permettiamo a chiunque di intervenire nel merito, esprimendo il suo pensiero,
rispettando le norme di fair-play indicate e il buon senso.
Come bisogna valutare
Gesù, Paolo, Pietro, Giovanni, Giacomo e Giuda, quando con veemenza e per
iscritto presero posizione verso altri? Stavano calunniando e facendo
maldicenza? Hanno evitato essi di mettere il dito sulla piaga, solo perché gli
altri avevano fatto e detto cose buone nella loro vita? Natan non si tirò
indietro a rimproverare Davide (2 Sm 12,7ss),
quando cadde in adulterio, sebbene tale re avesse fatto (unificazione del regno)
e scritto (Salmi) tante cose buone. Paolo, pur considerando Pietro una
colonna della chiesa di Gerusalemme, non si tirò indietro nel rimproverare
pubblicamente Cefa (Gal 2). Pietro non smise per questo di pensare e scrivere
bene di Paolo (2 Pt 3,15s).
Come al solito si cade
nel vizietto di minacciare, seppur sottilmente, di un immane giudizio
divino, confondendo il giudizio personale verso il prossimo (rapporti
interpersonali) con l’analisi critica verso le dottrine e il comportamento
pubblico delle persone (aspetto apologetico). Se la Bibbia ci ingiunge di non
dare verdetti definitivi sul nostro prossimo, ci comanda di giudicare e
come in questioni di dottrina e di etica. «Il
vostro vantarvi non è buono. Non sapete voi che un po’ di lievito fa lievitare
tutta la pasta? [...] Ho io forse da giudicare quelli di fuori? Non giudicate
voi quelli di dentro? Quelli di fuori li giudica Dio. Togliete il malvagio di
mezzo a voi stessi» (1 Cor 5,6.12). Si veda l’imperativo: «Giudicate voi»
(At 4,19; 1 Cor 10,15) e la raccomandazione: «Parlino due o tre profeti, e
gli altri giudichino» (1 Cor 14,29).
Esiste una
responsabilità verso tutto il corpo di Cristo. Chi mette la testa sotto
la sabbia o si copre gli occhi, rischia di ingrassare agnelli per destinarli ai
lupi di turno. Paolo, dopo aver menzionato i pericoli futuri, si congedò dai
conduttori di Efeso, ingiungendo loro: «Badate a voi stessi e a tutto il
gregge» (At 20,28). Similmente fece con i suoi collaboratori: «Bada a te
stesso e all’insegnamento» (1 Tm 4,16).
2.
{Mario Bellipanni}
▲
■ Contributo: Senza
alcuna critica: ma una sola persona, di cui si possa parlare bene — come
ministro o come semplice fedele — c’è per te oppure no?! Saluti. {18 marzo 2009}
▬
Nicola Martella: Sinceramente preferisco
persone, che facciano critiche costruttive, andando nel merito della
singola questione e portando validi argomenti biblici, teologici e razionali.
Che cosa ci s’aspetta da un sito d’apologetica o da un osservatorio religioso?
Penso che uno strumento del genere debba mettere a fuoco i problemi religiosi
del nostro tempo, affrontare criticamente le ideologie correnti e i loro fautori
e mettere in guardia dai falsi maestri di turno. Anche Gesù e tutti gli
apostoli fecero apologetica e parlarono di persone problematiche
d’allora, non usando certo violette e fiori.
Si noti che la maggior
parte dei temi vengono proposti dai lettori. Dovremmo colpevolizzarli per
questo? Il lettore avrebbe potuto proporre lui stesso altri tipi di temi.
Comunque se cerca sul sito, troverà pure d’articoli adatti a coscienze delicate,
ad esempio quelli che affrontano...
■ Testimonianze
particolari [p.es. «Io
ero buddista»; «Jay
Smith e l’Islam»]
■ Domande bibliche [►
Antico Testamento; ►
Bibbia (generale); ►
Interpretazione biblica;
►
Nuovo Testamento]
■ Problemi pastorali [►
Riuscire nella vita].
Basta quindi solo cercare.
Diverse migliaia di lettori attingono da «Fede controcorrente» ogni
settimana; oltre a tale segno di stima, alcuni di loro lo fanno anche
ringraziandomi di persona.
Se poi si cercano pagine
di soli buoni sentimenti, bisogna cercare altrove. Se altri
scrivono solo articoli alla «vogliamoci bene» e riportano mirabili testimonianze
entusiastiche di fede, bisogna rispettarli; alcuni avranno certamente
bisogno di tali cose. Gli uni hanno un mandato di sola edificazione, altri hanno
anche quello di difesa della verità. A noi interessa una rigorosa esegesi
contestuale e un ritorno alla «sola Scrittura»; solo così verranno
rinnovate le menti e le coscienze e si potrà tramandare il «modello delle
sane parole» e il «buon deposito» (2 Tm 1,13s) alle future
generazioni. Per questo accettiamo l’esortazione a «praticare il “non oltre
quello che è scritto”» (1 Cor 4,6), a tagliare «rettamente la Parola
della Verità» (2 Tm 2,15) e a «combattere strenuamente per la fede, che è
stata una volta per sempre tramandata ai santi» (Gd 1,3).
Perciò noi curiamo un
sito d’apologetica, che è una specie d’osservatorio religioso, permettendo a
tutti coloro, che s’attengono alle regole di
fair-play, di
dialogare e di contribuire. Visto che ci conosciamo con tale lettore, prendo
atto che ha mancato un’occasione utile per contribuire positivamente alla
questione attuale, esercitando il suo discernimento spirituale, invece di
fermarsi a una tale generalizzazione. Comunque lo ringrazio d’avermi scritto,
così ho potuto spiegare meglio le cose.
3.
{Daniel Magnin}
▲
■ Contributo:
Fratelli, sono stupito di vedere con quale livello d’arroganza e senso di
superiorità indicano le vostre posizioni. La parola di condanna viene usata come
se fosse solo il vostro parere l’unico inequivocabile. Lo Spirito di Dio
viene usato come testimone alla maniera più banale; veramente vi prego non
inviarmi più le vostre mail […].
Solo posso aggiungere
per voi una cosa, chiunque crede di non sbagliare è il primo a farlo.
La chiesa del Signore è
santa e vorrei domandarvi un cosa: Pensate che Dio vi ha chiamati a essere i
nuovi guardiani della fede? Il vostro atteggiamento è offensivo e senza
dubbio non cerca la comunione. Chi credete d’essere? […]
Io lavoro nell’opera di
Dio da più di 20 anni, non credo saggio avere comunione con persone che
si sentono superiori agli altri ed è purtroppo questo che percepisco in ogni
riga dei vostri commenti. Dio versi grazia su di voi per pentirsi e
cambiare. {24 marzo 2009}
Nota editoriale:
Ho corretto il testo da errori vari per renderlo più comprensibile; ho eliminato
l’eccesso di grassetto, ripetizioni e parti non attinenti al tema. Daniel Magnin
compare fra gli oratori della campagna, in cui è stato coinvolto Carlos
Annacondia e che è stato organizzato da esponenti del cosiddetto «Movimento
profetico» e della cosiddetta «Riforma neoapostolica» (vedi).
Questo spiega il tenore del suo scritto. [►
La «riforma strutturale» di
Corrado Salmé: Strutture ed etichette ci salveranno?]
▬
Nicola Martella: Ho appena tolto
l’indirizzo dalla lista di distribuzione, come desiderato dal lettore. Che resta
da dire? Egli hai il diritto d’avere la sua opinione. Vedo però che non ha molto
ben compreso che cosa sia l’apologetica. Inoltre la sua lettera rientra
in quella categoria, in cui si generalizza tutto senza dire nulla di
specifico.
Prescindendo dal suo
caso, chi m’invia lettere del genere, lo fa per almeno uno di questi
motivi: ▪ 1) Ha una fede al latte, non essendo abituato al cibo sodo (Eb
5,12.14); ▪ 2) Ha una fede debole (Rm 14,1); ▪ 3) Ha una fede romantica,
sentimentale o infantile tipica dell’infanzia della fede (Ef 4,14); ▪ 4) Manca
del discernimento tipico di «uomini fatti (o maturi)» (Eb 5,14; 1 Cor 14,20; Ef
4,13); ▪ 5) Non si è capaci di capire problemi così articolati, per i quali
«misteri» ci vuole particolare sapienza (1 Cor 2,6s).
Tali persone non
riuscendo a scendere nel merito del singolo argomento affrontato, si sentono
spaventate e confuse. Perciò pensano che il problema stia in chi scrive e non in
loro, che non comprendono. A tali persone rispondo con le parole rivolte da Gesù
a una guardia: «Se ho parlato male, dimostra il male, che ho detto; ma
se ho parlato bene, perché mi percuoti?» (Mt 18,23; cfr. At 23,2s).
Invece di fare questo,
mandano lettere generiche, in cui non affrontano nessun problema concreto. Anzi,
secondo i casi, ricorre un modello tipico di reazione, ad esempio come
segue: ▪ 1. S’attribuisce a chi scrive cose immani (p.es. arroganza, spirito di
critica), ma poi si pratica tale cosa nel proprio scritto, senza indicare nulla
di specifico (invece ogni articolo ha un tema di discussione, in cui ognuno
esprime le sue convinzioni, ma nel merito); ▪ 2. S’esorta al ravvedimento (senza
aver convinto l’altro d’errore); ▪ 3. Si paventa un immane giudizio divino (come
se sapessero cosa pensa il Signore in merito); ▪ 4. Si lancia il sospetto d’un
«peccato imperdonabile» (senza chiarire che cosa sia); ▪ 5. S’immagina un
peccato contro lo Spirito Santo o l’assenza dello Spirito nella vita di chi
scrive (pur conoscendo poco il proprio prossimo); ▪ 6. Alcuni arrivano a dare
dell’indemoniato a chi scrive (pur non sapendo che Dio si è usato di lui proprio
perché persone fossero liberate dal demonio).
E tutto ciò, perché non
si comprende che le lettere del NT sono tutta un’apologetica, una difesa
della «sana dottrina» e che Gesù e gli apostoli l’hanno esercitata. Il NT è
percorso dall’esortazione «a combattere
strenuamente per la fede, che è stata
una volta per sempre tramandata ai
santi» (Gd 1,3); ciò dispiace agli spiritualisti, ai mistici, agli gnostici
e a coloro che nutrono una fede romantica. Inoltre, Paolo ingiunse ai conduttori
non solo a stare attenti ai «lupi rapaci» di fuori (At 20,29), ma agli
uomini che sorgeranno dal mezzo delle stesse chiese e che «insegneranno
cose perverse, per trarre i discepoli dietro a sé» (v. 30).
Perciò comandò loro di vegliare (v. 31). Perciò mi si permetta di dissentire
dalle generalizzazioni nebulose, che m’arrivano, e d’esercitare il discernimento
dello Spirito.
4.
{Maria Antonietta Zordan}
▲
■ Contributo: Si fa un
gran parlare sugli uomini di fede, uomini scelti da Dio, discepoli di
Gesù, credo fermamente che dobbiamo (tutti in generale) fare una grande cosa,
non confrontarci con gli uomini, ma solo con la Parola di Dio; infatti in Ebrei
4,12 sta scritto: «La Parola di DIO è vivente ed efficace, è più affilata di
qualunque spada a due tagli, e penetra fino alla divisione dell’anima e dello
spirito, delle giunture e delle midolla, ed è in grado di giudicare i pensieri e
le intenzioni del cuore».
Perciò noi non possiamo,
davanti agli altri, smentire ciò che un uomo di Dio dice, se non abbiamo
la totale rivelazione da Dio che ciò, che dice, non è in accordo con la Sua
Parola.
In Luca 6,41-42 Gesù
dice «Ora, perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo
fratello e non scorgi la trave che è nel tuo proprio occhio»; e ancora 1
Tessalonicesi 5,21 Gesù ci dice «Provate ogni cosa, ritenete il
bene»; e ancora 1 Giovanni 4,1 «Carissimi, non credete a ogni spirito, ma
provate gli spiriti per sapere se sono da Dio, perché molti falsi profeti
sono usciti fuori nel mondo».
Nella Parola di Dio è
scritto: «Infatti si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno;
vi saranno terremoti in vari luoghi, carestie e agitazioni. Queste cose non
saranno altro che l’inizio delle doglie di parto» (Marco 13,8). «E vi
saranno grandi terremoti, carestie e pestilenze in vari luoghi; vi saranno anche
dei fenomeni spaventevoli e grandi segni dal cielo» (Luca 21,11).
Perciò nell’amore del
Signore Gesù fermiamoci e lasciamo che sia Gesù attraverso lo Spirito Santo a
convalidare le profezie, che sono rivelate e non i dibattiti dell’uomo.
Benedizioni in Cristo Gesù. {14 aprile 2009}
▬
Nicola Martella: Ho letto un paio di volte
lo scritto della lettrice e, sinceramente, non ho capito a che cosa ella
si riferisca nello specifico, a quale articolo pubblicato reagisca, quale sia il
suo obiettivo e quale «lezione» vorrebbe dare. Neppure la macedonia di versi,
presi fuori contesto e assemblati insieme, aiutano a capire.
Da quello che ho capito,
affermo quanto segue. È giusto che ci confrontiamo con la Parola di Dio e che ne
parliamo insieme. Visto quindi che abbiamo la sacra Scrittura, con essa possiamo
valutare e giudicare le parole e gli atti di qualunque persona, anche dei
presunti «uomini di Dio». Paolo scrisse: «Quel che v’ho scritto è di
non mischiarvi con alcuno che,
chiamandosi fratello, sia un
fornicatore, o un avaro, o un idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriacone, o un
rapace; con un tale non dovete neppure mangiare. Poiché, ho io forse da
giudicare quelli di fuori? Non
giudicate voi quelli di dentro? Quelli di fuori li giudica Dio.
Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi» (1 Cor
5,11s). Da ciò risulta quanto segue: ▪ 1) Per sapere chi sia un vero
fratello e chi no, dobbiamo confrontare la sua vita (parole, opere) con la
Parola di Dio. ▪ 2) Abbiamo il diritto sul piano dottrinale ed etico di
giudicare. ▪ 3) Abbiamo il diritto di allontanarci dai falsi fratelli e di
rimuovere una siffatta persona dalla comunione fraterna.
Luca 6,41-42
parla del piano personale di una persona col suo prossimo, non del piano
dottrinale e morale; Gesù stesso ha giudicato e come scribi, farisei, sadducei e
altri (cfr. Mt 23). E lo stesso ha fatto Paolo (1 Cor 5,4s; 1 Tm 1,20).
Esaminare e provare
riguarda «ogni cosa», per astenersi così «da ogni specie di male» (1 Ts
5,21s), riguarda «gli spiriti» dei «molti falsi profeti» (1 Gv 4,1) e
addirittura se stessi (2 Cor 13,5). Questo è un esercizio per persone mature e
non per «bambini, sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina»
(Ef 4,14) e a «bambini in Cristo» che necessitano ancora di latte (1 Cor 3,1s).
Non ho capito che cosa
serva la citazione dei brani della cosiddetta «apocalisse di Gesù» (Mc 13,8; Lc
21,11) con la conclusione. Ciò che è stato rivelato può essere benissimo
oggetto di discussione. Infatti sebbene ci sia la piena rivelazione di Dio
nella Parola, non tutti ne hanno la comprensione. O dovremmo dire beati gli
ignoranti e coloro che non si parlano sulla base della Scrittura? La Parola mi
convince diversamente. Ad esempio, durante il Concilio di Gerusalemme, apostoli
e anziani si parlarono e discussero accesamente per decidere, sulla base della
rivelazione e con l’aiuto dello Spirito, che cosa bisognava fare (At 15).
Inoltre Dio vuole che si studi accuratamente la sua Parola e ci si
confronti sulla sua base.
■ «E i savi
risplenderanno come lo splendore della distesa, e quelli che ne avranno
condotti molti alla giustizia,
risplenderanno come le stelle, in sempiterno. E tu, Daniele, tieni nascoste
queste parole, e sigilla il libro sino al tempo della fine; molti lo
studieranno con cura, e la
conoscenza aumenterà» (Dan
12,3s).
■ «Allora quelli che
temono l’Eterno si sono parlati
l’un all’altro e l’Eterno è stato attento
e ha ascoltato; e un libro è stato scritto davanti a lui, per conservare
il ricordo di quelli che temono l’Eterno e rispettano il suo nome» (Mal
3,16).
L’ignoranza riguardo
alle Scritture ha una grande influenza negativa sulla dottrina, sull’etica e
sull’esistenza (Mt 22,29; 2 Pt 3,16; cfr. Is 5,13; Os 4,6). Paolo lodava invece
Timoteo per attenersi alle cose di cui avevano parlato insieme: «Ma tu
persevera nelle cose che hai
imparate e delle quali sei stato accertato, sapendo da chi le hai imparate, e
che fin da fanciullo hai avuto
conoscenza degli Scritti sacri, i quali possono renderti
savio a salute mediante la fede che
è in Cristo Gesù. Ogni scrittura ispirata da Dio
è utile a insegnare, a riprendere,
a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia
compiuto,
appieno fornito per ogni opera buona» (2 Tm 3,14-17).
5.
{Davide Donisi}
▲
■
Contributo:
Gentilissimo sig. Martella, prima di tutto pace. Vorrei fare una riflessione
insieme ha tutti i fratelli cristiani. Il Signore ci invita ad aver
discernimento, a distinguere chi viene nel suo nome e chi no, e questo
risulta abbastanza chiaro nell’Antico Testamento. Ciò è di grande importanza,
visto che chi non profetizzava per il Signore, ma per i suoi scopi, doveva
essere ucciso, lapidato. Ma questo vale anche per i nostri giorni, è un tema di
grande attualità e avere discernimento è molto importante anche oggi. Ora mi
chiedo, con chi bisogna avere discernimento? C’erano falsi profeti solo
prima, o ci sono tutt’ora? Gesù parlava solo per i suoi contemporanei o anche
per noi? Se, come penso, parlava anche per noi, perché arrabbiarsi (parlo per i
fratelli carismatici), se qualcuno prima di gridare al miracolo vuole aver un
po’ di discernimento? Se prima di prendere tutto per buono, si vuole
esaminare la questione con preghiera e con le Scritture e il proprio
pastore, che male c’è? Insomma non si può gridare sempre al miracolo, altrimenti
il Signore per chi parlava? Chiedo solo un attento esame, prima di accettare una
persona come ispirata, che sicuramente di queste persone ce ne sono, ma quanti
lupi, che si fingono pecore, sono nascosti. E Gesù ci dice chiaramente
che tali ci sono e non sono solo fuori, ma anche in mezzo a noi. Ringrazio per
l’opportunità, questa è solo la mia opinione, che può essere anche sbagliata, ma
la penso cosi. Distinti saluti e Pace in Cristo Gesù nostro Signore. {14 aprile
2009}
▬
Nicola Martella:
Il discernimento non può andare in vacanza, altrimenti mettiamo in
pericolo noi stessi e gli altri. Esso non può neppure essere messo agli atti,
poiché per la fine dei tempi è annunciata una grande attività di falsi cristi
(= unti) e falsi profeti (= proclamatori; Mt 24,24; 2 Pt 2,1ss; 1 Gv
4,1ss). Un pastore stolto e smemorato ingrassa gli agnelli per destinarli ai
lupi.
Si fa certamente sempre bene a esaminare le cose con discernimento,
studio biblico, consiglio e preghiera, prima di dare loro credito, qualunque sia
il merito: miracoli, segni, sogni, scelte, dottrine e così via. Una persona può
essere anche «ispirata», ossia «influenzata, mossa da uno spirito», tutto sta ad
accertare la fonte: «Diletti, non crediate a ogni spirito, ma
provate gli spiriti,
per sapere se sono da Dio; perché
molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo» (1 Gv 4,1).
Se i lupi si travestono da pecore (Mt 7,15), ci vuole un grande
discernimento per scovarli: l’acume dei serpenti e la semplicità delle colombe
(Mt 10,16). Parimenti ci vuole acume e conoscenza della sacra Scrittura
per riconoscere i «falsi apostoli, operai fraudolenti, che si travestono da
apostoli di Cristo» e «da ministri di giustizia» (2 Cor 11,13ss). Se
«Satana si traveste da angelo di luce» (v. 14), spesso come recita un
proverbio tedesco: «Il diavolo sta nel dettalio» (hai visto che manca la «g»,
appunto!).
Non bisogna aspettarsi solo i «lupi rapaci», i quali attaccando il
gregge da fuori, non lo risparmieranno (At 20,29), ma bisogna aspettarsi che i
falsi insegnanti sorgeranno tra le chiese stesse e «insegneranno cose
perverse per trarre i discepoli dietro a sé» (v. 30). A volte essi escono
dal seno delle comunità, per insegnare da fuori le loro false dottrine (1 Gv
2,19); altre volte prendono il potere nelle chiese e le trascinano in
perdizione con le loro false dottrine, come è successo nelle chiese della
Galazia (Gal 1,8s) e nella chiesa di Corinto (2 Cor 11,3s) per mano dei falsi
apostoli giudaici di stampo gnostico, che si presentavano come «superapostoli»
(2 Cor 11,5; 12,11) e si vantavano di grande conoscenza e potenza.
Chi mette in soffitta il discernimento, piangerà poi se stesso e la strage
degli innocenti che i lupi famelici faranno.
6.
{Salvatore Paone}
▲
■ Nota redazionale: Intanto che terminavo una risposta specifica sul tema
«Invocare la presenza dello Spirito Santo», chiestomi da questo lettore, gli
mandai questi due link riguardo a temi simili:
►
Pregare lo Spirito Santo?
{Nicola Martella} (A)
►
Spirito Santo e preghiere a Lui
rivolte {Nicola Martella} (T)
Già tale articolo e tale tema di discussione lo soddisfecero, visto che mi
scrisse quanto segue.
■
Salvatore Paone:
Fratello Nicola, devo riconoscere che tu hai ricevuto dallo Spirito Santo dei
doni, uno in particolare come «dottore»! Infatti, non dai solo delle risposte
appropriate ad argomenti specifici che tratti, ma dalle spiegazioni ulteriori...
E questo, oltre alla sapienza e allo studio umano, è sopratutto un carisma che
viene dallo Spirito Santo; e vedo che nessuno sappia controbatterti con
una risposta eloquente. Ho visto i vari argomenti altrui e sinceramente ho
constatato che non c’è nessuna obiezione biblica, con cui gli altri abbiano
potuto smentire ciò che hai scritto. Sono completamente soddisfatto perché sei
diretto e allo stesso tempo mite. Dio ti sostenga sempre e grazie!!! {21
ottobre 2009}
▬
Nicola Martella:
Tali parole sono state mosse anch’esse dallo Spirito Santo, visto che sono
arrivate in un momento di scoraggiamento per cause esterne. Infatti, chi si
mette in gioco per la causa della verità biblica, cercando di tenere la barra
sull’esegesi contestuale della sacra Scrittura, diventa facile bersaglio da
parte di liberali, massimalisti, spiritualisti entusiastici e
opportunisti. Non ci resta che continuare a guardare a Colui che, essendo
l'Altissimo, è il nostro scudo e nella cui tenda siamo al sicuro.
7.
{Tonino Mele}
▲
Al giorno d’oggi, più che mai dobbiamo schierarci per la verità, «infatti
non abbiamo alcun potere contro la verità; quello che possiamo è per la verità»
(2 Cor 13,8). Come ebbe a dire Martin Lutero: «La superstizione, l’idolatria e
l’ipocrisia, percepiscono ricchi compensi, mentre la verità va in giro a
chiedere l’elemosina». Oggi si concepisce l’amore cristiano come qualcosa, che
tollera tutto, e l’umiltà come cedevolezza a tutto ciò, che è errore.
Ormai la prostituzione finale sta entrando nella chiesa; e l’eresia è
come una prostituta abbellita e agghindata di concetti pseudo cristiani, che
riescono a confondere e attrarre coloro che, come il «semplice» del libro dei
Proverbi, non hanno criteri né parametri di confronto, per distinguere il bene
dal male. Il grande peccato della chiesa di oggi è l’ingenuità, con cui
incamera tutto e approva tutto, senza capire bene quello, che la Scrittura dice,
e quale sia il suo ruolo di «colonna e sostegno della verità» (1 Tim
3,15). Quando in Apocalisse leggiamo: «Egli gridò con voce potente:
“È caduta, è caduta Babilonia la grande! È diventata ricettacolo di demòni, covo
di ogni spirito immondo, rifugio di ogni uccello impuro e abominevole”» (Ap
18,2), probabilmente dobbiamo vedere in quel grido potente, la reazione
finale del Signore, contro quella chiesa che, quando ne aveva la responsabilità,
troppo poco ha alzato la voce contro quelle prostituzioni morali e
spirituali, che l’hanno invasa e pervasa, sino a farne quel «ricettacolo di
demòni», quale sarà la grande Babilonia. {17-07-2014}
8.
{Rita Fabi}
▲
Ovviamente il «non giudicare», nel senso usato da molti cristiani, parte
da un concetto di amore mal interpretato, che non è certamente quello,
che ci proviene dalla Parola di Dio, ma dalla moda mondana. Il vero amore,
che un cristiano può avere per un altro cristiano, si esprime proprio nel
giudizio delle sue azioni sbagliate o delle sue incomprensioni verso la
Scrittura, per aiutarlo a non sbagliare con la comprensione dei suoi errori. Dio
disse: «Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza» (Osea 4,6).
Ora, vedendo esattamente il significato della parola «giudicare» nel
senso positivo del termine troviamo: «Giudicare: discernere, pronunciarsi,
esaminare, valutare», tutti termini che troviamo spesso citati nella Bibbia.
■ Discernere: «Concedi dunque al tuo servo un cuore intelligente,
perché possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e discernere il bene
dal male» (1 Re 3,9). «Chi osserva il suo comando non proverà alcun male;
il cuore dell’uomo saggio sa infatti discernere il tempo e il giudizio»
(Ecclesiaste 8,5). «Il cibo solido invece è per gli adulti, che per
l’esperienza hanno le facoltà esercitate a discernere il bene dal male»
(Ebrei 5,14).
■ Pronunciare un giudizio: «Dico questo per farvi vergogna. Così,
non c’è tra voi neppure un savio, che nel vostro mezzo sia capace di pronunciare
un giudizio tra i suoi fratelli?» (1 Corinzi 6,5).
■ Esaminare: «Esaminate ogni cosa e ritenete il bene» (1
Tessalonicesi 5,21).
■ Stimare: «Non ti stimare saggio da te stesso, temi il Signore e
allontanati dal male» (Proverbi 3,7).
Da ciò si può dedurre che il giusto giudizio è un atto, che deve far
parte del credente, che proprio in quest’azione evita errori. Ecco perché ci
viene detto «Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate con giusto
giudizio» (Giovanni 7,24). «E perché non giudicate da voi stessi ciò che
è giusto?» (Luca 12,57). «Io parlo come a persone intelligenti; giudicate
voi di quello che dico» (1 Corinzi 10,15). Quando Gesù rispose a Simone,
dopo che questi rispose correttamente a una sua domanda, disse: «Hai
giudicato rettamente» (Luca 7,43), volendo dire: «Hai espresso un giusto
giudizio». Dunque, se noi credenti esprimiamo dei giudizi corretti, non possiamo
incorrere nel giudizio di Dio. D’altronde, non ha forse detto Paolo che «l’uomo
spirituale giudica d’ogni cosa» (1 Corinzi 2,15)? E non ha forse detto la
Scrittura: «Apri la tua bocca, giudica con giustizia» (Proverbi 31,9)?
Come potremmo mai guardarci dai falsi ministri del Vangelo e dai falsi
fratelli, se per identificarli dobbiamo valutare (giudicare) il loro
comportamento e le loro dottrine, alla luce della Parola di Dio?
La differenza tra ciò, che ci viene detto nella Parola di Dio sul «non
giudicare» e sul «giudicare», a mio avviso, è tutta nel tipo di giudizio.
Se uno compie un giudizio, basandosi sulle apparenze, allora questo
comportamento sarà di certo giudicato da Dio. Tuttavia, se il giudizio (o la
valutazione), che si compie, è giusto e quindi guidato dallo Spirito stesso, non
solo si deve fare in questo modo, ma di certo facendolo si sentiranno dentro le
parole di Gesù: «Hai giudicato rettamente» (Luca 7,43).
Secondo me, il lavoro e il ministero del fratello Nicola sono proprio
questo. Infatti, se un fratello ha queste conoscenze, che gli provengono da uno
studio ispirato della Bibbia e da un ministero di apologetica, è giusta
sia la riprensione che la correzione, che viene portata avanti tramite il
giudizio sugli errori biblici, che molti fanno, perché è proprio in questa
correzione che dimostra maggiormente il suo amore per un altro cristiano.
Infatti, l’apologetica è la difesa della verità della Bibbia; e per difendere la
verità biblica e far acquistare discernimento agli altri, la valutazione e il
giudizio su ciò, che non è biblico, è la cosa più importante.
«Chi rifiuta l’istruzione disprezza se stesso, ma chi dà retta
alla riprensione acquista senno» (Proverbi 15,32). {17-07-2014}
9.
{Pietro Calenzo}
▲
■
Contributo:
Caro e amatissimo fratello, comprendo bene il tuo disagio, ma in fin dei
conti di che ti sorprendi!? La Scrittura dice che verrà il tempo, in cui non
si sopporterà più la sana dottrina. Altro pensiero, se questi fratelli
pensano che loro credenze siano giuste e scritturali, perché non lo provano
con la Scrittura alla mano! È troppo facile e insidioso affermare che ciò,
che si vive in maniera sperimentale o esperienziale, sia da Dio; bisogna
provarlo, possibilmente dalle lingue originali delle Scritture. Ma la gran parte
di questi fratelli «iper-spirituali» (mi ricordano per alcuni tratti o
similitudini, la situazione di Corinto e della Galazia!), spesso non sanno
nemmeno cosa sia l’analisi o il contesto di alcuni passi della Bibbia, e in
primo luogo non di rado sono molto carenti nell’esegesi testuale. Non ti
curar di loro, caro Nicola, e con il favore di Dio, continua il tuo servizio ai
santi. Dio ti benedica nel tuo servizio a Cristo Gesù. {17-07-2014}
■
Bruno Salvi:
Hai scritto e detto bene caro fr. Pietro. Caro Nicola, sei molto stimato nel
Signore. Continua, non ti occupare di loro. Quelli, che siamo con te, siamo più
numerosi di loro, tu lo sai. Signore, intervieni potentemente in questa
direzione! In Cristo Gesù, amen! Gloria al Dio Onnipotente degli Eserciti!
{17-07-2014}
▬
Nicola Martella:
Grazie, cari Pietro Calenzo e Bruno Salvi, dell’incoraggiamento e delle parole
di consolazione; fanno sempre bene. Tuttavia, più che attirare l’attenzione su
di me, intendevo porre la problematica in se stessa, al fine di rendere
cosciente i meccanismi, che si creano in coloro, che scelgono di essere
detrattori e oppositori e non interlocutori sinceri e veraci.
■
Pietro Calenzo:
Il problema di fondo, carissimo Nicola, è che ci sono credenti, che non amano
essere edotti, istruiti, edificati nella retta comprensione di uno o più versi
della Scrittura. Essi, pur di contrastare o evidenziare le loro dottrine
denominazionali, che li caratterizzano, rifiutano e chiudono le sinapsi a
chi ne conosce più di loro (per grazia di Dio). Invece di ringraziare Dio per
l’ammaestramento o per la crescita spirituale, diventano conflittuali; e
se pure venisse un letterato greco dell’antichità a spiegare la retta
comprensione di un brano del Nuovo Testamento, il senso lessicale, sillaba per
sillaba, di un brano della Scrittura, continuano a polemizzare. Fratelli
di dura cervice e legati agli insegnamenti denominazionali, che spesso non sanno
nemmeno difendere. Non ti curar di loro, tantissimi credenti di ogni
denominazione italiana ringraziano Dio, per il servizio, che rendi a tutte le
assemblee cristiane in Italia e oltre. Purtroppo la polemica o la
diatriba imperitura e persistente, di alcuni credenti era di moda tanto nella
chiesa primitiva che in quella contemporanea. Non amano crescere e, nel loro
erigersi, rimangono bambini in Cristo e carnali. Dio continui a benedire
oltremisura il tuo servizio ai discepoli di Gesù in ogni dove. Amen. Dio
benedica il tuo servizio alle assemblee di Cristo. Shalom. {17-07-2014}
■
Bruno Salvi:
Certo, Nicola! Comprendiamo, ma come tu ben sai e insegni, grazie al Signore.
Questi che scelgono di essere, come dici tu giustamente, detrattori e
oppositori, che ignorano; non potendo capire la profondità di certe verità,
diventano vittime di spiriti bugiardi. Attaccano tutto e tutti. Ma il
Signore e anche noi con Lui ti siamo vicini per ogni cosa in Cristo Gesù.
Continue benedizioni. {17-07-2014}
■
Pietro Calenzo:
Si tratta di imbarazzanti accuse rivolte a figli di Dio da parte di credenti,
che dimostrano tutto il loro esser carnali o bambini nella fede,
in molti casi disinformati e massimalisti. Il Signore benedica il
tuo servizio al Corpo di Cristo. Benedizioni nel Dio Vivente. {18-07-2014}
10.
{Ivaldo Indomiti}
▲
■
Contributo:
Non è facile, a quanto pare, sostenere una visione scritturale anche
divergente tra i fratelli in fede. Un giorno chiesi a un fratello, studioso
delle eresie e deviazioni storiche del cristianesimo, la motivazione che lo ha
indotto a identificare tra le diverse e molteplici ramificazioni dell’«albero
genealogico» di tutto il cristianesimo, quel particolare tronco e poi quel «ramo
sano» rispetto agli altri molto vicini, ma considerati eretici. Non ho avuto
risposta. Ma siccome lo ha detto lui, va bene così. Non voglio dilungarmi oltre,
ma risulta evidente che trovarsi identificati nei «rami» sbagliati e
subirlo come un dato di fatto, non piace a nessuno. C’è di peggio che a lungo
andare, senza i dovuti chiarimenti, dei quali fai menzione, Nicola, può spingere
a un’autodifesa del proprio credo, utilizzando i contrasti come
argomenti, che confermano le proprie dottrine, e non come facevano i Bereani,
per controllare se le cose stavano proprio così. Altra cosa è il modo, con il
quale i confronti avvengono. Nei miei 37 anni di fede, penso di aver visto di
tutto. Oggi c’è da dire che la conoscenza che, grazie a Dio è aumentata, ha
generato tra i fratelli dei «selfie», autoproclamandosi così uomini di
fede a caccia di lana di pecore, piuttosto che delle anime di future pecore.
Credo, ed è una mia opinione personale, che l’approccio al dialogo non
debba sconfinare con liti da bar o da cortile, ma piuttosto cercare di
comprendere il reale pensiero dell’interlocutore condividerlo o rifiutarlo nella
serenità del Signore. {17-07-2014}
▬
Nicola Martella:
Più che gli «alberi genealogici» e botanica varia, a noi dovrebbe interessare la
conformità con la verità biblica, evinta da una corretta e probante
esegesi biblica del testo nel contesto. {17-07-2014}
■
Fabrizio Martin:
Pace, fratelli. Personalmente apprezzo moltissimo l’opera di apologeta di Nicola
Martella. Pur essendo un cristiano ai primi passi, prima ero cattolico, non
posso non dire che ho trovato ristoro per la mia mente carica di dubbi
nel sito «Fede controcorrente». Quello che vorrei sottolineare è questo: è
brutto quando ci si scontra tra apologeti, mettendo in confusione povere
anime ai primi passi nel mondo stupendo delle Sacre Scritture. Ivaldo ne sa
qualcosa, avendo frequentato un gruppo dove tra cristiani ci si mena fendenti
in tutti i sensi. {17-07-2014}
■
Ivaldo Indomiti:
In effetti, Fabrizio, ho rinunciato volutamente a essere iscritto in
gruppi, la cui matrice principale è di suonarsele di santa ragione tra fratelli.
Non mi sento in sintonia con questo modo «cristiano» di fare. Dalla Scrittura ho
compreso diversamente per ciò, che riguarda il rapporto orizzontale tra
fratelli. Difendere la propria fede è corretto davanti a chi la insidia;
ma demonizzare, a prescindere, chi controbatte, è fuori da qualsiasi
insegnamento biblico. {17-07-2014}
■
Fabrizio Martin:
Ivaldo, ci può essere uno scambio di opinioni; pure tra gli apostoli
discutevano sulle parole del Maestro, ma non si ramazzavano di certo! Ci vuole
un minimo di cuore. Se manca quello, addio. {17-07-2014}
■
Ivaldo Indomiti:
Purtroppo, Fabrizio, il decadimento ci coinvolge tutti. È vero che, nei
secoli, caduti causa il «fuoco amico» ci sono sempre stati nelle
battaglie, ma oggi, come ha detto Gesù, «perché l’iniquità sarà moltiplicata,
la carità dei più si raffredderà» [Mt 24,12 N.d.R.]. Tutti ne siamo,
ahimè, presi. {17-07-2014}
11.
{Autori vari}
▲
■
Maurizio
Sabidussi:
Shalom, credo che non sia così semplice dare una risposta a questo [►
Eliseo e la maledizione dei
fanciulli (2 Re 2,23-25)], ma coloro che il Signore ha chiamato, come
credo pure te fratello, godono della divina protezione e debbono essere
riconosciuti in mezzo alla comunità. Dio è Santo, e tali devono essere i
servitori separati dal mondo, Dio vigila su di loro... Coloro che servono
veramente il Signore, sono destinati al successo, ma non per le loro qualità, ma
per la chiamata di Dio... {1 marzo 2010}
■
Andrea Angeloni:
In generale, ho notato che c’è più premura di se stessi, delle proprie
opinioni o anche di quelle di altri, sebbene queste possano andare contro e a
discapito della «sana dottrina». Mancano conoscenza, discernimento e
soprattutto quell’umiltà nel riconoscere i propri errori e accettare la
riprensione. Peccato, evidentemente si dà più enfasi alla forma che al
contenuto. Personalmente a me sono serviti moltissimo i diversi temi e
approfondimenti letti nei tuoi siti, Nicola, e so che ancora devo crescere
molto. {17-07-2014}
■
Donatella Nancy
Festa:
Dico la mia con semplicità e serenità. Discutere e ragionare in pace
sulla Parola di Dio, è l’occupazione più bella che può avere l’uomo. Qualcuno,
forse penserà che al primo posto c’è l’evangelizzazione, ma io penso che,
senza una conoscenza approfondita delle Scritture, a volte si rischia di
predicare un Gesù sconosciuto. Colpire gli altri per le posizioni
dottrinali, è un danno, confrontarsi con la Parola è una ricchezza. {17-07-2014}
■
Giacinto Raho:
Bravo Nicola, ogni argomento trattato debella in me potenze di errore.
{17-07-2014}
12.
{Invito ai maturi}
▲
Metto qui, alla fine, alcuni suggerimenti utili per persone mature nella fede e
nella conoscenza, capaci di mangiare «il cibo sodo» che è fatto «per
uomini fatti; per quelli, cioè, che per via dell’uso hanno i sensi esercitati a
discernere il bene e il male» (Eb 5,14). Invece di fare tali indistinte
generalizzazioni, t’invito a interagire seriamente, ma a queste
condizioni:
■ Leggi interamente l’articolo attuale e quanto altri hanno già scritto nel
tema aperto che stiamo dibattendo.
■ Contribuisci nel merito, senza andare fuori tema, senza generalizzare e
limitandoti alla questione.
■ Evita «prediche» inutili e «lezioncine» morali e usa argomenti chiari
tratti da una rigorosa esegesi biblica contestuale.
■ Evita un linguaggio offensivo (anche la carnalità può essere
spiritualmente velata) e attieniti alle
norme di fair-play,
presenti del sito.
Allora il contributo d’ognuno sarà ben apprezzato e contribuirà veramente
a una discussione seria e matura. Il mio compito è di fare apologetica,
scrivendo articoli; facendo ciò, mi esercito alla correttezza etica e a
un’esegesi contestuale rigorosa; inoltre coinvolgo continuamente i lettori, sia
nella discussione, sia nello scrivere articoli, sia nel confronto delle tesi
specifiche. Chi riceve i miei «inviti alla lettura» può contribuire o meno.
Rimanere un semplice lettore o decidere di cancellare il suo indirizzo dalla
lista di distribuzione. M’appello alla maturità, al discernimento e al buon
senso d’ognuno. {Nicola Martella}
Si vedano inoltre i seguenti articoli:
►
Collabora {Nicola
Martella} (A)
►
Come analizzare uno scritto
{Nicola Martella} (A)
►
Fede controcorrente?
{Nicola Martella} (A)
►
Introduzione allo scrivere un
tema {Nicola Martella} (A)
►
Norme editoriali
{Nicola Martella} (A)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Giudicate_voi_UnV.htm
18-03-2009; Aggiornamento: 19-07-2014 |