Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le Origini 1

 

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L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareggiato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

   Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:
■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a
■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25
■ La caduta primordiale e il suo effetto 3
■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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FIGLI QUALE ONORE E ONERE PER I GENITORI

 

 a cura di Nicola Martella

 

I figli sono visti nella Bibbia come motivo d’onore per i genitori, visto che proseguivano la stirpe di famiglia ed erano l’assicurazione di una vecchiaia tranquilla. Certamente la sterilità era un grande problema personale, familiare e sociale (a ciò si doveva anche la poligamia). Chi aveva un grande clan, aveva le spalle coperte nella società; perciò i figli e la prole erano un motivo di sicurezza anche al presente.

     I figli erano visti anche come un onere, ossia una responsabilità dei genitori. Essi col loro comportamento portavano onore o disonore alla famiglia, fama o infamia, gioia o sofferenza. I comandamenti della Torà e i libri sapienziale (Pr, Ec) sono pieni di brani che trattano la dinamica genitori-figli, illustrano le problematiche fra di loro e danno consigli da parte dei genitori per i figli, particolarmente del padre verso il figlio maschio, visto che in quella società rappresentava l’elemento più a rischio. Si parla di figli stolti, di disciplina, dei rischi che vengono per il giovane da parte della donna estranea (prostituta) e dell’adultera e così via.

     Anche nel NT ricorrono per i credenti precetti morali per genitori e figli (cfr. Ef 6,1-4; Col 3,20s; cfr. anche 1 Gv 2,14).

     Come può la Bibbia essere una bussola per orientare genitori e figli, gli uni e gli altri timorati di Dio, in rapporti sani, giusti e pieni di benedizione? Quali genitori e figli hanno fallito nel loro compito, secondo la narrazione biblica?

 

 

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Argentino Quintavalle

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1. {Argentino Quintavalle}

 

L’intenso desiderio di avere figli lo si può leggere attraverso molte pagine della Bibbia. Una famiglia senza figli, in Israele, era una famiglia considerata quasi come morta, poiché il suo nome sarebbe perito. La voluta mancanza di prole era considerata peccato, una disubbidienza al primo comandamento dato all’essere umano (Gn 1,28). Oggi, nella nostra società, in nome della paura del futuro e influenzato da Babilonia, l’uomo è molto riluttante a fare ciò che gli è stato comandato di fare.

   La patetica storia di Rabbi Meir e dei suoi due figli mostra come si considerassero i figli in Israele. «Accadde che mentre il Rabbino stava in sinagoga un sabato pomeriggio, in casa gli morirono i due figli. La madre li distese su d’un letto e li coprì con un lenzuolo. Finito il servizio in sinagoga, Rabbi Meir tornò a casa e chiese dov’erano i figli. Sua moglie gli rispose: “Ti voglio fare una domanda. Qualche tempo fa venne qui un tale e m’affidò un oggetto di valore e ora me lo richiede. Devo restituirglielo o no?”. “Certamente” — rispose — “un deposito dev’essere restituito al suo proprietario!” Ed ella allora: “Senza chiedere il tuo permesso, gliel’ho restituito”. Lo prese quindi per mano, lo condusse nella camera di sopra, e tolse il lenzuolo di su i corpi. Quando li vide, egli pianse amaramente; e sua moglie gli disse: “Non mi dicesti che quel, che è stato affidato in custodia, deve essere restituito, quando venga richiesto? L’Eterno ha dato, l’Eterno ha tolto; sia benedetto il nome dell’Eterno” (Gb 1,21)».

   Questo racconto non mostra solo una perfetta sottomissione alla volontà di Dio, mostra anche come i figli devono essere considerati un prezioso deposito ricevuto da Dio, per essere custodito con amore e con fede.

   L’ansietà, che prova un genitore per i figli, può non farlo dormire la notte: nei giovani anni per timore che vengano sedotti, nell’adolescenza per timore che vengano traviati, quando sono in età da matrimonio che non trovino un coniuge adatto, quando sono sposati per timore che non tutto vada come dovrebbe.

   La Bibbia ha da dare molti saggi consigli ai genitori sui metodi buoni o cattivi di trattare i figli. Il cattivo risultato della parzialità di Giacobbe verso Giuseppe dette origine a una catastrofe. Personalmente consiglio una giusta via di mezzo tra l’indulgenza eccessiva, che non corregge i difetti dei figli, e la troppa severità. Se uno s’astiene dal punire il figlio, questi infine diverrà profondamente disubbidiente; non si deve però castigare il figlio quando è cresciuto. D’altra parte il padre non deve terrorizzare i propri figli eccessivamente. La misura conveniente da adottare coi bambini è di respingerli con la mano sinistra e avvicinarli con la mano destra.

   Ci sono stati casi in prima pagina sui giornali, in cui la minaccia della punizione spinse dei ragazzi a togliersi la vita. Questo deve insegnare che il padre non deve mai minacciare suo figlio, ma o punirlo immediatamente o tacere.

   Altra saggia raccomandazione è che nessuno dovrebbe mai promettere a un bambino qualche cosa senza mantenere la parola, perché con questo mezzo s’insegna la falsità. E poiché i bambini hanno la tendenza a ripetere ciò che hanno sentito dire in casa, i genitori devono essere molto circospetti, parlando dinanzi ai bambini. Il discorso del bambino nella strada o nella scuola è quello di suo padre e di sua madre. {2007}

 

 

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Padri e figli nel conflitto {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Figli_onore_onere_Ori.htm

01-06-2007; Aggiornamento: 09-04-2015

 

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