Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Tutto ciò che serve per istruire il neofita nella sana dottrina e in una sana morale cristiana, per così orientarsi nell'insegnamento biblico di base, nella devozione e nel discernimento spirituale riguardo alle questioni che attengono alla fede biblica e al saggio comportamento nel mondo. È «vademecum» per chiunque voglia trasmettere la fede biblica.

   Ecco le singole parti principali:
01. La via che porta a Dio;
02. Le basi della fede
03. La Sacra Scrittura
04. Dio
05. Creazione e caduta dell’uomo
06. Gesù Cristo
07. Lo Spirito Santo
08. La salvezza dell’uomo
09. Il cammino di fede
10. La chiesa biblica
11. Ordinamenti e radunamenti
12. L’opera della chiesa
13. Il diavolo
14. Le cose future
15. Aspetti dell’etica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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GIORNI SPECIALI DI PREGHIERA

PRATICATI VIA SOCIAL NETWORK?

 

 a cura di Nicola Martella

 

Un lettore mi ha scritto quanto segue: «Ciao, Nicola, Dio ti benedica. Cosa ne pensi di questa iniziativa?» (Antonio Selce; 6 maggio 2010). Poi seguiva il link di una tale iniziativa di preghiera collettiva istituita via social network per un dato giorno.

     Che dire? Certo pregare fra credenti biblici non fa mai male, che accada sia spontaneamente, sia in una ricorrenza particolare. Penso però che ha bisogno di tali cose soprattutto chi non ha una vita di preghiera regolare, sia specialmente personale, sia anche con la propria comunità. [→ Continua nel primo contributo]

 

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Nicola Martella

2. Guerino De Masi

3. Nicola Martella

4. Vari e brevi

5. Nicola Carlisi

6. Pietro Calenzo

7. Antonio Capasso

8. Giovanni Mele

9. Guerino De Masi

10. Emanuela Durazzo

11. Gianni Siena

12. Mario Pinto

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Nicola Martella}

 

Leggo in Internet ogni tanto di iniziative di preghiera collettiva in un particolare giorno, ad esempio: «Quelli che il XXX pregheranno per l’evangelizzazione in Italia». Basta cercare con un browser lemmi come «Preghiera [inter-] nazionale» [per…]» o «Giornata [inter-] nazionale di preghiera», per avere una ricca carrellata di iniziative d’ogni tipo e colore; a me sono risultate ben oltre 800.000 pagine in italiano.

     In una di tali iniziative viene consigliata la lettura e meditazione di Atti 4,23-30; è un bel brano, ma non ho trovato nulla che corroborasse l’iniziativa proposta. Certo, in tale momento particolare (era appena avvenuta la scarcerazione di Pietro e Giovanni), i credenti chiesero a Dio: «E adesso, Signore, considera le loro minacce, e concedi ai tuoi servitori di annunziare la tua parola con ogni franchezza» (v. 29). Tuttavia, ciò avvenne spontaneamente e all’interno della stessa comunità. Non fu istituito un giorno particolare, mandando lettere alle altre chiese locali, alfine di coinvolgerle nel «giorno X».

     Sinceramente non sono di quelli che osservano il «giorno», qualunque esso sia (Rm 14,5), tanto meno di quelli che pregano in un giorno stabilito, come se ciò avesse più forza e potenza dinanzi a Dio. Nel Nuovo Testamento non conosco nulla del genere; non c’è un pregare a bacchetta di tutte le chiese lo stesso giorno. Si parla invece della preghiera e della devozione praticate con pari consentimento all'interno della propria chiesa locale (At 1,14; 2,46; 4,24...).

     Certo, ognuno è libero di pensare ciò che vuole in merito, ma io sono di quelli che preferiscono pregare regolarmente. Per quello che ricordo, tali iniziative non portano poi molto risultato pratico per il reale avanzamento del regno di Dio. Il risveglio comincia sempre dal ravvedimento personale e dalla disponibilità a sottomettersi al Signore, ubbidendo alla sua Parola. Pensare che si possa risolvere tutto istituendo giornate speciali di preghiera in Internet, potrebbe essere un abbaglio.

     Credo nella sincerità e onestà di alcuni che propongono iniziative del genere. Temo però che presto entreranno in campo tanti emulatori, come per altre iniziative. Cose del genere potrebbero, quindi, servire solo ad alimentare il narcisismo di alcuni, che si metteranno a proporre tali iniziative per darsi lustro e visibilità.

     Inoltre, che succederà il giorno dopo tale ricorrenza di preghiera, istituita via social network? Ne ho viste diverse di tali iniziative nel passato, non mi sembra che sia cambiato veramente qualcosa in Italia dal giorno dopo in poi.

     Nella Scrittura trovo esortazioni a pregare continuamente o costantemente (Lc 18,4; At 6,4; 10,2; Col 1,3; 1 Ts 1,2; 2 Ts 1,11). Gli eletti che gridano a Dio giorno e notte (Lc 18,7), non necessitano di ricorrenze nazionali particolari ed esterne alla propria chiesa locale. Paolo si ricordava sempre di Timoteo nelle sue preghiere giorno e notte (2 Tm 1,3). È di tale costanza che abbiamo bisogno.

 

 

2. {Guerino De Masi}

 

Nessun problema per aderire a richieste di preghiera, anche se richieste sul Web. E credo che ciò che ho letto su «Fede controcorrente» sia chiarificatore sull’argomento. Mi dispiace perché, mi pare d’aver letto qualche tempo fa d’una lamentela da parte d’un promotore per la scarsa adesione alla sua richiesta. D’altronde cosa si può rispondere? Specialmente con Facebook dove la risposta è solo: «aderisco - non aderisco». L’inflazione delle richieste di vario genere porta appunto alla superficialità della risposta e dell’attenzione.

     Credo che l’estensione della richiesta di partecipazione alla preghiera per problemi specifici sia legittima, anzi, auspicabile. Io stesso ho rivolto le mie richieste ad altri fratelli, quando ho sentito il peso di problemi per la famiglia o la chiesa o altro ancora... ma chiaramente rivolgendomi soprattutto a coloro che conoscevo, che mi conoscevano e potevano sapere specificamente il mio problema. Estendere le richieste in modo così generalizzato e generico comporta sicuramente una minore attenzione e responsabilità alla risposta, appunto perché generica e generalizzata.

     Dobbiamo forse pregare, affinché i fratelli si sensibilizzino sul modo di richiedere partecipazione alla preghiera. Mandiamo una mail-lista? {20-05-2010}

 

 

3. {Nicola Martella}

 

A scanso d’equivoci, qui non si tratta del fatto che un credente inviti altri credenti, di sua conoscenza, a pregare per lui o un suo caro parente in un particolare momento di difficoltà. Io stesso, quando ricevo tali inviti, mi fermo e faccio salire al trono della grazia la mia supplica per tale amico fraterno, e lo penso in preghiera nei prossimi tempi. Spesso faccio ciò anche per persone sconosciute, per le quali viene richiesta preghiera.

     Qui si tratta d’altro, ossia di giornate istituzionali di preghiera a livello nazionale o addirittura internazionale per i motivi più disparati, ad esempio: risveglio, pace... Che venga espressa o meno, l’idea è che pregando tutti insieme in un dato momento, la supplica a Dio risulti più efficace. A ciò potrebbe essere legata una immagine di Dio poco corretta, che pensa che si possa esercitare coercizione sul Dio sovrano mediante un’attività devozionale di massa. A ciò potrebbe essere legata anche un’idea superstiziosa della preghiera: come un «sacramento» agirebbe di per sé, una volta praticata.

     Nella Bibbia, quindi dinanzi a Dio, non è la massa che conta, ma «molto può la supplica del giusto, fatta con efficacia» (Gcm 5,16s). Poi s’aggiunge: «Elia era un uomo sottoposto alle stesse passioni che noi, e pregò ardentemente che non piovesse, e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia, e la terra produsse il suo frutto» (vv. 17s). Dio non ascolta la massa, ma le suppliche del giusto, e vi risponde secondo la sua insindacabile sovranità (2 Cor 12,9). È scritto: «L’Eterno è lungi dagli empi, ma ascolta la preghiera dei giusti» (Pr 15,29; cfr. 1 Pt 3,12). Daniele nella sua cameretta sapeva ben pregare: «Noi umilmente presentiamo le nostre suppliche nel tuo cospetto, fondati non sulle nostre opere giuste, ma sulle tue grandi compassioni» (Dn 9,18). Chiaramente anch’egli sapeva che Dio non ascolta gli empi; quando ascolta i giusti, lo fa per le sue «grandi compassioni».

     Il cosiddetto «risveglio» non avviene soltanto pregando, tanto meno in massa, ma laddove c’è un sano ritorno personale o di gruppo all’ubbidienza alla Parola. Se non c’è un ravvedimento morale, non c’è risveglio, ma tutt’al più un aumento di misticismo spiritualista. Un tale progetto di risveglio è sempre locale e necessita dapprima del pari consentimento di pochi; poi, tale «fuoco» di ravvedimento e impegno all’ubbidienza può incendiare altri singoli e gruppi, disposti anch’essi a mutare vita. Possiamo trarre da questi versi un’analogia per un risveglio odierno: «Se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome s’umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò i suoi peccati, e guarirò il suo paese» (2 Cr 7,14). Tale programma è un tutt’uno e non può essere sostituito da più devozionalismo, spiritualismo o misticismo.

 

 

4. {Vari e brevi}

 

Volto Di Gennaro: Pregare? Ma certo, chi lo ritiene cosa lodevole, lo faccia! {20-05-2010}

 

Sarah Giagnorio: Che altro aggiungere? Sono pienamente d’accordo con te, Nicola! {20-05-2010}

 

Isabel Nunnari: Concordo pienamente! Credo che molti sono convinti di fare una cosa buona, ma personalmente non mi sono mai trovata in sintonia con questo modo di pensare... {20-05-2010}

 

Eliseo Paterniti: Nicola, concordo pienamente! {20-05-2010}

 

Fiorella Glave Greco: Grazie, Nicola, per questo chiarimento super! {20-05-2010}

 

Lucia Parisi: Ciao, Nicola, ho letto adesso la tua risposta a Guerino; la penso come te alla luce delle Scritture, che tu stesso citi. {21-05-2010}

 

Salvatore Paone: Pregare e sempre buono, condivido con Nicola. Esistono diverse preghiere: comunitaria, familiare, privata e pubblica. Abbiamo la grazia di avvicinarci al trono della grazia senza nessun precetto. Però, devo dire che la preghiera pubblica è gradita a Dio (Is 56,7), Gesù pregava sempre giorno e notte. Ognuno di noi è chiamato ad avere come modello Gesù. {21-05-2010}

 

 

5. {Nicola Carlisi}

 

Per essere certi di ricevere una risposta alle nostre preghiere, dovremmo attenerci alle parole del Signore Gesù, che disse: «Se voi dimorate in me, e le mie parole dimorano in voi, voi domanderete ciò che vorrete, e vi sarà fatto» (Gv 15,7,8). Abbiamo un «se» da rispettare, quindi se non rispettiamo la condizione posta dal Signor Gesù, non possiamo ricevere. Gesù vuole una completa consacrazione del nostro intero essere, se facciamo questo, noi riceveremo quello che domandiamo.

     Il desiderio del Signor Gesù è che noi riceviamo dal Padre quanto chiesto. Gesù ha sempre ricevuto dal Padre. Quando resuscitò Lazzaro, egli disse: «Padre, io ti ringrazio che tu mi hai esaudito. Or ben sapeva io che tu sempre m’esaudisci; ma io ho detto ciò per la moltitudine qui presente, acciocché credano che tu mi hai mandato» (Gv 11,41,42)

     Egli vuole essere sicuro che noi siamo sempre esauditi, come lo era lui, e per questo egli disse: «Come il Padre mi ha amato, io ho amati voi; dimorate nel mio amore. Se voi osservate i miei comandamenti, voi dimorerete nel mio amore; siccome io ho osservati i comandamenti del Padre mio, e dimoro nel suo amore» (Gv 15,9.11). Gesù disse ancora: «Voi sarete miei amici, se fate tutte le cose che io vi comando» (Gv 15,14,15).

     È chiaro che il vero amore verso Dio, il Padre nostro, non si dimostra col dire solo: «Signore, Signore», ma col fare la sua volontà, osservando i suoi comandamenti (Mt 7,21). Nessuno pensi di poter chiedere cosa alcuna, se non osserva i suoi comandamenti. Molti credenti a volte dicono: «Il Signore è buono», «Dio non guarda alle nostre debolezze», «Il Signore, nel suo amore, c’esaudisce contro i nostri meriti». Tutto ciò che si dice è solo un ingannare se stessi. Dio non va mai contro la sua volontà, e la sua volontà è che noi osserviamo i suoi comandamenti. Per sfatare il dire di costoro, secondo cui Dio c’esaudisce comunque, perché buono, la Parola di Dio dice: «E qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui ; perciocché osserviamo i suoi comandamenti, e facciamo le cose che gli sono grate» (1 Gv 3,22).

     Nel Salmo 66, salmo scritto per esaltare la potenza e magnificenza di Dio, al verso 16 viene detto quello che Dio ha fatto per i salmista e il fatto d’essere stato esaudito nella preghiera. Al verso 18 disse: «Se io avessi mirato ad alcuna iniquità nel mio cuore, il Signore non m’avrebbe ascoltato».

     Quindi, come ha già indicato Nicola Martella, «esaminiamo le nostre vie, e ricerchiamole e convertiamoci al Signore» (Lam 3,40; Eb 12,12s). Dio ci ha benedetti in Gesù (Atti 3,26). {20-05-2010}

 

 

6. {Pietro Calenzo}

 

1. Caro Nicola, tutti crediamo nella potenza della preghiera, ma è pur vero che, come è suggerito nel tuo contributo, che non occorrono giorni speciali per soggetti di preghiera particolari. La nostra vita deve essere un continuo colloquio (orare) e di devota sottomissione alla volontà del Padre. Il primo luogo d’intercessione per chi ha la grazia di Gesù, dovrebbe essere il proprio focolare, la propria famiglia, associata all’intercessione comunitaria dell’assemblea locale. Penso che sia convenevole e necessario intercedere per le assemblee vicine, e per tutti i soggetti di preghiera, che il Signore ci mette nel cuore nell’unità dello Spirito. Un caro abbraccio in Gesù Messia. {20-05-2010}

 

2. La Scrittura ci insegna a pregare in ogni tempo. Parimenti è altresì biblico affermare che Gesù dice: «Ovunque due o tre sono radunati insieme nel mio nome…», al fine di farci comprendere l’importanza della comunione e della potenza della devozione comunitaria; non siamo isole ma grandi arcipelaghi. Il pericolo, che si rischia nelle giornate di preghiere tramite network (marce per Gesù, o Settimana per l’unità dei cristiani) è la loro istituzionalizzazione,e l’evidenziazione, a volte troppo marcata, del network, del fratello o della denominazione proponenti. Benedizioni in Gesù Messia. {21-05-2010}

 

 

7. {Antonio Capasso}

 

Caro Nicola, condivido quello che dici, ma ti faccio notare che la preghiera, che coinvolge tutti i credenti, la troviamo nella Bibbia Ester 4,16. Detto questo, dobbiamo stare attenti a non cadere in un sacramentalismo della preghiera. {20-05-2010}

 

Osservazioni (Nicola Martella): Faccio notare che in questo verso è scritto: «Va’, raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa e digiunate per me … Anch’io con le mie donzelle digiunerò nello stesso modo» (Est 4,16). Si tratta qui, quindi, di un raduno concreto fra persone che si vedono, si sentono, si sperimentano, digiunano insieme e alzano insieme la loro voce. Penso che nessuno di noi ha qualcosa in contrario a raduni locali di preghiera in grandi o in piccoli gruppi.

     Quando gli Israeliti tolsero via gli idoli e s’impegnarono a servirono all’Eterno soltanto, Samuele poté dire loro: «Radunate tutto Israele a Mizpa, e io pregherò l’Eterno per voi» (1 Sm 7,4s). Poi qui gli Israeliti si umiliarono dinanzi al Signore (v. 6). Similmente venne detto al tempo di Gioele, dopo una grave carestia, quando i sacerdoti furono invitati a fare cordoglio dinanzi al Signore e a convocare un pentimento pubblico: «Bandite un digiuno, convocate una solenne radunanza! Radunate gli anziani, tutti gli abitanti del paese, nella casa dell’Eterno, del vostro Dio, e gridate all’Eterno!» (Gle 1,13s; 2,16).

     Quindi, nessuno di noi ha alcunché in contrario che ci si raduni per umiliarsi dinanzi al Signore, per supplicarlo e adorarlo, ma per favore si faccia ciò realmente e non virtualmente, per un bisogno reale di un gruppo di persone, che poi si incontrano per questo, e non per seguire a distanza l’imposizione devozionale di qualcuno.

 

 

8. {Giovanni Mele}

 

La preghiera, io la vedo, personale e collettiva. Essa è personale nel senso di relazione di persona con Dio, sia in segreto che a voce normale e a volte anche gridando (può succedere). Essa è collettiva nel senso che i fedeli si riuniscono personalmente dal vivo e pregano secondo le varie necessità e mutamenti di vita. In ultimo c’è la preghiera su richiesta, data dal credente o dal prossimo. Così la vedo e spero di non sbagliarmi. Il Signore benedica l’operato dei veri credenti e corregga quelli che sono nella via stolta. Ciao, Nicola. Ciao e Dio ti benedica. {20-05-2010}

 

 

9. {Guerino De Masi}

 

Non credo si stia discutendo sulla preghiera, quanto al se e come pregare. Come figli di Dio siamo esortati a pregare sempre e per tutti gli uomini, e aggiunge Paolo che ciò è una cosa buona (1 Tim 2,3) e accettevole nel cospetto di Dio nostro Salvatore.

     Non si sta discutendo neanche sul modo migliore e più spirituale di far salire le nostre preghiere al Signore.

     L’enfasi qui sottolineata sulla necessità di «osservare i comandamenti» come condizione per essere esauditi, in contrapposizione a coloro che hanno fiducia che «il Signore è buono, e che c’esaudisce malgrado i nostri non meriti», sono due realtà che comunque c’insegna la Scrittura. Poiché, quale è la migliore osservanza dei comandamenti del Signore di quella d’un cuore umile che riconosce tutti i suoi fallimenti e in preghiera li depone ai piedi di Gesù.

     Chi potrebbe vantare ciò che diceva il salmista (Salmo 66,16 e 18), se non si passa prima per una profonda umiliazione e confessione dei nostri fallimenti? E ciò per abbracciare poi per fede la persona del Salvatore e Signore, il quale poi produce Lui in noi il volere e il fare e così anche il portare frutto (Gv 15), e questo perché no, come risultato della preghiera.

     Non credo sia questo il tema, su cui si sta discutendo. Ma le richieste di preghiera che diventano quasi dei «ricatti», per cui se aderisci (almeno «cliccando» su aderisco), sei un credente sensibile al bisogno di una spiritualità generale e nazionale, o addirittura mondiale; e se non aderisci (e non clicchi), sei un credente insensibile e carnale.

     Nicola ha accennato a un possibile narcisismo, che rischia di far risaltare la persona che promuove tali iniziative.

     Gesù insegna a pregare: «Sia fatta la tua volontà!». La nostra preghiera, che deve avere il suo inizio e la sua pratica nella individualità, s’esprime certo collettivamente, in famiglia e con la chiesa, locale e poi universale; tuttavia non si deve mai dimenticare che occorre sempre ricercare e accettare la volontà di Dio e sottomettersi a essa.

     Non siamo noi a dover far cambiare i proponimenti del Signore. Non ne abbiamo neanche la possibilità. La nostra richiesta dovrebbe essere di poter testimoniare del nostro Signore in libertà e annunciare la sua Parola con franchezza (Atti 4,29-31), non certo d’illuderci che questo mondo si convertirà, perché saremo in tanti a forzare la mano di Dio nel salvare. {21-05-2010}

 

Osservazioni (Antonella Sapio): Concordo con Guerino. Signore vengo a te con tutti i miei fallimenti, stamani li depongo alla tua croce, aiutami a fare la tua volontà non per i miei meriti, ma solo perché tu mi ami e, grazie al tuo amore, hai voluto salvarmi! {21-05-2010}

 

 

10. {Emanuela Durazzo}

 

Contributo: Caro fratello, non ci conosciamo ma leggo spesso le tue note e le trovo davvero molto edificanti e ringrazio il Signore per quello che fai. A volte, faccio delle cose sbagliate senza rendermene conto... ma il Signore è misericordioso e corregge i suoi figli e, a volte, lo fa proprio tramite il tuo sito, come anche attraverso dei messaggi nella chiesa locale o durante una semplice chiacchierata con una sorella.

     Ho partecipato a una giornata collettiva di preghiera, precisamente quella che vedi qui di seguito: «Quelli che il 15 Maggio pregheranno per l’evangelizzazione in Italia».

     Stavo già pregando per le stesse ragioni e, dopo aver letto lì le note esplicative, non ho trovato problemi ad aderire. Stiamo cercando d’avviare a Salerno il GBU, con l’aiuto del Signore e d’alcuni fratelli del GBU di Napoli. Il tema della preghiera era proprio quello di sensibilizzare i giovani credenti a evangelizzare. Quindi, fin qui, credo sia stato accettabile, allora non ho trovato problemi ad aderire. Il problema è venuto fuori il giorno dopo: hanno rinnovato l’appuntamento al 15 maggio 2011... A quel punto mi è sembrato un po’ strano, ma non ho approfondito questa perplessità che m’era sorta.

     Sono pienamente d’accordo con ciò che hai scritto nella nota e apprezzo anch’io la buona fede degli organizzatori e continuo a pregare per questo! E ti ringrazio per il tempo che impieghi per il Signore, e ringrazio il Signore perché avevo bisogno di questa puntualizzazione che ho ricevuto tramite te. {21-05-2010}

 

Osservazioni (Nicola Martella): Pieno di curiosità sono stato sulla pagina indicata dalla lettrice. Non entro nel merito di questa particolare iniziativa, visto che ho parlato del fenomeno complessivo. Mi ha, però, sorpreso quanto scritto da Francesco Cataldo già il 16 maggio 2010 (!): «Dopo il buon esito dell’iniziativa del 2010, che ha visto aderire centinaia di credenti giovani e non giovani in tutta Italia, abbiamo deciso di prendere già appuntamento per l’anno prossimo, per il 2011. In vista dell’anno prossimo, proponiamo la riflessione di questo passo biblico: […] (Salmo 126, vv. 5 e 6). Dio benedica questa nazione! Continuiamo a pregare!».

 

Qualche domanda rimane e qualche osservazione è d’obbligo. Il fondatore di tale gruppo e iniziativa dovrebbe spiegare il criterio oggettivo per misurare «il buon esito dell’iniziativa del 2010». Visto che l’adesione di «centinaia di credenti giovani e non giovani in tutta Italia» è solo virtuale, come ha fatto a verificarne l’effettiva applicazione? Si sono essi radunati localmente in tutta l’Italia in gruppi di preghiera? Visto che si è «deciso di prendere già appuntamento per l’anno prossimo, per il 2011», che cosa è cambiato effettivamente, dopo l’attuale iniziativa, nel panorama evangelico italiano, cosicché si possa verificare e misurare? Oppure l’unico indice verificabile è solo il numero di chi ha cliccato «sì» a tale «Preghiera nazionale per l’evangelizzazione»?

     Certo abbiamo a cuore la nostra nazione e sentiamo la responsabilità di continuare a pregare… e non solo il «giorno X».

 

 

11. {Gianni Siena}

 

Quando i cristiani pregano insieme, non v’è nulla di sbagliato. Internet è un mezzo e non deve diventare un fine, o un luogo di «comunione»: è già problematico avere rapporti spirituali con i fratelli nella realtà concreta, figurarsi in quella virtuale. Per il resto, sincerità e onestà sono certamente apprezzabili ma la comunione fraterna e le iniziative connesse s’espletano meglio nei contatti giornalieri e personali: il web è un mezzo utile, ma non essenziale. Saluti e benedizioni dal Signore. {21-05-2010}

 

 

12. {Mario Pinto}

 

«Molto può la supplica del giusto», dice la Parola. Per il Signore basta una di preghiera fatta secondo la sua volontà , visto che dev’essere lo Spirito Santo a intercedere con sospiri ineffabili. Molti invitano a fare queste preghiere comunitarie soprattutto con lo scopo di far vedere che si danno da fare per Dio, per riempire le chiese, per farsi pubblicità, per giustificare i soldi che si prendono per predicare il Vangelo. Per il resto sono d’accordo con l’analisi di voi tutti, specialmente con quella del fratello Nicola. Pace, Dio vi benedica. {21-05-2010}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Giorni_spec_prega_EdF.htm

19-05-2010; Aggiornamento: 22-05-2010

 

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