Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.

 

Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.

 

Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ETICA CRISTIANA NEL MONDO? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

La domanda posta da un lettore e la mia risposta [► Etica cristiana e rapporto col mondo] hanno suscitato alcuni interventi, che riportiamo qui di seguito. Qual è l'essenza dell'etica cristiana? Quali rapporti deve avere il credente in Cristo con «mondo»? Quali ruoli può rivestire il cristiano biblico nella società?

    Una nota al margine. Per alcuni contributi che mi arrivano, ho avuto l'impressione che  il relativo lettore abbia letto solo «l'invito alla lettura» ricevuto per posta e non l’intero articolo presente sul sito. Consiglio sempre, prima d'intervenire, di leggere l'intero articolo; ciò evita di dire eventuali spropositi e di evitare brutte figure.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Samuele Cascio

2. Franco Tancredi

3. Calogero Fanara

4. A. Quintavalle

5. Antonio Tuccillo

6. Santina Rallo

7. Clara Cristalli, ps.

8. Samuele Cascio

9. Vincenzo Russillo

10. Nicola Martella

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Samuele Cascio}

 

Contributo: Caro scrittore e lettore, credo che il nostro compito è di mettere la lampada sopra il moggio e non sotto.

    Per quanto riguarda forze di Polizia, io ho fatto 20 in Polizia e in reparti in prima linea. Persino subito dopo il battesimo di Gesù, dei soldati s’avvicinarono a lui chiedendo cosa potevano fare per ereditare la vita eterna, Gesù non gli rispose: «Lasciate il vostro lavoro», ma «fate rispettare le leggi con integrità non approfittandovi della vostra autorità».

    Personalmente, quando m’arruolai non mi facevo troppe domande, ma m’arruolai perché avevo bisogno di lavorare. Ma ogni cosa coopera al bene per coloro che amano il Signore, infatti era un piano di Dio la mia entrata in Polizia; attraverso la mia testimonianza molti delle forze dell’ordine adesso sono figli di Dio e fratelli in Cristo. Inoltre non c’è il pericolo d’abusi d’autorità, perché si fa il lavoro con il timore di Dio.

    Adesso sono pastore d’una chiesa a Palermo e molti della malavita sono stati salvati e stanno in chiesa. Per ora mi fermo qui. A risentirci. {28 aprile 2008}

 

Risposta: Concordo con Samuele del «Cammino di fede» su quanto da lui detto sulla presenza del cristiano nei corpi di polizia e apprezzo la sua testimonianza. Sul piano biblico faccio notare che i soldati (allora erano anche corpo di polizia) in Luca 3 non si rivolsero a Gesù, ma a Giovanni Battista (è facile sbagliarsi); e non gli chiesero che cosa fare per ereditare la vita eterna, ma — in connessione col battesimo di ravvedimento — gli domandarono semplicemente: «[Maestro...] E noi che dobbiamo fare?» (vv. 10.12.14). Essi chiesero in che modo potessero vivere da soldati alfine da piacere a Dio. {Nicola Martella}

 

 

2. {Franco Tancredi}

 

Contributo: «Passa questo mondo, passa questo tempo, ma le mie parole non passeranno mai!», così si potrebbero parafrasare le parole di Gesù. Il cristiano del terzo millennio non deve e non può essere diverso dal cristiano di 2000 anni fa.

     Il Signore ha detto: «Il mio regno non è di questo mondo». Se il suo regno non è di questo mondo, quando noi diventiamo parte attiva del regno di questo mondo, occupandoci della politica, dell’esercito, della polizia ecc., non siamo parte del suo regno. Ci autoescludiamo! «Cercate prima il regno dei cieli e il resto vi sarà dato in sovrappiù». Come possiamo cercare il regno dei cieli se siamo affaccendati secondo il mondo?

     Purtroppo c’inganniamo pensando che lo abbiamo già trovato, ma se fosse vero non ci verrebbe il dubbio su cosa fare, perché chi è arrivato è costruttore di pace e il suo unico desiderio e costruire la pace con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutto se stesso.

     Se ci vengono i dubbi sul da farsi vuol dire che siamo ancora noi a guidare noi stessi pur pregando «sia fatta la tua volontà». Pace a te. {28 aprile 2008}

 

Risposta: Bisogna concordare che il cristiano di due millenni fa e quello odierno si caratterizzi per la fedeltà alla Parola di Dio nel mondo. D'altra parte, come ho mostrato nella risposta dell'articolo, il cristiano è chiamato a essere luce e sale nel mondo e a portare in esso il lievito del regno di Dio, ovunque egli si trovi e qualunque ruolo abbia nella società civile. Non a caso nelle chiese del primo secolo erano rappresentate pressoché tutte le categorie sociali, ad esempio, padroni e servi, ricchi e poveri, nobili e plebei, persone influenti e comuni, eccetera. Dobbiamo stare attenti a non creare un pericoloso «dualismo» che faccia ritenere i cristiani come una specie di «mistici» lontani dalla realtà. Non è questo che Dio vuole dai suoi figli. Ripeto qui le parole dell'apostolo Paolo: «V’ho scritto nella mia epistola di non mischiarvi con i fornicatori; non del tutto però con i fornicatori di questo mondo, o con gli avari e i rapaci, e con gli idolatri; perché altrimenti dovreste uscire dal mondo; ma quel che v’ho scritto è di non mischiarvi con alcuno che, chiamandosi fratello, sia un fornicatore, o un avaro, o un idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriacone, o un rapace; con un tale non dovete neppur mangiare» (1 Cor 5,9ss). {Nicola Martella}

 

 

3. {Calogero Fanara}

 

Contributo: Pace, Nicola. Sai, a me risulta che la politica è sempre stata decadente, sia all’epoca di Gesù che nella nostra. Quando penso al modo in cui Roma dirigeva la sua politica, sono convinto che viviamo oggi in tempi più clementi, almeno per quanto ci riguarda in Europa.

     Non sono poi così convinto che il cristiano non debba fare politica, perché credo che Dio ha dovunque figliuoli che lo servono, anche in politica. So bene che non è cosa facile, e so anche quanto debba essere difficile per loro di non lasciarsi sedurre dalla corruzione.

     Sul fatto che la nostra vocazione principale sia quella di diffondere il Vangelo, su questo, non c’è dubbio e meno male! Anzi, facciamo così poco in confronto con tanti cristiani missionari in tanti paesi del mondo...

     Nel Vangelo, quando Gesù venne a parlare con i centurioni romani, non mi risulta affatto che Egli abbia detto loro di lasciare d’ora in poi l’esercito. E nemmeno mostrò diffidenza per la politica: «Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che appartiene a Dio».

     Anzi, per quanto riguarda il centurione di cui si parla in Atti, la Scrittura ce lo descrive con elogio, e il suo operato era tanto apprezzato anche dai Giudei. Aveva perfino fatto costruire una sinagoga! Non avrebbe potuto farlo se avesse lasciato l’esercito con tutto il prestigio delle sue funzioni, no? {Belgio; 29 aprile 2008}

 

Risposta: Concordo con gran parte con ciò che dici. Il tema del cristiano in politica lo abbiamo già affrontato altrove. [► Cristiani in politica?; ► Politica e cristiani] Oltre a ciò, allora come oggi c'è anche il campo sociale, l'amministrazione pubblica, gli apparati dello Stato a livello centrale e periferico, la pubblica sicurezza, la difesa dello Stato e del territorio e così via. Hai giustamente evidenziato che il rapporto di Gesù verso Cesare e verso le autorità non era di contrasto, ma anzi di rispetto. I funzionari dell'impero, i soldati, i centurioni, i procuratori e quant'altri che si convertivano all'Evangelo, non si dimettevano dalle loro funzioni, ma continuavano a vivere in esse in novità di vita e come testimoni di Cristo. Poi, dove c'è un conflitto fra inique richieste e l'etica del nuovo patto, bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini; ma ciò vale pressoché per qualunque lavoro si faccia.

 

 

4. {Argentino Quintavalle}

 

Il regno dei cieli assomiglia a un concetto del giudaismo rabbinico chiamato tikun ha-olam, che letteralmente significa «riparare il mondo». Quando uno entra nel regno dei cieli, diventa collaboratore di Dio nel diffondere la redenzione di Dio in un mondo danneggiato. Quella persona va a dare da mangiare all’affamato; veste l’ignudo; visita quelli che sono in ospedale e in prigione; prega per chi sta male e difende i diritti dell’orfano e della vedova. Una persona che è entrata nel regno dei cieli diventa coinvolta nella vita d’altra gente. Egli ricerca uno stile di vita caratterizzato dalla riparazione del nostro mondo: dove c’è odio, egli semina amore; dove c’è il male, perdona; dove c’è dubbio, porta la fede; dove c’è disperazione, speranza; dove c’è oscurità, luce; e dove c’è tristezza, gioia.

     Come i cristiani si rendono coinvolti nella vita della gente, Dio appoggia i loro sforzi con la sua potenza redentiva. Molti cristiani possono testimoniare d’aver visto Dio agire sia in maniera nascosta che in maniera eclatante — entrambi i modi sono miracolosi. I discepoli di Gesù sono entrati in un rapporto speciale con Dio. Con l’autorità dello Spirito Santo, essi si dedicano altruisticamente al compito di dar da mangiare, vestire, ospitare, educare, visitare, consolare, difendere, redimere e curare l’umanità ferita. Si confronti Mt 9,35, dove Gesù viene descritto al lavoro per il suo regno, con Mt 10,1 dove la responsabilità per il lavoro del regno viene data ai discepoli.

     Psicologicamente parlando, questo può essere difficile da accettare, perché, come Rabbi Tarfon ha una volta spiegato circa 1.900 anni fa, «Il giorno è breve, il compito è grande, i lavoratori sono pigri, la ricompensa è generosa, e il Padrone della casa ha urgenza». Egli ha continuato aggiungendo: «Non è tua responsabilità completare il compito, ma non sei libero di rinunciare a esso» (M. Avot 2,15,16). Per un cristiano, l’idea che i discepoli di Gesù hanno da svolgere un compito in cui essi, nella loro vita, probabilmente vedranno solo dei risultati limitati, non è allettante. Accettare il concetto che il compito da svolgere assomiglia a gettare l’acqua fuori da una barca che ha una falla, sfida sia psicologicamente che emotivamente. Come i cristiani continuano a buttare fuori l’acqua, la barca prende sempre più acqua. Eppure questo è quello che Dio ha incaricato di fare ai discepoli di Gesù — buttare fuori l’acqua! Essere ubbidienti non richiede la comprensione dei pensieri di Dio.

     Sui libri e dal pulpito, la predicazione e l’insegnamento testimoniano un approccio teologico immaturo nella relazione dell’uomo con Dio e con il suo simile. Di conseguenza, troppi cristiani non si muovono mai a disciplinare sé stessi per iniziare a buttare fuori l’acqua. Piuttosto, essi si dedicano tranquillamente a fare un po’ d’attraente attività di chiesa o semplicemente si consumano con le speculazioni escatologiche sugli scenari della fine dei tempi e con pensieri auto-gratificanti riguardo al grande e finale giudizio che deve venire. Tuttavia, Gesù vuole che i suoi seguaci siano completamente dediti a garantire il galleggiamento del vascello.

     La domanda da porsi per poter sperimentare la potenza di Dio è: «Signore, che cosa posso fare per Te?», la qual cosa viene poi tradotta in una vita di buone opere.

     La Bibbia indica che Dio è particolarmente attivo tra due gruppi di gente: ▪ 1. Tra quelli che hanno fatto di Lui il proprio re; ▪ 2. Tra i poveri, i prigionieri, gli infermi, e gli oppressi. Il principale obiettivo del primo gruppo è quello d’imitare Dio; e imitare il nostro Padre celeste significa dare la mano d’amicizia, d’assistenza, di redenzione e d’amore al secondo gruppo. Questo significa lavorare per il regno dei cieli. A quelli che si dedicano al programma redentivo di Dio e s’impegnano nella riparazione d’un mondo danneggiato, Egli dà il suo Spirito Santo per avere pieni poteri d’espandere il suo regno (cfr. Luca 4,18,19; Atti 2,38; 5,32).

 

 

5. {Antonio Tuccillo}

 

Caro Nicola, ti ringrazio per l’articolo «Etica cristiana e rapporto col mondo». Condivido ciò che hai scritto, e comunque è un argomento che veniva già discusso dai giovani anni fa. È chiaro che un credente messo a confronto con la violenza, si trova sempre in impaccio, ma in nessuna parte delle Scritture siamo invitati a lasciare il lavoro che facciamo.

     Gesù non lo chiese al centurione, né Pietro a Cornelio (che lavoravano nel campo militare di Roma), ma giustamente hai citato le parole di Giovanni Battista, l’importante è essere onesti nelle cose che facciamo.

     Credo che debbano cambiare lavoro o mestiere, se si possono chiamare così, coloro che, credendo in Gesù, non possono più fare cose contro la morale e contro il Signore, cose che chiaramente nessun cristiano può più fare.

     Vorrei dire qualcosa anche sul punto che il fratello ha posto nella domanda, il nostro compito è evangelizzare, giustissimo; ma credo che anche in questo sia importante il comportamento. Mi spiego meglio, a volte viene facile (parlo del posto di lavoro) parlare della fede, o imbattersi in discussioni sulle differenze tra cristiani e chi si dice tale, discussioni che personalmente trovo nella maggior parte inutili e che quasi sempre eccitano gli animi e allontanano il discorso dal vero bisogno che ogni essere umano ha, e che per risolvere il suo grande problema (la schiavitù del peccato), ha bisogno di Gesù e dell’opera che ha compiuto per ognuno di noi.

     Ma nel momento che ci si dichiara cristiani, veniamo automaticamente monitorati dai colleghi (ma questo vale anche per tutti quelli a cui testimoniamo); e il nostro comportamento credo che prende valore come le nostre parole:, se facciamo le cose in modo sbagliato per un comportamento superficiale, o per abitudine adeguandoci al comportamento degli alti, ciò verrà subito notato, a danno della nostra immagine di credente, ma soprattutto a danno dell’Evangelo che annunciamo.

     Condivido quindi che, se uno dichiara d’essere cristiano, deve comportarsi da tale, non è facile questo lo so, ma il Signore Gesù ci ha promesso di camminare al nostro fianco nel cammino che abbiamo intrapreso. Grazie ancora per l’articolo che mi hai inviato, un saluto… {30 aprile 2008}

 

 

6. {Santina Rallo}

 

Contributo: Shalom Nicola, voglio intervenire sul tema inerente alla politica e alle forze di Polizia. Paolo insegnò: «Ogni persona sia sottoposta alle autorità superiori. Perché non v’è autorità se non da Dio. Talché chi resiste all’autorità, si oppone all’ordine di Dio... Rendete a tutti quel che dovete loro, il tributo a chi il tributo, la gabella a chi la gabella, il timore a chi il timore, l’onore a chi l’onore» (Rm 13,1s.7). Anche Pietro scrisse: «Siate soggetti, per amore del Signore, a ogni autorità creata dagli uomini, al, re come al sovrano; ai governatori, come mandati da Lui per punire i malfattori e dar lode a quelli che fanno il bene. Poiché questa è la volontà di Dio che, facendo il bene, turiate la bocca alla ignoranza degli uomini stolti; come liberi, ma non usando già della libertà qual mando che copra la malizia, ma come servi di Dio. Onorate tutti. Amate la fratellanza. Temete Dio. rendete onore al re!» (1 Pt 2,13-17).

     Questi versi ci fanno meditare che le leggi ci vogliono, per una vita tranquilla e serena. Votare, essere sottoposti alle leggi, perché le leggi sono ordinate da Dio; se non votiamo, non c’è governo, ognuno fa come vuole. Anche se la giustizia è corrotta, noi facciamo la nostra parte. Non è obbligatorio votare per chi non se la sente, ma ciò non comporta il fatto che non lo dobbiamo fare. La politica? Lasciamola fare al mondo, il regno di Dio non è di questo mondo, a noi spetta fare il dovere di cittadini. So che molti cosiddetti cristiani fanno politica, ma un vero cristiano sta nella Parola. Cosa ha da fare la paglia col frumento!

     Continuo sul tema principale. Cornelio, un centurione romano, era un uomo temente Dio. «Or v’era in Cesarea un uomo chiamato Cornelio centurione della corte detta l’Italica, il quale era pio, temente Dio con tutta la sua casa, e faceva molte elemosine… Cornelio centurione... del quale rende buona testimonianza tutta la nazione de Giudei... ed e stato divinamente avvertito da un santo angelo» (Atti 10,1s.22). Come mai il Signore si rivolse proprio a Lui? Non gli disse: «Togliti la divisa e lascia tutto». Infatti vediamo ancora in Luca 3,14 che dei soldati interrogarono Giovanni Battista dicendo: «“E noi, che dobbiamo fare?”. Ed egli a loro: “Non fate estorsioni, né opprimete alcuno con false denuncie e contentatevi della vostra paga”». Giovanni non disse: «Spogliatevi delle vostre divise», ma anzi li approvò, esortandoli ad accontentarsi della paga. La legge ci vuole per l’ordine pubblico; per l’ordine stradale, ci sono i codici stradali e bisogna rispettarli; i governi ci vogliono per governare. Il Signore c’induce a pregare per i governi, d’onorare i re sula terra; noi facciamo il nostro dovere da cittadini, poi ognuno di noi ne avrà la lode da come ci comportiamo. Dio ti benedica… {30 aprile 2008}

 

Risposta: Santina ribadisce concetti già espressi; quando lei li aveva spediti, non sapeva ancora che avevo già pubblicato quelli di altri già simili ai suoi. In ogni modo esprime il concetto. Non fa male ribadire continuamente le cose giuste. Il tema generale qui discusso è l’etica cristiana nel mondo, quindi non specificamene solo la politica e le forze dell’ordine.

     Un solo appunto sulla politica, di cui abbiamo già parlato altrove. Non si capisce perché dobbiamo far fare la politica solo al mondo. Politica è l’arte di amministrare la polis, la città, il paese. Se dobbiamo essere luce del modo, sale della terra e portare il lievito del regno di Dio in tutte le istanze della società, perché non pure nella politica? Dobbiamo necessariamente lasciare amministrare la vita e il paese solo agli empi e ai faccendieri? Questa sarebbe un’irresponsabilità pericolosa e che potrebbe aprire nuovamente le porte alle dittature. Chiaramente Dio deve specificamente chiamare a un’opera a livello politico. Terminiamo però qui questo tema che abbiamo già affrontato altrove. Qui, come già detto, vogliamo parlare dell’etica generale dei cristiani.

 

 

7. {Clara Cristalli, ps.}

 

Mi sembra di capire dalle Sacre Scritture (Efesini 2,1-2), che la persona nata di nuovo (= il cristiano) si distingue per la propria natura che, per logica, si dovrebbe (vorrebbe) rispecchiare con il proprio comportamento (Efesini 2,10), per libera decisione presa nei confronti del Padre Eterno che ama. Questa diversità riguarda il pensiero, vale a dire il «senno» di cui parla nella Bibbia (Colossesi 3,1-2). Se questo «senno» (aspirazione) è diretto verso Dio, nel quale si ripone la propria fiducia e il quale dirige la sua vita, il credente non può seguire la mentalità mondana, perché semplicemente non gli interessa.

     Normalmente col diventare cristiano la persona cambia, perché riceve una nuova natura che rispecchia quella di Dio; per cui svilupperà degli interessi nuovi che fanno piacere al Padre celeste e di conseguenza anche a lui stesso. In questo modo coltiva il proprio rapporto con Dio, verso il quale non cerca altro che la concordia. Farà di tutto per mantenerla.

    Facendo, invece, gli interessi che non corrispondono alle idee di Dio, il cristiano sperimenta automaticamente un’insoddisfazione interiore, che lo rattrista e che, prima o poi, lo riporta a cercare la volontà del Padre celeste, per ripristinare l’armonia con Lui. Di conseguenza, ognuno si trova bene nel mondo per cui sceglie di vivere, ma sia la Bibbia che la vita quotidiana dimostrano che le due realtà rimangono inconciliabili; inoltre l’essere umano è portato a scegliere oggi se seguire Gesù, Luce del mondo (Giovanni 8,12), oppure il mondo. {1 maggio 2008}

 

 

8. {Samuele Cascio}

 

Caro Nicola, ho risposto a quella riflessione semplicemente perché la Parola deve raggiungere ogni persona.

     La mia riflessione ha toccato un’area dove potevo rispondere in prima persona, con la Parola di Dio e per esperienza personale. Ci sono diverse aree, dove persone possono essere raggiunte solo da altri che hanno a che fare con quel settore. Personalmente ho potuto predicare e dare parole di speranza per un cambiamento migliore ad anime che avevo arrestato e nella cella (mentre era in attesa di processo o condotto in prigione) dicevo a ognuno che la vita non era solo quella che lui aveva sino a quel momento constatato, ma c’era una vita migliore e quella vita lui la poteva toccare, realizzare, cambiare se avesse creduto in Gesù come suo salvatore.

     Alcuni lo hanno fatto e hanno visto, sin dal processo, i favori divini. Venendo in chiesa hanno consolidato il loro patto con Gesù e adesso sono fratelli in Cristo.

     Quanti hanno avuto quest’esperienza? Purtroppo sempre una minoranza a confronto di quanti hanno ricevuto l’invito; ma grazie a Dio per quella minoranza: abbiamo permesso meno soldati di Satana per le strade, aiutandoli a divenire soldati di Cristo.

     Spero che questo mio contributo possa aiutare a salvare anime. Dio ti benedica. {5 maggio 2008}

 

 

9. {Vincenzo Russillo}

 

Per quanto concerne l’etica cristiana, di cui si è dibattuta sul sito «Fede controcorrente», mi sono venute in mente due considerazioni che potrebbero essere motivo di discussione. Nella mia domanda avevo fatto menzione delle forze di polizia e di conseguenza del ruolo che potrebbe occupare un cristiano in tale ambito. Sicuramente dall’esperienza del fratello Samuele Cascio si può evincere che vi è nel suo lavoro un forte impegno da cristiano nel diffondere il Suo messaggio. Tuttavia nel portare giustizia nel nostro mondo, un poliziotto o un militare per uso coercitivo deve fare uso della violenza e addirittura arrivare a uccidere, questo per me rimane un dubbio che non riesco a risolvere, cioè non vedo la conciliazione delle due cose, ovvero l’uso della violenza nel cristiano può essere un mezzo per fare giustizia? Un altro esempio tangibile potrebbe essere l’autodifesa, ma anche in questo caso nel fare uso delle proprio forze si può parlare d’una rigorosa etica cristiana e sopratutto e conforme al messaggio di Cristo?

     Inoltre per la politica, mi è sembrato di capire che il pensiero di Nicola Martella sia favorevole all’intervento d’un cristiano nella politica, ma a mio modesto parere mi sembra un po’ un controsenso, guardando per esempio il panorama italiano, dove la politica ormai è arrivata a livelli bassissimi; o addirittura il governo di Bush, che si dichiarava seguace della Parola biblica, ha esportato una strategia di guerra. Come possiamo immaginare un cristiano confuso in questi ambienti? Sarebbe legittimo creare un partito cristiano? È giusto intervenire nelle leggi di carattere etico, come ad esempio l’aborto, vietarne l’uso o per gli omosessuali che vengano riconosciuti loro alcuni diritti permettendo loro la libertà di fare ciò che vogliono, secondo un libero arbitrio già prestabilito (non riconoscerli come famiglia né accogliere la loro richiesta di diventare genitori, come ahimè succede già in altri posti)? Il nostro compito, come ho già scritto nella mia domanda dovrebbe essere cercare di portare la Parola di Cristo a queste persone nella speranza che la accolgano e che raggiungano la salvezza. Vorrei sapere quindi che ne pensate d’un interventismo in politica e su quali basi farlo, anche se ribadisco i nostri metodi non sono di questo mondo. {15 maggio 2008}

 

 

10. {Nicola Martella}

 

Queste domande sull’etica le abbiamo già affrontate e discusse sul sito.

     ■ Quanto alla forza coercitiva delle forze di polizia e dei soldati, bisogna distinguere fra uso legittimo e illegittimo. Molti di noi sono condizionati più dall’umanesimo che dall’etica biblica. Soldati e guardie ci sono state anche nell’AT. Non fu mai detto alcunché di male di loro, quando difendevano la loro patria e mantenevano l’ordine sociale. Anzi, si vedano i Giudici d’Israele nell’omonimo libro (cfr. Gdc 3,29ss; 15,15ss). Vi sono pure liste e narrazioni di persone eroiche che difesero la loro patria contro i nemici (2 Sm 23; cfr. vv. 18-21). Abbiamo già fatto notare che, quando i soldati andarono da Giovanni Battista per sapere che cosa fare, egli non ingiunse loro di smettere di fare il loro mestiere, ma diede direttive su come fare i soldati in corrispondenza alla loro fede in Dio. Neppure Pietro chiese a Cornelio di smettere di fare il centurione: Parimenti Paolo non ingiunse al carceriere di Filippi di smettere di esercitare il suo mestiere, ma un credente lo avrebbe fatto diversamente.

     ■ Quanto alla politica bisogna ricordare che questo termine significa «gestione della polis» (quindi della res publica o «cosa pubblica») e che tale compito non si riduce ai soli partiti, ma abbraccia una serie di espressioni della società civile finalizzate al bene comune. Non si fa politica nei soli partiti, ma in associazioni culturali e sociali, centri sociali, e così via. In tutto ciò si può portare il punto di vista biblico e moralizzare la società. Infatti, non possiamo essere contenti che la «nave» sociale affondi (si veda le guerre mondiali), poiché trascina tutto e tutti, anche gli innocenti. Dobbiamo predicare l’Evangelo (luce, fede, grazia) e moralizzare i costumi (sale, timor di Dio, valori morali). Ciò non è una contraddizione. Il sito «Fede controcorrente» ne vuole essere un esempio.

 

Società: Politica

 

 

11. {}

 

 

12. {}

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Etica_cristiana_parla_UnV.htm

29-04-2008; Aggiornamento: 28-05-2008

 

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