Un
lettore mi ha scritto quanto segue: «Ciao, Nicola, Dio ti benedica. Cosa ne
pensi di questa iniziativa?» (Antonio Selce; 6 maggio 2010). Poi seguiva il link
di una tale iniziativa di preghiera collettiva istituita via social network per
un dato giorno.
Che dire? Certo
pregare fra credenti biblici non fa mai male, che accada sia
spontaneamente, sia in una ricorrenza particolare. Penso però che ha bisogno di
tali cose soprattutto chi non ha una vita di preghiera regolare, sia
specialmente personale, sia anche con la propria comunità. [→ Continua nel primo
contributo]
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1. {Nicola
Martella}
▲
Leggo in Internet
ogni tanto di iniziative di preghiera collettiva
in un particolare giorno, ad esempio: «Quelli che il XXX pregheranno per
l’evangelizzazione in Italia». Basta cercare con un browser lemmi come
«Preghiera [inter-] nazionale» [per…]» o «Giornata [inter-] nazionale di
preghiera», per avere una ricca carrellata di iniziative d’ogni tipo e colore; a
me sono risultate ben oltre 800.000 pagine in italiano.
In una di tali iniziative viene consigliata la lettura e meditazione di
Atti 4,23-30; è un bel brano, ma non ho trovato nulla che corroborasse
l’iniziativa proposta. Certo, in tale momento particolare (era appena avvenuta
la scarcerazione di Pietro e Giovanni), i credenti chiesero a Dio: «E adesso,
Signore, considera le loro minacce, e concedi ai tuoi servitori di annunziare la
tua parola con ogni franchezza» (v. 29). Tuttavia, ciò avvenne
spontaneamente e all’interno della stessa comunità. Non fu istituito un
giorno particolare, mandando lettere alle altre chiese locali, alfine di
coinvolgerle nel «giorno X».
Sinceramente non sono di quelli che osservano il «giorno», qualunque esso
sia (Rm 14,5), tanto meno di quelli che pregano in un giorno stabilito, come se
ciò avesse più forza e potenza dinanzi a Dio. Nel Nuovo Testamento non conosco
nulla del genere; non c’è un pregare a bacchetta di tutte le chiese lo stesso
giorno. Si parla invece della preghiera e della devozione praticate con pari
consentimento all'interno della propria chiesa locale (At 1,14; 2,46;
4,24...).
Certo, ognuno è libero di pensare ciò che vuole in merito, ma io sono di quelli
che preferiscono pregare regolarmente. Per quello che ricordo, tali
iniziative non portano poi molto risultato pratico per il reale avanzamento del
regno di Dio. Il risveglio
comincia sempre dal ravvedimento personale e dalla disponibilità a sottomettersi
al Signore, ubbidendo alla sua Parola. Pensare che si possa risolvere tutto
istituendo giornate speciali di preghiera in Internet, potrebbe essere un
abbaglio.
Credo nella sincerità e onestà di alcuni che propongono iniziative del
genere. Temo però che presto entreranno in campo tanti emulatori, come
per altre iniziative. Cose del genere potrebbero, quindi, servire solo ad
alimentare il narcisismo
di alcuni, che si metteranno a proporre tali iniziative per darsi lustro e
visibilità.
Inoltre, che succederà il giorno dopo tale ricorrenza di preghiera,
istituita via social network? Ne ho viste diverse di tali iniziative nel
passato, non mi sembra che sia cambiato veramente qualcosa in Italia dal giorno
dopo in poi.
Nella Scrittura trovo esortazioni a pregare continuamente o costantemente
(Lc 18,4; At 6,4; 10,2; Col 1,3; 1 Ts 1,2; 2 Ts 1,11). Gli eletti che gridano a
Dio giorno e notte (Lc 18,7), non necessitano di ricorrenze nazionali
particolari ed esterne alla propria chiesa locale. Paolo si ricordava sempre di
Timoteo nelle sue preghiere giorno e notte (2 Tm 1,3). È di tale costanza che
abbiamo bisogno.
2.
{Guerino De Masi}
▲
Nessun problema per
aderire a richieste di preghiera, anche se richieste sul Web. E credo che
ciò che ho letto su «Fede controcorrente» sia chiarificatore sull’argomento. Mi
dispiace perché, mi pare d’aver letto qualche tempo fa d’una lamentela da parte
d’un promotore per la scarsa adesione alla sua richiesta. D’altronde cosa
si può rispondere? Specialmente con Facebook dove la risposta è solo: «aderisco
- non aderisco».
L’inflazione delle richieste di vario genere porta appunto alla
superficialità della risposta e dell’attenzione.
Credo che l’estensione della richiesta di partecipazione alla preghiera per
problemi specifici sia legittima, anzi, auspicabile. Io stesso ho rivolto le mie
richieste ad altri fratelli, quando ho sentito il peso di problemi per la
famiglia o la chiesa o altro ancora... ma chiaramente rivolgendomi soprattutto a
coloro che conoscevo, che mi conoscevano e potevano sapere specificamente il mio
problema. Estendere le richieste in modo così generalizzato e generico comporta
sicuramente una minore attenzione e responsabilità alla risposta, appunto perché
generica e generalizzata.
Dobbiamo forse
pregare, affinché i fratelli si sensibilizzino sul modo di richiedere
partecipazione alla preghiera. Mandiamo una mail-lista? {20-05-2010}
3. {Nicola
Martella}
▲
A scanso
d’equivoci, qui non si tratta del fatto che un credente inviti altri credenti,
di sua conoscenza, a pregare per lui o un suo caro parente in un
particolare momento di difficoltà. Io stesso, quando ricevo tali inviti, mi
fermo e faccio salire al trono della grazia la mia supplica per tale amico
fraterno, e lo penso in preghiera nei prossimi tempi. Spesso faccio ciò anche
per persone sconosciute, per le quali viene richiesta preghiera.
Qui si tratta d’altro, ossia di giornate istituzionali di preghiera a
livello nazionale o addirittura internazionale per i motivi più disparati, ad
esempio: risveglio, pace... Che venga espressa o meno, l’idea è che pregando
tutti insieme in un dato momento, la supplica a Dio risulti più efficace.
A ciò potrebbe essere legata una immagine di Dio poco corretta, che pensa
che si possa esercitare coercizione sul Dio sovrano mediante un’attività
devozionale di massa. A ciò potrebbe essere legata anche un’idea
superstiziosa della preghiera: come un «sacramento» agirebbe di per sé, una
volta praticata.
Nella Bibbia, quindi dinanzi a Dio, non è la massa che conta, ma «molto può
la supplica del giusto,
fatta con efficacia» (Gcm 5,16s). Poi s’aggiunge: «Elia era un uomo
sottoposto alle stesse passioni che noi, e
pregò ardentemente che non
piovesse, e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi.
Pregò di nuovo, e il cielo diede la
pioggia, e la terra produsse il suo frutto» (vv. 17s). Dio non ascolta la
massa, ma le suppliche del giusto, e vi risponde secondo la sua insindacabile
sovranità (2 Cor 12,9). È scritto: «L’Eterno è lungi dagli empi, ma
ascolta la preghiera dei giusti» (Pr 15,29; cfr. 1 Pt 3,12). Daniele
nella sua cameretta sapeva ben pregare: «Noi umilmente presentiamo le
nostre suppliche nel tuo cospetto, fondati non sulle nostre opere giuste, ma
sulle tue grandi compassioni» (Dn 9,18). Chiaramente anch’egli sapeva che
Dio non ascolta gli empi; quando ascolta i giusti, lo fa per le sue «grandi
compassioni».
Il cosiddetto «risveglio» non avviene soltanto pregando, tanto meno in
massa, ma laddove c’è un sano ritorno personale o di gruppo all’ubbidienza alla
Parola. Se non c’è un ravvedimento morale, non c’è risveglio, ma tutt’al
più un aumento di misticismo spiritualista. Un tale progetto di risveglio è
sempre locale e necessita dapprima del pari consentimento di pochi; poi,
tale «fuoco» di ravvedimento e impegno all’ubbidienza può incendiare altri
singoli e gruppi, disposti anch’essi a mutare vita. Possiamo trarre da
questi versi un’analogia per un risveglio odierno: «Se il mio popolo, sul
quale è invocato il mio nome
s’umilia, prega, cerca la mia faccia e si
converte dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò
i suoi peccati, e guarirò il suo paese» (2 Cr 7,14). Tale programma è un
tutt’uno e non può essere sostituito da più devozionalismo, spiritualismo o
misticismo.
4. {Vari e
brevi}
▲
■
Volto Di Gennaro: Pregare? Ma certo, chi lo ritiene cosa lodevole, lo
faccia! {20-05-2010}
■
Sarah Giagnorio: Che altro aggiungere? Sono pienamente d’accordo con te,
Nicola! {20-05-2010}
■
Isabel Nunnari: Concordo pienamente! Credo che molti sono convinti di fare
una cosa buona, ma personalmente non mi sono mai trovata in sintonia con questo
modo di pensare... {20-05-2010}
■
Eliseo Paterniti: Nicola, concordo pienamente! {20-05-2010}
■
Fiorella Glave Greco: Grazie, Nicola, per questo chiarimento super!
{20-05-2010}
■ Lucia Parisi:
Ciao, Nicola, ho letto adesso la tua risposta a Guerino; la penso come te alla
luce delle Scritture, che tu stesso citi. {21-05-2010}
■ Salvatore
Paone: Pregare e sempre buono, condivido con Nicola. Esistono diverse
preghiere: comunitaria, familiare, privata e pubblica. Abbiamo la grazia di
avvicinarci al trono della grazia senza nessun precetto. Però, devo dire che la
preghiera pubblica è gradita a Dio (Is 56,7), Gesù pregava sempre giorno e
notte. Ognuno di noi è chiamato ad avere come modello Gesù. {21-05-2010}
5. {Nicola
Carlisi}
▲
Per essere certi di
ricevere una risposta alle nostre preghiere, dovremmo attenerci alle parole del
Signore Gesù, che disse: «Se voi dimorate in me, e le mie parole dimorano in
voi, voi domanderete ciò che vorrete, e vi sarà fatto» (Gv 15,7,8). Abbiamo
un «se» da rispettare, quindi se non rispettiamo la condizione posta dal
Signor Gesù, non possiamo ricevere. Gesù vuole una completa consacrazione del
nostro intero essere, se facciamo questo, noi riceveremo quello che domandiamo.
Il desiderio del Signor Gesù è che noi riceviamo dal Padre quanto chiesto. Gesù
ha sempre ricevuto dal Padre. Quando resuscitò Lazzaro, egli disse: «Padre,
io ti ringrazio che tu mi hai esaudito. Or ben sapeva io che tu sempre
m’esaudisci; ma io ho detto ciò per la moltitudine qui presente, acciocché
credano che tu mi hai mandato» (Gv 11,41,42)
Egli vuole essere sicuro che noi siamo sempre esauditi, come lo era lui, e per
questo egli disse: «Come il Padre mi ha amato, io ho amati voi; dimorate nel
mio amore. Se voi osservate i miei comandamenti, voi dimorerete nel mio
amore; siccome io ho osservati i comandamenti del Padre mio, e dimoro nel suo
amore» (Gv 15,9.11). Gesù disse ancora: «Voi sarete miei amici, se
fate tutte le cose che io vi comando» (Gv 15,14,15).
È chiaro che il vero amore verso Dio, il Padre nostro, non si dimostra col dire
solo: «Signore, Signore», ma col fare la sua volontà, osservando i suoi
comandamenti (Mt 7,21). Nessuno pensi di poter chiedere cosa alcuna, se non
osserva i suoi comandamenti. Molti
credenti a volte dicono: «Il Signore è buono», «Dio non guarda alle nostre
debolezze», «Il Signore, nel suo amore, c’esaudisce contro i nostri meriti».
Tutto ciò che si dice è solo un
ingannare se stessi. Dio non va mai contro la sua volontà, e la sua volontà
è che noi osserviamo i suoi comandamenti. Per sfatare il dire di costoro,
secondo cui Dio c’esaudisce comunque, perché buono, la Parola di Dio dice: «E
qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui ; perciocché osserviamo i suoi
comandamenti, e facciamo le
cose che gli sono grate» (1 Gv 3,22).
Nel Salmo 66, salmo scritto per esaltare la potenza e magnificenza di Dio, al
verso 16 viene detto quello che Dio ha fatto per i salmista e il fatto d’essere
stato esaudito nella preghiera. Al verso 18 disse: «Se io avessi mirato ad
alcuna iniquità nel mio cuore, il Signore non m’avrebbe ascoltato».
Quindi, come ha già indicato Nicola Martella, «esaminiamo le nostre vie,
e ricerchiamole e convertiamoci al Signore» (Lam 3,40; Eb 12,12s). Dio ci ha
benedetti in Gesù (Atti 3,26). {20-05-2010}
6. {Pietro
Calenzo}
▲
1. Caro
Nicola, tutti crediamo nella potenza della preghiera, ma è pur vero che, come è
suggerito nel tuo contributo, che non occorrono
giorni speciali per soggetti di preghiera particolari. La nostra vita deve
essere un continuo colloquio (orare) e di devota sottomissione alla volontà del
Padre. Il primo luogo d’intercessione per chi ha la grazia di Gesù, dovrebbe
essere il proprio focolare, la propria famiglia, associata
all’intercessione comunitaria dell’assemblea locale. Penso che sia
convenevole e necessario intercedere per le assemblee vicine, e per tutti
i soggetti di preghiera, che il Signore ci mette nel cuore nell’unità dello
Spirito. Un caro abbraccio in Gesù Messia. {20-05-2010}
2.
La Scrittura ci insegna a pregare in ogni
tempo. Parimenti è altresì biblico affermare che Gesù dice: «Ovunque due o
tre sono radunati insieme nel mio nome…», al fine di farci comprendere
l’importanza della comunione e della potenza della devozione comunitaria; non
siamo isole ma grandi arcipelaghi. Il pericolo, che si rischia nelle giornate di
preghiere tramite network (marce per Gesù, o Settimana per l’unità dei
cristiani) è la loro istituzionalizzazione,e l’evidenziazione, a volte troppo
marcata, del network, del fratello o della denominazione proponenti. Benedizioni
in Gesù Messia. {21-05-2010}
7. {Antonio
Capasso}
▲
Caro Nicola,
condivido quello che dici, ma ti faccio notare che la preghiera, che coinvolge
tutti i credenti, la troviamo nella Bibbia
Ester 4,16. Detto questo, dobbiamo stare attenti a non cadere in un
sacramentalismo della preghiera. {20-05-2010}
▬
Osservazioni (Nicola Martella): Faccio notare che in questo verso è scritto:
«Va’,
raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa e digiunate per me … Anch’io
con le mie donzelle
digiunerò nello stesso modo» (Est 4,16). Si tratta qui, quindi, di un
raduno concreto fra persone che si vedono, si sentono, si sperimentano,
digiunano insieme e alzano insieme la loro voce. Penso che nessuno di noi ha
qualcosa in contrario a raduni locali di preghiera in grandi o in piccoli
gruppi.
Quando gli Israeliti tolsero via gli idoli e s’impegnarono a servirono
all’Eterno soltanto, Samuele poté dire loro: «Radunate tutto Israele a
Mizpa, e io pregherò l’Eterno per voi» (1 Sm 7,4s). Poi qui gli Israeliti si
umiliarono dinanzi al Signore (v. 6). Similmente venne detto al tempo di
Gioele, dopo una grave carestia, quando i sacerdoti furono invitati a fare
cordoglio dinanzi al Signore e a convocare un pentimento pubblico: «Bandite
un digiuno, convocate una solenne radunanza! Radunate gli anziani, tutti gli
abitanti del paese, nella casa dell’Eterno, del vostro Dio, e gridate
all’Eterno!» (Gle 1,13s; 2,16).
Quindi, nessuno di noi ha alcunché in contrario che ci si raduni per
umiliarsi dinanzi al Signore, per supplicarlo e adorarlo, ma per favore si
faccia ciò realmente e non virtualmente, per un bisogno reale di
un gruppo di persone, che poi si incontrano per questo, e non per seguire a
distanza l’imposizione devozionale di qualcuno.
8. {Giovanni
Mele}
▲
La preghiera, io la vedo, personale e
collettiva. Essa è personale
nel senso di relazione di persona con Dio, sia in segreto che a voce normale e a
volte anche gridando (può succedere). Essa è
collettiva nel senso che i fedeli si riuniscono personalmente dal vivo e
pregano secondo le varie necessità e mutamenti di vita. In ultimo c’è la
preghiera su richiesta, data dal credente o dal prossimo. Così la vedo e
spero di non sbagliarmi. Il Signore benedica l’operato dei veri credenti e
corregga quelli che sono nella via stolta. Ciao, Nicola. Ciao e Dio ti benedica.
{20-05-2010}
9. {Guerino De
Masi}
▲
Non credo si stia
discutendo sulla preghiera, quanto al se e come
pregare. Come figli di Dio siamo esortati a pregare sempre e per tutti gli
uomini, e aggiunge Paolo che ciò è una cosa buona (1 Tim 2,3) e accettevole nel
cospetto di Dio nostro Salvatore.
Non si sta discutendo neanche sul modo migliore e più spirituale di far
salire le nostre preghiere al Signore.
L’enfasi qui sottolineata sulla necessità di «osservare i comandamenti» come
condizione per essere esauditi, in contrapposizione a coloro che hanno
fiducia che «il Signore è buono, e che c’esaudisce malgrado i nostri non
meriti», sono due realtà che comunque c’insegna la Scrittura. Poiché, quale è la
migliore osservanza dei comandamenti del Signore di quella d’un cuore umile che
riconosce tutti i suoi fallimenti e in preghiera li depone ai piedi di Gesù.
Chi potrebbe vantare ciò che diceva il salmista (Salmo 66,16 e 18), se non si
passa prima per una profonda umiliazione e confessione dei nostri
fallimenti? E ciò per abbracciare poi per fede la persona del Salvatore e
Signore, il quale poi produce Lui in noi il volere e il fare e così anche il
portare frutto (Gv 15), e questo perché no, come risultato della preghiera.
Non credo sia questo il tema, su cui si sta discutendo. Ma le richieste di
preghiera che diventano quasi dei «ricatti», per cui se aderisci (almeno
«cliccando» su aderisco), sei un credente sensibile al bisogno di una
spiritualità generale e nazionale, o addirittura mondiale; e se non aderisci
(e non clicchi), sei un credente insensibile e carnale.
Nicola ha accennato a un possibile narcisismo, che rischia di far
risaltare la persona che promuove tali iniziative.
Gesù insegna a pregare: «Sia fatta la tua volontà!». La nostra
preghiera, che deve avere il suo inizio e la sua pratica nella individualità,
s’esprime certo collettivamente, in famiglia e con la chiesa, locale e poi
universale; tuttavia non si deve mai dimenticare che occorre sempre ricercare e
accettare la volontà di Dio e sottomettersi a essa.
Non siamo noi a dover far cambiare i proponimenti del Signore. Non ne
abbiamo neanche la possibilità. La nostra richiesta dovrebbe essere di poter
testimoniare del nostro Signore in libertà e annunciare la sua Parola con
franchezza (Atti 4,29-31), non certo d’illuderci che questo mondo si convertirà,
perché saremo in tanti a forzare la mano di Dio nel salvare. {21-05-2010}
▬
Osservazioni (Antonella Sapio): Concordo con Guerino. Signore vengo a te con
tutti i miei fallimenti, stamani li depongo alla tua croce, aiutami a fare la
tua volontà non per i miei meriti, ma solo perché tu mi ami e, grazie al tuo
amore, hai voluto salvarmi! {21-05-2010}
10. {Emanuela
Durazzo}
▲
■ Contributo:
Caro fratello, non ci conosciamo ma leggo spesso le tue note e le trovo davvero
molto edificanti e ringrazio il Signore per quello che fai. A volte, faccio
delle cose sbagliate senza rendermene conto... ma il Signore è misericordioso e
corregge i suoi figli e, a volte, lo fa proprio tramite il tuo sito, come anche
attraverso dei messaggi nella chiesa locale o durante una semplice chiacchierata
con una sorella.
Ho partecipato a una giornata collettiva di preghiera, precisamente
quella che vedi qui di seguito: «Quelli
che il 15 Maggio pregheranno per l’evangelizzazione in Italia».
Stavo già pregando per le stesse ragioni e, dopo aver letto lì le note
esplicative, non ho trovato problemi ad aderire. Stiamo cercando d’avviare a
Salerno il GBU, con l’aiuto del Signore e d’alcuni fratelli del GBU di Napoli.
Il tema della preghiera era proprio quello di sensibilizzare i giovani credenti
a evangelizzare. Quindi, fin qui, credo sia stato accettabile, allora non ho
trovato problemi ad aderire. Il problema
è venuto fuori il giorno dopo: hanno rinnovato l’appuntamento al 15
maggio 2011... A quel punto mi è sembrato un po’ strano, ma non ho approfondito
questa perplessità che m’era sorta.
Sono pienamente d’accordo con ciò che hai scritto nella nota e apprezzo anch’io
la
buona fede degli organizzatori e continuo a pregare per questo! E ti
ringrazio per il tempo che impieghi per il Signore, e ringrazio il Signore
perché avevo bisogno di questa puntualizzazione che ho ricevuto tramite
te. {21-05-2010}
▬
Osservazioni
(Nicola Martella): Pieno di curiosità sono stato sulla pagina indicata dalla
lettrice. Non entro nel merito di questa particolare iniziativa, visto che ho
parlato del fenomeno complessivo. Mi ha, però, sorpreso
quanto scritto da Francesco Cataldo già il
16 maggio 2010
(!): «Dopo il buon esito dell’iniziativa del 2010, che ha visto aderire
centinaia di credenti giovani e non giovani in tutta Italia, abbiamo deciso di
prendere già appuntamento per l’anno prossimo, per il 2011. In vista dell’anno
prossimo, proponiamo la riflessione di questo passo biblico: […] (Salmo 126, vv.
5 e 6). Dio benedica questa nazione! Continuiamo a pregare!».
Qualche domanda
rimane e qualche osservazione è d’obbligo. Il fondatore di tale gruppo e
iniziativa dovrebbe spiegare il criterio oggettivo per misurare «il buon
esito dell’iniziativa del 2010». Visto che l’adesione di «centinaia di credenti
giovani e non giovani in tutta Italia» è solo virtuale, come ha fatto a
verificarne l’effettiva applicazione? Si sono essi radunati localmente in
tutta l’Italia in gruppi di preghiera? Visto che si è «deciso di prendere già
appuntamento per l’anno prossimo, per il 2011», che cosa è cambiato
effettivamente, dopo l’attuale iniziativa, nel panorama evangelico italiano,
cosicché si possa verificare e misurare? Oppure l’unico indice verificabile è
solo il numero di chi ha cliccato «sì» a tale «Preghiera nazionale per
l’evangelizzazione»?
Certo abbiamo a cuore la nostra nazione e sentiamo la responsabilità di
continuare a pregare… e non solo il «giorno X».
11. {Gianni
Siena}
▲
Quando i cristiani
pregano insieme, non v’è nulla di sbagliato. Internet è un mezzo e non deve
diventare un fine, o un luogo di «comunione»: è già problematico avere rapporti
spirituali con i fratelli nella realtà concreta, figurarsi in quella virtuale.
Per il resto, sincerità e onestà sono certamente apprezzabili ma la comunione
fraterna e le iniziative connesse s’espletano meglio nei contatti giornalieri e
personali: il web è un mezzo utile, ma non essenziale. Saluti e benedizioni dal
Signore. {21-05-2010}
12. {Mario
Pinto}
▲
«Molto può la
supplica del giusto», dice la Parola. Per il Signore basta una di preghiera
fatta secondo la sua volontà , visto che dev’essere lo Spirito Santo a
intercedere con sospiri ineffabili. Molti invitano a fare queste preghiere
comunitarie soprattutto con lo scopo di far vedere che si danno da fare per Dio,
per riempire le chiese, per farsi pubblicità, per giustificare i soldi che si
prendono per predicare il Vangelo. Per il resto sono d’accordo con l’analisi di
voi tutti, specialmente con quella del fratello Nicola. Pace, Dio vi benedica.
{21-05-2010}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Giorni_spec_prega_EdF.htm
19-05-2010; Aggiornamento: 22-05-2010 |