Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Offensiva intorno a Gesù 1

 

 

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«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

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 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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EVANGELIZZARE CON FANTASIA

 

 di Nicola Martella

 

Sognava a occhi aperti, ma gli sembrava vero. Era lì a qual tavolo, aspettando che qualcuno venisse a sedersi di fronte. La scritta era chiara: «Parlo con chiunque di qualunque cosa»; e cioè «gratis». Un coro di voci s’affollava nella sua mente: «È così che ti vorremmo»… ossia disponibile per tutti e capace di dare una risposta a chiunque.

     Direte: «Strano modo di portare il messaggio di salvezza alla gente!». Pesate sia proprio così? Non dovremmo metterci al livello di percezione culturale del nostro prossimo, per mostrargli dal suo punto di vista la via verso la salvezza? Spesso annunciamo la salvezza, partendo dalla nostra percezione culturale, e l’altro non ci comprende!

     La cosa migliore è mettere il nostro prossimo nella condizione e nella necessità di chiederci chi siamo, che stiamo facendo, che vogliamo esprimere con quel, che stiamo facendo, perché lo facciamo e così via. Poiché da sempre c’è stata una sovrabbondanza di offerte culturali, dobbiamo usare fantasia per portare il messaggio di Dio, però senza metterlo in ridicolo o portare scandalo.

     I proclamatori dell’antico patto usavano spesso azioni simboliche, che attiravano l’attenzione e la curiosità degli astanti, che volevano sapere che cosa significasse ciò; allora era arrivato il momento ideale, per comunicare il messaggio del Signore. Specialmente Ezechiele usò tale metodo, ma anche Geremia. Ezechiele usò, ad esempio, un mattone ed altri oggetti, il rasoio, il bagaglio da esule, due legni incastrati insieme e addirittura la morte della moglie, durante il lutto per la quale non pianse. Geremia usò, ad esempio, la cintura di lino interrata, la brocca rotta, due cesti di fichi, un giogo, l’acquisto di un campo e addirittura l’ingiunzione divina a non sposarsi.

     Gesù usò le parabole come mezzo di comunicazione a doppio taglio: chi si apriva al regno di Dio, capiva il senso profondo, spirituale e morale; per chi era indifferente alla chiamata di Dio, esse rimanevano solo delle belle storielle (Mt 13,10-13).

     Qual era la strategia missionaria di Paolo? «Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero. E con i Giudei, mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge. Con quelli che sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli. Mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni. E faccio tutto per l’annuncio, al fine di esserne partecipe insieme ad altri» (1 Cor 9,19-23). Paolo aveva l’abilità di parlare di Cristo a ogni gruppo culturale, usando il loro mondo d’idee, il loro linguaggio e le loro peculiarità. Egli si faceva ultimo con gli ultimi, ma sapeva anche parlare a coloro, che si ritenevano i primi. Sapeva annunciare la salvezza ai Giudei nelle loro sinagoghe (At 13,5.14ss), ai filosofi d’Atene (At 17,16ss), a persone intelligenti (At 13,7), ad autorità (At 24,24ss; 26,1ss) e a gente comune, spesso di media o bassa cultura (cfr. At 16,14 commerciante di porpora; At 16,27 carceriere).

     Inoltre, se siamo dotati di «tutta la ricchezza della piena intelligenza» e siamo in grado di «conoscere a fondo il mistero di Dio, cioè Cristo», possiamo attingere a «tutti i tesori della sapienza e della conoscenza», che sono nascosti in Lui (Col 2,2s). Coloro, che santificano «il Cristo come Signore» nei loro cuori, possono adempiere all’ingiunzione di Pietro: «Siate sempre pronti a render conto a chiunque vi chiede spiegazioni della speranza, che è in voi, ma con mansuetudine e rispetto» (1 Pt 3,15).

 

La domanda, a cui vorrei che rispondessimo, è la seguente: Qual è il metodo migliore, che tu hai mai usato per evangelizzare con fantasia?

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Rosalia Piazza

2. Bruno Salvi

3. Andrea Angeloni

4. Maurizio Marino

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9.

10.

11.

12. Autori vari

 

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1. {Rosalia Piazza}

 

Contributo: Per evangelizzare non ci vuole fantasia, ci vuole la nuova natura di Dio in noi e lo Spirito Santo, che parla attraverso di noi come dice in 2 Cor 3,5: «Se uno è in Cristo, è una nuova creatura». {05-04-2014}

 

Nicola Martella: In genere evangelizzano i rigenerati, visto che i non-credenti non hanno motivo per farlo. Tuttavia, per portare l’Evangelo agli altri, ci vuole sì la fantasia, per parlare in modo efficace a chi si vuole raggiungere. A un bambino non si parla come a un professore di università; a un contadino o a un pescatore non si parla come a cittadino, ossia uno che vive in città e non sta in contatto con la natura ogni giorno. A un ateo non si parla come a un buddista, e viceversa.

     C’è chi sa evangelizzare attraverso gli oggetti, chi lo sa fare raccontando storie (Gesù usava parabole, ossia fatti di cronaca o racconti verosimili), chi lo fa con pupazzi, chi lo fa con una storia mimata, chi lo fa dipingendo e parlando, e così via. Ci vogliono, e come, molta fantasia e molta abilità per evangelizzare in modo attraente, espressivo, toccante ed efficace.

     Ad Atene, l’apostolo Paolo cercò l’approccio giusto e lo trovò nell’«altare al dio sconosciuto» (At 17,23). Era fuori discussione che aveva lo Spirito Santo e che voleva parlare di Cristo; eppure cercò l’approccio giusto e il metodo appropriato, poiché era conscio di non trovarsi a Gerusalemme né in una sinagoga della diaspora, ma tra pagani e tra filosofi.

 

 

2. {Bruno Salvi}

 

1. Guidato dallo Spirito Santo, devo prendere spunto dalla circostanza, in cui mi vengo a trovare, e dagli eventuali elementi, che compongono l’argomento, in cui vengo a trovarmi con l’interlocutore, e dalle domande, che potrebbe farmi, dimostrandosi interessato. {05-04-2014}

     2. Credo che il metodo migliore sia quello di riconoscere l’occasione, e la circostanza, in cui ci veniamo a trovare, e prendere lo spunto da essa, guidati dallo Spirito di Dio.

     Trovandomi a pendere dell’acqua, mi ricordai e ripetei ciò, che Gesù disse alla donna samaritana (Gv 4,13,14). Poi domandai, «Chi pronunciò queste parole?». Dopo alcuni secondi, un uomo rispose: «Gesù». Così mi si presentò l’occasione, che mi permise di testimoniare della grazia di Dio, anche in presenza degli altri, che aspettavano il loro turno.

     A una distribuzione di abiti usati, organizzata dall’assemblea locale, mi fu chiesto se potevo stare all’entrata, facendo passare quattro persone alla volta, dopo che le prime fossero uscite. In quella occasione, lo Spirito Santo, mi ricordò ciò, che si legge nel passo d’Isaia (61,10s). [v. 10: «Egli m’ha rivestito delle vesti della salvezza, m’ha avvolto nel manto della giustizia, come uno sposo che si adorna d’un diadema, come una sposa che si addobba dei suoi gioielli», N.d.R.] Feci notare ai presenti, che quei vestiti avrebbero ricoperto solo il corpo, per un tempo, ma per l’anima c’era un altro vestito, quello della «salvezza». E così iniziai in gran pompa, dicendo (grazie a Dio): «Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più» (Mt 6,33), eccetera.

     Quindi, saranno le circostanze e le situazioni a proporci lo spunto migliore, con la guida dello Spirito Santo. {05-04-2014}

 

 

3. {Andrea Angeloni}

 

Contributo: Spero non sia un grosso limite, tuttavia devo ammettere che le volte, che ho evangelizzato, l’ho fatto sempre in modo molto serio, gravoso, profondo, andando al nocciolo della situazione senza troppi fronzoli. Anche nella testimonianza del battesimo, ho parlato trasportato da questi sentimenti interiori. Non giudico chi evangelizza, facendolo con leggerezza e fantasia, e anzi apprezzo queste quali, se portano a risultati tangibili. Importante è che faccia parte dell’indole di quell’individuo e non sia una ricerca estrema, artificiosa, che possa sminuire in un certo senso l’intervento dello Spirito Santo, che in questi casi può operare in noi e per noi. Non so se è più o meno chiaro il mio intervento. {07-04-2014}

 

Nicola Martella: «Evangelizzare con fantasia», non significa farlo con «leggerezza». Non so come sia nato tale binomio. Nel mio scritto «evangelizzare con fantasia» non si suggerisce di farlo «fantasticando», ma intende che lo si faccia, usando il pensiero e la mente e quindi industriandosi a portare l’annuncio di Cristo nel modo migliore, perché nell’attuale situazione concreta gli interlocutori, a cui ci si rivolge, lo possano capire al meglio, in corrispondenza alle loro capacità cognitive, umane, culturali, religiose e così via.

     Si può parlare al prossimo «in modo molto serio, gravoso, profondo, andando al nocciolo della situazione, senza troppi fronzoli», come tu suggerisci, ma per lui può restare «arabo cinese», se lui non ti comprende. Oppure con lo stesso atteggiamento si può «tradurre» l’annuncio di Cristo in modo tale, che sia lui a capire.

     Chiaramente anche «evangelizzare alla leggera» è sbagliato, poiché rende ridicolo il messaggio di salvezza e rende colpevoli gli ambasciatori.

     Parlare al prossimo in modo efficace, richiede lo sforzo di discernere, industriarsi, di comunicare e trasmettere sulla «lunghezza d’onda» dell’altro. Poiché le stesse cose possono essere dette e illustrate, a parole e con atti, in modi differenti, bisogna usare perspicacia e fantasia, per farlo in modo efficace. Il fine dell’annuncio agli altri non è gratificare se stessi, ma che l’altro capisca perfettamente, così da essere desideroso di emendare la sua vita.

 

Andrea Angeloni: Evidentemente mi sono poi espresso male. Quando ho parlato di leggerezza, non intendevo associarlo, insieme alla fantasia, come binomio di cattiva evangelizzazione, riferito a un fantasticare sul messaggio di vita, di cui è l’Evangelo. Ho usato un aggettivo improprio in quel contesto. È invece tutto lecito ciò, che affermi: l’essere in empatia con il prossimo, con le sue capacità cognitive, culturali ecc., per poi fare breccia nel cuore dell’interlocutore, usare perspicacia e intelligenza al fine della testimonianza. Mi trovo in accordo su questi aspetti e difatti ho premesso a inizio intervento il mio probabile grosso limite come evangelista (da lavorarci per migliorare). Il punto della questione, di cui cercavo un nesso chiaro e comprensibile e di cui rimandavo al dubbio della riuscita nella fase finale del mio intervento, era ed è sulla ricerca ossessiva di metodi «innovativi» nell’evangelizzazione, che possono risultare artificiosi, se non supportati completamente dall’intervento dello Spirito Santo, per realizzare appunto quanto dici tu: «Il fine dell’annuncio agli altri non è gratificare se stessi, ma che l’altro capisca perfettamente, così da essere desideroso di emendare la sua vita». Spero di essere stato più chiaro questa volta. {07-04-2014}

 

 

4. {Maurizio Marino}

 

Io uso il metodo consigliato da Engel (quello della cosiddetta scala di Engel): avvicinare la persona; studiare i suoi problemi e i suoi bisogni; cercare di offrirle amore pratico per creare un rapporto di fiducia; cercare di mostrarle i cambiamenti prodotti in me dal Signore; quindi se è disponibile portarla ad accettare di parlare dell’Evangelo, mostrandole l’amore di Dio in Cristo (usando magari le quattro leggi spirituali), fino al punto di sospingerla ad accettare di dare il proprio cuore al Signore.

     In poche parole l’evangelizzazione per me è un cammino, un processo, e non un «unicum», in cui posso parlare del Signore. Quindi, proprio perché è un processo personale per ogni persona, chiederò costantemente al Signore sapienza e «fantasia». La fantasia è uno spirito di adattamento all’altro, senza cambiare i principi base del vangelo (cosa che alcuni cambiano pur di conquistare adepti). {07-04-2014}

 

 

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12. {Autori vari}

 

Piva Giorgio: Ci sono molte forme di evangelizzare. Anche usare la fantasia, che il Signore può dare a uno, per inventare un metodo di evangelizzazione, è buono. Il centro deve essere sempre Cristo e la sua opera. {05-04-2014}

 

Carmela Magliano: Bisogna cercare di districarsi nella torre di Babele. {05-04-2014}

 

Nicola Martella: In che consiste qui la «torre di Babele», visto che parliamo di evangelizzare? Al tempo di Gesù e degli apostoli, il clima culturale era diverso, ma la situazione oggettiva non era più facile. Ad esempio, tu come evangelizzeresti dei bambini, degli adolescenti, un contadino, un intellettuale, un ateo e un buddista?

 

Rosario Patrizio Picone: Con le tue domande, grazie a Dio, riesci sempre a farmi riflettere. Un metodo, che mi piace, è intervistare partendo da avvenimenti di attualità, facendo parlare le persone, aspettando che siano loro a porsi e a farsi delle domande. Spesso si sono aperte al messaggio dell’Evangelo. Io sono tenuto a gettare il seme, poi... Grazie per quello che fai, che Dio benedica te e l’opera tua per Lui. {07-04-2014}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Evangel_fantas_OiG.htm

05-04-2014; Aggiornamento: 08-04-2014

 

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